Nel mio principio è la mia fine - Il Dialogo
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30/12/07<br />
Informatio<br />
può rispondere: i morti erano assai più frequenti nelle case poverelle,<br />
nei "catoi" nei quali l'igiene non era di casa. E perciò <strong>la</strong> gente minuta<br />
cercava i colpevoli del "veneficio" che trovava sempre "in alto".<br />
Cionondimeno, scoppiato il male,<br />
"il Convento di Palermo dava generoso le prime prove di valore in<br />
mezzo ai colerosi. Da Porta Nuova a tutta <strong>la</strong> strada di<br />
Mezzomonreale, dal Convento all'Olivuzza, Danisinni e Portello e<br />
dintorni ove il male si fece stazionario sino al<strong>la</strong> estinzione, le strade<br />
furono percorse dai nostri Sacerdoti che porgevano soccorrevole <strong>la</strong><br />
mano spirituale per aiutar tutti, per confortar tutti".<br />
Eventi anche all’interno dell’Ordine…<br />
All'interno dell'Ordine dei Cappuccini, intanto, andavano<br />
maturando eventi altrettanto insidiosi e letali. Tali eventi minavano <strong>la</strong><br />
salute del<strong>la</strong> struttura organizzativa e spirituale del<strong>la</strong> Istituzione. <strong>Il</strong><br />
Ministro Generale dell'Ordine, p. Salvatore da Ozieri, venuto in Sicilia<br />
per <strong>la</strong> Sacra Visita (anno 1854), ad Agrigento ebbe una impennata<br />
vistosa: impose che il noviziato dal<strong>la</strong> Città dei Templi fosse trasferito a<br />
Monreale. Ciò fece pensando probabilmente ad una speciale tute<strong>la</strong><br />
paterna del Superiore Provinciale che allora era il M.R. padre<br />
Giuseppe da Salemi. Oltre tutto, a quei tempi, Agrigento risultava<br />
assai lontana da Palermo: l'occhio, per quanto vigile del p. provinciale,<br />
non avrebbe potuto seguire da vicino le vicende politiche che in quel<br />
periodo coinvolgevano anche le case di formazione. E dunque il padre<br />
Salvatore da Ozieri, sicuramente in aggiunta alle precauzioni suggerite<br />
ai superiori locali e al Maestro dei novizi, impose il trasferimento del<br />
noviziato a Monreale.<br />
<strong>Il</strong> prof. Maggiore Perni a Palermo<br />
<strong>Il</strong> colera incalza per <strong>la</strong> terza volta<br />
Un grande studioso di epide<strong>mio</strong>logia in Sicilia e soprattutto nel<br />
palermitano, il prof. Maggiore Perni, volendo spiegare lo sfacelo su cui<br />
si impianta il terzo colera, così scriveva:<br />
Dal 1860 in poi compivasi ogni giorno un atto che toglieva e<br />
distruggeva ogni avanzo di governo locale. La Luogotenenza cadeva a<br />
31 gennaio 1862, e con essa ogni elemento di vita regionale; al 1865<br />
unificavasi <strong>la</strong> legis<strong>la</strong>zione amministrativa, al 1866 <strong>la</strong> legis<strong>la</strong>zione<br />
civile; al 1860 stesso s'era unificata <strong>la</strong> legis<strong>la</strong>zione penale. Le pesanti<br />
imposte piovevano giorno per giorno…<br />
[…] Così si compiva senza bisogno il grande sacrifizio del<strong>la</strong> nostra<br />
vita amministrativa in modo che allorquando si cercavano le leggi per<br />
impedire le invasioni delle epidemie, esse non erano più; quando<br />
s'invocavano i magistrati che ci difendessero, essi mancavano; quando<br />
si ricorse alle autorità cittadine per fare qualche cosa, non avevano<br />
più poteri. Eravamo all'arbitrio di un governo lontano, curante più<br />
gl'interessi generali che i partico<strong>la</strong>ri; più gli economici che quelli<br />
del<strong>la</strong> vita.<br />
E al colera niuno pensava. La plebe, sicura che era veleno, non se<br />
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