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Brescia - La Voce del Popolo

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Economia e lavoro<br />

venturelli@lavoce<strong>del</strong>popolo.it<br />

CCentocinquanta<br />

anni dall’Unità di Italia,<br />

una lunga storia di un Paese capace<br />

di diventare una <strong>del</strong>le prime potenze<br />

mondiali, partendo quasi dal nulla.<br />

A questo poderoso sviluppo hanno<br />

contribuito nomi che, al giorno d’oggi,<br />

paiono quasi sconosciuti, ma che<br />

in realtà negli anni immediatamente<br />

successivi all’unificazione hanno fornito<br />

un apporto decisivo all’industrializzazione<br />

<strong>del</strong> Paese.<br />

Per mettere in risalto il contributo<br />

fondamentale, e tuttora forse non ade-<br />

150 anni dopo<br />

Gli artefici<br />

<strong>del</strong>l’evoluzione<br />

<strong>del</strong>l’Italia<br />

di Mario Nicoliello<br />

guatamente valorizzato, che scienziati,<br />

tecnici, inventori hanno dato allo sviluppo<br />

<strong>del</strong> processo unitario e all’affermazione<br />

<strong>del</strong>l’Italia quale Paese moderno,<br />

economicamente progredito, dotato<br />

di un’importante base manifatturiera<br />

nonostante le carenze strutturali,<br />

la Fondazione Luigi Micheletti – l’ente<br />

promotore <strong>del</strong> Museo <strong>del</strong>l’industria e<br />

<strong>del</strong> lavoro di <strong>Brescia</strong> – in collaborazione<br />

con Assti (Associazione per la<br />

storia <strong>del</strong>la scienza e <strong>del</strong>la tecnica in<br />

Italia nell’età <strong>del</strong>l’industrializzazione<br />

Nel 1961, in occasione <strong>del</strong> Centenario <strong>del</strong>l’unificazione nazionale,<br />

tra le diverse iniziative realizzate ci fu anche un album<br />

di figurine, che ripercorreva i cambiamenti avvenuti nel Paese<br />

nell’ultimo secolo. Nella raccolta c’era anche un’intera pagina<br />

dedicata allo sviluppo economico, dove campeggiavano<br />

figurine <strong>del</strong>le prime fabbriche, dei mezzi di trasporto <strong>del</strong><br />

tempo e <strong>del</strong>le fonti energetiche maggiormente in voga. Per i<br />

150 <strong>del</strong>l’Unità al momento non è stata programmata una iniziativa<br />

simile pertanto, durante il convegno organizzato dalla<br />

Fondazione Micheletti, Vittorio Marchis, docente al Politecnico<br />

di Torino, ha provato a immaginare quali volti potrebbero<br />

essere raffigurati sulle figurine che intendessero rievocare l’industrializzazione<br />

<strong>del</strong> nostro Paese. Infatti, come è stato osservato<br />

durante la mattinata di studi da Carlo Giacomo <strong>La</strong>caita,<br />

docente alla Statale di Milano, il Risorgimento non è stato soltanto<br />

quello <strong>del</strong>l’Europa degli Stati liberali, ma “anche quello<br />

<strong>del</strong> processo di industrializzazione”. L’Italia si è modernizzata<br />

sfruttando il confronto tra opinioni, la mobilità <strong>del</strong>le persone,<br />

gli scambi culturali con gli altri Paesi d’Europa. Protagonisti di<br />

questo “fermento culturale”, sono stati dirigenti che hanno<br />

LA VOCE DEL POPOLO<br />

28 GENNAIO 2011<br />

<strong>Brescia</strong> <strong>La</strong> relazione di Giuseppe Bertagna<br />

49<br />

Formazione<br />

e lavoro<br />

per lo sviluppo<br />

<strong>La</strong> Fondazione Micheletti, in collaborazione<br />

con Assti e con il Politecnico di Milano, ha<br />

organizzato il convegno “Scienza, tecnica e<br />

industria nei 150 anni di Unità d’Italia”.<br />

In primo piano il rapporto tra scuole e imprese<br />

di Milano) e il Politecnico di Milano<br />

e con il contributo <strong>del</strong>la Fondazione<br />

comunità bresciana ha organizzato nei<br />

giorni scorsi una giornata di studio dedicata<br />

a “Scienza, tecnica e industria<br />

nei 150 anni di Unità d’Italia”.<br />

Duplice a parere degli organizzatori<br />

è stato lo scopo <strong>del</strong> convegno. Da un<br />

lato “dimostrare che l’approccio storico<br />

consente un dialogo fecondo tra<br />

cultura scientifica e cultura umanistica”,<br />

dall’altro “fornire, al mondo <strong>del</strong>la<br />

scuola e alle imprese, materiale e<br />

spunti di riflessione per un rinnovato<br />

incontro tra cultura e industria, indispensabile<br />

per affrontare la globalizzazione<br />

e le nuove sfide imposte dalla<br />

crisi economica”. Per raggiungere questi<br />

obiettivi, il dibattito è stato introdotto<br />

dalla relazione di Giuseppe Bertagna,<br />

docente di Pedagogia all’università<br />

di Bergamo, dedicata al rapporto<br />

tra scuole e imprese. Punto centrale<br />

<strong>del</strong> discorso è stato un nuovo modo di<br />

fare scuola, basato sulla capacità sia<br />

di riflettere sia di elaborare processi e<br />

conseguentemente di creare un dialogo<br />

duraturo tra istituzione scolastica e<br />

mondo imprenditoriale, con quest’ultimo<br />

che deve anzi diventare “una vera e<br />

propria scuola, costituendo una risorsa<br />

formativa su cui puntare”. Secondo<br />

Bertagna la vera sfida consiste perciò<br />

nel “collegare la scuola e l’impresa non<br />

con l’alternanza scuola lavoro, come<br />

fossero cose separate, o con gli stage<br />

nei quali si osserva quello che gli altri<br />

fanno, ma nell’idea di un’impresa come<br />

scuola. A queste condizioni non è<br />

sprecata l’occasione di un apprendistato<br />

formativo”. Citando Rousseau,<br />

il docente ha ribadito come occorra<br />

evitare che i giovani “prima si limitino<br />

a studiare argomenti prettamente teorici,<br />

e successivamente siano gettati<br />

nel mondo <strong>del</strong> lavoro senza la minima<br />

esperienza”. Formazione e lavoro,<br />

dunque, come due facce <strong>del</strong>la stessa<br />

medaglia, che insieme possono contribuire<br />

allo sviluppo <strong>del</strong>la persona.<br />

seguito un percorso formativo di natura politecnica. Nell’album<br />

di figurine immaginario Marchis ha inserito personaggi<br />

che frequentarono il Politecnico di Torino. Primo fra tutti Quintino<br />

Sella, che prima di diventare un economista e ricoprire la<br />

carica di ministro <strong>del</strong>le Finanze, è stato un ingegnere minerario.<br />

Poi a seguire Tommaso Agudio, protagonista <strong>del</strong>la prima<br />

esposizione torinese <strong>del</strong> 1884, importante momento di rinascita<br />

<strong>del</strong> capoluogo piemontese, già da qualche anno non più<br />

Capitale d’Italia. Per finire Marchis ha proposto anche i volti<br />

di Camillo Olivetti, fondatore <strong>del</strong>l’omonima impresa, e Emma<br />

Strada, prima donna laureata in Ingegneria in Italia.<br />

Numerosi sono stati gli scienziati, i tecnici e gli inventori che<br />

hanno contribuito sia all’unificazione sia alla modernizzazione<br />

<strong>del</strong> Paese. Andrea Silvestri, docente al Politecnico di Milano<br />

ha proposto brevi flash su alcuni laureati nell’ateneo milanese<br />

verso la fine <strong>del</strong> XIX secolo o nei primi decenni <strong>del</strong> XX secolo:<br />

Francesco Brioschi, Giuseppe Colombo, Giovanni Battista Pirelli,<br />

Alberto Riva, Ettore Paladini, Giulio Primetti, Carlo Emilio<br />

Gadda, Agostino Rocca, Maria Artini, primo ingegnere elettrotecnico<br />

donna italiano.

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