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letture - Dipartimento di Architettura - Università degli Studi di Firenze

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tro Incontri costruito in un’area prossima<br />

al centro storico fiorentino, da Fabrizio<br />

Rossi Pro<strong>di</strong>. “La consistenza materica<br />

della pietra forte”, scrive Fabio Capanni<br />

presentando l’e<strong>di</strong>ficio, coniugandosi con<br />

“la trasparenza e la leggerezza della<br />

retrostante parete vetrata”, fa trasparire “il<br />

carattere sobrio, severo, razionale, rigoroso<br />

dell’opera”.<br />

I due interventi confermano come si debba<br />

considerare il centro storico non come<br />

“quartiere” particolare, ma come matrice<br />

<strong>di</strong> sviluppi urbanistici ed e<strong>di</strong>lizi che necessariamente<br />

da quello traggono origine.<br />

Ne consegue che alla base dell’operatività<br />

dell’architetto non possono sussistere<br />

due <strong>di</strong>verse valutazioni: una per la città<br />

antica, l’altra per la città nuova, ma un<br />

unico orientamento desunto dallo stu<strong>di</strong>o<br />

attento delle preesistenze, come compresenza<br />

interattiva <strong>di</strong> più fasi formative,<br />

operativamente <strong>di</strong>versificate in rapporto<br />

alle situazioni ambientali.<br />

Nel suo scritto Fabio Fabbrizzi, all’interno<br />

della rubrica Ere<strong>di</strong>tà del passato, affronta<br />

il tema dell’intervento progettuale attuato<br />

in periodo post bellico all’interno <strong>di</strong> una<br />

struttura <strong>di</strong> valore architettonico assoluto<br />

per la città quale gli Uffizi, interessati da<br />

ristrutturazioni e rifacimenti affidati a tre<br />

autorevoli personalità quali Michelucci,<br />

Gardella e Scarpa. Ripercorrendo la storia<br />

dell’intervento Fabbrizzi sottolinea con<br />

quanta meticolosità il gruppo si sia posto<br />

<strong>di</strong> fronte al problema dell’interpretazione e<br />

della qualificazione dello spazio. Lo stesso<br />

Michelucci sottolineava come la progettazione<br />

avvenisse giorno per giorno in<br />

cantiere, <strong>di</strong>scutendo e verificando le ipotesi<br />

fatte, nel rispetto assoluto dell’ambiente<br />

da mo<strong>di</strong>ficare, in un processo <strong>di</strong> trasformazione<br />

dove l’opera dell’architetto “si <strong>di</strong>ffonde<br />

e si <strong>di</strong>sperde nella spazialità delle<br />

4<br />

sale <strong>di</strong> esposizione”.<br />

Il tema della “loggia”, significativo per la<br />

comprensione del conformarsi della città<br />

antica, è trattato nel saggio <strong>di</strong> Giancarlo<br />

Catal<strong>di</strong> che da conto dei primi risultati <strong>di</strong><br />

uno stu<strong>di</strong>o nato da comuni interessi con<br />

colleghi spagnoli. Partendo dalla messa a<br />

punto <strong>di</strong> definizioni e categorie, la ricerca<br />

intende rintracciare il senso del progetto<br />

quale continuo processo <strong>di</strong>alettico fra ideazione<br />

e realizzazione <strong>di</strong> queste particolari<br />

costruzioni, nello strutturarsi della forma<br />

urbana. Per far ciò l’autore prova a<br />

tracciare a gran<strong>di</strong> linee un profilo cronologico<br />

del processo <strong>di</strong> trasformazione <strong>di</strong><br />

questi tipi e<strong>di</strong>lizi, perio<strong>di</strong>zzabili convenzionalmente<br />

in quattro cicli <strong>di</strong> duecentocinquanta<br />

anni ciascuno, dall’anno Mille ai<br />

giorni nostri.<br />

Il lungo saggio <strong>di</strong> Roberto Berar<strong>di</strong> ci in<strong>di</strong>ca<br />

la strada da percorrere per ritrovare/<br />

salvaguardare la memoria dei luoghi e<br />

<strong>degli</strong> acca<strong>di</strong>menti (nello spazio e nel<br />

tempo). Grazie alla <strong>di</strong>fesa vigile e accurata<br />

della memoria dei fatti e delle cose e<br />

all’organizzazione dello spazio - egli <strong>di</strong>ce<br />

- “l’uomo può immaginare la propria immortalità<br />

e la memoria <strong>di</strong>venta sapienza,<br />

monito, virtù civile e cultura”. Spetta all’architetto<br />

quin<strong>di</strong>, <strong>di</strong> concerto con la comunità,<br />

il compito <strong>di</strong> definire quale possa<br />

essere lo spazio in cui si conservano le<br />

memorie del passato “nell’impasto inafferrabile<br />

del presente”, fatto <strong>di</strong> luoghi ed<br />

eventi.<br />

Poiché la confusione nei valori è grande<br />

in attesa che venga nel futuro chi in<strong>di</strong>chi<br />

con competenza quanto deve scomparire<br />

e quanto rimanere, Berar<strong>di</strong> si domanda<br />

se tutto debba essere salvato dall’oblio.<br />

Un quesito a cui cerca <strong>di</strong> dare una personale<br />

risposta proponendo all’attenzione<br />

del lettore quattro temi fiorentini che, se<br />

oppurtunamente risolti e portati a compimento,<br />

potrebbero arricchire la città <strong>di</strong> stimolanti<br />

interessi e “nuove avventure per<br />

l’architettura”.<br />

Alla memoria dei luoghi ed alla loro rivisitazione<br />

ci conducono gli splen<strong>di</strong><strong>di</strong> <strong>di</strong>segni<br />

<strong>di</strong> Aldo Rossi presentati da Maria Grazia<br />

Eccheli. I grafici sintetizzano e bene interpretano<br />

le originali modalità dell’autore <strong>di</strong><br />

rapportarsi con la città d’arte per eccellenza,<br />

Venezia: dai più lontani <strong>di</strong>segni per il<br />

Teatro del Mondo a quelli, più recenti, per<br />

la ricostruzione del Teatro La Fenice,<br />

dove è possibile rileggere “più che un’immagine,<br />

un ritratto <strong>di</strong> Venezia e della sua<br />

storia”.<br />

Chiudono questo numero della rivista<br />

due rubriche che <strong>di</strong>venteranno appuntamenti<br />

fissi.<br />

La prima, Riflessi, è destinata a raccogliere<br />

opinioni e pareri <strong>di</strong> uomini <strong>di</strong> cultura<br />

e personalità del mondo politico sui<br />

temi trattati <strong>di</strong> volta in volta, pareri che,<br />

per un auspicabile pluralismo, risulteranno<br />

talvolta contrapposti, e quin<strong>di</strong> non<br />

sempre con<strong>di</strong>visibili.<br />

La seconda rubrica, Eventi, intende presentare<br />

e recensire avvenimenti quali<br />

mostre, convegni, incontri, conferenze,<br />

significativi per il processo <strong>di</strong> trasformazione<br />

della città.<br />

<strong>Firenze</strong>, palazzo Rucellai<br />

foto Massimo Battista<br />

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