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contemporanea muove <strong>in</strong>vece da una accurata selezione e concentrazione del senso: lo stesso ricorso a<br />

<strong>la</strong>certi memoriali nasce dall'esigenza di dare corpo a un discorso pragmaticamente esperienziale su cui vi<br />

sia una re<strong>la</strong>tiva certezza. . . . Ristrutturazione può essere <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> chiave". Suscitai le ire di Cucchi, che –<br />

non è un caso - mi scrisse una dura e mail, a cui replicai sempre privatamente. non stavo giustificando il<br />

m<strong>in</strong>imalismo - ci mancherebbe altro! - ma stavo dicendo proprio che era un <strong>in</strong>soddisfacente punto di<br />

partenza, forse di svolta, per uscire dall'impasse. Il rischio è che questa diventi una facile e stupida<br />

grammatica del readymade (post) realista, confessionale, <strong>in</strong>trospettivo, giustificata da una genu<strong>in</strong>ità<br />

dell’approccio che <strong>in</strong> alcun modo si pone il problema del<strong>la</strong> sublimazione stilistica! Ora, io credo che dare<br />

credito all’<strong>in</strong>visibile sia davvero rischioso e perf<strong>in</strong>o patetico; ma se non crediamo almeno che <strong>la</strong> poesia ci<br />

possa far vivere – restituire – una praticabile globalità dell’esperienza di vivere (<strong>la</strong> riparazione del<strong>la</strong><br />

poesia) e – soprattutto – se non crediamo che questa debba avvenire nel, attraverso e come testo,<br />

davvero possiamo smobilitare, andare pere strada e ur<strong>la</strong>re quanto siamo buoni e genu<strong>in</strong>i, e raccontare a<br />

tutti quanto è bel<strong>la</strong> <strong>la</strong> nostra favo<strong>la</strong>!<br />

Riguardo agli anni Sessanta e Settanta, dice Manacorda:<br />

La grande onda del<strong>la</strong> richiesta di creatività ha spazzato via gli abat<strong>in</strong>i del<strong>la</strong> sperimentazione formale. Non<br />

avevano dentro nul<strong>la</strong> che non fosse «autocoscienza» e «autocritica» (14) . . . Ogni s<strong>in</strong>golo poeta del<strong>la</strong><br />

nostra generazione [ha] gettato <strong>la</strong> propria emotività <strong>in</strong> una sorta di sottosca<strong>la</strong> dell’<strong>in</strong>teriorità. . . . Questo<br />

ha fatto di noi delle macch<strong>in</strong>e da letteratura.» (3)<br />

Poi venne quello che L<strong>in</strong>guaglossa ha def<strong>in</strong>ito perfettamente come «lo sfrenato nomadismo del<strong>la</strong><br />

monadicità . . io sono il mio mondo» (4). cioè il m<strong>in</strong>imalismo; un proc<strong>la</strong>ma dopo l’altro, si è arrivati a<br />

godere del<strong>la</strong> frammentazione, ecc., tutto quello di cui ben par<strong>la</strong> Niva Lorenz<strong>in</strong>i nel<strong>la</strong> Poesia italiana del<br />

Novecento (Il Mul<strong>in</strong>o, Bologna 1999). Romanzo frammentato di se stessi, post-cucchismo, postmal<strong>la</strong>rmeismo,<br />

post-giudidicismo <strong>in</strong> sedicesimo, post-buffonismo, e via via sempre più giù attraverso gli<br />

anni '80 e '90. Il mito dell’«esperienza consumata nell’immediato» (5).<br />

Il disperso è del 1976, con <strong>la</strong> sua fenomenologia caotica e l’ontologia dell’annul<strong>la</strong>mento paritario di ogni<br />

giudizio di valore dei frammenti. Ma questo libro, così importante, non apre una nuova fase del<strong>la</strong> poesia:<br />

chiude l’epoca del<strong>la</strong> Waste Land, l’Età dell’Angoscia <strong>in</strong>iziata col primo dopoguerra. La mia tesi è che<br />

Magrelli, quattro anni dopo, dia il via anche con troppo anticipo a qualcosa che non è solo o tanto una<br />

“grammatica” (6), quanto una prima ricentralizzazione dell’Io che non è solo sentimento (7) né solo<br />

occhio (8) o techné (9). Attenzione: non dico che l’Io si ripropone come sublime centro dell’universo, ma<br />

solo che si muove verso il centro di un mondo praticabile, e di lì, con una fiducia m<strong>in</strong>ima ma nuovissima,<br />

riord<strong>in</strong>a una visione del mondo che non ha altri punti di riferimento autorevoli ed esterni. Mettiamo fianco<br />

a fianco Il disperso con Inventari di Andrea Inglese, o <strong>la</strong> sua recente p<strong>la</strong>quette Bilico: che enorme<br />

differenza nel modo di far cozzare i materiali, di immergersi nel mondo, di proporsi dei f<strong>in</strong>i espressivi!<br />

Ancora: <strong>la</strong> Mi<strong>la</strong>no elegiaca dello stesso Cucchi o quel<strong>la</strong> svuotata e metafisica di De Angelis sono<br />

profondamente diverse da quel<strong>la</strong> brulicante di vita di Gabrie<strong>la</strong> Fantato, specie del<strong>la</strong> Fantato più “cittad<strong>in</strong>a”<br />

di Moltitud<strong>in</strong>e. Qui si riorganizza <strong>la</strong> scena attorno a un io simpatetico, senza raccontare né fare bozzetti<br />

frammentati, bensì ricostruendo, creando figure e immag<strong>in</strong>i a tutto tondo: rimettendo <strong>in</strong>sieme i<br />

frammenti con un desiderio di andare verso <strong>la</strong> vita, prender<strong>la</strong> di petto e veder<strong>la</strong>. Raccontare, ma senza<br />

fare narrazione; dire le cose come realmente - realisticamente - sono, ma senza cadere nel realismo<br />

descrittivo che toglierebbe al<strong>la</strong> poesia il suo specifico. Al proposito, cito un percorso per qualche verso<br />

parallelo, quello di Edoardo Zuccato, forse l’unico dei più giovani che oggi scriva <strong>in</strong> dialetto per vera<br />

necessità espressiva e non per snobismo e che, pur costeggiando certo m<strong>in</strong>imalismo realista, sappia<br />

<strong>in</strong>novare <strong>la</strong> visione, il punto di vista da cui guardare il mondo. Restando <strong>in</strong> zona, aggiungo <strong>la</strong> voce più<br />

appartata di tutte, quel<strong>la</strong> di Francesco Scaramozz<strong>in</strong>o, il quale par<strong>la</strong> del<strong>la</strong> vita con un aff<strong>la</strong>to, una visione<br />

che è tutto tranne che frammentata o riduzionistica, che si appel<strong>la</strong> a un Tu umanissimo (per nul<strong>la</strong><br />

montaliano) e ricostruisce così una m<strong>in</strong>ima comunità di senso.<br />

Facendo qualche altro nome, come non citare <strong>la</strong> tensione filosofica di Paolo Febbraro, <strong>la</strong> sua pronuncia<br />

sicura e netta, <strong>la</strong> forza dichiarativa davvero e<strong>qui</strong>librata e c<strong>la</strong>ssica che promana da ogni suo verso, e che<br />

comunque è già cosa diversa da Magrelli, di pochi anni più anziano? Penso poi al<strong>la</strong> vena più calda e lirica,<br />

ma similmente portata al<strong>la</strong> ricca <strong>in</strong>trospezione filosofica, di un Corrado Bagnoli; al<strong>la</strong> poesia “residuale”,<br />

depurata da ogni accenno di sentimento ma altissima nel<strong>la</strong> sua forza umana e nel<strong>la</strong> sapienza dei toni di<br />

Massimo Morasso; e poi vorrei aggiungere <strong>la</strong> bel<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione del Diario del pane di Stefano Massari; <strong>la</strong><br />

poesia dall’ampio respiro e dal<strong>la</strong> vena meditativa e filosofica di Alfredo Rienzi; <strong>la</strong> poesia di Silvia Zoico,<br />

disperatamente tesa a un e<strong>qui</strong>librio formale che si <strong>in</strong>cr<strong>in</strong>a di cont<strong>in</strong>uo sotto <strong>la</strong> pressione dei significati e<br />

del<strong>la</strong> vita; <strong>la</strong> voce lirica più che sentimentale di Pasquale Di Palmo, uno dei poeti con <strong>la</strong> miglior capacità di<br />

visione; <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, uno scandalo nello scandalo, cioè uno dei più grandi fra i poeti di c<strong>in</strong>quant’anni, Carlo<br />

Mol<strong>in</strong>aro: <strong>la</strong> limpidezza naïf, l’apertura totale e <strong>in</strong>genua al mondo del<strong>la</strong> sua vena narrativa fanno<br />

impallidire tanti m<strong>in</strong>imalisti del<strong>la</strong> terza ora.<br />

Come non vedere questi pochi nomi, a cui potrei aggiungerne altri, <strong>in</strong> una ideale selezione a fianco di due<br />

capisaldi pur diversissimi tra loro come Puster<strong>la</strong> e Fiori? È evidente che <strong>la</strong> mia argomentazione di fondo<br />

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