OMELIE CONTRO GLI EBREI - TerraSantaLibera.org
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allude giustamente precisando: "Siamo stati colpiti da mali tali che non si<br />
sono mai visti sotto il cielo. Non ve ne è nessuno come quelli che sono caduti<br />
su Israele". Quali sono questi mali? "Le madri divorarono i loro figli". Tutto<br />
questo è chiaramente predetto da Mosè, e Geremia attesta essere accaduto.<br />
Ecco cosa dice Mosè: "La donna tenera e delicata che per la sua mollezza e<br />
delicatezza quasi non avrebbe osato toccare terra con la pianta dei suoi<br />
piedi, si siederà ad una mensa orrenda e mangerà i suoi stessi figli" (Deut.<br />
XXVIII, 56). Anche Geremia conferma che questo è accaduto: "Le mani di<br />
donne pur misericordiose posero a cuocere i loro figli" (Lament. IV, 10).<br />
Daniele dopo aver parlato dei loro peccati e ricordato come furono puniti, non<br />
chiede tuttavia che siano salvati. Ammira la virtù di questo servo di Dio.<br />
Dopo aver mostrato che non avevano ancora sopportato quanto avrebbero<br />
meritato, né pagato quanto dovevano per il male compiuto Daniele si rivolge<br />
alla misericordia di Dio e alla consueta bontà divina verso il genere umano: "E<br />
ora, o Signore Dio nostro, che hai fatto uscire il tuo popolo dalla terra di<br />
Egitto e che ti sei creato un nome che dura fino ad oggi; riconosciamo che<br />
abbiamo peccato e commesso delle iniquità" (Dan. IX, 15). Allo stesso modo,<br />
aggiunse, hai salvato gli antichi ebrei, non per le loro buone azioni, ma,<br />
considerando le loro tribolazioni e le loro angosce, hai esaudito le loro grida di<br />
aiuto; così ora liberaci dai mali presenti unicamente per la tua bontà verso il<br />
genere umano, perché non abbiamo nessun diritto di sperare la salvezza.<br />
Dopo aver detto questo ed aver pianto a lungo, allora Daniele introduce nel<br />
discorso la città di Gerusalemme e ne parla come di una donna prigioniera:<br />
"Volta il viso verso il tuo santuario, p<strong>org</strong>i il tuo orecchio, o mio Dio, e<br />
ascoltaci. Apri i tuoi occhi e guarda la rovina nostra e della tua città nella<br />
quale è invocato il tuo santo nome" (Dan. IX, 17-18). Dopo essersi guardato<br />
intorno e non aver visto neppure un uomo che possa placare Dio, il Profeta fa<br />
ricorso agli edifici, e Gli pone davanti la città stessa di Gerusalemme e la sua<br />
desolazione, e conclude la sua preghiera, come si vedrà in seguito, sforzandosi<br />
di rendere Dio propizio.<br />
Ma è necessario ritornare al nostro argomento; in realtà queste digressioni<br />
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