letture - Dipartimento di Architettura - Università degli Studi di Firenze
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Città e paesaggio, cicatrici della civiltà<br />
Roberto Berar<strong>di</strong><br />
Memoria e civiltà<br />
L’idea <strong>di</strong> museo nasce dall’esperienza<br />
del tempo, creatore e <strong>di</strong>struttore, e<br />
dalla sfida che la memoria presume <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>chiarare al tempo. Gli uomini operano<br />
attraverso lo spazio; è nello spazio<br />
che vedono scorrere il tempo. E operano<br />
nel tempo: è in esso che vedono<br />
trasformarsi lo spazio, prendere corpo<br />
il futuro, scomparire il passato. Lo<br />
spazio in cui gli uomini producono è<br />
quello del tempo, mentre la sostanza<br />
<strong>di</strong> ciò che producono è materia, cosa<br />
dello spazio, corpo; oppure è dell’or<strong>di</strong>ne<br />
del pensiero, strana e <strong>di</strong>versa dalla<br />
prima: una irrealtà, che si forma e si <strong>di</strong>pana<br />
nel tempo. Le cose, prodotte dagli<br />
uomini nel tempo, ma con materie<br />
scelte nello spazio, possono sfuggire<br />
alla <strong>di</strong>struzione e alla per<strong>di</strong>ta, quando<br />
siano collocate in uno spazio <strong>di</strong> rifugio<br />
che accolga e protegga la materia <strong>di</strong><br />
cui sono fatte. Grazie alla salvaguar<strong>di</strong>a<br />
della memoria dei fatti e delle cose e<br />
all’organizzazione dello spazio, l’uomo<br />
può immaginare una propria immortalità<br />
e la memoria <strong>di</strong>venta sapienza,<br />
merito, virtù civile, cultura.<br />
Questo spazio rende tangibile il tempo,<br />
lo cattura nella materia e rende<br />
compresenti tutti i tempi, attraverso la<br />
materia che li ha attraversati. Così la<br />
creazione dello spazio e il culto della<br />
memoria si sono fusi, ad esempio, nella<br />
trasformazione del mondo che le civiltà<br />
greche hanno operato attraverso<br />
quello strumento, sostanzialmente inventato,<br />
alzato, piegato, articolato da<br />
loro, che è la città stato, nel suo insieme,<br />
in ogni sua accezione e in ogni<br />
parte <strong>di</strong> essa. La storia stessa è storia<br />
<strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni, <strong>di</strong> città, delle loro strategie<br />
e dei loro errori; anche delle loro riuscite<br />
luminose.<br />
Ogni città <strong>di</strong> quel passato è fusa –non<br />
solo spazialmente, ma anche politicamente–<br />
con le terre che governa, siano<br />
costruite, coltivate o allo stato naturale,<br />
e con le navi che arma. Lo spazio<br />
della città segue il conta<strong>di</strong>no nel campo,<br />
il cacciatore nella selva, il marinaio<br />
sulla nave. Il tempo della città, la sua<br />
storia, la tra<strong>di</strong>zione delle sue ra<strong>di</strong>ci vivono<br />
nella trasposizione mitica del sacrificio<br />
e del teatro tragico, e cioè nei<br />
templi dell’armonia o della <strong>di</strong>sarmonia<br />
<strong>di</strong>vine. Per una strana, fortunata anomalìa<br />
della storia, le città del Me<strong>di</strong>o<br />
Evo, sorte tra il Mille e il Milleduecento<br />
in tutta l’Europa, hanno riproposto una<br />
concezione assai simile della città e<br />
della società citta<strong>di</strong>na; e le circostanze<br />
hanno poi condotto lo spazio fisico, e<br />
quello politico, economico e sociale <strong>di</strong><br />
queste a evoluzioni e trasformazioni<br />
compatibili con la loro originaria struttura<br />
fino al XVII° secolo.<br />
Dunque, all’origine del museo ci sono le<br />
tombe, il palazzo-città me<strong>di</strong>o orientale,<br />
il villaggio, la casa, la città. Valga fra tutti<br />
il caso dell’Acropoli, dove la cittadella<br />
<strong>degli</strong> antichi re ctonii custo<strong>di</strong>sce l’olivo<br />
e la polla salmastra, doni <strong>di</strong>vini e le case<br />
<strong>di</strong> Atena, sorte su più antichi santuari,<br />
mentre alle sue porte sono custo<strong>di</strong>te le<br />
pitture più belle, e in tutti i suoi e<strong>di</strong>fici<br />
fiorisce la scultura, sia architettonica<br />
che figurativa, le quali esaltano il pregio<br />
delle capacità contemporanee. Tuci<strong>di</strong>de<br />
farà <strong>di</strong>re a Pericle:<br />
Dirò insomma che la nostra città è, nel<br />
suo complesso, la scuola dell’Ellade, e<br />
che ciascuno singolarmente, per quanto<br />
a me sembra, sviluppa presso <strong>di</strong> noi<br />
una personalità autonoma che accoglie<br />
con elegante versatilità le più svariate<br />
forme <strong>di</strong> vita.<br />
… Amiamo il bello, ma con moderazione;<br />
e la cultura non ci infiacchisce. La<br />
ricchezza è per noi stimolo <strong>di</strong> attività,<br />
non motivo <strong>di</strong> superbia loquace …<br />
Disorientamento e piacere<br />
Nella società a cui apparteniamo e in<br />
questo momento del tempo lo spazio<br />
ere<strong>di</strong>tato dai secoli precedenti è quello<br />
scosso e frantumato, nei suoi propri significati,<br />
dai mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> applicazione della<br />
rivoluzione industriale all’economia dei<br />
territori, da due guerre mon<strong>di</strong>ali, dalle<br />
guerre <strong>di</strong> in<strong>di</strong>pendenza coloniale, dalla<br />
costruzione e dalla <strong>di</strong>struzione dell’URSS,<br />
dalla contrapposizione <strong>di</strong> giganteschi<br />
blocchi politico-economici<br />
capaci <strong>di</strong> determinare la sorte <strong>di</strong> vaste<br />
aree del pianeta, dalla presa <strong>di</strong> conoscenza<br />
dell’enorme estensione, fra gli<br />
uomini, della fame, della malattia e della<br />
morte, dell’alterazione, per ora irreversibile,<br />
<strong>degli</strong> equilibri climatici e biologici,<br />
dall’incombenza della possibilità<br />
della <strong>di</strong>struzione atomica; e poi dal formarsi<br />
<strong>di</strong> un nuovo spazio, insieme fisico<br />
e mentale, subìto e progettato, non<br />
assoggettato ad alcun vincolo: quello<br />
delle macchine, che ha sostituito, fisicamente<br />
e mentalmente, quello delle<br />
culture precedenti; mentre parallelamente<br />
lo sviluppo della biologia fa intravedere<br />
orizzonti prima inimmaginabili<br />
e rivela un campo, quello subcellulare,<br />
che determina larga parte della<br />
nostra esistenza <strong>di</strong> corpi fin qui considerati<br />
come automi biologici suscettibili<br />
o meno <strong>di</strong> riparazione.<br />
Infine la <strong>di</strong>ffusione dei personal computers<br />
ha portato in tutte le case d’Occidente<br />
la logica delle macchine pensanti<br />
e la loro coerenza, complice con<br />
il mercato. Lo spazio –ancora una volta<br />
fisico e mentale– del commercio<br />
sembra aver occupato in esclusiva tutto<br />
lo spazio <strong>degli</strong> uomini e tutti i suoi<br />
significati. Riferito all’equivalente universale<br />
–il denaro– ogni bene oggetto<br />
<strong>di</strong> scambio viene considerato un bene<br />
come ogni altro; ed ogni forma <strong>di</strong><br />
scambio sottintende la sua vera struttura<br />
<strong>di</strong> scambio venale. Dunque tutti i<br />
beni si equivalgono perché hanno la<br />
stessa natura; la <strong>di</strong>stinzione <strong>di</strong> importanza<br />
tra bene e bene è stabilita dalla<br />
<strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> prezzo. Lo spazio ineffabile,<br />
sacrale, che era proprio dell’arte,<br />
si è così polverizzato –non nella sua fisicità,<br />
ma nella qualità, nell’incomprensibilità<br />
dei suoi segnali– e si è convertito<br />
nello spazio sempre mutevole<br />
dello stupore e della meraviglia, che<br />
privilegia l’ine<strong>di</strong>to e rifiuta, in prima<br />
istanza, la riflessione.<br />
Si tratta <strong>di</strong> uno spazio insieme <strong>di</strong> attenzione<br />
e <strong>di</strong> smemoratezza: <strong>di</strong> attenzione<br />
perché qualunque merceologia la esige<br />
e il desiderio la provoca; <strong>di</strong> smemoratezza<br />
perché il valore o il trend passano<br />
velocemente da certi oggetti ad<br />
altri, e ciò che non ha più valore –che<br />
non è più trendy– scade nell’oblìo, perde<br />
interamente il suo valore venale insieme<br />
ai fans, che non lo desiderano<br />
più, non lo richiedono più.<br />
Ve<strong>di</strong>amo così, almeno in seno alle generazioni<br />
più recenti, prendere forma –<br />
e cambiarla– luoghi ai quali è attribuito<br />
grande valore collettivo, come ad<br />
esempio gli sta<strong>di</strong>, dove le partite <strong>di</strong><br />
foot-ball uniscono masse spesso tra-<br />
volte in una sorta <strong>di</strong> furore sacrificale<br />
che può arrivare, dalla <strong>di</strong>struzione del<br />
luogo, fino all’omici<strong>di</strong>o e alla turbolenza<br />
urbana; altre volte, invece, negli<br />
stessi luoghi, o simili, si celebra il rito<br />
del canto e della promiscuità, stregata<br />
dagli allucinogeni, <strong>di</strong> uno strato <strong>di</strong> età –<br />
assai <strong>di</strong>latato, per la verità– considerato<br />
selvatico <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto e <strong>di</strong> fatto abbandonato<br />
a qualunque frenesia e a qualunque<br />
insi<strong>di</strong>a<br />
Qualunque sia la loro natura, questi<br />
spazi esistono, anche se non sempre<br />
rivestono una fisionomia architettonica<br />
o urbana, e sono i luoghi in cui l’esperienza<br />
della per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> coscienza in<strong>di</strong>viduale<br />
e della trasgressione a qualunque<br />
norma trovano attuazione. Come<br />
l’arena dei tornei, l’autostrada è luogo<br />
dell’agone in automobile, mentre la <strong>di</strong>scoteca<br />
è il tempio della comunità nella<br />
solitu<strong>di</strong>ne in<strong>di</strong>viduale, dove la musica,<br />
trasformata in percussione binaria,<br />
ha lo scopo <strong>di</strong> indurre la trance, aiutando,<br />
quando è il caso, la droga a produrre<br />
effetti <strong>di</strong> onnipotenza, e quin<strong>di</strong>, a<br />
volte, provocando la manifestazione<br />
sacrificale delle gare d’alta velocità<br />
controsenso.<br />
Con<strong>di</strong>vise o meno, queste creazioni<br />
del mercato e dei costumi rivelano i<br />
valori, certamente oscuri e travisati<br />
nella pratica, che animano un mondo –<br />
quello giovanile e quello che non è capace<br />
<strong>di</strong> invecchiare– e non un’età transeunte.<br />
Soprattutto, sembra <strong>di</strong> cogliere<br />
nell’adattabilità dei riti <strong>di</strong> questo<br />
mondo allo spazio contemporaneo,<br />
dall’occupazione per una notte <strong>di</strong> una<br />
villa <strong>di</strong>sabitata all’invasione <strong>di</strong> un villaggio<br />
o <strong>di</strong> una città, passando per un<br />
capannone in <strong>di</strong>suso, una spiaggia,<br />
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