letture - Dipartimento di Architettura - Università degli Studi di Firenze
letture - Dipartimento di Architettura - Università degli Studi di Firenze
letture - Dipartimento di Architettura - Università degli Studi di Firenze
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
3<br />
bito più ristretto.<br />
Una con<strong>di</strong>zione normale questa del<br />
fare architettura, qui e ora in Italia: fare<br />
architettura, ancora una volta, nonostante<br />
tutto. Del resto sembra questa<br />
essere stata la scelta giusta se le ipotesi<br />
progettuali qui presentate sono<br />
state successivamente riconosciute<br />
col primo premio.<br />
E se allora il tema generale riproposto<br />
dal progetto è il risarcimento nei confronti<br />
della città tutta <strong>di</strong> uno spazio ormai<br />
perduto nelle sue <strong>di</strong>mensioni originarie<br />
(il rettangolo quasi quadrato <strong>di</strong><br />
36x37 metri del Pompei), l’idea <strong>di</strong> restituire<br />
a Verona uno spazio unitario<br />
porticato destinato a riflettere sull’esperienza<br />
classica della città, esso<br />
si salda con l’occasione specifica dell’ampliamento<br />
del museo.<br />
Senza forzature e quasi naturalmente il<br />
nuovo porticato si innesta sulle misure<br />
del preesistente e<strong>di</strong>ficio, prendendone<br />
le regole e i limiti, portandolo avanti<br />
coerentemente, senza chiuderne la<br />
forma ad altri possibili futuri ampliamenti.<br />
Esistono del resto dei principî<br />
nella costruzione <strong>di</strong> un museo che dovrebbero<br />
spingerci a pensarlo ampliabile<br />
e flessibile rispetto alla sua funzionalità<br />
(depositi e nuovi laboratori per<br />
esempio, nuove acquisizioni).<br />
Ad un impianto planimetricamente<br />
preciso eppure volutamente non-finito<br />
sul piano architettonico, corrisponde<br />
una sezione che rivela la stratificazione<br />
del luogo. Anzi meglio sarebbe <strong>di</strong>re<br />
che proprio la sezione restituisce quel<br />
rispecchiamento tra programma e<strong>di</strong>lizio<br />
e programma culturale che ci si<br />
aspetta in un museo della città.<br />
Dal punto <strong>di</strong> vista del proce<strong>di</strong>mento interessa<br />
qui mettere in luce la capacità<br />
38<br />
<strong>di</strong> rivelare il progetto attraverso la sezione:<br />
usualmente rappresentazione<br />
astratta, figura per iniziati leggibile<br />
solo sui <strong>di</strong>segni, essa <strong>di</strong>viene invece<br />
strumento operativo della costruzione/<br />
ricostruzione, essendo incaricata <strong>di</strong><br />
riassumere per intero il tema e le questioni<br />
aperte, <strong>di</strong>cendo anche ciò che la<br />
faccia esterna non potrà o non vorrà<br />
<strong>di</strong>re, <strong>di</strong>chiaratamente sospesa come è<br />
in quella terra <strong>di</strong> nessuno formale che<br />
caratterizza l’intorno (ciò equivale anche<br />
ad esprimere un giu<strong>di</strong>zio preciso<br />
sulla sua irrecuperabilità). Sul piano<br />
del metodo, concentrarsi sulla sezione<br />
corrisponde ad una precisa idea <strong>di</strong> architettura<br />
che scantona rispetto al tra<strong>di</strong>zionale<br />
concetto <strong>di</strong> facciata quale<br />
luogo finito e ben confezionato ove<br />
convergono, si riassumono e si acquietano<br />
tutte le tensioni dell’e<strong>di</strong>ficio.<br />
Al contrario, sottolineando cioè l’importanza<br />
della sezione quale punto <strong>di</strong><br />
partenza e, al contempo, punto <strong>di</strong> arrivo<br />
del progetto, si cerca per questa via<br />
<strong>di</strong> esprimere il carattere dell’e<strong>di</strong>ficio, in<br />
modo colto e <strong>di</strong>screto lavorando dall’interno<br />
dell’architettura con i suoi<br />
strumenti e le sue regole senza cercare<br />
effetti speciali altrove. Ed è ciò, sia<br />
detto per inciso, che rende così fascinose<br />
alcune memorie palla<strong>di</strong>ane <strong>di</strong><br />
gran<strong>di</strong> palazzi che ancora oggi siamo<br />
costretti ad intuire per quei brevi frammenti<br />
lasciati interrotti (qualcuno dovrà<br />
pur un giorno finalmente ragionare<br />
su un principio del costruire/ri-costruire<br />
che a fianco della semplificazione<br />
formale e dell’economia espressiva<br />
tenga conto anche della capacità del<br />
frammento <strong>di</strong> generare progetto).<br />
Come in una stratigrafia urbana la quota<br />
del cortile è ribassata fino a mostrare<br />
Pagina precedente:<br />
1<br />
Il pronao del teatro Filarmonico all’interno della<br />
corte del Maffeiano,<br />
foto <strong>di</strong> Renzo e Raffaello Bassotto<br />
2<br />
Stu<strong>di</strong>o per una versione in legno del porticato<br />
3<br />
Paolo Ligozzi, veduta <strong>di</strong> Verona (1620-1630)<br />
parte del sistema conventuale tra le mura<br />
viscontee e le mura rinascimentali<br />
4<br />
Pianta attuale del Maffeiano<br />
raffrontata alla pianta originaria<br />
5<br />
Progetto: a - pianta a quota del reperto<br />
archeologico e della tomba <strong>di</strong> Giulietta<br />
b - piano primo, il lapidarium costituisce<br />
un ampliamento dell’esistente museo<br />
c - piano terra, il porticato è parte<br />
integrante del parco 4<br />
l’esedra <strong>di</strong> un enigmatico e<strong>di</strong>ficio romano,<br />
il piano terra è un portico in<strong>di</strong>pendente<br />
dal museo un luogo con le panche<br />
e le finestre aperte sul verde, un<br />
luogo per stare e da attraversare con un<br />
tempo più lento, il primo piano è parte<br />
integrante del percorso museale e costituisce<br />
il vero e proprio lapidario.<br />
Tutto concorre al programma. Così la<br />
partitura dei prospetti esterni in mattoni<br />
a vista pensando a quelle facciate<br />
sospese appena prima del rivestimento<br />
(la sanmicheliana S. Maria in Organo<br />
in tufo e cotto, la stupefacente e<br />
sempre presente Scuola della Misericor<strong>di</strong>a<br />
<strong>di</strong> Sansovino). Così le bucature<br />
senza serramento, le lesenature del<br />
portico che alludono ad un or<strong>di</strong>ne poi<br />
non proseguito alla quota del lapidario,<br />
lo stesso tetto leggero in legno e<br />
rame appena appoggiato ai sottostanti<br />
pilastri che rimanda ad una con<strong>di</strong>zione<br />
quasi provvisoria.<br />
Il portico, elemento generatore e figura<br />
evocata è, al contrario, in pietra <strong>di</strong><br />
Prun composto in modo autorevole e<br />
nobile a <strong>di</strong>alogare con le lapi<strong>di</strong> che saranno<br />
incastonate nel muro.<br />
E in un’epoca <strong>di</strong> egoismi anche urbanistici,<br />
non ci <strong>di</strong>spiace pensare che un<br />
luogo pubblico destinato alla cultura<br />
possa ancora, pur se per frammenti orgogliosi<br />
ed estraniati, incaricarsi <strong>di</strong> un<br />
alto ruolo <strong>di</strong> riforma urbana nella migliore<br />
tra<strong>di</strong>zione dell’architettura museale.<br />
5<br />
a b<br />
c<br />
39