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matera - Il Resto

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ientrare nel nucleare. “L’Italia dei<br />

Valori” non ha perso tempo e ha<br />

presentato un nuovo referendum<br />

per abrogare la norma che dà il via<br />

libera alla realizzazione di impianti<br />

nucleari nel nostro territorio nazionale.<br />

Una cosa è certa: il nucleare è una<br />

questione controversa, globale. Da<br />

un lato sono schierati coloro a cui<br />

sta a cuore la sicurezza dei cittadini<br />

e che quindi sono contrari; su<br />

un altro versante sono appostati<br />

quelli che considerano indispensabile<br />

questa fonte di energia. <strong>Il</strong> futuro<br />

energetico mondiale sarà basato<br />

sulle risorse solari e nucleari,<br />

vista la fine dell’era del petrolio.<br />

Inoltre per il nostro approvvigionamento<br />

energetico non possiamo più<br />

dipendere dagli Stati esteri, come la<br />

Francia. Sono costi politici ed economici<br />

troppo alti. E’ un bel grattacapo.<br />

Qualcosa ne sanno gli abitanti<br />

di Scanzano Jonico, località<br />

individuata nel 2003 come potenziale<br />

sede per una centrale nucleare.<br />

Nel 2005 il popolo si oppose al<br />

tentativo di creare un deposito di<br />

scorie, costringendo il governo a ri-<br />

vedere il progetto. L’idea che in Basilicata<br />

possa sorgere una bomba a<br />

orologeria terrorizza tutti, e a giusta<br />

ragione. Spaventa in modo particolare<br />

quella fetta di terra sul litorale<br />

jonico, tra Calabria e Puglia,<br />

perché l’espressione “rifiuti tossici”<br />

evoca altre brutte vicende. Qualche<br />

anno fa si parlava infatti delle “navi<br />

dei veleni”, cioè imbarcazioni cariche<br />

di sostanze radioattive affondate<br />

nel mar Jonio. Tuttavia, le paure<br />

dei lucani oggi sono elevate al quadrato:<br />

se una normativa italiana del<br />

‘74 classificò l’area del comune di<br />

Scanzano come zona “non sismica”,<br />

dal 2003 un’ordinanza della presidenza<br />

del consiglio dei ministri ha<br />

In primo piano<br />

fatto rientrare la cittadina lucana<br />

nella terza categoria sismica, la più<br />

bassa delle tre previste dalla classificazione<br />

italiana. Detto in soldoni,<br />

un terremoto provocherebbe al<br />

massimo solo cadute di suppellettili<br />

e di intonaci, o farebbe incrinare<br />

le pareti. Tiriamo quindi un sospiro<br />

di sollievo se è davvero come<br />

dicono. Ma dura poco questo relax<br />

perché gli studiosi dell’istituto nazionale<br />

di oceanografia di Trieste<br />

hanno monitorato le coste italiane<br />

a rischio geologico tsunami, sismicità<br />

e frane sottomarine e quelle del<br />

mar Jonio presentano qualche problema.<br />

Dai dati geologici sui fondali<br />

delle coste pugliesi e calabresi, è<br />

emerso che ci sono buone probabilità<br />

che accadano maremoti. Addirittura<br />

nelle operazioni di scandaglio<br />

verso la Calabria sono stati<br />

scoperti canyon sottomarini (cioè<br />

vulcani) che si sviluppano per decine<br />

di chilometri, arrivando a pochi<br />

metri dalle coste. Sappiamo che<br />

il primo passo per la realizzazione<br />

di un impianto nucleare è scegliere<br />

la sua ubicazione, la location. Occorre<br />

evitare zone sismiche. Questo<br />

che significa? Che tutto sommato<br />

una centrale nucleare in una<br />

zona come quella di Scanzano Jonico<br />

non è una buona idea. E chissà<br />

perché in Giappone, zona tra le più<br />

turbolente al mondo, sono stati installati<br />

impianti. Quando le logiche<br />

del profitto prevalgono su tutto. Anche<br />

sulla salute delle popolazioni. ■<br />

| iL RESTO settimanale | 26 marzo 2011<br />

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