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Qualità e professione Toscana Medica 6/10<br />
ANALISI CONTESTUALE<br />
In quest’ottica assumono particolare rilevanza<br />
gli aspetti comunicativi; ecco che la presenza dello<br />
psicologo in T.I. anziché assumere l’identità di<br />
“curante” per pazienti e familiari e di “diagnosta”<br />
a disposizione dei colleghi, dovrebbe individuare<br />
le proprie funzioni in quelle di un elemento capace<br />
di affi ancare medici ed infermieri nella pianifi cazione<br />
delle attività interpersonali ed interprofessionali.<br />
Lo psicologo, dunque, come presenza a disposizione,<br />
sensibile nel cogliere, precisa nel condividere<br />
in équipe criticità, risorse e limiti di ogni<br />
singola esperienza, nei suoi percorsi comunicativi,<br />
così come nell’evolversi dei processi decisionali<br />
correlati.<br />
Una fi gura utilizzabile tanto nell’accogliere<br />
e fi ltrare le esternazioni dei familiari, quanto<br />
nell’affi ancare i colleghi nel modulare le informazioni<br />
sullo stato di salute del paziente, che non<br />
sempre così agilmente si traducono in una piena<br />
comprensione da parte di chi ascolta.<br />
Lasciamo, dunque, spazio ai vissuti di isolamento,<br />
impotenza e paura riferiti dai familiari<br />
nelle varie fasi di permanenza del loro caro in T.I.,<br />
nelle quali ben si descrivono le diffi coltà relative<br />
al sopportare ed essere supportati in un simile momento<br />
di vita.<br />
La presenza in reparto di un facilitatore pronto<br />
a dare ascolto a chi lo richieda ridefi nirebbe così<br />
spazi, ruoli e funzioni di ogni singolo profi lo professionale,<br />
nell’intento comune di aiutare le persone<br />
assistite nell’accettazione di ciò che per sua<br />
natura è inatteso ed inconcepibile.<br />
Risulta, infatti, comprensibilmente diffi cile<br />
individuare all’interno di un contesto ad elevata<br />
intensità assistenziale e relazionale come quello<br />
della T.I. un riferimento sistematico che possa<br />
esplicitare la fase attuale del percorso di cura in<br />
funzione del progetto assistenziale descritto per<br />
quel paziente.<br />
L’acquisizione di un metodo di lavoro orientato<br />
sui compiti e sugli obiettivi potrebbe favorire<br />
l’implementazione di un maggiore senso di appartenenza<br />
rispetto al luogo di lavoro ed alle azioni<br />
intraprese.<br />
Ciò si rivelerebbe parallelamente proporzionato<br />
38<br />
per quelle T.I. che a tutt’oggi mantengono un regime<br />
di accesso condizionato (dove la delimitazione<br />
degli spazi e dei tempi rimangono variabili determinanti<br />
nell’incontro tra familiari, pazienti ed operatori),<br />
così come per quelle “a porte aperte” (dove<br />
sentimenti ed esternazioni emotive hanno accesso<br />
preferenziale alla quotidianità del reparto).<br />
QUALI RISPOSTE PER QUALI BISOGNI?<br />
Ma quali iniziative potrebbero concretamente<br />
essere introdotte all’interno della programmazione<br />
quotidiana delle attività di una T.I. per migliorarne<br />
il suo funzionamento?<br />
Ogni singola realtà assistenziale è per defi nizione<br />
caratterizzata da una propria storia, da una<br />
collocazione geografi co-culturale, così come dagli<br />
elementi umani che la compongono.<br />
D’altra parte è possibile rifl ettere su alcuni<br />
tratti comuni così come su certi comportamenti da<br />
implementare nel lavoro quotidiano in direzione<br />
del miglior livello di preparazione in risposta ad<br />
esigenze sempre nuove.<br />
È necessario, quindi, organizzare spazi d’incontro<br />
dell’intero team, all’interno dei quali far<br />
emergere le criticità ed i limiti fi siologici propri del<br />
contesto; si defi niscono, dunque, obiettivi primari<br />
l’adozione e la verifi ca dell’effi cacia di strumenti<br />
in grado di individuare gli errori potenziali, così<br />
come quelli già accaduti.<br />
All’interno di un simile processo di indagine<br />
viene introdotto un nuovo concetto di errore, che<br />
pur mantenendo la sua valenza etimologica, integra<br />
nuovi aspetti alla propria natura sostanziale,<br />
risultando non più esclusivamente riconducibile<br />
all’ambito strettamente clinico-operativo, bensì<br />
ulteriormente correlato alle azioni intraprese rispetto<br />
alla dimensione relazionale tra operatori<br />
-paziente-famiglia.<br />
Il processo di umanizzazione delle cure già da<br />
tempo è avviato; la sua affermazione ed una progressiva<br />
implementazione saranno proporzionate<br />
al livello di consapevolezza che un’adeguata comprensione<br />
e strutturazione delle attività svolte<br />
corrispondono alle cure concretamente fornite alle<br />
persone assistite.<br />
TM<br />
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