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IL MONTE ANALOGO<br />
1. Dal gruppo amicale al<strong>la</strong> <strong>rivista</strong> di poesia e ricerca aperta al plurale<br />
Il primo numero del semestrale Il Monte Analogo porta <strong>la</strong> data del febbraio 2004 ed è al<strong>la</strong> sua terza<br />
uscita. Ha però alle spalle una lunga e sotterranea gestazione: prima nell’attività di un gruppo di amici,<br />
poeti e poetesse mi<strong>la</strong>nesi che si sono riuniti durante gli anni Ottanta nel salotto di Irene Stefenelli; e poi,<br />
dopo <strong>la</strong> sua morte nel 1993, nel Gruppo del venerdì (1). Il passaggio da cenacolo di lettura e riflessione<br />
sul<strong>la</strong> poesia a redazione, al<strong>la</strong>rgata a nuovi partecipanti, di una <strong>rivista</strong> di poesia e ricerca (come dichiara il<br />
sottotitolo) è avvenuto attorno al 2003 e soprattutto per <strong>in</strong>iziativa di Giampiero Neri, tra i pr<strong>in</strong>cipali<br />
animatori di questa vicenda culturale f<strong>in</strong> dagli <strong>in</strong>izi.<br />
L’attuale redazione è composta da poeti, poetesse e studiosi di poesia, tutti accomunati dal<strong>la</strong> passione<br />
per <strong>la</strong> lettura e <strong>la</strong> scrittura. Oltre a curare <strong>la</strong> <strong>rivista</strong> (per ora solo cartacea e <strong>in</strong> futuro, si pensa, anche on<br />
l<strong>in</strong>e) impegnandosi direttamente nel<strong>la</strong> impag<strong>in</strong>azione, valutazione e traduzione dei testi o nel<strong>la</strong><br />
distribuzione delle copie agli abbonati e <strong>in</strong> un circuito <strong>in</strong> crescita di librerie, queste persone fanno per il<br />
resto cose molto diverse: giornalismo, <strong>la</strong>voro editoriale o impiegatizio, <strong>in</strong>segnamento.<br />
Come prova il materiale f<strong>in</strong>ora pubblicato, Il Monte Analogo accoglie per scelta rigorosa <strong>la</strong> produzione<br />
poetica, saggistica, ma anche grafica o fotografica, di autori ignoti o poco riconosciuti sia <strong>in</strong> Italia che<br />
fuori. L’attenzione del<strong>la</strong> <strong>rivista</strong> a questa realtà culturale <strong>in</strong> movimento - decentrata, plurale, extraaccademica<br />
- ed alle sue implicazioni (formali, l<strong>in</strong>guistiche, organizzative e sociologiche) è uno dei tratti<br />
che <strong>la</strong> dist<strong>in</strong>gue - crediamo - anche da altre riviste letterarie.<br />
F<strong>in</strong> da subito, <strong>in</strong>fatti, su di essa <strong>la</strong> redazione ha avviato un confronto, non privo di diversità di accenti e di<br />
prospettive: si va - come detto nel primo editoriale - dall’auspicio che al<strong>la</strong> ricerca poetica contemporanea<br />
contribuisca non più «una esigua élite, ma una ben numerosa e libera compagnia» all’evocazione nel<br />
saggio apparso sullo stesso n. 1 di una «moltitud<strong>in</strong>e poetante» s<strong>in</strong>tonizzata con le trasformazioni del<strong>la</strong><br />
società e del <strong>la</strong>voro <strong>in</strong>formatizzato, dove assumono crescente rilievo i flussi l<strong>in</strong>guistici, comunicativi e <strong>in</strong><br />
senso ampio «creativi».<br />
La nostra sensibilità a tali temi non è superficiale né casuale. A parte <strong>la</strong> figura di Giampiero Neri, poeta<br />
affermato a livello nazionale e anche fuori d’Italia già prima del<strong>la</strong> fondazione de Il Monte Analogo, come<br />
redattori e redattrici del<strong>la</strong> <strong>rivista</strong> siamo noi stessi parte del<strong>la</strong> «nebulosa poetante» o del «sommerso»<br />
del<strong>la</strong> ricerca poetica contemporanea o del «pubblico del<strong>la</strong> poesia» (formule approssimative che designano<br />
il fenomeno di cui stiamo trattando).<br />
E il dilemma, che serpeggia <strong>in</strong> quest’area culturale <strong>in</strong> <strong>in</strong><strong>qui</strong>eto movimento, collegata al dibattito delle<br />
riviste letterarie o a piccole case editrici e ora anche a siti su Internet, potrebbe essere enunciato così:<br />
correggere l’elitarismo tradizionale del<strong>la</strong> poesia italiana (e delle sue istituzioni: università, case editrici,<br />
riviste stesse) e mirare a una sorta di elitarismo di massa (adeguato ai nuovi tempi di una società più<br />
sco<strong>la</strong>rizzata che <strong>in</strong> passato) oppure costruire modi di comunicazione, istituzioni e luoghi del<strong>la</strong> ricerca<br />
poetica <strong>in</strong> una prospettiva coerentemente plurale?<br />
Il problema è all’ord<strong>in</strong>e del giorno. Trape<strong>la</strong> sotto il fervore di tante <strong>in</strong>iziative (pubblicazione di antologie<br />
dei nuovi e novissimi poeti, festival di poesia, convegni) che oscil<strong>la</strong>no - ci pare - tra <strong>la</strong> prima (più<br />
“realistica”?) e <strong>la</strong> seconda (più “utopica”?) ipotesi. E si è affacciato nello stesso <strong>la</strong>voro redazionale<br />
“pratico” de Il Monte Analogo.<br />
Abbiamo aperto, <strong>in</strong>fatti, tre terzi delle nostre pag<strong>in</strong>e a poeti “non famosi”, “trascurati” ma senza<br />
accogliere <strong>la</strong> “spazzatura” (e tra l’altro ci chiediamo sempre con un po’ d’<strong>in</strong><strong>qui</strong>etud<strong>in</strong>e - specie da parte di<br />
chi propende per una dimensione plurale del<strong>la</strong> poesia - cosa sia da considerare “spazzatura” <strong>in</strong> poesia).<br />
Sappiamo però che il numero dei poeti “trascurati” che ospiteremo non dice di per sé cosa <strong>in</strong> futuro <strong>la</strong><br />
<strong>rivista</strong> vorrà promuovere. E quando, al sesto o decimo numero avremo pubblicato un cent<strong>in</strong>aio di questi<br />
poeti, il semplice <strong>in</strong>ventario di testi e di nomi dirà, sì, che Il Monte Analogo è stato molto attento al<br />
fenomeno del<strong>la</strong> “scrittura poetica di massa”, ma non dirà automaticamente se e cosa tale scrittura covi <strong>in</strong><br />
sé di liberatorio o se non si riduca - come molti con un po’ di boria <strong>in</strong>s<strong>in</strong>uano - a semplice sfogo, a forme<br />
espressive epigoniche o velleitarie.<br />
Siamo, dunque, noi pure alle prese con le due ipotesi di cui sopra (e <strong>qui</strong>ndi con due possibili tipologie di<br />
<strong>rivista</strong>): - una nettamente e coerentemente antielitaria e non amicale, promotrice di una ”poesia dei<br />
molti”; - una che selezioni “il meglio” del cosiddetto “sottobosco poetico”, trascurato dall’accademia e<br />
dalle case editrici, e aggiunga una manciata di stelle al firmamento poetico.<br />
Il dibattito tra noi è aperto. Ma pare di poter dire che <strong>la</strong> sp<strong>in</strong>ta più forte vada <strong>in</strong> direzione di una <strong>rivista</strong><br />
impegnata nell’approfondimento del<strong>la</strong> polisemia e specificità dei testi poetici contemporanei (del<strong>la</strong> loro<br />
forma, del<strong>la</strong> loro bellezza) e che diventi crocevia di <strong>in</strong>contri tra scriventi sconosciuti, anche stranieri, <strong>in</strong><br />
cerca non solo di un legittimo riconoscimento per sé ma di nuovi strumenti <strong>in</strong>terpretativi <strong>in</strong> cui collocare<br />
le proprie ricerche, di una nuova critica <strong>in</strong>somma, capace, attraverso saggi, <strong>in</strong>chieste, sem<strong>in</strong>ari, di<br />
del<strong>in</strong>eare un’estetica per una poesia dei molti.<br />
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