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Verso l'unità della Chiesa in Svizzera - Conferenza dei vescovi ...

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Presentazione<br />

Il movimento ecumenico è giunto ad una svolta: si tratta di un giudizio oggi<br />

diffuso. Spesso si accompagna alla constatazione negativa che l’ecumene si trova <strong>in</strong><br />

una profonda crisi o addirittura che la sua f<strong>in</strong>e è <strong>in</strong>combente. Parlare di “svolta” però,<br />

può anche essere <strong>in</strong>teso <strong>in</strong> un senso positivo: il risultato che il movimento ecumenico<br />

ha f<strong>in</strong>ora raggiunto permette <strong>in</strong>fatti di renderci riconoscenti, gioiosi e pieni di<br />

speranza. D’altra parte, lo stesso risultato dà motivo a dolore ed a sofferenze. Questo<br />

Giano bifronte che caratterizza l’attuale situazione ecumenica trova la sua ragione più<br />

profonda nella constatazione che più ci si avvic<strong>in</strong>a l’uno all’altro, più dolorosamente si<br />

fa esperienza di tutto ciò che ci separa e che ancora ci impedisce di accostarci <strong>in</strong>sieme<br />

alla mensa eucaristica dell’unico Signore. Infatti, è un paradosso che il progresso<br />

appena raggiunto sul piano ecumenico rimanga esso stesso uno tra i motivi pr<strong>in</strong>cipali<br />

dell’attuale disagio ecumenico. Più che mai si impone con grande urgenza la domanda<br />

su come si possa progredire <strong>in</strong> campo ecumenico.<br />

L’attuale situazione richiede un’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e storica e teologica riguardo<br />

all’ecumene: sia attuale che futura. La presente pubblicazione, elaborata dalla<br />

Commissione per l’ecumenismo <strong>della</strong> <strong>Conferenza</strong> <strong>dei</strong> <strong>vescovi</strong> svizzeri con lo scopo di<br />

offrire un “orientamento ecumenico”, <strong>in</strong>tende assicurare le tracce per cont<strong>in</strong>uare verso<br />

il futuro. Sono molto grato non soltanto per questa pubblicazione ma anche per lo<br />

spirito costruttivo con cui teologia e magistero hanno <strong>in</strong>teragito <strong>in</strong> questa<br />

Commissione. Innanzi tutto è necessario dar conto di come il camm<strong>in</strong>o ecumenico,<br />

avviato con grande speranza e con altrettanto slancio quarant’anni orsono, si è<br />

sviluppato. A tale scopo vengono qui offerti tre contributi che del<strong>in</strong>eano lo sviluppo<br />

storico dell’ecumene nelle tre aree l<strong>in</strong>guistiche <strong>della</strong> <strong>Svizzera</strong>, completati da altrettanti<br />

brevi ritratti biografici di importanti personalità ecumeniche svizzere. Riguardo al<br />

passato si può costatare un cambiamento importante che l’ecumenismo ha subìto: il<br />

suo scopo pr<strong>in</strong>cipale - raggiungere <strong>in</strong>sieme la ricomposizione dell’unità visibile <strong>della</strong><br />

<strong>Chiesa</strong> - generalmente, si è persa di vista. È vero che l’ecumenismo si è mosso<br />

dall’<strong>in</strong>izio su due b<strong>in</strong>ari diversi, occupandosi da un lato di questioni concernenti il<br />

credo e lo statuto <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> (“Faith and Order”) e dall’altro lato questioni<br />

concernenti la responsabilità secolare, sociale e politica delle Chiese cristiane e del<br />

movimento ecumenico (“Life and Work”). Il saggio “La <strong>Chiesa</strong> si realizza nella carità”<br />

vuole portare questa problematica alla nostra attenzione. Nel frattempo, l’impegno per<br />

l’unità visibile viene sostituito sempre di più da un “ecumenismo secolare” che si<br />

manifesta con obiettivi e progetti che sono, sì, fondati ed hanno carattere di una certa<br />

necessità benchè non proprio ecumenico. Ne è conseguenza s<strong>in</strong>tomatica la rilevante<br />

caduta di importanza da parte <strong>della</strong> Commissione “Faith and Order” all’<strong>in</strong>terno del<br />

Consiglio ecumenico delle Chiese.<br />

Seguendo il saggio del presente libro “Ecumenismo oggi e domani” ci troviamo<br />

oggi di fronte ad una fondamentale dist<strong>in</strong>zione di sensibilità che fa risaltare due<br />

concezioni diverse dell’ecumenismo: da un lato c’è l’ecumenismo che aspira all’unità<br />

visibile <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> pregando e lavorando per l’unione; dall’altro, esiste un<br />

ecumenismo radicale che considera sufficienti gli obiettivi f<strong>in</strong>ora raggiunti; si<br />

accontenta che venga riconosciuto, <strong>in</strong> modo reciproco, lo status quo e di sanzionarlo<br />

mediante la celebrazione dell’unione eucaristica manifestando così, <strong>in</strong> senso<br />

peggiorativo, un atteggiamento “conservativo”. Non c’è dubbio però per chi vuole<br />

rimanere impegnato al r<strong>in</strong>novamento ecumenico del Vaticano II° che questo<br />

ecumenismo radicale non trova riscontro nel Concilio, mentre soltanto quell’altro<br />

atteggiamento ecumenico, del<strong>in</strong>eato per primo, conserva fedeltà al Concilio e serve<br />

all’“unitatis red<strong>in</strong>tegratio”. Infatti il Decreto sull’ Ecumenismo del Concilio Vaticano II°<br />

rivendica quale obbiettivo degli impegni ecumenici: “il ristabilimento dell’unità da<br />

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