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matera - Il Resto

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L’uomo<br />

e la natura<br />

[di Antonella Loiudice]<br />

5^ Ap Liceo Socio-Psico-Pedagogico - Altamura<br />

► La Natura è una madre? E’ buona?<br />

cattiva? Un oggetto da fare a pezzi?<br />

E’ sacra? E’ mistero? O nient’altro che<br />

materia, insieme di moti, flussi, vibrazioni,<br />

atomi e molecole assemblati?<br />

Dalle risposte elaborate a questi interrogativi<br />

derivano poi i nostri comportamenti<br />

e la relazione che l’uomo<br />

decide di stabilire con la natura. Ovviamente,<br />

nel corso della storia delle idee tale rapporto è<br />

stato diversamente interpretato e vissuto.<br />

Tutto il periodo rinascimentale fu percorso da<br />

una intensa sensibilità in cui dimensione filosofica,<br />

religiosa e scientifica, vivono confuse assieme<br />

e portano a una immagine della natura<br />

magica, animistica e vitalistica e a quella di un<br />

uomo, il mago, capace di conoscere la natura<br />

senza dominarla, anzi assecondandola “iuxta<br />

propria principia”.<br />

Pochi anni più tardi però con Galileo, Cartesio<br />

e Newton, insieme ad altri protagonisti del-<br />

<strong>Il</strong> <strong>Resto</strong> dei ragazzi<br />

la “Rivoluzione filosofica e Scientifica” del XVII<br />

secolo, sviluppano una immagine della realtà<br />

radicalmente diversa. Si tratta di una concezione<br />

“Meccanicistica”. L’immagine dell’universo<br />

come grande “Organismo” cede progressivamente<br />

il posto a quello della macchina. <strong>Il</strong> mutamento<br />

di paradigma forse più radicale si è<br />

verificato nello studio dei viventi; anche i fenomeni<br />

biologici, infatti, vengono spiegati in analogia<br />

con la macchina. Anche il pensiero illuminista,<br />

secondo Horkheimer e Adorno, non<br />

vede più il sacro nella natura e nella vita e per<br />

questo si è condannato alla totale cecità. Se il<br />

programma illuministico era quello di togliere<br />

il velo al mistero per togliere dal mondo la superstizione<br />

e la paura, esso è fallito perché mai<br />

come oggi il mondo appare in balia della superstizione<br />

e della paura; se il suo programma era<br />

rendere il genere umano padrone e controllore<br />

della sua abitazione, esso è fallito perché mai<br />

come oggi, l’uomo appare sfrattato, sradicato,<br />

incapace di qualsiasi strategia di controllo e di<br />

previsione.<br />

Attualmente il rapporto tra l’uomo e la natura<br />

sembra si sia capovolto. L’uomo è diventato<br />

per la natura più pericoloso di quanto un tempo<br />

la natura lo fosse per lui; capovolgimento<br />

già indicato da Sofocle in alcuni versi del coro<br />

dell’Antigone:<br />

”Molte ha la vita forze tremende; eppure più<br />

dell’uomo nulla, vedi, è tremendo”.<br />

Infatti se la prima rivoluzione industriale è consistita<br />

nell’introduzione del macchinismo; se la<br />

seconda si riferisce alla produzione dei bisogni,<br />

la terza è quella che produce l’alterazione irreversibile<br />

dell’ambiente e rischia di compromettere<br />

la sopravvivenza stessa dell’umanità. L’uomo<br />

appare quindi, come l’apprendista stregone<br />

di J.W. Goethe, che ha evocato delle forze oscure<br />

che non riesce più a controllare.<br />

Di frontre a ciò si afferma l’esigenza, come sostiene<br />

H. Jonas in “<strong>Il</strong> Principio Responsabilità”,<br />

di cercare una nuova etica, una nuova maniera<br />

di comunicare con la terra. Un’etica, che se<br />

non vuole privarsi della scienza, riduca le pretese<br />

della tecnologia di imporsi sempre e comunque<br />

come profanazione e profitto. ■<br />

Se volete proporre un articolo per questa rubrica, inviate il materiale all’indirizzo email<br />

roberto.traetta@ilresto.tv<br />

| iL RESTO settimanale | 26 marzo 2011<br />

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