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Verso l'unità della Chiesa in Svizzera - Conferenza dei vescovi ...

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Caritas: l’attuazione fondamentale <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong><br />

La caritas costituisce l’elemento sociale <strong>della</strong> vita cristiana e nell’esposizione<br />

seguente corrisponde alla diaconia, poichè la term<strong>in</strong>ologia ha le sue sfumature a<br />

seconda delle confessioni. Martyria, leitourgia e diakonia sono le attuazioni dell’essere<br />

<strong>Chiesa</strong> fondate tutte e tre nel Nuovo Testamento.<br />

I fondamenti nel Nuovo Testamento<br />

La base è posta nel duplice comandamento che richiede l’amore di Dio e l’amore<br />

del prossimo ed è considerato quale primo comandamento (Mc 12,18-31; Mt 22, 35-<br />

40; Lc 10, 25-28). Con questo duplice comandamento si riprende l’annuncio morale<br />

del Primo Testamento (cfr.: Deuteronomio 6,5; Levitico 19,18). Lo stesso Gesù<br />

annuncia, nella sua testimonianza del Regno di Dio: “Da questi due comandamenti<br />

dipendono tutta la Legge e i Profeti” (Mt 22,40). Questo annuncio manifesta il<br />

mandato universale <strong>della</strong> caritas come si presenta <strong>in</strong> maniera esemplare nella<br />

parabola del buon Samaritano (Lc 10,29-37). Il f<strong>in</strong>e <strong>della</strong> caritas è la giustizia nella<br />

sua <strong>in</strong>tegralità, che palesa Dio quale orig<strong>in</strong>e e traguardo <strong>della</strong> vita e che era stata<br />

cont<strong>in</strong>uamente rivendicata dai profeti (cfr.: Isaia 1,17; Osea 6,6). Il Regno di Dio<br />

nella sua immediatezza si è avverato nella persona e nell’attività di Gesù Cristo (cfr.<br />

l’appello alla conversione <strong>in</strong> Marco 1,15). In Gesù, benché ritenuto dai suoi<br />

contemporanei un condottiero ebraico e fondatore di una setta pericolosa (a seconda<br />

di criteri sociali empirici), questo comando diventa un nuovo modello di comunità su<br />

cui si formerà la giovane <strong>Chiesa</strong>. Questo modello di comunità sollevò, a motivo del suo<br />

pr<strong>in</strong>cipio di condivisione vissuta, grande stupore nell’epoca antica. Questo stupore è<br />

frutto del pr<strong>in</strong>cipio di disuguaglianza sociale e culturale che caratterizzava<br />

nell’antichità le relazioni tra liberi e schiavi, tra uom<strong>in</strong>i e donne, tra nullafacenti ed<br />

attivi.<br />

La colletta organizzata dall’apostolo Paolo a favore <strong>della</strong> primitiva comunità di<br />

Gerusalemme (cfr. 2 Cor<strong>in</strong>zi 8s.) rende evidente due momenti: a) il carattere<br />

ecclesiale <strong>della</strong> caritas e b) la componente <strong>in</strong>tegrale <strong>della</strong> caritas nella comunità<br />

primitiva. L’immag<strong>in</strong>e escatologica del giudizio universale (Mt 25; vedi anche 1 Gv<br />

4,20) si presenta come uno “specchio <strong>della</strong> diaconia” praticata nel cristianesimo<br />

primitivo; storicamente considerato un testo base per il comandamento <strong>della</strong> caritas a<br />

partire dal Nuovo Testamento.<br />

Con l’attività caritativa <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> si <strong>in</strong>tende un’attuazione fondamentale <strong>della</strong><br />

vita cristiana che crea e sostiene l’identità. La <strong>Chiesa</strong> manifesta la sua affidabilità,<br />

partendo dal pr<strong>in</strong>cipio che ci sia una “testimonianza senza parole” (Evangelii Nuntiandi<br />

21) affidata a tutto il popolo di Dio e dall’altro lato servizi e m<strong>in</strong>isteri che obbligano <strong>in</strong><br />

maniera particolare gli <strong>in</strong>caricati (cfr. gli elementi caritativi all’<strong>in</strong>terno delle relative<br />

ord<strong>in</strong>azioni e mandati).<br />

La diaconia nella storia<br />

I tratti caratteristici di una diaconia per cristiane e cristiani e per le loro<br />

comunità, def<strong>in</strong>iti dal Nuovo Testamento, cont<strong>in</strong>uano a sussistere nella <strong>Chiesa</strong> antica e<br />

si evolvono nella letteratura patristica. Risulta da questo processo storico l’evoluzione<br />

del m<strong>in</strong>istero diaconale.<br />

Rimanendo fedele alla propria identità, la <strong>Chiesa</strong> antica apprezza l’elemento<br />

diaconale nella propria storia tanto che, accanto al m<strong>in</strong>istero del vescovo, si trova un<br />

m<strong>in</strong>istero specifico: il diacono. Scopo di questo m<strong>in</strong>istero era di far sì che la<br />

disponibilità di voler condividere fosse mantenuta viva ed efficace. Nell’atto del dare e<br />

del condividere si dovrebbe manifestare la “mano di Dio”. Seguendo l’esempio di<br />

Cristo che ama il prossimo <strong>in</strong> maniera attiva (cfr. soprattutto il racconto <strong>in</strong> Matteo 25),<br />

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