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a fratello Wilhelm: certo, lo conoscevo da due giorni soltanto, ma mi è sembrato una brava persona. Magari con il mio aiuto potrebbero rintracciare chi l’ha ucciso, forse un ladro di testi antichi, o un qualche invasato. Glielo devo, so che è la cosa giusta da fare. «Molto bene. Se questo vi potrà agevolare nelle vostre indagini e se contribuirà, ne sono certo, a scagionarmi, andrò volentieri» , rispondo guardando Kleimm negli occhi. Un sorriso spunta su quel viso rude, ora rassicurante e amichevole. «Fa bene ad aiutarci, glielo assicuro. Le lascio un biglietto da visita, per qualsiasi problema o se le venisse altro in mente, mi chiami, per favore.» Si alza con lenta decisione e si passa la mano tra i folti capelli castano chiaro. «Grazie per il caffè, ora devo proprio andare», mi dice poi. Lo accompagno alla porta rivolgendogli parole di circostanza. Ci salutiamo con un’altra stretta di mano e poi, quando si è avviato verso le scale, chiudo la porta dell’appartamento al mondo. Silenzio. Chiudo gli occhi, rifletto per qualche istante. Cerco di convincermi che tutto questo è solo un imprevisto, ma inutilmente. Una vocina nel fondo della mente sussurra malevola... Mi parla delle piccole pietre che diventano valanghe, del fato che ti trascina come fa il vento di tempesta con le foglie. Per un istante infinito mi sento perso, e spaventato. Riapro gli occhi di scatto. «Non andrà così», bisbiglio a me stesso, «domani tornerà tutto come prima!» Mi preparo per uscire. Farò colazione dopo, per strada, faccio una doccia e poi mi tuffo nel traffico viennese. 36
Dedico pochi secondi a valutare la mia immagine allo specchio: uno spilungone dai capelli biondo cenere, magro ma incredibilmente goffo. Sorrido di me, e finisco di vestirmi. Dopo neanche dieci minuti sono pronto: ho lasciato un messaggio ai miei coinquilini e ho preso tutto quello che mi serve, inclusi i miei preziosi appunti. Tutti i volumi che ho consultato sono citati all'interno, anche quell’ultimo strano tomo: un piccolo inventario che potrebbe magari aiutare chi sta indagando. Esco dall’appartamento, chiudo a chiave a scendo le scale di corsa. Incrocio il padrone di casa, lo saluto ma evito accuratamente di fermarmi, mi farebbe un sacco di domande a cui ora proprio non voglio rispondere. Che pensi quello che vuole. L’aria di Vienna mi accoglie quando esco, accompagnata dal lontano respiro della città e dei suoi abitanti. Mi incammino lungo il marciapiede, ma dopo qualche decina di passi mi fermo: l’auto non è dove l’ho parcheggiata. Affretto il passo e raggiungo il posto vuoto. Mi rendo conto che non ho preso le chiavi, uscendo. Un momento... C’erano, le chiavi, sul tavolino accanto all’ingresso? Torno indietro di corsa, rientro, risalgo le scale e rientro nell’appartamento: niente chiavi. Al loro posto un biglietto: Faccio un salto dai miei, ho preso l’auto. Greta. Ottimo, proprio oggi. Sconsolato, torno lentamente in strada, pensando a come raggiungere Melk. La maggior parte dei miei amici usa mezzi pubblici per spostarsi! Melk non è proprio vicinissima poi, e chiedere a qualcuno di perdere tutto questo tempo per me... Considero l’idea di un taxi, ma il solo pensiero di quanto mi costerebbe mi provoca fitte gelide lungo la schiena. Kleimm? Magari potrebbe aiutarmi lui... 37
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