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Lettere al direttore<br />
56<br />
Toscana Medica 6/10<br />
Come decidere se le cure sono appropriate?<br />
Un tema sempre attuale…<br />
L’appropriatezza è la sintesi di due elementi:<br />
le evidenze scientifi che-prove di effi cacia,<br />
e la possibilità/capacità di contestualizzarle.<br />
Le evidenze<br />
si scelgono attraverso<br />
ricerche sistematiche e<br />
analisi critiche della letteratura<br />
calate poi nella realtà sociale, culturale ed<br />
economica di chi le deve applicare.<br />
La società dagli anni Ottanta ha compreso che<br />
prevenire le malattie «prevenibili» è utile e la medicina,<br />
in assenza di sintomi, ha introdotto il concetto<br />
di fattori di rischio e con questo quello di rapporto<br />
rischio/benefi cio di un certo intervento preventivo.<br />
Ma il benefi cio è una «cosa» reale, mentre il rischio<br />
è la probabilità che qualcosa di dannoso ci possa<br />
succedere.<br />
Un confronto complicato che apre la strada a<br />
molti equivoci. Lo spostamento verso il basso di numerose<br />
«soglie» di parametri biologici, come i livelli<br />
«normali» della pressione, del colesterolo nel sangue,<br />
cui abbiamo assistito in questi ultimi anni pone interrogativi<br />
fondamentali per l’esercizio della nostra<br />
Libertà e anarchia<br />
Una lotta sempre più diffi cile<br />
L’argomento- più volte affrontato da TMrimane<br />
di attualità. Il medico si è reso<br />
conto tardi dell’evoluzione organizzativa<br />
della Sanità<br />
pubblica, partecipando<br />
scarsamente e<br />
con poca voglia ai cambiamenti<br />
che pure lo<br />
coinvolgevano, mugugnando ma fi nendo col subirne<br />
le conseguenze. Credo che non basti affi darsi passivamente<br />
agli organi rappresentativi della categoria<br />
(ordini o sindacati). Per lungo tempo, durante la mia<br />
attività ospedaliera sono stato responsabile sindacale<br />
(ANAAO) ed era una fatica cercare di coinvolgere<br />
nei problemi i colleghi: alla fi ne erano scontenti e<br />
sfi duciati. Non è un’accusa, solo una constatazione.<br />
Se, come afferma il collega Baglioni (TM 5/10), siamo<br />
stati manovrati da politici e amministratori non<br />
possiamo non ammettere le nostre responsabilità, la<br />
nostra passività che toglie forza a coloro che devono<br />
rappresentarci: noi dovremmo tenerli d’occhio, verifi<br />
carne le strategie e le azioni ma dovremmo dar loro<br />
il nostro appoggio. Abbiamo molte scusanti: l’assillo<br />
del lavoro sempre più incalzante e sempre più soffocato<br />
dai gravami burocratici ma anche, credo, il re-<br />
professione e di compatibilità economico-fi nanziaria<br />
del sistema sanitario.<br />
Chi e come decide queste soglie?<br />
Quanto è rilevante il<br />
SAFFI ETTORE GIUSTINI<br />
calcolo della probabilità<br />
per stimare l’impatto di<br />
Medico di medicina generale, <strong>Firenze</strong><br />
un rischio sulla salute?<br />
Quanto conta piuttosto la<br />
percezione sociale e individuale del rischio?<br />
Quanta popolazione potrà diventare il target di<br />
una medicalizzazione farmacologica spinta, senza<br />
tener conto che i potenziali benefi ci dei trattamenti<br />
potrebbero essere inferiori agli effetti collaterali?<br />
Quali sistemi sanitari potrebbero reggere i costi di<br />
tale medicalizzazione?<br />
Per affrontare le sfi de del prossimo futuro la <strong>Medici</strong>na<br />
delle Cure Primarie necessita di nuovi strumenti<br />
per la propria qualità gestionale. Il consumismo<br />
della salute/benessere di «beni sanitari» (farmaci,<br />
esami) può essere limitato dalla professione, recuperando<br />
gli aspetti umani e comunicativi nel rapporto<br />
non solo con il malato, ma con la società tutta.<br />
E sui temi della salute i media non possono sottrarsi<br />
a responsabilità etiche comuni. TM<br />
NICOLA PICCHIONE<br />
Cardiologo <strong>Firenze</strong>, già ospedaliero e dirigente ANAAO<br />
taggio antico di un lavoro in prevalente solitudine<br />
che ha contrastato lo sviluppo di una mentalità associativa.<br />
Per non parlare delle non rare situazioni<br />
accettate passivamente.<br />
Il riferimento di Baglioni<br />
ai colleghi che fanno<br />
meno diagnosi e meno<br />
terapia e sono premiati è<br />
del tutto esatto e non si tratta di eccezioni: le carriere<br />
dipendono molto più dai legami col potere- palese<br />
o occulto- che dalla bravura professionale. Finanche<br />
per alcune situazioni che ci colpiscono nel nostro<br />
buon nome siamo non esenti da responsabilità: se,<br />
per fare un solo esempio, possiamo ritenere i media<br />
colpevoli di diffondere spesso immotivatamente<br />
l’idea di malasanità gravata da tante conseguenze<br />
tra le quali la <strong>Medici</strong>na detta difensiva gravida di<br />
sprechi, dovremmo rifl ettere quanto la nostra categoria<br />
vi abbia contribuito attraverso quei colleghi<br />
che hanno il privilegio di accesso a stampa e TV e<br />
che troppo spesso diffondono l’impressione errata di<br />
una <strong>Medici</strong>na onnipotente.<br />
In quanto alla libertà, è “sì cara” ma mai assoluta.<br />
La spesa sanitaria diventerà sempre più un problema<br />
sociale e noi dovremmo tenerlo presente non