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parte ii - circuiti elettrici ed elementi ideali - Fisica

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In queste condizioni, la potenza assorbita dall'alimentatore è pA(t) = VCCiC(t), il cui valor<br />

m<strong>ed</strong>io su un periodo è PA= 72 mW; la potenza assorbita dal resistore è iC 2 (t)R, con valor m<strong>ed</strong>io<br />

PR = IC²R + ½Ic²R = 37 mW. La potenza assorbita dal transistore è vC(t)iC(t), con valor m<strong>ed</strong>io<br />

PT = IC 2 R ½Ic 2 R = 35 mW.<br />

Consideriamo ora il modello differenziale del circuito: un generatore di corrente controllato<br />

in corrente con k = 100, comandato da un generatore esterno ib(t) alla porta d'ingresso, alla cui porta<br />

d'uscita è collegato il resistore di carico R (il generatore VCC presenta infatti idealmente resistenza<br />

interna nulla e tensione costante sicché nel modello differenziale viene considerato come un<br />

cortocircuito).<br />

Calcolando le potenze assorbite in alternata dagli <strong>elementi</strong> del circuito equivalente, si ottiene<br />

che la potenza m<strong>ed</strong>ia assorbita dal carico è uguale a quella fornita dal generatore controllato:<br />

PR = PGC = 1mW.<br />

Ciò conferma quanto detto prima, ossia che il dispositivo elettronico "attivo" è<br />

effettivamente attivo solo quando se ne considera il modello differenziale, mentre è passivo quando<br />

si considerano i valori totali delle grandezze elettriche. Nel seguito, in accordo con l'uso corrente,<br />

chiameremo attivi i dispositivi elettronici il cui modello o circuito equivalente per piccoli segnali<br />

risulti attivo. Quello che in realtà si verifica, in tali dispositivi, è un fenomeno di conversione di<br />

energia: più precisamente, <strong>parte</strong> dell'energia erogata dall'alimentatore (in continua) viene utilizzata<br />

per accrescere l'energia del segnale variabile (in altrernata). E qui notiamo che generalmente<br />

l'alimentatore fornisce energia in continua, ma questo non avviene sempre: negli amplificatori<br />

parametrici l'energia viene fornita al circuito in alternata da una sorgente, detta pompa, e si verifica<br />

poi una conversione dalla frequenza della pompa in quella del segnale d’uscita.<br />

Oltre ai generatori controllati si definiscono vari altri <strong>elementi</strong> attivi <strong>ideali</strong> a due porte. Tra questi ci limitiamo<br />

a citare i convertitori di imp<strong>ed</strong>enza negativa (negative imp<strong>ed</strong>ance converters, NIC), che cambiano da passivo in attivo<br />

un elemento bipolare, alterandone inoltre il valore.<br />

VNIC v1 = -k1v2 ; i1 = -k2i2<br />

INIC v1 = k1v2 ; i1 = k2i2<br />

dove k1 > 0, kk > 0.<br />

Collegando per esempio un resistore R alla porta 2 di un INIC, si ha: v2 = -i2 R. Si ha d'altra <strong>parte</strong> v1 = k1 v2, da<br />

cui v1 = -k1 i2 R. Dividendo per i1 = k2 i2, si ottiene infine: v1/i1 = - (k1/k2) R. Si conclude che il resistore R, osservato<br />

attraverso la porta 1 dell'INIC, viene trasformato da passivo in attivo (o viceversa) e che il valore della resistenza viene<br />

mutato nel rapporto k1/k2.<br />

G. V. Pallottino – Aprile 2011 Appunti di Elettronica - Parte II pag. 29<br />

Università di Roma Sapienza - Dipartimento di <strong>Fisica</strong>

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