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Il Patrimonio Unesco dell.docx - Mlbianchi.altervista.org

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L’economia<br />

Da un’economia pre-coloniale, fondata sulle attività primarie e il commercio, il paese si avviò<br />

verso un’economia moderna sotto le amministrazioni tedesca e inglese: ferrovie, strade e porti,<br />

impulso a un’agricoltura di mercato e a metà del nostro secolo l’industrializzazione. La vera svolta<br />

nella politica economica fu impressa con la Carta di Arusha (1967), in cui il presidente Neyerere<br />

definì le sue scelte programmatiche: priorità <strong>dell</strong>o sviluppo rurale attraverso la creazione di<br />

comunità agricole di tipo socialista, controllo statale sulle imprese straniere, politica estera di<br />

non allineamento, rifiuto di aiuti internazionali vincolati a condizioni politico-economiche ritenute<br />

troppo pesanti (ben accetti erano solo gli aiuti provenienti dalla Svezia e dalla Cina). Vennero<br />

nazionalizzate le principali attività: banche, industrie, piantagioni e commercio, e fu avviato il<br />

progetto dei nuclei produttivi costituiti con l’aggregazione in villaggi <strong>dell</strong>a popolazione (ujamaa).<br />

La politica di coalizione con lo Zambia portò alla costruzione di una ferrovia e di un oleodotto<br />

che attraversano i due paesi. <strong>Il</strong> mo<strong>dell</strong>o economico socialista-collettivista non diede però buoni<br />

risultati, soprattutto perché le difficoltà finanziarie non consentirono di dotare i villaggi rurali<br />

<strong>dell</strong>e infrastrutture necessarie; inoltre il paese negli anni ’70 fu colpito da una prolungata siccità<br />

e dalla recessione mondiale. Durante gli anni ’80 il governo cercò di ripristinare un’economia di<br />

mercato e nel 1986 fu attuato un programma di risanamento mirante al rilancio <strong>dell</strong>a produzione<br />

attraverso nuove regole per gli investimenti, l’avvio <strong>dell</strong>e privatizzazioni e i licenziamenti di<br />

pubblici funzionari. L’attuale parlamento tuttavia si oppone alla privatizzazione di circa 340 imprese<br />

pubbliche. Di fatto l’economia del paese è in uno stato di crisi: l’inflazione resta elevata e<br />

le condizioni di vita <strong>dell</strong>a popolazione sembrano niente affatto migliorate. In alcune regioni poi,<br />

in particolare nella zona nordoccidentale la situazione è aggravata dalle epidemie di AIDS e<br />

dall’afflusso di profughi del Ruanda. Nonostante le ripetute rateizzazioni del rimborso dei prestiti<br />

o parziali annullamenti dei crediti (USA, Regno Unito, Belgio), il debito estero supera di oltre due<br />

volte e mezza il PIL. La Tanzania è stato uno dei paesi maggiormente sostenuti dalle sovvenzioni<br />

internazionali per lo sviluppo. Per la Banca Mondiale la Tanzania resta il paese più povero del<br />

continente dopo il Mozambico.<br />

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