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Brescia - La Voce del Popolo

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cose che colpivano, su tutte, però,<br />

l’intensità <strong>del</strong>la sua preghiera. Una<br />

preghiera profonda e intimamente<br />

personale, e in pari tempo legata alle<br />

tradizioni e alla pietà <strong>del</strong>la Chiesa.<br />

Attirava l’attenzione il modo in cui<br />

egli si abbandonava alla preghiera:<br />

si notava in lui un trasporto che gli<br />

era connaturale e che lo assorbiva<br />

come se non avesse impegni urgenti<br />

che lo chiamassero alla vita attiva. Il<br />

suo atteggiamento nella preghiera era<br />

raccolto e, in pari tempo, naturale e<br />

sciolto: testimonianza, questa, di una<br />

comunione con Dio intensamente radicata<br />

nel suo animo; espressione di<br />

una preghiera convinta, gustata, vissuta.<br />

Commuoveva la facilità, la spontaneità,<br />

la prontezza con le quali egli passava<br />

dal contatto umano con le folle<br />

al raccoglimento <strong>del</strong> colloquio intimo<br />

con Dio. Quando era raccolto in preghiera,<br />

ciò che succedeva attorno a lui<br />

sembrava non toccarlo e non riguardarlo,<br />

tanto si immergeva nell’abbandono<br />

in Dio. Egli si preparava ai vari<br />

incontri, che avrebbe avuto in giornata<br />

o nella settimana, pregando. Prima<br />

di ogni decisione importante Giovanni<br />

Paolo II vi pregava sopra a lungo. Più<br />

importante era la decisione, più prolungata<br />

era la preghiera. Nella sua vita<br />

vi era un’ammirevole sintesi fra preghiera<br />

ed azione. Giovanni Paolo II è<br />

stato un grande uomo, un grande Papa<br />

e un grande santo. Grande come uomo:<br />

aveva una straordinaria ricchezza<br />

di umanità. Aveva profondità di pensiero,<br />

con un impianto filosofico e, in<br />

pari tempo, era un mistico che aveva<br />

dentro di sé una forte tensione spirituale.<br />

Era poi molto attento alle vicende<br />

e alle inquietudini degli uomini ed<br />

aveva una grande capacità di apprezzare<br />

e godere le bellezze <strong>del</strong>la natura,<br />

<strong>del</strong>l’arte, <strong>del</strong>la letteratura, <strong>del</strong> calore<br />

<strong>del</strong>le amicizie, <strong>del</strong>le conquiste umane.<br />

Un grande Papa: è stato il primo pontefice<br />

a compiere il giro <strong>del</strong> mondo,<br />

proponendosi ovunque come seminatore<br />

di speranza. È il primo Papa a<br />

entrare in sinagoga; il primo a visitare<br />

una moschea e a parlare a una<br />

folla di musulmani (in Marocco). Un<br />

Papa che ha saputo compiere il suo<br />

ministero di confermare i fratelli nella<br />

fede, visitando e incoraggiando le<br />

comunità cristiane sparse nei cinque<br />

continenti. Un comunicatore nato,<br />

che ha realizzato una infinità di cose<br />

ed ha aperto vasti orizzonti davanti al<br />

cammino <strong>del</strong>la Chiesa. Gian Franco<br />

Svidercoschi, con espressione audace,<br />

ha scritto che Giovanni Paolo II<br />

“ha accorciato la distanza fra il cielo<br />

e la terra”, nel senso che ha fatto<br />

molto per aiutare gli uomini ad incontrarsi<br />

con Dio. Un grande santo:<br />

fu un uomo tutto di Dio. Sì, il grido<br />

nato tra la folla ai suoi funerali: “santo<br />

subito”, manifestò la convinzione<br />

che c’è nel cuore di molte persone.<br />

In lui vi era una perfetta coerenza<br />

fra ciò che diceva, ciò che pensava,<br />

ciò che faceva e ciò che era. Giovanni<br />

Paolo II ha indicato a tutti la via<br />

<strong>del</strong>la verità e dei valori morali e spirituali,<br />

come unica strada che può<br />

assicurare un futuro più umano, più<br />

giusto e più pacifico.<br />

LA VOCE DEL POPOLO<br />

28 GENNAIO 2011<br />

Giovanni Paolo II e la terra bresciana<br />

Un legame sempre più forte<br />

L’ha ricordato anche il card. Giovanni Battista Re in queste pagine: i bresciani,<br />

pure a più di cinque anni dalla morte, sono ancora profondamente<br />

legati a Giovanni Paolo II. Un legame che, probabilmente, si è alimentato<br />

anche <strong>del</strong>le cinque visite che Karol Wojtyla ha riservato alla terra bresciana.<br />

<strong>La</strong> prima è <strong>del</strong> 1982. Sono passati appena quattro anni dalla sua<br />

elezione e Giovanni Paolo II visita <strong>Brescia</strong> per rendere omaggio alla terra<br />

e alla Chiesa <strong>del</strong> suo predecessore Paolo VI. Una visita che si rinnova 16<br />

anni più tardi (il 19 e 20 settembre 1998), con un nuovo incontro per la<br />

beatificazione di Giuseppe Tovini e per la chiusura <strong>del</strong>l’Anno montiniano.<br />

Tra queste due visite vi sono altri tre contatti tra la terra bresciana e il Papa<br />

che il 1° maggio prossimo sarà beatificato. Due lo videro sulle nevi <strong>del</strong>l’Adamello:<br />

una prima volta, nel 1984, per coltivare la sua grande passione per<br />

lo sci e la seconda per presiedere, nel luglio <strong>del</strong> 1988, il pellegrinaggio<br />

degli Alpini. Nel luglio <strong>del</strong> 1998, infine, Giovanni Paolo II fu ospite <strong>del</strong>la<br />

comunità parrocchiale di Borno. <strong>Brescia</strong>, la sua terra, la sua gente hanno<br />

ricambiato questo affetto. Il legame è destinato a rinnovarsi anche in occasione<br />

<strong>del</strong>la beatificazione <strong>del</strong> 1° maggio prossimo. Brevivet sta infatti<br />

lavorando a una doppia proposta per favorire la presenza di tanti bresciani<br />

a Roma. un pellegrinaggio in pullman di 3 giorni (dal 30 aprile al 2<br />

maggio), oppure in treno con partenza il 30 aprile e il rientro l’1 maggio.<br />

Suor Erika<br />

Più che la paura poté l’Amore<br />

“Roma-Tor Vergata, 20 agosto <strong>del</strong> 2000. Avevo 20 anni! Tornare a quei<br />

giorni <strong>del</strong>la Giornata mondiale <strong>del</strong>la gioventù è per me fare memoria <strong>del</strong><br />

mio personale colpo di testa. A parlare in questo modo è suor Erika. “Quel<br />

colpo di testa che mi ha fatto fare la pazzia di ‘mollare tutto’ (lavoro, famiglia,<br />

prospettive di matrimonio e quant’altro) – continua – e seguire,<br />

fidarmi, dare credito, alla promessa di quel Nazareno che scavalcando i<br />

secoli mi ha raggiunto proprio in quel giorno assolato. Il Nazareno che,<br />

ancora oggi, non ha smesso di guardare negli occhi la gente pronunciando<br />

il suo affascinante ‘Seguimi’”. Tale fascino le giungeva dalle labbra di<br />

un vecchio Papa, ma così meravigliosamente innamorato <strong>del</strong>la gioventù:<br />

“Se qualcuno di voi, cari ragazzi e ragazze, avverte in sé la chiamata <strong>del</strong><br />

Signore a donarsi totalmente a Lui per amarlo ‘con cuore indiviso’ (cfr. 1<br />

Cor 7,34), non si lasci frenare dal dubbio o dalla paura. Dica con coraggio<br />

il proprio ‘sì’ senza riserve, fidandosi di Lui che è fe<strong>del</strong>e in ogni sua promessa”<br />

(dall’omelia di Giovanni Paolo II). “<strong>La</strong> mia prima reazione, dato<br />

che aveva fatto centro – è ancora il ricordo di suor Erika – è stata di rispondere<br />

‘No, Signore! Non io! Non sono fatta per essere suora!’”. “Ma<br />

– parafrasa la religiosa – più che la paura poté l’Amore. Ed eccomi oggi,<br />

suora pia discepola <strong>del</strong> Divin Maestro, da quasi cinque anni. <strong>La</strong> ‘sfida’ di<br />

allora fu quella di intraprendere un’avventura che non sapevo dove mi<br />

avrebbe condotta. Oggi, la sfida è quella di rimanere nel suo Amore”.<br />

Stefano Fontana<br />

Tra milioni parlava proprio a me<br />

“Quando sei all’inizio <strong>del</strong> tuo cammino di fede non hai le idee chiare su<br />

cosa realmente ti stia accadendo. Quella che fino a poco tempo prima era<br />

solo una confusa e ostinata inquietudine, iniettata nel tuo cuore dagli episodi<br />

<strong>del</strong>la vita, diventa, grazie all’incontro con uomini di fede, una possibilità”<br />

A parlare è Stefano Fontana, che a giugno riceverà l’ordinazione<br />

sacerdotale. Il suo è un racconto di chi ha incontrato nel proprio cammino<br />

persone che l’hanno aiutato a comprendere la sua chiamata. “Tra queste<br />

persone – racconta ancora – vi è un uomo, che non ho conosciuto direttamente,<br />

ma che ha colorato con le sue parole quel disegno che ancora non<br />

vedevo”. Nel 2000 viene invitato da un amico a partecipare alla Gmg di<br />

Roma. “Non pensavo – continua – che sarebbe stato il momento decisivo<br />

per il mio incontro con Cristo”. Il clima di quei giorni gli fece scoprire che<br />

si può pregare pur essendo giovani, e senza vergognarsene. “Ma soprattutto<br />

incontrai Giovanni Paolo II – ricorda Stefano Fontana –. Parlava a<br />

milioni, eppure sembrava che si rivolgesse proprio a me. <strong>La</strong> sua voce decisa<br />

penetrava nel punto giusto <strong>del</strong>la mia coscienza. Sembrava conoscerla. E mi<br />

ripeteva: è Gesù che cercate quando sognate di felicità! è Lui che suscita<br />

in voi il desiderio di fare <strong>del</strong>la vostra vita qualcosa di grande…”. Parla volentieri<br />

il seminarista ormai prossimo al sacerdozio di un’esperienza che<br />

ha cambiato la rotta <strong>del</strong>la sua vita. Da quegli eventi e incontri si è dipanato<br />

un lungo cammino di fede che l’ha portato a entrare in Seminario.<br />

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