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matera - Il Resto

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Un’area monumentale trasformata in una…monumentale discarica<br />

Cristo (si è fermato) alla Gravinella<br />

[di Luigi Mazzoccoli]<br />

► Un intenso odore di timo. Come<br />

da tempo non avvertivamo. E che ha<br />

riacceso i ricordi nella nostra mente.<br />

Da secoli i <strong>matera</strong>ni tutti i venerdì di<br />

Quaresima si recano in pellegrinaggio<br />

a Cristo alla Gravinella. Lo facevamo<br />

anche noi da bambini e quel pellegrinaggio<br />

ben presto si trasformava in<br />

un’allegra scampagnata: era un’occasione<br />

infatti per trascorrere una<br />

giornata all’aperto insieme agli amichetti<br />

nel tepore del primo sole di primavera,<br />

tra canti, giochi e le deliziose<br />

leccornie preparate dalle mamme. Allora<br />

ci sfuggiva l’importanza di quel<br />

luogo e di quel rito. L’incantevole chiesetta<br />

rupestre di Cristo alla Gravinella<br />

– scavata nella prima metà del ‘500<br />

proprio sul costone della piccola gravina<br />

tra le contrade di San Pardo e La<br />

Vaglia – è infatti dedicata al culto della<br />

Santa Croce, e contiene al suo interno<br />

importanti affreschi ispirati al repertorio<br />

figurativo portato in Lucania dal<br />

maestro Simone da Firenze. Ma soprattutto<br />

è incastonata nel cuore di<br />

un’area che racchiude in se gli aspetti<br />

salienti della storia e del paesaggio<br />

del nostro territorio: colori inconfondibili<br />

e odori caratteristici, quelli tipici<br />

della Murgia, con prati che affiorano<br />

tra le rocce punteggiati di ulivi<br />

e lecci, e muretti a secco tra i quali<br />

Da qualche settimana<br />

è attivo un profilo<br />

intestato<br />

a monsignor Ligorio<br />

<strong>Il</strong> vescovo<br />

approda su<br />

facebook?<br />

[di Lu.Ma.]<br />

Si fa un balzo sulla sedia nel<br />

leggere l’indicazione del<br />

datore di lavoro: “Dio”! Ma<br />

poi si volge inevitabilmente<br />

lo sguardo in alto a sinistra,<br />

s’insinuano cactus, le deliziose campanule<br />

e numerose altre essenze, autentici<br />

tesori della flora mediterranea.<br />

Ovunque poi il timo, appunto, il cui<br />

odore ci ha deliziato qualche giorno<br />

fa quando ci siamo recati sul posto.<br />

E che ci ha fatto dimenticare per<br />

qualche attimo lo scempio che ci si<br />

era parato dinanzi solo qualche metro<br />

più in là: La cementificazione arrogante<br />

e cafona, vecchia e nuova,<br />

non ha risparmiato infatti nemmeno<br />

quest’area: un deforme intrico di palazzi<br />

e vicoli nasconde ormai alla vista<br />

e rende di difficile accesso il sentiero<br />

che conduce alla chiesetta: un sentiero…di<br />

guerra! Già, è disseminato<br />

di buche, privo di illuminazione, ma<br />

ricco di…rifiuti. Non solo bottiglie, buste<br />

di plastica e cartacce sparse qua e<br />

là, ma anche e soprattutto carcasse di<br />

lavatrici, frigoriferi e sanitari accuratamente<br />

accatastate in diversi punti.<br />

Un’area monumentale trasformata<br />

quindi in una…monumentale discarica,<br />

emblema del degrado morale e<br />

materiale che tutta la città ha subito<br />

negli ultimi decenni.<br />

“…Questi coni rovesciati, questi imbuti,<br />

si chiamano Sassi... Hanno la<br />

forma con cui a scuola immaginavamo<br />

l’inferno di Dante. E cominciai<br />

anch’io a scendere di girone in giro-<br />

dove c’è la foto, e il mistero è<br />

svelato: il titolare di questo<br />

profilo di Facebook è Salvatore<br />

Ligorio (nella foto), arcivescovo<br />

della diocesi di Matera e<br />

Irsina. E’ attivo da un paio di<br />

mesi ma finora sulla bacheca<br />

sono stati pubblicati solo due<br />

post: il primo il 16 gennaio<br />

scorso con tre foto del prelato,<br />

di cui una in compagnia del<br />

sindaco Adduce, l’altro tre<br />

giorni dopo con una citazione<br />

di Papa Giovanni Paolo II.<br />

Non si sa se si tratta di un<br />

profilo ufficiale o se è stato<br />

aperto “abusivamente” da<br />

qualcun altro. In effetti la<br />

descrizione personale appare<br />

piuttosto sgrammaticata,<br />

assolutamente inadeguata<br />

quindi allo spessore culturale<br />

di Mons. Ligorio: “Umile figlio<br />

e servitore di Cristo affinché<br />

mi darà la forza di continuare<br />

Matera<br />

ne verso il fondo…”. Con queste parole<br />

la sorella di Carlo Levi - di passaggio<br />

a Matera diretta ad Aliano in<br />

visita al fratello – traduceva le impressioni<br />

destatele dalla vista degli antichi<br />

rioni di tufo. E in effetti varcando<br />

il vecchio arco da cui si accede a<br />

Cristo alla Gravinella, si ha quasi la<br />

sensazione di ritrovarsi in un girone<br />

infernale. Ma l’inferno descritto dalla<br />

sorella di Levi, qualche anno dopo fu<br />

definito “vergogna nazionale”, per poi<br />

trasformarsi in meraviglia mondiale.<br />

I tanti “gironi” disseminati oggi in città<br />

sono invece una vergogna tutta locale<br />

e rimarranno tali… ■<br />

Cristo alla Gravinella: il paradiso…<br />

…e l’ìnferno.<br />

– vi si legge infatti - e di<br />

accogliermi a lui quando sarà il<br />

momento”. E poi troppo esiguo<br />

finora il numero degli amici:<br />

solo 128, tra cui stranamente<br />

molti carabinieri e nessun<br />

personaggio conosciuto di<br />

Matera e provincia. “Nei social<br />

network e nella ricerca di un<br />

sempre maggior numero di<br />

‘amici’ – aveva detto del resto<br />

Papa Ratzinger lo scorso 24<br />

gennaio - bisogna sempre<br />

essere fedeli a se stessi e mai<br />

cedere a trucchi o illusioni<br />

come la creazione di una falsa<br />

identità attraverso il proprio<br />

‘profilo’”. O addirittura, come<br />

parrebbe in questo caso, di falsi<br />

profili di personaggi illustri… «<br />

| iL RESTO settimanale | 26 marzo 2011<br />

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