sua soffocante sterilità e che ci liberi dall'<strong>in</strong>sopportabile dittatura del<strong>la</strong> comunicazione e dei suoi derivati. Per tornare al<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> e alle idee. Davide Nota e Riccardo Fabiani 44
LA MOSCA DI MILANO Come, quando e con quali motivazioni ed <strong>in</strong>dirizzi nasce <strong>la</strong> <strong>rivista</strong>? La <strong>rivista</strong> La Mosca di Mi<strong>la</strong>no esiste dal 1997: fondata da Gabrie<strong>la</strong> Fantato e Annalisa Manstretta. L’attuale direttore responsabile è Aldo Marchetti; il direttore è Gabrie<strong>la</strong> Fantato, affiancata da un Comitato di direzione: Laura Cantelmo, R. Caracci, Adriano Coppo, Alessandra Paganardi, Elena Petrassi, Paolo Rabissi. La redazione è composta da: C. Bagnoli; R. Caddeo; Q. Chiantia; Mariol<strong>in</strong>a De Angelis; P. Defranceschi; P. Deriu; G. Favagrossa; R. Ferrazzi; B. Fignon; M. Napoli; M. Nasr; P. Pancamo; F. Ravizza. Oltre al<strong>la</strong> redazione, vi sono vari col<strong>la</strong>boratori, da varie città italiane e dall’estero (dagli USA e dal<strong>la</strong> Svizzera) che sono “punti di riferimento” per <strong>la</strong> <strong>rivista</strong> e offrono uno sguardo al<strong>la</strong>rgato non solo su tutta <strong>la</strong> realtà italiana, ma anche <strong>in</strong> parte sul<strong>la</strong> situazione del<strong>la</strong> poesia, dell’arte e del pensiero all’estero. La Mosca di Mi<strong>la</strong>no è semestrale e deve il suo nome al<strong>la</strong> cantaride, un coleottero di colore cangiante che <strong>in</strong> Oriente ancor oggi - essiccato e tritato - viene aggiunto ai cibi e considerato afrodisiaco. L’<strong>in</strong>tento sott<strong>in</strong>teso al nome del<strong>la</strong> <strong>rivista</strong> - versione vulgata del term<strong>in</strong>e dotto - è realizzare una <strong>la</strong>voro di ricerca con sguardo trasversale su alcuni temi. Ogni numero è monografico e il tema specifico del numero viene <strong>in</strong>terrogato da vari punti di vista: letterario, filosofico, psicologico e artistico, con un’attenzione partico<strong>la</strong>re al<strong>la</strong> poesia. L’<strong>in</strong>tento è antropologico: non una <strong>rivista</strong> specialistica, rivolta solo al<strong>la</strong> letteratura, ma l’<strong>in</strong>tento è stato di creare una sorta di “luogo” - d’<strong>in</strong>contro e di ricerca - <strong>in</strong> cui <strong>la</strong> tensione critica del pensiero e <strong>la</strong> forza immag<strong>in</strong>ativa potessero <strong>in</strong>contrarsi attorno ad alcuni temi antropologici che riteniamo centrali. La nostra <strong>rivista</strong> tenta di dare vita ad una rete di pensiero e passione per l’arte e <strong>la</strong> poesia che sia una sorta di “comunità <strong>in</strong>attuale (reale tra persone o anche solo tramite i testi e le opere) tra <strong>in</strong>tellettuali, artisti e lettori che si pongano di sfidare lo stallo e <strong>la</strong> banalità <strong>in</strong> cui staziona <strong>la</strong> cultura attuale, <strong>in</strong> nome dei valori dei libertà e bellezza che l’arte e <strong>la</strong> poesia recano <strong>in</strong> sé, se sono davvero tali. Crediamo, <strong>in</strong> tal senso, <strong>in</strong> una valenza etica di ogni opera poetica, artistica e di pensiero. Da alcuni numeri si è avviata una specifica ricerca iconografica, che cura Adriano Coppo, per dare visibilità tramite <strong>la</strong> fotografia alle l<strong>in</strong>ee di fondo del pensiero di ogni numero del<strong>la</strong> <strong>rivista</strong>, poiché riteniamo che le immag<strong>in</strong>i non siano una mera “cornice” ai testi, ma abbiano <strong>in</strong> sé una potenza tale da creare nuove analogie e aprire nuovi varchi al pensiero stesso. Esiste nel<strong>la</strong> vostra attività l'idea di un pubblico al quale rivolgersi? In tal caso come connotereste questo pubblico? La nostra <strong>rivista</strong> vuole <strong>in</strong>contrare il pubblico, trovare lettori, per questo è distribuita per abbonamento, e viene anche presentato più volte ogni numero <strong>in</strong> librerie o <strong>in</strong> altre occasioni e luoghi. Inoltre La Mosca di Mi<strong>la</strong>no è presente <strong>in</strong> alcune delle maggiori librerie delle città del nord e centro Italia (oltre a Mi<strong>la</strong>no, Genova, Trento, Firenze, Roma), prima era presente nelle librerie Feltr<strong>in</strong>elli, ma da mesi <strong>la</strong> scelta di queste librerie di non tener più le riviste ha penalizzato tutte le testate, compreso <strong>la</strong> nostra. Il pubblico che legge <strong>la</strong> <strong>rivista</strong> è fatto da persone di varia età e di varia estrazione sociale, con un numero maggiore di lettori-abbonati tra <strong>in</strong>segnanti, studenti universitari, ricercatori ma anche pensionati appassionati di poesia e filosofia. La <strong>rivista</strong> non accetta pubblicità, per cui si AUTOFINANZIA, grazie ai contributi del<strong>la</strong> redazione, dei col<strong>la</strong>boratori e di tutti i sostenitori, abbonati e lettori. Quali domande e riflessioni hanno improntato <strong>la</strong> vita del<strong>la</strong> <strong>rivista</strong>, quali questioni ha visto nascere nel corso del dibattito, <strong>in</strong>terno ed esterno adesso? Quali le questioni più importanti sollevate? Nel tempo alcuni temi monografici affrontati da La Mosca di Mi<strong>la</strong>no sono stati: gli stati di coscienza, <strong>la</strong> metamorfosi, il dono, il gioco, i luoghi, le città. Negli ultimi numeri, il tema che stiamo affrontando attraverso i vari saggi e testi, oltre che nelle immag<strong>in</strong>i fotografiche è il conf<strong>in</strong>e, <strong>in</strong>teso come luogo fisico di <strong>in</strong>contro/scontro tra idiomi, culture e l<strong>in</strong>guaggi, ma anche come soglia dove sorge, si crea e agisce <strong>la</strong> l<strong>in</strong>gua poetica. Nel dibattito attuale tra <strong>la</strong> redazione e i vari col<strong>la</strong>boratori esterni stiamo cercando di <strong>in</strong>dividuare – con letture e confronti sui testi – quali possano essere oggi le voci poetiche più potenti e significative <strong>in</strong> Italia. Ci chiediamo <strong>in</strong>oltre quali siano le capacità delle riviste e dei centri culturali operanti sul territorio italiano di superare i limiti del<strong>la</strong> critica letteraria per <strong>in</strong>dagare con sguardo curioso, capace e attento <strong>la</strong> produzione poetica esistente <strong>in</strong> Italia e quali siano le tendenze del<strong>la</strong> poesia all’estero. Sul numero 12, <strong>in</strong> tal senso, penso ai contributi di Stefano Guglielm<strong>in</strong> sul<strong>la</strong> poesia italiana degli ultimi 30 anni, il <strong>la</strong>voro analitico di Alfredo Rienzi su 3 antologie critiche pubblicate negli ultimi anni <strong>in</strong> Italia, ma anche altri saggi, come quelli di Franco Romanò su Umberto Bell<strong>in</strong>tani e sul numero 11 il saggio di Meten Nasr sul<strong>la</strong> poesia di Giampiero Neri. Rispetto a ciò che è <strong>la</strong> poesia all’estero, penso al bel saggio di Pao<strong>la</strong> Ma<strong>la</strong>vasi che <strong>in</strong>daga <strong>la</strong> poesia di Seamus Heaney, Les Murray, Iosif Brodskj, Dereck Walcott, mostrando come sia 45
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