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LA VOCE DEL POPOLO<br />
Caritas 28 GENNAIO 2011 19<br />
Nuova sede <strong>del</strong>l’Ottavo Giorno L’intervento <strong>del</strong> vescovo Monari<br />
Scelta pastorale <strong>del</strong>le relazioni<br />
<strong>La</strong> futura piattaforma vuole essere una <strong>del</strong>le risposte (“Una mano di carità. <strong>La</strong> carità in una mano”)<br />
alle persone che si trovano in una situazione critica a livello economico-finanziario<br />
pagina a cura di Chiara Buizza<br />
In occasione <strong>del</strong>la conferenza stampa (21 gennaio<br />
2011) per l’aggiornamento <strong>del</strong>le iniziative di<br />
“Mano Fraterna” e l’inaugurazione <strong>del</strong>la nuova<br />
sede <strong>del</strong>l’Ottavo Giorno presso l’Ortomercato,<br />
il vescovo Luciano ha sottolineato lo specifico<br />
<strong>del</strong>la Caritas: la scelta pastorale <strong>del</strong>le relazioni.<br />
Di seguito alcuni stralci <strong>del</strong> suo appassionato<br />
intervento.<br />
<strong>La</strong> Caritas “ha prima di tutto un impegno educativo,<br />
educativo non vuol dire che è un impegno<br />
a parole, ma deve stimolare le persone a<br />
diventare le une per le altre, motivo di sicurezza,<br />
a creare legami di fiducia e quindi anche di<br />
collaborazione e disponibilità immediata. Per<br />
questo ci vogliono <strong>del</strong>le strutture ampie, diocesane,<br />
zonali, parrocchiali, perché le realtà e i<br />
bisogni hanno questa dimensione, ma la Caritas<br />
non è la Caritas diocesana: è la Caritas diocesana<br />
come animatrice di tutte le Caritas zonali,<br />
parrocchiali e come stimolo a quella creazione<br />
di quei rapporti, di reti, di solidarietà, che devono<br />
prendere le persone nel loro quotidiano, nel<br />
Caleidociclo <strong>del</strong>la carità<br />
Per far bene il bene<br />
Da questa pagina, nei numeri scorsi, hanno trovato<br />
voce le esperienze <strong>del</strong>la Caritas parrocchiale <strong>del</strong>la<br />
Volta (settembre), <strong>del</strong>la Caritas interparrocchiale di<br />
Montichiari (ottobre), <strong>del</strong>l’associazione Rut di Sarezzo<br />
(novembre), <strong>del</strong> Progetto microcredito di Caritas<br />
diocesana (dicembre): quattro esperienze accomunate<br />
dalla bellezza e dalla fatica <strong>del</strong> “so|stare”, a partire dalle<br />
“tracce di comunità” indicate dal vescovo Luciano<br />
nel Convegno diocesano <strong>del</strong>le Caritas parrocchiali (29<br />
aprile 2010). “Con Dio”, “nella comunità”, “tra tutti”,<br />
“consegnati” ovvero quattro tracce per rileggere l’essere<br />
e l’operare <strong>del</strong>la Caritas o, con le parole di padre<br />
Giacomo Costa al convegno, per “far bene il bene”.<br />
“Se non si sosta, se non si prende <strong>del</strong> tempo, il ‘fare<br />
<strong>del</strong> bene’ rischia spesso di essere infecondo, se non<br />
loro vissuto […]. Di fronte a uno sconosciuto,<br />
inevitabilmente faccio fatica a chiedere, ma se<br />
invece il cammino <strong>del</strong>la solidarietà passa attraverso<br />
i rapporti di caseggiato, di quartiere, di<br />
conoscenza quotidiana, ci si aiuta a vicenda:<br />
una volta ha bisogno uno, una volta ha bisogno<br />
l’altro. È questo che rende vincente i rapporti<br />
tra le persone e la solidarietà. […]<br />
Nel Vangelo una <strong>del</strong>le frasi più belle è quella<br />
che viene chiamata “regola d’oro”: “fa agli altri<br />
quello che vuoi sia fatto a te”. Ed è una regola<br />
sorprendente e bella, perché è creativa: non dice<br />
“fai agli altri queste 27 cose che ti spiego”, ma<br />
“fa agli altri quello che vuoi sia fatto a te”; man<br />
mano che prendi coscienza di te stesso, di desideri,<br />
necessità, sogni ecc, prendi coscienza <strong>del</strong>le<br />
tante cose che devi donare, perché man mano<br />
che capisci un bisogno nuovo, capisci anche un<br />
dono nuovo che sei chiamato a fare. Ed è una<br />
legge creativa, che diventa tanto più esigente,<br />
quanto più l’uomo diventa maturo, umano: più<br />
un uomo diventa umano, più si rende conto di<br />
dovere donare […].<br />
A me piacerebbe che la Caritas ci aiutasse a fare<br />
così, è facile dirlo con le parole, più difficile<br />
dannoso, rispondendo magari soltanto all’emozione<br />
o all’istinto di andare incontro alle persone che sono<br />
nel bisogno. Se pensiamo alla figura <strong>del</strong> samaritano,<br />
vediamo che, non si è fermato soltanto all’emozione,<br />
ma la sua compassione è diventata attiva: ha saputo<br />
portare l’uomo incappato nei briganti alle persone<br />
giuste, l’ha inserito in una rete che gli ha permesso di<br />
guarire. Non è stata soltanto l’emozione a permettere<br />
di rispondere ad un bisogno! Aggiungo: ‘fare bene il<br />
bene’, non è solo rispondere ad un bisogno (magari<br />
con un sorriso, perché noi <strong>del</strong>la Caritas, lo facciamo<br />
in modo più gentile rispetto ai servizi sociali!). Se fare<br />
la carità fosse rispondere a un bisogno, in un certo<br />
senso, i poveri sarebbero considerati un oggetto <strong>del</strong><br />
nostro lavoro (noi dobbiamo fare <strong>del</strong>le cose per loro).<br />
è che diventi “abito <strong>del</strong> cuore”, questo richiede<br />
<strong>del</strong>le esperienze: bisogna fare l’esperienza <strong>del</strong>la<br />
responsabilità, <strong>del</strong>la comunicazione per renderci<br />
conto che questo è davvero umano, ci rende<br />
più uomini in senso buono, in senso grande, e<br />
che quindi vale la pena di essere custodito, di essere<br />
arricchito. Che la Caritas ci aiuti in questo,<br />
con le parole che dice, con il vangelo che spiega,<br />
con le esperienze che ci fa fare: le esperienze di<br />
solidarietà sono una scuola straordinaria […].<br />
Debbo ringraziare l’Ortomercato, la Caritas e i<br />
suoi collaboratori, tutti coloro che collaborano<br />
a questi progetti, e sono un numero notevole di<br />
istituzioni, e dovrei ringraziare tutti quelli che<br />
vivono una solidarietà sotterranea, che nessuno<br />
verrà mai a conoscere, ma che costituiscono il<br />
tessuto di umanità nella nostra società. Abbiamo<br />
tanti difetti, tanti egoismi ma c’è tanta umanità<br />
nei nostri rapporti e ci sono tanti gesti di solidarietà<br />
che sono immediati, che non verranno<br />
mai scritti da nessuna parte, ma che permettono<br />
alla società di funzionare meglio, alle persone<br />
di essere più sicure e serene e sono anche queste<br />
le persone da ringraziare, senza sapere chi<br />
sono, ma il Signore lo sa”.<br />
I poveri non sono oggetti a cui noi ci rivolgiamo, ma<br />
soggetti di un cambiamento. Riconoscere veramente<br />
la loro dignità è la base perché siano portati ad assumere<br />
con noi la responsabilità di costruire un altro<br />
tipo di società. È difficile, ma deve essere chiaro che<br />
questo è il centro! Fare la carità è la dinamica di tutta<br />
la comunità: la povertà è un nostro problema, perché<br />
se qualcuno sta male il problema è nostro! Carità è:<br />
far crescere tutti, attivare persone e processi, dar vita<br />
a una tessitura di legami, di relazioni”. In questa<br />
prospettiva “sostare” può permettere di passare dal<br />
servizio come soddisfazione di un bisogno alla costruzione<br />
di comunità di carità. I materiali “Nella carità…<br />
riscoprirsi comunità” si possono scaricare da www.<br />
brescia.caritas.it oppure richiedere a: 030. 3757746.