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Verso l'unità della Chiesa in Svizzera - Conferenza dei vescovi ...

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Für die E<strong>in</strong>heit der Kirche <strong>in</strong> der Schweiz<br />

<strong>Verso</strong> <strong>l'unità</strong> <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> <strong>in</strong> <strong>Svizzera</strong><br />

Vers l'unité de l'Église en Suisse<br />

Ökumene-Kommission der Schweizer Bischofskonferenz


Für die E<strong>in</strong>heit der Kirche <strong>in</strong> der Schweiz<br />

E<strong>in</strong>e ökumenische Orientierung<br />

<strong>Verso</strong> <strong>l'unità</strong> <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> <strong>in</strong> <strong>Svizzera</strong><br />

Orientamenti ecumenici<br />

Vers l'unité de l'Église en Suisse<br />

Orientations œcuméniques<br />

Herausgegeben von der Ökumene-Kommission<br />

der Schweizer Bischofskonferenz, Freiburg


© Schweizer Bischofskonferenz<br />

Zu beziehen bei den Bischöflichen Ord<strong>in</strong>ariaten und dem Sekretariat<br />

der Schweizer Bischofskonferenz<br />

Postfach 278, 1701 Freiburg, sbk-ces@gmx.ch<br />

www.sbk-ces-cvs.ch/


Presentazione<br />

Il movimento ecumenico è giunto ad una svolta: si tratta di un giudizio oggi<br />

diffuso. Spesso si accompagna alla constatazione negativa che l’ecumene si trova <strong>in</strong><br />

una profonda crisi o addirittura che la sua f<strong>in</strong>e è <strong>in</strong>combente. Parlare di “svolta” però,<br />

può anche essere <strong>in</strong>teso <strong>in</strong> un senso positivo: il risultato che il movimento ecumenico<br />

ha f<strong>in</strong>ora raggiunto permette <strong>in</strong>fatti di renderci riconoscenti, gioiosi e pieni di<br />

speranza. D’altra parte, lo stesso risultato dà motivo a dolore ed a sofferenze. Questo<br />

Giano bifronte che caratterizza l’attuale situazione ecumenica trova la sua ragione più<br />

profonda nella constatazione che più ci si avvic<strong>in</strong>a l’uno all’altro, più dolorosamente si<br />

fa esperienza di tutto ciò che ci separa e che ancora ci impedisce di accostarci <strong>in</strong>sieme<br />

alla mensa eucaristica dell’unico Signore. Infatti, è un paradosso che il progresso<br />

appena raggiunto sul piano ecumenico rimanga esso stesso uno tra i motivi pr<strong>in</strong>cipali<br />

dell’attuale disagio ecumenico. Più che mai si impone con grande urgenza la domanda<br />

su come si possa progredire <strong>in</strong> campo ecumenico.<br />

L’attuale situazione richiede un’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e storica e teologica riguardo<br />

all’ecumene: sia attuale che futura. La presente pubblicazione, elaborata dalla<br />

Commissione per l’ecumenismo <strong>della</strong> <strong>Conferenza</strong> <strong>dei</strong> <strong>vescovi</strong> svizzeri con lo scopo di<br />

offrire un “orientamento ecumenico”, <strong>in</strong>tende assicurare le tracce per cont<strong>in</strong>uare verso<br />

il futuro. Sono molto grato non soltanto per questa pubblicazione ma anche per lo<br />

spirito costruttivo con cui teologia e magistero hanno <strong>in</strong>teragito <strong>in</strong> questa<br />

Commissione. Innanzi tutto è necessario dar conto di come il camm<strong>in</strong>o ecumenico,<br />

avviato con grande speranza e con altrettanto slancio quarant’anni orsono, si è<br />

sviluppato. A tale scopo vengono qui offerti tre contributi che del<strong>in</strong>eano lo sviluppo<br />

storico dell’ecumene nelle tre aree l<strong>in</strong>guistiche <strong>della</strong> <strong>Svizzera</strong>, completati da altrettanti<br />

brevi ritratti biografici di importanti personalità ecumeniche svizzere. Riguardo al<br />

passato si può costatare un cambiamento importante che l’ecumenismo ha subìto: il<br />

suo scopo pr<strong>in</strong>cipale - raggiungere <strong>in</strong>sieme la ricomposizione dell’unità visibile <strong>della</strong><br />

<strong>Chiesa</strong> - generalmente, si è persa di vista. È vero che l’ecumenismo si è mosso<br />

dall’<strong>in</strong>izio su due b<strong>in</strong>ari diversi, occupandosi da un lato di questioni concernenti il<br />

credo e lo statuto <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> (“Faith and Order”) e dall’altro lato questioni<br />

concernenti la responsabilità secolare, sociale e politica delle Chiese cristiane e del<br />

movimento ecumenico (“Life and Work”). Il saggio “La <strong>Chiesa</strong> si realizza nella carità”<br />

vuole portare questa problematica alla nostra attenzione. Nel frattempo, l’impegno per<br />

l’unità visibile viene sostituito sempre di più da un “ecumenismo secolare” che si<br />

manifesta con obiettivi e progetti che sono, sì, fondati ed hanno carattere di una certa<br />

necessità benchè non proprio ecumenico. Ne è conseguenza s<strong>in</strong>tomatica la rilevante<br />

caduta di importanza da parte <strong>della</strong> Commissione “Faith and Order” all’<strong>in</strong>terno del<br />

Consiglio ecumenico delle Chiese.<br />

Seguendo il saggio del presente libro “Ecumenismo oggi e domani” ci troviamo<br />

oggi di fronte ad una fondamentale dist<strong>in</strong>zione di sensibilità che fa risaltare due<br />

concezioni diverse dell’ecumenismo: da un lato c’è l’ecumenismo che aspira all’unità<br />

visibile <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> pregando e lavorando per l’unione; dall’altro, esiste un<br />

ecumenismo radicale che considera sufficienti gli obiettivi f<strong>in</strong>ora raggiunti; si<br />

accontenta che venga riconosciuto, <strong>in</strong> modo reciproco, lo status quo e di sanzionarlo<br />

mediante la celebrazione dell’unione eucaristica manifestando così, <strong>in</strong> senso<br />

peggiorativo, un atteggiamento “conservativo”. Non c’è dubbio però per chi vuole<br />

rimanere impegnato al r<strong>in</strong>novamento ecumenico del Vaticano II° che questo<br />

ecumenismo radicale non trova riscontro nel Concilio, mentre soltanto quell’altro<br />

atteggiamento ecumenico, del<strong>in</strong>eato per primo, conserva fedeltà al Concilio e serve<br />

all’“unitatis red<strong>in</strong>tegratio”. Infatti il Decreto sull’ Ecumenismo del Concilio Vaticano II°<br />

rivendica quale obbiettivo degli impegni ecumenici: “il ristabilimento dell’unità da<br />

1


promuoversi fra tutti i Cristiani. […] Tale divisione non solo contraddice apertamente<br />

alla volontà di Cristo, ma è anche di scandalo al mondo e danneggia la santissima<br />

causa <strong>della</strong> predicazione del Vangelo ad ogni creatura” (Unitatis Red<strong>in</strong>tegratio, 1).<br />

Il superamento <strong>della</strong> frattura e il ricupero dell’unità visibile <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong><br />

premettono <strong>in</strong>nanzitutto il riconoscimento reciproco <strong>dei</strong> m<strong>in</strong>isteri ecclesiali. E proprio<br />

questo è il nodo dell’attuale situazione ecumenica: che un tale riconoscimento non si è<br />

ancora realizzato. Un nodo che solleva la questione fondamentale: <strong>in</strong> che modo si<br />

deve e come si può realizzare <strong>in</strong> maniera autentica il riconoscimento, se da un lato la<br />

<strong>Chiesa</strong> cattolica rimane sempre conv<strong>in</strong>ta che il m<strong>in</strong>istero episcopale e il m<strong>in</strong>istero di<br />

Pietro nella successione apostolica siano voluti da Gesù Cristo e che siano, per questo<br />

motivo, v<strong>in</strong>colanti mentre le Chiese e le Comunità ecclesiali nate dalla Riforma lo<br />

contestano attribuendo, <strong>in</strong> determ<strong>in</strong>ate circostanze e per amor di pace, a questi<br />

m<strong>in</strong>isteri al massimo una certa utilità? In una situazione come questa, caratterizzata<br />

da un contrasto che dura ancora, un riconoscimento reciproco potrebbe soltanto<br />

significare che ambedue le parti non si prendono reciprocamente sul serio. Si<br />

tratterebbe <strong>in</strong>fatti di un atteggiamento che riconosce che nessuna delle due vuole<br />

riconoscere l’altra: atteggiamento che non aiuterebbe a fare un passo avanti, ma che<br />

lascerebbe tutto come prima. Questo sarebbe una contraddizione <strong>in</strong> sé stessa che non<br />

si lascerebbe nascondere neppure da gesti di gentilezza. Anzi, pone la questione<br />

pr<strong>in</strong>cipale che l’ecumenismo deve affrontare con decisione.<br />

A mio avviso, l’ecumenismo attuale soffre <strong>in</strong>nanzitutto di aspettative non<br />

realistiche e di pretese eccessive che, naturalmente, possono mutarsi subito <strong>in</strong><br />

illusioni deludenti. È arrivato qu<strong>in</strong>di il momento per l’ecumenismo che i diversi partner<br />

debbano spiegarsi con tutto il rispetto reciproco, quali sono le conv<strong>in</strong>zioni religiose<br />

irr<strong>in</strong>unciabili per ognuno di essi. Dal punto di vista cattolico è da ricordare che<br />

l’Eucaristia è cuore e centro <strong>della</strong> vita ecclesiale e che, qu<strong>in</strong>di, la <strong>Chiesa</strong> cattolica deve<br />

restare fedele alla conv<strong>in</strong>zione che comunione ecclesiastica e comunione eucaristica<br />

vanno <strong>in</strong>sc<strong>in</strong>dibilmente <strong>in</strong>sieme. Si tratta di una conv<strong>in</strong>zione che è di importanza<br />

fondamentale per la tradizione <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> e che le Chiese e le Comunità ecclesiali<br />

nate dalla Riforma praticarono per oltre quattrocento anni f<strong>in</strong>o a quando andò perduta<br />

nella seconda metà dello scorso secolo. Inoltre ci si dovrebbe rendere conto del<br />

sacramento dell’Ord<strong>in</strong>e quale elemento essenziale <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> che qu<strong>in</strong>di non può mai<br />

essere messo <strong>in</strong> discussione. La <strong>Chiesa</strong> cattolica, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, non si può def<strong>in</strong>ire nel senso<br />

dell’ecclesiologia protestante quale <strong>Chiesa</strong> parziale tra le altre, la cui somma<br />

formerebbe l’unica <strong>Chiesa</strong> di Gesù Cristo; anzi, è conv<strong>in</strong>ta che l’unica <strong>Chiesa</strong> di Gesù<br />

Cristo abbia trovato la sua concreta realizzazione storica nella <strong>Chiesa</strong> cattolica.<br />

Ogni <strong>Chiesa</strong> cristiana deve partire da queste conv<strong>in</strong>zioni impresc<strong>in</strong>dibili. Il<br />

dialogo ecumenico, qu<strong>in</strong>di, deve sempre di più rifletterle con rispetto reciproco,<br />

affrontando la questione <strong>della</strong> verità con risolutezza. Perché il problema più grande<br />

dell’ecumenismo attuale si manifesta <strong>in</strong> una crescente erosione <strong>dei</strong> suoi fondamenti e<br />

<strong>in</strong> un calo importante <strong>della</strong> conoscenza riguardo ai contenuti fondamentali <strong>della</strong> fede<br />

cristiana ed alle differenze confessionali. Se si lanciasse una ricerca del tipo “Pisa”<br />

esam<strong>in</strong>ando le conoscenze sulla fede cristiana, i suoi risultati non superebbero quelle<br />

<strong>della</strong> formazione generale media. In considerazione di questa situazione si possono<br />

osservare reazioni diverse oppure contraddittorie: gli uni proclamano e praticano<br />

un’apertura postmoderna trascurando le differenze teologiche con l’argomento che<br />

esse siano nient’altro che sofisticherie che non si possono più capire. Gli altri<br />

dimostrano un nuovo confessionalismo che ignora i risultati f<strong>in</strong>ora raggiunti nel<br />

dialogo ecumenico.<br />

Questa situazione contraddittoria richiede <strong>in</strong>nanzi tutto un consolidamento <strong>dei</strong><br />

fondamenti teologici e spirituali dell’ecumenismo che riguardi soprattutto il Battesimo<br />

e il suo compimento nell’Eucaristia. È il riferimento al battesimo che abbiamo <strong>in</strong><br />

comune e alla confessione battesimale recitata <strong>in</strong> ogni celebrazione <strong>della</strong> Veglia<br />

2


pasquale, da cui parte ed a cui è legato ogni ecumenismo veritiero. I due contributi<br />

dedicati al battesimo e alla comunione eucaristica spiegano il punto di vista teologico<br />

e quello spirituale che la <strong>Chiesa</strong> cattolica porta nel dibattito ecumenico.<br />

Questo “Vademecum” è completato da un piccolo dizionario che contiene i<br />

term<strong>in</strong>i più importanti riguardo all’ecumenismo. Si considera qu<strong>in</strong>di il “Vademecum<br />

ecumenico” un accompagnatore lungo la via ecumenica che il papa Giovanni Paolo II°,<br />

ha dichiarata irrevocabile perché <strong>in</strong> essa si adempie la preghiera di Gesù che siano<br />

tutti uno. Cont<strong>in</strong>ua a procedere su questa via ovviamente il papa Benedetto XVI°.<br />

Secondo la sua prima allocuzione tenuta il 20 aprile 2005 nella Cappella Sist<strong>in</strong>a<br />

davanti ai card<strong>in</strong>ali aventi diritto di voto, egli considerò del tutto consapevolmente<br />

l’impegno “di lavorare per la re<strong>in</strong>tegrazione dell’unità piena e visibile di tutti i discepoli<br />

di Cristo” “un obbligo prioritario” ritenendolo una “conv<strong>in</strong>zione sua” e non solo un<br />

“dovere suo di grande urgenza”. Questo “Vademecum” è scritto nel senso e nello<br />

spirito soprattutto del primo articolo fondamentale dell’impegno volontario <strong>della</strong><br />

“Charta Oecumenica” firmata da tutti i membri <strong>della</strong> “Comunità di lavoro delle Chiese<br />

cristiane <strong>in</strong> <strong>Svizzera</strong>” durante la celebrazione <strong>della</strong> liturgia ecumenica il 23 gennaio<br />

2005 a St-Ursanne: “Ci impegniamo a seguire l’esortazione apostolica <strong>della</strong> Lettera<br />

agli Efes<strong>in</strong>i e di lavorare per una comprensione comunitaria <strong>della</strong> buona novella di<br />

Cristo nel Vangelo, di adoperarci nella potenza dello Spirito Santo per l’unità visibile<br />

<strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> di Gesù Cristo <strong>in</strong> una fede che si manifesta nel battesimo riconosciuto tra<br />

le diverse Chiese e nella comunione eucaristica come anche nella testimonianza e nel<br />

servizio comuni.”<br />

Nell’ottica d’una certezza di fede, l’ecumenismo è l’opera grandiosa dello Spirito<br />

Santo; è lui che la conduce al compimento e che donerà più generosamente di quanto<br />

osassimo sperare. Sta a tutti noi cont<strong>in</strong>uare a cooperare a questa opera dello Spirito<br />

Santo. Invece di dedicarci a sogni ecumenici e di riaprire sempre di nuovo le ferite per<br />

quello che oggi non è ancora realistico come per esempio la comunione eucaristica e il<br />

riconoscimento reciproco <strong>dei</strong> m<strong>in</strong>isteri, possiamo gioire <strong>dei</strong> doni che abbiamo già<br />

ottenuto muovendo tranquillamente i passi che sono realistici. Sono lieto di poter<br />

mandare animato da questa fiducia il ““Vademecum ecumenico”, sperando che esso<br />

possa prestare un buon servizio alla causa dell’ecumenismo.<br />

+ Kurt Koch<br />

Vescovo di Basilea<br />

Responsabile per l’ecumenismo <strong>in</strong> seno alla <strong>Conferenza</strong> <strong>dei</strong> <strong>vescovi</strong> svizzeri<br />

3


Ecumenismo <strong>in</strong> <strong>Svizzera</strong><br />

La Riforma del Seicento divise la popolazione <strong>della</strong> <strong>Svizzera</strong> <strong>in</strong> una parte<br />

cattolica e <strong>in</strong> una protestante ed il Paese <strong>in</strong> Cantoni e regioni cattoliche, protestanti e<br />

paritetiche. L’antagonismo tra le due confessioni causò di tanto <strong>in</strong> tanto vicende<br />

belliche che furono però concluse con la pace. In ogni caso, nei secoli che seguirono<br />

l’epoca <strong>della</strong> Riforma non ci furono soltanto liti polemiche ma anche tentativi irenici di<br />

avvic<strong>in</strong>amento per giungere ad un’<strong>in</strong>tesa. Nel XX° secolo, la trasformazione <strong>della</strong><br />

società e l’amalgama confessionale <strong>della</strong> popolazione favorirono la disponibilità ad un<br />

<strong>in</strong>contro ecumenico. Sebbene la <strong>Chiesa</strong> cattolico-romana rifiutasse dapprima e per<br />

lungo tempo il movimento ecumenico nel suo <strong>in</strong>sieme, anche <strong>in</strong> <strong>Svizzera</strong> ci furono<br />

pionieri ed antesignani ecumenici. All’estero giocavano un ruolo importante<br />

protagonisti come il Gruppo di Dombes, fondato da Paul-Irénée Couturier <strong>in</strong> Francia, e<br />

il movimento tedesco Una Sancta. Non sono da sottovalutare le circostanze che hanno<br />

sollecitato una comune responsabilità per impegni riguardanti lo Stato e la società<br />

miranti a comprendersi sempre meglio l’un l’altro: il servizio militare 1 , le Esposizioni<br />

Svizzere di Lavoro Femm<strong>in</strong>ile (SAFFA), tra cui quella del 1958 organizzata dalla<br />

Federazione delle Associazioni femm<strong>in</strong>ili nella <strong>Svizzera</strong> che fece costruire pers<strong>in</strong>o una<br />

chiesetta ecumenica 2 . Ciò fu reso possibile perché l’accoglimento dell’idea ecumenica<br />

veniva crescendo pure da parte cattolica. La “riunificazione nella fede” era anche da<br />

parte cattolica un desiderio risentito già da parecchio tempo, benché, s<strong>in</strong>o alla<br />

seconda guerra mondiale, si concentrasse quasi esclusivamente sulla preghiera. Nel<br />

1929 fu fondata la Federazione di Preghiera di E<strong>in</strong>siedeln per la Riunificazione <strong>della</strong><br />

Fede <strong>in</strong> <strong>Svizzera</strong>; mentre lo scopo di second’ord<strong>in</strong>e dell’associazione Bruder-Klausen-<br />

Bund fondata nel 1927 era “la riunificazione del popolo elvetico nella fede mediante<br />

l’<strong>in</strong>tercessione del beato frate Klaus”. Dopo la seconda guerra mondiale, i teologi di<br />

parte cattolica presero l’<strong>in</strong>iziativa di porre una base concettuale dell’ecumenismo per<br />

sviluppare il pensiero ecumenico. L’11 agosto 1952, presso la curia <strong>vescovi</strong>le di<br />

Friburgo, fu qu<strong>in</strong>di fondata una rete <strong>in</strong>ternazionale di teologi cattolici <strong>in</strong>teressati<br />

all’ecumenismo con lo scopo di favorire la collaborazione tra di loro ed esplicitamente<br />

con i <strong>vescovi</strong>: la “<strong>Conferenza</strong> cattolica per questioni ecumeniche”. Nel corso delle sue<br />

riunioni, che si chiamavano Giornate di studio ecumeniche, questa associazione<br />

trattava, secondo opportunità, i temi che il Consiglio ecumenico delle Chiese discuteva<br />

nel medesimo tempo. Sei anni e mezzo dopo la fondazione <strong>della</strong> <strong>Conferenza</strong>, il papa<br />

Giovanni XXIII° annunciò il Concilio Vaticano Secondo. La <strong>Conferenza</strong> partecipò alla<br />

preparazione del Concilio elaborando una petizione che ebbe un effetto importante<br />

grazie ai buoni rapporti che suoi membri <strong>in</strong>trattenevano con i <strong>vescovi</strong> e con la Curia<br />

romana. Il primo segretario <strong>della</strong> <strong>Conferenza</strong>, il professore Johannes Willebrands,<br />

diventò nel 1960 segretario e poi presidente del Segretariato per la Promozione<br />

dell’Unità <strong>dei</strong> Cristiani. Visto che la discussione <strong>dei</strong> temi <strong>della</strong> “<strong>Conferenza</strong> cattolica per<br />

questioni ecumeniche” era <strong>in</strong> buone mani, dal 1963 la <strong>Conferenza</strong> non si riunì più.<br />

I teologi Otto Karrer a Lucerna e Hans Urs von Balthasar a Basilea operavano <strong>in</strong><br />

<strong>Svizzera</strong>; la <strong>Svizzera</strong>, tuttavia, era piuttosto un “esordio” pe il loro lavoro. Era <strong>in</strong>vece<br />

diretta alla <strong>Svizzera</strong> l’attività efficiente dell’Istituto per Questioni ideologiche di Zurigo,<br />

con la personalità esperta e di spicco ecumenico del p. Albert Ebneter SJ. Un <strong>in</strong>teresse<br />

ecumenico si poteva notare già da tempo tra i teologi che <strong>in</strong>segnavano alle Alte Scuole<br />

di Teologia <strong>in</strong> <strong>Svizzera</strong>. Raymund Erni, docente a Lucerna, dedicava i suoi studi<br />

ecumenici quasi esclusivamente alle Chiese dell’Oriente. Johannes Fe<strong>in</strong>er, docente a<br />

1 L’Associazione <strong>dei</strong> Cappellani Militari dell’Esercito Svizzero fu fondata già nel 1893.<br />

2 Peter Vogelsanger, Über die Anfänge der ökumenischen Bewegung <strong>in</strong> der Schweiz, <strong>in</strong>: Jean-Louis Leuba/He<strong>in</strong>rich<br />

Stirnimann, Freiheit <strong>in</strong> der Begegnung, Frankfurt a.M./Stuttgart 1969, 147-161<br />

4


Coira e consultore del Segretariato per la Promozione dell’Unità <strong>dei</strong> Cristiani, era<br />

impegnato <strong>in</strong> argomenti ecumenici soprattutto presso il Concilio. Questi, come anche il<br />

p. He<strong>in</strong>rich Stirnimann OP, docente a Friburgo, diventarono membri di numerose<br />

commissioni ecumeniche. Attraverso la fondazione dell’Istituto per Studi ecumenici<br />

presso la Facoltà di Teologia nel 1964, p. He<strong>in</strong>rich Stirnimann ancorò <strong>in</strong> modo<br />

istituzionale il pensiero ecumenico pure nell’Università cattolica. L’Istituto Ecumenico<br />

di Lucerna fu fondato molto più tardi e collega la facoltà con le Chiese locali. Costituito<br />

nel 1998 da una fondazione eretta dalla <strong>Chiesa</strong> cattolico-romana, dalla <strong>Chiesa</strong><br />

evangelica riformata, dalla Parrocchia cristiano-cattolica e dal Canton Lucerna, fu<br />

associato alla Facoltà di Teologia dell’Università di Lucerna mediante un accordo di<br />

cooperazione.<br />

Le Chiese entrano <strong>in</strong> dialogo<br />

Anche <strong>in</strong> <strong>Svizzera</strong>, il Vaticano II° suscitò un’apertura ecumenica. La <strong>Conferenza</strong><br />

<strong>dei</strong> <strong>vescovi</strong> svizzeri <strong>in</strong>iziò dialoghi ufficiali con la <strong>Chiesa</strong> evangelica e con quella<br />

cristiano-cattolica un anno dopo la pubblicazione dell’<strong>in</strong>coraggiante Decreto<br />

sull’ecumenismo. Si costituirono anzitutto due commissioni: la Commissione di dialogo<br />

evangelica/cattolico-romana (ERGK) da parte del Consiglio <strong>della</strong> Federazione delle<br />

Chiese protestanti <strong>della</strong> <strong>Svizzera</strong> e <strong>della</strong> <strong>Conferenza</strong> <strong>dei</strong> <strong>vescovi</strong> con l’<strong>in</strong>carico “di<br />

elim<strong>in</strong>are i mal<strong>in</strong>tesi che regnano tra le Chiese; di promuovere una crescente<br />

collaborazione delle Chiese e di testimoniare <strong>in</strong>sieme l’ubbidienza al Vangelo”, ed<br />

<strong>in</strong>oltre la Commissione di dialogo cristiano-cattolica/cattolico-romana (CRGK) da parte<br />

del vescovo e del Consiglio s<strong>in</strong>odale <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> cristiano-cattolica come pure <strong>della</strong><br />

<strong>Conferenza</strong> <strong>dei</strong> <strong>vescovi</strong>, con l’<strong>in</strong>carico “di elim<strong>in</strong>are i mal<strong>in</strong>tesi che regnano tra<br />

ambedue le Chiese; di esam<strong>in</strong>are la tradizione cattolica <strong>in</strong> ord<strong>in</strong>e ad una prassi<br />

comunitaria e di promuovere la collaborazione particolarmente <strong>in</strong> campo liturgico e<br />

pastorale”.<br />

Nel 1971, la <strong>Chiesa</strong> cattolico-romana, quella cristiano-cattolica e le Chiese<br />

protestanti, tutte e tre Chiese nazionali, si associarono nella Comunità di lavoro delle<br />

Chiese cristiane <strong>in</strong> <strong>Svizzera</strong> (AGCK = Arbeitsgeme<strong>in</strong>schaft christlicher Kirchen <strong>in</strong> der<br />

Schweiz), <strong>in</strong>sieme con altre Chiese del tipo <strong>Chiesa</strong> libera e <strong>Chiesa</strong> di m<strong>in</strong>oranza. I<br />

membri fondatori sono oltre alle Chiese nazionali, la <strong>Chiesa</strong> evangelica metodista, la<br />

Federazione delle Comunità battiste e l’Esercito di salvezza. Nel 1973 fu accolta la<br />

Federazione delle Chiese evangeliche luterane. Scopo <strong>della</strong> Comunità di lavoro è la<br />

riflessione su questioni che riguardano la fede e la vita per concretizzare una migliore<br />

comprensione e comunicazione; lo sviluppo del dialogo teologico tra le Chiese<br />

membro; la consulenza e l’organizzazione di manifestazioni ed <strong>in</strong>iziative comuni come<br />

pure la mediazione nel caso di dissenso tra le Chiese membro.<br />

Dal 1° gennaio 2003 la Comunità di lavoro delle Chiese cristiane <strong>in</strong> <strong>Svizzera</strong> è<br />

costituita quale associazione, aff<strong>in</strong>ché le Chiese svizzere possano rafforzare le loro<br />

attività ecumeniche. A seconda <strong>della</strong> volontà <strong>dei</strong> suoi membri 3 la Comunità di lavoro si<br />

considera qu<strong>in</strong>di “strumento delle Chiese che permette loro di affrontare <strong>in</strong>sieme le<br />

attività e di mostrarsi <strong>in</strong>sieme al pubblico mentre ciò aiuta ad approfondire la fiducia<br />

reciproca perché l’unità che sussiste <strong>in</strong> Cristo diventi sempre più consistente”. Per lo<br />

stesso motivo si aumentò la percentuale del segretariato al 50%.<br />

Mentre le Chiese ortodosse si associano alla Comunità di lavoro solo nel 1990,<br />

la <strong>Conferenza</strong> <strong>dei</strong> <strong>vescovi</strong> fondava già nel 1980 <strong>in</strong>sieme con le Chiese ortodosse <strong>della</strong><br />

Grecia, <strong>della</strong> Romania, <strong>della</strong> Russia e <strong>della</strong> Serbia sotto il coord<strong>in</strong>amento del Centro<br />

3 <strong>Chiesa</strong> anglicana <strong>in</strong> <strong>Svizzera</strong>; Federazione delle Comunità battiste; <strong>Chiesa</strong> cristiano-cattolica <strong>in</strong> <strong>Svizzera</strong>; Federazione<br />

delle Chiese evangelico-luterane <strong>in</strong> <strong>Svizzera</strong> e nel Pr<strong>in</strong>cipato del Liechtenste<strong>in</strong>; <strong>Chiesa</strong> evangelica metodista; Esercito<br />

<strong>della</strong> Salvezza; <strong>Chiesa</strong> greco-ortodossa, metropolia svizzera; Rappresentanza delle comunità serbo-ortodosse <strong>in</strong><br />

<strong>Svizzera</strong>; <strong>Chiesa</strong> cattolico-romana; Federazione delle Chiese evangeliche <strong>della</strong> <strong>Svizzera</strong>.<br />

5


ortodosso di Chambésy del Patriarcato ecumenico la Commissione di dialogo<br />

ortodossa/cattolico-romana (ORGK). Essa si prefigge di trattare questioni riguardanti il<br />

lavoro pastorale. Lo sviluppo di una collaborazione che affronti i problemi comuni <strong>in</strong><br />

questo campo è prioritario tenendo conto <strong>dei</strong> fondamenti teologici del m<strong>in</strong>istero<br />

pastorale.<br />

Ma pure i responsabili delle tre Chiese nazionali entrarono essi stessi <strong>in</strong> dialogo. Si<br />

<strong>in</strong>contrarono la prima volta nel 1968 a Leuenberg <strong>in</strong> presenza di teologi di fama<br />

<strong>in</strong>ternazionale: Karl Barth e Hans Urs von Balthasar. 4<br />

Più tardi l’ecumenismo cristiano si allargò ad un ecumenismo che comprende tutte le<br />

religioni che si riferiscono alla figura biblica di Abramo. Furono fondate nel 1990 la<br />

Commissione di dialogo giudaica/cattolico-romana (JRGK) e nel 2001 un Gruppo di<br />

lavoro Islam <strong>in</strong> <strong>Svizzera</strong> (AGI).<br />

L’arduo lavoro delle commissioni<br />

Il primo argomento ecumenico che le commissioni di dialogo affrontarono fu<br />

quello <strong>dei</strong> matrimoni misti. Si trattava di un problema che maggiormente pesava sulla<br />

convivenza delle Confessioni. 5 Risultato di questo lavoro fu una Dichiarazione comune<br />

ratificata dalle tre Chiese nazionali. 6 A questa seguirono con la medesima<br />

autorizzazione le Direttive e suggerimenti per la preghiera e per l’azione comunitarie. 7<br />

Dal confronto con i due sacramenti che le Chiese hanno <strong>in</strong> comune – il<br />

Battesimo e la Santa Cena, rispettivamente l’Eucaristia – risultarono da un lato la<br />

Dichiarazione sul mutuo riconoscimento del battesimo 8 con il Documento di studio “La<br />

questione del battesimo oggi” 9 , e dall’altro lato il Documento di studio “Per una<br />

comune testimonianza eucaristica delle Chiese”. 10<br />

Un decennio dopo la loro pubblicazione, fu necessario aggiornare a fondo le<br />

Direttive e suggerimenti per la preghiera e per l’azione comunitaria. A motivo del<br />

carattere particolare delle questioni rispetto ad un’<strong>in</strong>terazione delle Chiese nella<br />

celebrazione <strong>della</strong> liturgia, la Commissione di dialogo evangelica/cattolico-romana<br />

decise di pubblicare due documenti separati: le Direttive per la celebrazione<br />

comunitaria del culto e i Suggerimenti per l’azione comunitaria delle Chiese, così che<br />

apparvero nel 1979l “Liturgie ecumeniche. Pr<strong>in</strong>cipi e modello” 11 e nel 1982 “It<strong>in</strong>erari<br />

ecumenici” 12 . Entrambe le Commissioni di dialogo cont<strong>in</strong>uavano, piuttosto<br />

sporadicamente però, ad affrontare l’idea di un’appartenenza simultanea alle due<br />

Chiese <strong>dei</strong> figli nati da matrimoni misti (“double appartenance”) come era praticata <strong>in</strong><br />

ambienti <strong>della</strong> <strong>Svizzera</strong> occidentale. Fu pubblicato nel 1987 l’opuscolo “Il battesimo e<br />

4<br />

Documentato <strong>in</strong>: Ökumenische Beihefte zur Freiburger Zeitschrift für Philosophie und Theologie, Nr. 2, Friburgo<br />

<strong>Svizzera</strong> 1968.<br />

5<br />

Die Schweizerische Bischofskonferenz zur Instruktion über die Mischehen, <strong>in</strong> Schweizerische Kirchenzeitung [SKZ]<br />

134 (1966), p. 510-512.<br />

6<br />

Geme<strong>in</strong>same Erklärung zur Mischehen-Frage, Comitato <strong>della</strong> Federazione delle Chiese evangeliche <strong>della</strong> <strong>Svizzera</strong>,<br />

<strong>Conferenza</strong> <strong>dei</strong> Vescovi svizzeri, Vescovo <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> cristiano-cattolica <strong>della</strong> <strong>Svizzera</strong>, Zurigo 1967.<br />

7<br />

Richtl<strong>in</strong>ien und Empfehlungen für geme<strong>in</strong>sames Beten und Handeln der Kirchen <strong>in</strong> der Schweiz. edito da Comitato<br />

<strong>della</strong> Federazione delle Chiese evangeliche <strong>della</strong> <strong>Svizzera</strong>, <strong>Conferenza</strong> <strong>dei</strong> Vescovi svizzeri, Vescovo e Consiglio<br />

s<strong>in</strong>odale <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> cristiano-cattolica <strong>della</strong> <strong>Svizzera</strong>, Zurigo 1970.<br />

8<br />

SKZ 141 (1973), n. 30, p. 474.<br />

9<br />

SKZ 141 (1973), n. 30, p. 465-469; questo testo si occupa di questioni bibliche e di questioni nell’ambito <strong>della</strong> storia<br />

<strong>dei</strong> dogmi e riguarda <strong>in</strong> più le esigenze pastorali.<br />

10<br />

SKZ 141 (1973), n. 41, p. 629-638.<br />

11<br />

Comitato <strong>della</strong> Federazione delle Chiese evangeliche <strong>della</strong> <strong>Svizzera</strong>, <strong>Conferenza</strong> <strong>dei</strong> Vescovi svizzeri, Vescovo e<br />

Consiglio s<strong>in</strong>odale <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> cristiano-cattolica <strong>della</strong> <strong>Svizzera</strong>, Der ökumenische Gottesdienst, Grundsätze und<br />

Modelle, Zurigo 1976.<br />

12<br />

Ökumene <strong>in</strong> der Schweiz. Orientierungshilfe für die ökumenische Arbeit <strong>in</strong> den Geme<strong>in</strong>den. Documento di lavoro<br />

congiunto delle commissioni di dialogo <strong>della</strong> Federazione delle Chiese evangeliche <strong>della</strong> <strong>Svizzera</strong> e <strong>della</strong> <strong>Conferenza</strong> <strong>dei</strong><br />

Vescovi svizzeri, E<strong>in</strong>siedeln 1982.<br />

6


l’appartenenza ad una <strong>Chiesa</strong> nel matrimonio misto”, un vademecum che spiega come<br />

il battesimo e l’educazione religiosa, pur radicati <strong>in</strong> una <strong>Chiesa</strong> concreta, possono<br />

ciononostante essere collocati all’<strong>in</strong>terno del movimento ecumenico.<br />

Dopo aver trattato tutti questi argomenti, la Commissione di dialogo<br />

evangelica/cattolico-romana rivolse la propria attenzione all’ecclesiologia. Dapprima<br />

affrontò per un lungo tempo la difficile questione del m<strong>in</strong>istero. Le autorità delle<br />

Chiese non assunsero tuttavia il Documento di consenso che la Commissione aveva<br />

elaborato. Esse consentirono esplicitamente la sua pubblicazione solo a titolo di<br />

Documento di studio. 13 Un’Ammonizione pubblicata nel 1986 dalla <strong>Conferenza</strong> <strong>dei</strong><br />

<strong>vescovi</strong> svizzeri con lo scopo di ribadire la validità delle norme del diritto canonico<br />

riguardo alla questione dell’ospitalità eucaristica sollevò notevole sconcerto.<br />

La Commissione di dialogo cristiano-cattolica/cattolico-romana elaborò<br />

un’Intesa pastorale con cui si voleva concedere ai membri di una <strong>Chiesa</strong> che si trova<br />

<strong>in</strong> diaspora di poter ricevere i sacramenti da un m<strong>in</strong>istro dell’altra <strong>Chiesa</strong>. Nel 1975<br />

questo documento era pronto per la ratifica. Tuttavia, siccome alcuni m<strong>in</strong>istri <strong>della</strong><br />

<strong>Chiesa</strong> cristiano-cattolica erano stati prima sacerdoti <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> romano-cattolica, i<br />

rispettivi dicasteri del Vaticano non approvarono la conclusione dell’Intesa. In seguito,<br />

la Commissione dialogica si occupò <strong>in</strong> maniera più approfondita <strong>della</strong> questione che<br />

aveva dato motivo alla separazione delle due Chiese nell’Ottocento: cioè la questione<br />

del papato nell’ambito dell’ecclesiologia. Con il testo “<strong>Chiesa</strong> locale–<strong>Chiesa</strong> universale,<br />

m<strong>in</strong>istero e testimonianza <strong>della</strong> verità” 14 si voleva evidenziare come entrambe le<br />

Chiese potessero andare alla ricerca di una nuova ermeneutica <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>, del<br />

m<strong>in</strong>istero e dell’<strong>in</strong>fallibilità stessa. Dieci anni più tardi si presentò il documento<br />

conseguente “L’<strong>in</strong>fallibilità <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>” senza che avesse però trovato l’approvazione<br />

da parte <strong>della</strong> <strong>Conferenza</strong> <strong>dei</strong> <strong>vescovi</strong> svizzeri. Prima ancora fu elaborato e pubblicato<br />

il Documento di dialogo “Comunione eucaristica – comunione ecclesiale” 15 . Vi si spiega<br />

che esiste uno stretto nesso tra la celebrazione dell’Eucaristia e l’unità <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>:<br />

solo chi si impegna s<strong>in</strong>ceramente dell’unità <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> può celebrare l’Eucaristia.<br />

Le tematiche condivise dalle Chiese<br />

Su <strong>in</strong>iziativa <strong>della</strong> <strong>Conferenza</strong> episcopale tedesca fu fondata nel 1969 la<br />

Comunità di lavoro per i canti ecumenici (AÖL = Arbeitsgeme<strong>in</strong>schaft für<br />

ökumenisches Liedgut): un gruppo <strong>in</strong>terconfessionale cui appartenevano da pr<strong>in</strong>cipio<br />

pure esperti svizzeri. I risultati raggiunti da questa Comunità di lavoro trasformarono<br />

il canto <strong>in</strong> tutte le chiese: da un lato per le sue pubblicazioni 16 e, dall’altro, per gli<br />

adattamenti <strong>dei</strong> canti che furono assunti nei nuovi <strong>in</strong>nari delle Chiese cattolicoromana,<br />

cristiano-cattolica ed evangelica riformata 17 . Gli editori dell’<strong>in</strong>nario cattolicoromano<br />

e dell’<strong>in</strong>nario riformato hanno <strong>in</strong>oltre pubblicato un libro ecumenico di canto<br />

per giovani (“rise up”, 2002) che contiene canti e testi per il culto, per l’<strong>in</strong>segnamento<br />

e per l’attività con i giovani.<br />

13 Das Amt der Kirche und die kirchlichen Ämter. Documento di lavoro <strong>della</strong> Commissione di dialogo<br />

evangelica/cattolico-romana, <strong>in</strong>: Freiburger Zeitschrift für Philosophie und Theologie 31 (1984), p. 241-293, 294-309:<br />

Riassunto <strong>in</strong> francese.<br />

14 Pubblicato <strong>in</strong> SKZ 150 (1982) n. 8, p. 141-145.<br />

15 Pubblicato <strong>in</strong> SKZ 155 (1987) n. 2, p. 18-20, e n. 4, p. 53.<br />

16 Geme<strong>in</strong>same Kirchenlieder (=Canti che le chiese hanno <strong>in</strong> comune) 1973, Gesänge zur Bestattung (Canti per le<br />

funzioni funebri) 1978, Leuchte, bunter Regenbogen (Fa risplendere i tuoi colori, arcobaleno) 1983, Lieder und<br />

Gesänge zur Trauung (Canti e canzoni per la celebrazione del matrimonio) term<strong>in</strong>ati nel 1982 però mai pubblicati<br />

ufficialmente e così editi presso Friedrich Hoffmann im Hänssler Verlag, Stoccarda, senza <strong>in</strong>dicazione dell’anno,<br />

probabilmente nel 1984.<br />

17 Nel 2002, si pubblicò un’edizione separata con canti e testi adatti per le funzioni funebri, scelti dagli <strong>in</strong>nari <strong>della</strong><br />

chiesa cattolico-romana e <strong>della</strong> chiesa riformata, con il titolo “Ökumenisches Liedheft für Bestattungen”.<br />

7


Il 1° ottobre 1971 fu fondata la Comunità di lavoro <strong>in</strong>terconfessionale per la<br />

pastorale <strong>dei</strong> matrimoni misti nella <strong>Svizzera</strong> tedesca (Interkonfessionelle<br />

Arbeitsgeme<strong>in</strong>schaft für Mischehen-Seelsorge der deutschsprachigen Schweiz). Essa si<br />

occupava di questioni concernenti il matrimonio di coniugi appartenenti a diverse<br />

confessioni e l’educazione <strong>dei</strong> loro figli attraverso la pubblicazione di diversi<br />

contributi 18 .<br />

Anche la Commissione di dialogo ortodossa/cattolico-romana trattò questioni di<br />

carattere teologico-pratico concernenti i matrimoni misti pubblicando un opuscolo 19 .<br />

Seguì una Dichiarazione concernente l’educazione <strong>dei</strong> figli nati <strong>in</strong> un matrimonio misto<br />

che però fu pubblicata solo <strong>in</strong> un fascicolo che trattava <strong>in</strong> maniera generica questioni<br />

pastorali sulla presenza ortodossa <strong>in</strong> <strong>Svizzera</strong> 20 .<br />

In occasione dell’anno commemorativo dell’espulsione degli ebrei dalla Spagna,<br />

la Commissione di dialogo giudaica/cattolico-romana si rivolse con il memorandum<br />

“L’antisemitismo – un peccato contro Dio e contro l’umanità” 21 ad un pubblico più<br />

ampio. La <strong>Conferenza</strong> <strong>dei</strong> <strong>vescovi</strong> svizzeri pubblicò, da parte sua, il 14 aprile 2000 una<br />

dichiarazione dal titolo “L’atteggiamento <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> cattolica <strong>in</strong> <strong>Svizzera</strong> nei confronti<br />

del popolo ebreo durante la seconda guerra mondiale ed oggi”. Le conclusioni di<br />

questo documento fanno appello ai cristiani: donne ed uom<strong>in</strong>i, ad impegnarsi aff<strong>in</strong>ché<br />

“il popolo ebreo non venga mai più disprezzato, perseguitato e sp<strong>in</strong>to <strong>in</strong> una shoà”.<br />

Nei primi anni <strong>della</strong> sua esistenza e sollecitata da un’<strong>in</strong>iziativa del popolo<br />

svizzero che rivendicava “l’assoluta separazione tra <strong>Chiesa</strong> e Stato”, la Comunità di<br />

lavoro delle Chiese cristiane <strong>in</strong> <strong>Svizzera</strong> discuteva la tematica <strong>della</strong> relazione tra<br />

<strong>Chiesa</strong> e Stato. Pubblicò due documentazioni: “La relazione tra <strong>Chiesa</strong> e Stato <strong>in</strong><br />

mutamento” 22 e “Stato e <strong>Chiesa</strong> <strong>in</strong> <strong>Svizzera</strong>. Problemi teologici” 23 . Qu<strong>in</strong>dici anni dopo<br />

la sua fondazione, la Comunità di lavoro delle Chiese cristiane <strong>in</strong> <strong>Svizzera</strong> presentò il<br />

testo “La comunità delle Chiese – unità e diversità”. Qui, tra altro, si qualificano “i<br />

fattori di carattere non-dogmatico un ostacolo sulla strada” che conduce verso<br />

l’unità 24 .<br />

Assumere la responsabilità dell’ecumenismo<br />

Visto che ogni <strong>Chiesa</strong> ed ogni Comunità ecclesiale si <strong>in</strong>seriscono, con le proprie<br />

tradizioni, nel processo ecumenico, le tradizioni vanno considerate quanto alla loro<br />

"compatibilità ecumenica”. Per questo motivo ogni <strong>Chiesa</strong> ed ogni Comunità ecclesiale<br />

hanno i propri strumenti per prendere responsabilità ecumenica e per rifletterne nel<br />

18 Interkonfessionelle Arbeitsgeme<strong>in</strong>schaft für Mischehen-Seelsorge der deutschsprachigen Schweiz (editrice),<br />

Ökumenische Trauung (Il matrimonio ecumenico, Zurigo 1973; Das Traugespräch. E<strong>in</strong>e ökumenische Handreichung (Il<br />

colloquio nuziale. Una raccomandazione ecumenica), Zurigo 1975; Religiöse K<strong>in</strong>dererziehung <strong>in</strong> der Mischehe<br />

(L’educazione religiosa nel matrimonio misto), Zurigo 1979.<br />

Nel 1993, il comitato <strong>della</strong> Federazione delle Chiese evangeliche <strong>della</strong> <strong>Svizzera</strong>, la <strong>Conferenza</strong> <strong>dei</strong> <strong>vescovi</strong> svizzeri ed il<br />

vescovo <strong>in</strong>sieme al Consiglio s<strong>in</strong>odale <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> cristiano-cattolica nella <strong>Svizzera</strong> pubblicarono un’edizione<br />

aggiornata con il titolo “La celebrazione ecumenica del matrimonio”; questa pubblicazione si fonde sui lavori <strong>della</strong><br />

Comunità di lavoro <strong>in</strong>terconfessionale per la pastorale <strong>dei</strong> matrimoni misti nella <strong>Svizzera</strong> tedesca. Nel 2001 ne fu<br />

pubblicata dai medesimi editori e con lo stesso titolo una 2° edizione emendata (Friburgo / <strong>Svizzera</strong> e Zurigo).<br />

19 Die Mischehen zwischen römisch-katholischen und orthodoxen Christen. Erklärung der orthodox/römischkatholischen<br />

Gesprächskommission <strong>in</strong> der Schweiz (=Dichiarazione <strong>della</strong> Commissione di dialogo ortodossa/cattolicoromana<br />

sui matrimoni misti di cristiani cattolici e di cristiani ortodossi), del 12 marzo 1985, <strong>in</strong>: SKZ 154 (1986), n. 2,<br />

pag. 22s.<br />

20 Orthodoxe Präsenz <strong>in</strong> der Schweiz. E<strong>in</strong>e pastorale Handreichung. Texte der Kommission für den Dialog zwischen<br />

Orthodoxen und Katholiken <strong>in</strong> der Schweiz (=La presenza ortodossa nella <strong>Svizzera</strong>. Una raccomandazione pastorale.<br />

Testi <strong>della</strong> Commissione di dialogo ortodossa/cattolico-romana <strong>in</strong> <strong>Svizzera</strong>), Friburgo / <strong>Svizzera</strong> 1992.<br />

21 Pubblicato <strong>in</strong>: SKZ 160 (1992), n. 13, pag. 190-195.<br />

22 “Kirche – Staat im Wandel - e<strong>in</strong>e Dokumentation”, Berna 1974<br />

23 "Staat und Kirche <strong>in</strong> der Schweiz. Theologische Probleme“, Zurigo 1979<br />

24 „Kirchengeme<strong>in</strong>schaft – E<strong>in</strong>heit und Vielfalt, SKZ 154 (1986) n. 22, pag. 345-347.<br />

8


proprio ambito costituendo Commissioni per l’ecumenismo, che già esistono <strong>in</strong> molte<br />

Chiese. La <strong>Conferenza</strong> <strong>dei</strong> <strong>vescovi</strong> svizzeri non soltanto sosteneva la formazione di<br />

Commissioni di dialogo, ma nom<strong>in</strong>ava, <strong>in</strong>oltre, la “Commissione cattolica per questioni<br />

ecumeniche” la quale, già nel 1966, sollecitò ad assumere responsabilità ecumenica 25 .<br />

Questa commissione però, rimasta attiva, <strong>in</strong> verità, non per lungo tempo, fu sostituita<br />

dalla Commissione per l’ecumenismo costituita nel 1979. Essa elaborò una “riflessione<br />

di fondo a ridosso <strong>della</strong> visita del papa <strong>in</strong> <strong>Svizzera</strong>”, che presentò alla <strong>Conferenza</strong> <strong>dei</strong><br />

<strong>vescovi</strong> nel maggio 1983 con il titolo “La <strong>Chiesa</strong> cattolico-romana <strong>della</strong> <strong>Svizzera</strong> nel<br />

movimento ecumenico”.<br />

Dal 23 settembre 1972 al 30 novembre 1975 si riunì il S<strong>in</strong>odo ‘72. Questo<br />

term<strong>in</strong>e “S<strong>in</strong>odo 72” significa l’<strong>in</strong>sieme di tutti i s<strong>in</strong>odi diocesani i quali <strong>in</strong>tendevano<br />

applicare il Concilio Vaticano Secondo alla situazione specifica <strong>della</strong> <strong>Svizzera</strong>. I s<strong>in</strong>odi<br />

diocesani furono preparati <strong>in</strong> comune, ma svolti <strong>in</strong> ogni diocesi <strong>in</strong>dividualmente. In<br />

merito a questioni che riguardavano tutta la <strong>Svizzera</strong> si cercavano soluzioni comuni<br />

con il risultato che l’una o l’altra decisione poteva entrare <strong>in</strong> vigore <strong>in</strong> ciascuna delle<br />

diocesi svizzere. Si discutevano non soltanto argomenti isolati ma anche la vita <strong>della</strong><br />

<strong>Chiesa</strong> nel suo <strong>in</strong>sieme. Grazie al contributo da parte di osservatori non cattolici si<br />

prendevano pure <strong>in</strong> considerazione punti di vista di altre Chiese, pers<strong>in</strong>o quando si<br />

discutevano argomenti che non erano immediatamente di carattere ecumenico. Le<br />

riflessioni sulla missione ecumenica stessa <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> prendevano un largo spazio.<br />

Delicati erano i temi “gruppi spontanei” e “ospitalità eucaristica”. I “gruppi spontanei”<br />

erano conosciuti soprattutto nella <strong>Svizzera</strong> francese. Un gruppo ecumenico a Losanna<br />

chiamatosi “paroisse oecuménique des jeunes” trovò accettazione ma sollevò pure<br />

critiche per le liturgie eucaristiche celebrate simultaneamente nello stesso luogo<br />

(“eucharisties simultanées”). Si temeva, tra l’altro, che si potesse dar orig<strong>in</strong>e, così, ad<br />

una terza confessione. I s<strong>in</strong>odi diocesani non ignoravano questo pericolo, ma d’altra<br />

parte vedevano anche le possibilità che gruppi spontanei potessero contribuire al<br />

processo ecumenico 26 .<br />

Si durava fatica a giungere ad una decisione sull’ospitalità eucaristica, ed anche<br />

la storia <strong>della</strong> sua applicazione non era priva di contrasti. Nel periodo successivo al<br />

S<strong>in</strong>odo ‘72, si sviluppò una prassi che oltrepassava ovviamente i limiti <strong>della</strong> decisione<br />

s<strong>in</strong>odale. Ecco il testo approvato <strong>in</strong> tutte le diocesi <strong>della</strong> <strong>Svizzera</strong> dal 1° al 2 marzo<br />

1975: “Nel caso che un cattolico si trovi <strong>in</strong> una situazione eccezionale e, dopo aver<br />

esam<strong>in</strong>ato tutti i motivi, giunga alla conv<strong>in</strong>zione che egli sia autorizzato secondo la<br />

sua coscienza a ricevere la Santa Cena, non si deve necessariamente considerarlo<br />

un’apostasia benché una partecipazione comunitaria all’Eucaristia rimane problematica<br />

f<strong>in</strong>ché persista la separazione delle Chiese. … Inoltre un cattolico non deve prendersi<br />

la responsabilità di una tale decisione quando rischia di cadere <strong>in</strong> un errore di fede. Lo<br />

stesso vale per il caso che si alieni dalla propria <strong>Chiesa</strong> per motivo di questa decisione<br />

o che provochi <strong>in</strong>differenza religiosa oppure sia causa di scandalo presso gli altri<br />

fedeli. … Nei matrimoni misti dovranno soprattutto i genitori provvedere riguardo ai<br />

propri figli”. 27<br />

Liturgie ecumeniche<br />

Durante l’assemblea ord<strong>in</strong>aria del 2-4 giugno 1986, la <strong>Conferenza</strong> <strong>dei</strong> <strong>vescovi</strong><br />

svizzeri approvò un’Ammonizione <strong>in</strong>titolata “L’ospitalità eucaristica”. Secondo questo<br />

documento, il testo s<strong>in</strong>odale (sopra citato) non proibiva ad un cattolico di ricevere la<br />

Santa Cena di rito evangelico ma voleva evitare soltanto “un giudizio irrevocabile sulla<br />

25 „Katholische Kommission für ökumenische Fragen“, SKZ 134 (1966), pag. 664s.<br />

26 I risultati di tutti i S<strong>in</strong>odi diocesani sono raccolti <strong>in</strong>: Raymond Bréchet et Daniel von Allmen, Notre vocation<br />

oeucuménique (Synode 72 présenté et commenté par…,n° 2), Friburgo 1975.<br />

27 Secondo il testo pubblicato dalla diocesi di Basilea, n. 12.3.13 e 15.<br />

9


esponsabilità di un cattolico il quale non osserva <strong>in</strong> un s<strong>in</strong>golo caso il divieto espresso<br />

dalla sua <strong>Chiesa</strong>” 28 .<br />

Durante una visita <strong>in</strong> Vaticano <strong>della</strong> Comunità di lavoro delle Chiese cristiane <strong>in</strong><br />

<strong>Svizzera</strong>, dal 4 al 10 novembre 1988, il papa Giovanni Paolo II° tenne un’allocuzione 29<br />

<strong>in</strong> cui manifestava che “la partecipazione all’Eucaristia e i matrimoni misti” causavano<br />

preoccupazioni presso tutti. Per quanto riguarda la cena del Signore egli scrisse: “le<br />

nostre posizioni ancora non convergono, e malgrado le difficoltà e le sofferenze nella<br />

vita delle comunità, non possiamo agire come se queste divergenze, relative a un<br />

punto essenziale <strong>della</strong> fede, non esistessero. Nella nostra fede cattolica, noi, per<br />

fedeltà a quanto ci hanno tramandato gli apostoli come discendente direttamente da<br />

Cristo, siamo conv<strong>in</strong>ti che la celebrazione comune dell’Eucaristia presuppone l’unità<br />

nella fede e che essa è strettamente legata a quanto noi crediamo circa il ruolo<br />

proprio e lo statuto ecclesiologico <strong>dei</strong> m<strong>in</strong>isteri ord<strong>in</strong>ati”.<br />

Dal 29 giugno al 4 luglio 2000 la Comunità di lavoro delle Chiese cristiane fece<br />

visita al Patriarcato ecumenico. Siccome si trattava più di una visita di cortesia che di<br />

un <strong>in</strong>contro di lavoro, l’op<strong>in</strong>ione pubblica ecclesiale non venne quasi a conoscenza del<br />

suo contenuto.<br />

Pochi anni dopo la Commissione ecumenica <strong>della</strong> <strong>Conferenza</strong> <strong>dei</strong> <strong>vescovi</strong><br />

pubblicò le direttive su “Le liturgie ecumeniche la domenica” 30 per rispondere alla<br />

questione se la partecipazione ad una celebrazione ecumenica poteva adempiere<br />

l’obbligo domenicale imposto ai fedeli di confessione cattolica.<br />

Da parte cattolica ci si occupava soltanto occasionalmente delle Chiese libere (le<br />

così dette Chiese evangelicali) sebbene ci fossero spesso conflitti provocati dalle loro<br />

attività 31 . Soltanto la Comunità di lavoro delle Chiese cristiane nel Canton Berna, cui<br />

faceva parte anche la <strong>Chiesa</strong> cattolico-romana, prese l’<strong>in</strong>iziativa di organizzare una<br />

consultazione e di creare una base comune sulla quale i fedeli provenienti dalle Chiese<br />

nazionali, dalle Chiese libere e da diverse comunità cristiane potevano <strong>in</strong>sieme<br />

sviluppare la possibilità di una evangelizzazione. Il risultato di questa <strong>in</strong>terazione era<br />

la pubblicazione di un manifesto composto da un appello all’evangelizzazione ed<br />

<strong>in</strong>oltre da raccomandazioni per la sua realizzazione. 32 Secondo questo documento, “la<br />

diversità delle dottr<strong>in</strong>e e <strong>della</strong> prassi non dovrebbero più essere un ostacolo<br />

<strong>in</strong>superabile per un’evangelizzazione comunitaria”. Le raccomandazioni non<br />

contengono soltanto uno scambio di idee per realizzare <strong>in</strong>sieme <strong>in</strong>iziative di<br />

evangelizzazione, ma offrono pure un’assistenza l<strong>in</strong>guistica aff<strong>in</strong>ché i membri delle<br />

Chiese nazionali possano entrare <strong>in</strong> un dialogo costruttivo con i membri delle<br />

Comunità evangelicali.<br />

Consultazione ecumenica<br />

Il 24-25 ottobre 1980 confluirono <strong>in</strong> Consultazione ecumenica 120 delegati delle<br />

sette Chiese membro <strong>della</strong> Comunità di lavoro delle Chiese cristiane <strong>in</strong> <strong>Svizzera</strong>, a<br />

seguito d’un’idea promossa dagli osservatori non cattolici al S<strong>in</strong>odo ‘72. Obiettivo<br />

dell’<strong>in</strong>contro fu di 1. rendere possibile una discussione approfondita sullo stato<br />

dell’ecumenismo <strong>in</strong> <strong>Svizzera</strong>; 2. <strong>in</strong>coraggiare e promuovere il processo ecumenico <strong>in</strong><br />

<strong>Svizzera</strong>; 3. raccogliere proposte e <strong>in</strong>dicare camm<strong>in</strong>i di ecumenismo vissuto; 4.<br />

trasmettere impulsi a Chiese e Comunità.<br />

28 „Eucharistische Gastfreundschaft“, SKZ 154 (1986), n. 37, pag. 557-559<br />

29 Documentato <strong>in</strong>: SKZ 156 (1988), n 47, pag. 703-705<br />

30 „Ökumenische Gottesdienste am Sonntag“, pubblicato <strong>in</strong>: SKZ 160 (1992), n. 4, pag. 59s.<br />

31 Veda: Rolf Weibel, Katholik<strong>in</strong>nen und Katholiken vor der evangelikalen Herausforderung. Sonderdruck der SKZ,<br />

senza <strong>in</strong>dicazione del luogo e dell’anno dell’edizione [Luzern/Balgach 1996].<br />

32 „Über Mauern spr<strong>in</strong>gen. Aufruf und Wegleitung zu geme<strong>in</strong>samer Evangelisation für Mitarbeiter<strong>in</strong>nen und Mitarbeiter<br />

der Kirchen, Freikirchen und Geme<strong>in</strong>schaften <strong>in</strong> der deutschsprachigen Schweiz. Schlusstext der Konsultation über<br />

Evangelisation im Auftrag der Arbeitsgeme<strong>in</strong>schaft der Kirchen im Kanton Bern“, Berna 1990.<br />

10


Dalla Consultazione risultarono parecchi progetti di lavoro assai variegati, per<br />

esempio sul rapporto di Stato e <strong>Chiesa</strong> entro la tematica generale <strong>dei</strong> rapporti <strong>della</strong><br />

<strong>Chiesa</strong> con la società. Alcune proposte di rilievo sorte dalla consultazione <strong>in</strong> seno a<br />

gruppi di lavoro sono poi state elaborate e trasformate <strong>in</strong> progetti concreti. Tema<br />

primario <strong>della</strong> Consultazione fu quello d’uno stile di vita responsabile. Si aggiunsero il<br />

tema dell’<strong>in</strong>segnamento religioso a scuola e <strong>in</strong>terrogativi d’ord<strong>in</strong>e teologico su fede e<br />

vita. Fu discussa anche la questione strutturale del posto delle piccole Chiese libere <strong>in</strong><br />

seno alla comunità di lavoro svizzera e le relazioni <strong>della</strong> stessa con le comunità<br />

cantonali.<br />

Per il 1981 era prevista la visita pastorale del papa Giovanni Paolo II° <strong>in</strong><br />

<strong>Svizzera</strong>. A preparazione dell’<strong>in</strong>contro con il papa il Consiglio <strong>della</strong> Federazione delle<br />

Chiese protestanti <strong>della</strong> <strong>Svizzera</strong> elaborò il memorandum “Le Chiese evangeliche nel<br />

movimento ecumenico”, con l’<strong>in</strong>tento di illustrare “il movimento ecumenico nell’ottica<br />

dell’eredità <strong>della</strong> Riforma e con quali conv<strong>in</strong>zioni e speranze esso si rivolge alle altre<br />

Chiese”. A causa dell’attentato perpetrato contro il papa il 13 maggio 1981, la sua<br />

visita fu rimandata. Il Consiglio <strong>della</strong> Federazione delle Chiese protestanti pubblicò<br />

comunque il memorandum, nella speranza di contribuire, <strong>in</strong>dipendentemente dal<br />

viaggio papale, “ad approfondire il dialogo ecumenico <strong>in</strong> <strong>Svizzera</strong>”. 33<br />

A seguito di quest’evento scaturì nel 1982 una serie di contatti diretti tra la<br />

<strong>Conferenza</strong> <strong>dei</strong> <strong>vescovi</strong> svizzeri e il Consiglio <strong>della</strong> Federazione delle Chiese<br />

protestanti, poiché il memorandum aveva circoscritto <strong>in</strong> maniera <strong>in</strong>aspettatamente<br />

<strong>in</strong>cisiva le divergenze confessionali, così da rendere necessari colloqui bilaterali diretti<br />

tra i responsabili delle due Chiese.<br />

In anni precedenti le dichiarazioni comuni su questioni attuali di politica sociale,<br />

elaborate dalle rispettive commissioni d’esperti, avevano già ottenuto una vasta<br />

risonanza pubblica. A questo livello d’<strong>in</strong>tervento sono da annoverare soprattutto le “7<br />

tesi delle Chiese sulla politica verso gli stranieri” (1974), fornite d’un commento<br />

attualizzato nel 1985, come pure i memoranda delle tre Chiese nazionali su questioni<br />

<strong>in</strong>erenti all’asilo: I. “Dalla parte <strong>dei</strong> profughi” (1985), II. “Per una politica d’asilo<br />

umana” (1987) e “Dalla parte degli oppressi. Per un avvenire comune. Memorandum<br />

delle tre Chiese per il superamento <strong>della</strong> xenofobia e del razzismo” (1991).<br />

La <strong>Svizzera</strong> ed il terzo mondo<br />

I gruppi ecclesiali che si occupavano di temi sociopolitici, nella prima fase <strong>della</strong><br />

loro collaborazione, si resero conto dello iato sempre più profondo tra poveri e ricchi e<br />

che questo iato era il conflitto sociale più importante nel mondo.<br />

Nel 1961/’62 furono fondate le due opere assistenziali svizzere, il Sacrificio<br />

quaresimale <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> cattolica e Pane per i fratelli (oggi Pane per tutti) delle<br />

Chiese evangeliche riformate. F<strong>in</strong> da pr<strong>in</strong>cipio hanno mantenuto buoni contatti tra<br />

loro, tanto che s’istituì nel 1970 una collaborazione <strong>in</strong> partenariato 34 . Nello stesso<br />

momento vi era il desiderio di <strong>in</strong>tervenire maggiormente nel dibattito pubblico su temi<br />

sociali e sociopolitici. Per garantire una preparazione specifica a questi <strong>in</strong>terventi,<br />

l’Assemblea <strong>dei</strong> delegati <strong>della</strong> Federazione delle Chiese protestanti <strong>della</strong> <strong>Svizzera</strong><br />

decise di fondare l’Istituto d’etica sociale, che <strong>in</strong>iziò a operare il 1° aprile 1970. Da<br />

parte cattolica la Comunità di lavoro per l’aiuto allo sviluppo (“Arbeitsgeme<strong>in</strong>schaft für<br />

Entwicklungshilfe”) preparò la fondazione “Justitia et Pax”, costituita il 21 febbraio<br />

1968 e <strong>in</strong> seguito a parecchie difficoltà tramutata il 3 luglio 1973 <strong>in</strong> una commissione<br />

<strong>della</strong> <strong>Conferenza</strong> <strong>dei</strong> <strong>vescovi</strong> svizzeri.<br />

33 Sul viaggio compiuto dal papa nel 1984 esiste: “Unterwegs zur E<strong>in</strong>heit? Schweizer Protestanten, Oekumene und<br />

Papst”, edito dal Comitato <strong>della</strong> Federazione delle chiese evangeliche <strong>della</strong> <strong>Svizzera</strong>, Berna 1984.<br />

34 Dal 1992 fa parte alla collaborazione pure “Essere partner”, l’opera d’aiuto <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> cristo cattolica.<br />

11


La Comunità di lavoro per l’aiuto allo sviluppo e da parte <strong>della</strong> Federazione delle<br />

Chiese protestanti il Dipartimento di teologia (siccome l’Istituto d’etica sociale non era<br />

ancora stato fondato), <strong>in</strong>teragirono con un gruppo di lavoro <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> cristianocattolica<br />

per preparare ed organizzare l’“Assemblea <strong>in</strong>terconfessionale <strong>Svizzera</strong> e terzo<br />

mondo” del 1970. Questa elaborò <strong>in</strong> due sessioni (dal 30 ottobre al 1° novembre e dal<br />

20 al 22 novembre) c<strong>in</strong>que relazioni stilate dai gruppi di lavoro tramite cui si volevano<br />

offrire impulsi all’evoluzione di una politica di sviluppo svizzera ed alla formazione di<br />

un’op<strong>in</strong>ione e di una volontà pubbliche nella <strong>Chiesa</strong> e nella società.<br />

Uno stile di vita responsabile<br />

A seguito <strong>della</strong> quarta guerra nel Medio Oriente (1973) che causò una crisi<br />

economica notevole per l’aumento del prezzo del petrolio sorse la discussione sulla<br />

responsabilità ecologica delle Chiese. Al centro dell’<strong>in</strong>teresse vi erano questioni legate<br />

al rifornimento e alla politica energetica.<br />

In <strong>Svizzera</strong> fu costituito sulla base di sensibilità <strong>in</strong>dividuali il Forum ecumenico<br />

svizzero (“Schweizerisches Ökumenisches Forum”). Invece di mettere a fuoco la<br />

questione energetica questo gruppo cercava di <strong>in</strong>dividuare <strong>in</strong> maniera complessiva<br />

uno stile di vita alternativo mediante il programma “Quale sarà la <strong>Svizzera</strong><br />

d’<strong>in</strong>domani? Incamm<strong>in</strong>arsi verso un nuovo stile di vita”. Organizzò un primo<br />

importante simposio, il “Forum di Maggl<strong>in</strong>gen”, dal 22 al 24 ottobre 1976. Un altro<br />

simposio ebbe luogo dal 13 al 15 gennaio 1978 a Gwatt, dove si trattò la questione<br />

“energia e posti di lavoro”, che permise di mettere a confronto punti di vista<br />

divergenti.<br />

Tra i quattro gruppi di lavoro <strong>della</strong> “Consultazione ecumenica” del 1980 ce n’era<br />

uno sul tema “Insieme nel mondo”. Basandosi sul concetto “un nuovo stile di vita”<br />

come proposto da una dichiarazione programmatica, si <strong>in</strong>dividuavano i seguenti<br />

problemi: “In quale relazione sta un nuovo stile di vita con l’esplosione demografica,<br />

con lo scarseggiare dell’energia, con l’aumento del reddito reale, con la solidarietà con<br />

i poveri, con la disponibilità di tutti ad assumere responsabilità – e non soltanto da<br />

parte di s<strong>in</strong>goli?”<br />

Per approfondire queste tematiche si sottopose alla Comunità delle Chiese<br />

cristiane <strong>in</strong> <strong>Svizzera</strong> il seguente problema: “Inquadrato il problema di uno stile di vita<br />

responsabile, come si può discuterlo <strong>in</strong> maniera costruttiva e competente e con un<br />

obiettivo pastorale?” E si richiese di fare una relazione per le Chiese membro entro la<br />

f<strong>in</strong>e dell’anno e di presentarla alla prossima Consultazione ecumenica. Questa<br />

“prossima” Consultazione però non si sarebbe più riunita a tutt’oggi, ma la Comunità<br />

di lavoro <strong>in</strong>caricò un gruppo di lavoro di studiare problema “qual è l’<strong>in</strong>flusso di una<br />

comprensione cristiana del mondo e dell’esistenza sullo stile di vita futuro?” Riguardo<br />

a questo <strong>in</strong>carico il gruppo di lavoro costituì un forum ecclesiale sullo “stile di vita”.<br />

Questo forum si espresse <strong>in</strong> due simposi presso la Paulus-Akademie (1984) e la<br />

Franziskushaus Dulliken (1985), i cui risultati furono pubblicati nell’estate 1985 nella<br />

forma di un Memorandum ecologico “Essere uomo nell’<strong>in</strong>tegrità <strong>della</strong> creazione” 35 .<br />

Giustizia, pace e salvaguardia del creato<br />

Per dare un fondamento coerente, <strong>in</strong> un’ottica cristiana, alle varie dichiarazioni<br />

di politica sociale, il S<strong>in</strong>odo evangelico svizzero ebbe l’idea di fondare un’”Alleanza per<br />

la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato”. Il comitato esecutivo dell’Alleanza<br />

riformata mondiale domandò nel 1983 a tutte le Chiese di promuovere un v<strong>in</strong>colo<br />

35 Menschse<strong>in</strong> im Ganzen der Schöpfung. E<strong>in</strong> ökologisches Memorandum im Auftrag und zuhanden der<br />

Arbeitsgeme<strong>in</strong>schaft christlicher Kirchen <strong>in</strong> der Schweiz (unter Mitwirkung von Fachleuten aus Kirche, Wissenschaft,<br />

Wirtschaft und Politik), redatto da Pius Hafner, Ernst Meili, Hans Ruh, Peter Siber, Christoph Stückelberger, Lukas<br />

Vischer, Eugen Wirt, 1985.<br />

12


comune di pace e di giustizia; e il comitato per le l<strong>in</strong>ee direttive del Consiglio<br />

ecumenico delle Chiese raccomandò alla plenaria, pure nel 1983, “di <strong>in</strong>tegrare le<br />

Chiese membro <strong>in</strong> un processo conciliare di impegno reciproco per la giustizia, la pace<br />

e la tutela di tutto il creato”; così che quest’idea sviluppò una sua energia propria <strong>in</strong><br />

seno al S<strong>in</strong>odo evangelico svizzero. L’assemblea, che aderì al memorandum “Essere<br />

uomo nell’<strong>in</strong>sieme del creato”, prospettò concretamente la creazione di un posto di<br />

delegato delle Chiese per le questioni ambientali, con il compito di “promuovere <strong>in</strong><br />

seno alle Chiese, Chiese libere e comunità il senso di responsabilità verso il creato, di<br />

creare contatti con gruppi, movimenti e organismi già attivi <strong>in</strong> questo campo e di<br />

elaborare proposte concrete su come le Chiese possano assumere le loro<br />

responsabilità <strong>in</strong> merito”. Dopo lunghi negoziati si potè costituire, il 6 dicembre 1986,<br />

la “Comunità di lavoro ecumenica <strong>Chiesa</strong> e ambiente” (Oeku).<br />

Con un riferimento diretto alle <strong>in</strong>iziative dell’Alleanza riformata mondiale, del<br />

Consiglio ecumenico delle Chiese e del piano del Consiglio ecumenico di realizzare nel<br />

1990 una conferenza mondiale, la nona assemblea plenaria <strong>della</strong> <strong>Conferenza</strong> delle<br />

Chiese europee (KEK) raccomandò nel 1986, assieme al Consiglio delle conferenze<br />

episcopali d’Europa (CCEE), di allestire una “conferenza settentrionale” attorno al<br />

tema “Pace nella giustizia” e di attuarla prima <strong>della</strong> conferenza mondiale del Consiglio<br />

ecumenico. Dopo chiarimenti rispettivi la KEK potè <strong>in</strong>vitare il CCEE a patroc<strong>in</strong>are <strong>in</strong><br />

comune la convocazione europea “Pace nella giustizia”. La 17ma plenaria del CCEE<br />

accettò l’<strong>in</strong>vito nel 1987.<br />

Per accompagnare il processo messo <strong>in</strong> atto anche <strong>in</strong> <strong>Svizzera</strong>, la Comunità di<br />

lavoro delle Chiese cristiane <strong>in</strong> <strong>Svizzera</strong>, dopo qualche opposizione, costituì nel 1988<br />

un gruppo di lavoro su una durata di tre anni, chiamato Comitato ecumenico svizzero<br />

per la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato e dotato di un ufficio di<br />

coord<strong>in</strong>amento a Berna.<br />

Dopo la vasta eco riscossa dall’Assemblea ecumenica europea “Pace nella<br />

giustizia”, svoltasi a Basilea dal 15 al 21 maggio 1989, ci si poteva aspettare che il<br />

follow up e la tematica “Giustizia, pace, salvaguardia del creato” trovasse anche <strong>in</strong><br />

<strong>Svizzera</strong> una risonanza più ampia. Già prima di Basilea il Comitato ecumenico propose<br />

di dedicare l’anno giubilare <strong>della</strong> Confederazione al modello biblico dell’anno di grazia<br />

(3 Mosè 25); e ad <strong>in</strong>gresso di quest’anno di grazia fu letto ufficialmente a Berna, il 24<br />

novembre 1990, un messaggio carico di significati.<br />

Tuttavia, proprio nel bel mezzo dell’anno di grazia, la Comunità di lavoro delle<br />

Chiese cristiane <strong>in</strong> <strong>Svizzera</strong> r<strong>in</strong>unciò a prolungare il mandato del suo comitato per la<br />

giustizia, la pace e la salvaguardia del creato. Un gruppo ad hoc accompagnò l’anno <strong>in</strong><br />

questione f<strong>in</strong>o alla f<strong>in</strong>e; pure l’ufficio di coord<strong>in</strong>amento lavorò f<strong>in</strong>o alla conclusione<br />

dell’anno di grazia, dovendosi però procurare da solo i mezzi f<strong>in</strong>anziari necessari.<br />

Pers<strong>in</strong>o l’Assemblea ecumenica europea che seguì quella di Basilea, svoltasi a<br />

Graz nel 1997 sul tema “Riconciliazione – dono di Dio e sorgente di vita nuova”,<br />

riscosse <strong>in</strong> <strong>Svizzera</strong> un <strong>in</strong>teresse limitato.<br />

L’ecumenismo <strong>in</strong> un contesto <strong>in</strong>ternazionale<br />

Ci furono altre manifestazioni ecumeniche non del tutto ignorate <strong>in</strong> <strong>Svizzera</strong>,<br />

almeno e soprattutto <strong>in</strong> seno alle Chiese, dove riscuotevano una certa risonanza.<br />

Tuttavia il loro effetto era piuttosto modesto. Sarebbero da menzionare gli Incontri<br />

ecumenici europei tra la <strong>Conferenza</strong> delle Chiese Europee (KEK) ed il Consiglio delle<br />

Conferenze episcopali d’Europa (CCEE). Entrambe hanno le loro sedi <strong>in</strong> <strong>Svizzera</strong> ed<br />

erano sempre <strong>in</strong> collegamento con la <strong>Svizzera</strong> grazie a stretti contatti personali.<br />

La Comunità di lavoro delle Chiese cristiane <strong>in</strong> <strong>Svizzera</strong> era entrata <strong>in</strong> una<br />

relazione più stretta con il Consiglio ecumenico delle Chiese, e questo a titolo di<br />

“Associated Council” (= Consiglio associato). Il Consiglio ecumenico si obbligò così,<br />

secondo gli statuti, ad <strong>in</strong>formare la Comunità di lavoro su evoluzioni importanti<br />

13


dell’ecumenismo e di consultarla <strong>in</strong> caso di progettazione di programmi. La Comunità<br />

ritiene che questa forma di associazione al Consiglio ecumenico sia un impegno<br />

approfondito e un segno v<strong>in</strong>colante di un’unità delle Chiese. L’occuparsi <strong>della</strong> “Charta<br />

ecumenica” fu considerata dalla Comunità di lavoro quale oggetto di grande attualità.<br />

La IIa Assemblea Ecumenica Europea aveva suggerito di elaborare una “Charta<br />

oecumenica” che avrebbe dovuto esporre le direttive per le relazioni tra le Chiese <strong>in</strong><br />

Europa. Il documento def<strong>in</strong>itivo fu ratificato <strong>in</strong> un <strong>in</strong>contro poco dopo Pasqua 2001. Le<br />

Chiese associate alla Comunità di lavoro delle Chiese cristiane <strong>in</strong> <strong>Svizzera</strong> firmarono la<br />

Charta il 23 gennaio 2005, domenica di preghiera per l’unità <strong>dei</strong> cristiani. Alla<br />

celebrazione solenne nella collegiale di St-Ursanne parteciparono i responsabili <strong>della</strong><br />

Comunità di lavoro e con loro Keith Clements, segretario generale <strong>della</strong> <strong>Conferenza</strong><br />

delle Chiese Europee (KEK), ed il vescovo Amédée Grab, presidente del Consiglio delle<br />

Conferenze episcopali d’Europa (CCEE), entrambi rappresentanti di quelle<br />

organizzazioni che avevano elaborato la Charta oecumenica. Il vescovo Amédée Grab,<br />

anche presidente <strong>della</strong> <strong>Conferenza</strong> <strong>dei</strong> <strong>vescovi</strong> svizzeri, accentuò nella sua omelia:<br />

“Noi firmiamo la Charta per andare avanti: nella vita di ogni <strong>Chiesa</strong>, nella<br />

responsabilità comunitaria, nella fedeltà verso Gesù Cristo il quale regna su di noi tutti<br />

mediante la forza del suo amore”.<br />

I <strong>vescovi</strong> svizzeri reagivano spesso agli avvenimenti e alle vicende ecumeniche<br />

delle Chiese sparse per il mondo tramite dichiarazioni proprie. Così, per esempio, nel<br />

1993 pubblicarono un Vademecum che si riferiva al nuovo Direttorio ecumenico<br />

apparso 10 anni dopo il Codice di diritto canonico (CIC 1983). 36<br />

Consultazioni<br />

Negli anni `90 diverse <strong>in</strong>iziative ecumeniche presero maggiormente <strong>in</strong><br />

considerazione le esigenze delle Chiese reali ed il parere <strong>dei</strong> rispettivi membri. Su<br />

suggerimento <strong>della</strong> Commissione di dialogo evangelica/cattolico-romana, l’Istituto<br />

Svizzero di sociologia pastorale (SPI = Schweizerisches Pastoralsoziologisches<br />

Institut) <strong>in</strong>sieme con l’Istituto per l’etica sociale <strong>della</strong> Federazione delle Chiese<br />

protestanti <strong>della</strong> <strong>Svizzera</strong> (ISE = Institut für Sozialethik) elaborarono un progetto<br />

sostenuto dal Fondo nazionale sulla “Pluralità delle confessioni, religiosità evasiva e<br />

identità culturale nella <strong>Svizzera</strong>”. Dei risultati pubblicati nel 1993 con il titolo “Ogni<br />

persona un caso particolare?” 37 si <strong>in</strong>teressò pure la Comunità di lavoro delle Chiese<br />

cristiane <strong>in</strong> <strong>Svizzera</strong>, che nella primavera del 1994 decise di avanzare con il processo<br />

di riflessione comunitaria attorno alla tematica “Tramandare la fede”.<br />

Con le medesime parole fu <strong>in</strong>titolata una carta programmatica la quale, dopo<br />

aver del<strong>in</strong>eato il problema, doveva spronare la riflessione su questa tematica. Un<br />

successivo documento riassunse tutte le prese di posizione presentando “una<br />

prospettiva generale delle reazioni sulla carta programmatica”. Per <strong>in</strong>quadrare i diversi<br />

aspetti <strong>della</strong> tematica, la Comunità di lavoro <strong>in</strong>vitò alla Consultazione ecumenica<br />

“Tramandare la fede”, che si riunì dal 3 al 5 ottobre 1997 a Delémont. Da questa<br />

consultazione sorsero tesi di s<strong>in</strong>tesi di tutti gli argomenti discussi per più di due anni.<br />

Queste tesi furono a loro volta dibattute e rimaneggiate da un gruppo di lavoro. Il<br />

testo pubblicato 38 riflette, <strong>in</strong> una certa maniera, qualcosa <strong>della</strong> visione comunitaria<br />

delle Chiese aderenti alla Comunità di lavoro e che erano <strong>in</strong>teressate a questo<br />

processo di riflessione. Ma non si può dire che abbia avuto una notevole risonanza.<br />

La seconda Consultazione fu convocata dalla <strong>Conferenza</strong> <strong>dei</strong> <strong>vescovi</strong> svizzeri e<br />

dalla Federazione delle Chiese protestanti e diede orig<strong>in</strong>e ad un appello di carattere<br />

socio-economico lanciato dalle Chiese sotto il titolo “Insieme verso l’avvenire”<br />

36 Lesehilfe zum neuen Ökumenischen Direktorium, pubblicato <strong>in</strong>: SKZ 161(1993), n. 51-52, pag. 730ss<br />

37 Alfred Dubach, Roland J. Campiche (editori): Jede(r) e<strong>in</strong> Sonderfall? Religion <strong>in</strong> der Schweiz. Zurigo e Basilea 1993.<br />

38 In: SKZ 166 (1998), n. 3, pag. 34-38.<br />

14


(“Mite<strong>in</strong>ander <strong>in</strong> die Zukunft”). Già nel 1994 ne furono sviluppate le prime l<strong>in</strong>ee nel<br />

corso di una riunione <strong>della</strong> <strong>Conferenza</strong> <strong>dei</strong> <strong>vescovi</strong> con la Commissione nazionale<br />

Justitia et Pax (che festeggiava allora il suo 25esimo anniversario). Nell’anno<br />

successivo la Commissione, <strong>in</strong>sieme con altre organizzazioni associate, organizzò<br />

un’<strong>in</strong>chiesta per valutare la possibilità di un processo consultativo sulle questioni<br />

sociali. Ne scaturì la necessità di sviluppare tale progetto <strong>in</strong> forma ecumenica e<br />

mediante una procedere graduale.<br />

L’Istituto di Etica sociale <strong>della</strong> Federazione delle Chiese protestanti <strong>della</strong><br />

<strong>Svizzera</strong> fu <strong>in</strong>vitato a partecipare ai lavori preparatori. Nel settembre 1997 la<br />

<strong>Conferenza</strong> <strong>dei</strong> <strong>vescovi</strong> e il Consiglio <strong>della</strong> Federazione delle Chiese protestanti<br />

decisero di organizzare una Consultazione ecumenica su questioni sociali ed<br />

economiche che sarebbe durata due anni. Si voleva <strong>in</strong>vitare a parteciparvi tutta la<br />

popolazione. Base per le discussioni era la pubblicazione “Quale avvenire<br />

desideriamo?” (“Welche Zukunft wollen wir?”). Questo vademecum per le discussioni<br />

si fondava su una teologia e su un’opzione di Regno di Dio e vi affiorava una teologia<br />

empirica di carattere obbligante (commitment), caratteristica che sollevò forti<br />

obiezioni. S<strong>in</strong>o alla f<strong>in</strong>e del mese di ottobre 1999, data di conclusione ufficiale <strong>della</strong><br />

procedura di consultazione, vennero <strong>in</strong>oltrate 1'047 petizioni, di cui tre qu<strong>in</strong>ti<br />

elaborate da gruppi.<br />

Il 1° settembre 2001 si concluse a Berna con una celebrazione solenne nella<br />

chiesa Offene Heiliggeistkirche la Consultazione ecumenica sull’avvenire sociale ed<br />

economico <strong>della</strong> <strong>Svizzera</strong>. In un quadro all’altezza dell’avvenimento, <strong>in</strong>terlocutrici ed<br />

<strong>in</strong>terlocutori provenienti da politica, economia e società civile accolsero la “Voce delle<br />

Chiese” (“Das Wort der Kirchen”) “Insieme verso l’avvenire” (“Mite<strong>in</strong>ander <strong>in</strong> die<br />

Zukunft”) ed espressero la propria approvazione. Qu<strong>in</strong>dici giorni più tardi, <strong>in</strong> occasione<br />

<strong>della</strong> Festa federale di r<strong>in</strong>graziamento, penitenza e preghiera, la Voce delle Chiese fu<br />

ripresa come filo rosso delle celebrazione <strong>in</strong> numerose parrocchie cattoliche e<br />

comunità evangeliche. Inoltre la <strong>Conferenza</strong> <strong>dei</strong> <strong>vescovi</strong> e la Federazione delle Chiese<br />

protestanti emanarono una Lettera pastorale ecumenica per il Digiuno federale rivolta<br />

a tutti gli abitanti del Paese e con lo scopo di dare “coraggio per <strong>in</strong>camm<strong>in</strong>arsi”.<br />

Insieme e separati<br />

Non soltanto il fatto che le Chiese e le comunità cristiane <strong>in</strong> <strong>Svizzera</strong> dessero il<br />

loro contributo all’esposizione nazionale 2002 ma anche come lo realizzarono, era<br />

orientato al futuro. La loro presenza dal titolo “Un ange passe” sull’arteplage di Morat,<br />

come anche le giornate dedicate a diverse tematiche furono concepite e realizzate<br />

dall’associazione ESE.02. Fondata nel dicembre 1996, ne facevano parte 14 Chiese ed<br />

associazioni cristiane.<br />

Un altro progetto importante, il “progetto millenario” dal titolo “Perle <strong>della</strong><br />

speranza”, ideato dalla Comunità di lavoro delle Chiese cristiane <strong>in</strong> <strong>Svizzera</strong>, non poté<br />

<strong>in</strong>vece realizzarsi per problemi strutturali e f<strong>in</strong>anziari.<br />

Un ulteriore progetto, cui aveva dato <strong>in</strong>izio la Comunità di lavoro delle Chiese<br />

cristiane, si tramutò <strong>in</strong> un gruppo di lavoro legato alla <strong>Conferenza</strong> <strong>dei</strong> <strong>vescovi</strong> e alla<br />

Federazione delle Chiese protestanti: il gruppo di lavoro ecumenico “Nuovi movimenti<br />

religiosi <strong>in</strong> <strong>Svizzera</strong>” (NMR).<br />

Oltre agli importanti accordi che si sono verificati nel corso delle Consultazioni e<br />

<strong>della</strong> rappresentazione presso la Expo.02, gli anni successivi al 1995 furono<br />

caratterizzati dalla ricerca di chiarire e consolidare la propria identità confessionale.<br />

Così il Consiglio <strong>della</strong> Federazione delle Chiese protestanti <strong>della</strong> <strong>Svizzera</strong> approvò nel<br />

1995 il documento di base “L<strong>in</strong>ee fondamentali dell’attività ecumenica da parte <strong>della</strong><br />

Federazione delle Chiese protestanti <strong>della</strong> <strong>Svizzera</strong>” (Grundl<strong>in</strong>ien ökumenischen<br />

Handelns im Schweizerischen Evangelischen Kirchenbund”), che nota non soltanto<br />

come l’ecumenismo abbia condotto a risultati positivi, ma constata anche nuove<br />

15


condizioni: il decl<strong>in</strong>o irresistibile del confessionalismo, l’ovvio amalgamarsi delle<br />

confessioni nella vita di ogni giorno (dai matrimoni composti di due confessioni ai<br />

diversi settori del lavoro pastorale specializzato), ed <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e le sfide sociali ed etiche<br />

comuni a tutte le Chiese. Si def<strong>in</strong>isce l’ecumenismo “prima di tutto come un impegno<br />

ad andare <strong>in</strong> cerca di vie che sfoc<strong>in</strong>o <strong>in</strong> un accordo ed nell’approfondimento <strong>della</strong><br />

comunione tra le Chiese, le confessioni, i gruppi ed i movimenti <strong>in</strong> quanto tali<br />

nell’oggi”.<br />

Così la Commissione di dialogo evangelica/cattolico-romana ricevette l’<strong>in</strong>carico,<br />

nell’aprile 1994, di esam<strong>in</strong>are se nella vita quotidiana e nella teologia si fosse<br />

verificato un cambiamento così importante da richiedere la sostituzione delle norme<br />

del 1979 sulla Santa Cena comunitaria e sull’Eucaristia. Nel settembre 2000, dopo un<br />

lavoro di alcuni anni, la Commissione poté consegnare la sua documentazione<br />

sull’“Ospitalità eucaristica” al Consiglio <strong>della</strong> Federazione delle Chiese protestanti ed<br />

alla <strong>Conferenza</strong> <strong>dei</strong> <strong>vescovi</strong>. Questo documento non ottenne però il beneplacito <strong>dei</strong><br />

<strong>vescovi</strong> e la Commissione di dialogo rivendicò un nuovo <strong>in</strong>carico 39 .<br />

Il fatto che le Chiese nazionali cercassero di profilarsi l’una di fronte all’altra<br />

apparve evidente non soltanto <strong>in</strong> occasione delle esternazioni senza fronzoli con cui il<br />

nuovo vescovo <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> cristiano-cattolica criticò la <strong>Chiesa</strong> cattolico-romana, ma<br />

anche nel contesto delle votazioni del 2001 sull’abolizione del così detto articolo sulle<br />

diocesi, che vide le altre Chiese rimanere a distanza. E di nuovo si manifestò, anche<br />

se <strong>in</strong> altre condizioni, quando si votò sulla soluzione <strong>dei</strong> term<strong>in</strong>i (2002) e sulla legge<br />

sul partenariato registrato (2005).<br />

„La cooperazione è la normalità, l’azione <strong>in</strong>dividuale è un’eccezione“<br />

Quando si guarda alla storia del pensiero ecumenico ed alla strada che<br />

l’ecumenismo ha percorso <strong>in</strong> <strong>Svizzera</strong>, si può constatare un’evoluzione che da un<br />

modus vivendi uno contro l’altro è passata a quello di uno accanto all’altro,<br />

raggiungendo l’ uno <strong>in</strong>sieme con l’altro. La coesistenza, nel senso di uno <strong>in</strong>sieme con<br />

l’altro però, da un lato, non si concretizza nella realtà <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> con tutte le<br />

possibilità che le norme canoniche concedono, d’altro lato, oltrepassa <strong>in</strong> certi casi ciò<br />

che è accettato dal diritto canonico e teologicamente realizzabile. Ciò causa irritazioni<br />

da parte di cattolici preoccupati che lamentano un pasticcio ecumenico. In una<br />

situazione come questa, il presidente del consiglio <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> evangelica riformata<br />

del Canton Zurigo ed il vicario generale cattolico-romano si rivolsero congiuntamente<br />

alle comunità evangeliche riformate ed alle parrocchie cattolico-romane nell’autunno<br />

1997 con una “lettera pastorale per la Festa federale di r<strong>in</strong>graziamento”, <strong>in</strong>titolata<br />

“Collaborazione ecumenica” 40 . In questo documento si legge: “Manifestazioni ed<br />

<strong>in</strong>iziative ecumeniche nel Canton Zurigo sono diventate un’abitud<strong>in</strong>e e qualcosa di<br />

naturale grazie ad una prassi di lunghi anni. Forse vengono adesso considerate una<br />

cosa troppo naturale, tanto che non possiamo più stimare <strong>in</strong> maniera adeguata il loro<br />

valore ed il loro significato. Tanto viene realizzato, ma sarebbe possibile ancora di più<br />

rispetto alle norme attualmente <strong>in</strong> vigore. Ma ci sono anche desideri ecumenici che<br />

non si lasciano soddisfare f<strong>in</strong>ché non abbiamo raggiunto la meta <strong>della</strong> vera unità delle<br />

Chiese”.<br />

Questa caratterizzazione generica <strong>della</strong> situazione nel Canton Zurigo potrebbe<br />

corrispondere al resto <strong>della</strong> <strong>Svizzera</strong>, pur tenendo conto delle particolarità di ogni<br />

regione. Già all’alba del Vaticano II°, ma anche durante il Concilio e soprattutto negli<br />

39 Frank Jehle: Eucharistische Gastfreundschaft: E<strong>in</strong> Thema der Evangelisch/Römisch-katholischen<br />

Gesprächskommission, <strong>in</strong>: Barbara Brunner/Susanne Scheeberger Geisler/Kristen Jäger, Mache den Raum de<strong>in</strong>es<br />

Zeltes weit. Internationale ökumenische Konferenzen der neunziger Jahre. Bilanz – Impulse für die Weiterarbeit,<br />

Berna 2002, pag. 135-139.<br />

40 Documentata <strong>in</strong> SKZ 165 (1997), n. 39, pag<strong>in</strong>e 578s.<br />

16


anni seguenti si realizzarono <strong>in</strong>iziative ecumeniche ad ogni livello e praticamente <strong>in</strong><br />

tutti gli ambiti. Retrospettivamente diventa ovvio come questo risveglio ecumenico era<br />

accompagnato da <strong>in</strong>iziative <strong>in</strong> altri ambiti dell’attività ecclesiale e come questo<br />

risveglio avveniva <strong>in</strong> un’epoca <strong>in</strong> cui la <strong>Svizzera</strong> passava da un dopoguerra stabile a<br />

una fase di r<strong>in</strong>novamento politico <strong>in</strong> epoca di alta congiuntura economica.<br />

Già nel 1964 un gruppo di lavoro del Sem<strong>in</strong>ario diocesano di Coira elaborò<br />

materiali per la celebrazione <strong>della</strong> settimana di preghiera per l’unità <strong>dei</strong> cristiani nelle<br />

parrocchie e negli ambienti ecumenici. Gli studenti di teologia di tutte le università<br />

com<strong>in</strong>ciarono a riunirsi ogni anno sotto il nome “Interfac”, e teologi e teologhe che<br />

<strong>in</strong>segnavano alle università o erano attivi nella pastorale fondarono il 12/13 dicembre<br />

1964 la Società svizzera di teologia (Schweizerische Theologische Gesellschaft).<br />

Questa associazione di taglio <strong>in</strong>terconfessionale è oggi membro dell’Accademia<br />

svizzera di scienze morali e sociali, con lo scopo di far sentire la voce <strong>della</strong> teologia.<br />

Adempiere <strong>in</strong>sieme i medesimi doveri<br />

In seguito si com<strong>in</strong>ciò a stabilire una collaborazione <strong>in</strong> tutti i campi <strong>della</strong><br />

formazione teologica, del m<strong>in</strong>istero pastorale e dell’aggiornamento professionale. Le<br />

facoltà di teologia riconosciute dallo Stato quali istituti universitari si unirono alla<br />

<strong>Conferenza</strong> delle Facoltà di Teologia <strong>della</strong> <strong>Svizzera</strong> con lo scopo di favorire lo scambio,<br />

la mobilità e l’<strong>in</strong>terazione tra le diverse facoltà teologiche. Inoltre si <strong>in</strong>tendeva far<br />

sentire la loro voce unitaria presso le università, le autorità politiche, le Chiese e la<br />

società. Per approfittare di s<strong>in</strong>ergie, le facoltà e gli istituti di formazione sviluppavano<br />

diversi modi di cooperazione. Nello stesso senso com<strong>in</strong>ciavano a collaborare pure gli<br />

istituti ecclesiastici per la formazione permanente. Le persone che lavorano nella<br />

pastorale specializzata si organizzarono logicamente <strong>in</strong> associazioni ecumeniche, come<br />

l’Associazione svizzera <strong>dei</strong> professori di religione (Verband Schweizerischer<br />

Religionslehrer, fondata nel 1971), il Gruppo ecumenico di lavoro per questioni<br />

concernenti le persone andicappate (Ökumenische Arbeitsgruppe für<br />

Beh<strong>in</strong>dertenfragen), la Comunità di lavoro Pastorale e Consulenza<br />

(Arbeitsgeme<strong>in</strong>schaft für Seelsorge und Beratung), e la Comunità ecumenica di lavoro<br />

per la pastorale d’urgenza <strong>in</strong> <strong>Svizzera</strong> (Ökumenische Arbeitsgeme<strong>in</strong>schaft<br />

Notfallseelsorge Schweiz, fondata nel 2002). I risultati già raggiunti sono assai positivi<br />

non soltanto nel campo <strong>della</strong> formazione ma pure <strong>in</strong> quello <strong>della</strong> ricerca teologica:<br />

merita una menzione la Storia ecumenica delle Chiese <strong>in</strong> <strong>Svizzera</strong> 41 .<br />

Per sostenere <strong>in</strong> maniera più efficace i loro <strong>in</strong>teressi rispetto alle Chiese ed alla<br />

società, le diverse opere assistenziali ecclesiastiche, come il Sacrificio quaresimale e<br />

Pane per i fratelli, com<strong>in</strong>ciarono a collaborare. Non ci si limitava però soltanto ad<br />

<strong>in</strong>teragire <strong>in</strong> campo socio-politico attorno allo sviluppo sostenibile, ma si rese possibile<br />

una vera e propria collaborazione tra le varie opere. La Cooperazione delle Chiese e<br />

missioni evangeliche (KEM = Kooperation Evangelischer Kirchen und Missionen) e la<br />

<strong>Conferenza</strong> delle missioni <strong>della</strong> <strong>Svizzera</strong> tedesca e retoromancia e del Liechtenste<strong>in</strong><br />

(Missionskonferenz der deutschen und romanischen Schweiz und Liechtenste<strong>in</strong>)<br />

<strong>in</strong>iziarono a svolgere assieme corsi <strong>in</strong>formativi nelle scuole. Nell’autunno 1984 l’Opera<br />

<strong>in</strong>ternazionale cattolica Missio (Internationales Katholisches Missionswerk Missio) e la<br />

KEM, sostenuta dalle Chiese evangeliche nella <strong>Svizzera</strong> tedesca, retoromancia ed<br />

italiana, si presentarono <strong>in</strong>sieme al pubblico. Con un appello comunitario si volle<br />

affermare che la <strong>Chiesa</strong> cattolica e le Chiese evangeliche con le rispettive opere<br />

missionarie “erano legate alla medesima missione di Gesù nel mondo”. “Dare una<br />

testimonianza <strong>della</strong> forza del Vangelo mediante la parola e la vita: questo è il f<strong>in</strong>e<br />

comune a cui servono le opere missionarie cattoliche ed evangeliche tramite le loro<br />

41<br />

Ökumenische Kirchengeschichte der Schweiz, pubblicata nel 1994 per <strong>in</strong>carico di un gruppo di lavoro da Lukas<br />

Vischer, Lukas Schenker e Rudolf Dellsperger.<br />

17


campagne d’<strong>in</strong>formazione e le loro <strong>in</strong>iziative”. Grazie a questo sviluppo si rileva che<br />

ultimamente l’Annuario svizzero delle missioni (Missionsjahrbuch der Schweiz) è stato<br />

pubblicato su base ecumenica dalla <strong>Conferenza</strong> delle missioni <strong>della</strong> <strong>Svizzera</strong> tedesca e<br />

retoromancia e dal Consiglio missionario evangelico svizzero.<br />

Presentarsi <strong>in</strong>sieme al pubblico<br />

A lungo term<strong>in</strong>e la collaborazione missionaria non si sviluppa con la stessa<br />

efficacia come la collaborazione ecumenica nell’ambito <strong>dei</strong> media, soprattutto nella<br />

<strong>Svizzera</strong> tedesca. Ciò risulta <strong>in</strong>nanzitutto da condizioni strutturali, poichè il Servizio<br />

cattolico per i media (Katholischer Mediendienst) trova la sua struttura corrispondente<br />

nei media riformati (Reformierte Medien, già Evangelischer Mediendienst). Nel quadro<br />

del Gruppo ecumenico <strong>dei</strong> media forniscono <strong>in</strong>sieme diversi servizi.<br />

Quanto ai temi sociali e alla pastorale le due Chiese maggiori si impegnano,<br />

affiatate da anni, <strong>in</strong> un servizio comunitario come le cappellanie presso l’esercito, negli<br />

ospedali e nelle carceri. In diverse località hanno fondato servizi ecclesiastici comuni o<br />

parrocchie specializzate (Consulenza matrimoniale, parrocchia <strong>in</strong>dustriale, cappellania<br />

specializzata per gli ammalati di AIDS, ecc.).<br />

Nelle scuole la collaborazione si sviluppò dapprima nell’ambito<br />

dell’<strong>in</strong>segnamento religioso. L’autorità scolastica cantonale creò e crea ancora diverse<br />

condizioni per la collaborazione: sia nell’<strong>in</strong>segnamento ecumenico <strong>in</strong>sieme con la<br />

<strong>Chiesa</strong> evangelica riformata che nell’<strong>in</strong>segnamento <strong>in</strong>terreligioso <strong>in</strong> cooperazione con<br />

le Chiese e la scuola. In molte sedi di scuola media non soltanto l’<strong>in</strong>segnamento si<br />

svolge su base sia ecumenica che <strong>in</strong>terreligiosa ma anche la pastorale diretta agli<br />

allievi, sia <strong>in</strong> sede sia fuori scuola.<br />

Nella “Lettera pastorale per la Festa federale di r<strong>in</strong>graziamento” del Canton<br />

Zurigo si nota la grande diversità di manifestazioni comunitarie che le comunità<br />

riformate e le parrocchie cattoliche svolgono <strong>in</strong> comune. Nel contempo però si<br />

accenna: “Nella vita quotidiana delle nostre Chiese si pensa spesso prima di tutto al<br />

proprio lavoro nelle rispettive Chiese e solo dopo ci si chiede quale forma sarebbe da<br />

dare all’ecumenismo. Qui necessita un ripensamento per dare nuove energie<br />

all’ecumenismo come lo viviamo ogni giorno. Dovremmo chiederci sempre di più per<br />

quale motivo un’azione non la realizziamo <strong>in</strong>sieme con la nostra <strong>Chiesa</strong> sorella. Caso<br />

mai che una delle Chiese decida di voler organizzare da sola un’azione separata<br />

dall’altra <strong>Chiesa</strong> si dovrebbe giustificare un tale modo di agire. La cooperazione è la<br />

norma, l’agire isolato <strong>in</strong>vece un’eccezione”.<br />

Nell’atmosfera effervescente del movimento ecumenico postconciliare si<br />

costruirono centri ecumenici, rispettivamente centri parrocchiali ecumenici come<br />

Langendorf (Soletta), Kehrsatz (Berna) e Laupen (Berna). Un ruolo d’avanguardia lo<br />

ebbe, <strong>in</strong> questo contesto, la Comunità ecumenica “Ökumenische Haldengeme<strong>in</strong>de” a<br />

San Gallo.<br />

L’<strong>in</strong>terazione tra l’ecumenismo vissuto <strong>in</strong> una località concreta e quello<br />

realizzato <strong>in</strong> istituzioni al di là delle comunità locali si manifesta <strong>in</strong> azioni comunitarie<br />

proposte per esempio dal Sacrificio quaresimale e da Pane per tutti. Ma ci sono altre<br />

istituzioni che favoriscono una tale <strong>in</strong>terazione, come le associazioni di donne di<br />

entrambe le confessioni che curano l’edizione <strong>della</strong> rivista “Schritte <strong>in</strong>s Offene” oppure<br />

organizzano ogni anno, nel mese di marzo, la Giornata mondiale di preghiera.<br />

Di tanto <strong>in</strong> tanto, certe Chiese chiedono alle associazioni femm<strong>in</strong>ili quale sia il<br />

loro profilo confessionale, o se stiano creando o abbiano già creato un movimento<br />

“transconfessionale”. La stessa domanda viene fatta <strong>in</strong>sistentemente nei riguardi delle<br />

associazioni giovanili come la “Jungwacht” ed il “Blaur<strong>in</strong>g” le quali, un tempo di profilo<br />

significativamente cattolico, negli ultimi anni hanno accolto sempre di più non soltanto<br />

bamb<strong>in</strong>i ma anche monitrici e monitori di altre confessioni.<br />

18


Ecumenismo oppure tramonto confessionale?<br />

In questo contesto si pone la questione generale di quale sia l’importanza<br />

dell’appartenenza ad una confessione; una questione che emerge soprattutto<br />

nell’ambito delle ricerche <strong>in</strong> sociologia <strong>della</strong> religione. Ecco per esempio la ricerca sui<br />

valori pubblicata dall’Istituto di Sociologia pastorale e <strong>in</strong> seguito quella su “Ogni<br />

persona un caso particolare?” 42 . Analizzando l’<strong>in</strong>treccio <strong>della</strong> religiosità con tutti gli<br />

altri aspetti di una vita, si osserva un cont<strong>in</strong>uo calo del confessionalismo 43 . Secondo i<br />

risultati di questa ricerca un ecumenismo che riguardi le particolarità dottr<strong>in</strong>ali delle<br />

rispettive Chiese sembra essere piuttosto un impegno proprio di teologhe e teologi, di<br />

persone con un m<strong>in</strong>istero ecclesiastico e di quella m<strong>in</strong>oranza di membri di una <strong>Chiesa</strong><br />

cui stanno a cuore tanto l’identità confessionale quanto l’apertura ecumenica. Rispetto<br />

alla maggioranza <strong>dei</strong> fedeli sembra notare un cont<strong>in</strong>uo venir meno sia <strong>dei</strong> legami<br />

tradizionali con la <strong>Chiesa</strong> sia del carattere v<strong>in</strong>colante <strong>della</strong> fede cristiana che si<br />

esprima con un profilo confessionale. La preoccupazione di voler consolidare l’identità<br />

delle confessioni sarebbe oggi da considerare più una premessa che una m<strong>in</strong>accia per<br />

il progredire dell’ecumenismo, anche se non si può negare che, <strong>in</strong> cerchie molto<br />

religiose, esiste il pericolo di voler riprist<strong>in</strong>are il confessionalismo 44 . In ogni <strong>Chiesa</strong> ed<br />

<strong>in</strong> ogni comunità ecclesiale si possono osservare velleità di confessionalismo: così da<br />

parte protestante nelle cerchie evangelicali dove il confessionalismo si t<strong>in</strong>ge spesso di<br />

anticattolicesimo. E’ tanto più rallegrante dunque costatare come i responsabili per<br />

l’ecumenismo di movimenti, siano essi cattolici o non cattolici, si <strong>in</strong>contrano<br />

allargando così il fondamento dell’ecumenismo 45 . Voler imparare <strong>in</strong> campo ecumenico<br />

richiede tuttavia la disponibilità a voler imparare all’<strong>in</strong>terno delle rispettive confessioni,<br />

<strong>in</strong> un camm<strong>in</strong>are assieme delle Chiese a fianco <strong>dei</strong> movimenti religiosi.<br />

Rolf Weibel<br />

42 V. la nota n. 37.<br />

43 Schweizerisches Pastoralsoziologisches Institut (Hrsg.), Lebenswerte. Religion und Lebensführung <strong>in</strong> der Schweiz,<br />

SPI-Publikationsreihe, volume 6, Zurigo 2001.<br />

44 Cfr. Rolf Weibel, Der Ökumene verpflichtet, <strong>in</strong> : SKZ 172 (2004) 477s.<br />

45 Cfr. Rolf Weibel, Geistliche Erneuerung Europas, <strong>in</strong> SKZ 172 (2004), pag. 424-428.<br />

19


Situazione nella <strong>Svizzera</strong> Romanda<br />

In tutti i cantoni e diocesi le commissioni di dialogo preparano la “Settimana di<br />

preghiera per l’Unità <strong>dei</strong> cristiani” nel mese di gennaio: celebrazioni quotidiane<br />

durante la settimana ed una celebrazione comunitaria la domenica. Nella maggioranza<br />

delle città si <strong>in</strong>contranto pure foyers misti e gruppi di preghiera.<br />

Le situazioni sono comunque molto diversificate secondo che si tratti di località<br />

a forte maggioranza cattolica o di regime misto. I centri universitari di G<strong>in</strong>evra e di<br />

Losanna hanno pure un ruolo importante, benché una gran parte delle loro attività<br />

vada oltre le frontiere cantonali ed anche nazionali.<br />

DIOCESI DI SION<br />

Come ovunque, l’impegno ecumenico nella diocesi è segnato nelle parrocchie<br />

dalla preparazione e dallo svolgimento <strong>della</strong> “settimana di preghiera per l’unità <strong>dei</strong><br />

cristiani” e dalla festa del Digiuno federale. Gruppi ecumenici sono organizzati a<br />

Martigny ed a Monthey; una collaborazione ecumenica si è <strong>in</strong>staurata a Sion per i<br />

Restaus du coeur (=ristoranti del cuore).<br />

Una volta all’anno il consiglio s<strong>in</strong>odale <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> evangelica riformata<br />

<strong>in</strong>contra il consiglio episcopale. La diocesi di Sion, l’abbazia territoriale di Sa<strong>in</strong>t-<br />

Maurice e la <strong>Chiesa</strong> evangelica riformata del Vallese hanno pubblicato nel 2003 una<br />

Guida ecumenica, che ricorda i trent’anni <strong>della</strong> commissione vallesana di dialogo<br />

ecumenico e la Guida ecumenica del 1982, alla quale è stato aggiunto un annesso sul<br />

“Bamb<strong>in</strong>o protestante nella scuola pubblica vallesana”, l’opuscolo sulla preparazione al<br />

matrimonio delle coppie miste e la legge del 13 novembre 1991 che regge i rapporti<br />

tra Chiese e Stato nel Canton Vallese. Questa legge garantisce la libertà di coscienza,<br />

di credo e libero esercizio del culto (art. 2 §1) e riconosce lo statuto di diritto pubblico<br />

alla <strong>Chiesa</strong> cattolico-romana e alla <strong>Chiesa</strong> riformata evangelica (art. 1 §1). La guida<br />

tratta delle “liturgie ecumeniche”, <strong>dei</strong> “matrimoni misti”, <strong>della</strong> “formazione cristiana”<br />

(a scuola, nelle catechesi e nella formazione degli adulti), <strong>della</strong> “diaconia” e <strong>della</strong><br />

“testimonianza”. E’ stata firmata da mons. Norbert Brunner, vescovo di Sion, mons.<br />

Joseph Roduit, abate di Sa<strong>in</strong>t-Maurice e da Christian Adrian, presidente del consiglio<br />

s<strong>in</strong>odale dell’EREV (<strong>Chiesa</strong> riformata evangelica del Vallese) 46 .<br />

La forte proporzione <strong>dei</strong> cattolici nel Canton Vallese (85%) dà una m<strong>in</strong>or<br />

urgenza alle questioni ecumeniche che nel bac<strong>in</strong>o del Lemano.<br />

DIOCESI DI BASILEA<br />

Nel Giura pastorale (parte francofona <strong>della</strong> diocesi di Basilea) la collaborazione<br />

ecumenica è una tradizione antica. Annoveriamo celebrazioni, pellegr<strong>in</strong>aggi, camm<strong>in</strong>i<br />

e cappelle dell’unità; la collaborazione nel quadro <strong>della</strong> Comunità di lavoro delle<br />

<strong>Chiesa</strong> del Giura per la preparazione <strong>della</strong> settimana dell’unità; i gruppi di preghiera<br />

che riuniscono ogni mese protestanti e cattolici, per l’<strong>in</strong>fluenza <strong>della</strong> comunità<br />

monastica di Taizé e del convento delle carmelitane di Develier, dove si trova anche<br />

un eremo protestante; la collaborazione tra preti e laici. Tutti fattori che fanno<br />

dell’ecumenismo una realtà quotidiana 47 .<br />

DIOCESI DI LOSANNA, GINEVRA, FRIBURGO<br />

Nel Canton Neuchâtel<br />

46 Redatto sulla base di una comunicazione del vicario generale Robert Mayoraz.<br />

47 Comunicazione orale del canonico Edgard Imer.<br />

20


Da decenni l’ecumenismo è stata una caratteristica <strong>della</strong> vita delle Chiese nel<br />

Canton Neuchâtel. La piccola estensione del cantone che favorisce le relazioni<br />

<strong>in</strong>terpersonali, la legge di separazione di <strong>Chiesa</strong> e Stato del 1942 hanno sp<strong>in</strong>to i<br />

cristiani a collaborare sul piano delle parrocchie. Incontri e celebrazioni sono frequenti<br />

tra la <strong>Chiesa</strong> riformata evangelica neocastellana (EREN) e la <strong>Chiesa</strong> cattolico-romana.<br />

Essi sono più rari con la <strong>Chiesa</strong> cristiano-cattolica, che ha una sola parrocchia con<br />

sede a La Chaux-de-Fonds. Le relazioni con il movimento evangelico sono più difficili<br />

ma si sviluppano a poco a poco con certe comunità.<br />

Sul piano cantonale il concordato tra lo Stato e le tre Chiese riconosciute<br />

(<strong>Chiesa</strong> cattolico-romana e <strong>Chiesa</strong> cristiano-cattolica) è stato firmato separatamente<br />

con ognuna delle Chiese nel 1943. Il nuovo concordato è stato sottoscritto con le tre<br />

Chiese <strong>in</strong> comune il 2 maggio 2001.<br />

Il centro di catechesi è ecumenico dalla sua fondazione all’<strong>in</strong>izio degli anni ’70.<br />

E’ diventato centro ecumenico di documentazione (COD) a seguito d’una convenzione<br />

firmata tra l’EREN e la <strong>Chiesa</strong> cattolico-romana nel gennaio 2004. Il S<strong>in</strong>odo dell’EREN<br />

<strong>in</strong>vita due delegati cattolici alla sua sessione s<strong>in</strong> dal 1976. La Caritas cantonale e il<br />

centro sociale protestante (CSP) <strong>in</strong>trattengono strette relazioni dal 1968. Dal 1983 il<br />

messaggio delle Chiese per il Digiuno federale è pubblicato <strong>in</strong> comune. Dal 1985 le<br />

istanze responsabili delle tre Chiese si riuniscono al ritmo di una sessione ogni due<br />

anni. Dal 1987 la parola di fede settimanale nei giornali locali è assicurata dalle<br />

Chiese. Da molto tempo un pastore dell’EREN partecipa alla sessione pastorale<br />

annuale <strong>dei</strong> preti e degli agenti pastorali <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> cattolica. Regolari <strong>in</strong>contri hanno<br />

luogo tra il vicario episcopale cattolico e la presidentessa del consiglio s<strong>in</strong>odale<br />

dell’EREN. Ogni qu<strong>in</strong>dici giorni è diffusa un’emissione prodotta dalle tre Chiese sulla TV<br />

regionale “TV ALPHA”. Diverse attività pastorali, cantonali e regionali, sono realizzate<br />

<strong>in</strong> modo ecumenico (pastorale <strong>della</strong> salute; movimento <strong>dei</strong> pensionati; formazione<br />

degli adulti ecc.).<br />

Per animare tutte queste relazioni un S<strong>in</strong>odo ecumenico si è tenuto nel cantone<br />

dal 1981 al 1986. Si tratta dell’ASOT: l’assemblea s<strong>in</strong>odale ecumenica temporale.<br />

Riunendo le tre Chiese e senza potere decisionale, quest’assemblea (sul modello del<br />

S<strong>in</strong>odo cattolico ’72) ha trasmesso i suoi auspici alle Chiese. Per prolungare questo<br />

slancio, è stata costituita la COTEC-NE (comunità di lavoro delle Chiese cristiane nel<br />

cantone di Neuchâtel), composta dai delegati delle tre Chiese riconosciute e da due<br />

comunità di tendenza evangelica 48 .<br />

Nel Canton Friburgo<br />

Esiste una Commissione cantonale di dialogo tra la <strong>Chiesa</strong> cattolico-romana e la<br />

<strong>Chiesa</strong> evangelica riformata nel canton Friburgo. La <strong>Chiesa</strong> ortodossa vi è<br />

rappresentata da un osservatore. E’ stata creata nel 1980 ed ha avuto il ruolo di<br />

<strong>in</strong>terlocutore unico delle Chiese nei negoziati con lo Stato sulle questioni miste come<br />

l’<strong>in</strong>segnamento religioso nelle scuole, la formazione degli <strong>in</strong>segnanti di religione e la<br />

cura pastorale. In seguito ha allargato il suo mandato diventando uno strumento di<br />

dialogo tra le Chiese. Si occupa anche <strong>della</strong> Settimana di preghiera per l’unità <strong>dei</strong><br />

cristiani, degli Incontri tra preti, pastori, diaconi, assistenti e assistenti pastorali prima<br />

<strong>della</strong> settimana dell’unità, <strong>della</strong> celebrazione del digiuno federale (ogni due anni una<br />

celebrazione <strong>della</strong> parola sostituisce la messa <strong>in</strong> cattedrale) come pure di<br />

manifestazioni occasionali, per esempio l’esposizione consacrata a Nicolao <strong>della</strong> Flüe<br />

nel 2003, un’esposizione biblica o attività <strong>in</strong>erenti al Centro sant’Ursula di Friburgo.<br />

La Commissione <strong>in</strong>trattiene relazioni con altre Chiese: regolari con la <strong>Chiesa</strong><br />

avventista; più sporadiche con le Chiese evangeliche.<br />

48 Sulla base del rapporto dell’Abbé Roger Noirjean.<br />

21


Inoltre sono organizzate altre attività: scambi per la predicazione, gruppi<br />

ecumenici di l<strong>in</strong>gua tedesca del Grand-Fribourg, lectio div<strong>in</strong>a, gruppi biblici, gruppi di<br />

foyers misti (oggi organizzati <strong>in</strong> Associazione svizzera), preghiere ecumeniche del<br />

primo martedì del mese al centro sant’Ursula. In certe aree, come nella regione di<br />

Morat/Vully/Bellechasse, la collaborazione è molto regolare (celebrazioni, <strong>in</strong>contri,<br />

dibattiti). Nel canton Friburgo i cattolici sono nettamente maggioritari (70%) ma i<br />

riformati formano una m<strong>in</strong>oranza importante (14%), soprattutto nella regione di<br />

Morat. Gli ortodossi, piccola m<strong>in</strong>oranza (1%) sono, nonostante ciò, organizzati <strong>in</strong><br />

parrocchia.<br />

Nell’<strong>in</strong>sieme del cantone, le relazioni sono di buona qualità ma d’<strong>in</strong>tensità<br />

diversa secondo i luoghi, le comunità e specialmente secondo l’impegno delle<br />

parrocchie. Questo può spiegare il fatto che da un lato i cattolici (preti e fedeli) non<br />

consider<strong>in</strong>o sempre la collaborazione ecumenica come un compito prioritario e che,<br />

d’altro lato, <strong>in</strong> tutte le Chiese la collaborazione si basa meno sull’esistenza di strutture<br />

(tuttavia necessarie) che sul co<strong>in</strong>volgimento appassionato di alcuni, ecclesiastici e<br />

laici. Si fa sentire oggi la necessità di un luogo cantonale (consiglio o raduno) dove si<br />

ritrov<strong>in</strong>o i rappresentanti di tutte le Chiese e comunità cristiane del cantone.<br />

L’Istituto di studi ecumenici dell’Università di Friburgo.<br />

L’Istituto di studi ecumenici - fondato nel 1964 dal prof. Stirnimann o.p., nello<br />

spirito del decreto “Unitatis Red<strong>in</strong>tegratio”, quando il Concilio non era ancora<br />

term<strong>in</strong>ato - fu <strong>in</strong>tegrato nella Facoltà di teologia dell’Università di Friburgo con<br />

l’approvazione <strong>della</strong> <strong>Conferenza</strong> <strong>dei</strong> <strong>vescovi</strong> svizzeri. L’Istituto può godere, s<strong>in</strong> dai suoi<br />

<strong>in</strong>izi, dell’appoggio dell’op<strong>in</strong>ione pubblica, dello Stato e dell’Università ed è sostenuto<br />

f<strong>in</strong>anziariamente, alla sua creazione, dal Fondo nazionale svizzero <strong>della</strong> ricerca<br />

scientifica. L’Istituto trova allora alloggio, con biblioteca ed aule di corso, al n° 262 di<br />

rue de Morat. Ha subito <strong>in</strong>vitato una serie di professori di confessione riformata per<br />

dare conferenze ed <strong>in</strong>staurare corsi regolari di <strong>in</strong>iziazione all’ecumenismo alla facoltà<br />

di teologia. Questi corsi sono ora <strong>in</strong>tegrati nel cursus obbligatorio degli studenti di<br />

teologia. Vi si aggiungono corsi speciali organizzati per gli studenti più particolarmente<br />

<strong>in</strong>teressati alla materia. Un Premio istituito dal Prof. Jean-Louis Leuba ricompensa ogni<br />

anno il miglior lavoro scientifico nel campo <strong>della</strong> teologia ecumenica.<br />

Orientato prioritariamente ai suoi <strong>in</strong>izi verso le Chiese protestanti, l’Istituto<br />

attualmente diretto dal prof. Guido Vergauwen, o.p. ha allargato il suo campo di<br />

azione alle Chiese ortodosse. Nella tradizione del pr<strong>in</strong>cipe Max di Sachsen, di Raymond<br />

Erni, Christoph Schönborn e Iso Baumer si sono sviluppati l’<strong>in</strong>segnamento e la ricerca<br />

sull’ortodossia e la teologia ortodossa. Il prof. Boris Bobr<strong>in</strong>skoy, decano dell’Istituto di<br />

teologia ortodossa San Sergio di Parigi, è stato nom<strong>in</strong>ato dottore honoris causa <strong>della</strong><br />

Facoltà. Mons. Hilarion Alfeyev, vescovo <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> russo-ortodossa per l’Austria e<br />

l’Ungheria e rappresentante del patriarcato di Mosca presso le Istituzioni europee, è<br />

libero docente <strong>della</strong> facoltà nella sezione dogmatica. Con l’aiuto del Fondo nazionale<br />

svizzero, l’Istituto prepara una traduzione <strong>in</strong> tedesco dell’economista, filosofo e<br />

teologo russo ortodosso Sergij Boulgakov (1871-1944).<br />

L’Istituto accoglie attualmente una vent<strong>in</strong>a di studenti provenienti dall’Est<br />

(Romania, Russia, Bielorussia, Ucrania, Bulgaria, Serbia, Armenia, Georgia) e<br />

collabora con l’Istituto di teologia ortodossa di studi superiori di Chambésy vic<strong>in</strong>o a<br />

G<strong>in</strong>evra, che <strong>in</strong>via i suoi borsisti alla Facoltà protestante di G<strong>in</strong>evra ed alla Facoltà<br />

cattolica di Friburgo, oltre che ai propri corsi. L’Istituto friborghese è <strong>in</strong> partenariato<br />

scientifico con la Facoltà di teologia ortodossa di M<strong>in</strong>sk, l’Accademia di teologia<br />

moscovita di Sergiev Posad, l’Istituto di teologia ortodossa di San Sergio di Parigi e<br />

l’Istituto per le Chiese orientali di Ratisbona. L’Istituto dispone di una Rivista<br />

Ökumenische Beihefte/Cahiers oecuméniques, e di una piccola serie Ökumenische<br />

Wegzeichen/Repères oecuméniques. Organizza escursioni (per esempio: regolarmente<br />

22


al Consiglio ecumenico delle Chiese a G<strong>in</strong>evra) e viaggi di studio <strong>in</strong> differenti Paesi<br />

specialmente dell’Est ed offre una formazione cont<strong>in</strong>ua nel campo dell’ecumenismo.<br />

Nell’ambito <strong>della</strong> nuova organizzazione degli studi secondo il sistema di Bologna,<br />

l’Istituto offre, <strong>in</strong> collaborazione con altri istituti partners, una formazione al Master<br />

“Théologie dans l’horizon oecuménique”.<br />

Appartengono al Direttorio dell’Istituto i professori <strong>della</strong> Facoltà <strong>in</strong>teressati alle<br />

questioni ecumeniche, come pure gli assistenti, gli studenti e i rappresentanti delle<br />

Chiese riformate, ortodosse e dell’antico oriente <strong>in</strong> <strong>Svizzera</strong>. Membri dell’Istituto sono<br />

attivi sul piano nazionale ed <strong>in</strong>ternazionale negli organismi ecumenici: il prof. Guido<br />

Vergauwen dirige la Commissione ecumenica <strong>della</strong> <strong>Conferenza</strong> <strong>dei</strong> <strong>vescovi</strong> svizzeri; la<br />

prof. Barbara Hallensleben è vice-direttrice dell’istituto <strong>in</strong>terfacoltà per l’Europa<br />

centrale ed orientale dell’Università di Friburgo, copresidente <strong>della</strong> commissione di<br />

dialogo ortodossa/cattolico-romana <strong>della</strong> <strong>Conferenza</strong> <strong>dei</strong> <strong>vescovi</strong> svizzeri, membro<br />

<strong>della</strong> commissione ecumenica “Foi et Constitution” del Consiglio ecumenico delle<br />

Chiese e consultrice del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità <strong>dei</strong> cristiani. I<br />

professori Vergauwen ed Hallensleben sono osservatori del CCEE (Consiglio delle<br />

Conferenze Episcopali Europee) presso la Commissione “Eglises en dialogue” <strong>della</strong><br />

<strong>Conferenza</strong> delle Chiese europee; sono stati <strong>in</strong>signiti nel febbraio 2004 dell’Ord<strong>in</strong>e di<br />

san Nestore e dell’Ord<strong>in</strong>e di santa Barbara <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> Russa Ortodossa del<br />

Patriarcato di Mosca <strong>in</strong> Ucra<strong>in</strong>a, per il loro impegno a favore dell’ortodossia. Il prof.<br />

Vergauwen ha ricevuto nel giugno 2005 il dottorato honoris causa <strong>della</strong> Facoltà di<br />

Teologia ortodossa dell’Università di Bucarest.<br />

Nel Canton G<strong>in</strong>evra<br />

Qualche data: Nel 1907 la soppressione del budget <strong>dei</strong> culti <strong>in</strong>staura una<br />

separazione di fatto tra <strong>Chiesa</strong> e Stato e vede il riconoscimento da parte dello Stato<br />

<strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> nazionale protestante, <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> cristiano-cattolica e <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong><br />

cattolico-romana.<br />

La visita del card<strong>in</strong>ale August<strong>in</strong> Bea al Consiglio ecumenico delle Chiese,<br />

durante il Vaticano II°, segna una svolta decisiva per il riconoscimento da parte<br />

cattolica dell’identità delle Chiese sorte dalla Riforma protestante. Il 18 marzo 1971,<br />

dopo sei anni di discussioni, è stata creata il RECG (Unione delle Chiese e Comunità<br />

cristiane di G<strong>in</strong>evra) che raggruppa la maggioranza delle Chiese rappresentate<br />

all’epoca nella città ad eccezione delle Chiese evangeliche. La presidenza è assicurata<br />

ogni quattro anni da un responsabile di una delle tre Chiese ufficiali. Appartengono al<br />

suo raggio di attività il dialogo teologico, la settimana per l’unità <strong>dei</strong> cristiani, gli<br />

<strong>in</strong>contri tra comunità, l’accoglienza delle nuove comunità (recentemente V<strong>in</strong>eyard, la<br />

<strong>Chiesa</strong> copta etiope ecc.).<br />

L’aura <strong>in</strong>ternazionale dell’ecumenismo a G<strong>in</strong>evra è assicurata dal Consiglio<br />

ecumenico delle Chiese che raggruppa le Chiese riformate e ortodosse, esclusa la<br />

<strong>Chiesa</strong> cattolico-romana, l’Istituto ecumenico di Bossey, la Facoltà di teologia<br />

protestante di G<strong>in</strong>evra (che <strong>in</strong>vita regolarmente <strong>in</strong>segnanti cattolici), la missione<br />

permanente <strong>della</strong> Santa Sede presso le Organizzazioni <strong>in</strong>ternazionali, il Centro<br />

ortodosso di Chambésy.<br />

Esiste un “ecumenismo di prossimità” <strong>in</strong> coppie miste e nelle famiglie; nelle<br />

diverse attività sociali: Caritas con il Caré, l’Esercito di salvezza, le cappellanie<br />

ecumeniche (prigioni, università, enti medico-sociali, ospedale universitario di<br />

G<strong>in</strong>evra, le ONG contro la tortura o l’aiuto al terzo mondo, Agorà, cappellaneria<br />

ecumenica presso i richiedenti d’asilo, ecc.).<br />

Nel 1973 è stato fondato, su <strong>in</strong>iziativa del Centro protestante di studi e <strong>dei</strong><br />

gesuiti di Choisir, l’Atelier ecumenico di teologia che offre corsi di due anni per uditori<br />

laici ed ecclesiastici. Nel 1984 è stata fondata Radio Cité, la radio delle Chiese di<br />

G<strong>in</strong>evra che emette quotidianamente.<br />

23


Sul piano istituzionale ci sono <strong>in</strong>contri regolari fra i tre uffici – gli esecutivi –<br />

<strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> protestante, <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> cristiano-cattolica e <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> cattolicoromana.<br />

Una volta ogni due anni i tre Consigli pastorali si ritrovano per una serata<br />

consacrata alle questioni di formazione ed alla convivialità. A livello di tensioni,<br />

citiamo i problemi riguardanti l’ospitalità eucaristica, i divorziati risposati, i m<strong>in</strong>isteri,<br />

nonché temi come l’aborto, l’eutanasia, l’omosessualità e il ruolo <strong>della</strong> donna nella<br />

<strong>Chiesa</strong>.<br />

Più generalmente ci sono novità di ord<strong>in</strong>e sociologico. Il censimento dell’anno<br />

2000 <strong>in</strong>dicava una proporzione del 16% di protestanti a fronte del 41% di cattolici,<br />

una forte percentuale di “senza religione” ed un gran numero di Chiese e di comunità<br />

cristiane diverse che riflettono il carattere <strong>in</strong>ternazionale <strong>della</strong> città. Regard sur les<br />

Eglises de Genève, edito nel 2000 da RECG, censiva accanto alle tre Chiese ufficiali la<br />

<strong>Chiesa</strong> apostolica d’Armenia, la <strong>Chiesa</strong> copto-ortodossa, la <strong>Chiesa</strong> ortodossa rumena,<br />

la <strong>Chiesa</strong> anglicana, la <strong>Chiesa</strong> americana episcopaliana, la <strong>Chiesa</strong> evangelica<br />

metodista, la <strong>Chiesa</strong> evangelica luterana, la <strong>Chiesa</strong> presbiteriana di Scozia, la <strong>Chiesa</strong><br />

protestante olandese, la <strong>Chiesa</strong> protestante coreana, la <strong>Chiesa</strong> valdese d’Italia, la<br />

Comunità protestante ungherese di G<strong>in</strong>evra, la <strong>Chiesa</strong> evangelica libera di G<strong>in</strong>evra, la<br />

<strong>Chiesa</strong> evangelica di Cologny, la Società religiosa degli Amici (Quakers), l’Esercito<br />

<strong>della</strong> salvezza, senza contare la <strong>Chiesa</strong> ortodossa russa all’estero e le differenti Chiese<br />

battiste, congregazionaliste, pentecostali, avventiste e neoapostoliche 49 .<br />

Nel Canton Vaud<br />

Ritroviamo le medesime collaborazioni che negli altri cantoni romandi. Il canton<br />

Vaud, da parte sua, riconosce le due Chiese, protestante e cattolica, e si fa carico <strong>dei</strong><br />

rispettivi m<strong>in</strong>istri.<br />

La collaborazione tra le due Chiese ha preso forma di Dichiarazione di<br />

collaborazione ecumenica tra il Consiglio s<strong>in</strong>odale <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> evangelica riformata e il<br />

Consiglio <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> cattolica del Canton Vaud, nella quale le due Comunità si<br />

impegnano a <strong>in</strong>tensificare la collaborazione ecumenica.<br />

La dichiarazione prende nota del pluralismo confessionale <strong>in</strong> seno a molte<br />

famiglie, delle azioni pratiche e profetiche messe a punto <strong>in</strong> diverse comunità locali,<br />

<strong>della</strong> presenza nello stesso cantone di due Chiese di peso demografico quasi uguale, la<br />

scoperta dell’identità cristiana comune e <strong>della</strong> ricchezza dell’apporto confessionale.<br />

Determ<strong>in</strong>a quattro modalità possibili di collaborazione: la modalità <strong>della</strong><br />

pluralità quando le pratiche devono assolutamente essere rispettate; la modalità <strong>della</strong><br />

fusione quando entità parallele quasi identiche si sono sviluppate e possono essere<br />

riunite; la modalità <strong>della</strong> sussidiarietà quando uno <strong>dei</strong> partner riconosce le<br />

competenze dell’altro <strong>in</strong> un ambito preciso; e <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e la modalità dell’armonizzazione:<br />

quando le tre modalità summenzionate non possono essere praticate, si armonizzano<br />

ciononostante strumenti e mezzi, accordando all’altro l’esclusività di questo o<br />

quell’ambito. Questo testo è stato firmato a Losanna il 20 gennaio 1999. Ne è risultato<br />

un documento di applicazione <strong>in</strong>titolato Orientations 2002 per le cappellanie di<br />

ospedali, gli enti medico-sociali, le prigioni, i rifugiati, gli Istituti accademici superiori,<br />

le scuole medie, le scuole professionali, gli apprendisti.<br />

Jean Blaise Fellay, s.j.<br />

49 Sulla base di un rapporto di P. Louis Christians sj., presidente attuale del RECG.<br />

24


Il movimento ecumenico nel canton Tic<strong>in</strong>o e nella diocesi di<br />

Lugano<br />

Pur non essendo un fatto scontato, <strong>in</strong> una realtà di maggioranza confessionale<br />

come quella tic<strong>in</strong>ese, il movimento ecumenico ha compiuto numerosi passi <strong>in</strong> avanti,<br />

grazie agli impulsi del Concilio Vaticano II° e del S<strong>in</strong>odo ’72. La Commissione<br />

diocesana di dialogo ecumenico e la Comunità’ di lavoro delle Chiese cristiane del<br />

Tic<strong>in</strong>o ne sono due felici esempi. Tuttavia resta molto da fare per diffondere una<br />

mentalità’ davvero <strong>in</strong>terconfessionale.<br />

LA COMMISSIONE ECUMENICA<br />

Nella Diocesi di Lugano, uno <strong>dei</strong> frutti del Concilio Vaticano II° e del S<strong>in</strong>odo ’72<br />

è stata l’istituzione <strong>della</strong> Commissione ecumenica diocesana da parte del vescovo<br />

Giuseppe Mart<strong>in</strong>oli (30 novembre 1975), dando così seguito a una delle<br />

raccomandazioni formulate dal S<strong>in</strong>odo quale premessa alla costituzione <strong>della</strong><br />

Commissione ecumenica del Tic<strong>in</strong>o. Quest’ultima, formata da 12 membri (6 nom<strong>in</strong>ati<br />

dal vescovo di Lugano e 6 dal Consiglio s<strong>in</strong>odale di quella che era la Federazione delle<br />

Comunità evangeliche riformate del Tic<strong>in</strong>o) si riunì per la prima volta il 6 gennaio<br />

1976 (non sappiamo se sia stato un caso o se fu scelta appositamente la festa<br />

dell’Epifania).<br />

Da allora, <strong>in</strong> Tic<strong>in</strong>o, di strada se n’è certamente fatta molta. Dalla diffidenza<br />

<strong>in</strong>iziale e dai pregiudizi tra cattolici e protestanti, si è creato un clima molto più<br />

fraterno (anche se, purtroppo, vi sono state e vi sono ancora delle eccezioni), base<br />

<strong>in</strong>dispensabile per l’avvio di una proficua collaborazione.<br />

Inoltre, la Commissione non poteva rimanere <strong>in</strong>differente alla presenza <strong>in</strong> Tic<strong>in</strong>o<br />

di fedeli di altre Chiese cristiane, notevolmente aumentata, per quanto riguarda ad<br />

esempio gli ortodossi, <strong>in</strong> seguito ai rivolgimenti politici che hanno caratterizzato<br />

l’Europa orientale all’<strong>in</strong>izio degli anni Novanta. Già nel 1987, la Commissione<br />

ecumenica di dialogo modificò i suoi statuti per dare la possibilità a rappresentanti di<br />

altre Chiese o Comunità cristiane, presenti <strong>in</strong> Tic<strong>in</strong>o, di assistere alle sue riunioni come<br />

osservatori. L’<strong>in</strong>vito fu accolto con gioia e <strong>in</strong>teresse, anche per quanto riguarda la<br />

partecipazione, diventata regolare dal 1985, di loro m<strong>in</strong>istri o rappresentanti ufficiali<br />

alla celebrazione ecumenica organizzata ogni anno <strong>in</strong> occasione <strong>della</strong> Settimana di<br />

preghiera per l’unità <strong>dei</strong> cristiani (18-25 gennaio).<br />

LA COMUNITÁ DI LAVORO DELLE CHIESE<br />

Un’altra pietra miliare per l’ecumenismo <strong>in</strong> Tic<strong>in</strong>o è stata la fondazione ufficiale,<br />

il 23 gennaio 2000 nella cattedrale di Lugano, <strong>della</strong> Comunità di lavoro delle Chiese<br />

cristiane nel Cantone Tic<strong>in</strong>o, formata dalle seguenti dieci Chiese: anglicana; apostolica<br />

armena; cattolica cristiana; cattolica romana; copta ortodossa; evangelica battista;<br />

evangelica riformata; luterana svedese (poi ritiratasi <strong>in</strong> seguito a una riorganizzazione<br />

sul piano svizzero), ortodossa e siro-ortodossa. Questa Comunità di lavoro, che ha<br />

sostituito la Commissione ecumenica di dialogo, è stata il frutto <strong>della</strong> sempre<br />

maggiore collaborazione con le Chiese e Comunità cristiane che, <strong>in</strong> precedenza, erano<br />

solo osservatrici.<br />

Nel nuovo organismo ogni <strong>Chiesa</strong> può <strong>in</strong>viare, a scelta, da uno a quattro<br />

delegati, ma sono tutte paritetiche poiché ciascuna può esprimersi con un solo voto.<br />

Situazione classica nei consessi ecumenici, le risoluzioni (per le quali è richiesta<br />

l’unanimità) hanno carattere consultivo e non possono essere imposte alle Chiese. In<br />

ogni caso, la costituzione <strong>della</strong> Comunità di lavoro è stata il compimento di un iter<br />

25


assai lungo: formazione di un gruppo di lavoro; procedura di consultazione; scrittura e<br />

riscrittura degli statuti, loro approvazione dalle autorità delle Chiese e <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e firma, da<br />

parte di queste stesse autorità o di loro rappresentanti, dell’atto di fondazione.<br />

UNA SITUAZIONE IN CRESCITA<br />

In l<strong>in</strong>ea di massima, la situazione ecumenica nella nostra Diocesi può<br />

considerarsi abbastanza soddisfacente, tenuto conto che la <strong>Chiesa</strong> cattolica che è <strong>in</strong><br />

<strong>Svizzera</strong> e, a fortiori, la Diocesi di Lugano, devono attenersi alle direttive di Roma o,<br />

se vogliamo, <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> universale: ciò che nel dialogo con i Riformati, <strong>in</strong> particolare,<br />

che hanno un’ecclesiologia completamente diversa, costituisce una delle pr<strong>in</strong>cipali<br />

difficoltà.<br />

Su un punto, si è andati addirittura oltre quanto prescritto dai documenti<br />

vaticani: con un decreto del 31 dicembre 1983, e tuttora <strong>in</strong> vigore, il vescovo di allora,<br />

mons. Ernesto Togni, ha ritenuto di poter dispensare i cattolici dall’obbligo <strong>della</strong><br />

partecipazione alla Messa quando, nella domenica che cade durante la settimana di<br />

preghiera per l’unità <strong>dei</strong> cristiani, partecipano ad una liturgia ecumenica.<br />

D’altra parte, è chiaro però che molte cose restano da fare. In una situazione<br />

come la nostra, dove c’è una grande <strong>Chiesa</strong> maggioritaria (la cattolica-romana) a<br />

fronte dell’altra <strong>Chiesa</strong> riconosciuta di diritto pubblico (l’evangelico-riformata),<br />

raramente si riesce a far passare una vera e propria mentalità ecumenica nell’agire<br />

quotidiano <strong>dei</strong> preti e delle parrocchie (anche se Giovanni Paolo II° ha più volte<br />

ribadito che l’ecumenismo non è un optional).<br />

DUE ASPETTI ANCORA DISATTESI<br />

A mio avviso, due punti ritenuti estremamente importanti dal S<strong>in</strong>odo ’72 sono<br />

stati quasi completamente disattesi: la pastorale delle coppie miste (o<br />

<strong>in</strong>terconfessionali, come preferiscono chiamarle i protestanti) e la questione<br />

dell’ospitalità eucaristica. Se è vero che per la celebrazione ecumenica del matrimonio<br />

non ci sono più problemi (c’è anche una liturgia ufficiale pubblicata <strong>in</strong> tre l<strong>in</strong>gue nel<br />

1993-1994), per quello che viene dopo <strong>in</strong> Tic<strong>in</strong>o si è <strong>in</strong> alto mare.<br />

Negli anni passati, un tentativo di pastorale ecumenica per le coppie<br />

<strong>in</strong>terconfessionali, con l’assistenza di un prete e di un pastore, allestito dalla<br />

Commissione ecumenica di dialogo, è naufragato dopo poche riunioni. Quanto<br />

all’ospitalità eucaristica, che <strong>in</strong>teressa di primo acchito proprio chi, nella stessa<br />

famiglia, è di confessione diversa, è un punto irrisolto anche a livello di Commissione<br />

teologica nazionale di dialogo tra cattolici e riformati.<br />

LA QUESTIONE DELL’INSEGNAMENTO RELIGIOSO<br />

Un ultimo punto, che è fortemente risaltato nelle riunioni <strong>della</strong> Comunità di<br />

lavoro, è quello relativo all’<strong>in</strong>segnamento religioso nelle scuole pubbliche. In una<br />

situazione di sempre maggiore “promiscuità confessionale”, si sente l’urgenza di<br />

giungere ad un <strong>in</strong>segnamento religioso ecumenico. Primi passi per tentare di andare <strong>in</strong><br />

questa direzione, o perlomeno per sensibilizzare gli addetti ai lavori, sono già stati<br />

<strong>in</strong>trapresi dalla Comunità di lavoro.<br />

Di questi tempi, si sente spesso dire che l’ecumenismo viaggia a due velocità:<br />

quella degli alti livelli e quella sul piano nazionale, regionale e locale, che va molto<br />

meglio. È quello che succede, grazie al cielo, anche da noi.<br />

G<strong>in</strong>o DRIUSSI<br />

Commissione per l’ecumenismo<br />

<strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> evangelica riformata nel Tic<strong>in</strong>o (CERT)<br />

26


La commissione è un organo <strong>della</strong> nostra <strong>Chiesa</strong> cantonale, nom<strong>in</strong>ata dal<br />

Consiglio s<strong>in</strong>odale. Attualmente è composta da 7 membri. Le (i) delegate (i)<br />

rappresentano le 3 Comunità membro (Comunità di Bell<strong>in</strong>zona e d<strong>in</strong>torni, Comunità di<br />

Locarno e d<strong>in</strong>torni, Comunità del Sottoceneri) e i vari organi <strong>della</strong> CERT (Consiglio<br />

s<strong>in</strong>odale, Consigli di <strong>Chiesa</strong>, Capitolo <strong>dei</strong> m<strong>in</strong>istri, Commissione per l’<strong>in</strong>segnamento<br />

<strong>della</strong> religione evangelica nelle scuole pubbliche). Dall’<strong>in</strong>terno <strong>dei</strong> suoi membri, la<br />

commissione designa i delegati alla “Comunità di lavoro delle Chiese cristiane del<br />

cantone Tic<strong>in</strong>o” (CLCCT).<br />

La Commissione per l’ecumenismo <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> evangelica riformata lavora<br />

nella forma attuale a partire dall’anno 2000. Anno che vede la nascita <strong>della</strong> CLCCT, la<br />

quale sostituisce la Commissione ecumenica di dialogo, organismo ufficiale <strong>della</strong><br />

Diocesi cattolica di Lugano e <strong>della</strong> CERT. Da allora la nostra Commissione per<br />

l’ecumenismo funge da anello di collegamento. Da un lato cerca di <strong>in</strong>dicare, sostenere<br />

o promuovere <strong>in</strong>iziative che sorgono all’<strong>in</strong>terno <strong>della</strong> CERT, dall’altro fornisce ai suoi<br />

membri tutte le <strong>in</strong>formazioni che provengono dalla Comunità di lavoro, concernenti le<br />

tematiche trattate e le attività programmate. Di tutte queste, elenco solo le<br />

manifestazioni che sono diventate ”appuntamenti fissi” sul calendario ecumenico e che<br />

sosteniamo volentieri con la nostra collaborazione:<br />

- celebrazione per il Festival del film di Locarno;<br />

- celebrazione per la Festa Federale;<br />

- celebrazione per la Settimana di Preghiera dell’Unità <strong>dei</strong> Cristiani.<br />

Un altro appuntamento che riteniamo importante, visto che il tema “scuola e<br />

<strong>in</strong>segnamento” è scottante, è quello <strong>della</strong> giornata di formazione per le docenti<br />

cattoliche e protestanti. Tutti questi <strong>in</strong>contri costituiscono una buona occasione per la<br />

conoscenza reciproca, fondamentale per il nostro lavoro.<br />

Maya ROSSELLI<br />

27


Personalità dell’ecumenismo <strong>in</strong> <strong>Svizzera</strong>:<br />

Otto Karrer, Johannes Fe<strong>in</strong>er, He<strong>in</strong>rich Stirnimann<br />

Otto Karrer (1888-1976)<br />

Si tratta di una storia drammatica come Otto Karrer divennne un protagonista<br />

dell’ecumenismo nella <strong>Svizzera</strong> tedesca ed <strong>in</strong>oltre <strong>in</strong> tutti i paesi di l<strong>in</strong>gua tedesca.<br />

Questa via non gli era preconosciuta. C’erano da mettere <strong>in</strong> conto crisi e rotture nella<br />

sua esistenza di sacerdote. La vita lo proiettò fuori dai b<strong>in</strong>ari di un’esistenza ord<strong>in</strong>ata<br />

di religioso e lo sp<strong>in</strong>se <strong>in</strong> un’altra direzione che <strong>in</strong> effetti non corrispondeva ai progetti<br />

che si faceva <strong>in</strong> merito alla sua vita.<br />

Otto Karrer, figlio di un piccolo contad<strong>in</strong>o e viticoltore, nacque il 30 novembre<br />

1888 a Ballrechten nei pressi di Staufen nella Foresta Nera. Frequentò il liceo a<br />

Friburgo <strong>in</strong> Brisgovia. Era un giovane d<strong>in</strong>amico che si dedicava con piacere al lavoro.<br />

Entrò 1910 nell’ord<strong>in</strong>e <strong>dei</strong> Gesuiti ad Innsbruck dove frequentò il noviziato e percorse<br />

il lungo iter di studi previsto dalla formazione gesuita. Nel 1920 fu ord<strong>in</strong>ato sacerdote<br />

a Valkenburg (Paesi Bassi). I superiori <strong>della</strong> Compagnia di Gesù si resero conto del<br />

suo talento. Gli lasciarono mano libera per la sua attività letteraria. Quando nel 1921<br />

fu pubblicata la sua biografia sulla vita del San Francesco di Borgia se ne parlava con<br />

ammirazione nel mondo <strong>dei</strong> dotti.<br />

Ricevette l’<strong>in</strong>carico di stendere la biografia di un altro gesuita, il card<strong>in</strong>ale<br />

Roberto Bellarm<strong>in</strong>o. Il modo <strong>in</strong> cui Bellarm<strong>in</strong>o nel ‘700 si esprimeva riguardo ai<br />

protestanti provocò scandalo <strong>in</strong> Karrer che era cresciuto nel Markgräflerland, una zona<br />

confessionalmente paritetica, e abituato a vivere <strong>in</strong> buone relazioni con i protestanti. Il<br />

fatto che lui non lo accettasse e che era <strong>in</strong>tenzionato a criticarlo causò una discordia<br />

con i superiori <strong>della</strong> comunità. Reagì con emozione ed entrò <strong>in</strong> un sem<strong>in</strong>ario di pastori<br />

protestanti a Norimberga. Ma dopo poche settimane si accorse che ivi si<br />

strumentalizzava la sua conversione come propaganda contro la <strong>Chiesa</strong> cattolica. Si<br />

pentì e fece ritorno, già nel medesimo anno, nella <strong>Chiesa</strong> cattolica e dopo un lungo<br />

periodo di pentimento e di attesa, gli veniva di nuovo concesso di celebrare la messa.<br />

Nel 1925 il vescovo di Coira lo accolse quale sacerdote nella sua diocesi. Karrer<br />

si trasferì <strong>in</strong> <strong>Svizzera</strong>. Visse da scrittore dapprima a Weggis e, dal 1928, a Lucerna.<br />

All’<strong>in</strong>terno dell’Ord<strong>in</strong>e gli si era aperto un curriculum di ricercatore e di docente. Ma<br />

adesso doveva ricorrere a trasferire la formazione religiosa alla quale si era dedicato<br />

con grande forza conv<strong>in</strong>cente tanto che fu <strong>in</strong>vitato <strong>in</strong> molti luoghi, <strong>in</strong> <strong>Svizzera</strong> ed<br />

all’estero, e pers<strong>in</strong>o dai protestanti a predicare ed a tenere conferenze. La sua<br />

predicazione alla messa domenicale alle ore 11 presso la chiesa di San Paolo a<br />

Lucerna avrebbe attirato per quaranta anni una grande cerchia di ascoltatori. Cercava<br />

di rendere accessibile <strong>in</strong> libri ed <strong>in</strong> saggi il tesoro delle diverse tradizioni di preghiera e<br />

<strong>della</strong> fede praticata nella propria <strong>Chiesa</strong>. Una sua traduzione del Nuovo Testamento<br />

nel 1950 diventò per molti cristiani di entrambe confessioni uno strumento che li<br />

accompagnava lungo la loro via di comprensione <strong>della</strong> Sacra Scrittura. Preferiva<br />

trattare questioni a cui gli altri teologi non osavano affrontare: il Cristianesimo e le<br />

altre religioni mondiali, l’anima <strong>della</strong> donna, i miracoli, la preghiera e la provvidenza<br />

div<strong>in</strong>a, la libertà del cristiano.<br />

La sua casa era sempre aperta a chi cercava un consiglio e per chi ancora non<br />

aveva dimestichezza a rivolgersi ad uno psicoterapeuta. Sebbene vivesse <strong>in</strong><br />

condizioni ristrette campando delle remunerazioni <strong>della</strong> sua attività di pubblicista e di<br />

conferenziere, riusciva a condividere con i bisognosi. La sua casa era un rifugio per<br />

emigranti tedeschi ed austriaci che fuggivano dal terrore del terzo Reich. Tutte queste<br />

attività nella loro ampiezza e la risonanza che ebbero tra le persone che lottavano con<br />

28


problemi di fede sollecitarono <strong>in</strong>vidia e gelosia da parte di altre persone. Questi<br />

riuscirono, nel 1942, a far mettere all’”Indice” il suo saggio “Preghiera, provvidenza,<br />

prodigi”.<br />

Questa misura ferì sicuramente Karrer e gli diede un senso di <strong>in</strong>sicurezza.<br />

Questa personalità, a cui non venne mai concessa la venia legendi presso le facoltà<br />

teologiche né di Lucerna né di Friburgo, diventò nel 1950, <strong>in</strong>sieme con Richard<br />

Kraemer, pastore riformato di Sigriswil sopra il Lago di Thun, il fondatore <strong>dei</strong> gruppi di<br />

lavoro ecumenici. Questi gruppi rimasero poi molto importanti per una <strong>in</strong>tesa con i<br />

riformati, creando una base per contatti ufficiali tra le autorità delle Chiese e per la<br />

formazioni di diverse commissioni di dialogo. Sovente oggetto di diffidenze, Karrer<br />

tuttavia non temeva mai di esporsi. Ma non voleva neanche m<strong>in</strong>imizzare la realtà <strong>della</strong><br />

separazione delle Chiese accattivandosi una simpatia immag<strong>in</strong>aria, un atteggiamento<br />

che avrebbe soltanto recato danno alla causa dell’ecumenismo. Così lui era tra i primi<br />

che <strong>in</strong>terpretarono il papato nel senso di un servizio dell’apostolo Pietro. Guardando<br />

alla devozione orig<strong>in</strong>aria che i riformatori dimostrarono verso Maria si rivolgeva contro<br />

credenze cattoliche di una venerazione <strong>della</strong> Madonna che non aveva nessun<br />

fondamento.<br />

Karrer è stato anche uno <strong>dei</strong> fondatori <strong>della</strong> Società di teologia <strong>in</strong> <strong>Svizzera</strong><br />

(Theologische Gesellschaft der Schweiz, 1964) che costituiva la prima piattaforma per<br />

contatti tra teologi riformati e cattolici.<br />

Il testamento spirituale che Otto Karrer ha lasciato si manifesta nel suo<br />

impegno per l’ecumenismo nato da una sp<strong>in</strong>ta <strong>in</strong>teriore e spirituale. “I teologi sono<br />

magari <strong>in</strong>dispensabili per la causa dell’ecumenismo, ma si tratterebbe di schietto<br />

<strong>in</strong>tellettualismo da parte di coloro che considerano la questione ecumenica una<br />

questione esclusivamente teologica. … L’impegno per l’unità <strong>dei</strong> cristiani non è <strong>in</strong><br />

primo piano causa di una prudente politica delle Chiese ma soprattutto di un cuore<br />

che crede ed ama”.<br />

Si asteneva dal proiettare il fallimento umano soltanto sull’autorità suprema<br />

cioè il papa e la curia romana. Gli era estraneo un ragionamento del genere di mettere<br />

biasimo nei confronti di una <strong>Chiesa</strong> m<strong>in</strong>isteriale cattiva e mesch<strong>in</strong>a anche se questa<br />

stessa <strong>Chiesa</strong> lo aveva <strong>in</strong>fatti trattato con mesch<strong>in</strong>ità.<br />

Qu<strong>in</strong>di il Concilio Vaticano II° (1962-1965), convocato dal papa Giovanni XXIII,<br />

Karrer lo poteva considerare il concilio suo che svelò le idee per le quali Karrer aveva<br />

ancora lottato e sofferto. Quando, una volta, gli fu chiesto come mai reagisse di fronte<br />

a tutte le ostilità cagionate da confratelli nella <strong>Chiesa</strong>, egli rispose con un sorriso: “Si<br />

deve essere disposto ad entrare <strong>in</strong>sieme con Cristo nel profondo <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>” 50 .<br />

Victor Conzemius<br />

Johannes Fe<strong>in</strong>er (1900-1985)<br />

Johannes Fe<strong>in</strong>er nacque a Zurigo il 7 giugno 1909 e crebbe nell’ambito nella<br />

diaspora cattolica <strong>in</strong> una città riformata. Chiamato con il suo nome d’arte spirituale<br />

“Johannes” rimase però nella cerchia <strong>della</strong> sua famiglia lo (zio) “Hans”. Frequentò le<br />

scuole a Zurigo f<strong>in</strong>o alla maturità. Dal 1928 al 1936 studiò e si laureò presso la<br />

Pontificia Università Gregoriana a Roma. Com<strong>in</strong>ciò ad <strong>in</strong>segnare per un breve periodo<br />

all’istituto cattolico “Internatskollegium” di Svitto. Dal 1939 al 1962 fu professore di<br />

dogmatica e teologia fondamentale nel Sem<strong>in</strong>ario diocesano St. Luzi a Coira. Legata<br />

alla cattedra c’era la responsabilità per la discipl<strong>in</strong>a degli alunni che si chiamavano <strong>in</strong><br />

quell’epoca ancora sem<strong>in</strong>aristi. Per molti anni fungeva quale “moderatore”, cioè il<br />

50 Fonte: Liselotte Höfer unter Mitarbeit von Victor Conzemius, Otto Karrer. Kämpfe und Leiden für e<strong>in</strong>e offene<br />

Kirche, Freiburg i.Br. 1985; Otto Karrer. Theologe des Aggiornamento 1888-1976, hrsg. von der Otto-Karrer-<br />

Gesellschaft, Zürich 1989.<br />

29


vicerettore del sem<strong>in</strong>ario. La sua attività era dunque l’<strong>in</strong>segnamento teologico e la<br />

supervisione dell’istituto, riservato, <strong>in</strong> quell’epoca, esclusivamente ai candidati al<br />

m<strong>in</strong>istero sacerdotale.<br />

Questa attività dava un’impronta particolare sia a generazioni di teologi che alla<br />

propria persona che si contraddist<strong>in</strong>gueva, nonostante la sua flessibilità spirituale, per<br />

la sua pedanteria. Anche se Johannes Fe<strong>in</strong>er si fosse aperto rispetto alla sua teologia<br />

– un’apertura che si ripercuoteva con grande arricchimento nelle sue lezioni – le sue<br />

direttive di discipl<strong>in</strong>a non mutavano. I suoi metodi di educazione erano sempre<br />

accompagnati da una diffidenza nuda e cruda che aveva portato dall’esperienza al<br />

convitto teologico “Germanicum” di Roma per applicarla adesso al sem<strong>in</strong>ario.<br />

L’<strong>in</strong>segnamento a St. Luzi si svolgeva f<strong>in</strong>o agli anni ’60 <strong>in</strong> forma di lezioni cioè un<br />

metodo unilaterale di didattica frontale. Alla f<strong>in</strong>e di ogni semestre si esam<strong>in</strong>avano i<br />

risultati di queste lezioni. Non si era <strong>in</strong>teressati ad offrire una guida allo studio<br />

scientifico <strong>in</strong>dipendente, e non figuravano nel programma scolastico esercizi di attività<br />

sem<strong>in</strong>ariale.<br />

Nella città riformata la cattedrale, la curia del vescovo ed il sem<strong>in</strong>ario<br />

formavano un mondo cattolico r<strong>in</strong>chiuso <strong>in</strong> sé. Non soltanto per questo motivo,<br />

Johannes Fe<strong>in</strong>er non si sentiva di casa a Coira. La sua città di riferimento era Zurigo.<br />

Lì, nel 1954, gli si aprì una nuova attività che rispondeva alle sue qualità di docente. Il<br />

futuro vicario generale di Zurigo, Alfred Teobaldi, fondò 1954 i “Corsi teologici per laici<br />

cattolici”. Il loro concetto di base era la trasmissione <strong>della</strong> vasta gamma di conoscenze<br />

fondamentali <strong>della</strong> fede cattolica a donne ed uom<strong>in</strong>i di formazione accademica o con<br />

un diploma di scuola media. Johannes Fe<strong>in</strong>er diventò il primo direttore di questi corsi.<br />

Era l’<strong>in</strong>carico ideale per le sue eccellenti qualità didattiche.<br />

L’aria di risveglio <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> mobilitò anche a Coira gli spiriti teologici. Nel<br />

1957, poco prima del tramonto dell’era <strong>dei</strong> papi “Pio”, ed <strong>in</strong> occasione dell’anniversario<br />

centoc<strong>in</strong>quantesimo del sem<strong>in</strong>ario St. Luzi, i tre professori Johannes Fe<strong>in</strong>er, Josef<br />

Trütsch e Frank Böckle pubblicarono un volume importante con il titolo “Fragen der<br />

Theologie heute” (Questioni <strong>della</strong> teologia di oggi). Questo libro riscuoteva una<br />

risonanza notevole e positiva. Conteneva saggi di diversi autori di spicco su questioni<br />

fondamentali <strong>della</strong> teologia sistematica e presentava una prospettiva istantanea delle<br />

discussioni attuali, ancora <strong>in</strong> maniera molto prudente e scrupolosa ma tuttavia<br />

ispirante.<br />

Johannes Fe<strong>in</strong>er non era autore di importanti visioni teologiche, ma si lasciava<br />

ispirare ed animare, ed una volta contagiato con le nuove idee, vi rimaneva fedeli e le<br />

applicava di cont<strong>in</strong>uo. Gli piacque soprattutto Karl Rahner, maggiore di lui di c<strong>in</strong>que<br />

anni. Si appropriò <strong>dei</strong> suoi saggi e li trasmise nelle sue lezioni. Ricevette molti impulsi<br />

teologici per il suo orientamento ecumenico da Karl Barth, ma anche dal concittad<strong>in</strong>o<br />

zurighese Emil Brunner.<br />

Giunse l’annuncio sorprendente del Concilio Vaticano II° che diventò la grande<br />

occasione per Fe<strong>in</strong>er. Nel 1960 fu chiamato come consultore del “Segretariato per<br />

l’unità <strong>dei</strong> cristiani” sotto la guida del card<strong>in</strong>ale August<strong>in</strong> Bea. Il Concilio diventò così il<br />

suo campo di lavoro pr<strong>in</strong>cipale e la sua passione. Partecipò a tutte le sessioni e per gli<br />

osservatori acattolici fungeva quale <strong>in</strong>terprete del l<strong>in</strong>guaggio lat<strong>in</strong>o-teologico come era<br />

<strong>in</strong> uso al Concilio e nei laboratori cattolici e adoperato con connotazioni molto<br />

differenti da parte <strong>dei</strong> rappresentanti delle diverse nazioni. Fe<strong>in</strong>er prestò un lavoro<br />

<strong>in</strong>dipendente per il “Decreto sull’ecumenismo” attribuendovi il commento ufficiale.<br />

Spetta a lui aver <strong>in</strong>trodotto il term<strong>in</strong>e <strong>della</strong> “gerarchia delle verità” nel decreto.<br />

Collaborò alla “Dichiarazione sulla libertà religiosa” e alla “Dichiarazione sulle religioni<br />

non cristiane”.<br />

Dopo il Concilio, Fe<strong>in</strong>er ritornò def<strong>in</strong>itivamente a Zurigo per gestire dal 1966 al<br />

1971 la Paulus-Akademie, un areopago moderno e tipico per l’epoca postconciliare che<br />

offriva un foro aperto per <strong>in</strong>contri e discussioni teologiche e di stampo <strong>in</strong>tellettuale.<br />

30


Già prima del Concilio era maturato il piano per un’ampia enciclopedia teologica<br />

che diventò una moderna Summa Theologiae dogmaticae. Fe<strong>in</strong>er dedicò i suoi studi al<br />

concetto di “storia <strong>della</strong> salvezza”. Grazie a questo concetto poteva liberarsi dal<br />

pensiero scolastico-metafisico con la sua immag<strong>in</strong>e statica di Dio sostituendola con<br />

una <strong>in</strong>terpretazione d<strong>in</strong>amica di Dio. Questa svolta sembrava a noi studenti di teologia<br />

<strong>in</strong> quell’epoca una decisione nuova ed ultimativa, irreversibile e def<strong>in</strong>itiva, e non<br />

potevamo immag<strong>in</strong>arci che anche questo punto di partenza fosse stato oggetto di<br />

critiche ogni tanto aspre.<br />

Pubblicato sotto il titolo “Mysterium salutis” negli anni 1965 – 1976 dagli editori<br />

Johannes Fe<strong>in</strong>er e Magnus Löhrer, questo opus magnum offre <strong>in</strong> maniera<br />

monumentale una visione generale <strong>della</strong> teologia dogmatica sotto l’aspetto <strong>della</strong> storia<br />

<strong>della</strong> salvezza. A causa di una lunga malattia di Fe<strong>in</strong>er il contributo di Löhrer a questa<br />

opera diventò sempre più importante. La sigla “MySal” con cui si soleva circoscrivere il<br />

titolo “Mysterium salutis” è forse un po’ equivoca, ma l’opera stessa rimane un<br />

classico di importanza fondamentale per generazioni che trova il suo paragone nella<br />

“Kirchliche Dogmatik” (La dogmatica <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>) di Karl Barth con la quale Fe<strong>in</strong>er si<br />

misurava sempre. Un bellissimo frutto del suo impegno ecumenico è un catechismo<br />

ecumenico con il titolo “Neues Glaubensbuch” (Un nuovo catechismo) che Fe<strong>in</strong>er editò<br />

<strong>in</strong>sieme con Lukas Vischer.<br />

Non si deve dimenticare il movimento di apertura che riempiva St. Luzi dagli<br />

anni ’50 e di cui anche Fe<strong>in</strong>er era un autore determ<strong>in</strong>ante. Al contrario <strong>della</strong> curia<br />

<strong>vescovi</strong>le di Soletta e di certi aizzatori presso la facoltà di teologia a Lucerna,<br />

aleggiava uno spirito liberale e tollerante giù dal palazzo episcopale di Coira, con il suo<br />

sem<strong>in</strong>ario. Hans Urs von Balthasar con la sua fama di dissidente temerario perché<br />

aveva abbandonato l’ord<strong>in</strong>e <strong>dei</strong> gesuiti, vi trovò “asilo” e il vescovo Christianus<br />

Cam<strong>in</strong>ada lo <strong>in</strong>card<strong>in</strong>ò nella diocesi di Coira. Anche Von Balthasar svolgeva un <strong>in</strong>flusso<br />

importante su Fe<strong>in</strong>er. Lo stesso vescovo Cam<strong>in</strong>ada restava sostenitore comprensivo di<br />

Otto Karrer, già prima pioniere dell’ecumenismo ed anche lui uscito dall’ord<strong>in</strong>e <strong>dei</strong><br />

gesuiti e sospeso dalle funzioni sacerdotali per un periodo più lungo a motivo di un<br />

suo breve soggiorno <strong>in</strong> un sem<strong>in</strong>ario per predicatori protestanti. Karl Rahner poteva<br />

pubblicare alcuni volumi <strong>dei</strong> suoi “Schriften zur Theologie” con il “permesso di stampa<br />

ecclesiastico <strong>della</strong> curia <strong>vescovi</strong>le di Coira”. Johannes Fe<strong>in</strong>er morì il 30 novembre<br />

1985.<br />

Albert Gasser<br />

He<strong>in</strong>rich Stirnimann OP (1920-2005)<br />

Il 9 giugno 2005 moriva Padre He<strong>in</strong>rich Stirnimann, o.p., uno <strong>dei</strong> protagonisti<br />

ed architetti più importanti dell’ecumenismo <strong>in</strong> <strong>Svizzera</strong>. He<strong>in</strong>rich Stirnimann, figlio del<br />

pediatra Stirnimann, nacque il 15 giugno 1920 a Lucerna. Ivi frequentò le scuole;<br />

conseguì la maturità presso la Scuola cantonale e com<strong>in</strong>ciò gli studi di architettura al<br />

Politecnico di Zurigo. Il suo senso per la bellezza e per l’estetica, il suo impegno a<br />

favore dell’arte e di artisti lo avrebbe accompagnato per tutta la vita, anche quando<br />

decise, nel 1942, di entrare nell’ord<strong>in</strong>e <strong>dei</strong> dom<strong>in</strong>icani.<br />

Insieme con i suoi colleghi francofoni fu mandato nel noviziato a Chieri/Tor<strong>in</strong>o,<br />

dove fece la sua prima professione il 22 novembre 1943. Dopo aver studiato per<br />

alcuni anni all’”Angelicum” di Roma fu ord<strong>in</strong>ato sacerdote il 20 giungo 1947. Celebrò<br />

la prima messa nella Hofkirche di Lucerna. Studiò a Friburgo ed a Roma per laurearsi<br />

<strong>in</strong> teologia. Su <strong>in</strong>vito <strong>dei</strong> superiori irlandesi <strong>in</strong>segnò teologia sistematica per alcuni<br />

semestri a Tailaght/Dubl<strong>in</strong>o.<br />

Nel 1952 He<strong>in</strong>rich Stirnimann fu nom<strong>in</strong>ato professore di teologia fondamentale<br />

e apologetica all’università di Friburgo/<strong>Svizzera</strong>. Iniziò un periodo di quasi trent’anni di<br />

31


attività accademica con numerosi <strong>in</strong>carichi all’<strong>in</strong>terno dell’Ord<strong>in</strong>e, nella <strong>Chiesa</strong> ed<br />

all’università. Diventò, per esempio, membro del Consiglio prov<strong>in</strong>ciale e dal 1978 al<br />

1981 priore <strong>della</strong> Comunità <strong>in</strong>ternazionale dell’Ord<strong>in</strong>e a Friburgo.<br />

Dal 1968 al 1971, nel periodo <strong>della</strong> rivolta studentesca, Stirnimann fu rettore<br />

dell’università di Friburgo, e grazie alla sua apertura personale ed alla sua disponibilità<br />

al dialogo non si verificava nessun eccesso violento all’università e si poteva discutere<br />

sulle necessità degli studenti. Nel 1978 ricevette il dottorato honoris causa dalla<br />

facoltà di teologia evangelica riformata dell’università di Berna che apprezzava i meriti<br />

dell’“architetto attivo, <strong>in</strong>telligente e paziente di una collaborazione fraterna e <strong>della</strong><br />

crescente unità delle confessioni nel nostro paese”.<br />

Fu veramente l’architetto dell’ecumenismo <strong>in</strong> <strong>Svizzera</strong>. Già nel 1962 il vescovo<br />

di Losanna, G<strong>in</strong>evra e Friburgo Mons. François Charrière lo aveva chiamato quale<br />

esperto teologo alla prima sessione del Concilio Vaticano II°. Fondò nel 1964<br />

all’università di Friburgo l’Istituto per studi ecumenici e lo ampliò con un grande<br />

impegno personale e grazie alla sua caratteristica capacità di entrare <strong>in</strong> contatto con<br />

gli altri e dar loro impulsi al dialogo. Dal 1966 al 1976 fu co-presidente da parte<br />

cattolica <strong>della</strong> Commissione di dialogo evangelica/cattolico-romana (ERGK) fondata<br />

dalla <strong>Conferenza</strong> <strong>dei</strong> <strong>vescovi</strong> svizzeri e dalla Federazione delle Chiese protestanti <strong>della</strong><br />

<strong>Svizzera</strong>. I suoi contatti e le amicizie con i protagonisti del movimento ecumenico<br />

come Lukas Vischer ed il metropolita Damask<strong>in</strong>os condussero a risultati importanti per<br />

l’ecumenismo <strong>in</strong> <strong>Svizzera</strong>. Pubblicò collane teologiche per offrire l’occasione d’una<br />

discussione teologica sull’unità <strong>dei</strong> cristiani. Tramite viaggi a G<strong>in</strong>evra mostrò ai suoi<br />

studenti quanto erano importanti il dialogo ed il lavoro per l’unità <strong>dei</strong> cristiani.<br />

Raccomandava vivamente ai suoi studenti di discutere queste questioni sul futuro<br />

<strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>.<br />

Nel 1982 i confratelli del convento <strong>dei</strong> dom<strong>in</strong>icani a Lucerna elessero He<strong>in</strong>rich<br />

Stirnimann quale priore. Nel 1988 si trasferì al convento di Ilanz dove diventò<br />

direttore spirituale f<strong>in</strong>o al 2000, per passarvi poi il riposo segnato da malattia. Negli<br />

ultimi anni condusse una vita contemplativa, dedicandosi allo studio <strong>della</strong> mistica. Le<br />

pubblicazioni e le conferenze su “Bruder Klaus” e “Marjam” testimoniano che pure <strong>in</strong><br />

quest’ultima fase <strong>della</strong> vita fu <strong>in</strong>terlocutore vic<strong>in</strong>o a molte persone.<br />

Joachim Müller<br />

32


Ecumenismo oggi e domani<br />

Dopo l’euforia il realismo<br />

Nel 1989 si festeggiò sul piazzale <strong>della</strong> cattedrale di Basilea la conclusione <strong>della</strong><br />

prima Assemblea ecumenica europea, dal tema “Pace nella giustizia per tutto il<br />

creato”. Un ecumenismo nato dall’esperienza <strong>in</strong>dividuale. L’Europa si trovava d<strong>in</strong>anzi a<br />

grandi cambiamenti e nella cospicua presenza di credenti provenienti dalla Repubblica<br />

democratica tedesca si faceva sentire una forza di trasformazione. Infatti nel<br />

novembre 1989 cadde il muro di Berl<strong>in</strong>o. Una nuova era, caratterizzata da <strong>in</strong>contri tra<br />

est ed ovest, poteva com<strong>in</strong>ciare. L’ecumenismo era <strong>in</strong> un momento favorevole grazie<br />

alle possibilità politiche: “Giustizia e pace si baceranno” (Salmo 85, 11). Davvero?<br />

I temi discussi e celebrati a Basilea cont<strong>in</strong>uavano a vivere <strong>in</strong> parecchie <strong>in</strong>iziative<br />

sia sul piano locale che <strong>in</strong>ternazionale. Però l’euforia per la libertà riconquistata, come<br />

si era manifestata a Basilea nel 1989, cedette al realismo. La trasformazione<br />

democratica <strong>della</strong> società viene ostacolata da un nazionalismo diffuso; i presagi di un<br />

nuovo benessere per pochi non possono far tacere le voci che pretendono un ord<strong>in</strong>e<br />

economico giusto, visto che lo iato tra ricchi e poveri era diventato più profondo pure<br />

<strong>in</strong> Europa. L’ecumenista Ernst Lange, morto nel 1974, parlava di tre grandi croci che<br />

l’ecumenismo e soprattutto il Consiglio Ecumenico delle Chiese (ÖRK) avrebbero<br />

dovuto portare:<br />

- la croce <strong>della</strong> crescente lacuna di affidabilità, quando il consenso che dovrebbe<br />

essere conv<strong>in</strong>cente rimane soltanto un consenso riguardo alle parole, senza<br />

spronare la pratica,<br />

- la croce <strong>della</strong> duplice impotenza delle Chiese, perché il Consiglio Ecumenico non<br />

è <strong>in</strong> grado obbligare le Chiese membro ad agire, essendo queste ultime legate,<br />

per le loro strutture, alla particolarità di ogni <strong>Chiesa</strong> locale,<br />

- la croce del fatto che l’ecumenismo si svolga lontano dalla base delle comunità<br />

locali e che una trasformazione nella praxis pietatis di ogni giorno sia difficile da<br />

realizzarsi.<br />

L’atteggiamento <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> cattolica<br />

Qual è l’atteggiamento pr<strong>in</strong>cipale con cui la <strong>Chiesa</strong> cattolica partecipa oggi a<br />

questa evoluzione? Come vuole mantenere gli impegni che aveva assunto<br />

irreversibilmente <strong>in</strong> occasione del Vaticano II° per <strong>in</strong>camm<strong>in</strong>arsi sulla via<br />

dell’ecumenismo? L’ecumenismo è sempre un atto mediante il quale le Chiese<br />

obbligano sé stesse con il f<strong>in</strong>e dell’unità visibile. L’ecumenismo è pure l’atto<br />

dell’espropriarsi, a patto che le Chiese siano disposte a scoprire reciprocamente le<br />

proprie ricchezze per imparare a conoscere ed a vivere ciò che hanno <strong>in</strong> proprio. Ma<br />

appunto da questo, per la <strong>Chiesa</strong> cattolica, risulta una tensione, per il fatto che essa<br />

fonda la propria identità sul mistero dell’unica <strong>Chiesa</strong> di Gesù Cristo da vivere nella<br />

comunione con i battezzati i quali confessano lo stesso credo e celebrano gli stessi<br />

sacramenti, sottostando alla guida <strong>dei</strong> <strong>vescovi</strong> ed <strong>in</strong> comunione con il successore di<br />

Pietro, assieme a tutte le diverse Chiese particolari legate l’una all’altra. Tuttavia non<br />

tutte le comunità cristiane condividono questa identità <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> e questa visione<br />

del f<strong>in</strong>e del movimento ecumenico.<br />

Non più che un filo di speranza per l’ecumenismo.<br />

Come noto il Vaticano II°, nella Costituzione dogmatica sulla <strong>Chiesa</strong> “Lumen<br />

gentium”, voleva evitare una completa identificazione <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> cattolica con la<br />

futura natura dell’unica <strong>Chiesa</strong> che tutte le Chiese stanno attendendo. Infatti si<br />

33


sottol<strong>in</strong>eava “la totalità <strong>della</strong> verità rivelata, <strong>dei</strong> sacramenti e del m<strong>in</strong>istero, dati da<br />

Cristo per l'edificazione <strong>della</strong> sua <strong>Chiesa</strong> e per il compimento <strong>della</strong> missione che le è<br />

propria, si trova nella comunione cattolica <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>” 51 . Ma, <strong>in</strong>sieme, il Concilio ha<br />

potuto dire che si possono trovare pure al di fuori dell’organismo <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> cattolica<br />

“parecchi elementi di santificazione e di verità, che, appartenendo propriamente per<br />

dono di Dio alla <strong>Chiesa</strong> di Cristo, sp<strong>in</strong>gono verso <strong>l'unità</strong> cattolica” 52 : il battesimo<br />

comune, la fede <strong>in</strong> Gesù Cristo, l’annuncio <strong>della</strong> Parola di Dio, la vita secondo i carismi<br />

dello Spirito, la pratica liturgica. Questo è più che soltanto un filo di speranza<br />

ecumenico: è un’affermazione ecclesiologica di primo rango.<br />

Certo, “l’<strong>in</strong>sensatezza e il peccato degli uom<strong>in</strong>i” 53 hanno causato discordia sul<br />

piano <strong>della</strong> dottr<strong>in</strong>a e dell’ord<strong>in</strong>e provocando scismi nella storia. La colpa non è mai da<br />

cercare soltanto da una parte. Non sempre è possibile renderne responsabili solo gli<br />

altri. È più importante accettare adesso che ci sia tra le Chiese ancora separate una<br />

communio vera pur <strong>in</strong> parte rotta e che essa “dovrebbe crescere verso la piena<br />

comunione nella verità e nella carità” – come scrisse il papa Giovanni Paolo II° nella<br />

sua enciclica “Ut unum s<strong>in</strong>t” (1995) sull’ecumenismo 54 . Per ecumenismo non si<br />

<strong>in</strong>tende semplicemente l’abolizione delle separazioni, bensì il ritrovamento e la nuova<br />

realizzazione di una comunione che ci è stata data <strong>in</strong> realtà mediante il battesimo e<br />

che non era mai andata perduta del tutto!<br />

La comunione <strong>in</strong> camm<strong>in</strong>o si manifesta nella preghiera e nel dialogo<br />

Su questo sfondo due caratteristiche del camm<strong>in</strong>o ecumenico ricevono un<br />

significato particolare: la preghiera per l’unità ed il dialogo. L’ecumenismo vive <strong>in</strong><br />

ultima analisi grazie alla preghiera di Gesù per l’unità. Nella preghiera <strong>in</strong> comune si<br />

manifesta la comunione <strong>in</strong> camm<strong>in</strong>o. Nei suoi documenti sull’ecumenismo degli ultimi<br />

anni, la <strong>Chiesa</strong> cattolica ha sviluppato una pedagogia ed un profilo teologico di<br />

dialogo. Il dialogo ecumenico non si limita ad essere un mero esercizio accademico,<br />

ma vuol essere uno scambio tra fratelli che si contraddist<strong>in</strong>gua per le seguenti<br />

caratteristiche: l’impegno personale motivato dalla fede, la fedeltà verso il Vangelo ed<br />

il rispetto reciproco per la coscienza e le conv<strong>in</strong>zioni <strong>in</strong>dividuali <strong>dei</strong> partner di dialogo.<br />

Mettendo l’accento sull’importanza che ha il metodo del dialogo per l’ecumenismo<br />

nella ricerca <strong>della</strong> verità, la <strong>Chiesa</strong> cattolica odierna non può amm<strong>in</strong>istrare la verità<br />

dettandola dall’alto. L’annuncio e la promessa <strong>della</strong> verità richiedono un<br />

appropriamento personale che si fonda nella fede sperimentata da tutta la comunità.<br />

Domande all’identità delle Chiese<br />

L’enciclica sull’ecumenismo percepisce <strong>in</strong> maniera differenziata il crescere nella<br />

comunione con le Chiese orientali (“le Chiese sorelle”) e quella con con le altre Chiese<br />

e comunità ecclesiali nate dalla Riforma, apprezzando questo processo come frutto del<br />

dialogo. I temi che vanno enucleati sul camm<strong>in</strong>o verso una vera concordanza sono<br />

profondamente radicati nell’identità propria di ogni <strong>Chiesa</strong>. Eccoli:<br />

le relazioni tra sacra Scrittura, suprema autorità <strong>in</strong> materia di fede e la<br />

Tradizione, <strong>in</strong>terpretazione <strong>in</strong>dispensabile <strong>della</strong> Parola di Dio;<br />

la concezione dell’Eucaristia;<br />

l’ord<strong>in</strong>azione, come sacramento, al m<strong>in</strong>istero nei suoi tre ord<strong>in</strong>i (vescovo,<br />

sacerdote, diacono);<br />

l’importanza del magistero <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>;<br />

51 Direttorio per l'applicazione <strong>dei</strong> pr<strong>in</strong>cipi e delle norme sull'ecumenismo, Nr. 17.<br />

52 Lumen gentium, n. 8.<br />

53 Direttorio, n. 18.<br />

54 Ut unum s<strong>in</strong>t, n. 14.<br />

34


la verg<strong>in</strong>e Maria, madre di Dio ed icona <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> 55 .<br />

È importante l’affermazione che le Chiese nel camm<strong>in</strong>o ecumenico non<br />

impongano nessun altro obbligo oltre a quelli <strong>in</strong>dispensabili. In più si richiede uno<br />

sforzo particolare di applicare effettivamente i risultati <strong>dei</strong> dialoghi alla vita <strong>della</strong><br />

<strong>Chiesa</strong>. A questo scopo i <strong>vescovi</strong> dovrebbero entrare <strong>in</strong> <strong>in</strong>terazione con i teologi e con<br />

le facoltà teologiche.<br />

Il primato del vescovo di Roma<br />

Non rimangono queste riflessioni troppo teoriche e non falliscono<br />

concretamente sulla questione del primato del papa ed sulla concezione del m<strong>in</strong>istero<br />

petr<strong>in</strong>o, una questione che sembra ancora dividere le Chiese? Si ricordi<br />

l’<strong>in</strong>comprensione, anche <strong>in</strong> seno alla stessa <strong>Chiesa</strong> cattolica, che suscitò la Lettera<br />

rivolta nel 1992 ai <strong>vescovi</strong> cattolici su alcuni aspetti <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> <strong>in</strong>tesa come<br />

communio. In questa circolare si sottol<strong>in</strong>ea che “dobbiamo vedere il m<strong>in</strong>istero del<br />

Successore di Pietro non solo come un servizio "globale" che raggiunge ogni <strong>Chiesa</strong><br />

particolare dall'"esterno", ma come già appartenente all'essenza di ogni <strong>Chiesa</strong><br />

particolare dal "di dentro"” 56 .<br />

Se ne possono notare i punti positivi:<br />

Il papa, nell’enciclica “Ut unum s<strong>in</strong>t”, parla di sé sempre nel senso di vescovo di<br />

Roma, Identificando la potestà del m<strong>in</strong>istero <strong>in</strong> funzione dell’unità <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>.<br />

Chiede scusa alle altre Chiese per il fatto che il suo m<strong>in</strong>istero sia per loro un<br />

ostacolo e gravato da ricordi dolorosi a motivo alla storia.<br />

Il primato del vescovo di Roma non è più un tabù per l’ecumenismo: Giovanni<br />

Paolo II° <strong>in</strong>vita ad un “dialogo fraterno, paziente, nel quale potremmo ascoltarci<br />

al di là di sterili polemiche” 57 , per trovare <strong>in</strong>sieme una forma adeguata<br />

dell’esercizio del primato.<br />

La posizione del vescovo di Roma si spiega perché egli è il vescovo <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong><br />

che conserva l'impronta del martirio di Pietro e di quello di Paolo 58 .<br />

Grazie al loro rifiuto dell’<strong>in</strong>fallibilità papale e del primato sulla giurisdizione <strong>della</strong><br />

<strong>Chiesa</strong> cattolica, le Chiese ortodosse aiutano a chiarire che queste due affermazioni<br />

non sono da considerare come imposte <strong>in</strong> modo esterno alla <strong>Chiesa</strong>. Le Chiese <strong>della</strong><br />

Riforma, al momento, danno soltanto un’importanza limitata all’unità visibile nella<br />

fede che si manifesta nel m<strong>in</strong>istero petr<strong>in</strong>o. La loro concezione s<strong>in</strong>odale di una<br />

episcopé ecclesiale implica una distanza scettica verso ogni forma di guida per la<br />

<strong>Chiesa</strong> <strong>in</strong> cui il m<strong>in</strong>istero ord<strong>in</strong>ato e la giurisdizione sono contenuti <strong>in</strong> una persona.<br />

Pure questo dissenso aiuta la teologia cattolica a chiarire <strong>in</strong> quale relazione l’autorità<br />

papale sta con i <strong>vescovi</strong> e con la potestà di tutti i figli di Dio.<br />

Quanto dura ancora il camm<strong>in</strong>o?<br />

A conclusione <strong>della</strong> sua enciclica, il vescovo di Roma parla di una nuova epoca<br />

di grazia ecumenica. Siamo <strong>in</strong>coraggiati nel richiamare alla memoria la grande visione<br />

dell’unità di tutte le Chiese e di fare quei piccoli passi che sono necessari per il<br />

camm<strong>in</strong>o verso l’unità.<br />

Quanto dura ancora il camm<strong>in</strong>o? Probabilmente non è possibile darne una<br />

risposta concreta. Perché questo camm<strong>in</strong>o è il camm<strong>in</strong>o <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> stessa, il<br />

camm<strong>in</strong>o dest<strong>in</strong>ato all’uomo che vive nella sua miseria ed ha bisogno <strong>della</strong> salvezza, il<br />

camm<strong>in</strong>o che conduce al Padre mediante il Figlio nello Spirito. Quanto dura questo<br />

camm<strong>in</strong>o? Il Consiglio ecumenico delle Chiese si comprende come uno strumento del<br />

55 Cfr. Ut unum s<strong>in</strong>t, n. 79.<br />

56 Communionis notio, n. 13.<br />

57 Ut unum s<strong>in</strong>t, n. 96.<br />

58 Ut unum s<strong>in</strong>t, n. 90.<br />

35


movimento ecumenico per rendere visibile che la comunione dell’una <strong>Chiesa</strong>,<br />

dell’unico corpo di Cristo sia dono e vocazione rivolti a tutte le Chiese. La <strong>Chiesa</strong><br />

cattolica si <strong>in</strong>tende una comunione cattolica di Chiese che abbraccia tutta la terra e<br />

nella quale questa unica <strong>Chiesa</strong>, pur <strong>in</strong> maniera imperfetta e frammentata, è diventata<br />

una manifestazione storica. Questa unica <strong>Chiesa</strong> non deve essere fatta – esiste già,<br />

anche se non priva di errori e di debolezza umana. La sua verità si lascia quasi<br />

palpare: nella figura fragile di uom<strong>in</strong>i caduchi che si possono criticare, e nei segni<br />

semplici nei quali l’amore di Dio verso gli uom<strong>in</strong>i è effettivamente presente. Ci unisce<br />

ciò che abbiamo già <strong>in</strong> comune: il battesimo e la fede confessata <strong>in</strong> Lui che è la nostra<br />

pace. Già adesso viviamo nella forza dello Spirito Santo, ed il medesimo amore del<br />

Padre attende il nostro ritorno.<br />

Quanto dura ancora il camm<strong>in</strong>o? Non di più che f<strong>in</strong>o a questo centro.<br />

Guido Vergauwen OP<br />

36


Una fede – Un battesimo<br />

“Il santo battesimo è <strong>in</strong> testa a tutti i sacramenti, il portale che immette nella<br />

vita spirituale. Poiché mediante esso diventiamo membri di Cristo e siamo <strong>in</strong>seriti nel<br />

corpo <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>” (Concilio di Firenze, 1439) 59.<br />

Il sacramento del battesimo<br />

Come l’elemento visibile fa parte <strong>della</strong> nostra esistenza umana così appartiene<br />

anche alla fede la visibilità <strong>della</strong> comunione nella fede. La <strong>Chiesa</strong>, <strong>in</strong> quanto corpo di<br />

Cristo (1 Cor<strong>in</strong>zi 12) e popolo di Dio (1 Pietro 2), deve qu<strong>in</strong>di essere segno visibile,<br />

cioè “sacramento dell’unità salvifica” (Concilio Vaticano II°). Con questo non si<br />

<strong>in</strong>tende soltanto riferirsi alla <strong>Chiesa</strong> locale, vissuta <strong>in</strong> maniera immediata, bensì alla<br />

comunione nella fede che si estende per generazioni e su tutti i cont<strong>in</strong>enti <strong>della</strong> terra.<br />

“In ogni tempo e <strong>in</strong> ogni nazione è accetto a Dio chiunque lo teme e opera la giustizia<br />

(cfr. At 10,35). Tuttavia Dio volle santificare e salvare gli uom<strong>in</strong>i non <strong>in</strong>dividualmente<br />

e senza alcun legame tra loro, ma volle costituire di loro un popolo, che lo<br />

riconoscesse secondo la verità e lo servisse nella santità... Dio ha convocato tutti<br />

coloro che guardano con fede a Gesù, autore <strong>della</strong> salvezza e pr<strong>in</strong>cipio di unità e di<br />

pace, e ne ha costituito la <strong>Chiesa</strong>, perché sia agli occhi di tutti e di ciascuno, il<br />

sacramento visibile di questa unità salvifica.” 60<br />

Il mandato <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> è l’annuncio del Vangelo di Gesù Cristo mediante la<br />

parola (predicazione, <strong>in</strong>segnamento) e mediante il servizio agli uom<strong>in</strong>i (diaconia) ed i<br />

sacramenti. I sacramenti sono atti che racchiudono un simbolo, che tramandano un<br />

segno <strong>in</strong>dicando con questo la salvezza <strong>in</strong> Gesù Cristo e rappresentandola. Nei<br />

sacramenti il div<strong>in</strong>o si <strong>in</strong>contra con l’umano. Sono radicati nelle situazioni di vita<br />

importanti e danno nella luce <strong>della</strong> fede una forma ai momenti fondamentali <strong>della</strong> vita.<br />

La <strong>Chiesa</strong> cattolica ne conosce sette: il battesimo, la cresima, l’Eucaristia, la<br />

penitenza, l’unzione degli <strong>in</strong>fermi, l’ord<strong>in</strong>e sacro ed il matrimonio.<br />

Il battesimo è il portale che immette nella <strong>Chiesa</strong> cristiana. Nell’etnologia e nella<br />

storia delle religioni si usano i term<strong>in</strong>i <strong>in</strong>iziazione, <strong>in</strong>troduzione e consacrazione per<br />

specificare la trasformazione radicale dello stato <strong>della</strong> vita presente - sia sociale che<br />

religiosa - e per <strong>in</strong>dicare il passaggio <strong>in</strong> un’altra dimensione <strong>della</strong> vita. Il Concilio<br />

Vaticano II° (1962-65) utilizza il term<strong>in</strong>e “sacramento di <strong>in</strong>iziazione” per il battesimo.<br />

L’<strong>in</strong>iziazione è il primo ed eccellente atto del processo di <strong>in</strong>corporazione e di<br />

socializzazione religiosa. Per diventare cristiano è necessaria la comunione credente<br />

<strong>dei</strong> cristiani e delle cristiane, cioè un luogo <strong>della</strong> manifestazione concreta <strong>della</strong> fede e<br />

<strong>della</strong> speranza. Qu<strong>in</strong>di nel battesimo non siamo soltanto collegati con Gesù Cristo, con<br />

la sua morte e resurrezione. Siamo pure accolti <strong>in</strong> una comunione. Vuol dire che con il<br />

battesimo ha <strong>in</strong>izio il radicarsi nella comunione di fede, con le sue forme di vivere la<br />

vita, con le sue concezioni <strong>dei</strong> valori e con i suoi comportamenti. L’<strong>in</strong>contro personale<br />

con Dio è collegato con la trasmissione del credo tramandato e manifestato dal<br />

“popolo di Dio”, il quale camm<strong>in</strong>a attraverso la storia dal pr<strong>in</strong>cipio f<strong>in</strong>o al nuovo<br />

mondo di Dio, cioè al “Regno di Dio” annunciato da Gesù. Di conseguenza, il<br />

battesimo non è conclusione né possesso bensì <strong>in</strong>izio di una via ed obbligo cont<strong>in</strong>uo di<br />

condurre la vita nella comunione (communio) <strong>dei</strong> credenti.<br />

Il significato del battesimo nel Nuovo Testamento<br />

59 Decreto degli Armeni – risalente a Tommaso d’Aqu<strong>in</strong>o<br />

60 Lumen gentium, n. 9.<br />

37


Nel Nuovo Testamento, la fede ed il battesimo si appartengono<br />

<strong>in</strong>separabilmente. Sono due aspetti di un’<strong>in</strong>tegrità <strong>in</strong>divisibile. Le seguaci ed i discepoli<br />

di Gesù non erano battezzati da Gesù, bensì da Giovanni, come anche Gesù con il<br />

battesimo <strong>della</strong> remissione <strong>dei</strong> peccati. Il loro battesimo è stato l’esperienza dello<br />

spirito nel giorno di Pentecoste, “come di fuoco”, secondo gli Atti degli apostoli<br />

(capitolo 2). Nella potenza dello Spirito annunciarono poi la buona novella di Gesù,<br />

cosa che stupì gli ascoltatori: “All’udir tutto questo si sentirono trafiggere il cuore e<br />

dissero a Pietro e agli altri apostoli: “Che cosa dobbiamo fare, fratelli?” E Pietro disse:<br />

“Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per la<br />

remissione <strong>dei</strong> vostri peccati; dopo riceverete il dono dello Spirito Santo” (Atti degli<br />

apostoli 2, 37-38).<br />

Convertirsi significa credere, <strong>in</strong>iziare daccapo, fare una svolta nella vita. Questa<br />

svolta riceve un nome: Gesù Cristo. È a Lui che appartiene il credente. Il battesimo<br />

rende visibile il nuovo <strong>in</strong>izio mediante la remissione <strong>dei</strong> peccati e il dono dello Spirito.<br />

Il rito con l’acqua mostra la promessa adempiuta degli ultimi tempi: “Vi aspergerò con<br />

acqua pura e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre sozzure e da tutti i<br />

vostri idoli; vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò<br />

da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio spirito dentro di voi e<br />

vi farò vivere secondo i miei statuti e vi farò osservare e mettere <strong>in</strong> pratica le mie<br />

leggi” (Ezechiele 36, 25-27).<br />

Così il battesimo suggella la conversione nella fede. Nella liturgia battesimale la<br />

confessione di fede ha una funzione centrale e viene pronunciata sia da coloro che<br />

richiedono il battesimo sia, nel caso di un bamb<strong>in</strong>o, dai genitori e dai padr<strong>in</strong>i di<br />

battesimo <strong>in</strong>sieme alla comunità riunitasi al rito. Dopo la resurrezione di Gesù ed il<br />

battesimo nello Spirito il giorno <strong>della</strong> Pentecoste, la comunità cristiana stessa com<strong>in</strong>ciò<br />

a battezzare. Essa vedeva nel battesimo un segno <strong>in</strong> cui si manifestava l’opera<br />

salvifica di Gesù che era com<strong>in</strong>ciata con il battesimo di Giovanni e veniva compiuta<br />

mediante il battesimo <strong>della</strong> passione di Gesù e attraverso l’esperienza <strong>della</strong><br />

Pentecoste. Acqua e fuoco, prova e purificazione, tutto questo designa l’<strong>in</strong>gresso nella<br />

comunità degli ultimi tempi. Con la resurrezione di Gesù si adempiono “i giorni <strong>della</strong><br />

salvezza” annunciati dai profeti. Per questo motivo il battesimo cristiano è diventato<br />

segno di “essere salvo” (Marco 16,16) ed è divenuto “l’arca” che mise <strong>in</strong> salvo dal<br />

diluvio Noé <strong>in</strong>sieme con la sua famiglia (1 Pietro 3,20).<br />

A differenza <strong>della</strong> circoncisione ebraica imposta ai maschi del popolo israelitico<br />

per designare l’accoglimento nell’alleanza di Dio, si amm<strong>in</strong>istrava il battesimo cristiano<br />

pure alle donne. E spesso si menziona, quando si parla delle persone con cui i<br />

missionari entravano <strong>in</strong> relazione, che si lasciavano battezzare “con tutti quelli <strong>della</strong><br />

casa”. La casa antica era una vita comunitaria costituita da padre, madre, figli, ma<br />

pure da schiave e schiavi. Il battesimo crea qu<strong>in</strong>di una comunione egualitaria, cioè il<br />

“corpo di Cristo”. Questo organismo rende i lontani vic<strong>in</strong>i, è un luogo <strong>della</strong><br />

riconciliazione di contrasti, collega i battezzati con Cristo ed <strong>in</strong> pari tempo con la sua<br />

<strong>Chiesa</strong>.<br />

“E <strong>in</strong> realtà noi tutti siamo stati battezzati <strong>in</strong> un solo Spirito per formare un solo<br />

corpo, Giu<strong>dei</strong> o Greci, schiavi o liberi; e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito.” (1<br />

Cor<strong>in</strong>zi 12,13).<br />

I simboli del battesimo<br />

Nella <strong>Chiesa</strong> del cristianesimo primitivo il battesimo era chiamato<br />

“illum<strong>in</strong>azione”, evidenziando il fatto che una persona com<strong>in</strong>cia a “vedere chiaro”<br />

quando <strong>in</strong>contra Gesù, o, come è scritto nel contesto <strong>della</strong> conversione di Paolo,<br />

quando è liberato dal suo accecamento <strong>in</strong>teriore: “E improvvisamente gli caddero dagli<br />

occhi come delle squame e ricuperò la vista” (Atti degli apostoli, 9,18).<br />

38


“Tutto quello che si manifesta è luce. Per questo sta scritto: “Svegliati, o tu che<br />

dormi, déstati dai morti e Cristo ti illum<strong>in</strong>erà” (Efes<strong>in</strong>i 5,14).<br />

- Nella liturgia del battesimo viene simboleggiato dalla candela del battesimo<br />

accesa al cero pasquale.<br />

La lettera di Tito parla <strong>in</strong>vece del “lavacro <strong>della</strong> rigenerazione”: “Quando però si<br />

sono manifestati la bontà di Dio, salvatore nostro, e il suo amore per gli uom<strong>in</strong>i, egli<br />

ci ha salvati … ma per sua misericordia mediante un lavacro di rigenerazione e di<br />

r<strong>in</strong>novamento nello Spirito Santo” (Tito 3,4-5). Secondo Paolo i credenti sono,<br />

mediante il battesimo, partecipi al dest<strong>in</strong>o di Cristo, alla sua morte ed alla sua<br />

resurrezione. È, per così, dire un “immergersi” nel suo dest<strong>in</strong>o, l’<strong>in</strong>izio di una nuova<br />

creazione.<br />

“O non sapete che quanti siamo stati battezzati <strong>in</strong> Cristo Gesù, siamo stati battezzati<br />

nella sua morte? Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti <strong>in</strong>sieme a lui<br />

nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo <strong>della</strong> gloria del<br />

Padre, così anche noi possiamo camm<strong>in</strong>are <strong>in</strong> una vita nuova. Se <strong>in</strong>fatti siamo stati<br />

completamente uniti a lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua<br />

risurrezione.” (Romani 6, 3-5)<br />

– Nella liturgia del battesimo ciò è simboleggiato dall’acqua versata sulla fronte del<br />

battezzando. Nelle Chiese orientali si battezza secondo l’usanza del cristianesimo<br />

primitivo praticando l’immersione.<br />

Paolo si serve dell’immag<strong>in</strong>e <strong>della</strong> veste per descrivere l’<strong>in</strong>corporazione nella<br />

comunione con Cristo. L’immag<strong>in</strong>e dell’<strong>in</strong>dossare la veste designa l’obbligo personale<br />

che nasce dal battesimo: la persona battezzata dovrebbe vivere come una “nuova<br />

creazione” secondo l’esempio di Cristo.<br />

“Poiché quanti siete stati battezzati <strong>in</strong> Cristo, vi siete rivestiti di Cristo. Non c’è più<br />

giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché<br />

tutti siete uno <strong>in</strong> Cristo Gesù.” (Galati 3,27) 61 .<br />

Ovviamente questo mandato è una sfida cont<strong>in</strong>ua. Qu<strong>in</strong>di si parla pure del<br />

combattimento e dell’equipaggiamento da guerra (Efes<strong>in</strong>i 6,14-17).<br />

– Nella liturgia del battesimo la veste bianca simboleggia questo dono che è nel<br />

medesimo tempo un mandato.<br />

Un'altra immag<strong>in</strong>e è quella del “sigillo” e del “suggellamento”. Come la<br />

circoncisione è segno del “suggellamento con la giustizia mediante la fede” da parte<br />

di Abramo, così il battesimo è un unico “suggellamento” <strong>dei</strong> credenti. Nell’antichità si<br />

rendeva visibile l’appartenenza degli schiavi al loro padrone per mezzo di un marchio<br />

oppure di un tatuaggio. Nel libro biblico dell’Apocalisse il gran numero di redenti di<br />

tutte le nazioni è contrassegnato dal “sigillo del Dio vivente” impresso sulla fronte<br />

(Apocalisse 7, 1-4).<br />

“È Dio stesso che ci conferma, <strong>in</strong>sieme a voi, <strong>in</strong> Cristo, e ci ha conferito l’unzione, ci<br />

ha impresso il sigillo e ci ha dato la caparra dello Spirito nei nostri cuori” (2° lettera ai<br />

Cor<strong>in</strong>zi 1,21-22).<br />

– Nella liturgia del battesimo si fa con il crisma (una miscela di olio d’ulivo con<br />

balsamo) il segno <strong>della</strong> croce sulla fronte del battezzando. Si suggerisce di farlo<br />

anche ai genitori ed ai padr<strong>in</strong>i.<br />

Agost<strong>in</strong>o parlava, <strong>in</strong> seguito, del sigillo del battesimo oppure del carattere battesimale<br />

(l’impronta) per render evidenti l’irripetibilità e l’appartenenza <strong>in</strong>cancellabile alla<br />

<strong>Chiesa</strong> di Gesù Cristo. “Grazie al carattere battesimale ogni persona cristiana e ogni<br />

comunità cristiana appartengono <strong>in</strong>separabilmente alla <strong>Chiesa</strong> nonostante tutti i<br />

drammi che possono nascere dalla debolezza <strong>dei</strong> credenti”. 62<br />

61<br />

Cfr. Romani 13,14, Efes<strong>in</strong>i 4, 4-6; 4,24: „Dovete rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella<br />

santità vera“.<br />

62<br />

J.M.Tillard, <strong>in</strong>: Neue Summe Theologie 3,1; Das sakramentale Handeln der Kirche, pag. 268.<br />

39


– Per questo motivo si amm<strong>in</strong>istra il battesimo soltanto un’unica volta senza<br />

ripeterlo <strong>in</strong> caso di un passaggio da una confessione all’altra.<br />

Il significato del battesimo per l’ecumenismo<br />

Il battesimo è un legame che collega tutte le persone cristiane nonostante le<br />

differenze confessionali. Perciò è reciprocamente accettato dalle grandi Chiese<br />

svizzere <strong>in</strong> caso di conversione da una confessione all’altra a condizione che sia stata<br />

usata la formula battesimale (“Ti battezzo <strong>in</strong> nome del Padre e del Figlio e dello Spirito<br />

Santo”) con l’<strong>in</strong>tenzione di agire <strong>in</strong> nome <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>, e dell’elemento dell’acqua. Il<br />

Concilio Vaticano II° ha constatato: “Il battesimo costituisce il v<strong>in</strong>colo sacramentale<br />

del<strong>l'unità</strong> che vige tra tutti quelli che per mezzo di esso sono stati rigenerati. Tuttavia<br />

il battesimo, di per sé, è soltanto l'<strong>in</strong>izio e l'esordio, che tende <strong>in</strong>teramente all'acquisto<br />

<strong>della</strong> pienezza <strong>della</strong> vita <strong>in</strong> Cristo. Pertanto esso è ord<strong>in</strong>ato all'<strong>in</strong>tegra professione <strong>della</strong><br />

fede, all'<strong>in</strong>tegrale <strong>in</strong>corporazione nell'istituzione <strong>della</strong> salvezza, quale Cristo l'ha<br />

voluta, e <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e alla piena <strong>in</strong>serzione nella comunità eucaristica.” 63<br />

Il battesimo è un segno visibile <strong>della</strong> fede e dell’accoglienza nella comunione di<br />

fede ed ha quale scopo la partecipazione <strong>in</strong>tegrale alla comunione dell’Eucaristia.<br />

Tuttavia, accettare il battesimo di un’altra confessione non significa automaticamente<br />

la realizzazione <strong>in</strong>tegrale <strong>della</strong> comunione eucaristica. La comunione eucaristica non è<br />

a disposizione arbitraria di una comunità locale come se fosse “realizzabile alla base”.<br />

Anzi, nel dialogo ecumenico si deve percepire con rispetto le tradizioni di quelle<br />

Chiese per le quali una comunione eucaristica <strong>in</strong>tegrale non è ancora possibile. Per la<br />

<strong>Chiesa</strong> cattolica la comunione (communio) con le altre Chiese locali nel mondo è un<br />

impegno che non si può mettere <strong>in</strong> pericolo con la realizzazione da parte di una<br />

comunità locale d’una celebrazione comunitaria <strong>della</strong> Santa Cena. Anzi, è una<br />

testimonianza più s<strong>in</strong>cera sopportare i limiti dolorosi che sono ancora posti alla<br />

realizzazione di una comunione f<strong>in</strong>ale. In questo modo si manifesta di attendere tale<br />

unità, che non può essere “fatta” da noi. L’unità <strong>in</strong>tegrale può realizzarsi solo quando<br />

diventiamo sempre più conformi a Cristo.<br />

“Più tutti noi viviamo mediante lo Spirito di Gesù Cristo partecipando al suo<br />

dest<strong>in</strong>o, più si scioglie anche la questione delle confessioni separate. Ma qui c’è anche<br />

la grande difficoltà <strong>della</strong> sua realizzazione. Poiché diventare conforme a Cristo non è<br />

semplicemente un nostro progetto né opera nostra: sempre che questa conformità si<br />

realizzi con grandi sforzi, è anche un dono di Dio. Il battesimo porta con sé lo stimolo<br />

a fare sempre ciò che conduce all’unità. Più corrispondiamo al battesimo progredendo<br />

nella nostra esistenza cristiana, più diventiamo un’unica <strong>Chiesa</strong> di Gesù Cristo. Questa<br />

è la meta <strong>della</strong> nostra fede, una meta che condividiamo e che abbiamo ancora davanti<br />

a noi”. 64<br />

Il problema del battesimo <strong>dei</strong> fanciulli<br />

Il battesimo <strong>dei</strong> fanciulli, probabilmente <strong>in</strong> analogia con il rito ebraico <strong>della</strong><br />

circoncisione, è documentato dal secolo II° quale battesimo di “tutti quelli <strong>della</strong> casa”.<br />

Ma qual è esattamente il significato del battesimo di una persona m<strong>in</strong>orenne?<br />

“Il battesimo sacramentale, per mezzo <strong>della</strong> sua simbologia, contiene la grande<br />

esperienza di tutta l’umanità”. 65<br />

Mediante la simbologia del battesimo si rende evidente che la fede penetra le<br />

profondità del cuore umano e che la salvezza debba essere vissuta pure <strong>in</strong> maniera<br />

fisica. Il battesimo di un fanciullo può essere manifestazione viva <strong>della</strong> “impazienza di<br />

63<br />

Vaticano II, Decreto sull’ecumenismo n. 22.<br />

64<br />

Th. Schneier, Was wir glauben. E<strong>in</strong>e Auslegung des Apostolischen Glaubensbekenntnisses, Düsseldorf 1985, pag.<br />

434.<br />

65<br />

J.M. Tillard, loc. cit. 262.<br />

40


Dio”, perché Dio dice il suo sì all’uomo prima che l’uomo possa confessare di tenere a<br />

Dio. Siccome nel sacramento il segno dell’acqua è collegato con il dono dello Spirito,<br />

c’è una forza che accompagnerà il bamb<strong>in</strong>o sul suo camm<strong>in</strong>o <strong>della</strong> vita e <strong>della</strong> fede. Il<br />

battezzando riceve il suo nome nel momento del battesimo come è già usanza nel rito<br />

ebraico <strong>della</strong> circoncisione. Questo nome è il primo nome del bamb<strong>in</strong>o e rappresenta<br />

la sua natura unica. Il fatto che si soleva dare, secondo una tradizione secolare, nomi<br />

di importanti esempi di fede, sia cristiani sia biblici, implica che si metteva al fianco<br />

del bamb<strong>in</strong>o un <strong>in</strong>tercessore il quale appartiene alla comunione <strong>dei</strong> perfetti. Così si<br />

manifestava la conv<strong>in</strong>zione che mediante il battesimo apparteniamo alla grande<br />

comunione <strong>dei</strong> santi.<br />

All’epoca del cristianesimo primitivo i maggiorenni ricevevano al momento del<br />

battesimo un nuovo nome. Il Nuovo Testamento rivela che al term<strong>in</strong>e del nostro<br />

camm<strong>in</strong>o di vita riceveremo ancora una volta un nuovo nome: “Al v<strong>in</strong>citore darò …<br />

una pietruzza bianca sulla quale sta scritto un nome nuovo, che nessuno conosce<br />

all’<strong>in</strong>fuori di chi la riceve” (Apocalisse 2,17). Il nome è sempre manifestazione <strong>della</strong><br />

persona <strong>in</strong>tr<strong>in</strong>seca che solo Dio conosce. Quando i genitori danno il nome al bamb<strong>in</strong>o<br />

assumono la responsabilità di <strong>in</strong>trodurlo nella fede f<strong>in</strong>ché non possa egli stesso<br />

decidere sul proprio camm<strong>in</strong>o. Il battesimo è qu<strong>in</strong>di dono e mandato nello stesso<br />

tempo.<br />

Il battesimo è necessario per ottenere la salvezza?<br />

È necessario il battesimo per ottenere la salvezza, come lo testimonia la<br />

tradizione del cristianesimo primitivo? L’affermazione che il battesimo è necessario per<br />

ottenere la salvezza significa che si voleva rendere concreta la fede accordandola al<br />

significato universale di Gesù Cristo. Ma noi viviamo <strong>in</strong> una società multiculturale e<br />

plurireligiosa, e ci si pone la domanda <strong>in</strong> che modo la volontà universale di Dio di<br />

salvare gli uom<strong>in</strong>i sia da conciliare con la valenza universale di Gesù Cristo, unico<br />

mediatore tra Dio e gli uom<strong>in</strong>i. Rimane fondamentale la conv<strong>in</strong>zione <strong>della</strong> volontà<br />

universale di Dio di salvare tutti gli uom<strong>in</strong>i.<br />

“Dio vuole che tutti gli uom<strong>in</strong>i siano salvati e arriv<strong>in</strong>o alla conoscenza <strong>della</strong><br />

verità. Uno solo, <strong>in</strong>fatti, è Dio e uno solo il mediatore fra Dio e gli uom<strong>in</strong>i, l’uomo<br />

Cristo Gesù, che ha dato se stesso <strong>in</strong> riscatto per tutti” (1 Timoteo 2, 4-6).<br />

Ciononostante l’amore di Dio, dal punto di vista cristiano, è legato a Gesù ed a<br />

chi lo segue. Per questo motivo l’annuncio e la missione hanno un’importanza<br />

essenziale per la <strong>Chiesa</strong> di Cristo. Come è possibile sciogliere la tensione? Si devono<br />

rispettare ambedue: la libertà dell’uomo di decidersi circa la fede, e la sovranità di Dio<br />

nella sua volontà di salvare tutti. Il Nuovo Testamento conosce diverse vie.<br />

- La fede precede il rito del battesimo e viene “<strong>in</strong>carnata” (così negli Atti degli<br />

apostoli 8,12: uom<strong>in</strong>i e donne credono alla predicazione di Filippo e si fanno<br />

battezzare).<br />

- Il battesimo compiuto è il punto di partenza: il rito del battesimo, cioè<br />

l’immersione nell’acqua, diventa un’immag<strong>in</strong>e di come si evolve un’esistenza<br />

cristiana nella condizione di un nuovo stile di vita, condotta nella fede. Il<br />

battesimo crea la base per un nuovo <strong>in</strong>izio nella fede (così soprattutto la lettera<br />

ai Romani 6,3-18). 66<br />

- Dove la Bibbia parla del battesimo quale “illum<strong>in</strong>azione” considera il battesimo<br />

una fortificazione <strong>della</strong> fede. Il battesimo dona e risveglia la fede rendendo<br />

l’uomo capace di “vedere”. 67<br />

Da pr<strong>in</strong>cipio la fede è un atto esclusivamente personale con cui si manifesta <strong>in</strong><br />

libertà l’adesione al Vangelo. La fede resta sempre un camm<strong>in</strong>o: né la fede né il<br />

66 Cfr. 1 Cor<strong>in</strong>zi 10,1-13 e 6,1-11; 1 Pietro 3, 13-22.<br />

67 Cfr. Lettera agli Ebrei 6,4; 2 Cor<strong>in</strong>zi 4,6; Efes<strong>in</strong>i 1,18 e 3,9; 2 Timoteo 1,10<br />

41


attesimo sono da considerare una cosa conclusa quasi che l’avessimo dietro le<br />

spalle. 68<br />

Il battesimo - un atto di confessione <strong>della</strong> fede<br />

Il battesimo di una persona è sempre anche un atto mediante il quale si<br />

conferma la comunione nella fede <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> di Gesù Cristo. Nelle confessioni<br />

autobiografiche (Confessiones) il dottore <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> Agost<strong>in</strong>o riferisce del battesimo<br />

di un noto dottore di filosofia e di retorica <strong>in</strong> modo seguente: “Giunse l’ora di recitare<br />

la confessione <strong>della</strong> fede. A Roma chi si accosta alla Tua grazia recita da un luogo<br />

elevato, al cospetto <strong>della</strong> massa <strong>dei</strong> fedeli, una formula fissa imparata a memoria.<br />

Però i preti, narrava l’amico, proposero a Vittor<strong>in</strong>o di emettere la sua professione <strong>in</strong><br />

forma privata, licenza che si usava accordare a chi faceva pensare che si sarebbe<br />

emozionato per la vergogna. […] Così, quando salì a recitare la formula, tutti gli<br />

astanti scandirono fragorosamente <strong>in</strong> segno di approvazione il suo nome, facendo eco<br />

gli uni agli altri, secondo che lo conoscevano. Ma chi c’era là che non lo conosceva?<br />

Risuonò dunque di bocca <strong>in</strong> bocca nella letizia generale un grido contenuto: ‘Vittor<strong>in</strong>o;<br />

Vittor<strong>in</strong>o!’; e come subito gridarono festosi al vederlo, così tosto tacquero sospesi per<br />

udirlo. Egli recitò la sua professione <strong>della</strong> vera fede con sicurezza straord<strong>in</strong>aria. Tutti<br />

avrebbero voluto portarselo via dentro al proprio cuore, e ognuno <strong>in</strong>vero se lo portò<br />

via con le mani avide dell’amore e del gaudio. ” 69<br />

Davanti alla comunità riunita, quest’uomo celebre recita la confessione <strong>della</strong><br />

fede che gli è stata spiegata durante il catechismo e che gli è stata “consegnata”. Con<br />

essa aderisce ad una comunità di uom<strong>in</strong>i che è stata emarg<strong>in</strong>ata e perseguitata a<br />

motivo <strong>della</strong> fede ed alla quale appartenevano molte persone provenienti dai bassi<br />

ceti. Si sente <strong>in</strong> questo racconto la gioia e l’emozione <strong>della</strong> comunità che è stata<br />

fortificata per l’accoglienza di tale nuovo membro. Il rito del battesimo com<strong>in</strong>ciava con<br />

le parole: “Credi …” (lat<strong>in</strong>o: credis) – “Io credo …” (lat<strong>in</strong>o: credo). Il candidato<br />

riceveva all’<strong>in</strong>izio del catecumenato il “simbolum” cioè la confessione di fede per<br />

“restituirlo” (lat<strong>in</strong>o: redditio simboli), entrando così nella comunità di fede. La sua fede<br />

era una risposta all’annuncio che gli era stato rivolto già prima. Essa era, <strong>in</strong> più,<br />

l’affermazione di aver sperimentato ancora altri momenti <strong>della</strong> storia <strong>della</strong> salvezza,<br />

un’esperienza che è diventata fondamento per la propria vita.<br />

Marie-Louise Gubler<br />

68 L’ultimo capitolo del Vangelo secondo Marco contiene una particolarità significativa nel contesto del mandato<br />

universale del Risorto: “Andate <strong>in</strong> tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato<br />

sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato” (Marco 16, 15-16). È un’appendice al Vangelo che risale al II° secolo.<br />

Parla <strong>in</strong> un l<strong>in</strong>guaggio duro, però evita di mettere <strong>in</strong> parallelo fede e battesimo. È sola la fede che decide di salvezza o<br />

dannazione (nella parte negativa <strong>della</strong> frase manca il battesimo!). La fede stessa non si lascia giudicare dall’esterno. In<br />

maniera analoga si dist<strong>in</strong>gue nel Vangelo la decisione per Cristo dall’aderenza alla comunità (con le parole “Chi non è<br />

contro di noi è per noi” Gesù difende un taumaturgo forestiero, cfr. Marco 9,40; d’altro canto, secondo Matteo 12,30,<br />

Gesù dice: “Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde.”) L’appartenenza a Gesù non è<br />

identica con quella alla comunità.<br />

69 Agost<strong>in</strong>o, Confessioni VIII 2,5<br />

42


Uniti nella fede – separati alla mensa del Signore?<br />

La questione dell’ospitalità eucaristica tra la <strong>Chiesa</strong> cattolico-romana e le Chiese<br />

<strong>della</strong> Riforma è attualmente considerata <strong>in</strong> genere una pietra d’<strong>in</strong>ciampo che ostacola<br />

il dialogo ecumenico. Un esempio: un giorno <strong>in</strong> una parrocchia <strong>della</strong> campagna del<br />

Canton Zurigo la pastora riformata M. ed il parroco cattolico N. decidono di celebrare<br />

<strong>in</strong>sieme la Santa Cena. Dal punto di vista riformato, questa decisione non crea<br />

problema, è anzi auspicabile. Dal punto di vista cattolico <strong>in</strong>vece, il problema si<br />

presenta <strong>in</strong> un’altra maniera. Al più tardi quando il parroco cattolico N. lascerà la<br />

parrocchia e si trasferirà altrove e il successore che si presenta sarà persona non<br />

molto aperta all’ecumenismo, tutti gli accordi stabiliti nel frattempo diventeranno<br />

<strong>in</strong>utili. Chi è dell’avviso che un accordo sulla Santa Cena preso da due responsabili<br />

pastorali manifesti un progresso ecumenico, si fa illusioni. Questo dipende dal fatto<br />

che la parrocchia retta dal parroco N. non sarebbe veramente cattolica se non si<br />

<strong>in</strong>tegrasse nel contesto universale <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> cattolico-romana. La <strong>Chiesa</strong> cattolica è<br />

cattolica proprio perché manifesta visibilmente l’unità. 70 Questa situazione solleva<br />

spesso un atteggiamento d’<strong>in</strong>comprensione e di rifiuto, poiché dagli anni ‘60 le Chiese<br />

locali <strong>della</strong> <strong>Svizzera</strong> si dotarono sempre di più di strutture civili-ecclesiastiche elette<br />

democraticamente. Nonostante ed a motivo di questa <strong>in</strong>comprensione si deve tener<br />

conto di una dimensione dell’ecumenismo che è rilevante per la vita nelle comunità<br />

senza manifestarsi però nel vissuto <strong>della</strong> parrocchia: l’ecumene <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong><br />

universale. Non tutto ciò che è rilevante per la vita nella comunità si lascia<br />

regolamentare dall’ecumene a raggio universale. 71 L’Enciclica “Ecclesia de Eucharistia”<br />

è stata pubblicata attorno alla questione controversa <strong>della</strong> Santa Cena richiamando<br />

questo punto dolente alla mente <strong>dei</strong> cristiani.<br />

La questione dell’ospitalità eucaristica tra cattolici e protestanti è ovviamente<br />

soltanto una componente dell’attuale dialogo ecumenico, perché è collegata<br />

strettamente con l’<strong>in</strong>terpretazione del m<strong>in</strong>istero, <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>, ed <strong>in</strong> generale<br />

dell’ecumenismo.<br />

Eucaristia e communio<br />

Quando il Concilio Vaticano II° parla dell’Eucaristia quale “fonte e apice di tutta<br />

la vita cristiana” 72 , diventa evidente l’importanza che l’<strong>in</strong>terpretazione <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong><br />

cattolica attribuisce a questo sacramento. Nell’enciclica “Ecclesia de Eucharistia” il<br />

papa Giovanni Paolo II° sottol<strong>in</strong>ea con particolare <strong>in</strong>sistenza la posizione primaria che<br />

l’Eucaristia ha nella vita <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>: “L'Eucaristia, presenza salvifica di Gesù nella<br />

comunità <strong>dei</strong> fedeli e suo nutrimento spirituale, è quanto di più prezioso la <strong>Chiesa</strong><br />

possa avere nel suo camm<strong>in</strong>o nella storia.” 73<br />

Qu<strong>in</strong>di non ci si deve meravigliare che il timore e la venerazione nei confronti di<br />

questo “sommo bene” solleciti di cont<strong>in</strong>uo il magistero <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> cattolica nel<br />

richiamare alla mente <strong>dei</strong> fedeli l’argomento spirituale e l’importanza centrale di<br />

questo sacramento. Inoltre non ci si deve meravigliare che nella società postmoderna,<br />

numerosi fedeli comprendono sempre meno argomenti d’ord<strong>in</strong>e spirituale,<br />

anche se rivestono un’importanza centrale poiché, nella società post-moderna, i profili<br />

che delimitano le confessioni ed il mondo secolarizzato diventano sempre più vaghi.<br />

70<br />

Cfr. Gottfried Locher, Ortsgeme<strong>in</strong>de und Weltkirche. Zum Stand der Ökumene: Erkenntnisse und Thesen für die<br />

reformierte Schweiz (manoscritto 2003), pag<strong>in</strong>a 5s.<br />

71<br />

Cfr. ibid. 7.<br />

72<br />

Lumen gentium, n. 11<br />

73<br />

Ecclesia de Eucaristia, n. 9.<br />

43


Per questo motivo si tenterà qui di mettere <strong>in</strong> rilievo alcuni argomenti<br />

dell’<strong>in</strong>terpretazione cattolica dell’Eucaristia, ai quali si presta un’attenzione modesta.<br />

Mentre i tre grandi temi fondamentali <strong>della</strong> dottr<strong>in</strong>a dell’Eucaristia moderna – la<br />

presenza reale, la transustanziazione, il carattere di sacrificio dell’Eucaristia – hanno<br />

prodotto un certo avvic<strong>in</strong>amento delle posizioni cattoliche e e di quelle protestanti,<br />

l’idea <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> quale “communio” (comunione), rimessa a fuoco dal Concilio<br />

Vaticano II°, risulta un argomento di discussione nel dialogo ecumenico che avrebbe<br />

ancora bisogno d’essere chiarito.<br />

L’accentuazione del carattere comunitario di ogni celebrazione eucaristica<br />

contraddist<strong>in</strong>gue l’<strong>in</strong>terpretazione cattolica (ed ortodossa) dell’Eucaristia. 74 La<br />

comunione eucaristica <strong>dei</strong> fedeli con Cristo è, secondo l’<strong>in</strong>terpretazione cattolica, non<br />

soltanto la partecipazione personale a Cristo, ma nello stesso momento anche una<br />

comunione <strong>dei</strong> fedeli tra di loro.<br />

La <strong>Chiesa</strong> cattolica poggia la propria argomentazione soprattutto su Paolo, che<br />

spiega la partecipazione <strong>dei</strong> fedeli al corpo eucaristico di Cristo quale comunione con il<br />

suo corpo cioè la <strong>Chiesa</strong>: “Il calice <strong>della</strong> benedizione che noi benediciamo, non è forse<br />

comunione con il corpo di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione<br />

con il corpo di Cristo? Poiché c’è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo<br />

solo:tutti <strong>in</strong>fatti partecipiamo dell’unico pane” (1Cor 10, 16-17). La partecipazione alla<br />

celebrazione dell’Eucaristia ha qu<strong>in</strong>di, secondo Paolo, accanto al suo carattere<br />

personale soprattutto anche una dimensione ecclesiale (comunione <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>). È<br />

appunto attraverso l’Eucaristia che si manifesta l’edificazione <strong>della</strong> comunità. Secondo<br />

Paolo la comunione di molti fedeli uniti nell’una <strong>Chiesa</strong> è costituita nell’unico pane<br />

eucaristico e qu<strong>in</strong>di nell’unico Cristo. Il Concilio Vaticano II° riprende nella stessa<br />

maniera l’idea di ecclesialità <strong>della</strong> celebrazione eucaristica, accentuandola nella<br />

Costituzione dogmatica sulla <strong>Chiesa</strong>: “Partecipando realmente del corpo del Signore<br />

nella frazione del pane eucaristico, siamo elevati alla comunione con lui e tra di noi”. 75<br />

Il papa Giovanni Paolo II° l’ha ugualmente sottol<strong>in</strong>eato nella summenzionata<br />

enciclica. 76<br />

Proprio perché la comunione eucaristica dal profilo cattolico è sempre anche<br />

comunione ecclesiale, l’Eucaristia non va celebrata senza l’unità <strong>in</strong>tegrale <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>.<br />

L’espressione visibile di questa unità <strong>in</strong>tegrale è la preghiera per la <strong>Chiesa</strong> e per i suoi<br />

m<strong>in</strong>istri, <strong>in</strong>serita nella Preghiera eucaristica: “Ricordati <strong>della</strong> Tua <strong>Chiesa</strong> diffusa su<br />

tutta la terra, rendila perfetta nell’amore <strong>in</strong> unione con il nostro Papa [N..], con il<br />

nostro vescovo […], il collegio episcopale, i presbiteri, i diaconi e tutti coloro che sono<br />

chiamati a svolgere un servizio nella <strong>Chiesa</strong>”.<br />

La questione del m<strong>in</strong>istero<br />

Questo contesto evidenzia che la questione <strong>della</strong> comunione eucaristica è<br />

strettamente legata a quella del m<strong>in</strong>istero. Secondo la dottr<strong>in</strong>a cattolica, la<br />

celebrazione dell’Eucaristia premette m<strong>in</strong>istri degni di svolgerla con una consacrazione<br />

valida. 77 Questa pratica risale ai primordi <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>. Il m<strong>in</strong>istero triplice del<br />

vescovo, sacerdote e diacono si cristallizzò già agli <strong>in</strong>izi. Il m<strong>in</strong>istero non si costituisce<br />

né per <strong>in</strong>iziativa privata né per <strong>in</strong>carico ricevuto da parte di una comunità locale o dai<br />

responsabili <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>. Ben più, il m<strong>in</strong>istero viene tramandato da Cristo <strong>in</strong> un<br />

sacramento particolare ad un <strong>in</strong>dividuo attraverso la preghiera e l’imposizione delle<br />

mani. Scopo del m<strong>in</strong>istero è pure quello di rappresentare che la <strong>Chiesa</strong> trae orig<strong>in</strong>e<br />

dalla missione di Gesù Cristo. Ciò si manifesta soprattutto nella celebrazione<br />

74 Ibid., n. 34-35<br />

75 Lumen gentium, n. 7.<br />

76 Ecclesia de Eucharistia, n. 21-24.<br />

77 Ibid., n. 26-33.<br />

44


dell’Eucaristia: il sacerdote celebra la Cena del Signore <strong>in</strong> seno alla comunità; per la<br />

comunità; e <strong>in</strong>sieme alla comunità e, nello stesso tempo, sta d<strong>in</strong>anzi alla comunità a<br />

titolo di persona che agisce nel nome di Cristo: non quale cristiano di rango maggiore,<br />

bensì quale preposto al servizio.<br />

Inoltre, nella prospettiva <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> cattolica, una <strong>Chiesa</strong> è collegata con<br />

l’orig<strong>in</strong>e apostolica solo a condizione che essa possa far risalire il suo m<strong>in</strong>istero<br />

dall’<strong>in</strong>izio s<strong>in</strong>o ad oggi entro una catena <strong>in</strong><strong>in</strong>terrotta di ord<strong>in</strong>azioni mediante<br />

l’imposizione delle mani e la preghiera. 78 Una volta <strong>in</strong>terrotta questa catena di<br />

successori (la successione) <strong>in</strong> una certa <strong>Chiesa</strong>, essa non appartiene più alla<br />

successione apostolica e non dispone più di un m<strong>in</strong>istero validamente consacrato. La<br />

<strong>Chiesa</strong> cattolica rivendica – benché non <strong>in</strong>contestata tra teologi – per sé stessa la<br />

successione <strong>in</strong><strong>in</strong>terrotta. Per le Chiese <strong>della</strong> Riforma il Decreto sull’ecumenismo del<br />

Concilio Vaticano II° non ammette la successione apostolica, siccome esse “per la<br />

mancanza del sacramento dell'ord<strong>in</strong>e, non hanno conservata la genu<strong>in</strong>a ed <strong>in</strong>tegra<br />

sostanza del mistero eucaristico” 79 . Con questo appare evidente che l’<strong>in</strong>terpretazione<br />

diversa del m<strong>in</strong>istero ord<strong>in</strong>ato è un ulteriore ostacolo sul camm<strong>in</strong>o verso la comunione<br />

eucaristica.<br />

Chi <strong>in</strong>vita?<br />

La spiegazione di cui sopra è un tentativo per mostrare l’importanza assoluta<br />

che la dimensione ecclesiale <strong>della</strong> celebrazione dell’Eucaristia possiede per la <strong>Chiesa</strong><br />

cattolica. In contrasto con la dottr<strong>in</strong>a cattolica, la teologia protestante più recente<br />

mette altri accenti comprendendo la Santa Cena primariamente come dono di Dio e<br />

<strong>della</strong> grazia del suo perdono per il s<strong>in</strong>golo peccatore. La teologia protestante afferma<br />

che è solo Cristo ad <strong>in</strong>vitare alla Santa Cena. Da questo <strong>in</strong>vito nessuno va escluso.<br />

Qu<strong>in</strong>di si contesta dall’<strong>in</strong>izio alla <strong>Chiesa</strong> il diritto di decidere chi possa partecipare alla<br />

Santa Cena e chi no. La conseguenza di una tale <strong>in</strong>terpretazione – rappresentata per<br />

esempio dal celebre teologo Jürgen Moltmann – è un’<strong>in</strong>terpretazione assolutamente<br />

aperta <strong>della</strong> Santa Cena, che permette <strong>in</strong> extremis alle Chiese protestanti di <strong>in</strong>vitarvi<br />

<strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea di pr<strong>in</strong>cipio tutti, e di non considerare nemmeno il battesimo la condizione<br />

elementare per parteciparvi.<br />

Una tale <strong>in</strong>terpretazione <strong>della</strong> Santa Cena, aperta sia alle Chiese che al mondo<br />

potrebbe a prima vista affasc<strong>in</strong>are. Ma perde la forza <strong>della</strong> sua attrazione teologica<br />

quando si comprende che è pagata al caro prezzo di abbandonare la dimensione<br />

comunitaria dell’Eucaristia. 80 È appunto l’abbandono <strong>della</strong> dimensione ecclesiale <strong>della</strong><br />

Santa Cena che la <strong>Chiesa</strong> cattolica considera un ostacolo per la celebrazione<br />

comunitaria <strong>della</strong> Santa Cena tra cattolici e protestanti.<br />

Prospettiva<br />

Il punto nella discussione attuale sull’ospitalità eucaristica può avere un<br />

carattere di dis<strong>in</strong>canto, magari deludente. Ma <strong>in</strong> tale dis<strong>in</strong>canto c’è anche una chance.<br />

L’ecumenismo non ha un grande avvenire se cerca di ritrovarsi ricorrendo a<br />

compromessi. La questione dell’ospitalità eucaristica richiede da tutti s<strong>in</strong>cerità e<br />

sensibilità, chiarezza sulle posizioni di partenza e la disponibilità di accettare che si<br />

pongano domande critiche alla propria identità.<br />

Potrebbe significare, per esempio, che la <strong>Chiesa</strong> cattolica ammetta la mancanza<br />

di una sicurezza <strong>in</strong>tegrale del diritto canonico rispetto alla validità di tutte le<br />

consacrazioni, visto che nel tardo medioevo e nel barocco qualche consacrazione era<br />

contestabile sia per l’<strong>in</strong>tenzione che per la forma. D’altro canto sarà necessario che le<br />

78 Ibid., n. 28.<br />

79 Decreto sull’ecumenismo, n. 22: Ecclesia de Eucaristia, n. 30.<br />

80 Cfr. Kurt Koch, Gelähmte Ökumene. Was jetzt zu tun ist. Freiburg im Breisgau 1991, p. 218s.<br />

45


Chiese protestanti si occup<strong>in</strong>o del valore ecclesiale dell’ord<strong>in</strong>azione e <strong>della</strong> sua forma<br />

concreta, cioè l’imposizione delle mani e la preghiera di consacrazione quali segni<br />

efficaci dell’<strong>in</strong>serimento nella tradizione complessiva <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>. 81<br />

Il peggio che possa verificarsi nella discussione sull’ospitalità eucaristica<br />

sarebbe la possibilità che le relative Chiese volt<strong>in</strong>o le spalle una all’altra: sia per<br />

presunzione eccessiva che per orgoglio offeso. Il camm<strong>in</strong>o del dialogo ecumenico negli<br />

scorsi decenni nutre la speranza legittima che questa possibilità non si avveri. La rete<br />

che è stata <strong>in</strong>trecciata tra i due poli è forte e stabile per sopportare i pesi e gli<br />

imbarazzi.<br />

Le Chiese devono comunque confrontarsi con un dis<strong>in</strong>teresse che aumenta<br />

sempre di più nella <strong>Chiesa</strong> e nella società e saper vivere con semplificazioni<br />

problematiche e <strong>in</strong>terruzioni polemiche. Ma tutto ciò non giustifica il rimandare il<br />

dialogo cattolico–riformato sulla questione dell’ospitalità eucaristica.<br />

Adrian Lüch<strong>in</strong>ger<br />

81 Ibid., p. 224.<br />

46


Caritas: l’attuazione fondamentale <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong><br />

La caritas costituisce l’elemento sociale <strong>della</strong> vita cristiana e nell’esposizione<br />

seguente corrisponde alla diaconia, poichè la term<strong>in</strong>ologia ha le sue sfumature a<br />

seconda delle confessioni. Martyria, leitourgia e diakonia sono le attuazioni dell’essere<br />

<strong>Chiesa</strong> fondate tutte e tre nel Nuovo Testamento.<br />

I fondamenti nel Nuovo Testamento<br />

La base è posta nel duplice comandamento che richiede l’amore di Dio e l’amore<br />

del prossimo ed è considerato quale primo comandamento (Mc 12,18-31; Mt 22, 35-<br />

40; Lc 10, 25-28). Con questo duplice comandamento si riprende l’annuncio morale<br />

del Primo Testamento (cfr.: Deuteronomio 6,5; Levitico 19,18). Lo stesso Gesù<br />

annuncia, nella sua testimonianza del Regno di Dio: “Da questi due comandamenti<br />

dipendono tutta la Legge e i Profeti” (Mt 22,40). Questo annuncio manifesta il<br />

mandato universale <strong>della</strong> caritas come si presenta <strong>in</strong> maniera esemplare nella<br />

parabola del buon Samaritano (Lc 10,29-37). Il f<strong>in</strong>e <strong>della</strong> caritas è la giustizia nella<br />

sua <strong>in</strong>tegralità, che palesa Dio quale orig<strong>in</strong>e e traguardo <strong>della</strong> vita e che era stata<br />

cont<strong>in</strong>uamente rivendicata dai profeti (cfr.: Isaia 1,17; Osea 6,6). Il Regno di Dio<br />

nella sua immediatezza si è avverato nella persona e nell’attività di Gesù Cristo (cfr.<br />

l’appello alla conversione <strong>in</strong> Marco 1,15). In Gesù, benché ritenuto dai suoi<br />

contemporanei un condottiero ebraico e fondatore di una setta pericolosa (a seconda<br />

di criteri sociali empirici), questo comando diventa un nuovo modello di comunità su<br />

cui si formerà la giovane <strong>Chiesa</strong>. Questo modello di comunità sollevò, a motivo del suo<br />

pr<strong>in</strong>cipio di condivisione vissuta, grande stupore nell’epoca antica. Questo stupore è<br />

frutto del pr<strong>in</strong>cipio di disuguaglianza sociale e culturale che caratterizzava<br />

nell’antichità le relazioni tra liberi e schiavi, tra uom<strong>in</strong>i e donne, tra nullafacenti ed<br />

attivi.<br />

La colletta organizzata dall’apostolo Paolo a favore <strong>della</strong> primitiva comunità di<br />

Gerusalemme (cfr. 2 Cor<strong>in</strong>zi 8s.) rende evidente due momenti: a) il carattere<br />

ecclesiale <strong>della</strong> caritas e b) la componente <strong>in</strong>tegrale <strong>della</strong> caritas nella comunità<br />

primitiva. L’immag<strong>in</strong>e escatologica del giudizio universale (Mt 25; vedi anche 1 Gv<br />

4,20) si presenta come uno “specchio <strong>della</strong> diaconia” praticata nel cristianesimo<br />

primitivo; storicamente considerato un testo base per il comandamento <strong>della</strong> caritas a<br />

partire dal Nuovo Testamento.<br />

Con l’attività caritativa <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> si <strong>in</strong>tende un’attuazione fondamentale <strong>della</strong><br />

vita cristiana che crea e sostiene l’identità. La <strong>Chiesa</strong> manifesta la sua affidabilità,<br />

partendo dal pr<strong>in</strong>cipio che ci sia una “testimonianza senza parole” (Evangelii Nuntiandi<br />

21) affidata a tutto il popolo di Dio e dall’altro lato servizi e m<strong>in</strong>isteri che obbligano <strong>in</strong><br />

maniera particolare gli <strong>in</strong>caricati (cfr. gli elementi caritativi all’<strong>in</strong>terno delle relative<br />

ord<strong>in</strong>azioni e mandati).<br />

La diaconia nella storia<br />

I tratti caratteristici di una diaconia per cristiane e cristiani e per le loro<br />

comunità, def<strong>in</strong>iti dal Nuovo Testamento, cont<strong>in</strong>uano a sussistere nella <strong>Chiesa</strong> antica e<br />

si evolvono nella letteratura patristica. Risulta da questo processo storico l’evoluzione<br />

del m<strong>in</strong>istero diaconale.<br />

Rimanendo fedele alla propria identità, la <strong>Chiesa</strong> antica apprezza l’elemento<br />

diaconale nella propria storia tanto che, accanto al m<strong>in</strong>istero del vescovo, si trova un<br />

m<strong>in</strong>istero specifico: il diacono. Scopo di questo m<strong>in</strong>istero era di far sì che la<br />

disponibilità di voler condividere fosse mantenuta viva ed efficace. Nell’atto del dare e<br />

del condividere si dovrebbe manifestare la “mano di Dio”. Seguendo l’esempio di<br />

Cristo che ama il prossimo <strong>in</strong> maniera attiva (cfr. soprattutto il racconto <strong>in</strong> Matteo 25),<br />

47


uom<strong>in</strong>i e donne si impegnano accanto a chi ha un m<strong>in</strong>istero per la diaconia. I laici si<br />

impegnano per una testimonianza diaconale <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>.<br />

Nell’epoca medievale c’erano fenomeni come malnutrizione, sconvolgimenti<br />

bellici, epidemie a seguito di migrazioni <strong>in</strong>cessanti, raccolti scarsi, abitazioni non<br />

igieniche ecc. che rendevano “il malato” figura simbolica per la caritas cristiana. Il<br />

simbolo del malato assume nel concetto sociale <strong>della</strong> società medievale il posto che<br />

nella giovane <strong>Chiesa</strong> era riservato alla fascia delle vedove e degli orfani. È il malato<br />

che manifesta <strong>in</strong> maniera concreta ed immediata il comandamento dell’amore del<br />

prossimo. Il malato diventa paradigma per il povero, per il mendicante e per il<br />

pellegr<strong>in</strong>o e dà un significato spirituale alla cura degli ammalati e <strong>dei</strong> bisognosi (la<br />

dimensione teologica, come quella spirituale, spiegano l’<strong>in</strong>cremento degli ospizi e degli<br />

ospedali nel Medievo).<br />

Quando lo Stato com<strong>in</strong>cia ad emanciparsi dalla <strong>Chiesa</strong> anche questo sviluppo ha<br />

il suo effetto sulla diaconia. In questo momento ci sono due istituzioni, una accanto<br />

all’altra: l’istituzione secolare <strong>della</strong> società civile e quella ecclesiastica con il suo<br />

proprio assetto sociale. La Riforma riprende consapevolmente questo filo <strong>della</strong><br />

tradizione nella sua identità ecclesiale: così ad esempio Mart<strong>in</strong> Lutero, quando parla<br />

del sacerdozio diaconale (cfr.: le tesi 43-45 delle 95 tesi del 1517). Sono stati i secoli<br />

XIX° e XX° – e ciò riguarda tutte le tradizioni e le Chiese – che hanno ripreso di nuovo<br />

la questione sociale. Nel ‘900 essa provoca dappertutto una viva attività all’<strong>in</strong>terno<br />

delle Chiese.<br />

Nell’epoca dell’<strong>in</strong>dustrializzazione, con i suoi rivolgimenti, sono i fenomeni di<br />

grandi migrazioni e di disambientamento, di disoccupazione e di povertà a causare<br />

una nuova forma di povertà e miseria le cui dimensioni erano f<strong>in</strong>ora sconosciute. Nel<br />

movimento sociale delle Chiese cristiane del ‘900 si radunano cristiani e cristiane che,<br />

consapevoli dell’urgenza <strong>della</strong> questione sociale, affrontano la grande sfida.<br />

Nel XX° secolo teologi come p. Alfred Delp S.J. oppure Dietrich Bonhoeffer<br />

danno una testimonianza impressionante per illustrare come la <strong>Chiesa</strong> si volge alla<br />

diaconia (Dietrich Bonhoeffer: “La <strong>Chiesa</strong> è <strong>Chiesa</strong> quando è a disposizione degli<br />

altri”).<br />

Il programma di una <strong>Chiesa</strong> diaconale ispirava tra l’altro la teologia <strong>della</strong><br />

liberazione a sviluppare il proprio concetto gnoseologico <strong>della</strong> “opción preferencial por<br />

los pobres”. Così il Documento f<strong>in</strong>ale dell’Episcopato lat<strong>in</strong>o-americano del 1979 a<br />

Puebla afferma:”La scelta preferenziale per i poveri si prefigge l’annuncio di Cristo<br />

salvatore che li illum<strong>in</strong>erà sulla loro dignità, li aiuterà nei loro sforzi di liberazione da<br />

tutte le loro carenze e li porterà alla comunione col Padre ed i fratelli mediante una<br />

esperienza vissuta di povertà evangelica. […] Questa scelta, reclamata dalla realtà<br />

scandalosa degli squilibri economici <strong>in</strong> America Lat<strong>in</strong>a, deve portare a <strong>in</strong>staurare una<br />

convivenza umana degna e fraterna ed a costruire una società giusta e libera” 82 .<br />

Il movimento Life-and-Work<br />

Le Chiese cristiane considerano la vita di ogni giorno un campo di<br />

sperimentazione e di prova per l’amore del prossimo che Gesù di Nazaret aveva<br />

<strong>in</strong>iziato all’<strong>in</strong>terno <strong>della</strong> comunione <strong>dei</strong> credenti. In altre parole: non può esistere una<br />

<strong>Chiesa</strong> che sia priva del primato dell’agape praticata. Non ci si deve meravigliare del<br />

fatto che il movimento ecumenico abbia preso la diaconia quale uno tra altri punti di<br />

partenza. Immediatamente dopo la prima guerra mondiale nasce il movimento Lifeand-Work,<br />

nel mondo germanofono più conosciuto sotto il nome “Bewegung für<br />

praktisches Christentum” (movimento per un cristianesimo vissuto). Si tratta di un<br />

movimento ecumenico che era partito da diverse <strong>in</strong>iziative. Ecco quelle che davano<br />

orig<strong>in</strong>e al movimento Life-and-Work:<br />

82 cfr. Denz<strong>in</strong>ger/Hünermann, nn. 4632 s.<br />

48


- Da parte luterana Nathan Söderblom (1866-1931), la cui vita offriva una<br />

testimonianza impegnata ed ecumenica. Fu chiamato “il padre <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong><br />

ecumenica” siccome coord<strong>in</strong>ava l’aiuto immediato e misure pacificatrici da parte<br />

degli Stati neutrali durante gli sconvolgimenti <strong>della</strong> prima guerra mondiale. Il<br />

suo concetto programmatico di una “cattolicità evangelica” si fonda<br />

sull’elemento diaconale di ogni comunione ecclesiale. Lavora <strong>in</strong>stancabilmente<br />

per la pace e per la riconciliazione tra i partiti e le nazioni nemiche.<br />

- Il patriarca ecumenico di Costant<strong>in</strong>opoli <strong>in</strong>dirizza nel 1920 un’enciclica “a tutte<br />

le Chiese cristiane ovunque siano”. Nella sua lettera il pastore ortodosso fa<br />

appello a r<strong>in</strong>unciare ad ogni diffidenza ed <strong>in</strong>imicizia e a unirsi nell’ambito d’un<br />

amore vissuto.<br />

- L’“Alleanza mondiale per promuovere l’amicizia fra le nazioni attraverso le<br />

Chiese” (The World Alliance for Promot<strong>in</strong>g International Friendship Through the<br />

Churches) è un’organizzazione d’avanguardia ecumenica che si costituisce con<br />

una conferenza a Costanza alla vigilia <strong>della</strong> prima guerra mondiale. Il suo f<strong>in</strong>e è<br />

di mobilitare le forze morali del cristianesimo per promuovere e garantire la<br />

pace.<br />

- Nel 1923 si raduna il Comitato esecutivo del movimento Life-and-Work a Zurigo<br />

per preparare la prima conferenza tenutasi poi a Stoccolma nel 1925. Questo<br />

organismo formula quale f<strong>in</strong>e <strong>della</strong> sua attività: “La <strong>Conferenza</strong> per un<br />

cristianesimo vissuto aspira all’unione delle diverse Chiese <strong>in</strong> un lavoro<br />

comunitario pratico r<strong>in</strong>unciando a trattare questioni che riguard<strong>in</strong>o il credo e la<br />

costituzione”.<br />

Con il suo motto “La dottr<strong>in</strong>a divide, il servizio unisce” il movimento Life-and-<br />

Work r<strong>in</strong>unciava deliberatamente al dibattito dogmatico tra le diverse confessioni e<br />

denom<strong>in</strong>azioni. Per mezzo di una testimonianza di diaconia si voleva aprire la strada<br />

all’ecumenismo. Questa strategia portò però a trasformare l’idea <strong>in</strong>iziale ed <strong>in</strong> seguito,<br />

mentre si cont<strong>in</strong>uava con il lavoro pratico, si affrontarono anche questioni dogmatiche.<br />

Si ammise l’errore di aver separato fede ed azione. L’azione si costituisce sempre a<br />

partire da una certa conv<strong>in</strong>zione di fede e viene <strong>in</strong>centivata e promossa da essa. Per<br />

questo il movimento Life-and-Work decise di prendere contatto con l’altro grande<br />

movimento ecumenico Faith-and-Order nel 1937, <strong>in</strong> occasione <strong>della</strong> seconda<br />

assemblea del movimento Life-and-Work ad Oxford. Ma la seconda guerra mondiale<br />

rese impossibili ulteriori <strong>in</strong>contri. Solo nel 1948 si costituisce ad Amsterdam il<br />

Consiglio Ecumenico delle Chiese che unisce <strong>in</strong> una prospettiva pragmatica entrambi i<br />

movimenti Faith-and-Order e Life-and-Work.<br />

Il risultato storico del movimento Life-and-Work si può del<strong>in</strong>eare con i seguenti<br />

tratti: da un lato si può rendere a questo movimento merito di aver affrontato <strong>in</strong> uno<br />

spirito ecumenico le sfide lanciate alle Chiese cristiane dal mondo secolare. Dall’altro<br />

lato, l’unione fra i due movimenti Life-and-Work e Faith-and-Order evidenzia che<br />

servire il mondo nel mondo sia una testimonianza delle Chiese che si realizza<br />

nell’unità di leitourgia, diaconia e martyria. Una diaconia che fosse priva delle<br />

questioni teologiche riguardanti la fede, la comunione nel culto ed i sacramenti<br />

sarebbe <strong>in</strong>completa rispetto alla prospettiva ecclesiologica. Ambedue gli aspetti<br />

<strong>in</strong>sieme le pertengono!<br />

Nello stesso periodo il card<strong>in</strong>ale belga Cardijn, entro la <strong>Chiesa</strong> cattolica, elaborò<br />

una base sistematico-teologica <strong>della</strong> diaconia per mezzo di una metodologia di tre<br />

passi: “Voir, juger, agir”. Sviluppata nel periodo antecedente il Vaticano II°, mette <strong>in</strong><br />

rilievo non soltanto l’importanza <strong>della</strong> diaconia per l’epistemologia teologica, ma anche<br />

l’identità ecclesiale nella teoria sociale <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> cattolica. Il papa Giovanni XXIII°<br />

assume questo triplice metodo nella sua enciclica Mater et Magistra (n. 236). Lo<br />

stesso paradigma ritorna nel documento conciliare Gaudium et Spes (n. 4) e nel<br />

49


periodo postconciliare sarà approfondito dalla teologia <strong>della</strong> liberazione dal profilo<br />

sistematico-teologico.<br />

Caritas nei documenti di convergenza<br />

In seguito a questi fatti nel secolo scorso la questione <strong>della</strong> diaconia diventa un<br />

elemento <strong>in</strong>dispensabile del movimento ecumenico. Quando il Consiglio ecumenico<br />

delle Chiese affronta per mezzo di diversi programmi il fenomeno dell’<strong>in</strong>giustizia<br />

strutturale ripudiando la politica sudafricana dell’apartheid, l’elemento diaconale<br />

dell’ecumenismo prende una svolta di connotazione politica. Le tensioni attuali nel<br />

Consiglio ecumenico risultano fra l’altro da un conflitto che palesa d’altro canto il<br />

silenzio <strong>in</strong> cui il medesimo Consiglio si chiuse nei confronti <strong>dei</strong> dissidenti e <strong>dei</strong><br />

campioni per i diritti umani nell’Europa centrale ed orientale.<br />

Il consenso delle Chiese nelle questioni sociali ha conosciuto un grande<br />

progresso. Le dichiarazioni comuni <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> cattolico-romana e delle Chiese <strong>della</strong><br />

Riforma non sono più una rarità. Le Chiese si sono unite per organizzare <strong>in</strong>sieme<br />

pronti <strong>in</strong>terventi e progetti che sostengono l’aiuto allo sviluppo. Un tale lavoro si fonda<br />

su un’identità ecclesiale e rende testimonianza, <strong>in</strong> una nuova forma, di una diaconia<br />

che il Nuovo Testamento richiede attraverso il “m<strong>in</strong>istero <strong>della</strong> riconciliazione” (2<br />

Cor<strong>in</strong>zi 5,18). La scoperta del “prossimo lontano” collega il concetto missionario con il<br />

carattere sostanzialmente ecclesiale <strong>della</strong> diaconia.<br />

In quest’ambito le due grandi Chiese <strong>della</strong> <strong>Svizzera</strong> hanno fatto una<br />

dichiarazione congiunta <strong>in</strong> una Consultazione ecumenica su questioni che riguardano<br />

l’economia e la giustizia: “Consultazione ecumenica sul futuro sociale ed economico<br />

<strong>della</strong> <strong>Svizzera</strong>: Quale futuro desideriamo?” Ne è risultato il documento “Insieme verso<br />

il futuro” che fu presentato al pubblico nel 2001 e dove si del<strong>in</strong>ea il carattere<br />

ecclesiale <strong>della</strong> diaconia <strong>in</strong> questi term<strong>in</strong>i: “Le nostre Chiese non vivono al di fuori<br />

<strong>della</strong> società civile né <strong>in</strong> opposizione ad essa, anzi, sono parte <strong>della</strong> società, anche se<br />

il loro mandato è legato ad una testimonianza ancorata al di là <strong>della</strong> storicità<br />

dell’uomo. Le cristiane e i cristiani devono assumere e percepire il loro posto così<br />

come tutti gli altri attori <strong>della</strong> vita sociale. Però, come il lievito fa lievitare la pasta,<br />

così essi hanno il mandato di agire per far lievitare la speranza e la potenza <strong>della</strong><br />

liberazione già attive nella società. Guidate dalla Buona Novella di Gesù Cristo,<br />

entrambe le Chiese vogliono accompagnare e sostenere uom<strong>in</strong>i e donne che sono <strong>in</strong><br />

ricerca di un senso nella vita sia <strong>in</strong>dividuale che sociale e vogliono loro offrire un luogo<br />

di dialogo”.<br />

Il processo conciliare a cui <strong>in</strong>dussero le Chiese europee e la 6a Assemblea<br />

plenaria del Consiglio ecumenico delle Chiese a Vancouver nel 1983 diede ulteriore<br />

impulso all’elemento fondamentale <strong>della</strong> diaconia nel movimento ecumenico. Scopo<br />

del processo conciliare è <strong>in</strong>vitare le Chiese e tutte le persone che vi sono <strong>in</strong>teressate<br />

ad un impegno comunitario negli ambiti <strong>della</strong> giustizia, <strong>della</strong> pace e <strong>della</strong> salvaguardia<br />

del creato. Con questa opzione si aggiunge alle componenti tradizionali del servizio<br />

cristiano nel mondo - cioè la giustizia e la pace – anche il paradigma ecologico.<br />

Caritas quale impulso per la <strong>Chiesa</strong> del futuro<br />

La caritas, rispettivamente il servizio di diaconia, sono elementi costituivi per<br />

l’identità delle Chiese. Per tutte le comunità ecclesiali è il comandamento dell’amore<br />

del prossimo il motivo del loro agire pubblico. Questa caratteristica di base cont<strong>in</strong>ua a<br />

sussistere nel prossimo futuro del pensiero ecumenico delle diverse Chiese e comunità<br />

ecclesiali. Ci si chiede se l’austerità economica nella vita pubblica delle società<br />

moderne e l’adozione del paradigma neoliberale riguardo alle questioni sociali non<br />

r<strong>in</strong>forz<strong>in</strong>o e spron<strong>in</strong>o l’<strong>in</strong>terazione ecumenica nell’ambito <strong>della</strong> diaconia e <strong>della</strong> caritas.<br />

50


La riflessione sulla dimensione ecologica <strong>della</strong> vita nella sua ricezione ecumenica<br />

si ch<strong>in</strong>a con occhio critico sull’antropocentrismo caratteristico dell’epoca moderna. Il<br />

concetto <strong>della</strong> storia come predom<strong>in</strong>ava s<strong>in</strong>o ad oggi si allarga così ad un concetto<br />

<strong>della</strong> vita che la considera una rete ed un <strong>in</strong>treccio di relazioni reciproche.<br />

La discussione più recente <strong>in</strong>torno ai diritti umani apre alle Chiese cristiane un<br />

altro importante campo di lavoro per la diaconia ecumenica. La Carta ecumenica delle<br />

Chiese cristiane d’Europa, ratificata dalla <strong>Conferenza</strong> delle Chiese europee (KEK) e dal<br />

Consiglio delle conferenze episcopali d’Europa (CCEE), considera l’elemento diaconale<br />

un passo che conduce verso l’unica <strong>Chiesa</strong> nella fede.<br />

La teologia femm<strong>in</strong>ista <strong>in</strong>daga per mezzo delle scienze del gender il carattere di<br />

servizio ed il postulato del servire con un <strong>in</strong>teresse critico verso le ideologie. Essa<br />

considera l’elemento <strong>della</strong> diaconia un elemento di sviluppo nelle Chiese. Nonostante<br />

tutte le critiche che prendono di mira la socializzazione culturale e religiosa di donne e<br />

di altri gruppi oppressi, il comandamento neotestamentario <strong>della</strong> diaconia permane<br />

attuale. Secondo la teologia femm<strong>in</strong>ista, la diaconia quale elemento centrale<br />

dell’identità delle comunità cristiane ha come conseguenza la riflessione su una<br />

“ecclesiologia di servizio” (E.Schüssler-Fiorenza). I rispettivi concetti neotestamentari<br />

dynamis/exousia/soteria (cioè potenza/libertà/salvezza) mettono <strong>in</strong> dubbio la<br />

ricezione esclusivamente religiosa di un atteggiamento di servizio condizionato da<br />

parametri culturali. Una diaconia che risulti da una libera scelta e che porti salvezza <strong>in</strong><br />

questo contesto è <strong>in</strong>tesa piuttosto come un’empatia: cioè un mettersi nei panni<br />

dell’altro.<br />

Liturgia, diaconia e martyria/testimonianza possono essere pensate e vissute <strong>in</strong><br />

maniera diversa nelle varie Chiese e tradizioni cristiane. C’è però un punto di<br />

consenso: “La comunione nell’agire spirituale è un progresso ecumenico verso l’unità<br />

delle Chiese solo quando manifesta non un’arbitrarietà ostentata nel superamento di<br />

ogni assolutismo e di ogni segregazione peccam<strong>in</strong>osa, nascendo dalla ‘conversione del<br />

cuore’ e dalla ‘santità <strong>della</strong> vita’ (UR 8) ed essendo testimonianza di una verità<br />

maggiore e di un amore maggiore.” 83<br />

Nerses IV (1102-1173) chiamato Schnorhali (il Grazioso, colmo di grazia)<br />

<strong>in</strong>dividua l’amore del prossimo quale impegno pr<strong>in</strong>cipale per tutti coloro che hanno<br />

un’<strong>in</strong>tenzione ecumenica perché è la reg<strong>in</strong>a maggiore di tutte le virtù. Nella<br />

discussione ecumenica è un luogo comune aspettarsi che l’unità delle Chiese cresca<br />

grazie all’elemento diaconale di ogni essere <strong>Chiesa</strong> e di ogni farsi <strong>Chiesa</strong>.<br />

Wolfgang W.Müller OP<br />

83<br />

G.Voss, Geme<strong>in</strong>schaft im geistlichen Tun, <strong>in</strong>: H.J.Urban/H.Wagner (Hrsg.), Handbuch der Ökumenik, Bd. III/2,<br />

Paderborn 1987, 216-265, 263ss.<br />

51


A mo’ di conclusione<br />

Ciò che ci unisce sul lungo percorso verso l’unità visibile è molto più di quello<br />

che ancora ci separa! L’accettazione reciproca dell’unico battesimo; la comunione di<br />

fratelli e di sorelle nella fede <strong>in</strong> Gesù Cristo; l’impegno comune per la pace, la giustizia<br />

e la salvaguardia del creato; le traduzioni ecumeniche <strong>della</strong> Bibbia; la settimana di<br />

preghiera per l’unità <strong>dei</strong> cristiani; la riscoperta di tradizioni spirituali e la<br />

collaborazione ecumenica di comunità e parrocchie, delle opere assistenziali, degli<br />

istituti di formazione teologica: tutto questo è un segno di speranza. “Esiste una<br />

dimensione di comunione che si lascia descrivere con l’immag<strong>in</strong>e di un ponte crollato<br />

oppure distrutto. Ci sono rimasti ancora parecchi pilastri sicuri ed è più quel che ci<br />

collega di ciò che ci separa” (così il card<strong>in</strong>ale Karl Lehmann nella sua relazione “Der<br />

Weg zur E<strong>in</strong>heit der Kirche” tenuta <strong>in</strong> occasione <strong>della</strong> Giornata <strong>dei</strong> sacerdoti <strong>della</strong><br />

diocesi di Essen il 7 gennaio 2002).<br />

Il decreto sull’ecumenismo “Unitatis Red<strong>in</strong>tegratio” del Vaticano II° e l’enciclica<br />

“Ut unum s<strong>in</strong>t” del papa Giovanni Paolo II° <strong>in</strong>dicano la strada: “I fedeli cattolici<br />

nell'azione ecumenica si mostreranno senza esitazione pieni di sollecitud<strong>in</strong>e per i loro<br />

fratelli separati, pregando per loro, parlando con loro delle cose <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>, facendo i<br />

primi passi verso di loro. E <strong>in</strong>nanzi tutto devono essi stessi con s<strong>in</strong>cerità e diligenza<br />

considerare ciò che deve essere r<strong>in</strong>novato e realizzato nella stessa famiglia cattolica,<br />

aff<strong>in</strong>ché la sua vita renda una testimonianza più fedele e più chiara <strong>della</strong> dottr<strong>in</strong>a e<br />

delle istituzioni tramandate da Cristo per mezzo degli apostoli. […] Né si deve<br />

dimenticare che quanto dalla grazia dello Spirito Santo viene compiuto nei fratelli<br />

separati, può pure contribuire alla nostra edificazione” (Concilio Ecumenico Vaticano<br />

II°, Unitatis Red<strong>in</strong>tegratio, I.4) “Non esiste un vero ecumenismo senza <strong>in</strong>teriore<br />

conversione. Infatti il desiderio del<strong>l'unità</strong> nasce e matura dal r<strong>in</strong>novamento dell'animo<br />

(24), dall'abnegazione di se stessi e dal pieno esercizio <strong>della</strong> carità”. (Concilio<br />

Ecumenico Vaticano II°, Unitatis Red<strong>in</strong>tegratio, II.7).<br />

“Con il Concilio Vaticano II, la <strong>Chiesa</strong> cattolica si è impegnata <strong>in</strong> modo<br />

irreversibile a percorrere la via <strong>della</strong> ricerca ecumenica, ponendosi così all'ascolto dello<br />

Spirito del Signore, che <strong>in</strong>segna come leggere attentamente i "segni <strong>dei</strong> tempi".. […]<br />

“Se la preghiera è l'"anima" del r<strong>in</strong>novamento ecumenico e dell'aspirazione al<strong>l'unità</strong>,<br />

su di essa si fonda e da essa trae sostentamento tutto ciò che il Concilio def<strong>in</strong>isce<br />

"dialogo". Tale def<strong>in</strong>izione non è certo senza nesso con il pensiero personalistico<br />

odierno. L'atteggiamento di "dialogo" si situa al livello <strong>della</strong> natura <strong>della</strong> persona e<br />

<strong>della</strong> sua dignità.”. […] “È proprio esso ad aprire nei fratelli che vivono entro Comunità<br />

non <strong>in</strong> piena comunione fra di loro, quello spazio <strong>in</strong>teriore <strong>in</strong> cui Cristo, fonte del<strong>l'unità</strong><br />

<strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>, può agire efficacemente, con tutta la potenza del suo Spirito Paraclito”<br />

(Giovanni Paolo II°, Ut unum s<strong>in</strong>t, nn. 3.28.35)<br />

52


Allegati<br />

Piccolo dizionario dell’ecumenismo<br />

Santa Cena – Eucaristia – Cena del Signore – messa – agape<br />

Nel corso <strong>della</strong> storia si è fatto uso di una term<strong>in</strong>ologia diversa ricordando l’ultima<br />

cena che Gesù celebrò con i suoi apostoli:<br />

1. Lo spezzare il pane. Quest’espressione è una delle più antiche per la Santa Cena<br />

rispettivamente per l’Eucaristia. Funge quale contrassegno <strong>della</strong> comunione con Gesù<br />

Cristo (Atti 2,42)<br />

2. La Santa Cena. Questo term<strong>in</strong>e è usato soprattutto dalle Chiese evangeliche. La Santa<br />

Cena è una celebrazione liturgica celebrata dai credenti nell’obbedienza alla parola di<br />

Gesù “fate questo <strong>in</strong> memoria di me” e per ricordare l’ultima cena di Gesù con i<br />

discepoli la sera prima <strong>della</strong> sua morte. I cristiani evangelici vogliono accennare che vi<br />

si manifesta lo stesso avvenimento mistico di quanto avvenne <strong>in</strong> occasione <strong>della</strong> cena<br />

di commiato alla vigilia <strong>della</strong> morte di Gesù (cfr. 1 Cor<strong>in</strong>zi 11, 23-27; Marco 14, 22-<br />

25).<br />

3. L’Eucaristia. Nella <strong>Chiesa</strong> cattolico-romana questa celebrazione liturgica prende il<br />

nome di “eucaristia”. Questa term<strong>in</strong>ologia viene dedotta da due fonti:<br />

a) Eucaristia significa r<strong>in</strong>graziamento, preghiera di r<strong>in</strong>graziamento. Secondo le così<br />

dette parole d’istituzione “Gesù prese del pane; detta la benedizione …” (detta la<br />

benedizione = eulogésas, così il testo greco del Nuovo Testamento, n.d.r.).<br />

b) Già dai secoli più remoti il prefazio com<strong>in</strong>cia con le parole: “È veramente degno e<br />

giusto renderti grazie…” Così si dà risalto al r<strong>in</strong>graziamento che è un elemento<br />

importante <strong>della</strong> liturgia cristiana. Perché una persona credente davanti a Dio si sente<br />

essere sempre una persona che chiede qualcosa.<br />

Entrambi gli elementi vengono collegati <strong>in</strong> un’unità <strong>in</strong>separabile nella celebrazione<br />

dell’Eucaristia.<br />

4. Il sacrificio <strong>della</strong> messa – la Santa Messa. La <strong>Chiesa</strong> cattolico-romana parla del sacrificio<br />

<strong>della</strong> messa per contraddist<strong>in</strong>guere chiaramente l’avvenimento <strong>della</strong> Santa cena da un<br />

pasto usuale. La cena sacrificale ricorda che Gesù r<strong>in</strong>nova di cont<strong>in</strong>uo la sua<br />

donazione al Padre. I credenti che vi partecipano fanno parte di questa offerta di<br />

Gesù. Così la vita <strong>dei</strong> credenti si trasforma <strong>in</strong> una vita per Dio e per gli altri uom<strong>in</strong>i.<br />

Con la messa si accenna alla missio, la missione nel mondo, anche questo un<br />

contenuto importante al term<strong>in</strong>e di ogni celebrazione dell’Eucaristia.<br />

5. La liturgia div<strong>in</strong>a. Nelle Chiese ortodosse questa celebrazione liturgica viene chiamata<br />

“la div<strong>in</strong>a liturgia”. Nella maggior parte delle Chiese ortodosse questa cena è <strong>in</strong>tesa<br />

essere un sacramento. Tanto nell’ambito ortodosso quanto <strong>in</strong> quello cattolico questo<br />

sacramento è celebrato da un sacerdote di sesso maschile. Per entrambi gioca un<br />

ruolo importante l’idea che il sacrificio di Cristo si attui nella celebrazione. A differenza<br />

<strong>della</strong> tradizione delle Chiese riformate ambedue <strong>in</strong>tendono la presenza di Cristo quale<br />

transustanziazione.<br />

6. Agape (il convito che celebra l’amore del prossimo).<br />

a) Evangelico: si tratta <strong>della</strong> celebrazione <strong>della</strong> Santa Cena <strong>in</strong> una piccola cerchia<br />

riunitasi per un convito comunitario<br />

b) Cattolico: nella <strong>Chiesa</strong> cattolica non si ha più la comb<strong>in</strong>azione <strong>della</strong> celebrazione<br />

dell’Eucaristia con un pasto di carattere profano. Agape significa oggi: dopo aver<br />

celebrato l’Eucaristia i credenti si radunano ad un momento conviviale presso il centro<br />

parrocchiale per prolungare la comunione costituita nell’Eucaristia.<br />

7. La Cena del Signore. Su testi ed <strong>in</strong> contesti ecumenici si usa sempre di più il term<strong>in</strong>e<br />

Cena del Signore. Questo term<strong>in</strong>e esprime ciò che avviene <strong>in</strong> ogni celebrazione<br />

53


eucaristica: il Signore Gesù ci viene <strong>in</strong>contro ed è personalmente presente <strong>in</strong> questa<br />

cena, e questo <strong>in</strong> un senso duplice: tanto quanto donatore <strong>della</strong> salvezza che dono di<br />

salvezza.<br />

Comunità di mensa del Signore<br />

Nel corso <strong>della</strong> storia si superò nel movimento ecumenico del XX° secolo la<br />

separazione <strong>in</strong> cui si trovavano diverse Chiese rispetto alla mensa del Signore. Dal<br />

1974 le Chiese luterane, riformate, dell’Unione e metodiste possono celebrare <strong>in</strong>sieme<br />

la Santa Cena poiché la ratifica <strong>della</strong> Concordia di Leuenberg ha costituito un’unione<br />

delle Chiese. Nel 1992 le Chiese luterane <strong>della</strong> Scand<strong>in</strong>avia e del Baltico stabilirono<br />

un’unione ecclesiastica con le Chiese anglicane dell’Inghilterra, del Galles e<br />

dell’Irlanda. Esiste un concordato sull’unione di cattedra e di mensa tra la <strong>Chiesa</strong><br />

evangelica <strong>della</strong> Germania (EKD) la <strong>Chiesa</strong> evangelica metodista.<br />

In <strong>Svizzera</strong> c’è uno squilibrio tra le Chiese evangeliche e la <strong>Chiesa</strong> cattolica: nelle<br />

comunità evangeliche si <strong>in</strong>vitano di regola tutti i celebranti alla Santa Cena; da parte<br />

cattolica un tale <strong>in</strong>vito è possibile soltanto <strong>in</strong> una “situazione di emergenza” assai<br />

limitata. Nelle Chiese ortodosse <strong>in</strong>vece, non si fa ufficialmente nessuna eccezione.<br />

M<strong>in</strong>istero<br />

Tutte le Chiese cristiane conoscono un m<strong>in</strong>istero ecclesiastico sia istituzionalizzato che<br />

esercitato per una particolare disposizione spirituale. Chi riveste un m<strong>in</strong>istero<br />

ecclesiastico ha la responsabilità dell’annuncio del Vangelo, presiede la liturgia ed ha<br />

una funzione guida all’<strong>in</strong>terno <strong>della</strong> comunità. Ci sono differenze non di poco conto<br />

nell’<strong>in</strong>terpretazione teologica del m<strong>in</strong>istero ecclesiastico. Il punto di vista cattolico ed<br />

ortodosso (qui il m<strong>in</strong>istero del sacerdote/del vescovo è legato all’ord<strong>in</strong>azione<br />

considerata un atto sacramentale) è tanto importante da ostacolare un’unione di<br />

<strong>Chiesa</strong> e di mensa con le Chiese <strong>della</strong> Riforma. Mentre la <strong>Chiesa</strong> cattolica parla del<br />

sacramento dell’ord<strong>in</strong>e (ordo) che “viene esercitato <strong>in</strong> diversi ord<strong>in</strong>i, da quelli che già<br />

anticamente sono chiamati Vescovi, Presbiteri, Diaconi (Lumen gentium, 28), le<br />

Chiese <strong>della</strong> Riforma mettono l’accento sull’unità del m<strong>in</strong>istero considerando però i<br />

diversi gradi del m<strong>in</strong>istero un risultato di sviluppi storici e qu<strong>in</strong>di sostanzialmente<br />

trasformabili. Mentre il m<strong>in</strong>istero del vescovo è una parte irr<strong>in</strong>unciabile <strong>della</strong><br />

costituzione ecclesiastica per gli ortodossi, cattolici ed anglicani, le Chiese <strong>della</strong><br />

Riforma soltanto <strong>in</strong> parte sono disposte ad identificare questo m<strong>in</strong>istero di<br />

sovr<strong>in</strong>tendenza con il m<strong>in</strong>istero storico del vescovo. Per un’<strong>in</strong>tesa sul m<strong>in</strong>istero<br />

ecclesiastico si pongono <strong>in</strong>oltre le questioni importanti <strong>della</strong> successione apostolica,<br />

dell’ord<strong>in</strong>azione e consacrazione (particolarmente l’ord<strong>in</strong>azione delle donne al<br />

m<strong>in</strong>istero), il m<strong>in</strong>istero del papa ed il celibato.<br />

Confessione <strong>dei</strong> peccati/celebrazione di confessione e di perdono – il sacramento <strong>della</strong><br />

riconciliazione.<br />

Una persona umana nella sua vita diventa responsabile di colpe. Colpa e peccato<br />

significano <strong>in</strong>frangere la comunione con Dio e con gli uom<strong>in</strong>i. La comunione <strong>della</strong><br />

<strong>Chiesa</strong> però è il luogo dove abita il perdono di Dio. Ci sono molte strade diverse che<br />

conducono al perdono ed alla riconciliazione: l’ascolto comunitario <strong>della</strong> Parola di Dio,<br />

la celebrazione dell’Eucaristia, la recita comunitaria <strong>della</strong> preghiera, l’impegno di voler<br />

riparare il danno cagionato.<br />

Il sacramento <strong>della</strong> Penitenza o Riconciliazione è il vertice del perdono. Questo<br />

sacramento vuol evidenziare che Gesù Cristo, il Signore, ci <strong>in</strong>contra con la sua forza di<br />

salvezza e che egli ci vuol essere vic<strong>in</strong>o per mezzo del segno.<br />

Un altro motivo <strong>della</strong> confessione/celebrazione <strong>della</strong> riconciliazione è quello <strong>della</strong><br />

nostra <strong>in</strong>capacità a riparare noi stessi la relazione rov<strong>in</strong>ata tra Dio e noi e<br />

rispettivamente tra le persone che ci circondano e noi. Siccome noi non siamo <strong>in</strong><br />

54


grado di farlo, ci rivolgiamo nella <strong>Chiesa</strong> a Cristo, il Signore, rappresentato dal<br />

sacerdote.<br />

Da parte evangelica si conosce o la confessione collettiva <strong>della</strong> colpa durante la<br />

celebrazione del culto con il conseguente annuncio del perdono, o il colloquio<br />

<strong>in</strong>dividuale nell’ambito <strong>della</strong> cura d’anime che può concludersi con una confessione<br />

<strong>della</strong> colpa e con l’annuncio del perdono senza che si tratti di un sacramento.<br />

Dogma – i dogmi<br />

I dogmi (dal greco: disposizione, decreto, teoria) sono <strong>in</strong>separabilmente connessi con<br />

la rivelazione attraverso Gesù Cristo. In Gesù Cristo ci è fatta l’affermazione che è<br />

sempre valida: Dio ha accettato il mondo irrevocabilmente perché ama questo mondo.<br />

Ogni <strong>Chiesa</strong> cristiana afferma tale fedeltà di Dio a cui partecipano le Chiese. Diversi<br />

passi <strong>della</strong> Bibbia la annunciano <strong>in</strong>distruttibile (Matteo 16,18; 28,20).<br />

I dogmi sono <strong>in</strong>fallibili f<strong>in</strong>ché si appoggiano a Cristo ed al fondamento degli apostoli e<br />

<strong>dei</strong> profeti. All’<strong>in</strong>terno <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> cattolica risulta che <strong>in</strong> casi s<strong>in</strong>golari queste verità<br />

possano concretizzarsi <strong>in</strong> dogmi ecclesiastici con effetto impegnativo. Tutti i dogmi,<br />

però, possono al massimo esplicare che mediante Gesù Cristo stesso è stato promesso<br />

alla <strong>Chiesa</strong> un permanere pr<strong>in</strong>cipale nella verità. Frasi formulate con un effetto<br />

impegnativo si chiamano nel gergo ecclesiastico dogmi, che def<strong>in</strong>iscono la fede<br />

cristiana rispetto al suo contenuto essenziale e che la dist<strong>in</strong>guono dalle eresie.<br />

Cresima/confermazione<br />

Il term<strong>in</strong>e confermazione si deduce dall’equivalente lat<strong>in</strong>o confirmare (fortificare).<br />

Nella <strong>Chiesa</strong> cattolica è il Concilio Vaticano II° (1962-1965) che dà risalto alla stretta<br />

relazione tra cresima e battesimo. Di conseguenza, la celebrazione <strong>della</strong> cresima<br />

contempla un credo battesimale che il catecumeno recita nella celebrazione <strong>della</strong><br />

messa. La cresima viene amm<strong>in</strong>istrata <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea di pr<strong>in</strong>cipio dal vescovo oppure da un<br />

sacerdote <strong>in</strong>caricato legittimamente dal vescovo.<br />

Nella <strong>Chiesa</strong> ortodossa di regola il sacerdote amm<strong>in</strong>istra il sacramento <strong>della</strong> cresima al<br />

momento del battesimo.<br />

Nella <strong>Chiesa</strong> evangelica si è imposto il term<strong>in</strong>e confermazione, ma il carattere<br />

sacramentale era sempre contestato dalla critica riformatoria. Si mette piuttosto<br />

l’accento sul catechismo a titolo di un catecumenato recuperato il quale dovrebbe<br />

sollecitare la nozione e l’accettazione <strong>della</strong> fede <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>. Condizione<br />

dell’ammissione alla Santa Cena è un esame il cui f<strong>in</strong>e è il solenne voto nel momento<br />

<strong>della</strong> confermazione.<br />

Chiese libere<br />

Si usa il term<strong>in</strong>e Chiese libere di regola per dire il contrario di <strong>Chiesa</strong> di Stato,<br />

rispettivamente di <strong>Chiesa</strong> con base popolare. Il tipo di <strong>Chiesa</strong> def<strong>in</strong>ito da questo<br />

term<strong>in</strong>e rimanda ad una protesta orig<strong>in</strong>ale contro la regolamentazione da parte dello<br />

Stato e contro la soggezione <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>. Questa protesta favorì la nascita di gruppi<br />

di comunità <strong>in</strong>dipendenti dalla <strong>Chiesa</strong> di Stato chiamati presbiteriani,<br />

congregazionalisti e battisti. Le Chiese libere accentuano soprattutto il carattere <strong>della</strong><br />

decisione (“Freiwilligkeitskirchen“ – “Chiese di libera volontà”).<br />

Settimana di preghiera per l’unità <strong>dei</strong> cristiani<br />

Questa settimana di preghiera si celebra <strong>in</strong> tutto il mondo ogni anno dal 18 al 25<br />

gennaio oppure nel periodo di Pentecoste. Essa rende evidente che gli impegni per<br />

l’ecumenismo senza l’aiuto dello Spirito Santo non hanno nessuna speranza di<br />

successo. La settimana di preghiera non significa pregare per l’unità, bensì, per<br />

un’unità che è già stata regalata da Gesù Cristo ai cristiani e la cui cura è stata<br />

affidata ai cristiani.<br />

55


Santi, venerazione <strong>dei</strong> santi<br />

La Bibbia def<strong>in</strong>isce la santità una prerogativa di Dio. In un senso dedotto, persone<br />

umane possono essere chiamate “sante” quando manifestano la loro unione con Dio<br />

costituita dalla sua grazia e uno stile di vita che questa unione esige. Il Nuovo<br />

Testamento def<strong>in</strong>isce, <strong>in</strong> questo senso, santi i cristiani (Romani 1,7 oppure 1 Cor<strong>in</strong>zi<br />

1,1ss ed altri passi). Dalla metà del secondo secolo si veneravano particolarmente i<br />

martiri, poi, nel corso <strong>della</strong> storia, la venerazione <strong>dei</strong> santi fu estesa a fasce sempre<br />

più numerose di persone. Abusi nella venerazione <strong>dei</strong> santi del basso medioevo<br />

causarono ragionevolmente proteste da parte <strong>dei</strong> riformatori. Il Concilio di Trento<br />

accentua qu<strong>in</strong>di la dist<strong>in</strong>zione tra l’atto dell’adorazione che spetta a Dio solo, e la<br />

venerazione <strong>dei</strong> santi che ha il suo f<strong>in</strong>e nella gloria di Dio. Santità non <strong>in</strong>tende<br />

nessuna concorrenza con l’adorazione di Dio, anzi, è un’espressione riconoscente per<br />

l’agire di Dio mediante la sua grazia <strong>in</strong> una persona umana. La <strong>Chiesa</strong> cattolica<br />

condivide questa <strong>in</strong>terpretazione con le Chiese ortodosse, nelle quale i santi<br />

raffigurano l’unità <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> terrestre con la <strong>Chiesa</strong> celeste. Questo si manifesta<br />

soprattutto nella liturgia e nella venerazione delle immag<strong>in</strong>i e delle reliquie.<br />

Le Chiese cantonali (Landeskirchen)<br />

In <strong>Svizzera</strong> la <strong>Chiesa</strong> evangelica riformata si articola <strong>in</strong> così dette Chiese cantonali con<br />

carattere di <strong>Chiesa</strong> di Stato. Esse sono <strong>in</strong>dipendenti e non responsabili davanti ad una<br />

organizzazione sovrapposta ad esse. Le Chiese cantonali evangeliche <strong>della</strong> <strong>Svizzera</strong><br />

coord<strong>in</strong>ano il loro impegno ed i loro servizi nella Federazione delle Chiese protestanti<br />

<strong>della</strong> <strong>Svizzera</strong>. Questo organo si compone di delegati delle diverse Chiese cantonali e<br />

<strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> evangelica metodista. Questa federazione di Chiese può soltanto<br />

trasmettere raccomandazioni. Secondo il proprio diritto, la <strong>Chiesa</strong> cattolica non è una<br />

<strong>Chiesa</strong> cantonale, anzi, si è data la struttura di parrocchia – diocesi – <strong>Chiesa</strong><br />

universale (anche se ci sono strutture di <strong>Chiesa</strong> di Stato nella maggior parte <strong>dei</strong><br />

cantoni).<br />

Ecumenismo<br />

Il term<strong>in</strong>e ecumenismo risale al greco antico e si deduce dal verbo oike<strong>in</strong> (abitare) dal<br />

sostantivo antico greco ecumene (l’orbe abitato). Significa pr<strong>in</strong>cipalmente l’impegno<br />

<strong>dei</strong> cristiani per l’unità <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> di Gesù Cristo che si manifesta nella confessione<br />

comune <strong>della</strong> fede <strong>in</strong> Gesù Cristo; nel pregare ed agire <strong>in</strong>sieme.<br />

Il term<strong>in</strong>e <strong>in</strong>tende oggi pure il processo conciliare delle Chiese con l<strong>in</strong>ee di condotta<br />

che riguardano l’economia, l’ecologia ed una politica di pace, ed <strong>in</strong> più nuovi legami<br />

del cristianesimo con altre religioni. Ciò significa che le Chiese quale testimoni<br />

affidabili <strong>della</strong> riconciliazione di Dio con il mondo aspir<strong>in</strong>o all’unità come Dio l’ha<br />

voluta: con pazienza e con decisione. Si tratta <strong>della</strong> partecipazione del cristianesimo<br />

alla riconciliazione ed all’umanizzazione dell’unica umanità la quale deve impegnarsi<br />

nella sua <strong>in</strong>tegralità a favore dell’abitabilità <strong>della</strong> terra e <strong>della</strong> salvaguardia del creato.<br />

Consiglio ecumenico delle Chiese<br />

Il Consiglio ecumenico delle Chiese – chiamato anche Consiglio mondiale delle Chiese<br />

– è la più grande associazione di Chiese del mondo. Vi aderiscono attualmente 347<br />

Chiese di diverse tradizioni: le Chiese ortodosse, la <strong>Chiesa</strong> anglicana, le Chiese <strong>della</strong><br />

Riforma, le Chiese libere, le Chiese pentecostali. La <strong>Chiesa</strong> cattolica non aderisce al<br />

Consiglio ecumenico a titolo di membro, benché mantenga relazioni strette ed ufficiali<br />

<strong>in</strong> diversi settori di lavoro, particolarmente <strong>in</strong> materia di studi teologici. Il segretariato<br />

del Consiglio ecumenico si trova a G<strong>in</strong>evra. Fu costituito da allora delegati di 147<br />

Chiese nel 1948 ad Amsterdam. Il f<strong>in</strong>e pr<strong>in</strong>cipale “<strong>della</strong> comunità delle Chiese nel<br />

Consiglio ecumenico delle Chiese (è) di <strong>in</strong>vitarsi reciprocamente all’unità visibile<br />

56


nell’una fede e nell’unica comunione eucaristica che si manifesta nel culto e nella vita<br />

comunitaria <strong>in</strong> Cristo, per mezzo di testimonianza e di servizio per il mondo, e di<br />

camm<strong>in</strong>are verso questa unità aff<strong>in</strong>ché il mondo creda”.<br />

Papa/servizio di Pietro<br />

Il m<strong>in</strong>istero del papa è una delle caratteristiche più peculiari dell’identità <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong><br />

cattolico-romana. Comprende due elementi: a) il cosiddetto primato di giurisdizione<br />

(la giurisdizione suprema <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>) e b) l’<strong>in</strong>fallibilità del magistero pontificio ex<br />

cathedra. Il m<strong>in</strong>istero del papa è un servizio apostolico universale che va considerato<br />

appartenere al cuore di ogni <strong>Chiesa</strong> locale. È un servizio all’unità <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>.<br />

La rivendicazione del primato del papa costituisce un problema importante per<br />

l’ecumenismo all’<strong>in</strong>terno <strong>della</strong> cristianità. Il dialogo ecumenico ha però condotto ad un<br />

certo avvic<strong>in</strong>amento, siccome già il papa Paolo VI° ha manifestato che il papato stesso<br />

costituirebbe l’ostacolo maggiore sulla strada dell’ecumenismo. Rappresentanti di tutte<br />

le Chiese ammettono <strong>in</strong>tanto una certa disponibilità di concedere al papa una funzione<br />

di eccellenza all’<strong>in</strong>terno <strong>della</strong> comunità delle Chiese. Adesso tocca alla <strong>Chiesa</strong> cattolica<br />

stessa preparare la via che conduca all’accettazione del papato da parte delle altre<br />

Chiese, modificando la pratica del primato. Ne diede un segnale importante l’enciclica<br />

“Ut unum s<strong>in</strong>t” del papa Giovanni Paolo II nel 1995. Con essa esorta a “ascoltare la<br />

domanda che mi è rivolta di trovare una forma di esercizio del primato che, pur non<br />

r<strong>in</strong>unciando <strong>in</strong> nessun modo all'essenziale <strong>della</strong> mia missione, si apra ad una<br />

situazione nuova”. (Giovanni Paolo II°, Ut unum s<strong>in</strong>t, n. 95). Il dialogo ecumenico sul<br />

servizio di Pietro ha così ricevuto un impulso importante.<br />

Sacramenti<br />

Sacramenti si chiamano quei segni rispettivamente quelle azioni cultuali di segno, che<br />

fanno riferimento a Gesù Cristo e mediante i quali la salvezza di Dio viene donata agli<br />

uom<strong>in</strong>i. Nonostante delle differenze, la conv<strong>in</strong>zione che il battesimo e la Santa Cena<br />

siano da considerare sacramenti <strong>in</strong> questo senso collega quasi tutte le Chiese. La<br />

<strong>Chiesa</strong> cattolica conosce 7 sacramenti: battesimo, cresima, eucaristia, penitenza,<br />

unzione degli <strong>in</strong>fermi, matrimonio, ord<strong>in</strong>e. Anche le Chiese ortodosse hanno <strong>in</strong>tegrato<br />

7 sacramenti; per loro i sacramenti significano una partecipazione efficace<br />

dell’immag<strong>in</strong>e sensibile all’archetipo celeste cioè la grazia salutare di Dio <strong>in</strong> Gesù<br />

Cristo. Le Chiese evangeliche conoscono soltanto il battesimo e la Santa Cena quale<br />

sacramenti istituiti da Gesù.<br />

Consacrazione – ord<strong>in</strong>azione<br />

Il term<strong>in</strong>e consacrazione significa, nell’<strong>in</strong>terpretazione cattolica, “santificare” cioè<br />

<strong>in</strong>vocare la benedizione su qualcuno oppure su un oggetto. Un laico/un sacerdote<br />

benedice facendo il segno <strong>della</strong> croce ed <strong>in</strong>fondendo acqua benedetta sull’oggetto.<br />

Il term<strong>in</strong>e ord<strong>in</strong>azione significa il conferimento di un m<strong>in</strong>istero ad una persona<br />

attraverso il gesto dell’imposizione delle mani.<br />

L’<strong>in</strong>terpretazione <strong>della</strong> consacrazione e dell’ord<strong>in</strong>azione rende evidente che nella<br />

relazione tra dottr<strong>in</strong>a e m<strong>in</strong>istero si manifest<strong>in</strong>o differenze, con la conseguenza <strong>della</strong><br />

separazione delle Chiese (per esempio l’ord<strong>in</strong>azione delle donne, la diacona ecc.)<br />

nonostante le esistenti convergenze ecumeniche.<br />

Joachim Müller<br />

57


Documenti ecumenici<br />

Testi <strong>in</strong>terconfessionali<br />

- Documenti di convergenza. Rapporti e testi di convergenza <strong>dei</strong> colloqui<br />

<strong>in</strong>terconfessionali su scala mondiale, a cura di Hard<strong>in</strong>g Meyer, Damask<strong>in</strong>os<br />

Papandreou, Hans Jörg Urban, Lukas Vischer, Paderborn: Bonifatius/Francoforte<br />

a.M.: Otto Lembeck, 1983-2003: vol. I: 1931-1982 (2a edizione rivista 1991),<br />

vol. II: 1982-1990 (1992), vol. III 1990-2001 (2003).<br />

- Charta Oecumenica. L<strong>in</strong>ee guida per la crescita <strong>della</strong> collaborazione tra le<br />

Chiese <strong>in</strong> Europa, a cura di KEK e CCEE, 22.4.2001. Onl<strong>in</strong>e:<br />

www.unilu.ch/tf/6739_8245.htm, www.unifr.ch/iso<br />

Documenti <strong>della</strong> Sede Apostolica<br />

1998 Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità <strong>dei</strong> cristiani, La dimensione<br />

ecumenica nella formazione di chi si dedica al m<strong>in</strong>istero pastorale<br />

1995 Enciclica “Ut unum s<strong>in</strong>t”, l’impegno ecumenico<br />

1993 Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità <strong>dei</strong> cristiani, Direttorio per<br />

l’applicazione <strong>dei</strong> pr<strong>in</strong>cipi e delle norme sull’ecumenismo<br />

1993 Pr<strong>in</strong>cipi generali e norme pratiche per il coord<strong>in</strong>amento dell’evangelizzazione e<br />

del’impegno ecumenico <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> cattolica <strong>in</strong> Russia e negli altri paesi <strong>della</strong><br />

GUS (edito <strong>in</strong> tedesco dal Segretario <strong>della</strong> <strong>Conferenza</strong> episcopale tedesca,<br />

Verlautbarungen des Apostolischen Stuhls n° 109)<br />

1991 Pontificio Consiglio per il Dialogo <strong>in</strong>terreligioso/Congregazione per<br />

l’Evangelizzazione <strong>dei</strong> popoli, Dialogo e annuncio<br />

1988 Una presa di posizione cattolica del Segretariato per l’Unità <strong>dei</strong> cristiani sulle<br />

dichiarazioni di convergenza <strong>della</strong> Comissione Fede e Costituzione del Consiglio<br />

Ecumenico delle Chiese “Battesimo, Eucaristia e M<strong>in</strong>istero”<br />

1975 Collaborazione ecumenica a livello regionale, nazionale e locale<br />

Documenti <strong>della</strong> <strong>Conferenza</strong> <strong>dei</strong> <strong>vescovi</strong> svizzeri (CVS) 84<br />

31.8.2000 Dichiarazione <strong>della</strong> CVS sul progetto di “Charta Oecumenica” per la<br />

collaborazione tra le Chiese <strong>in</strong> Europa<br />

14.4.2000 Dichiarazione <strong>della</strong> CVS sull’attitud<strong>in</strong>e <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> cattolica <strong>in</strong> <strong>Svizzera</strong><br />

nei confronti del popolo ebraico durante la seconda guerra mondiale e<br />

oggi<br />

29.10.1999 Dichiarazione comune sulla dottr<strong>in</strong>a <strong>della</strong> giustificazione. Consiglio <strong>della</strong><br />

Federazione delle Chiese protestanti <strong>della</strong> <strong>Svizzera</strong> e <strong>della</strong> <strong>Conferenza</strong> <strong>dei</strong><br />

<strong>vescovi</strong> svizzeri<br />

22.6.1995 Messaggio augurale per i 75 anni <strong>della</strong> Federazione delle Chiese<br />

protestanti <strong>della</strong> <strong>Svizzera</strong><br />

19.9.1993 Offenheit und Treue zum Glauben. Begegnungen mit Menschen anderer<br />

Religion und Kultur. In: Hirtenbriefe aus Deutschland, Oesterreich und<br />

der Schweiz 1993. Edito dall’Institut für kirchliche Zeitgeschichte. Bd 29.<br />

Salisburgo: Buchzentrale österreichisches Borromäuswerk, 1994, p. 440-<br />

444<br />

1.12.1993 Guida di lettura <strong>della</strong> CVS al nuovo Direttorio ecumenico<br />

8.7.1986 L’ospitalità eucaristica. Prefazione del presidente <strong>della</strong> CVS, Mons. Henri<br />

Schwery<br />

84<br />

I documenti <strong>della</strong> CVS esistono <strong>in</strong> tedesco e francese e parzialmente <strong>in</strong> italiano, pubblicati dal Monitore Ecclesiastico<br />

(ora : Rivista <strong>della</strong> diocesi di Lugano).<br />

58


1984 Lettera pastorale <strong>dei</strong> <strong>vescovi</strong> svizzeri per la Festa federale di<br />

r<strong>in</strong>graziamento: L’unità <strong>dei</strong> cristiani. Già e non ancora<br />

1983 Lettera pastorale <strong>dei</strong> <strong>vescovi</strong> svizzeri per la Festa federale di<br />

r<strong>in</strong>graziamento: Riconciliazione, un dovere per il cristiano<br />

1983 Commissione ecumenica <strong>della</strong> CVS: La <strong>Chiesa</strong> cattolico-romana <strong>della</strong><br />

<strong>Svizzera</strong> nel movimento ecumenico (presentato nel maggio 1983 dalla<br />

CVS quale doucmento di lavoro <strong>in</strong> preparazione al viaggio del Papa <strong>in</strong><br />

<strong>Svizzera</strong>; non pubblicato)<br />

1979 Dichiarazione <strong>della</strong> CVS sul dialogo ebrei-cattolici<br />

1973 Mutuo riconoscimento del battesimo da parte delle Chiese nazionali<br />

1973 Commissione ecumenica di dialogo <strong>della</strong> <strong>Svizzera</strong>: documento di studio<br />

sulla questione del battesimo oggi<br />

1973 Commissione ecumenica di dialogo <strong>della</strong> <strong>Svizzera</strong>: documento di lavoro<br />

per una comune testimonianza eucaristica delle Chiese<br />

1967 Dichiarazione comune sui matrimoni misti. Consiglio <strong>della</strong> Federazione<br />

delle Chiese protestanti <strong>della</strong> <strong>Svizzera</strong>, <strong>Conferenza</strong> <strong>dei</strong> <strong>vescovi</strong> cattolicoromani<br />

<strong>della</strong> <strong>Svizzera</strong>, Vescovo <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> cristiano-cattolica <strong>della</strong><br />

<strong>Svizzera</strong>, Zurigo 1967<br />

1966 La <strong>Conferenza</strong> <strong>dei</strong> <strong>vescovi</strong> svizzeri sull’Istruzione “Matrimonia mixta”<br />

5.9.1966 La <strong>Conferenza</strong> <strong>dei</strong> <strong>vescovi</strong> svizzeri sul Decreto <strong>della</strong> Congregazione per la<br />

Dottr<strong>in</strong>a <strong>della</strong> fede sui matrimoni misti<br />

1966 Commissione cattolica per le questioni ecumeniche: La responsabilità<br />

ecumenica<br />

1965 Lettera pastorale <strong>dei</strong> <strong>vescovi</strong> svizzeri per la Festa federale di<br />

r<strong>in</strong>graziamento: La riconciliazione <strong>dei</strong> cristiani<br />

Sussidi/ord<strong>in</strong>amenti <strong>della</strong> <strong>Conferenza</strong> <strong>dei</strong> <strong>vescovi</strong> svizzeri (CVS) 85<br />

2001 La celebrazione ecumenica del matrimonio, a cura di: Federazione delle<br />

Chiese protestanti <strong>della</strong> <strong>Svizzera</strong>, <strong>Conferenza</strong> <strong>dei</strong> <strong>vescovi</strong> svizzeri e<br />

<strong>Chiesa</strong> cristiano-cattolica <strong>della</strong> <strong>Svizzera</strong>, 2a edizione rivista<br />

1993 La celebrazione ecumenica del matrimonio, a cura di: Consiglio <strong>della</strong><br />

Federazione delle Chiese protestanti <strong>della</strong> <strong>Svizzera</strong>, <strong>Conferenza</strong> <strong>dei</strong><br />

<strong>vescovi</strong> svizzeri e Vescovo e S<strong>in</strong>odo <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> cristiano-cattolica <strong>della</strong><br />

<strong>Svizzera</strong> sulla base di un documento preparato dalla Comunità di lavoro<br />

ecumenica per la pastorale <strong>dei</strong> matrimoni misti nella <strong>Svizzera</strong> tedesca<br />

1992 Celebrazioni ecumeniche la domenica, a cura <strong>della</strong> Commissione<br />

ecumenica <strong>della</strong> CVS<br />

1986 Liturgie ecumeniche (su mandato <strong>dei</strong> <strong>vescovi</strong> di Basilea, Coira e San<br />

Gallo)<br />

1982 It<strong>in</strong>erari ecumenici. Piste di ricerca per le parrocchie. Edito<br />

congiuntamente come documento di lavoro dalla Commissione di dialogo<br />

<strong>della</strong> Federazione delle Chiese protestanti <strong>della</strong> <strong>Svizzera</strong> e <strong>della</strong><br />

<strong>Conferenza</strong> <strong>dei</strong> <strong>vescovi</strong> svizzeri<br />

1979 Liturgie ecumeniche. Pr<strong>in</strong>cipi e modello, a cura di: Consiglio <strong>della</strong><br />

Federazione delle Chiese protestanti <strong>della</strong> <strong>Svizzera</strong>, <strong>Conferenza</strong> <strong>dei</strong><br />

<strong>vescovi</strong> svizzeri e Vescovo e S<strong>in</strong>odo <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> cristiano-cattolica <strong>della</strong><br />

<strong>Svizzera</strong><br />

1970 Direttive e raccomandazioni per la preghiera e l’agire comuni delle Chiese<br />

<strong>in</strong> <strong>Svizzera</strong>, a cura di: Consiglio <strong>della</strong> Federazione delle Chiese protestanti<br />

<strong>della</strong> <strong>Svizzera</strong>, <strong>Conferenza</strong> <strong>dei</strong> <strong>vescovi</strong> svizzeri e Vescovo e S<strong>in</strong>odo <strong>della</strong><br />

<strong>Chiesa</strong> cristiano-cattolica <strong>della</strong> <strong>Svizzera</strong><br />

85 v. Nota 84.<br />

59


Comunità di lavoro delle Chiese cristiane <strong>in</strong> <strong>Svizzera</strong> (CLCC)<br />

- Orthodoxie <strong>in</strong> der Schweiz: Esposti d’una giornata di studio <strong>della</strong> CLCC, 9-10<br />

marzo 2001 a Zurigo<br />

- Wahrheit und Beliebigkeit, Esposti al simposio ecumenico polacco-svizzero,<br />

Davos 14-20.9.1988<br />

- Ihr seid <strong>in</strong> Christus versöhnt (2 Cor 5, 18-20): materiali per il lavoro <strong>in</strong><br />

parrocchia e per la liturgia per la Settimana di preghiera per l’unità <strong>dei</strong> cristiani<br />

1997<br />

- Die Familie Gottes – berufen zur E<strong>in</strong>heit im Glauben und Tun. Settimana di<br />

preghiera per l’unità <strong>dei</strong> cristiani 1994<br />

- Sulla Via svizzera: riflessioni, a cura <strong>della</strong> Commissione ecumenica 1991 <strong>della</strong><br />

CLCC, 1991<br />

- Volk unter Völkern?, un documento di lavoro per i 700 anni <strong>della</strong><br />

Confederazione elvetica, a cura <strong>della</strong> CLCC, 1990<br />

- Comunità delle Chiese: unità e diversità, a cura <strong>della</strong> CLCC, 1986<br />

- Mensch se<strong>in</strong> im Ganzen der Schöpfung: e<strong>in</strong> ökologisches Memorandum, a cura<br />

<strong>della</strong> CLCC, 1985<br />

- Kirche im Gastgewerbe: geme<strong>in</strong>same Aktion christlicher Kirchen, a cura <strong>della</strong><br />

Comunità di lavoro evangelica per il turismo <strong>in</strong> <strong>Svizzera</strong> EAG, 1983<br />

- Consultazione ecumenica, Interlaken 1980, Rapporto f<strong>in</strong>ale (<strong>in</strong> tedesco e<br />

francese), a cura <strong>della</strong> CLCC<br />

- Staat und Kirche <strong>in</strong> der Schweiz: theologische Probleme, a cura <strong>della</strong> CLCC,<br />

1979<br />

- Kirche-Staat im Wandel. E<strong>in</strong>e Dokumentation, CLCC 1974<br />

- CLCC: Statuti e Regolamento, 1971<br />

Ulteriori testi<br />

- Consultazione ecumenica sull’avvenire sociale ed economico <strong>della</strong> <strong>Svizzera</strong>.<br />

Rapporto di valutazione, a cura <strong>della</strong> <strong>Conferenza</strong> <strong>dei</strong> <strong>vescovi</strong> svizzeri e <strong>della</strong><br />

Federazione delle Chiese protestanti <strong>della</strong> <strong>Svizzera</strong>, Berna/Friburgo 2000<br />

- Rolf Weibel, Unierte <strong>in</strong> der Schweiz. Zur Präsenz katholischer Ostkirchen, SKAF,<br />

Lucerna 1997<br />

- Orthodoxe Präsenz <strong>in</strong> der Schweiz. E<strong>in</strong>e pastorale Handreichung, Testi <strong>della</strong><br />

Commissione di dialogo ortodossa/cattolico-romana <strong>della</strong> <strong>Svizzera</strong>, Friburgo<br />

1991<br />

- Unterwegs zur E<strong>in</strong>heit? Schweizer Protestanten, Oekumene und Papst, a cura<br />

<strong>della</strong> Federazione delle Chiese protestanti <strong>della</strong> <strong>Svizzera</strong>, Berna 1984<br />

60


S<strong>in</strong>ossi ecumenica – visione dall’esterno<br />

Le Chiese ortodosse ed evangeliche e la <strong>Chiesa</strong> cattolico-romana. Ciò che le separa – ciò che le unisce<br />

<strong>Chiesa</strong> ortodossa <strong>Chiesa</strong> cattolico-romana Chiese evangeliche riformate<br />

<strong>della</strong> <strong>Svizzera</strong><br />

Fonti <strong>della</strong> fede La Bibbia e la sua <strong>in</strong>terpretazione da parte <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>. Solo la Bibbia.<br />

La salvezza degli uom<strong>in</strong>i La salvezza nasce dalla fede che è dono di Dio. La salvezza nasce dalla fede che è dono di Dio.<br />

Si mette l’accento sulla cooperazione umana Si mette l’accento sull’operato di Dio nell’<br />

nell’ottenimento <strong>della</strong> salvezza. avvenimento <strong>della</strong> salvezza mediante la fede.<br />

Sacramenti Battesimo, eucaristia, cresima, matrimonio, Battesimo e Santa Cena. La Santa Cena è una<br />

ord<strong>in</strong>azione, penitenza, unzione <strong>dei</strong> malati. celebrazione commemorativa.<br />

Struttura <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> Patriarcati che sono collegati <strong>Chiesa</strong> universale. Orientamento giuridico <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> quale <strong>Chiesa</strong><br />

tra di loro attraverso Diocesi. di Stato e di comune.<br />

la comunione eucaristica. Unità <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> “Sacerdozio di tutti i credenti”.<br />

Tutti i <strong>vescovi</strong> hanno garantita dal papa. <strong>Chiesa</strong> visibile e <strong>in</strong>visibile.<br />

parità di ord<strong>in</strong>e.<br />

I credenti partecipano<br />

all’elezione <strong>dei</strong> sacerdoti<br />

e <strong>dei</strong> <strong>vescovi</strong>.<br />

M<strong>in</strong>istri L’ord<strong>in</strong>azione al m<strong>in</strong>istero sacerdotale amm<strong>in</strong>istrata da un L’ord<strong>in</strong>azione da parte di altri titolari al<br />

vescovo ammette all’assunzione di un m<strong>in</strong>istero di m<strong>in</strong>istero ecclesiastico ammette<br />

servizio speciale che contiene la guida <strong>della</strong> comunità, un servizio speciale nella comunità. Per pr<strong>in</strong>cipio<br />

l’annuncio e l’amm<strong>in</strong>istrazione <strong>dei</strong> sacramenti. ogni membro <strong>della</strong> comunità può presiedere al<br />

Ai <strong>vescovi</strong> è affidata d’ufficio la cura dell’unità <strong>della</strong> culto ed amm<strong>in</strong>istrare i sacramenti. Si va <strong>in</strong>sieme <strong>in</strong><br />

<strong>Chiesa</strong> e la tradizione “<strong>in</strong>alterata” <strong>della</strong> verità. ricerca <strong>della</strong> verità.<br />

Sono obbligati allo stato celibe Il celibato è v<strong>in</strong>colante I titolari sono abitualmente sposati.<br />

solo i maggiori ord<strong>in</strong>i. per tutti i sacerdoti <strong>della</strong><br />

61


<strong>Chiesa</strong> lat<strong>in</strong>a.<br />

Il vescovo di Roma è Il vescovo di Roma quale Il papato non è necessario.<br />

riconosciuto quale patriarca successore di Pietro è il<br />

occidentale ma non quale titolare maggiore di tutti i<br />

guida universale <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>. m<strong>in</strong>isteri <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>. Egli<br />

dispone di giurisdizione<br />

suprema e decide sulla<br />

dottr<strong>in</strong>a cristiana quale<br />

ultima istanza.<br />

Il m<strong>in</strong>istero sacerdotale è riservato esclusivamente a uom<strong>in</strong>i Ord<strong>in</strong>azione pure di donne al m<strong>in</strong>istero<br />

Liturgia Annuncio <strong>della</strong> Parola e celebrazione dell’Eucaristia. L’annuncio <strong>della</strong> Parola di Dio (la Bibbia).<br />

Santi I santi, particolarmente Maria, vengono venerati ed <strong>in</strong>vocati Pregio di personaggi cristiani eccellenti, però<br />

quali <strong>in</strong>tercessori davanti a Dio. nessuna venerazione di santi.<br />

Chiese: Le Chiese ortodosse di: - La <strong>Chiesa</strong> lat<strong>in</strong>a Le Chiese <strong>della</strong> Riforma<br />

- Costant<strong>in</strong>opoli - le Chiese orientali <strong>in</strong> - evangelica luterana<br />

- Gerusalemme unione con Roma - evangelica riformata (zw<strong>in</strong>gliana / calv<strong>in</strong>ista)<br />

- Antiochia<br />

- Russia<br />

- Serbia<br />

- Albania<br />

- ed altre<br />

62


Altre Chiese<br />

<strong>Chiesa</strong> cristiano-cattolica o vetero-cattolica<br />

- costituzione episcopale s<strong>in</strong>odale,<br />

- il S<strong>in</strong>odo elegge il vescovo,<br />

- 7 sacramenti,<br />

- il celibato non esiste,<br />

- ammissione delle donne al m<strong>in</strong>istero sacerdotale.<br />

<strong>Chiesa</strong> anglicana<br />

- stretto legame tra Stato e <strong>Chiesa</strong>; era necessario il consenso <strong>della</strong> Camera <strong>dei</strong><br />

Lords e <strong>della</strong> Camera <strong>dei</strong> comuni perché le donne venissero ammesse<br />

all’ord<strong>in</strong>azione al m<strong>in</strong>istero sacerdotale,<br />

- il re/la reg<strong>in</strong>a d’Inghilterra è il capo supremo <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> (nessun membro<br />

<strong>della</strong> successione al trono può convertirsi al cattolicesimo oppure sposarsi con<br />

un partner cattolico),<br />

- da una parte: una forte impronta cattolica (“high church”: significativi sono la<br />

celebrazione <strong>della</strong> liturgia e <strong>dei</strong> sacramenti),<br />

- da un’altra parte forti <strong>in</strong>flussi <strong>della</strong> Riforma (“low church”: ruolo importante<br />

<strong>della</strong> Sacra Scrittura),<br />

- l’unione delle Chiese anglicane composta da trentuno diverse Chiese membro<br />

autonome con le proprie liturgie,<br />

- ammissione delle donne al servizio sacerdotale.<br />

Chiese evangeliche<br />

Evangelico-riformata, evangelico-luterana, evangelico-metodista, le Chiese libere<br />

(battisti, Esercito <strong>della</strong> salvezza, movimenti pentecostali ecc.).<br />

I battisti<br />

- pratica dell’anabattesimo,<br />

- la <strong>Chiesa</strong> libera più grande / si tiene separata dalla <strong>Chiesa</strong> di Stato,<br />

- battesimo <strong>dei</strong> maggiorenni,<br />

- si esige un cristianesimo rigido – sola scriptura (fedeltà alla Bibbia),<br />

- grande diffusione nell’America settentrionale, soprattutto tra la popolazione nera.<br />

La <strong>Chiesa</strong> evangelica metodista<br />

- un movimento di risveglio <strong>in</strong>glese,<br />

- propri articoli di credo,<br />

- fondata dai spirituali anglicani John e Charles Wesley,<br />

- un impegno sociale particolarmente forte,<br />

- membro <strong>della</strong> Federazione delle Chiese protestanti <strong>della</strong> <strong>Svizzera</strong>,<br />

- esiste parzialmente il m<strong>in</strong>istero del vescovo.<br />

I movimenti pentecostali<br />

- sono conv<strong>in</strong>ti che l’avvenimento di Pentecoste si manifesti di nuovo oggi,<br />

- ci sono i carismi come la glossolalia, le profezie, le guarigioni di ammalati,<br />

- si <strong>in</strong>segna un distacco radicale dal mondo secolare, cercano di essere privi di<br />

ogni peccato, affidamento totale a Cristo,<br />

- la Santa Cena celebrata <strong>in</strong> seguito alla lavanda <strong>dei</strong> piedi ha solo carattere<br />

simbolico,<br />

- il battesimo <strong>dei</strong> maggiorenni non <strong>in</strong>clude il battesimo nello Spirito.<br />

63


Le Chiese ortodosse vecchio-orientali<br />

Il fondamento comune del credo: i concili <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> primitiva antecedente il Concilio<br />

di Calcedonia (451).<br />

La <strong>Chiesa</strong> ortodossa copta (Egitto)<br />

- i medesimi sacramenti come nella <strong>Chiesa</strong> cattolica,<br />

- distribuzione <strong>della</strong> comunione ai credenti f<strong>in</strong>o all’esaurimento delle ostie,<br />

- se i sacerdoti vogliono sposarsi devono farlo ancora prima dell’ord<strong>in</strong>azione,<br />

- il battesimo si riceve 40 giorni dopo la nascita <strong>in</strong>sieme con la comunione,<br />

- condizioni per la conversione sono un catecumenato che dura anni e<br />

l’anabattesimo,<br />

- un proprio papa.<br />

La <strong>Chiesa</strong> ortodossa d’Etiopia<br />

- la liturgia contiene usanze che si appoggiano all’Antico Testamento ed alla<br />

religione ebraica,<br />

- <strong>in</strong>vocazioni particolari <strong>della</strong> madre di Dio, degli angeli, <strong>dei</strong> santi e <strong>dei</strong><br />

personaggi apocalittici.<br />

La <strong>Chiesa</strong> ortodossa armena<br />

- il capo supremo è il catholikos,<br />

- è la <strong>Chiesa</strong> di Stato più antica,<br />

- esistono la <strong>Chiesa</strong> apostolica armena e la <strong>Chiesa</strong> cattolica armena.<br />

Indirizzi<br />

Istituto di Studi ecumenici, Università Miséricorde, av. de l’Europe 20, 1700<br />

Friburgo, tel. 026 300 74 29, fax 026 300 79 83, www.unifr.ch/iso<br />

Istituto Ecumenico dell’Università, Gibraltarstrasse 3, casella postale 7763,<br />

6000 Lucerna 7, tel. 041 228 66 35, fax 041 228 72 32,<br />

www.unilu.ch/tf6739.htm<br />

64


INDICE<br />

Presentazione 1<br />

Ecumenismo <strong>in</strong> <strong>Svizzera</strong> 4<br />

Situazione nella <strong>Svizzera</strong> romanda 20<br />

Il Movimento ecumenico nel Cantone Tic<strong>in</strong>o e nella Diocesi<br />

di Lugano 25<br />

- Personalità dell’ecumenismo <strong>in</strong> <strong>Svizzera</strong> 28<br />

- Ecumenismo oggi e domani 33<br />

- Una fede – un battesimo 37<br />

- Uniti nella fede – separati alla mensa del Signore? 43<br />

- Caritas: l’attuazione fondamentale <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> 47<br />

- A mo’ di conclusione 52<br />

- Allegati:<br />

- Piccolo dizionario dell’ecumenismo 53<br />

- Documenti ecumenici 58<br />

- S<strong>in</strong>ossi ecumenica 61<br />

- Altre Chiese 63<br />

65

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