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Messico, con racconti e poesie <strong>in</strong>editi <strong>in</strong> Italia di Lizalde, Montemayor, Morabito, Pacheco…) e sul<br />

confronto delle strutture culturali ed editoriali. Altre tematiche? L’arte e <strong>la</strong> letteratura che si confrontano<br />

con il paesaggio e con <strong>la</strong> cultura del paesaggio, le problematiche del <strong>la</strong>voro come vengono rappresentate<br />

e discusse nel<strong>la</strong> letteratura e nell’arte contemporanee, <strong>la</strong> perdita del<strong>la</strong> memoria culturale e storica… (per<br />

tematiche ed editoriali dei s<strong>in</strong>goli numeri il rimando è al sito www.daemonmagaz<strong>in</strong>e.it).<br />

F<strong>in</strong>’ora ho descritto, att<strong>in</strong>gendo ad esempi disparati, le pr<strong>in</strong>cipali attitud<strong>in</strong>i su cui si è permeato il <strong>la</strong>voro di<br />

daemon. Momento essenziale è però il come, esattamente come <strong>in</strong> ogni altra attività culturale. Proprio<br />

rileggendo gli editoriali mi accorgo di quale cambiamento, confrontandosi direttamente, con <strong>la</strong> propria<br />

pelle, abbia costituito il dover organizzare, redigere, “confezionare” una <strong>rivista</strong>. In primo luogo ne deriva<br />

un’attenzione concreta, quasi “materica” al <strong>qui</strong> e ora del<strong>la</strong> scrittura, di ogni produzione artistica, senza<br />

perdersi <strong>in</strong> astrattismi o prese di posizione aprioristiche. Molte volte è proprio confrontandoci con i poeti,<br />

con gli artisti da noi avvic<strong>in</strong>ati, che abbiamo cambiato, aff<strong>in</strong>ato o corretto prospettiva (e <strong>qui</strong> aggiungo<br />

anche qualche giornalista culturale non attento solo a prolungare nelle proprie recensioni i comunicati<br />

provenienti dagli uffici stampa delle case editrici…). Attivando quel senso del “<strong>qui</strong> ed ora” di cui ho par<strong>la</strong>to<br />

prima, che non significa mera attualità, ma comprensione del presente attraverso il mezzo letterario.<br />

In secondo luogo <strong>la</strong> redazione di daemon ha posizioni decisamente varie, spesso ce ne rendiamo conto<br />

so<strong>la</strong>mente dopo aver f<strong>in</strong>ito <strong>la</strong> “costruzione” di un numero, rileggendo <strong>la</strong> diversità degli articoli. Queste<br />

posizioni cerchiamo di armonizzarle <strong>in</strong> un dibattito attraverso gli articoli, che non sono mai so<strong>la</strong>mente <strong>la</strong><br />

“nostra voce”, ma il cercare di dar spazio alle voci “creative” che rappresentano <strong>in</strong> prima persona le<br />

diverse proposte. Proprio il cont<strong>in</strong>uo dialogo (ma anche <strong>la</strong> polemica) tra visioni culturali permette di<br />

“cambiare <strong>la</strong> domanda” come dicevo prima. Con accrescimento anche (forse soprattutto) personale.<br />

Nel primo numero, che oggi guardo con affetto, abbiamo scritto “con queste scritture cerchiamo di creare<br />

cortocircuiti”. In Italia negli ultimi anni si sono moltiplicati a dismisura festival del<strong>la</strong> letteratura, <strong>in</strong>contri e<br />

dibattiti poetici, feste promozionali di case editrici. Non penso sia veramente un grosso problema per un<br />

giovane autore trovare il momento per proporsi. Il fatto è però che tutti <strong>in</strong> qualche modo vogliono farsi<br />

autori proprio per una tale “spettaco<strong>la</strong>rizzazione” del fatto letterario. La letteratura, ed <strong>in</strong> primis <strong>la</strong> poesia,<br />

non può che perdere terreno se non riconosce che le proprie <strong>in</strong>tr<strong>in</strong>seca legge è che uno scrittore deve<br />

aver qualcosa da dire, un’urgenza propria. Non sto par<strong>la</strong>ndo di a<strong>la</strong>mbicchi romantici o primonovecenteschi,<br />

nel concreto quante piccole case editrici di poesia sfruttano questa attitud<strong>in</strong>e facendo<br />

stampare a pagamento dec<strong>in</strong>e di raccolte di poesia <strong>in</strong>utili? Ritorno ancora sul concetto <strong>in</strong>iziale: <strong>la</strong> poesia o<br />

le umane lettere non sono <strong>in</strong> sé un valore assoluto, lo è il <strong>la</strong>voro culturale <strong>in</strong> senso etico. Ma non siamo<br />

snobisticamente pessimisti: proprio <strong>la</strong> spettaco<strong>la</strong>rizzazione di cui par<strong>la</strong>vo prima è anche, malgrado tutto,<br />

l’attestato di questa volontà, semplicemente quel<strong>la</strong> che manca è troppo spesso una consapevolezza, una<br />

progettualità culturale vera e propria. Proprio di progettualità def<strong>in</strong>ite, magari anche <strong>in</strong> contrasto (che<br />

non significa forzatamente ideologie…), negli ultimi anni non si sente mai par<strong>la</strong>re.<br />

Vorrei concludere questo <strong>in</strong>tervento riportando l’attenzione sul fatto poetico per un’ultima precisazione.<br />

Se daemon è nata ormai c<strong>in</strong>que anni fa come <strong>rivista</strong> di poesia e narrativa, è stato proprio l’<strong>in</strong>tento di<br />

riconoscere un degno valore e disegno al<strong>la</strong> letteratura ad aprire il campo degli <strong>in</strong>teressi, soprattutto verso<br />

l’arte contemporanea. Il limite maggiore delle nostre patrie lettere è il persistere di uno spirito di<br />

autoconservazione assolutamente autoreferenziale. Lo so che non sto dicendo nul<strong>la</strong> di nuovo ma più si<br />

entra <strong>in</strong> profondità nell’argomento più sembra che l’importante sia conservare <strong>la</strong> propria poltrona. Vedi<br />

antologie personali e canonizzazioni varie. Come se ci si dovesse proteggere dagli <strong>in</strong>flussi esterni che<br />

cercano di “rubare il testimone” del<strong>la</strong> verità (che è diventata attenzione) poetica. Quante riviste, siti,<br />

blog, anche trasmissioni radiofoniche preservano questa identità dimidiata del<strong>la</strong> letteratura ed <strong>in</strong><br />

partico<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> poesia? Con questa politica culturale nessuno ci guadagna: si allontanano potenziali<br />

nuovi lettori, il pubblico si annoia a sentire sempre gli stessi proc<strong>la</strong>mi, si rifiuta snobisticamente il<br />

mercato, oppure si pubblicano un po’ tutti per una sorta di ecumenismo paternalista. Penso sia non<br />

possibile, ma necessario accostar<strong>la</strong> ad altre forme artistiche, proprio per comprenderne potenzialità e<br />

limiti, ma sempre <strong>in</strong> funzione diametralmente opposta a quel<strong>la</strong> vulgata che <strong>la</strong> vuole arte per pochi <strong>in</strong>iziati<br />

che non fanno altro che scambiarsi complimenti ai read<strong>in</strong>gs. Read<strong>in</strong>gs dove il pubblico è composto da<br />

signorotte sentimentali e gli stessi poeti che hanno ripreso il posto <strong>in</strong> poltrona dopo aver letto dieci m<strong>in</strong>uti<br />

prima. È questo un esempio <strong>la</strong>mpante di mancanza di progettualità culturale di ampio respiro e che pensi<br />

aldilà del s<strong>in</strong>golo evento.<br />

Cercare di proporre nuovi quesiti è <strong>la</strong> funzione pr<strong>in</strong>cipale dell’arte, non preservare se stessa e i suoi<br />

adepti. Dopo tutte le riviste del Novecento, “Alì Babà”, il bellissimo progetto di Calv<strong>in</strong>o e Ce<strong>la</strong>ti di una<br />

<strong>rivista</strong> di cultura veramente cosmopolita, è fallito, non è mai nato. Se non vogliamo essere anacronistici<br />

come possiamo pensare non dico solo una <strong>rivista</strong> letteraria ma tutto il <strong>la</strong>voro culturale se non come<br />

progetto di apertura? E <strong>la</strong> poesia se non come un cont<strong>in</strong>uo dialogo?<br />

Franco Baldasso<br />

www.daemonmagaz<strong>in</strong>e.it<br />

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