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Nel mio principio è la mia fine - Il Dialogo

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30/12/07<br />

Informatio<br />

dignitosamente accumu<strong>la</strong>ti.<br />

Quindi al santo ed eroico confratello non devono rivolgersi spinte e<br />

spintoni di dissenso anche dissimu<strong>la</strong>to. Egli agì con il coraggio e <strong>la</strong><br />

benedizione di Dio per <strong>la</strong> gloria del quale <strong>la</strong>vorò sempre: sia che<br />

costruisse anche a rilento il terzo convento dei Cappuccini in S.<br />

Michele di Caltanissetta; sia che desse una casa alle fanciulle orfane<br />

dei cataclismi minerari succedutisi nei primi degli anni 1880; sia che<br />

mettesse mano al<strong>la</strong> fondazione di un nuovo Istituto religioso<br />

femminile, quale virgulto del Terzo Ordine Francescano.<br />

<strong>Nel</strong> solco del primo Francescanesimo…<br />

Tutto ciò, possiamo permetterci di dire, venne realizzato nel solco<br />

tracciato dal primo Francescanesimo e dal nuovo Ordine Cappuccino,<br />

beninteso escludendo le esasperazioni iniziali quando cio<strong>è</strong><br />

imperversavano soggetti come fra’ Ludovico da Fossombrone detto<br />

l’autarca. Pertanto ci piace qui ricollegare l’azione del nostro p.<br />

Angelico al<strong>la</strong> linea dei Padri Cappuccini più dinamici, aperti,<br />

intelligenti, colti, quali il nuovo beato fra’ Marco da Viano e <strong>la</strong> fulgida<br />

figura di fra’ Fedele da Sigmaringen, santo protomartire del<strong>la</strong><br />

Propagazione del<strong>la</strong> Fede.<br />

E dunque <strong>la</strong> opzione, fatta da p. Angelico in quel di Caltanissetta nel<br />

periodo storico dimensionato dai fatti sopra cennati, trova riscontro e<br />

piena giustificazione, anche teologica, primieramente nel dilemma<br />

posto da Francesco a sorel<strong>la</strong> Chiara.<br />

Eremitaggio o convento dei Cappuccini?<br />

L'umile servo di Cristo santo Francesco, poco tempo dopo <strong>la</strong> sua<br />

conversione, avendo già raunati molti compagni e ricevuti all'Ordine,<br />

entrò in grande pensiero e in grande dubitazione di quello che dovesse<br />

fare: ovvero d'intendere so<strong>la</strong>mente ad orare, ovvero alcuna volta a<br />

predicare; e sopra ciò disiderava molto di sapere <strong>la</strong> volontà di Dio. E<br />

però che <strong>la</strong> santa umiltà ch'era in lui non lo <strong>la</strong>sciava presumere di sé<br />

n<strong>è</strong> di sue orazioni, pensò di cercarne <strong>la</strong> divina volontà con le orazioni<br />

altrui. Onde egli chiamò frate Masseo e dissegli così: «Va' a suora<br />

Chiara e dille da <strong>mia</strong> parte ch'el<strong>la</strong> con alcune delle più spirituali<br />

compagne divotamente preghino Iddio che gli piaccia dimostrarmi<br />

qual sia il meglio: ch'io intenda a predicare o so<strong>la</strong>mente all'orazione.<br />

E poi va' a frate Silvestro e digli il simigliante». Quello era stato nel<br />

secolo messere Silvestro il quale avea veduto una croce d'oro<br />

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