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volte. Spesso penso che stare lontana dagli Stati Uniti mi aiuti anche a non pensare alla mia amnesia.» «Già, me ne avevi parlato... Quattro anni circa, vero?» «Esatto. I medici che ho consultato, americani ma anche europei, non sono riusciti a giustificarla. Nessun incidente, nessun trauma. Soltanto il vuoto, dall’inizio del 1998 alla fine del 2001: il mio trasferimento a Manhattan, la mia vita lì, gli amici... Nulla. Il bello è che avevo anche iniziato l’Università a New York, ma ho ricominciato dall’inizio quando mi sono spostata in Europa. Avrei potuto farmi riconoscere qualche esame qui ma... non sarebbe stato corretto, visto che non ricordo più niente.» «Tu sei troppo onesta, te l’ho già detto! - ribatto io. - Senti, ora devo scappare. Prima di andare a dormire vorrei riordinare un po’ gli appunti presi oggi», mi scuso. «Nessun problema, devo andare anch’io», conclude lei bevendo l’ultimo sorso del suo cocktail, «sono un po’ stanca oggi, voglio andare a dormire.» «Domani che impegni hai? Università?» «No, niente di simile... Il prossimo esame è già pronto, penso che andrò a farmi un giretto fuori città. A Sankt Polten, hai presente?» «Sì, anche se non ci sono mai stato. Spero che tu ti diverta», le sorrido considerando se chiederle di accompagnarla; poi la maledetta timidezza vince ancora. «È un peccato che domani abbia da fare con la tesi... Ti accompagnerei, altrimenti!» Mi sorride con dolcezza di rimando, mentre si alza. Riesco a offrirle da bere derubando fino alla stoffa le mie tasche. Lei si allontana e mi saluta con la mano. Noto che la maggior parte dei presenti, di entrambi i sessi, la fissa mentre passa in mezzo a loro. Di certo non si veste in modo provocante o bizzarro, eppure attira l’attenzione. Forse è il suo 26
modo di fare, quasi inconsapevole del mondo che la circonda. Una fata moderna che volteggia tra noi miseri mortali? Scuotendo la testa mi alzo anch’io e lascio il locale: in pochi minuti sono già nella mia stanza, seduto alla scrivania. L’intensa luce della lampada taglia fuori il resto della camera e fa risplendere gli appunti di oggi. L’appartamento è silenzioso, Hans è fuori da qualche parte e lo stereo, esausto, tace. Dedico un ultimo pensiero a Christine Tyler e poi mi metto al lavoro. 27
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