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Occitania non è uno stato né una<br />
L’ regione, ma un’area compresa<br />
geografi camente tra le Alpi, i Pirenei,<br />
il Mediterraneo e l’Atlantico Francese<br />
contraddistinta da una lingua comune.<br />
Una linea ideale unisce Bordeaux a<br />
Briançon, passa sopra Limoges, Clermont-Ferrand<br />
e Valence, attraversa le<br />
Alpi e abbraccia una dozzina di valli<br />
sul versante italiano, si allunga sulla<br />
costa Mediterranea da Mentone sino<br />
alla Catalogna ed entra appena nello<br />
stato spagnolo con la Val d’Aran,<br />
correndo sui Pirenei, tocca i Paesi Baschi<br />
e si tuffa nell’Oceano Atlantico.<br />
Su una superfi cie di 190.000 kmq e<br />
con 13 milioni di abitanti, il suo territorio<br />
si trova in gran parte sotto amministrazione<br />
francese, con 32 dipartimenti,<br />
mentre in Italia comprende<br />
14 valli alpine tra Piemonte e Liguria<br />
e la comunità di Guardia Piemontese<br />
in Calabria per un totale di 120<br />
comuni. L’occitano, come portoghese,<br />
spagnolo, catalano, francese, italiano,<br />
franco-provenzale, sardo, ladino,<br />
rumeno, dalmatico, è una lingua<br />
neo-latina o romanza. Quando Dante<br />
Alighieri nel XIV secolo tentò una<br />
14 <strong>Panorama</strong><br />
Minoranze<br />
prima classifi cazione delle parlate romanze,<br />
prese come riferimento la particella<br />
che indicava l’affermazione.<br />
Determinò così tre idiomi, la lingua<br />
del sì, l’italiano, la lingua dell’oil, oiltano<br />
o francese, e la lingua d’oc, l’occitano.<br />
Oc deriva infatti dal latino hoc<br />
est, è questo, è così; il termine Occitania<br />
passò così ad indicare l’insieme<br />
delle regioni in cui si parlava la lingua<br />
d’oc. Parlato da circa tre milioni<br />
di persone, l’occitano ha delle varianti<br />
locali: quella in Vau d’Aran appartiene<br />
al gruppo guascone; quella delle<br />
Valadas Occitanas al delfi nese. I primi<br />
documenti in lingua d’oc risalgano<br />
al X secolo, nell’XI si ha la poesia<br />
dei trovatori, grazie ai quali la lingua<br />
e la letteratura d’oc acquistano grande<br />
prestigio nell’Europa del tempo. Poeti<br />
italiani, catalani, francesi scrivono<br />
in occitano e alle forme della poesia<br />
trobadorica si ispirano i poeti galegoportoghesi,<br />
tedeschi e inglesi.<br />
Il declino dell’occitano avviene<br />
all’inizio del XIII secolo con la<br />
Crociata contro gli Albigesi, o Catari<br />
(1208-1242), di cui il poema epico<br />
“La Cançon de la Crosada” traman-<br />
Occitania, cultu<br />
da il ricordo. Nel 1539 il re di Francia<br />
Francesco I bandisce l’occitano dagli<br />
atti amministrativi; ciò nonostante la<br />
lingua d’oc conserva fi no al XVII secolo<br />
uno status uffi ciale nel Regno di<br />
Navarra.<br />
I primi testi letterari in lingua d’oc<br />
delle Valadas Occitanas sono del XV<br />
secolo e provengono dalla minoranza<br />
religiosa valdese delle valli Pellice,<br />
Germanasca e Chisone. Sono traduzioni<br />
bibliche e poemetti morali da<br />
cui emerge una straordinaria somiglianza<br />
con l’occitano parlato oggi<br />
nelle valli. Tra i secoli XVI - XVII,<br />
con i poeti Peire Godolin e Bellaud<br />
de la Bellaudière, la letteratura ritrova<br />
nuovo slancio nell’Occitania granda.<br />
Nell’Ottocento Frederic Mistral con<br />
altri poeti, tra cui Roumanille e Aubanel,<br />
fonda un movimento, il Felibrige,<br />
destinato a riportare in auge la lingua<br />
d’oc. Capolavoro di Mistral è il poema<br />
“Mirèio” che nel 1904 gli vale il<br />
Premio Nobel per la letteratura.<br />
Fredo Valla, regista e studioso della questione occitana, parla di gruppi etnici,<br />
Le vostre terre da sempre sono state<br />
di Bruno Bontempo - foto Zlatko Majnarić e archivio<br />
La tutela delle minoranze nazionali,<br />
ma anche etniche, religiose,<br />
culturali, sessuali, è<br />
divenuta, nel corso degli ultimi decenni,<br />
una questione di cruciale interesse<br />
per il diritto internazionale,<br />
soprattutto in virtù della progressiva<br />
crescita della coscienza e dell’urgenza<br />
di protezione dei diritti umani<br />
e dei valori del pluralismo, in<br />
un universo sempre più sfaccettato<br />
e profondamente diviso. Quello<br />
dell’estinzione delle lingue e delle<br />
etnie è un problema dei nostri giorni<br />
che richiede soluzioni tanto concrete<br />
e urgenti, quanto diffi cili da realizzare.<br />
Resta il fatto che nessuna<br />
lingua che scompare può essere rimpiazzata<br />
con altre, perché ogni idioma<br />
costituisce e custodisce un patrimonio<br />
di conoscenze, di storia e di<br />
cultura destinato a sparire insieme a<br />
loro. Se una lingua fi nisce fuori uso,<br />
e pian piano diventa un’estranea in<br />
casa, la “sua” comunità si sgretola,<br />
viene assorbita e ogni individuo rimane<br />
“solo”. Questo è un po’ quello<br />
che succede nei moderni agglomerati<br />
urbani, dove affl uiscono migliaia<br />
di immigrati di varia provenienza,<br />
ma è anche il processo che sta investendo,<br />
per altre ragioni storiche e<br />
sociali, la nostra etnia su quello che<br />
oggi siamo soliti defi nire il suo territorio<br />
di insediamento storico.<br />
Su questo argomento parliamo a<br />
Rovigno, in occasione del VII Italian<br />
Film Festival, con Fredo Valla,<br />
il regista, sceneggiatore, documentarista<br />
e scrittore piemontese che abbiamo<br />
ospitato su queste pagine nello<br />
scorso numero di ‘<strong>Panorama</strong>’. Val-<br />
la ha dedicato molto del suo tempo e<br />
delle sue energie alla lotta per la tutela<br />
della cultura e della causa occitana,<br />
di cui è un profondo conoscitore.<br />
Nativo di Sampeyre (Valle Varaita),<br />
vive a Ostana, nel Cuneese, e fa parte<br />
della minoranza di lingua d’oc. “La<br />
questione occitana, per me, ha sempre<br />
avuto un ruolo importante. Ho<br />
fatto militanza negli anni in cui succedevano<br />
tante cose, quando la storia<br />
sembrava andare un po’ più in fretta,<br />
tra il ‘68, ‘69, ‘70 - spiega Valla,<br />
appassionato studioso della questione<br />
occitana, lisciandosi la sua barba<br />
a pizzo, il suo inconfondibile segno<br />
distintivo -. All’epoca in Europa<br />
c’erano l’Ira, l’Eta, il Popolo sardo, il<br />
movimento in Corsica. Noi occitani<br />
eravamo molto pacifi ci, forse anche<br />
troppo, però eravamo in quel fi lone<br />
lì. Poi nel tempo le cose sono cambiate”.