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Nel mio principio è la mia fine - Il Dialogo

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30/12/07<br />

Informatio<br />

Non mancano gli stranieri e gli esuli; ovunque si possono vedere<br />

mani tese che chiedono l'elemosina.<br />

L'aria <strong>è</strong> il loro tetto a cielo scoperto; il portico, i bivi e le parti più<br />

deserte del<strong>la</strong> piazza sono il loro ricovero; secondo il costume dei gufi<br />

e delle civette si nascondono nelle caverne.<br />

Sono ricoperti di cenci vecchi e <strong>la</strong>ceri.<br />

Frutto delle loro terre <strong>è</strong> <strong>la</strong> bontà d'animo di coloro che ne hanno<br />

pietà: hanno il cibo se ne ricevono da qualcuno che li avvicina; loro<br />

bevanda <strong>è</strong> quel<strong>la</strong> stessa che <strong>è</strong> comune agli animali irragionevoli, cio<strong>è</strong><br />

le fonti. Hanno per bicchieri le palme delle mani. Per dispensa <strong>la</strong> so<strong>la</strong><br />

bisaccia, a meno che non sia tutta rotta ma possa contenere ciò che vi<br />

<strong>è</strong> messo dentro. Per mensa hanno le ginocchia piegate; per letto <strong>la</strong><br />

nuda terra, per bagno quello che Dio ha dato in comune a tutti e non <strong>è</strong><br />

costruito dall'attività umana; cio<strong>è</strong> il fiume o <strong>la</strong> palude.<br />

Conducono una vita raminga e rozza, non perché in <strong>principio</strong><br />

abbiano deciso così, ma perché vi sono stati spinti dalle disgrazie e<br />

dal<strong>la</strong> necessità.<br />

Tu che digiuni provvedi loro il vitto necessario. Sii buono con i<br />

fratelli infelici: ciò che sottrai al tuo stomaco dallo a chi ha fame. <strong>Il</strong><br />

giusto timor di Dio pareggi tutto; con una giusta temperanza modera<br />

le due condizioni tra loro contrarie: <strong>la</strong> tua sazietà e <strong>la</strong> fame del<br />

fratello».<br />

<strong>Il</strong> linguaggio di S. Gregorio di Nissa e degli altri Padri Cappadoci<br />

(San Gregorio Nazianzeno, San Basilio) <strong>è</strong> senza reticenze. Essi nelle<br />

loro omelie ci danno di scoprire una "polis romana" trasferita in Asia<br />

tutt’altro che accattivante.<br />

Leggiamo pagine che ci fanno cogliere <strong>la</strong> povertà più disonesta<br />

dovuta ad una pessima distribuzione dei beni e del<strong>la</strong> produzione<br />

terriera; distribuzione per noi, oggi, scandalosa. I Padri anzidetti sono<br />

<strong>la</strong> coscienza viva del Vangelo e delle Opere di Misericordia.<br />

E in San Giovanni Crisostomo…<br />

San Giovanni Crisostomo, <strong>la</strong> bocca d'oro di Costantinopoli, inveisce<br />

contro gli abusi pazzeschi a proposito di culto nelle cattedrali, quando<br />

al contrario fuori gironzo<strong>la</strong>no i pitocchi che, cenciosi, tendono <strong>la</strong> mano<br />

importunando coloro che sono ben vestiti e ben pasciuti. <strong>Il</strong><br />

Crisostomo rivolgendosi ai suoi uditori, che dovevano essere in grande<br />

numero, domanda prima a se stesso, patriarca di Bisanzio, e ai suoi<br />

uditori: come <strong>è</strong> possibile ai cristiani sopportare tale diversità di<br />

situazioni? (Proviamo a immaginare lo sfarzo dissennato sugli altari,<br />

nei cande<strong>la</strong>bri, nel<strong>la</strong> tappezzeria di Santa Sofia!). E dunque come <strong>è</strong><br />

possibile conciliare nel<strong>la</strong> coscienza del cristiano lo sfarzo tipico del<strong>la</strong><br />

liturgia orientale e <strong>la</strong> fame del<strong>la</strong> povera gente?<br />

Ben venga pertanto il primo dei PP. Cappadoci citato, S. Gregorio di<br />

Nissa. E ripeta per gli affamati di tutti i tempi le sue considerazioni:<br />

«La ragione dischiuda ai poveri le case dei ricchi. <strong>Il</strong> pensiero del<br />

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