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letture - Dipartimento di Architettura - Università degli Studi di Firenze

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stante questi abbiano, nel suo caso,<br />

prodotto idee e progetti sui quali molti<br />

architetti ancora stu<strong>di</strong>ano e ricercano.<br />

Della città <strong>di</strong> Ferrara, Natalini sembra essersi<br />

interessato proprio a quel suo essere<br />

modesta e “<strong>di</strong>messamente monumentale”,<br />

per usare parole <strong>di</strong> Vittorio<br />

Sgarbi, e, da buon toscano, vi ha colto<br />

ed intravisto una bellezza nei termini,<br />

oggi poco usati perché non appariscenti,<br />

<strong>di</strong> misura, equilibrio, mistero, silenzio.<br />

E, infatti, proprio nel mistero dei muri<br />

alti che chiudono giar<strong>di</strong>ni segreti, nel<br />

silenzio della nebbia che tutto omogeinizza,<br />

sta la bellezza <strong>di</strong> Ferrara. Città <strong>di</strong><br />

pianura, <strong>di</strong> questa vi si respirano i gran<strong>di</strong><br />

spazi ed i silenzi, la rarefazione che<br />

caratterizza l’avvicinarsi al mare, quasi<br />

le città somigliassero ai corsi d’acqua<br />

che le attraversano, che qui scorrono<br />

già lenti e piatti.<br />

Ferrara ha strade selciate in ciottoli <strong>di</strong><br />

fiume e case basse, gran<strong>di</strong> spazi ver<strong>di</strong><br />

ancora dentro le mura, erba davanti<br />

alle chiese.<br />

In Ferrara più che in altre città si avverte<br />

uno spirito locale, un’ideazione “pacata”,<br />

un senso <strong>di</strong> uniformità dei mo<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

esecuzione dell’architettura, solo in<br />

parte dovuto alle in<strong>di</strong>cazioni del piano<br />

rinascimentale, che comincia a segnare<br />

le case con cornicioni in laterizio, a inserire<br />

angolari ed archi su porte e finestre<br />

in pietra d’Istria.<br />

Nell’ormai lontano 1989, data <strong>di</strong> inizio<br />

del progetto, ci si trovava davanti ad<br />

una ferita <strong>di</strong> guerra ancora aperta, oltretutto<br />

in un luogo anche visivamente vicino<br />

al Castello, lungo la prospettiva <strong>di</strong><br />

Corso Porta Reno.<br />

E forse l’in<strong>di</strong>cazione più evidente fu<br />

proprio quella del vuoto e dell’assenza.<br />

Essa già era emersa, infatti, sia in un<br />

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piano <strong>di</strong> ricostruzione che si avvalse<br />

anche della collaborazione <strong>di</strong> Giovanni<br />

Michelucci e <strong>di</strong> Luigi Vignali (purtroppo<br />

in parte realizzato, con risultati ancora<br />

visibili), che nel piano <strong>di</strong> Giorgio Trebbi<br />

del 1980, del quale, in parte, lo stu<strong>di</strong>o<br />

Natalini ha tenuto conto, svuotando<br />

l’angolo con una piazzetta.<br />

Questa, infatti, anche nella pavimentazione,<br />

decide <strong>di</strong> rimanere assenza, solo<br />

evocando tracce <strong>di</strong> preesistenze, senza<br />

ricostruirle.<br />

Natalini sembra, dunque, essere libero<br />

dalla rigi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> schemi geometrici; infatti,<br />

adatta e piega i suoi e<strong>di</strong>fici al tessuto<br />

storico della città, specie proprio<br />

nella torre che funge da snodo, e che,<br />

posta a segnalare l’incrocio delle strade,<br />

ne asseconda l’angolo senza forzarlo<br />

con l’ortogonalità.<br />

Nella terminazione del bell’e<strong>di</strong>ficio centrale<br />

dominante sugli altri, anche nella<br />

scelta della pietra bianca <strong>di</strong> rivestimento,<br />

così ricco <strong>di</strong> ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong> metafisica e <strong>di</strong><br />

italianità, è chiaro il richiamo al tema<br />

dell’angolo, importante a Ferrara (si<br />

pensi a Palazzo dei Diamanti), qui citazione<br />

sia del campanile della Cattedrale,<br />

che <strong>degli</strong> e<strong>di</strong>fici minori, dai cantonali<br />

spesso segnati con pietra d’Istria, secondo<br />

i piani <strong>di</strong> Biagio Rossetti.<br />

A questo proposito, interessante è ricordare<br />

l’interpretazione <strong>di</strong> Bruno Zevi;<br />

egli ci <strong>di</strong>ce come solo a Ferrara, malgrado<br />

un tracciato viario ortogonale,<br />

grazie a Rossetti si sia riusciti a dare<br />

una percezione <strong>di</strong>namica e non banale<br />

della città, accentuando le visioni d’angolo,<br />

specie in Palazzo Turchi <strong>di</strong> Bagno,<br />

opposto a Palazzo Diamanti, dove Rossetti<br />

ha avuto il coraggio <strong>di</strong> rinunciare a<br />

un fronte simmetrico inserendo una pilastrata<br />

angolare a doppie paraste so-<br />

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