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matera - Il Resto

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Modugno<br />

Una legge europea anti-barbone<br />

rende meno vivibili le nostre città<br />

Chi ha dichiarato guerra<br />

alle panchine?<br />

60 | iL RESTO settimanale | 26 marzo 2011<br />

[di Francesco Taldone]<br />

► La democrazia si dice in diversi<br />

modi. Tra di loro, naturalmente,<br />

correlati. Anche se non<br />

di tutti si è consapevoli con la<br />

stessa chiarezza. In certa misura,<br />

si sa, ad esempio, del<br />

modo di praticare la democrazia<br />

esercitando la facoltà di<br />

scelta elettorale. Poco consapevoli,<br />

invece, si è di certe pratiche<br />

democratiche altrettanto<br />

necessarie, al punto che, anche<br />

quando ci vengano sottratte,<br />

mediamente quasi non se ne<br />

avverte la mancanza. Franco<br />

La Cecla, per esempio, qualche<br />

anno fa nel suo “La moda<br />

rende felici” si soffermò sulla<br />

questione delle panchine antibarbone:<br />

“Sembra che una<br />

guerra feroce sia stata dichiarata<br />

alle panchine. Una guerra<br />

che produce un nuovo tipo di<br />

design. Gli architetti, sempre<br />

pronti quando c’è da punire<br />

qualcuno, hanno sfornato un<br />

nuovo tipo di panchine da cui<br />

si scivola: eh sì, proprio così, voi<br />

credete di potervi appoggiare,<br />

ma appena vi rilassate un momento<br />

vi rendete conto che la<br />

vostra posizione era precaria.<br />

Sono piazzate a un’altezza a cui<br />

i posteriori medi dei latini non<br />

arrivano. E pensate: ma dannazione,<br />

chi può odiare così la<br />

gente! Arrivano gli amministratori<br />

e gli architetti a spiegarvelo:<br />

ma sono “normative europee<br />

anti-barbone”. C’è del marcio<br />

nella maniera con cui questa<br />

panchina anti-barboni insulta<br />

tutti noi, leva a tutti noi un nostro<br />

diritto, il diritto sacrosanto<br />

a usare lo spazio pubblico per<br />

qualcosa che non sia il poliziesco<br />

“circolate!”. Questa operazione<br />

ci impedisce di usare<br />

le nostre città per “stare”, per<br />

parlare, per baciarci, per leggere,<br />

per perdere tempo, per<br />

riposare, per distenderci, per<br />

dormire.” Dunque, un’operazione<br />

sostanzialmente antidemocratica,<br />

anche se non vistosamente<br />

tale. La Cecla pensava<br />

a Parigi, Milano o Roma, là<br />

dove certe forme di controllo,<br />

ancorché antidemocratiche,<br />

possono al limite essere motivate<br />

dall’esigenza di contenere<br />

numericamente i non socialmente<br />

integrati<br />

presenti su aree<br />

urbane molto vaste.<br />

Tuttavia, non<br />

meno carente di<br />

panchine è anche<br />

Modugno,<br />

che, si capisce,<br />

è inaccostabile<br />

per sproporzione<br />

ai grandi conglomeratimetropolitani.<br />

Persino il<br />

suo centro ne è<br />

sguarnitissimo. Si pensi alla<br />

rare panchine di corso Vittorio<br />

Emanuele e alla loro assenza in<br />

piazza Sedile e nel centro storico.<br />

Altro segno di riduzione<br />

delle condizioni di praticabilità<br />

della democrazia civica, della<br />

urbanità, è la difficoltà di camminare.<br />

<strong>Il</strong> dissesto del manto<br />

stradale, le poche basole rimaste<br />

del centro storico traballanti,<br />

le condizioni igieniche<br />

dello stesso borgo antico allarmanti,<br />

le alluvioni per le normali<br />

piogge, la riduzione (alcuni<br />

dei quali, peraltro, impercorribili<br />

perché disseminati di pali di<br />

ogni specie) e persino la scomparsa<br />

dei marciapiedi, sembra<br />

abbiano trasformato il modugnese<br />

in “qualcosa di immobile<br />

come un corallo o una spugna”,<br />

come dice Rebecca Solnit<br />

a proposito delle conseguenze<br />

dell’amputazione della capacità<br />

di camminare in “Storia<br />

del camminare”, suo sapiente<br />

e sapido libro. Secondo questa<br />

critica d’arte “non solo la storia<br />

del pensiero è legata alla storia<br />

del camminare, ma lo è soprattutto<br />

la storia della democrazia”,<br />

perché camminare significa<br />

gioco sociale ed esercizio<br />

di gusto e poi implica esposizione<br />

di sé e compresenza di<br />

corpi. Camminare è possibilità<br />

d’incontro casuale, ma anche<br />

possibilità di assembramento,<br />

socialità di strada. “Mentre gli<br />

altri diritti vengono facilmente<br />

ammessi, l’eliminazione della<br />

possibilità di assembramento,<br />

della dipendenza dalle automobili<br />

e di altri fattori è difficilmente<br />

pensata come perdita di<br />

un diritto. Ma quando vengono<br />

eliminati gli spazi pubblici, è il<br />

senso della cittadinanza che<br />

viene cancellato”. ■

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