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si mantenga nel<strong>la</strong> possibilità di un ascolto del testo quale si dà nel<strong>la</strong> sua immediatezza, forse addirittura<br />

nel<strong>la</strong> sua essenza, al di là e al di fuori delle forse oggi <strong>in</strong>evitabili contam<strong>in</strong>azioni o spettaco<strong>la</strong>rizzazioni.<br />

Primo editoriale, gennaio 2003:<br />

Presentare una nuova <strong>rivista</strong><br />

Presentare una nuova <strong>rivista</strong> di poesia, Almanacco del Ramo d’Oro, che nasce all’alba di questo nuovo<br />

millennio, <strong>in</strong> un momento tanto problematico e difficile per l’<strong>in</strong>tera popo<strong>la</strong>zione umana sembra essere<br />

segno di ottimismo, o di sfrontatezza o di utopia. Oppure è solo l’<strong>in</strong>coscienza dei promotori che va<br />

scusata. Su questa questione non mi pronuncio.<br />

Normalmente, <strong>in</strong> questa operazione, si <strong>in</strong>dicano le direttrici di poetica, si decl<strong>in</strong>ano gli <strong>in</strong>tenti, si propone<br />

il gruppo redazionale come omogeneo, ecc. Noi condividiamo soprattutto un desiderio.<br />

Il titolo di questo primo numero “Identità e sradicamenti” vuole <strong>in</strong>terrogare il presente e <strong>la</strong> realtà che<br />

quotidianamente viviamo; segna un progetto e una speranza: che <strong>in</strong> tempi difficili l’Europa sia terra di<br />

apertura, luogo concreto di e<strong>la</strong>borazione di modelli possibili di convivenza e di re<strong>la</strong>zione. E che l’<strong>in</strong>contro<br />

non si trasformi <strong>in</strong> vio<strong>la</strong>zione, sopruso, annichilimento o, peggio ancora, omologazione a modi di vita<br />

imposti dalle tenaci maglie del rapporto mercato-consumo, dove tutto oggi confluisce e si moltiplica.<br />

Sembrano fuori luogo questi temi <strong>in</strong> una <strong>rivista</strong> di poesia: solo per chi crede che <strong>la</strong> poesia sia altro dal<strong>la</strong><br />

vita reale, sia conf<strong>in</strong>ata <strong>in</strong> una ragge<strong>la</strong>nte superiorità di vedute o totalmente estranea alle pratiche di<br />

condivisione dell’esperienza. Noi questo pensiero condividiamo, nel<strong>la</strong> diversità delle nostre posizioni<br />

s<strong>in</strong>gole, che danno al<strong>la</strong> <strong>rivista</strong> ango<strong>la</strong>ture e prospettive variegate. E penso siano ricchezza anche le<br />

differenze tra noi, a patto di osservare per l’altro/a <strong>la</strong> misura delle <strong>in</strong>dividualità.<br />

Non credo neppure sia un caso che Almanacco del Ramo d’Oro nasca a Trieste e voglia raccogliere, al di<br />

là del<strong>la</strong> consueta semplificazione sul<strong>la</strong> multiculturalità del luogo, il senso vivo di appartenere a una terra<br />

di conf<strong>in</strong>e e il rapporto collo<strong>qui</strong>ale con le diverse realtà che a Trieste si affacciano: per essere porta e<br />

passaggio di culture e di azioni, secondo <strong>la</strong> tradizione di un tempo. Porta, per cui il dentro e il fuori<br />

diventano <strong>in</strong>tercambiabili, a seconda del<strong>la</strong> prospettiva di osservazione. E sia anche luogo di<br />

ripensamento, attento, magari problematico. Perché <strong>in</strong> un mondo dove le periferie tendono ad estendersi<br />

e si moltiplicano, <strong>la</strong> prospettiva decentralizzata di una terra che storicamente è stata marg<strong>in</strong>e, sembra<br />

diventare, oggi, luogo privilegiato di osservazione e di riflessione, quasi un <strong>la</strong>boratorio che ha anticipato i<br />

tempi.<br />

D’altra parte Almanacco del ramo d’Oro <strong>in</strong>tende anche uscire dai circuiti limitati di una circo<strong>la</strong>zione<br />

regionale o transfrontaliera: per porsi direttamente <strong>in</strong> rapporto con realtà locali, nazionali e <strong>in</strong>ternazionali<br />

che formano il tessuto umano di convivenza dell’Europa e del Mediterraneo, recuperando saperi,<br />

tradizioni, re<strong>la</strong>zioni, che hanno segnato <strong>la</strong> vita di popoli diversi, ne hanno arricchita e resa più complessa<br />

l’esperienza del mondo.<br />

Grande attenzione, dunque, è riservata al<strong>la</strong> traduzione di testi da diverse l<strong>in</strong>gue straniere, al<strong>la</strong><br />

presentazione di opere <strong>in</strong> dialetto, nei differenti dialetti non so<strong>la</strong>mente italiani, e <strong>in</strong> l<strong>in</strong>gue cosiddette<br />

m<strong>in</strong>oritarie, oltre che, naturalmente, a testi <strong>in</strong> l<strong>in</strong>gua italiana.<br />

Ogni numero, <strong>in</strong>oltre, è caratterizzato da un tema, <strong>in</strong>torno al quale vertono saggi, <strong>in</strong>terventi, op<strong>in</strong>ioni,<br />

testi creativi, e altro.<br />

Ecco allora decl<strong>in</strong>ati gli <strong>in</strong>tenti del<strong>la</strong> <strong>rivista</strong> che si vuole proporre come terreno di confronto, di<br />

testimonianza, di <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e, e di riflessione <strong>in</strong>torno al<strong>la</strong> poesia, anche <strong>in</strong> senso <strong>la</strong>to. Senza cadere nel<strong>la</strong><br />

<strong>in</strong>genuità di una esaltazione iperbolica del<strong>la</strong> funzione salvifica del<strong>la</strong> poesia noi <strong>in</strong>tendiamo<br />

sommessamente porci e porre alcune domande, <strong>in</strong>iziare un dialogo che speriamo essere vivace e<br />

cont<strong>in</strong>uo nel tempo, attraversare con uno sguardo non ideologico o semplificatorio un’attività umana<br />

tanto antica e vitale.<br />

Editoriale del n. 7, ottobre 2005:<br />

Introduzione<br />

Il titolo di questo numero 7 - Traduzioni&Straduzioni è debitore nei confronti di un libro uscito nel 2004<br />

da Rizzoli, si tratta di La straduzione di Laura Pariani. Mi aveva colpito, di questo bel libro che racconta <strong>in</strong><br />

parallelo l’esperienza di Pariani <strong>in</strong> Argent<strong>in</strong>a e quel<strong>la</strong>, remota, di Witold Gombrowicz, il <strong>la</strong>voro collettivo di<br />

traduzione del Ferdydurke <strong>in</strong> castel<strong>la</strong>no da parte di Gombrowicz (che non padroneggia ancora a<br />

sufficienza <strong>la</strong> l<strong>in</strong>gua) e dei suoi amici letterati argent<strong>in</strong>i e cubani che non conoscono il po<strong>la</strong>cco. Una<br />

scommessa creativa, una col<strong>la</strong>borazione tra amici:<br />

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