Leggi gratis un estratto - Cronache dei Campi Elisi

muscoli, intorpiditi dal sonno in quella posizione innaturale.
Chissà a che ora mi sono addormentato... Getto uno sguardo
agli appunti sulla scrivania: ricopiati e ordinati per bene, ultima
pagina esclusa.
Iniziano a bussare.
Mi affretto verso la porta, gettando un veloce sguardo nelle
stanze degli altri: vuote, sono sicuramente già usciti. Invece di
aprire come farei di solito, osservò dallo spioncino: non
riceviamo mai visite, è... inusuale. Ma non è la sola stranezza
che fa vibrare i miei sensi, ho ancora il sogno fatto attaccato
alle miei fibre e ben presente nella mia memoria.
Due persone, il proprietario e un tizio che non conosco.
Grande e grosso, dal viso anonimo e squadrato.
Apro, perplesso.
«Sì?», chiedo.
«Alla buon’ora!»
«Mi scusi, signor Carioni. Stavo dormendo e gli altri sono
fuori. Cosa posso fare per voi?»
«L’ispettore Kleimm», e indica l’altro che, noto
preoccupato, mi sta guardando con un’intensità che mi ricorda i
frati domenicani e il Santo Uffizio, «appartiene all’Ufficio di
Investigazione Federale. Sta cercando proprio lei, le deve
parlare. Cosa ha combinato, eh?»
Poi, senza aspettare una mia risposta, sbuffando irritato e
borbottando qualcosa di incomprensibile che, mi pare, verta sui
giovani d’oggi, ci lascia soli e si accinge alla discesa lungo le
rampe di scale che tanto odio.
Guardo di nuovo questo Kleimm e gli porgo la mano. Lui
me la stringe con forza: scommetto che è uno di quelli che
considera questo gesto rituale come un preciso e infallibile
metodo per giudicare il carattere altrui...
«Vuole entrare? Le offro un caffè.»
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