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LA GRU<br />
La Gru, foglio quadrimestrale di poesia e realtà, nasce ad Ascoli Piceno nel maggio 2005 su <strong>in</strong>iziativa di<br />
Daniele De Angelis, Davide Nota, Riccardo Fabiani e Gianluca Pulsoni. Ci accomuna l’essere nati nei primi<br />
anni ’80, <strong>la</strong> residenza nel capoluogo piceno e l’aver partecipato all’esperienza giovanile de La Biblioteca di<br />
Babele [2001-2004].<br />
La metafora del<strong>la</strong> gru edile <strong>in</strong> una periferia-dormitorio del<strong>la</strong> prov<strong>in</strong>cia italiana permette di <strong>in</strong>trodurre da<br />
subito il legame strettissimo fra poesia e realtà, lirica ed epoca.<br />
Dalle altezze del<strong>la</strong> gru è possibile ricomporre a unità l’apparente frammentarietà di un ambiente “privato”<br />
del<strong>la</strong> sua socialità, del dibattito, del<strong>la</strong> complessità; dal<strong>la</strong> gru si osserva una realtà ridotta a groviglio<br />
<strong>in</strong>sensato, a giustapposizione di voci ed esperienze iso<strong>la</strong>te e <strong>in</strong>capaci di uscire dal proprio ghetto urbano;<br />
una deso<strong>la</strong>zione poetica che è anche vuoto politico e sociale. Ma proprio questa prospettiva diversa<br />
riconsegna all’osservatore un’unità fra <strong>in</strong>dividuo e collettività e fra poesia e storia che è sempre esistita e<br />
che necessita di essere ricomposta <strong>in</strong> una visione d’<strong>in</strong>sieme non più eludibile.<br />
L’aperta critica nei confronti delle esperienze poetiche dom<strong>in</strong>anti gli ultimi tre decenni di poesia italiana<br />
(dall’<strong>in</strong>timismo casal<strong>in</strong>go di ieri e di oggi al neo e post avanguardismo universitario) fa sì che il primo<br />
naturale pubblico di riferimento sia quel<strong>la</strong> schiera di poeti sparsi (giovani, nati proprio nel decennio del<br />
ritorno al privato, ma non solo: eretici, non all<strong>in</strong>eati di qualunque età e provenienza) che oggi stentano a<br />
riconoscersi nelle nostrane poetiche dom<strong>in</strong>anti, grosso modo cont<strong>in</strong>uate e coltivate anche dai poeti e<br />
critici “di trent’anni”.<br />
Inoltre (attraverso <strong>la</strong> distribuzione gratuita per librerie, università e biblioteche) cerchiamo di rivolgerci<br />
anche ad un pubblico di semplici lettori, che altrimenti non riuscirebbe a raggiungere esperienze ed autori<br />
emarg<strong>in</strong>ati o maltrattati dalle antologie ufficiali.<br />
Il rapporto fra <strong>la</strong> poesia e <strong>la</strong> storia, il ruolo del<strong>la</strong> comunicazione e il suo impatto su l<strong>in</strong>gua e produzione<br />
artistica, il poema come forma espressiva capace di <strong>in</strong>terpretare l’età contemporanea: questi sono stati i<br />
temi affrontati nei primi numeri di questo quadrimestrale. L’<strong>in</strong>treccio fra ispirazione e politica, come già<br />
<strong>in</strong>dicato nel sottotitolo del<strong>la</strong> <strong>rivista</strong> (foglio quadrimestrale di poesia e realtà), è una constatazione<br />
<strong>in</strong>evitabile che è riemersa dopo due decenni di disimpegno e riflusso nel privato da parte del cittad<strong>in</strong>o e<br />
dell’artista; l’impossibilità <strong>in</strong>tellettuale ed artistica del<strong>la</strong> fuga dal<strong>la</strong> realtà alimenta così l’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e de La<br />
Gru sull’Italia contemporanea, prov<strong>in</strong>cia <strong>in</strong> decadenza di un impero ben più vasto, e sui suoi mali: così nel<br />
secondo numero <strong>la</strong> critica al<strong>la</strong> comunicazione e alle sue orig<strong>in</strong>i (il post-moderno) diventa <strong>in</strong>vettiva etica<br />
ed estetica allo stesso tempo, prospettando nel poema neo-gergale <strong>la</strong> forma adeguata di resistenza<br />
all’<strong>in</strong>vasione violenta del pensiero mass-mediale.<br />
Passando dal piano “pubblico” alle posizioni più “<strong>in</strong>terne” al mondo poetico, La Gru non risparmia dubbi<br />
ed attacchi al<strong>la</strong> critica nazionale e ai suoi criteri “cliente<strong>la</strong>ri” e arbitrari che tendono ad escludere le<br />
esperienze poetiche eterodosse a favore di un’espressione artistica addomesticata e <strong>in</strong>offensiva, tesa ad<br />
un lirismo autoreferenziale e sterile. Anche per rispondere ad un’esigenza di ri<strong>la</strong>ncio del<strong>la</strong> poesia<br />
“<strong>in</strong>civile”, siamo fra gli organizzatori di una giornata nazionale di “poesia contro <strong>la</strong> guerra” da tenersi a<br />
Grottammare (AP) nel gennaio 2006.<br />
Miriamo con queste <strong>in</strong>iziative e con <strong>la</strong> nostra opera a creare una nuova l<strong>in</strong>ea o tendenza poetica,<br />
rivolgendoci soprattutto alle nuove e nuovissime generazioni: una l<strong>in</strong>ea di pensiero e paro<strong>la</strong> che non<br />
abbia paura del<strong>la</strong> realtà e sia cosciente del legame <strong>in</strong>elim<strong>in</strong>abile fra storia e scrittura. Questa sorta di<br />
“militanza” poetica si del<strong>in</strong>ea <strong>in</strong> ogni numero nei tre articoli <strong>in</strong>troduttivi (editoriali) che tratteggiano <strong>la</strong><br />
l<strong>in</strong>ea redazionale, senza che questo ovviamente si traduca <strong>in</strong> censure nei confronti dei restanti <strong>in</strong>terventi,<br />
aperti al contraddittorio e al dissenso critico.<br />
Siamo conv<strong>in</strong>ti che oltre ad esperienze e tendenze giustamente riconosciute, di bravi poeti come Milo De<br />
Angelis o Davide Rondoni, si stia affermando (o meglio: esista già da tempo) una forte e fertile l<strong>in</strong>ea<br />
<strong>in</strong>civile (o anticivile), di ispirazione chiaramente pasol<strong>in</strong>iana (ma non solo) che sebbene censurata<br />
preventivamente da parte del<strong>la</strong> critica tout court, giocherà un importante ruolo, teorico ed estetico, nel<br />
futuro prossimo del<strong>la</strong> poesia italiana, soprattutto per quanto riguarda <strong>la</strong> comune tentazione al poema<br />
polifonico (D’Elia, Sissa, Santi).<br />
Questo è il nostro punto di vista, <strong>la</strong> posizione de La Gru, foglio nato con pochissimi fondi forniti dalle<br />
istituzioni locali e che allo stato attuale rischia seriamente di dover porre f<strong>in</strong>e alle pubblicazioni per<br />
mancanza di f<strong>in</strong>anziamenti. La Gru uscirà ancora per alcuni numeri, mentre non ci è possibile<br />
assolutamente programmare nul<strong>la</strong> che si collochi al di là di un limite temporale molto vic<strong>in</strong>o. Se si<br />
chiuderà, resterà comunque un patrimonio di dubbi, ipotesi, nuove esigenze formali e contenutistiche<br />
espresse <strong>in</strong> uno scenario dom<strong>in</strong>ato <strong>in</strong>vece dall’impasse <strong>in</strong>timista.<br />
Ma siamo soddisfatti e <strong>in</strong> qualche modo fieri del <strong>la</strong>voro f<strong>in</strong>o ad ora compiuto: siamo riusciti a coagu<strong>la</strong>re<br />
attorno al<strong>la</strong> <strong>rivista</strong> gli <strong>in</strong>teressi e le sensibilità di un folto gruppo di poeti nati negli anni ’80; abbiamo<br />
proposto pubblicamente giovani artisti asco<strong>la</strong>ni (Paolo Girardi, pittore poco più che trentenne di <strong>in</strong>dubbio<br />
talento, e il giovane foto-poeta Fabrizio De Fabiis); stiamo preparando un festival di poesia <strong>in</strong>civile che<br />
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