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letture - Dipartimento di Architettura - Università degli Studi di Firenze

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Plastici:<br />

Cesare Lisi<br />

Foto:<br />

Guido Sansoni<br />

Raffaello Bencini<br />

Modelli <strong>di</strong> luoghi teatrali per la <strong>Firenze</strong> dei Me<strong>di</strong>ci<br />

Luigi Zangheri<br />

Gli spettacoli allestiti nella <strong>Firenze</strong> del<br />

Quattrocento furono importanti per<br />

l’avvio del ‘nuovo teatro’ aperto alla<br />

scenotecnica del periodo manierista<br />

e barocco. Gli ‘ingegni’ impiegati per<br />

le sacre rappresentazioni portarono a<br />

soluzioni articolate e mobili, quando i<br />

meccanismi <strong>di</strong> una scenotecnica in<br />

movimento vennero messi a punto da<br />

Filippo Brunelleschi, non solo attraverso<br />

la sua esperienza nei cantieri<br />

architettonici, ma anche nell’orologeria,<br />

e nelle tecnologie navali e militari.<br />

Vasari descrisse i suoi congegni per le<br />

rappresentazioni dell’Annunciazione<br />

<strong>di</strong> Maria che, ancora a metà Cinquecento,<br />

venivano utilizzati nell’allestimento<br />

del ‘Para<strong>di</strong>so’ <strong>di</strong> San Felice in<br />

Piazza. Un impianto scenico focalizzato<br />

su una cupola con cerchi che delineavano<br />

le sfere celesti, e dalla quale<br />

pendeva una mandorla profilata da<br />

una raggera luminosa, destinata alla<br />

<strong>di</strong>scesa dell’arcangelo Gabriele.<br />

Ugualmente suggestivi gli ingegni<br />

nella chiesa della SS. Annunziata con<br />

i voli dell’angelo annunciante che partiva<br />

dalla tribuna dell’Eterno e che<br />

raggiungeva la cella della Vergine accompagnato,<br />

nel passaggio in senso<br />

inverso, da un fuoco d’artificio che<br />

riempiva <strong>di</strong> luce tutta la basilica.<br />

Dalle chiese e dalle piazze il teatro<br />

passò, poi, nelle sale adattate delle<br />

abitazioni private dove gli scenari<br />

proponevano immagini prospettiche<br />

<strong>di</strong> città idealizzate. Nel secondo cortile<br />

<strong>di</strong> Palazzo Me<strong>di</strong>ci, nel 1539, veniva<br />

rapprentato Il Commodo <strong>di</strong> Antonio<br />

Lan<strong>di</strong> con apparato <strong>di</strong> Bastiano da<br />

Sangallo, costumi <strong>di</strong> Niccolò Tribolo,<br />

e musiche <strong>di</strong> Francesco Corteccia. Il<br />

palcoscenico del teatro approntato<br />

per l’occasione non aveva ancora l’arcoscenico,<br />

ma presentava una copertura<br />

necessaria a nascondere le macchine<br />

impiegate negli interme<strong>di</strong>. La<br />

scena era percorsa e illuminata dal<br />

sole con un astro, ricordato da Giorgio<br />

Vasari, “fatto con una palla <strong>di</strong> cristallo<br />

piena <strong>di</strong> acqua <strong>di</strong>stillata, <strong>di</strong>etro<br />

la quale erano due torchi accesi, che<br />

la facevano risplendere” tanto da<br />

sembrare “sole vivo e naturale”.<br />

Al Vasari si deve l’impianto del palcoscenico<br />

nel Salone dei Cinquecento<br />

per festeggiare, nel 1565, le nozze <strong>di</strong><br />

Francesco de’ Me<strong>di</strong>ci con Giovanna<br />

d’Austria. La necessità <strong>di</strong> un retro palco<br />

per il corredo delle macchine determinò<br />

la presenza <strong>di</strong> una sorta <strong>di</strong> boccascena,<br />

che venne ornato da un sipario<br />

<strong>di</strong>pinto da Federico Zuccari. Nuovi<br />

accorgimenti tecnici furono richiesti da<br />

scenografie sempre più ricche, e il salone<br />

si trasformò in un moderno spazio<br />

teatrale dotato <strong>di</strong> gradoni destinati alle<br />

dame, con una tipologia ripresa dal<br />

Buontalenti nel grande teatro <strong>degli</strong> Uffizi<br />

del 1586. Fu quest’ultimo uno dei<br />

primi spazi destinati esclusivamente<br />

ad uso teatrale con il pavimento della<br />

sala degradante verso il palcoscenico,<br />

e con le pareti ornate da un’architettura<br />

lignea ad archi e loggiati. Se il pubblico<br />

fiorentino era solo ammesso agli<br />

spettacoli allestiti dalla corte me<strong>di</strong>cea<br />

a Palazzo Vecchio o negli Uffizi, poteva<br />

comunque assistere agli spettacoli<br />

della Comme<strong>di</strong>a dell’Arte nel Teatro <strong>di</strong><br />

Baldracca costruito anch’esso dal<br />

Buontalenti nel 1588. Si trattava <strong>di</strong> un<br />

e<strong>di</strong>ficio autonomo raggiungibile dalla<br />

Galleria <strong>degli</strong> Uffizi con un passaggio<br />

che consentiva ai principi l’accesso a<br />

palchetti schermati da grate.<br />

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