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Leggi gratis un estratto - Cronache dei Campi Elisi

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Chissà se ancora qualc<strong>un</strong>o si perde tra quei tronchi... Di<br />

nuovo mi tornano in mente tutti i vaticini che ho studiato:<br />

barlumi di speranza o avvertimenti contro disastri futuri lasciati<br />

a chi vagava nelle tenebre dell’ignoranza, a quel popolino che<br />

spesso non capiva. Non sono solo le parole a crearmi curiosità,<br />

ma anche capire perché sono inserite in quel testo, non si tratta<br />

di <strong>un</strong>a profezia, ma molto probabilmente di <strong>un</strong> enigma. Forse la<br />

chiave della Conoscenza di cui si parla è <strong>un</strong>o strumento per<br />

profetizzare, <strong>un</strong> insieme di rituali volti a chiamare e vincolare i<br />

morti di cui quell’ignoto autore scrive nelle prime pagine. Mi<br />

riprometto di cercare altre informazioni a tesi finita.<br />

Mi accorgo di essere arrivato alle porte di Vienna, non mi<br />

sono reso conto dello scorrere del tempo. Il traffico più intenso<br />

della città mi accoglie coi colori sgargianti e metallici delle<br />

auto e suono <strong>dei</strong> clacson di chi guida come se combattesse per<br />

la vita.<br />

Mi inoltro con calma verso il centro della città per poi<br />

immettermi in <strong>un</strong> dedalo di viuzze: i confini dello Stillberg.<br />

Vecchi palazzoni di trent’anni fa mi sorvegliano alteri mentre<br />

passo ai loro piedi, infilo la mia piccola utilitaria tra due auto<br />

che hanno <strong>un</strong> disperato bisogno di essere lavate e scendo,<br />

portando con me la mia preziosa cartella. L'appartamento che<br />

condivido con altri tre è poco più avanti, percorro i metri che<br />

mi separano dal portone e osservo attorno a me i primi cenni di<br />

vita serale: studenti che escono per andare a bere qualcosa,<br />

lavoratori che rientrano stanchi a casa. Il tutto è pervaso da <strong>un</strong><br />

vago senso di torpore. Questo è <strong>un</strong> quartiere vecchio, <strong>un</strong> intrico<br />

di edifici solidi ma mal tenuti, molti abitati da anziani che<br />

escono poco e altri da persone come me, a cui basta soltanto <strong>un</strong><br />

tetto.<br />

Fingo di essere <strong>un</strong> ragazzo di buona famiglia, che rientra a<br />

casa dal doposcuola. L’immaginazione abbellisce l’atrio<br />

spoglio che mi accoglie, facendolo diventare lindo e illuminato<br />

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