Nel mio principio è la mia fine - Il Dialogo
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30/12/07<br />
Tornando a P. Angelico<br />
Informatio<br />
A seguito delle considerazioni sopra esposte, ci sembra il caso di<br />
riagganciare <strong>la</strong> storia personale del neo sacerdote p. Angelico Li Pani,<br />
nato a Caltanissetta il 28 dicembre 1842 e già a 24 anni frate minore<br />
cappuccino a pieno titolo, che da Palermo imbocca <strong>la</strong> regia trazzera<br />
per Caltanissetta.<br />
…quel<strong>la</strong> regia trazzera per Caltanissetta<br />
Colera, soppressione degli ordini religiosi, sbandamento dei frati in<br />
tutte le direzioni di questa nostra Sicilia; rabbia di coloro che si<br />
sentivano i manutengoli dell'ordine pubblico da difendere dalle<br />
presunte aggressioni di poveri e inermi fraticelli; spaurite piccole<br />
monache perseguite o perseguitate in nome del<strong>la</strong> Legge perché<br />
deponessero le vesti sacre che avevano indossato nel fiore del<strong>la</strong> loro<br />
giovinezza: le vesti sacre che avevano costituito <strong>la</strong> loro aspirazione di<br />
ventenni.<br />
Tutto questo a partire dal<strong>la</strong> sera, forse per niente illuminata, in cui<br />
il Marchese Di Rudinì, per le vie e le piazze di Palermo, fece squil<strong>la</strong>re<br />
<strong>la</strong> tromba del<strong>la</strong> dispersione e disgregazione.<br />
Fu messo in opera con acredine feroce il proposito, maturato nelle<br />
sette irreligiose e anticlericali, perché nul<strong>la</strong> restasse di ciò che aveva<br />
abbellito le nostre contrade da Palermo a Torino, da Mi<strong>la</strong>no a Taranto,<br />
a Brindisi. Tutto doveva essere mandato in malora, al macello; e<br />
bandito ogni più lieve sentimento di misericordia. Così fu proc<strong>la</strong>mato<br />
lo stato di distruzione di ogni cosa più sacra: niente doveva restare di<br />
segni sacri, di crocifissi, di statue, oggetti di culto. Era l'Italia atea che,<br />
furibonda e proterva, proc<strong>la</strong>mava "non serviam!"<br />
Le uniche voci che, in tanto tramestio di sentimenti, conservano<br />
ancora l'aggancio col divino, sono quelle disseminate nelle lettere<br />
circo<strong>la</strong>ri dei Superiori provinciali (e dei Cappuccini, e dei Frati Minori,<br />
e dei Conventuali) e dei Gesuiti, dei Passionisti, dei Redentoristi di S.<br />
Alfonso che hanno il coraggio di proc<strong>la</strong>mare con visione profetica:<br />
ritorneremo, Diòs non muere!<br />
I religiosi, malgrado le vessazioni personali e comunitarie, restano<br />
ottimisti. Sembrano ripetere l'esortazione: soli Deo fide, vitae quod<br />
sufficit opta, caetera crede nihil (abbi fiducia solo in Dio, ricerca<br />
solo quel che basta al giorno presente, non ti impe<strong>la</strong>gare nel<strong>la</strong> politica<br />
portatrice dell'effimero).<br />
Ognuno dei frati, portavoce del Salmo 85…<br />
Ognuno dei frati, convocati a raccolta per esser loro intimata <strong>la</strong><br />
dispersione e l'abbandono dei conventi (oltre 42 nel<strong>la</strong> so<strong>la</strong> provincia<br />
di Palermo), quel<strong>la</strong> sera con molta umiltà poteva farsi portavoce del<br />
Salmo 85: <strong>la</strong> preghiera a Dio nell'afflizione, <strong>la</strong> stessa elevata da S.<br />
Paolo nel<strong>la</strong> 2ª Cor.1,3,4.<br />
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