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Questa era <strong>la</strong> nostra ambizione, non disgiunta dal<strong>la</strong> nostra ambizione di scrittori. Un’ambizione che è<br />
rimasta <strong>in</strong>alterata. Ma ora, poiché l’esempio spesso non ha accesso al<strong>la</strong> mente dei lettori, Hebenon vuole<br />
gridare, <strong>in</strong> modo anche retorico se volete, contro <strong>la</strong> codardia degli scrittori sconfitti dal<strong>la</strong> loro mesch<strong>in</strong>ità.<br />
Perché ci vuole coraggio, ci vuole “sp<strong>in</strong>a dorsale” come diceva Nabokov, anche nel<strong>la</strong> scrittura, per<br />
quello che essa ha di vero e di bello. Non esistono pr<strong>in</strong>cipi estetici validi senza un coraggio, una verità,<br />
una passione, un senso di giustizia, una filosofia che li animi. Una volta consolidata <strong>la</strong> propria necessità,<br />
<strong>la</strong> scrittura non può non al<strong>la</strong>rgare i suoi orizzonti e, di conseguenza, profondare le sue radici. Perché <strong>la</strong><br />
letteratura, oltre a difendere <strong>la</strong> società dal<strong>la</strong> standardizzazione, può solo, ma è tanto, accrescere,<br />
attraverso un approfondimento del pensiero, del l<strong>in</strong>guaggio, delle emozioni e del<strong>la</strong> tonalità, <strong>la</strong> sensibilità<br />
di noi uom<strong>in</strong>i aff<strong>in</strong>ché, piegati al<strong>la</strong> dolorosa assurdità del mondo, smettiamo f<strong>in</strong>almente di aggiungervi<br />
altro, <strong>in</strong>opportuno, dolore.<br />
Oggi più che mai ciò è importante, <strong>in</strong> quanto anche <strong>la</strong> nostra generazione si è macchiata di crim<strong>in</strong>i<br />
contro l'umanità. È il nonnismo del<strong>la</strong> storia. Tentare di sradicarlo è il compito degli <strong>in</strong>tellettuali, al di là<br />
delle frontiere, delle nazioni, degli stati, dei governi. Ecco il senso di una <strong>rivista</strong> <strong>in</strong>ternazionale di<br />
letteratura: dare voce a quanti non nascondono <strong>la</strong> testa per preservare <strong>la</strong> mano sul portafoglio e<br />
sull’alloro, a quanti, <strong>in</strong>vece di crogio<strong>la</strong>rsi al sole delle loro pubblicazioni, vedono nel<strong>la</strong> letteratura il segno<br />
di una lotta contro il silenzio del sentimento».<br />
Il punto del<strong>la</strong> situazione (editoriale di Aprile 2001)<br />
«(…) L’apertura di “Hebenon” non è sempre stata giudicata positivamente, soprattutto da parte di<br />
coloro che ritengono <strong>la</strong> militanza tale solo se di parte. Ma s<strong>in</strong> dal primo numero, nel<strong>la</strong> nota editoriale<br />
<strong>in</strong>troduttiva, uno degli obiettivi dichiarati di “Hebenon” è stato di creare una cultura seria e forte <strong>in</strong><br />
parallelo al<strong>la</strong> cultura ufficiale, i cui libri, filosofici estetici letterari, f<strong>in</strong>iscono per costituire delle<br />
weltanschauung e dei modelli assunti dai più come unici e rappresentativi del<strong>la</strong> nostra epoca. In ogni<br />
caso, pur non essendo unici, tali modelli meritano considerazione, come <strong>la</strong> meritano quelli dei giovani,<br />
degli emarg<strong>in</strong>ati e degli stranieri.<br />
Con questa motivazione, “Hebenon” non ha preteso di privilegiare un modello (anche se naturalmente<br />
chi <strong>la</strong> dirige ha un modello estetico personale) ma soltanto <strong>la</strong> serietà dell’impegno letterario sotteso al<strong>la</strong><br />
costituzione s<strong>in</strong>go<strong>la</strong>re o collettiva dei modelli. Qu<strong>in</strong>di l’<strong>in</strong>tento è stato di creare una <strong>rivista</strong> a carattere<br />
universitario gestita al di fuori delle università, con <strong>la</strong> conv<strong>in</strong>zione che non sono le cattedre universitarie o<br />
le pubblicazioni a determ<strong>in</strong>are il valore di un <strong>in</strong>tellettuale e meno ancora di un uomo (è per questo che<br />
“Hebenon” non dà, se non quando è <strong>in</strong>dispensabile, notizie biobibliografiche sugli autori che pubblica e<br />
meno ancora sui critici che col<strong>la</strong>borano: quello che <strong>in</strong>teressa ad una <strong>rivista</strong> sono i testi, non il successo<br />
editoriale di chi li ha scritti).<br />
Essere militanti non significa trascurare quanto è stato fatto, non significa r<strong>in</strong>negare gli scrittori che<br />
prima di noi hanno seguito certi valori, anche diversi dai nostri. Il giovanilismo, il nonnismo<br />
generazionale, <strong>la</strong> venerazione e il prov<strong>in</strong>cialismo sono estremi controproducenti che (perché) pretendono<br />
certezze estetiche. Non esistono misure per il talento ma solo per <strong>la</strong> fatica, non esistono giudizi estetici<br />
senza pregiudizio, <strong>la</strong> fisica ci prova che <strong>la</strong> bellezza non è tangibile come <strong>in</strong>vece lo è il sudore. La protervia<br />
dei maestri che spesso si barcamenano nel<strong>la</strong> militanza ideologica è cattiva consigliera, perché limita il<br />
campo di osservazione. Così “Hebenon” non pretende di selezionare gli autori <strong>in</strong> base a categorie<br />
estetiche ma <strong>in</strong> base al<strong>la</strong> serietà del loro <strong>la</strong>voro; e anche su questo sa di poter sbagliare, perché giudica<br />
pur sempre dai testi che le giungono e <strong>la</strong> scrittura può f<strong>in</strong>gere, e così anche scrivere bene (?) o essere<br />
orig<strong>in</strong>ali (?) non basta, anzi a volte è deleterio. Non basta ed è deleterio se non c’è forza <strong>in</strong>teriore, che è<br />
ben altro dal<strong>la</strong> retorica. Non ci sono pag<strong>in</strong>e belle e orig<strong>in</strong>ali che non siano appassionate, e ciò non<br />
significa necessariamente che siano gr<strong>in</strong>tose – tutto può essere artificiale, anche l’impegno – ma che<br />
abbiano uno stile motivato dall’idea. Dunque non retorica, ma passione, <strong>la</strong> quale può certo anche<br />
esprimersi serenamente ma mai <strong>in</strong> modo stilisticamente neutro.<br />
Ancora due cose: <strong>in</strong> questo numero ci sono anche testi creativi di, e saggi su, col<strong>la</strong>boratori del<strong>la</strong> <strong>rivista</strong>.<br />
Ebbene, i col<strong>la</strong>boratori non sono redattori e dunque non si sono autopubblicati, ma <strong>la</strong> direzione,<br />
considerata <strong>la</strong> serietà del<strong>la</strong> loro opera creativa, non ha voluto r<strong>in</strong>unciare al dovere-piacere di pubblicar<strong>la</strong> o<br />
di par<strong>la</strong>rne. Inf<strong>in</strong>e, se “Hebenon” non ha una redazione, nonostante qualcuno giudichi che essa sia<br />
necessaria per mantenere l’imparzialità, è perché chi <strong>la</strong> dirige ritiene che l’imparzialità non sia il prodotto<br />
di più parzialità ma, piuttosto, del<strong>la</strong> tenace volontà di non fare il proprio <strong>in</strong>teresse».<br />
Hebenon per <strong>la</strong> letteratura e <strong>la</strong> giustizia (editoriale di Ottobre 2003)<br />
«Qualcuno si stupisce del<strong>la</strong> mia presunta <strong>in</strong>genuità quando mi nota rabbrividire per il comportamento<br />
opportunistico di molti scrittori, ma il brivido lo provo non tanto perché ciò che è per questi scrittori <strong>in</strong><br />
gioco (successo, prestigio, soldi) è <strong>in</strong> realtà senza importanza ma perché penso, <strong>in</strong> seguito al mio errore<br />
giovanile di <strong>in</strong>dividuare gli eroi <strong>in</strong> una delle arti liberali, che i poeti siano sempre, <strong>in</strong> ogni presunta civiltà,<br />
gli ultimi bastioni <strong>in</strong> difesa dei valori civili. Se i poeti cadono, penso dunque, è perché è già crol<strong>la</strong>ta tutta<br />
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