Nel mio principio è la mia fine - Il Dialogo

30/12/07
Informatio
l'aspettava da un governo libero; massimamente dopo quelle dimande
di Garibaldi al popolo: "Volete i Borboni e il colera, oppure la
guerra?
Or qual non fu la sorpresa e lo spavento di questo povero popolo,
quando sentì dirsi che s'avvicinava il colera? E intanto la città era
piena di malcontenti; ufficiali dell'esercito meridionale sul lastrico;
impiegati in disponibilità che vedevano con orrore avvicinarsi il
termine della scadenza del loro dimezzato stipendio; forensi nella
miseria per le nuove leggi di registro e di bollo; renitenti di leva
perseguitati come belve per le campagne; ammoniti e latitanti che
turbavano, all'esterno, la pubblica sicurezza; monaci e suore che
aspettavano d'essere cacciati dai loro monasteri, e numerose genti che
vivevano con quelle ricchezze conventuali che sarebbero state
incamerate.
Frattanto niun bene vedevasi del nuovo governo: non un chilometro
di ferrovie o di strade rotabili: le comunicazioni col continente rare…
[…] E il colera intanto s'avvicinava… a grandi passi.
La plebe, che credeva al veleno, era in fermento e volse contro il
nuovo governo le imprecazioni che avea lanciato sul governo
borbonico…
Per i primi otto mesi la cosa andò liscia; poi scoppiò la rivolta e le
truppe continentali, venute per sedarla, portarono il colera a Palermo.
Nella primavera del 1867 scoppiò più furibondo per tutta la Sicilia,
e vi durò per tutto l'anno. Nell'Isola furono complessivamente
attaccati 229 comuni con 45.727 morti; nella provincia di Palermo
attaccati 68 comuni, morti 12.553; nella sola città di Palermo e
dintorni ci furono 3827 decessi. Ma, pei poveri frati, ecco annunciarsi
il flagello nuovo…
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