05.06.2013 Views

Panorama Impos - Prima - Ultima.indd - Edit

Panorama Impos - Prima - Ultima.indd - Edit

Panorama Impos - Prima - Ultima.indd - Edit

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

Anno LVI - N. 18 - 30 30 settembre 2009 - Rivista quindicinale quindicinale - kn 14,00 - EUR 1,89 - Spedizione Spedizione in abbonamento postale postale a tariff tariff a intera - Tassa pagata ISSN-0475-6401<br />

ISSN-0475-6401<br />

<strong>Panorama</strong><br />

www.edit.hr/panorama<br />

Scalata occulta,<br />

ma qualcuno sapeva


Grisignana: l’Ex tempore<br />

dedicata a Tomizza<br />

G rande successo di pubblico, pittura, cultura e buonumore<br />

per la XVI edzione dell’Ex tempore di<br />

Grisignana, la tradizionale manifestazione organizzata<br />

dall’UI con la collaborazione dell’UPT, del Comune e<br />

della CI di Grisignana e con il contributo del ministero<br />

degli Esteri italiano e della Regione Autonoma Friuli<br />

Venezia Giulia. Il primo posto quest’anno è andato a<br />

Daria Vlahov Horvat, art director della nostra Casa editrice,<br />

secondo posto per Lucia Daniela Rumini di Trieste<br />

e terzo Peter Tuškan di Zagabria. L’Ex tempore di<br />

quest’anno è stata dedicata a Fulvio Tomizza in occasione<br />

nel decimo anniversario della sua morte. Tirando le<br />

somme la manifestazione di quest’anno verrà ricordata<br />

certamente per l’eccezionale partecipazione qualitativa<br />

e quantitavia degli artisti. (foto di Goran Žiković)<br />

2 <strong>Panorama</strong>


di Mario Simonovich<br />

Un nuovo spettro s’aggira da<br />

qualche tempo per l’Europa.<br />

Ha le parvenze di una maschera<br />

grottesca e ama in particolare<br />

far sentire i suoi effetti sul mondo<br />

della politica. Stati, presidenti, partiti<br />

che ne sono colpiti cominciano ad<br />

assumere atteggiamenti incoerenti,<br />

si contraddicono in pubblico, dicono<br />

oggi una cosa e domani il suo contrario,<br />

in privato optano per comportamenti<br />

meschini regolarmente messi<br />

in luce e bollati dalla stampa, arrivano<br />

a rivolgersi ai tribunali per difendere<br />

quella malintesa onorabilità che<br />

per primi hanno messo a repentaglio,<br />

ecc.<br />

Lo spettro, che si è accanito con<br />

particolare veemenza nei confronti<br />

del presidente, rispettivamente del<br />

primo ministro di due importanti stati<br />

latini del mediterraneo, che hanno in<br />

comune una statura bassa bilanciata<br />

però da un alto livello di suscettibiltà,<br />

ha esteso la sua nefasta azione anche<br />

in Croazia, dove sembra aver preferito<br />

singoli e partiti dell’opposizione,<br />

intesa ovviamente in senso molto<br />

lato. Per adesso ha indirizzato la sua<br />

azione ectoplasmatica in particolare<br />

in Istria, a Spalato e a Zagabria. In<br />

Istria i sintomi sono stati denunciati<br />

con particolare veemenza da un deputato,<br />

fi no ad ora noto per le posizioni<br />

forse rigide, ma ragionevoli.<br />

Fino ad ora, ma ora non più, perché,<br />

colpito dallo spettro di cui si diceva,<br />

si è lanciato in una furiosa diatriba<br />

contro la nuova premier per contestare<br />

il possibile accordo con gli sloveni<br />

sul confi ne, allineandosi di fatto con<br />

quell’ex ambasciatore che per anni è<br />

stato la personifi cazione dell’infl essibilità.<br />

In un messaggio di veemente<br />

prosopopea si è dichiarato pronto<br />

a sacrifi care la vita, ma non a cedere<br />

territorio (marittimo) croato. Passi<br />

che la frase è nient’altro che una<br />

minestra riscaldata perché pari pari a<br />

un’affermazione titoista, c’è da chiedersi<br />

se nel momento in cui la situazione<br />

fi nalmente mostra di sbloccarsi<br />

una persona sana di mente possa per-<br />

In primo piano<br />

Che cosa induce capi di stato, deputati, sindaci e altri, a fare certe dichiarazioni?<br />

Politica e senso del grottesco<br />

mettersi di dire qualcosa del genere.<br />

A Spalato lo spettro del grottesco ha<br />

preso di mira il nuovo riccioluto sindaco<br />

che si era presentato alla testa di<br />

una lista civica. Uno dei tanti che, in<br />

un decennio, da nullatenenti che erano<br />

sono divenuti milionari. Nel caso<br />

suo, il balzo lo ha portato da gerente<br />

di negozio a proprietario di una catena<br />

di supermercati. Che cosa ha detto?<br />

Che i giornalisti, categoria verso<br />

cui anche prima mostrava una certa<br />

irascibilità, sono tutti una razza venduta,<br />

“jugoslavi” e fi loserbi. Dai quali<br />

serbi, come dai montenegrini, non<br />

c’era da aspettarsi nulla di buono ha<br />

chiosato, concludendo che non vi era<br />

la minima possibilità che un serbo entrasse<br />

nella sua famiglia. Le reazioni<br />

sono state blande. Tranne i giornalisti,<br />

che gli hanno dato contro fi no a<br />

battezzarlo “Vlajamonti” a ricordare<br />

che, seppur insediato nella carica che<br />

un tempo fu di Baiamonti, ha modi<br />

che lo indicano inequivocabilmente<br />

come “morlacco” - termine con cui a<br />

Spalato s’intendono i campioni della<br />

rozzezza campagnola - nella città<br />

nessun altro si è scomposto. Insomma<br />

anche qui lo spettro ha lavorato<br />

su larga scala.<br />

A Zagabria invece ha preso di mira<br />

il leader del principale partito d’opposizione,<br />

una persona all’apparenza<br />

normale, che nell’ultima settimana<br />

ha purtroppo dato segni di squilibrio<br />

lamentando che se il partito non godeva<br />

di buona stampa era perché fra i<br />

giornalisti si era insediato un “udbaš”<br />

ovvero uno che a “quei tempi” aveva<br />

lavorato per l’UDBA, la famigerata<br />

polizia politica. Certo, egli ha un sacco<br />

di attenuanti, dal mal di testa che<br />

gli viene dai contrasti interni alle rogne<br />

che gli procura il sindaco di Zagabria,<br />

che sarà anche uomo di partito,<br />

ma di sicuro non del suo, di cui<br />

però ha la tessera.<br />

Sia ben chiaro, tutti i soggetti sopra<br />

citati vanno capiti e possibilmente<br />

compatiti. Le loro reazioni grottesche<br />

sono solo la conseguenza della<br />

nefasta azione dello spirito di cui si<br />

diceva, e che nei giorni a venire sicuramente<br />

farà altre vittime. ●<br />

Costume<br />

e scostume<br />

Ambiente:<br />

tutela in bottiglia<br />

In Croazia la tutela dell’ambiente<br />

sembra piuttosto ben<br />

avviata. Bottiglie in plastica<br />

e contenitori in alluminio<br />

sono quasi scomparsi dalle vie,<br />

spiagge, campetti da gioco,<br />

aree pubbliche cittadine in genere<br />

e fi nanco, se ci avete fatto<br />

caso, dalle aree verdi che si<br />

stendono a lato delle maggiori<br />

vie di comunicazione. Non c’è<br />

spettacolo di massa che non abbia<br />

l’epilogo nell’arrivo di persone<br />

munite di capaci borse in<br />

cui fi ccano i contenitori dei beveraggi<br />

consumati poco prima.<br />

Le stesse persone, se ci fate<br />

caso, le rivedrete mentre, sempre<br />

munite di borsoni (e bastoni),<br />

rovistano nei contenitori<br />

delle immondizie. Un processo<br />

che è andato tanto avanti, dicono<br />

con orgoglio i responsabili,<br />

e che da tre anni a questa parte<br />

ha portato all’ammasso di poco<br />

meno di 54 mila tonnellate di<br />

plastica e alluminio.<br />

Indovinata dunque la decisione<br />

governativa sulla raccolta,<br />

perché sul vostro conto al<br />

supermercato per ogni bottiglia<br />

“accettabile” vi viene fatturata<br />

subito la mezza kuna. Per cui, o<br />

perdete il denaro o il tempo necessario<br />

alla resa. Se non volete<br />

occuparvene, siete sempre voi,<br />

con i soldi di cui si diceva, che<br />

fi nanziate la fatica di colui che<br />

provvederà. Insomma un atto<br />

di lavoro forzato in sedicesimo<br />

a esecuzione di un “ordine” che<br />

non vi frutterà neppure un centesimo<br />

di utili, ma al massimo<br />

riporterà il vostro bilancio familiare<br />

in parità. Però, volete mettere<br />

il benefi cio ecologico?<br />

<strong>Panorama</strong> 3


<strong>Panorama</strong><br />

www.edit.hr/panorama<br />

Ente giornalistico-editoriale<br />

EDIT<br />

Rijeka - Fiume<br />

Direttore<br />

Silvio Forza<br />

PANORAMA<br />

Redattore capo responsabile<br />

Mario Simonovich<br />

caporedattore-panorama@edit.hr<br />

Progetto grafico - tecnico<br />

Daria Vlahov-Horvat<br />

Redattore grafico - tecnico<br />

Annamaria Picco e Saša Dubravčić<br />

Collegio redazionale<br />

Bruno Bontempo, Nerea Bulva,<br />

Diana Pirjavec Rameša, Mario<br />

Simonovich, Ardea Velikonja<br />

4 <strong>Panorama</strong><br />

REDAZIONE<br />

panorama@edit.hr<br />

Via re Zvonimir 20a Rijeka - Fiume,<br />

Tel. 051/228-789. Telefax: 051/672-<br />

128, direttore: tel. 672-153. Diffusione:<br />

tel. 228-766 e pubblicità: tel. 672-146<br />

ISSN 0475-6401 <strong>Panorama</strong> (Rijeka)<br />

ISSN 1334-4692 <strong>Panorama</strong> (Online)<br />

TIPOGRAFIA: “Helvetica” - Ri jeka-<br />

Fiume, tel. 682-147<br />

ABBONAMENTI: Tel. 228-782.<br />

Croazia: an nuale (24 numeri) kn 300,00<br />

(IVA inclusa); semestrale (12 numeri)<br />

kn 150,00 (IVA inclusa); una copia kn<br />

14,00 (IVA inclusa). Slovenia: annuale<br />

(24 numeri) euro 62,59 - semestrale<br />

(12 numeri) euro 31,30 - una copia euro<br />

1,89. Italia: annuale (24 numeri) euro<br />

70,00 una copia: euro 1,89.<br />

VERSAMENTI: per la Croazia sul<br />

cc. 2340009-1117016175 PBZ Riadria<br />

banka d.d. Rijeka. Per la Slovenia: Erste<br />

Steiermärkische Bank d.d. Rijeka 7001-<br />

3337421/EDIT SWIFT: ESBCHR22.<br />

Per l’Italia - EDIT Rijeka 3337421-<br />

presso PBZ 70000 - 183044 SWIFT:<br />

PBZGHR2X.<br />

Numeri arretrati a prezzo raddoppiato<br />

INSERZIONI: Croazia - retrocopertina<br />

1.250,00 kn; retrocopertina interna<br />

700,00 kn; pagine interne 550,00 kn;<br />

Slovenia e Italia retrocopertina 250,00<br />

euro; retrocopertina interna 150.00 euro;<br />

pagine interne 120,00 euro.<br />

PANORAMA esce con il concorso<br />

finanziario della Repubblica di Croazia<br />

e della Repubblica di Slovenia e viene<br />

parzialmente distribuita in convenzione<br />

con il sostegno del Governo italiano<br />

nell’ambito della collaborazione tra<br />

Unione Italiana (Fiume-Capodistria) e<br />

l’Università Popolare (Trieste)<br />

EDIT - Fiume, via Re Zvonimir 20a<br />

edit@edit.hr<br />

Consiglio di amministrazione: Tatjana<br />

Petrazzi (presidente), Ezio Giuricin<br />

(vicepresidente), Luigi Barbalich, Carmen<br />

Benzan, Doris Ottaviani, Donald<br />

Schiozzi, Fabio Sfi ligoi<br />

<strong>Panorama</strong> testi<br />

N. 18 - 30 settembre 2009<br />

Sommario<br />

IN PRIMO PIANO<br />

Che cosa induce capi di stato, deputati,<br />

sindaci e altri a certe dichiarazioni?<br />

POLITICA E SENSO<br />

DEL GROTTESCO ......................... 3<br />

di Mario Simonovich<br />

ETNIA<br />

L’ambasciatore Salvatore Bova in visita<br />

a Fiume, Rovigno e Capodistria<br />

EDIT, UN RUOLO PREZIOSO<br />

PER LA CNI ..................................... 5<br />

ATTUALITÀ<br />

Podravka: un gruppo di manager tenta<br />

in gran segreto di acquisire il 75 p.c.<br />

delle azioni, ma viene fermato<br />

SCALATA OCCULTA, LA MAGISTRA-<br />

TURA AVRÀ GRAN DA FARE ............ 6<br />

di Diana Pirjavec Rameša<br />

È stato uno dei padri della TV italiana<br />

MIKE, TI SIAMO GRATI ............... 9<br />

L’ambito premio “Fiore azzurro” verrà<br />

consegnato a fi ne ottobre<br />

ABBAZIA E ARBE CAMPIONI<br />

DEL TURISMO 2009 .................... 10<br />

di Ardea Velikonja<br />

MASSMEDIA<br />

Il sistema dei partiti in Croazia è obsoleto,<br />

il cambiamento è un’imperativo<br />

CHI NON COMUNICA<br />

È FUORI GIOCO............................ 12<br />

di Diana Pirjavec Rameša<br />

MINORANZE<br />

Fredo Valla, regista e studioso della<br />

questione occitana, parla di gruppi etnici,<br />

tutela e rischio estinzione<br />

LE VOSTRE TERRE DA SEMPRE<br />

SONO STATE LASCIATE SOLE ... 14<br />

OCCITANIA, CULTURA<br />

E LINGUA D’OC .......................... 14<br />

di Bruno Bontempo<br />

SOCIETÀ<br />

Il discutibile modo di taluni politici di<br />

presentarsi in pubblico<br />

IL RISPETTO PER LA DEMOCRA-<br />

ZIA NON È MAI TROPPO ........... 18<br />

di Marino Vocci<br />

CINEMA E DINTORNI<br />

“Il grande sogno”: Michele Placido rivive<br />

in chiave autobiografi ca il ’68<br />

L’EX POLIZIOTTO DIETRO<br />

LA MACCHINA DA PRESA ....... 20<br />

di Gianfranco Sodomaco<br />

ARTE<br />

”Leonor Fini. L’italienne de Paris”, al<br />

Revoltella la mostra fi no ad ottobre<br />

PITTRICE ANTICONFORMISTA<br />

E RIBELLE .................................... 22<br />

di Erna Toncinich<br />

ITALIANI NEL MONDO<br />

Mozione di Pierluigi Bersani candidato<br />

a nuovo segretario del PD<br />

SCUOLA E CULTURA ALL’ESTE-<br />

RO: MAGGIOR ATTENZIONE ... 24<br />

a cura di Ardea Velikonja<br />

MADE IN ITALY<br />

Secondo il “Sunday Times Travel”<br />

ROMA, LA CITTÀ PIÙ BELLA ... 26<br />

a cura di Ardea Velikonja<br />

REPORTAGE<br />

Il tradizionale “Ballo delle mucche”<br />

BOHINJ, FESTA DELL’ALPEGGIO... 28<br />

di Ardea Velikonja<br />

LETTURE ISTRIA NOBILISSIMA<br />

”TERRA B” .................................... 34<br />

di Roberta Dubac<br />

PUBBLICAZIONI<br />

Uscito dalle stampe il n. 172 de “La battana”<br />

NEL RICORDO DI VENUCCI ..... 39<br />

LIBRI<br />

”Secolo” di Aleksandar Gatalica tradotto<br />

in italiano da Silvio Ferrari<br />

TRA REALTÀ E INVENZIONE<br />

CONFINE IRREPERIBILE .......... 40<br />

di Sandro Damiani<br />

MUSICA<br />

Per la prima volta in digitale<br />

BEATLES, L’OPERA OMNIA IN<br />

VERSIONE RIMASTERIZZATA ... 43<br />

a cura di Bruno Bontempo<br />

SPORT<br />

Si potrebbe utilizzare il linguaggio del<br />

corpo per evitare altri casi Eduardo<br />

SIMULATORI, GIORNI CONTATI? ... 44<br />

Uefa: severi limiti nei bilanci<br />

FINE DELLE SPESE PAZZE ......... 45<br />

Biografi a italiana di Ralph De Palma<br />

FU L’ICONA VIVENTE DEL “GRAN-<br />

DE SOGNO AMERICANO” ............. 46<br />

a cura di Bruno Bontempo<br />

ARBOREA<br />

IL TIGLIO: LA FARMACIA<br />

DEL CENTAURO CHIRONE ...... 48<br />

di Daniela Mosena<br />

RUBRICHE .................................. 52<br />

a cura di Nerea Bulva<br />

IL CANTO DEL DISINCANTO<br />

UNA RETE DI TENTAZIONI ......... 58<br />

di Silvio Forza


Etnia<br />

L’ambasciatore Salvatore Bova in visita a Fiume, Rovigno e Capodistria<br />

<strong>Edit</strong>, un ruolo prezioso per la CNI<br />

Una visita per conoscere la realtà<br />

della Comunità nazionale<br />

italiana in Croazia e Slovenia<br />

quella fatta recentemente dall’ambasciatore<br />

Salvatore Bova, direttore generale<br />

della D.G. Europa del ministero<br />

degli Affari esteri italiano.<br />

Nel giro, che ha toccato Fiume,<br />

Rovigno e Capodistria, lo hanno<br />

accompagnato l’ambasciatore Daniele<br />

Verga, responsabile per CNI<br />

ed esuli al MAE, l’ambasciatore in<br />

Croazia, Alessandro Pignatti Morano<br />

di Custoza, il console generale<br />

d’Italia a Fiume, Fulvio Rustico.<br />

Presenti pure il presidente e il direttore<br />

generale dell’UP di Trieste, Silvio<br />

Delbello e Alessandro Rossit. A<br />

Palazzo Modello di Fiume gli ospiti<br />

sono stati accolti e salutati dai presidenti<br />

dell’Assemblea e della Giunta<br />

UI, Furio Radin e Maurizio Tremul,<br />

e dalla direttrice amministrativa<br />

Orietta Marot. Fra i temi trattati<br />

in primo luogo l’attuazione dell’ex<br />

legge 19/91, ovvero le procedure da<br />

rispettare per poter accedere ai fondi<br />

destinati a fi nanziare la progettualità<br />

della CNI. Qui è stato ribadito che<br />

ci sono state semplifi cazioni ma ci<br />

sono ancori fondi residui accumulatisi<br />

negli anni.<br />

All’EDIT gli onori di casa sono<br />

stati fatti dal direttore Silvio Forza<br />

che ha illustrato brevemente la sua<br />

attività e le relative pubblicazioni.<br />

L’ospite ha detto d’essere stato im-<br />

pressionato dal livello e dalla qualità<br />

di copertura delle notizie riportate<br />

sul quotidiano ‘La Voce del Popolo’.<br />

“Ora, dopo questa visita sono ancora<br />

più convinto del ruolo prezioso<br />

dell’EDIT ed è questa l’impressione<br />

che porterò a Roma. Sarò testimone<br />

di quello che fate e dell’importanza<br />

che avete” ha detto al momento<br />

del commiato. Il direttore Forza ha<br />

inoltre illustrato all’ospite i progetti<br />

dell’EDIT di prossima realizzazione,<br />

tra i quali la nuova veste grafi ca<br />

di ‘<strong>Panorama</strong>’.<br />

La visita dell’alto esponente del<br />

Ministero degli Esteri italiano è proseguita<br />

a Rovigno dove ha fatto visita<br />

al Municipio ed al Centro di ricerche<br />

storiche. Anche qui all’am-<br />

Un momento della visita alla nostra redazione (Foto Tatalović)<br />

Il direttore Silvio Forza illustra agli ospiti le future novità per <strong>Panorama</strong><br />

basciatore sono state illustrate le peculiarità<br />

della presenza CNI nella<br />

città. L’ultima tappa degli alti ospiti<br />

è stata Capodistria, dove hanno fatto<br />

visita al Centro radiotelevisivo ed<br />

hanno ascoltato con interesse ed approvato<br />

in particolare il ruolo transfrontaliero<br />

che svolge la TV come<br />

pure la sua collocazione nello spazio<br />

mediatico sloveno, con un ruolo<br />

di ponte tra Italia e Slovenia. Ad<br />

illustrare all’ambasciatore Bova la<br />

realtà della Comunità nazionale italiana<br />

in Slovenia è stato Flavio Forlani,<br />

presidente della CAN costiera,<br />

che ha rilevato il preoccupante calo<br />

demografi co dell’etnia dopo l’ultimo<br />

censimento e la risposta tardiva<br />

e vana dello Stato sloveno al problema.<br />

Le leggi e la Costituzione prevedono<br />

una buona forma di tutela della<br />

minoranza ma le norme non sempre<br />

vengono applicate. Da qui le tesi per<br />

una legge di tutela globale presentate<br />

nei giorni scorsi a Lubiana.<br />

Al termine Bova ha defi nito molto<br />

positiva la due giorni trascorsa in<br />

questa parte di Croazia e Slovenia.<br />

“Ho potuto raccogliere informazioni<br />

non soltanto sulla vita e le attività<br />

della Comunità italiana ma anche<br />

sentire idee per migliorare i nostri<br />

interventi e le nostre strategie. È<br />

emersa anche l’importanza di stretti<br />

rapporti di collaborazione tra Italia,<br />

Slovenia e Croazia per sviluppare le<br />

potenzialità esistenti”. ● A. V.<br />

<strong>Panorama</strong> 5


di Diana Pirjavec Rameša<br />

La scalata della vergogna. Si potrebbe<br />

riassumere così quello<br />

che in termini tecnici viene<br />

defi nito un processo MBO (management<br />

buyout process) ovvero l’acquisizione<br />

di una società da parte delle<br />

proprie strutture dirigenziali. Stiamo<br />

parlando delle vicende legate ad uno<br />

dei maggiori colossi agro alimentari<br />

croati, la Podravka di Koprivnica e al<br />

tentativo di ottenere il controllo del<br />

75 p.c. del pacchetto azionario della<br />

società da parte di un gruppo di manager.<br />

Un’operazione segreta denominata<br />

“Spice” (spezie, ndr.) studiata<br />

nei minimi particolari e avviata già<br />

nel 2006.<br />

La scalata prevedeva quattro fasi<br />

e si avvaleva dell’appoggio di una<br />

società di consulenza fi nanziaria, la<br />

Fima di Varaždin, la quale avrebbe<br />

effettuato parecchie transazioni<br />

in borsa, e non solo, allo scopo di<br />

assicurare al gruppo di dirigenti il<br />

controllo totale dell’azienda. Tutta<br />

l’operazione, stando a prime stime,<br />

pesa alcuni miliardi di kune e vede<br />

coinvolti pure personaggi vicini al<br />

Governo e imprese croate, come la<br />

spalatina SMS, le quali hanno fatto<br />

da prestanome per transazioni fi -<br />

nanziarie su di cui la polizia, l’uffi -<br />

6 <strong>Panorama</strong><br />

Attualità<br />

Podravka: un gruppo di manager tenta in gran segreto di acquisire il 75 p.c. de<br />

Scalata occulta, la magistratura avrà u<br />

cio anticorruzione e l’avvocatura di<br />

Stato ora stanno indagando.<br />

Oh, c’è pure<br />

la Merril Lynch<br />

Nell’affare è coinvolta pure una<br />

banca statunitense la Merril Lynch.<br />

Forse sarebbe il caso di spendere<br />

La scalata della Podravka prevedeva quattro fasi<br />

Damir Polančec, prima di approdare in politica era uno dei manager<br />

della Podravka. Ora dovrà spiegare al premier Jadranka Kosor<br />

come sono andate in realtà le cose<br />

due parole per ricordare in sintesi le<br />

vicende di questo istituto fi nanziario<br />

che ha seguito e consigliato i soggetti<br />

coinvolti nella scalata alla Podravka.<br />

Merrill Lynch & Co. Inc. è<br />

una banca d’investimento con sede<br />

a New York. Attraverso le sue sussidiarie<br />

e fi liali, offre servizi nel mercato<br />

dei capitali, investimenti bancari,<br />

consulenze, gestioni di capitali,<br />

gestione di attivi, assicurazioni e<br />

servizi bancari. La banca opera in<br />

più di 40 paesi intorno al mondo e<br />

non tentenna di fronte ad operazioni<br />

fi nanziarie di alto rischio. Dopo che<br />

gli stessi comunicati della società<br />

annunciavano forti perdite sul mercato<br />

dei subprimes, Merrill Lynch è<br />

stata acquistata nel settembre 2008<br />

dalla Bank of America che ne ha “ripulito”<br />

in parte in conti e costretto<br />

ad un maggior rigore fi nanziario.<br />

Nel gruppo interessato a rilevare la<br />

Podravka, oltre al Consiglio d’amministrazione<br />

costituito da 6 manager,<br />

c’era anche una lunga lista di<br />

middle manager, complessivamente<br />

66 persone. Un po’ troppo, detto con<br />

gran sincerità, per tenere l’operazione<br />

segreta.


lle azioni, ma viene fermato<br />

n gran da fare<br />

Transazioni al di sopra<br />

di ogni sospetto?<br />

Il bubbone è scoppiato solo quando<br />

si è saputo che la Podravka aveva<br />

concesso all’industria alimentare<br />

di Spalato la SMS un considerevole<br />

credito di 65 milioni di kune realizzato<br />

nell’arco del 2007. Non si trattava<br />

di un credito vero e proprio ma<br />

di denaro che, uscito dalle casse della<br />

Podravka, doveva essere dirottato<br />

all’impresa di consulenza e mediazione<br />

Fima. In realtà pare che il denaro<br />

che è circolato dalla Podravka alla<br />

SMS e poi indirizzato alla Fima si aggiri<br />

intorno ai 136 milioni di kune e<br />

forse anche più. La risposta su come<br />

sia stato impiegato questo denaro lo<br />

dovranno fornire gli organi inquirenti<br />

dopo che avranno analizzato le centinaia<br />

di transazioni che sono state<br />

fatte nell’intento di mettere le mani<br />

sull’azienda.<br />

Sempre la Fima su consiglio della<br />

Merril Lynch ha aperto un conto<br />

a Malta dove ha depositato il 10 p.c.<br />

delle azioni quale garanzia per il mutuo<br />

ottenuto. La crisi dei mercati fi -<br />

nanziari ha infl uito notevolmente sul<br />

valore delle azioni depositate tanto<br />

che la Merril Lynch stava per disfarsene.<br />

A questo punto interviene<br />

un’altra banca l’ungherese OTP azionista<br />

dell’industria petrolifera MOL a<br />

sua volta comproprietaria della croata<br />

INA che grazie ad un prestito permette<br />

che la scalata prosegua così come<br />

previsto nel ruolino di marcia<br />

La domanda che il singolo cittadino<br />

si pone è piuttosto semplice come<br />

si siano potute realizzare transazioni<br />

di questa portata senza che l’Agenzia<br />

per il controllo del mercato fi nanziario<br />

(HANFA) non se ne sia resa conto?<br />

È possibile che lo Stato proprietario<br />

del 24 p.c. del pacchetto complessivo<br />

non abbia capito che qualcosa in<br />

borsa stava succedendo? E quale il<br />

ruolo in tutta questa faccenda di Damir<br />

Polančec, vice premier incaricato<br />

all’economia, approdato in politica<br />

dopo che aveva trascorso una lunga<br />

carriera manageriale proprio al colosso<br />

agro industriale di Koprivnica?<br />

Attualità<br />

Podravka, il colosso dell’industria alimentare croata, si vede coinvolto in<br />

uno scandalo che porta il nome di “Spice”(spezia, ndr)... Infatti, una scalata<br />

a dir poco “speziata” quella dei 66 manager i dei loro complici<br />

Anche ai più sprovveduti viene il<br />

dubbio che questi signori abbiano sopravvalutato<br />

le proprie capacità e la<br />

propria inventiva. Sono veramente<br />

degli abili operatori economici o dilettanti<br />

allo sbaraglio? Come credevano<br />

di mettere le mani sul pacchetto<br />

di controllo senza investire denaro<br />

proprio, bensì svuotando le casse<br />

dell’impresa? In questo momento il<br />

40 p.c. delle azioni è nelle mani dei<br />

manager, ma non è suffi ciente per<br />

realizzare il loro grande sogno... Un<br />

considerevole 18 p.c. è controllato<br />

dai Fondi pensionistici: PBZ (Privredna<br />

banka Zagreb/ Gruppo Intesa),<br />

Raiffaisen Fond, Erste Plavi e lo<br />

stato detiene ancora il 26,40 p.c. Ci<br />

sono poi degli azionisti di minoranza<br />

come il Fondo per l’assicurazione<br />

pensionistica e il Fondo per la privatizzazione.<br />

A qualche giorno dallo scoppio<br />

dello scandalo alla Podravka la premier<br />

Jadranka Kosor accompagnata<br />

dal suo vice Damir Polančec ha incontrato<br />

le autorità locali. Ha parlato<br />

pure con Zdravko Šestak, l’attuale<br />

presidente dell’azienda, ma nulla<br />

è trapelato in merito alle cose che si<br />

sarebbero detti. Intanto, i dipendenti<br />

di questo colosso agro-alimentare temono<br />

per i loro posti di lavoro e per<br />

il futuro della società. Nel caso della<br />

Podravka si è parlato pure di scalata<br />

ostile visto che alcune aziende<br />

straniere già tempo fa hanno cerca-<br />

to di entrare nell’impresa o attraverso<br />

accordi di collaborazione o semplicemente<br />

acquisendo azioni in borsa.<br />

Si tratta per esempio del colosso<br />

serbo Delta ma anche di una compagnia<br />

norvegese, la Rieber&Son, a cui<br />

è stato dato il benservito. Il termine<br />

“ostile” è servito solo come paravento<br />

per un minestrone cucinato tutto in<br />

casa...<br />

Il caso Podravka infl uirà sugli<br />

scarsi equilibri di Governo? Diffi cile<br />

dirlo in questo momento. Tutti infatti<br />

attendono il responso degli organi<br />

inquirenti che al momento stanno setacciando<br />

i conti di tutte le imprese<br />

coinvolte nel losco affare.<br />

Corruzione e nepotismo<br />

un male quotidiano<br />

Purtroppo, corruzione e nepotismo<br />

sono all’ordine del giorno in<br />

Croazia. Dopo una serie di scandali<br />

per malversazioni, sospetti di corruzione<br />

e nepotismo il Governo croato<br />

ha destituito a metà settembre l’intera<br />

dirigenza della Hep, l’azienda statale<br />

per la produzione e la distribuzione<br />

dell’energia elettrica, una delle maggiori<br />

compagnie in Croazia e la più<br />

grande di proprietà pubblica. Da anni<br />

l’azienda era oggetto di critiche, ma<br />

negli ultimi mesi sono emersi dei casi<br />

che hanno costretto il Governo ad ordinare<br />

un’inchiesta interna, divenuta<br />

poi scomoda anche per il maggior<br />

<strong>Panorama</strong> 7


8 <strong>Panorama</strong><br />

Attualità<br />

partito governativo, la Comunità democratica<br />

croata (Hdz) guidata dalla<br />

premier Jadranka Kosor. Il fatto che<br />

ha maggiormente danneggiato la credibilità<br />

della direzione destituita è stata<br />

la scoperta di un’assunzione fi ttizia<br />

di un membro del partito al potere<br />

che percepiva lo stipendio nella Hep<br />

mentre di fatto lavorava nella Hdz.<br />

Secondo il giornale ‘Jutarnji list’ di<br />

Zagabria, non si tratterebbe dell’unico<br />

caso simile e non sarebbero rari i<br />

casi di assenteismo, dei quali la dirigenza<br />

era a conoscenza. Inoltre nelle<br />

liste degli impiegati sono state scoperte<br />

cariche come “capo responsabile<br />

per il tempo libero e il divertimento<br />

del personale” che ovviamente hanno<br />

colpito non poco l’opinione pubblica.<br />

Contro il presidente del C.d.a. Ivan<br />

Mravak e gli altri cinque membri è<br />

stata aperta anche un’inchiesta giudiziaria<br />

per abuso d’uffi cio. Il nuovo<br />

capo della Hep è Leo Begovic, fi no a<br />

ieri sottosegretario all’economia.<br />

E di nuovo<br />

la disputa sul confi ne<br />

Gli occhi dei cittadini in questi<br />

giorni sono puntati sulla Conferenza<br />

interministeriale in programma ad<br />

Il premier sloveno Pahor pare abbia<br />

sviluppato un rapporto di empatia<br />

con l’omologa croata Kosor,<br />

meno empatia ha suscitato la sua<br />

spiegazione di fronte al Parlamento<br />

sloveno in merito all’accordo<br />

con la Croazia<br />

Le sede centrale della Podravka a Koprivnica, punto di riferimento<br />

importante per lo sviluppo di tutto il territorio. Ora i dipendenti<br />

temono per i posti di lavoro<br />

ottobre a Bruxelles. Dopo l’accordo<br />

sulla disputa di confi ne con la Slovenia,<br />

il negoziato sull’adesione della<br />

Croazia all’Unione europea riprende<br />

all’inizio di ottobre. La presidenza<br />

svedese della Ue ha convocato per<br />

il 2 ottobre la conferenza intergovernativa,<br />

anticipandola di due settimane<br />

rispetto ai termini iniziali, e volendo<br />

in tal modo accelerare il cammino<br />

di Zagabria verso Bruxelles, bloccato<br />

per dieci mesi dal veto sloveno. La<br />

decisione di convocare la conferenza<br />

è stata presa, si legge nel comunicato,<br />

“dopo consultazioni con la Slovenia<br />

e dopo che la presidenza svedese<br />

ha preso atto delle garanzie date dalla<br />

Croazia” sulla disputa frontaliera tra<br />

i due Paesi. Tale disputa aveva cau-<br />

sato il veto di Lubiana sul negoziato<br />

fra Zagabria e Bruxelles, caduto dopo<br />

l’intesa dei giorni scorsi fra i due paesi<br />

ex jugoslavi. Il Governo croato ha<br />

inoltre riferito che i colloqui diretti<br />

sulla delimitazione nel Golfo di Pirano,<br />

nel nord Adriatico, riprenderanno<br />

contemporaneamente alla ripresa<br />

dei negoziati per l’ingresso nella Ue.<br />

La Croazia spera di concludere i negoziati<br />

nella prima metà del 2010 per<br />

entrare nell’Unione nei primi mesi<br />

del 2011.<br />

Va rilevato però che la conferma<br />

del ministero degli Esteri di Zagabria<br />

che il punto di partenza dei negoziati<br />

sul confi ne, in base all’accordo fra i<br />

premier Jadranka Kosor e Borut Pahor,<br />

è rappresentato dalla seconda


proposta del commissario all’Allargamento,<br />

Olli Rehn, ossia quella di<br />

giugno, ha suscitato in Croazia aspre<br />

reazioni da parte dell’opposizione. Il<br />

leader del Partito socialdemocratico,<br />

Zoran Milanović, ha accusato la<br />

premier di aver violato la decisione<br />

del Sabor dell’8 maggio, con la quale<br />

è stata fatta propria dalla Croazia<br />

la prima proposta di Olli Rehn. Sulla<br />

stessa lunghezza d’onda dei socialdemocratici<br />

si è trovato anche il leader<br />

del Partito popolare, Radimir Čačić,<br />

il quale ha accusato il Governo di Zagabria<br />

di mentire già da cinque giorni<br />

all’opinione pubblica nazionale,<br />

ovvero di affermare che non sia stato<br />

concordato con Lubiana nulla che<br />

non possa impegnare ulteriormente la<br />

Croazia. Duro con la premier pure il<br />

parlamentare della Dieta democratica<br />

istriana, nonché candidato presidenziale,<br />

Damir Kajin. Secondo lui l’accordo<br />

con Borut Pahor rischia di far<br />

perdere alla Croazia 115 chilometri<br />

quadrati di mare territoriale. “Sono<br />

pronto a dare sangue, ma non territori”,<br />

ha esclamato il leader istriano<br />

in occasione del dibattito parlamentare<br />

dedicato all’accordo Kosor-Pahor.<br />

Dell’intesa con Lubiana non si<br />

tornerà a parlare più in Parlamento<br />

nonostante l’opposizione abbia raccolto<br />

un numero di fi rme suffi ciente<br />

per porre tale argomento all’ordine<br />

del giorno, ma la maggioranza ha fatto<br />

quadrato bocciando la mozione.<br />

La politica<br />

secondo Kerum<br />

E per concludere una chicca del<br />

quadro politico croato. Il controverso<br />

imprenditore spalatino Željko Kerum,<br />

al momento pure sindaco della<br />

città dalmata, ha fondato il proprio<br />

partito e avrebbe intenzione di<br />

correre alla presidenziali. Il suo partito<br />

si chiama “Partito civico croato”<br />

(HGS) e in molti si chiedono che<br />

cosa di civico e di “civile” abbia il<br />

partito di un personaggio che ha dichiarato<br />

pubblicamente di non voler<br />

avere “un parente” serbo, scatenando<br />

con ciò un mare di polemiche.<br />

Da rilevare che Kerum è stato l’unico<br />

candidato a presidente di partito<br />

eletto per alzata di mano. Un modello<br />

elettorale che speriamo si esaurisca<br />

con questo triste episodio di politica<br />

locale. ●<br />

Forse non ci abbiamo pensato,<br />

ma, in quanto minoranza,<br />

con la morte di Mike Bongiorno,<br />

l’8 settembre abbiamo perso una<br />

fi gura che è stata tramite insostituibile<br />

nel mantenimento dei legami<br />

con la nazione madre. Un tramite<br />

forse incoscio, da parte nostra<br />

almeno in quegli anni, sicuramente<br />

del tutto ignoto a Mike, ma<br />

non per questo, meno importante,<br />

meno valido sentimentalmente, e<br />

dunque “meno tramite”. Le generazioni<br />

più anziane ricorderanno<br />

qual era la nostra fame di leggere<br />

tutto quel che in Italia veniva<br />

pubblicato su carta (evviva i fotoromanzi)<br />

in anni, e non pochi, in<br />

cui per acquistare una copia del<br />

“Giorno” ci si prenotava e si faceva<br />

di tutto per ingraziarsi l’edicolante.<br />

In parallelo si affermava progressivamente<br />

la radio, seguita<br />

sia nei contenuti seri e celebrativi<br />

- a casa mia, ricordo, si ascoltarono<br />

in religioso silenzio le radiocronache<br />

dei funerali di Pio XII,<br />

Enrico De Nicola e Luigi Einaudi<br />

- sia musicali e leggeri in genere.<br />

In questi si fece strada, si può dire<br />

fi n dall’inizio, quel giovanottone<br />

che all’anagrafe faceva Michael<br />

Nicholas Salvatore Bongiorno, ma<br />

per gli italiani di qua e di là della<br />

Attualità<br />

Si è spento a 85 anni uno dei padri della TV italiana<br />

Mike, ti siamo grati<br />

cortina di ferro era semplicemente<br />

noto come Mike Bongiorno, spesso<br />

solo come Mike.<br />

In Istria e a Fiume le sue trasmissioni<br />

furono seguite con la stessa<br />

passione e partecipazione che si riscontravano<br />

in Italia. Ci si riuniva<br />

tra famiglie, ragazzi e adulti gareggiavano<br />

nel trovare le risposte, che<br />

poi quasi mai erano quelle giusta, e<br />

si tornava a casa con un senso d’appagamento,<br />

quasi sempre senza capire<br />

che, da lontano, quell’uomo<br />

aveva dato un piccolo contributo<br />

alla nostra socializzazione, al processo<br />

di identifi cazione e coesione<br />

nazionale di gruppi di italiani su<br />

cui pesava ancora con forza la separazione<br />

dalla madrepatria, verso<br />

cui continuavano a partire, ogni<br />

giorno che passava, tanti loro vicini<br />

di casa, compagni di scuola, colleghi<br />

di lavoro.<br />

Fu un processo consistente - di<br />

cui a volte, non ce ne accorgemmo<br />

- che, in forme per taluni aspetti<br />

diverse, tornò a ripetersi qualche<br />

anno dopo con l’avvento della<br />

TV. Senza saperlo, Mike ci rese un<br />

po’ più italiani, ci avvicinò ancora<br />

alla nazione madre, in un processo<br />

i cui aspetti positivi superano ampiamente<br />

quelli di senso contrario.<br />

A conti fatti, dunque, tanti i motivi<br />

oper dirgli grazie. ● M. S.<br />

Il tradizionale saluto di Mike “Allegria”<br />

<strong>Panorama</strong> 9


10 <strong>Panorama</strong><br />

Attualità<br />

L’ambito premio «Fiore azzurro» verrà consegnato a Bol (Brazza)<br />

Abbazia e Arbe Campioni del tur<br />

di Ardea Velikonja<br />

Estate 2009 meglio del previsto.<br />

Come erano cauti nelle previsioni<br />

così gli operatori turistici<br />

croati sono cauti nel presentare i risultati<br />

della stagione turistica anche<br />

perché i mesi autunnali sono sempre<br />

quelli dei congressi e dei seminari<br />

anche internazionali che contribuiscono<br />

ad aumentare il numero delle<br />

presenze. Come ha recentemente detto<br />

il ministro al Turismo, Damir Bajs,<br />

“per ora si è raggiunto quello che era<br />

previsto ma non bisogna dimenticare<br />

che la bassa stagione autunnale e invernale<br />

porta il 20 per cento del totale<br />

delle presenze. Quindi a settembre<br />

è partito il secondo blocco della promozione<br />

aggiuntiva, passo che avevamo<br />

fatto già a luglio e che ha dato<br />

i suoi risultati. La Croazia quest’anno<br />

è uno dei pochi Paesi nel Mediterraneo<br />

che ha registrato risultati<br />

positivi nell’estate 2009: siamo alla<br />

pari con la Turchia e solo la Tunisia<br />

ha registrato risultati migliori. Per<br />

noi il 2009 è stato l’anno delle sfi de<br />

dato che a differenza degli altri paesi<br />

non abbiamo potuto contare molto<br />

sull’ospite nostrano data la situazione<br />

economica del paese”.<br />

L’unico segmento che ha fatto da<br />

padrone quest’anno nel turismo croato<br />

è stato quello nautico. Si è cercato<br />

“l’ormeggio in più” su tutta la costa<br />

adriatica, in quanto a introiti saranno<br />

certamente maggiori che non l’anno<br />

scorso. Comunque a detta degli<br />

esperti la Croazia dovrà quanto prima<br />

armonizzare la legge sugli stranieri e<br />

quella marittima perché i grandi panfi<br />

li dalla Croazia vengono indirizzati<br />

in Slovenia, Italia o ultimamente in<br />

Montenegro. Infatti la legge croata<br />

sul soggiorno degli stranieri prevede<br />

un permesso turistico di 90 giorni,<br />

dopo di che bisogna richiedere il<br />

permesso di lavoro. Secondo la legge<br />

marittima i grandi yacht che svernano<br />

nei porti devono avere a bordo<br />

durante tutti i dodici mesi almeno tre<br />

persone. E allora come la mettiamo?<br />

E mentre da una parte si stanno<br />

ancora tirando le somme su presenze<br />

I quattro campanili simbolo della città di Arbe<br />

e introiti l’Ente nazionale per il turismo<br />

ha reso noti i risultati dell’azione<br />

“Fiore azzurro 2009”, un’azione<br />

portata avanti da otto anni ormai e<br />

che premia i migliori luoghi turistici<br />

dai più piccoli alle città sulla costa,<br />

il miglior distributore di benzina, il<br />

miglior personale d’albergo, insomma<br />

tutto ciò che è legato al turismo.<br />

L’azione promossa tanti anni fa aveva<br />

come scopo di “risvegliare” gli<br />

operatori turistici e non solo, affi nché<br />

preparassero quanto meglio la stagione<br />

turistica. Negli anni si è avuto un<br />

interesse incredibile tanto che i centri<br />

turistici, stiamo parlando di quelli<br />

sulla costa adriatica, stanno facendo<br />

a gara per avere il miglior parco, il<br />

miglior giardino, la miglior spiaggia.<br />

Tutto ciò signifi ca che l’azione ha<br />

avuto e continua ad avere un grosso<br />

successo. Per la parte continentale invece<br />

c’è il “Fiore verde” che premia<br />

i migliori nell’entroterra. Da qualche<br />

anno a questi premi sono state aggiunte<br />

alcune categorie tra le quali<br />

quella del miglior operatore turistico<br />

(dai camerieri, ai cuochi, al per-<br />

sonale d’albergo) cosa molto gradita<br />

da tutti coloro che lavorano nel turismo.<br />

L’Istria e il Quarnero ogni anno<br />

la fanno da padrone in fatto di premi<br />

e quest’anno l’ambito riconoscimento<br />

nella categoria delle cittadine<br />

che contano tra i 10 e i 20 mila abitanti<br />

e andato ad Abbazia. La Perla<br />

del Quarnero ha strappato il titolo a<br />

Rovigno, seconda classifi cata a pochi<br />

punti di differenza, terza si è classifi -<br />

cata Makarska. Ma la regione quarnerina<br />

quest’anno ha fatto man bassa<br />

di premi: Arbe infatti si è classifi cata<br />

al primo posto nella categoria cittadine<br />

con meno di 10 mila abitanti<br />

battendo Vodice e Orsera classifi -<br />

catesi seconda e terza. Nella categoria<br />

città con più di 20 mila abitanti il<br />

Quarnero e l’Istria non avevano concorrenti.<br />

Il primo posto in questa categoria<br />

è andato a Spalato seguita subito<br />

dopo da Ragusa (Dubrovnik) e<br />

Zara. Alla nostra regione sono andati<br />

ancora due riconoscimenti: nella categoria<br />

miglior distributore di benzina<br />

il primo posto è andato alla Crobenz<br />

di Novi Vinodolski, mentre il


a fi ne ottobre<br />

ismo 2009<br />

miglior giardino familiare è risultato<br />

essere quello della famiglia Guščić a<br />

Kampor sull’isola di Arbe.<br />

Arduo dunque il compito della<br />

giuria formata dagli esperti dell’Ente<br />

turistico nazionale, con a capo il direttore<br />

Niko Bulić, nonché di giornalisti<br />

di tutta la Croazia che per mesi<br />

hanno girato le sette regioni marinare<br />

ma anche continentali per scegliere i<br />

migliori.<br />

Il direttore Niko Bulić commentando<br />

il fi nale dell’azione ha tenuto<br />

a sottolineare che “nonostante siano<br />

passati otto anni dall’inizio di questa<br />

azione l’interesse degli operatori<br />

turistici e comunali non è diminuito,<br />

anzi, la gara per presentare la propria<br />

cittadina, il proprio uffi co postale, il<br />

proprio centro informativo si fa sempre<br />

più accanita, segno che l’intento<br />

di questa azione è stato realizzato: far<br />

sì che ognuno si dia da fare per presentarsi<br />

quanto meglio al turista straniero<br />

ma anche nostrano”.<br />

Il premio “Fiore azzurro 2009”<br />

verrà consegnato a fi ne ottobre<br />

nell’ambito delle Giornate del turismo<br />

che quest’anno invece che ad<br />

Abbazia si terranno a Bol sull’isola<br />

di Brazza (Brač).<br />

Jasna Doričić Sanković, direttrice<br />

dell’Ente turistico di Abbazia, si è<br />

detta felice per il riconoscimento che<br />

la perla del Quarnero ha ricevuto da<br />

parte della giuria di esperti. “Finora<br />

abbiamo avuto tanti premi, specie<br />

per quanto riguarda i parchi, ma questo<br />

premia tutta la città. Infatti Abbazia<br />

quest’anno non si è presentata con<br />

nuovi alberghi, la cittadina ha semplicemente<br />

migliorato il suo aspetto con<br />

quelle piccole cose che la rendono direi<br />

graziosa. Fiori ovunque, parchi e<br />

passeggiate illuminate e pulite, bar<br />

e ristoranti ‘nei punti giusti’ e che si<br />

sono inclusi benissimo nell’ambiente<br />

naturale. Tutto ciò ha fatto da cornice<br />

all’offerta nei divertimenti, nella<br />

gastronomia, tanto che ci sono state<br />

manifestazioni per tutti i gusti e tutte<br />

le età. E tutto ciò lo hanno apprezzato<br />

i turisti che quest’anno hanno fatto<br />

registrare un aumento del 7 per cento<br />

nonostante la crisi. Noi ad Abba-<br />

zia, ha concluso la direttrice, possiamo<br />

veramente dire di avere il turista<br />

durante tutti i dodici mesi dell’anno<br />

e questo sarà anche il nostro compito<br />

futuro. I congressi e i centri benessere<br />

quest’anno hanno riempito i nostri alberghi<br />

e così continuerà anche da ottobre<br />

in poi. Il prossimo anno è ancora<br />

un’incognita ma noi siamo ottimisti:<br />

anche quest’anno sembrava tutto<br />

nero e invece...”<br />

”Anche da noi le previsioni erano<br />

nere ma per fortuna non si sono avverate”,<br />

ha detto Nedjeljko Mikelić,<br />

direttore dell’Ente turistico di Arbe,<br />

prima classifi cata nella categoria “cittadine<br />

con meno di 10.000 abitanti”.<br />

“Quest’anno noi abbiamo festeggia-<br />

Un’ “immagine sintesi” di Abbazia<br />

Attualità<br />

to il 120.esimo del turismo sull’isola<br />

con tutta una serie di manifestazioni.<br />

Il fi ore all’occhiello della nostra cittadina<br />

è certamente la Fiera di Arbe e i<br />

suoi balestrieri. Devo però aggiungere<br />

che fi nalmente siamo riusciti a lavorare<br />

in tandem: turismo e affari comunali.<br />

E il risultato è una città pulita,<br />

piena di fi ori, rimessa completamente<br />

a posto. Tutto ciò ha contribuito a farci<br />

avere il ‘Fiore azzurro’ assegnatoci<br />

dall’Ente turistico nazionale. La stagione<br />

turistica sta scemando e i risultati<br />

sono buoni, siamo soddisfatti delle<br />

presenze ma, come ha detto il ministro<br />

al Turismo, Damir Bajs, dovremo<br />

attendere il 31 dicembre per tirare<br />

le somme di questo 2009”. ●<br />

<strong>Panorama</strong> 11


12 <strong>Panorama</strong><br />

Mass media<br />

Il sistema dei partiti in Croazia è obsoleto, il cambiamento è un’imperativo<br />

Chi non comunica è fuori gioco<br />

di Diana Pirjavec Rameša<br />

Chi non comunica è fuori gioco.<br />

Su questo si sono trovati d’accordo<br />

praticamente tutti i partecipanti<br />

alla seconda edizione del Weekend<br />

media festival ospitato a Rovigno<br />

tra il 17 e il 19 settembre. È stata<br />

questa un’occasione d’incontro e di<br />

confronto tra gli operatori nel settore<br />

dell’informazione, del marketing, delle<br />

pubbliche relazioni. Un appuntamento<br />

che è servito a focalizzare alcuni<br />

dei nodi gordiani nel segmento della<br />

comunicazione politica, sociale e della<br />

gestione di questo grande comparto<br />

economico su di cui si incrociano e riversano<br />

nuove piattaforme, tecnologie<br />

avanzate, abbinate a vecchie e nuove<br />

professionalità. Un calderone il cui fatturato<br />

va misurato in milioni di kune.<br />

Parola d’ordine: crisi<br />

Ed anche qui, come succede oramai<br />

in tutti i Forum, non è mancata<br />

la parola crisi. Crisi del mercato, crisi<br />

identitaria, incidenza della recessione<br />

su attività quali il marketing, l’informazione,<br />

la produzione di nuovi<br />

format, crisi delle pubbliche relazioni.<br />

Niente di nuovo se rileviamo che<br />

questo settore dell’economia nazionale,<br />

fi no a qualche tempo contrassegna-<br />

Nadan Vidošević, candidato<br />

presidenziale, ha criticato l’attuale<br />

funzionamento dei partiti:<br />

“O si cambia o non andremo<br />

da nessuna parte”<br />

Duemila persone hanno seguito i lavori della seconda edizione di “Weekend<br />

media festival” ospitato nell’impianto dismesso dell’ex Fabbrica<br />

tabacchi di Rovigno dal 17 al 19 settembre (foto di Goran Žiković)<br />

to da continua crescita ed espansione,<br />

ora sta cercando di individuare la via<br />

della sopravvivenza. I tagli applicati<br />

dalle aziende nei loro budget annuali<br />

hanno colpito sin dalla prima ondata<br />

questo tipo di servizi. Infatti, prima di<br />

licenziare i propri dipendenti le imprese<br />

cercano di ottimizzare i costi preferendo<br />

dare “forfait” al proprio consulente<br />

marketing o all’agenzia che cura<br />

le pubbliche relazioni piuttosto che ridimensionare<br />

l’organico. Nonostante<br />

ciò il settore dell’advertising in Croazia<br />

pur dichiarando un modesto 7 p.c.<br />

in meno dell’attività complessiva in<br />

questo anno, nel 2008 ha fatturato 3,3<br />

miliardi di kune.<br />

Ma non tutti in questo settore si<br />

dichiarano perdenti. Ci sono agenzie<br />

che continuano a fatturare e servizi<br />

che in tempo di crisi vengono richiesti<br />

con una certa costanza, come le<br />

consulenze relative a strategie comunicative<br />

sia nel settore dell’impresa<br />

privata che nel pubblico, campagne<br />

di comunicazione integrata a<br />

supporto del lancio di nuovi servizio<br />

e/o prodotti. Alcuni esempi: la “Digitel<br />

komunikacije”, che fa parte del<br />

gruppo Digitel Pristop Group, pur rilevando<br />

che il 2007 è stato migliore<br />

del 2008, dichiara un fatturato pari a<br />

466 milioni di kune. I suoi clienti? Il<br />

gruppo “Adris”, la T-Mobile, Kraš,<br />

Jamnica, Zagrebačka banka, Vichy,<br />

Ina, Mol... La Millenium promocije<br />

invece nel 2008 ha dichiarato un<br />

utile di 12 milioni di kune, l’agenzie<br />

Premisa 27,5 milioni di kune.<br />

Insomma cifre importanti e attività<br />

che reggono la crisi.<br />

Mega fi era<br />

della comunicazione<br />

Al “Weekend media festival”<br />

quest’anno c’erano praticamente tutti:<br />

dai capiredattori dei maggiori quotidiani<br />

nazionali, ai dirigenti radio televisivi<br />

di Croazia, Slovenia, Bosnia ed<br />

Erzegovina, Austria, Serbia... direttori<br />

marketing delle maggiori agenzie che<br />

operano in regione, giornalisti, addetti<br />

alle pubbliche relazioni, creativi, produttori<br />

di noti format televisivi, candidati<br />

presidenziali, amministratori<br />

delegati, consulenti. E tutti hanno voluto<br />

dire la propria. Tra gli ospiti internazionali<br />

Christian Hernandez Gallardo,<br />

direttore del settore nuovi mercati<br />

presso la Google, e Chris Matyszczyk,<br />

che ha tenuto un’interessante<br />

conferenza dedicata all’espansione<br />

di Twitter e alle possibilità di mercato<br />

offerte.<br />

Il PR un aggancio<br />

importante<br />

I lavori si sono snodati attorno ad<br />

alcuni nuclei tematici: l’evoluzione<br />

del digitale, il rapporto massmedia vs<br />

addetti stampa (PR), regolamentazione<br />

dell’attività dei mass media elettronici<br />

in Croazia, crisi economica, morale<br />

e politica raccontate e commentate<br />

da economisti, giornalisti, esperti<br />

in comunicazione. Tra i quesiti posti


“Weekend media festival”: un’occasione di incontro e confronto tra chi<br />

opera nel settore della comunicazione e della pubblicità<br />

in sede di dibattito e sviluppato poi<br />

con maestria dagli interlocutori invitati<br />

per l’occasione vi è pure il rapporto<br />

che intercorre tra i servizi di pubbliche<br />

relazioni delle singole imprese e i<br />

mass media, in primo luogo i redattori<br />

delle testate. Fino a che punto il PR<br />

può infl uire sulla diffusione di una notizia?<br />

Quale tipo di rapporto intercorre<br />

tra il redattore e l’addetto stampa?<br />

Si trovano in una posizione di rapporto<br />

complementare o esiste una qual prevaricazione<br />

dell’uno rispetto all’altro?<br />

Stranamente, gli interlocutori, persone<br />

qualifi cate come Maja Weber responsabile<br />

del settore comunicazioni della<br />

T-HT, Aleksandra Kolarić già portavoce<br />

del governo Račan ed ora impiegata<br />

presso la “Deloitte”, Boris Lešić<br />

dell’agenzia “Premisa”, Davor Gavran<br />

della Federcalcio croata ed altri ancora,<br />

hanno insistito sulla completa autonomia<br />

delle due professionalità. “In<br />

realtà i giornalisti hanno bisogno eccome<br />

dell’aggancio con rilevanti fronti<br />

d’informazione, soprattutto quando<br />

di politica si tratta. I contatti con i ministri<br />

li abbiamo soprattutto grazie alla<br />

mediazione degli addetti stampa che<br />

per noi sono fondamentali” - ha rilevato<br />

la giornalista e commentatore politico<br />

Ivana Petrović (Nova TV). Aleksandra<br />

Kolarić nel dimensionare inoltre<br />

l’esistenza di “presunti” strapoteri<br />

dei PR ha lanciato una sfi da: “Se tra<br />

il pubblico c’è qualche giornalista che<br />

può testimoniare di eventuali pressioni<br />

che io in passato in qualità di portavoce<br />

del Governo abbia effettuato sui redattori<br />

si faccia avanti...”. L’assordante<br />

applauso che ne è seguito, forse, andrebbe<br />

letto in diverse maniere.<br />

Stimolante il dibattito dedicato<br />

ai mass media e al modo in cui questi<br />

hanno trattato la crisi. Interlocutori<br />

qualifi cati hanno risposto alla domanda:<br />

si poteva fare altrimenti? In realtà<br />

va detto che a parlare per primi del<br />

tracollo fi nanziario, ma anche politico<br />

e morale che al momento la Croazia<br />

affronta sono stati proprio i giornalisti<br />

che con le loro analisi, commenti,<br />

interviste hanno raccontato una realtà<br />

molto meno rosea di quella che l’allora<br />

Governo Sanader andava promuovendo.<br />

Su questo argomento si sono<br />

misurati manager di imprese leader<br />

dell’economia croata: Ivica Mudrinić<br />

(T-HT), Hrvoje Vojković (Croatia osiguranje),<br />

Nadan Vidošević (Camera<br />

d’economia croata), Marjan Jurleka<br />

(Večernji List).<br />

Manca una strategia<br />

di sviluppo<br />

In questa sede è stato fatto l’identikit<br />

della crisi politica che attanaglia<br />

il paese. Giudizi pesanti, se espressi<br />

da personalità di spicco dell’economia<br />

nazionale, dirigenti di imprese leader,<br />

assumono un peso considerevole.<br />

“Il nostro sistema politico è superato<br />

e sono i mass media coloro che in<br />

questo momento hanno il compito di<br />

sensibilizzare l’opinione pubblica insistendo<br />

sulla necessità di cambiamenti<br />

sia nella società che nell’attuale modus<br />

operandi e nelle strategie adottate<br />

dai partiti” - ha spiegato Mudrinić.<br />

Gli ha fatto eco Nadan Vidošević<br />

rilevando: “Il maggior problema della<br />

società in questo momento è il totale<br />

crollo dei valori morali e la comple-<br />

Mass media<br />

ta assenza di strategie di sviluppo. Le<br />

nostre istituzioni, i vari governi che si<br />

sono succeduti a partire dai primi anni<br />

Novanta hanno approvato migliaia di<br />

documenti, risoluzioni, direttrici, ma<br />

non hanno stilato un documento relativo<br />

allo sviluppo nazionale, un decalogo<br />

delle priorità e delle fi nalità. Molte<br />

delle forze politiche non sono in grado<br />

di confrontarsi con quello che la crisi<br />

ci sta portando, anzi molte di queste<br />

formazioni rischiano di estinguersi<br />

se non riusciranno a trasformarsi in<br />

tempo utile” - ha ribadito il manager<br />

che ha deciso di candidarsi alle presidenziali.<br />

Chi sente di meno la crisi è il web. I<br />

portali internet come quello di T-Com<br />

o Net.hr quest’anno hanno registrato<br />

un aumento di fatturato. A confermarlo<br />

è l’amministratore delegato della<br />

T-HT, Ivica Mudrinić: “Il WEB può<br />

essere un ottimo strumento per sviluppare<br />

e ampliare iniziative di pubbliche<br />

relazioni. Può aiutare le aziende ad accrescere<br />

la loro visibilità e a migliorare<br />

la loro immagine. Come non considerare<br />

l’enorme popolarità di internet e il<br />

grande numero di utenti raggiungibili<br />

attraverso di esso? Milioni di utenti<br />

in tutto il mondo che navigano alla<br />

ricerca di informazioni e servizi sono<br />

un’occasione straordinaria per la comunicazione<br />

in genere ma soprattutto<br />

per le pubbliche relazioni aziendali”.<br />

Internet può essere utilizzato come<br />

una vera e propria cassa di risonanza<br />

per la diffusione di comunicazioni societarie,<br />

comunicati stampa, sponsorizzazioni<br />

e altre iniziative, indirizzati<br />

alla promozione dell’attività e dell’immagine<br />

societaria. Inoltre, non va sottuvalutato<br />

il vantaggio economico offerto<br />

dal mezzo che può offrire altissimi<br />

standard di successo a costi notevolmente<br />

inferiori rispetto ad altre<br />

attività di PR, come l’organizzazione<br />

di eventi, la creazione di materiali cartacei<br />

e l’intervento di opinion leader”<br />

- hanno rilevato alcuni dei partecipanti<br />

al dibattito. Ed alcune cifre conclusive<br />

a conferma che questo appuntamento,<br />

giunto alla seconda edizione, sta riscontrando<br />

parecchio interesse: 2.000<br />

i partecipanti, quasi 300 i giornalisti<br />

accreditati, presenti le maggiori testate<br />

della regione, agenzie, case di produzione,<br />

tutti interessati a individuare<br />

le direttrici di sviluppo del settore della<br />

comunicazione, dell’advertising e<br />

dell’informazione. ●<br />

<strong>Panorama</strong> 13


Occitania non è uno stato né una<br />

L’ regione, ma un’area compresa<br />

geografi camente tra le Alpi, i Pirenei,<br />

il Mediterraneo e l’Atlantico Francese<br />

contraddistinta da una lingua comune.<br />

Una linea ideale unisce Bordeaux a<br />

Briançon, passa sopra Limoges, Clermont-Ferrand<br />

e Valence, attraversa le<br />

Alpi e abbraccia una dozzina di valli<br />

sul versante italiano, si allunga sulla<br />

costa Mediterranea da Mentone sino<br />

alla Catalogna ed entra appena nello<br />

stato spagnolo con la Val d’Aran,<br />

correndo sui Pirenei, tocca i Paesi Baschi<br />

e si tuffa nell’Oceano Atlantico.<br />

Su una superfi cie di 190.000 kmq e<br />

con 13 milioni di abitanti, il suo territorio<br />

si trova in gran parte sotto amministrazione<br />

francese, con 32 dipartimenti,<br />

mentre in Italia comprende<br />

14 valli alpine tra Piemonte e Liguria<br />

e la comunità di Guardia Piemontese<br />

in Calabria per un totale di 120<br />

comuni. L’occitano, come portoghese,<br />

spagnolo, catalano, francese, italiano,<br />

franco-provenzale, sardo, ladino,<br />

rumeno, dalmatico, è una lingua<br />

neo-latina o romanza. Quando Dante<br />

Alighieri nel XIV secolo tentò una<br />

14 <strong>Panorama</strong><br />

Minoranze<br />

prima classifi cazione delle parlate romanze,<br />

prese come riferimento la particella<br />

che indicava l’affermazione.<br />

Determinò così tre idiomi, la lingua<br />

del sì, l’italiano, la lingua dell’oil, oiltano<br />

o francese, e la lingua d’oc, l’occitano.<br />

Oc deriva infatti dal latino hoc<br />

est, è questo, è così; il termine Occitania<br />

passò così ad indicare l’insieme<br />

delle regioni in cui si parlava la lingua<br />

d’oc. Parlato da circa tre milioni<br />

di persone, l’occitano ha delle varianti<br />

locali: quella in Vau d’Aran appartiene<br />

al gruppo guascone; quella delle<br />

Valadas Occitanas al delfi nese. I primi<br />

documenti in lingua d’oc risalgano<br />

al X secolo, nell’XI si ha la poesia<br />

dei trovatori, grazie ai quali la lingua<br />

e la letteratura d’oc acquistano grande<br />

prestigio nell’Europa del tempo. Poeti<br />

italiani, catalani, francesi scrivono<br />

in occitano e alle forme della poesia<br />

trobadorica si ispirano i poeti galegoportoghesi,<br />

tedeschi e inglesi.<br />

Il declino dell’occitano avviene<br />

all’inizio del XIII secolo con la<br />

Crociata contro gli Albigesi, o Catari<br />

(1208-1242), di cui il poema epico<br />

“La Cançon de la Crosada” traman-<br />

Occitania, cultu<br />

da il ricordo. Nel 1539 il re di Francia<br />

Francesco I bandisce l’occitano dagli<br />

atti amministrativi; ciò nonostante la<br />

lingua d’oc conserva fi no al XVII secolo<br />

uno status uffi ciale nel Regno di<br />

Navarra.<br />

I primi testi letterari in lingua d’oc<br />

delle Valadas Occitanas sono del XV<br />

secolo e provengono dalla minoranza<br />

religiosa valdese delle valli Pellice,<br />

Germanasca e Chisone. Sono traduzioni<br />

bibliche e poemetti morali da<br />

cui emerge una straordinaria somiglianza<br />

con l’occitano parlato oggi<br />

nelle valli. Tra i secoli XVI - XVII,<br />

con i poeti Peire Godolin e Bellaud<br />

de la Bellaudière, la letteratura ritrova<br />

nuovo slancio nell’Occitania granda.<br />

Nell’Ottocento Frederic Mistral con<br />

altri poeti, tra cui Roumanille e Aubanel,<br />

fonda un movimento, il Felibrige,<br />

destinato a riportare in auge la lingua<br />

d’oc. Capolavoro di Mistral è il poema<br />

“Mirèio” che nel 1904 gli vale il<br />

Premio Nobel per la letteratura.<br />

Fredo Valla, regista e studioso della questione occitana, parla di gruppi etnici,<br />

Le vostre terre da sempre sono state<br />

di Bruno Bontempo - foto Zlatko Majnarić e archivio<br />

La tutela delle minoranze nazionali,<br />

ma anche etniche, religiose,<br />

culturali, sessuali, è<br />

divenuta, nel corso degli ultimi decenni,<br />

una questione di cruciale interesse<br />

per il diritto internazionale,<br />

soprattutto in virtù della progressiva<br />

crescita della coscienza e dell’urgenza<br />

di protezione dei diritti umani<br />

e dei valori del pluralismo, in<br />

un universo sempre più sfaccettato<br />

e profondamente diviso. Quello<br />

dell’estinzione delle lingue e delle<br />

etnie è un problema dei nostri giorni<br />

che richiede soluzioni tanto concrete<br />

e urgenti, quanto diffi cili da realizzare.<br />

Resta il fatto che nessuna<br />

lingua che scompare può essere rimpiazzata<br />

con altre, perché ogni idioma<br />

costituisce e custodisce un patrimonio<br />

di conoscenze, di storia e di<br />

cultura destinato a sparire insieme a<br />

loro. Se una lingua fi nisce fuori uso,<br />

e pian piano diventa un’estranea in<br />

casa, la “sua” comunità si sgretola,<br />

viene assorbita e ogni individuo rimane<br />

“solo”. Questo è un po’ quello<br />

che succede nei moderni agglomerati<br />

urbani, dove affl uiscono migliaia<br />

di immigrati di varia provenienza,<br />

ma è anche il processo che sta investendo,<br />

per altre ragioni storiche e<br />

sociali, la nostra etnia su quello che<br />

oggi siamo soliti defi nire il suo territorio<br />

di insediamento storico.<br />

Su questo argomento parliamo a<br />

Rovigno, in occasione del VII Italian<br />

Film Festival, con Fredo Valla,<br />

il regista, sceneggiatore, documentarista<br />

e scrittore piemontese che abbiamo<br />

ospitato su queste pagine nello<br />

scorso numero di ‘<strong>Panorama</strong>’. Val-<br />

la ha dedicato molto del suo tempo e<br />

delle sue energie alla lotta per la tutela<br />

della cultura e della causa occitana,<br />

di cui è un profondo conoscitore.<br />

Nativo di Sampeyre (Valle Varaita),<br />

vive a Ostana, nel Cuneese, e fa parte<br />

della minoranza di lingua d’oc. “La<br />

questione occitana, per me, ha sempre<br />

avuto un ruolo importante. Ho<br />

fatto militanza negli anni in cui succedevano<br />

tante cose, quando la storia<br />

sembrava andare un po’ più in fretta,<br />

tra il ‘68, ‘69, ‘70 - spiega Valla,<br />

appassionato studioso della questione<br />

occitana, lisciandosi la sua barba<br />

a pizzo, il suo inconfondibile segno<br />

distintivo -. All’epoca in Europa<br />

c’erano l’Ira, l’Eta, il Popolo sardo, il<br />

movimento in Corsica. Noi occitani<br />

eravamo molto pacifi ci, forse anche<br />

troppo, però eravamo in quel fi lone<br />

lì. Poi nel tempo le cose sono cambiate”.


a e lingua d’oc<br />

La bandiera occitana con la croce<br />

comunemente detta di Tolosa<br />

tutela e rischio estinzione<br />

lasciate sole<br />

Il suo studio sulla “questione occitana”<br />

ci riporta al discorso sulla<br />

ricerca di identità, sulle minoranze,<br />

sul loro futuro. Per noi che siamo<br />

un gruppo etnico seriamente<br />

minacciato di estinzione, questo è<br />

un argomento che ci fa drizzare le<br />

orecchie...<br />

”I problemi delle minoranze nazionali<br />

sono una cosa molto seria.<br />

I gruppi etnici, soprattutto quando<br />

le minoranze non sono forti, spesso<br />

vengono ridotti a rango di folclore.<br />

Quindi si pensa di tutelare un gruppo<br />

minoritario semplicemente dandogli<br />

due soldi per fare una festa o per ricostruire<br />

un costume. Io non dico che<br />

queste cose non abbiano valore, ma<br />

quando ci si limita a quello il fi ne ultimo<br />

è sempre l’estinzione. Una minoranza<br />

linguistica vuol dire una lingua,<br />

e le lingue sono l’elemento distintivo<br />

dei popoli. Conosco un unico popolo<br />

Malgrado la rinascita letteraria<br />

dovuta al Felibrige, l’identità occitana<br />

continua a decadere, fi no a metà<br />

del Novecento, quando il teorico etnista<br />

di origini guasconi François<br />

Fontan (1929-1979), afferma che<br />

l’Occitania è una nazione “che, come<br />

tutte le etnie colonizzate del mondo,<br />

ha diritto ad erigersi in uno stato<br />

indipendente”. A partire dagli anni<br />

‘70 la rinascita coinvolge migliaia<br />

di giovani. Si fondano movimenti e<br />

partiti politici; all’ala indipendentista<br />

di François Fontan che guida il<br />

Partit Nacionalista Occitan si contrappone<br />

l’ala riformista-autonomista,<br />

guidata dallo scrittore Robert<br />

Lafont. All’origine di questa fi oritura<br />

c’è l’Institut d’Estudis Occitans<br />

(I.E.O.) che promuove la creazione<br />

occitana nei vari settori della cultura.<br />

Nascono il Movimento Autonomista<br />

Occitano (M.A.O.) e numerose<br />

associazioni culturali che si propongono<br />

di sensibilizzare la gente.<br />

La moderna poesia delle Valadas ha<br />

il suo massimo interprete nel poeta<br />

Antonio Bodrero, noto come Barba<br />

Tòni Baudrier (1921-1999). La po-<br />

Minoranze<br />

tenza visionaria, il senso religioso, la<br />

percezione panica della natura elevano<br />

l’occitano alpino di Tòni Baudrier<br />

da dialetto minoritario a lingua sublime.<br />

Nel 1999 la minoranza linguistica<br />

occitana d’Italia viene riconosciuta<br />

con una legge dello Stato. E mentre<br />

la Catalogna accoglie nei propri<br />

statuti il diritto al bilinguismo, la Vau<br />

d’Aran, dove l’occitano diventa lingua<br />

diffusa nella vita pubblica, l’Occitania<br />

granda (il vasto territorio occitano<br />

nello stato francese) attende<br />

ancora il riconoscimento della propria<br />

identità nazionale e linguistica.<br />

Comune origine etnica, comune<br />

lingua e tradizioni, antichi legami<br />

confederativi, unitarietà regionale romana<br />

con i vicini transalpini, comuni<br />

interessi commerciali e pastorali,<br />

spiegano la propensione rimasta,<br />

negli abitanti delle valli cispadane, a<br />

conservare rapporti di scambio con il<br />

resto del mondo occitano. Attraverso<br />

tutte le valli esiste oramai una coscienza<br />

consolidata di appartenere al<br />

popolo occitano e dappertutto si assiste<br />

ad un grande risveglio culturale e<br />

artistico. ●<br />

Fredo Valla questa volta parla dei problemi delle minoranze nazionali<br />

in Europa presso il quale la lingua è<br />

venuta meno, ma si è conservato uno<br />

spirito, un’identità: quello irlandese.<br />

L’elemento identitario è passato dalla<br />

lingua alla religione, purtroppo... Ma<br />

anche le identità, grazie Dio, cambiano,<br />

si trasformano. La mia non è<br />

più quella di mio nonno e immagino<br />

che oggi la vostra identità di italiani a<br />

Fiume e in Istria, non sia più quella di<br />

cinquant’anni fa. Poi ci sono identità<br />

che dal contatto con le maggioranze<br />

si arricchiscono, ed è quello che si auspica,<br />

perché pur conservando il proprio<br />

essere, la propria essenza, si gode<br />

di quello che altre vicinanze possono<br />

proporre e non ci si pone in contrapposizione.<br />

A me, in quanto occitano,<br />

<strong>Panorama</strong> 15


16 <strong>Panorama</strong><br />

Minoranze<br />

mi dispiacerebbe perdere<br />

Dante, Petrarca, Pirandello<br />

in nome di una carnazione<br />

occitano-onirica. Eppure<br />

io mi considero un nazionalista<br />

occitano, ma non<br />

nel senso che si dà abitualmente<br />

oggi a questo termine.<br />

Perché si fa confusione<br />

tra nazionalismo e imperialismo,<br />

al punto che questo<br />

termine viene messo in relazione<br />

al concetto di colonialismo<br />

e ne assume il signifi<br />

cato. François Fontan,<br />

il grande teorico che ci ha<br />

formato negli anni ‘70, ci<br />

ha insegnato che nazionalismo<br />

è dare ad ogni lingua<br />

una nazione, perché ogni<br />

nazione ha diritto ad essere<br />

se stessa fi no all’autodeterminazione<br />

e nella fraternità<br />

con tutti gli altri popoli.<br />

Questa ovviamente può essere<br />

anche utopia, ma resta<br />

un obiettivo...”<br />

In un’intervista lei ha<br />

dichiarato che “la questione<br />

occitana deve andare avanti,<br />

oggi, con altri mezzi, diversi<br />

dall’estremismo localistico e<br />

dall’associazionismo duro e puro”.<br />

Crede che questa potrebbe essere<br />

una ricetta “universale”, applicabile<br />

cioé anche alle altre minoranze, a<br />

quella italiana in Istria e a Fiume,<br />

nel nostro caso?<br />

”Se andiamo a vedere il mondo<br />

francofano, scopriremo che la sua<br />

creatività attinge molto anche al di<br />

fuori della Francia. Ci sono grandi artisti,<br />

cantanti, scrittori nel Quebec, ad<br />

esempio. Pensando alla vostra realtà,<br />

Valla lamenta il fatto che a parte Fulvio Tomizza,<br />

l’Italia conosce poco della cultura di queste terre<br />

è un aspetto che mi ha sempre stupito.<br />

In Italia, a parte Tomizza e non so<br />

chi altri, di questa parte di cultura italiana<br />

non si sa nulla, non vi si attinge...<br />

Ma se vi chiudete in voi stessi,<br />

se la cultura italiana non tiene conto<br />

di voi, se gli sloveni di Trieste si<br />

chiudono in loro stessi e pensano di<br />

fare tutto da soli, per forza di cose il<br />

vostro potenziale creativo resterà circoscritto<br />

e non ne usciranno grandi<br />

produzioni. Una cultura ha bisogno<br />

di teste, di cervelli, di premi Nobel,<br />

per usare una defi nizione un po’ scontata.<br />

Ma che premio Nobel può usci-<br />

re da una comunità ristretta?<br />

Una critica che io faccio, ad<br />

esempio, alle scuole slovene<br />

a Trieste è quella di attingere<br />

gli insegnanti eclusivamente<br />

tra la minoranza slovena<br />

del capoluogo giuliano<br />

e dintorni, invece di rintracciarli<br />

da tutto il mondo sloveno.<br />

A mio modo di vedere<br />

in quelle scuole ci dovrebbero<br />

essere docenti che arrivano<br />

da tutta la Slovenia,<br />

perché soltanto così si esce<br />

dal provincialismo. Nel vostro<br />

caso credo sia lo stesso,<br />

gli insegnanti sono presi dalle<br />

Comunità di Rovigno, di<br />

Parenzo, di Pirano e basta.<br />

Il localismo è qualcosa che<br />

dà anche delle soddisfazioni,<br />

ma alla lunga è la morte.<br />

L’anno scorso, quando<br />

sono venuto qui a Rovigno<br />

a un’altra edizione dell’Italian<br />

Film Festival, c’era una<br />

bellissima mostra sul corredo<br />

antico. Va benissimo farla,<br />

però se ci si limita a questo<br />

è di poco conto...”<br />

Nelle scuole della nostra Comunità<br />

nazionale, comunque, ci<br />

sono anche insegnanti che arrivano<br />

dall’Italia. Perché la CNI coglie<br />

ogni occasione per mantenere contatti<br />

quanto più stretti con l’Italia...<br />

Ma siamo estremamente piccoli e<br />

con le nostre modeste forze non è<br />

facile sfondare sul vasto fronte culturale<br />

e mediatico italiano. Altro<br />

discorso e altro rapporto numerico<br />

per gli sloveni, la cui Nazione madre<br />

conta meno di due milioni di<br />

abitanti...<br />

Dal paese di Ostana, nel Cuneese, si gode una magnifi ca vista sul Monviso, vetta delle Alpi Cozie (3841 metri)


L’Occitania: il sud della Francia, parte della Spagna e del Piemonte<br />

”Ammetto, c’è un‘Italia che comunque<br />

pensa poco a questi problemi,<br />

a queste comunità...”<br />

Per noi, per la nostra sopravvivenza,<br />

un problema è anche quello<br />

di farci accettare dalla maggioranza,<br />

non soltanto quella delle<br />

istituzioni ma a livello di opinione<br />

pubblica, generalmente poco informata<br />

e disinteressata, indifferente,<br />

insensibile nei confronti dei nostri<br />

elementi distintivi, lingua, cultura,<br />

costume, storia... Come combattere<br />

questi aspetti?<br />

”Francamente non ho una risposta.<br />

Resta da sperare che anche le<br />

maggioranze crescano...”<br />

Realizzando il documentario sul<br />

sommergibile italiano “Medusa”,<br />

affondato al largo di Pola nel 1942<br />

e di cui abbiamo parlato nello scorso<br />

numero, ha toccato anche un argomento<br />

che l’ha portato, credo, a<br />

conoscere meglio queste regioni e la<br />

loro storia. Un passato che, come in<br />

molte terre di confi ne, è tanto ricco<br />

e complesso quanto poco o mal conosciuto,<br />

anche perché è stato narrato<br />

e usato quasi sempre in maniera<br />

strumentale, e si continua a farlo<br />

soprattutto sui temi dell’esodo e<br />

delle foibe.<br />

“C’è troppa storia in così poco spazio.<br />

Sono temi che in qualche modo<br />

ho sempre seguito, sia pure soltanto<br />

da lettore, non da conoscitore o da<br />

studioso. Fin dalle prime visite a Trieste,<br />

negli anni ‘80 ero andato ad intervistare<br />

Margherita Hack, ad esempio,<br />

avevo l’abitudine di prendere i<br />

giornali del luogo per capire che cosa<br />

stava succedendo. Ebbene, sul ‘Piccolo’<br />

di Trieste mi stupiva l’attualità<br />

di questioni che erano capitate un bel<br />

po’ di anni prima, con lettere, controlettere,<br />

esodo, foibe, sloveni, italiani,<br />

croati... Ero colpito soprattutto dalla<br />

tensione che c’era sotto, e si capiva<br />

che non era un ricordo assopito, anzi,<br />

era ancora molto vivo, inciso nella<br />

carne. Più tardi ho conosciuto quella<br />

che poi è diventata mia moglie, che<br />

è una slovena di Trieste, e ciò ha favorito<br />

ulteriormente le mie indagini...<br />

Ho l’impressione che queste terre, da<br />

sempre, siano state lasciate sole e che<br />

di certi argomenti in Italia non si sia<br />

mai parlato perché non conveniva, a<br />

qualcuno conveniva troppo, ad altri<br />

non conveniva abbastanza. Sono state<br />

commesse delle grandi ingiustizie,<br />

a tutti, non è un problema di essere<br />

italiani, o slavi, o di destra o di sinistra.<br />

Le vicende sono le vicende, dopodiché<br />

le possiamo leggere da punti<br />

di vista diversi. Per le mie convinzioni<br />

politiche è drammatico che la sinistra<br />

italiana non abbia mai affrontato<br />

questi problemi su un piano più<br />

generale. Il fascismo ha sollevato dei<br />

rancori che poi si sono distribuiti su<br />

persone che ne sapevano poco o nulla...<br />

Ho sempre trovato inconcepibile<br />

che le questioni di queste terre siano<br />

state appannaggio del Movimento<br />

Sociale Italiano, da una parte prerogativa<br />

di una politica, dall’altra la volontà<br />

di stenderci una coperta sopra,<br />

come dire meglio ne parliamo meglio<br />

è...“ ●<br />

Minoranze<br />

Gullotta recita<br />

l’Istria della Mori<br />

L’ attore Leo Gullotta ha prestato<br />

voce e presenza scenica<br />

a “L’Istria” della scrittrice<br />

Anna Maria Mori, con uno spettacolo<br />

teatrale allestito a Roma.<br />

Un protagonista del teatro italiano<br />

contemporaneo e fi gura popolarissima<br />

della tv, si cimenta dunque<br />

con le aspre e intense pagine dedicate<br />

dall’autrice, nativa di Pola<br />

ed esule, fi rma di punta del giornalismo<br />

contemporaneo, alla sua<br />

Istria natale e raccolte nei volumi<br />

“Bora” (scritto a quattro mani con<br />

la polese Nelida Milani) e “Nata<br />

in Istria”.<br />

Nei due volumi, Anna Maria<br />

Mori si confronta con la storia e<br />

con i destini degli italiani di queste<br />

terre costretti all’esodo del dopoguerra.<br />

Pagine scomode, almeno<br />

sino a pochi anni addietro, oggi<br />

meglio apprezzate in forza di una<br />

ritrovata coscienza storica sui tragici<br />

anni che videro forse più di<br />

200 mila fi umani, istriani e dalmati<br />

abbandonare in circostanze<br />

drammatiche beni ed affetti.<br />

Ai brani tratti dai libri di Anna<br />

Maria Mori si alternano citazioni<br />

dai maggiori quotidiani italiani,<br />

americani ed inglesi del tempo,<br />

in un continuo rimando dalla<br />

pagina letteraria all’urgenza della<br />

cronaca, che registrò con lento e<br />

crescente stupore le violenze sui<br />

civili e l’ansia della popolazione<br />

per un destino lungamente incerto<br />

e temuto.<br />

Leo Gullotta è stato insignito<br />

lo scorso febbraio del Premio Internazionale<br />

“Giorno del Ricordo”<br />

istituito dall’Associazione Nazionale<br />

Venezia Giulia e Dalmazia<br />

e conferitogli per la sua interpretazione<br />

nella fi ction “Il cuore nel<br />

pozzo”, un serial che però non<br />

ebbe certo apprezzamenti concordi<br />

tra gli storici ed i rimasti. Anna<br />

Maria Mori ha ricevuto il medesimo<br />

premio per la sezione Letteratura<br />

e per l’impegno profuso nella<br />

qualifi cata divulgazione di un capitolo<br />

della storia italiana sottaciuto<br />

per molti decenni. ●<br />

<strong>Panorama</strong> 17


18 <strong>Panorama</strong><br />

Società<br />

Rifl essioni indotte dal discutibile modo di taluni politici di presenta<br />

Il rispetto per la democrazia non è<br />

di Marino Vocci<br />

Avevo molti dubbi se scrivere o<br />

no questo articolo. Poi, dopo<br />

aver letto l’editoriale di Fabiana<br />

Martini, la brava direttrice del<br />

settimanale cattolico di Trieste “Vita<br />

Nuova”, dal titolo “Siamo alla barbarie”<br />

del 4 settembre u.s., ho deciso<br />

che era doveroso intervenire.<br />

I dubbi derivavano dal mio essere<br />

molto critico nei confronti di coloro<br />

che, con malcelato pregiudizio,<br />

criticano il paese in cui vivono, ritenendo<br />

che sia un diritto/dovere, quasi<br />

un atto d’amore, riconoscere prima<br />

i nostri errori e i nostri limiti e<br />

poi guardare a quelli degli altri, e poi<br />

perché amo rifl ettere sulle cose lontano<br />

dagli urlati echi mediatici.<br />

Ritorniamo all’editoriale. Così<br />

scriveva Fabiana Martini a proposito<br />

della libertà di stampa e dell’Italia<br />

di questo inizio autunno 2009,<br />

dove purtroppo sembra imporsi “…<br />

la cultura mafi osa dello scambio,<br />

quella che pretende il silenzio al posto<br />

di favori… Ma anche la cultura<br />

dell’intolleranza, quella che non<br />

sopporta i diversi, siano essi immigrati<br />

in cerca di speranza o vicini<br />

di casa rumorosi o persone con idee<br />

differenti dalle mie…Assistiamo da<br />

ogni parte, ma soprattutto nella vita<br />

politica a uno spaventoso imbarba-<br />

rimento dei rapporti umani, siamo<br />

alla giungla” …per questo abbiamo<br />

tutti bisogno di “…un supplemento<br />

di umanità e di accoglienza...” e io<br />

aggiungerei, anche di giustizia e di<br />

vera democrazia.<br />

Questo mio scritto vuole essere<br />

un contributo alla discussione su<br />

questi temi, perché credo fortemente<br />

nel lavoro di tutti per la difesa della<br />

qualità della nostra democrazia, perché<br />

la democrazia è un valore assoluto,<br />

non di parte. E quindi difesa del-<br />

la qualità della democrazia nei confronti<br />

di chi approda nelle nostre città,<br />

e rispetto, quasi maniacale, della<br />

qualità della democrazia da parte di<br />

chi governa le nostre città e il nostro<br />

Paese, che deve manifestarsi prima<br />

di tutto attraverso la libertà e l’indipendenza<br />

della stampa e il perseguimento<br />

degli interessi generali e<br />

non quelli particolari o, peggio ancora,<br />

personali. Perché, qualità della<br />

democrazia signifi ca non demonizzare<br />

l’avversario e anche rifi utarsi<br />

di vivere sotto la cappa del pensiero<br />

unico, dove il diverso fi nisce nel<br />

gulag, per lo meno quello mediatico.<br />

La democrazia richiede rispetto e legittimazione<br />

reciproca, ripeto reciproca.<br />

Qualità della democrazia non<br />

signifi ca dire “che il fi ne giustifi ca i<br />

mezzi”, per sopravvivere non si può<br />

pensare di distruggere l’altro e tanto<br />

meno giustifi care i propri cattivi<br />

comportamenti con quelli, altrettanto<br />

disdicevoli, degli altri. Vuol dire<br />

invece vivere in un paese dove la<br />

legge è veramente uguale per tutti,<br />

dove vengono puniti severamente i<br />

reati fi nanziari (altro che depenalizzazione<br />

del reato di falso in bilancio!!!).<br />

Un Mondo e un Paese dove<br />

c’è un’equa distribuzione delle risorse<br />

e dove non vengono consuma-


si in pubblico<br />

mai troppo<br />

te colpevolmente anche quelle delle<br />

future generazioni.<br />

Per raggiungere insieme questo<br />

obiettivo ritengo, ad esempio, che sia<br />

sbagliato che un presidente della Repubblica<br />

partecipi in Istria all’inaugurazione<br />

di un chiaccheratissimo complesso<br />

turistico privato con annesso<br />

campo da golf (un vera idrovora), situato<br />

in una terra che è tradizionalmente<br />

povera d’acqua. E bene ha fatto<br />

a ricordare recentemente a Buie la<br />

Vicepresidente della Regione Istriana,<br />

Viviana Benussi, che in Croazia<br />

oggi non c’è soltanto una crisi economica,<br />

ma anche una crisi morale!<br />

Ritengo inoltre che sia altrettanto<br />

sbagliato che un presidente del Consiglio<br />

di una delle grandi potenze<br />

mondiali non dica tutta la verità sulle<br />

sue presunte pubbliche virtù e su certi<br />

suoi vizi privati! Ad un politico non<br />

dovrebbe proprio essere concesso di<br />

mentire!<br />

Altro fatto molto grave è l’approvazione<br />

al Parlamento italiano della<br />

legge “Disposizioni in materia di sicurezza<br />

pubblica”. A questo proposito<br />

va ricordato che in Italia sono<br />

già partiti migliaia di esposti indirizzati<br />

alle autorità competenti, in cui si<br />

chiede un sollecito intervento proprio<br />

in relazione alla legge 15 luglio 2009,<br />

n. 94, volgarmente nota come “pacchetto<br />

sicurezza”. Dove sono contenute<br />

misure, in particolare all’articolo<br />

1, che confi gurano varie fattispecie<br />

di reato con specifi co riferimento a:<br />

a) violazioni dei diritti umani e<br />

delle garanzie di essi sancite dalla<br />

Costituzione della Repubblica Italiana;<br />

b) violazione dei diritti dei bambini;<br />

c) persecuzione di persone non per<br />

condotte illecite, ma per mera condizione<br />

esistenziale;<br />

d) violazione dell’obbligo di soccorso<br />

ed accoglienza delle persone di<br />

cui all’art. 10 della Costituzione;<br />

e) violazione del principio<br />

dell’eguaglianza dinanzi alla legge.<br />

Negli esposti viene anche denunciata<br />

una presunta notitia criminis<br />

concernente il favoreggiamento dello<br />

squadrismo presente nell’articolo 3,<br />

commi 40-44, che prevede l’istituzione<br />

delle cosiddette “ronde”, nel quale<br />

si confi gura il reato di favoreggiamento<br />

dello squadrismo. Questo perché<br />

così si scrive nell’esposto: ”…<br />

(attività che integra varie fattispecie<br />

di reato), anche alla luce di pregresse<br />

inquietanti esternazioni ed iniziative<br />

di dirigenti rappresentativi del partito<br />

politico cui appartiene il Ministro<br />

dell’Interno e di altri soggetti che<br />

non hanno fatto mistero ed anzi hanno<br />

dato prova di voler far uso di tale<br />

istituto a fi ni di violenza privata, intimidazione<br />

e persecuzione, con palese<br />

violazione della legalità e fi nanche<br />

intento di sovvertimento di caratteri e<br />

guarentigie fondamentali dell’ordinamento<br />

giuridico vigente”.<br />

Ma prima di arrivare alla conclusione<br />

vorrei confessarvi ancora un<br />

mio atroce dubbio. Non sarà che la<br />

storia dei vizi privati ha come obiettivo<br />

principale uno ben più grave per<br />

un rappresentante del Governo di un<br />

paese malandato come l’Italia, e cioè<br />

quello di nascondere l’incapacità di<br />

governare bene? Non sarà che così<br />

dimentichiamo la drammatica situazione<br />

economica che stiamo vivendo<br />

? Non sarà che così i temi del diritto<br />

al lavoro, del diritto a una educazione<br />

moderna, del diritto a una qualità<br />

dell’ambiente della vita e del diritto<br />

al futuro per i nostri giovani diventano<br />

problemi secondari? Le veline,<br />

i nani e le ballerine passano, i danni<br />

e i dubbi mi rimangono! Speria-<br />

Società<br />

mo invece non sia vero quanto detto<br />

recentemente dal fi losofo Umberto<br />

Galimberti, che: “…quando una società<br />

non riesce più a proporre nuovi<br />

valori con i quali orientarsi, vuol<br />

dire che è vicina alla sua scomparsa”.<br />

Una visione forse troppo apocalittica,<br />

soprattutto perché non crede nei giovani<br />

in quanto, dice sempre Galimberti:<br />

“...non sono suffi cientemente<br />

innamorati di loro stessi per farcela”.<br />

Condivido quanto detto dal fi losofo,<br />

credo anche però che noi dobbiamo<br />

ascoltare e dare voce a chi oggi non<br />

ha voce e favorire un netto ricambio<br />

generazionale, non solo per quanto riguarda<br />

l’età, ma soprattutto per quanto<br />

riguarda la cultura. ●<br />

<strong>Panorama</strong> 19


20 <strong>Panorama</strong><br />

Cinema e dintorni<br />

Con Il grande sogno, Michele Placido rivive in parte in chiave autobiog<br />

L’ex poliziotto dietro la macchin<br />

di Gianfranco Sodomaco<br />

Ed eccoci arrivati, come promesso,<br />

presentato alla Mostra<br />

di Venezia, a Il grande sogno,<br />

di Michele Placido, cioè, sostanzialmente,<br />

al ‘68, al modo con cui l’attore/regista<br />

ha vissuto, dal di dentro,<br />

autobiografi camente, quella stagione<br />

storico/politica/sentimentale, ecc. Sì<br />

perché, allora, Placido era per davvero,<br />

dal ‘67, un ventunenne poliziotto<br />

presso la caserma Castro Pretorio di<br />

Roma che “sognava” di essere ammesso<br />

all’Accademia d’Arte Drammatica.<br />

Sentiamolo subito: “Senza i<br />

fermenti di quegli anni io, che non<br />

avevo una vera formazione politica,<br />

non avrei avuto il coraggio di affrontare<br />

l’esame all’Accademia, il coraggio<br />

di credere che il fi glio di un geometra<br />

di paese potesse confrontarsi<br />

con i giovani borghesi che allora<br />

erano i soli a frequentarla. Nel fi lm<br />

racconto la mia ‘conversione’ da poliziotto<br />

che manganella gli universitari<br />

a persona che capisce la protesta<br />

e passa dall’altra parte della barricata.<br />

Senza quei fatti oggi io sarei un<br />

maresciallo in pensione... Questo è il<br />

mio fi lm più personale, ci pensavo da<br />

almeno sette anni. Stavamo scrivendo<br />

la sceneggiatura con Angelo Pasquini<br />

quando uscì la notizia di Bertolucci<br />

e di The dreamers (‘I sognatori’,<br />

il fi lm del grande regista italiano<br />

sul ‘maggio francese’ - n.d.r.) e ci<br />

siamo fermati... Io, ragazzo del sud, a<br />

Roma conobbi una ragazza borghese<br />

e mi innamorai (nel fi lm è interpretata<br />

da Jasmine Trinca). E appartiene<br />

alla mia storia il personaggio dell’insegnante<br />

di recitazione alla quale<br />

devo moltissimo (nel fi lm è Laura<br />

Morante)...”.<br />

L’attore Michele Placido è diventato,<br />

negli anni, una presenza costante<br />

e signifi cativa della scena teatrale<br />

e cinematografi ca italiana. Personalità<br />

complessa, piena di interessi e di<br />

esperienze, ad un certo punto (accade<br />

sempre più spesso) ha voluto mettersi<br />

dietro la macchina da presa e allora<br />

dal punto di vista della regia fi lmica<br />

ricorderemo: “Pummarò” (1990),<br />

Pugno alzato e polemiche per Michele Placido, regista de “Il grande sogno”<br />

“Le amiche del cuore” (1992), “Un<br />

eroe borghese” (1995), “Del perduto<br />

amore” (1998), “Un viaggio<br />

chiamato amore” (2002), “Ovunque<br />

sei” (2004), “Romanzo criminale”<br />

(2005).<br />

Un cinema, il suo, sempre discutibile<br />

per l’inevitabile utilizzo che fa<br />

degli elementi “spettacolari”, di un<br />

mestiere fi n troppo assimilato, con<br />

inevitabili “cadute” (“Ovunque sei”,<br />

fi schiato clamorosamente a Venezia<br />

2004) ma contrassegnato anche da<br />

opere più che dignitose, soprattutto<br />

quelle di impegno e denuncia sociale<br />

come “Un eroe borghese”, sulla<br />

fi gura di Giorgio Ambrosoli, curatore<br />

del fallimento Sindona e fatto<br />

uccidere dal banchiere mafi oso nel<br />

1979, e “Romanzo criminale”, tratto<br />

dal romanzo omonimo di Giancarlo<br />

De Cataldo, sulla famosa banda<br />

della Magliana che imperversò nella<br />

Roma tra i Sessanta e gli Ottanta, con<br />

infi ltrazioni anche politiche mai del<br />

tutto chiarite.<br />

Un cinema discutibile, dicevo,<br />

ma sempre attento ai cambiamenti<br />

della società italiana: si potrebbe<br />

dire senza timori di smentita, sempre<br />

in peggio. Ecco perché già il 31<br />

agosto abbiamo parlato di un altro<br />

fi lm presentato a Venezia fuori concorso,<br />

un documentario prodotto<br />

(non a caso) con capitale straniero<br />

e fi rmato da Erik Gandini, giovane<br />

neoregista emigrato in Svezia (non<br />

a caso?) e che si intitola Videocracy,<br />

insoma il potere del video, della televisione,<br />

peggio, di quella italiana,<br />

peggio, di quella ormai controllata<br />

al 90% dal signor Berlusconi. Miodio,<br />

se penso a come si è ridotta questa<br />

nazione, questo Stato, nel giro di<br />

quarant’anni, a come “il grande sogno”<br />

sia svanito, ma anche “tradito”,<br />

male interpretato, ecc. ecc..., viene<br />

da piangere! (E, non a caso, Natalia<br />

Aspesi su “la Repubblica” del 5<br />

settembre, si è domandata: “perché,<br />

a Venezia, ai bei fi lm si preferiscono<br />

quelli, magari sgangherati, che mostrano<br />

la nostra banalità, la banalità<br />

di un paese che sta perdendo la coscienza<br />

di quanto di pericoloso gli<br />

stia accadendo?”)<br />

Ma torniamo al fi lm di Placido.<br />

Sicuramente un’operazione complessa,<br />

sofferta, tale il desiderio del regista<br />

di non cadere nell’autobiografi -<br />

smo intimista e un po’ decadente e di<br />

costruire una cornice storica soprattutto<br />

non banale, non semplicemente<br />

agiografi ca, delle rivolte studentesche<br />

di quegli anni. Sentiamo ancora<br />

lo stesso Placido, e prima ancora<br />

il suo produttore Marco Valsecchi:<br />

”Nel primo montaggio Michele entrava<br />

troppo in una parte ideologica,<br />

soprattutto relativa all’America, che<br />

strideva, si addentrava in un percorso<br />

che non è il suo. Il fi lm è la storia di<br />

tre personaggi che grazie alla contestazione<br />

hanno cambiato il loro desti-


afi ca i fatti del ‘68<br />

a da presa<br />

no”. E Placido: ”Mi dispiace solo di<br />

aver rinunciato alla presenza di tanti<br />

attori che erano nel cast e alla cornice<br />

della storia: era un signore - interpretato<br />

da me - che raccontava la vicenda<br />

vissuta, era una mia voglia di ricordare<br />

i tempi in cui nelle famiglie si<br />

raccontavano le storie. Ma così il fi lm<br />

è più compatto, più concentrato sullo<br />

sviluppo dei tre personaggi, ciascuno<br />

con il suo sogno: Nicola (Riccardo<br />

Scamarcio), il poliziotto che sogna di<br />

fare l’attore, Laura (Jasmine Trinca),<br />

la studentessa di famiglia borghese<br />

cattolica che vuole un mondo senza<br />

ingiustizie, e Libero<br />

(Luca Argentero), lo<br />

studente operaio che<br />

viene da Torino e sogna<br />

la rivoluzione”.<br />

Il fi lm è stato accolto<br />

alla Mostra con<br />

una standing ovation<br />

da parte di un pubblico<br />

soprattutto giovanile<br />

(fi nalmente una<br />

buona notizia!) ma<br />

è stato preceduto da<br />

contestazioni e polemiche<br />

fi no all’ultimo<br />

(ma questa è l’Italia di<br />

oggi): a Roma, gruppi<br />

di ultradestra hanno<br />

cercato di “oscurare”<br />

i manifesti del<br />

fi lm con la scritta “No 68”, con proteste<br />

da parte di Placido, interventi del<br />

sindaco Alemanno, ecc.; poi, alla presentazione<br />

del fi lm, critiche, non gratuite,<br />

a Placido che si è fatto produrre<br />

il fi lm da “Medusa”, la società di<br />

Berlusconi. E Placido a rispondere,<br />

“ferita sempre aperta del cinema italiano,<br />

che il cinema in Italia o lo fai<br />

con Medusa o con la RAI oppure... il<br />

vuoto!” Non è proprio così (ma conosciamo<br />

Placido, la sua non disponibilità<br />

a correre rischi fi nanziari) però ci<br />

va vicino.<br />

Ma insomma, com’è ‘sto fi lm?<br />

Mario Capanna, uno dei leader “mitici”<br />

del Sessantotto milanese, l’ha defi<br />

nito “fi lm di pura trasparenza”, cioè<br />

non politico/ideologico ma tutto giocato<br />

sulla umanità dei personaggi che<br />

Cinema e dintorni<br />

Jasmine Trinca con il premio Mastroianni come miglior attrice<br />

emergente per il fi lm “Il grande sogno”<br />

Leone d’Oro all’israeliano Samuel Maoz per “Lebanon”<br />

vivono quella irripetibile stagione<br />

storica. Sono d’accordo, e attori tutti<br />

molto bravi. I temi canonici del ‘68<br />

ci sono tutti (il femminismo, la protesta<br />

contro la guerra in Vietnam, gli<br />

scontri di Valle Giulia, le occupazioni<br />

delle università, ecc.) ma Placido<br />

è bravo nel non cadere nel già visto,<br />

nel “documentaristico” (l’utilizzo di<br />

spezzoni e nel cercare di carpire, dal<br />

profondo, i desideri, le motivazioni di<br />

tre persone “reali” che si incontrano,<br />

si amano, si lasciano, stringono amicizie,<br />

ecc., ma il “perno” della storia,<br />

attorno al quale tutto gira (ed è qui<br />

che, secondo me, Placido ha colto nel<br />

segno) è la famiglia di Laura, tradizionalmente<br />

cattolica come, all’epoca,<br />

gran parte delle famiglie italiane,<br />

ma non bacchettona, sinceramente<br />

preoccupata, i genitori, dei<br />

cambiamenti improvvisi ed<br />

incomprensibili dei fi gli (<br />

il buon Capanna, allora era<br />

cattolico e frequentava, poi<br />

espulso, l’Università Cattolica,<br />

un mio carissimo amico<br />

di quel tempo anche, il<br />

sottoscritto idem...!); è questo<br />

che dà al fi lm un’aria da<br />

“romanzo popolare”, che<br />

permette, da subito, una facile<br />

identifi cazione da parte<br />

di un pubblico giovane e<br />

meno giovane con il fi lm. Il<br />

fi lm non ha vinto nulla a Venezia,<br />

se non il premio “Mastroianni”<br />

per il miglior attore<br />

esordiente a Jasmine<br />

Trinca, che esordiente non è...<br />

Non posso dire niente perché non<br />

ho visto i fi lm premiati, Leone d’Oro<br />

al fi lm israeliano “Lebanon”, di Samuel<br />

Maoz e Leone d’Argento per la<br />

migliore regia a “Donne senza uomini”,<br />

della iraniana Shirin Neshat. Sicuramente,<br />

stando alle “cronache critiche”,<br />

due eccellenti fi lm ma sicuramente<br />

anche la volontà della Giuria<br />

di attirare, giustamente, l’attenzione<br />

sul Medio Oriente e sulla sua storia<br />

infi nita di guerre, tensioni, kamikaze<br />

(fi no agli ultimi sei morti italiani di<br />

Kabul), ecc., che è diventato un “eterno<br />

presente”, nel senso che non se ne<br />

esce più e dà la misura, dopo quarant’anni<br />

giusti, che il “tradimento”<br />

di certi ideali, in Italia e nel mondo,<br />

ha fatto pagare molto caro.●<br />

<strong>Panorama</strong> 21


22 <strong>Panorama</strong><br />

Arte<br />

Leonor Fini. L’italienne de Paris, al Revoltella la mostra fi no ad ottobre<br />

Pittrice anticonformista e ribelle<br />

di Erna Toncinich<br />

Che anche da donna matura sarebbe<br />

stata particolare, anticonformista,<br />

lo aveva dimostrato<br />

sin dalla più tenera età. Sino<br />

ai sei anni vestiva da maschietto, da<br />

bambina dodicenne amava rifugiarsi<br />

nell’obitorio cittadino per contemplare<br />

i cadaveri, affascinata com’era<br />

dal loro biancore e dagli scheletri.<br />

Non si sposerà mai, vivrà in compagnia<br />

di sette gatti che adorerà e vizierà<br />

sino all’inverosimile. A Trieste,<br />

in cui era nata sua madre (lei venne<br />

alla luce a Buenos Aires nel 1907),<br />

città della sua infanzia e adolescenza,<br />

si era dedicata, sin da bambina,<br />

al disegno. Scuole in merito non ne<br />

aveva frequentate. Arrivata a diciassette<br />

anni, i genitori, consci del suo<br />

talento, la misero in mano a un insegnante<br />

di disegno, un bell’uomo<br />

che la corteggiò destando le furibonde<br />

ire della moglie. A Leonor - Leonor<br />

Fini è la pittrice di cui si parla,<br />

presente ora al Museo Revoltella di<br />

Trieste - la cosa non dispiacque, imparò<br />

da sola a disegnare e dipingere<br />

copiando le opere dei grandi maestri<br />

e riproducendo ciò che vedeva intorno<br />

a sé. Giovanissima, estroversa e<br />

“Vesper Express” (1966)<br />

munita di una spiccata curiosità intellettuale,<br />

instaurò contatti con diversi<br />

personaggi dell’allora vita culturale<br />

triestina, che a quei tempi era<br />

piuttosto vivace; nel 1928, superati<br />

da poco i vent’anni, con il Ritratto<br />

di Italo Svevo dimostrò di essere<br />

padrona della tecnica pittorica e<br />

Anna Magnani in un bozzetto per<br />

una rivista dell’epoca<br />

di conoscere la pittura dei triestini<br />

Nathan e Sbisà, nondimeno di quella<br />

nordica. Nelle opere di quel periodo<br />

si adoperò a presentare “nella<br />

maniera più precisa, più lucida, più<br />

scientifi camente esatta, la realtà che<br />

vede”.<br />

“Voyage” (1965)<br />

“Ritratto di Italo Svevo” (1928)<br />

Da Trieste si trasferì a Milano, qui<br />

fu allieva del ferrarese Achille Funi<br />

e pure nel capoluogo lombardo non<br />

ebbe diffi coltà ad entrare nei circoli<br />

intellettuali ed artistici e conoscere<br />

da vicino gli artisti che a quel tempo<br />

andavano per la maggiore, Tosi, Carrà,<br />

ed altri pittori della Scuola lombarda.<br />

La tappa successiva fu Parigi,<br />

dove arrivò nel 1933, e, allo stesso<br />

modo, si fece subito notare. Era una<br />

donna bellissima, affascinante, sensuale,<br />

passionale, grande esibizionista,<br />

le piaceva la vita mondana. Qualcuno<br />

la defi nì “splendida diavoles-


Arte<br />

“Autoritratto col cappello rosso” (1968) “La Gardienne des sources” (1967)<br />

sa”, il pittore Max Ernst la battezzò<br />

“la furia italiana di Parigi”. La classe<br />

intellettuale della capitale degli anni<br />

Trenta ammirò l’anticonformismo di<br />

vita della nuova arrivata, e man mano<br />

cheessa si fece conoscere come artista<br />

la critica francese ebbe parole di<br />

lode per la sua arte (a differenza del-<br />

“La stanza dell’eco” (1970)<br />

la critica italiana, in genere piuttosto<br />

avara nell’elargirle elogi). Tra i suoi<br />

ammiratori c’era il poeta e profeta del<br />

movimento surrealista André Breton,<br />

che elogiava i disegni “automatici”<br />

della “italienne a Paris”, tuttavia mai<br />

la considerò membro del movimento<br />

cui fu a capo.<br />

Nella capitale francese la Fini fu<br />

richiestissima come ritrattista, per<br />

farsi ritrarre da lei l’attesa era lunghissima.<br />

Ritraeva personaggi famosi,<br />

anche a Roma, dove visse durante<br />

la Seconda guerra mondiale e ritrasse<br />

due famose attrici: Anna Magnani e<br />

Alida Valli.<br />

Curata dalla direttrice del Revoltella,<br />

Maria Masau Dan, coadiuvata<br />

da collaboratori francesi, la mostra<br />

retrospettiva intitolata Leonor Fini.<br />

L’italienne de Paris, prima in Italia<br />

dopo la morte dell’artista avvenuta<br />

nel 1996, alle soglie dei novant’anni,<br />

è una delle rare esposizioni dedicate<br />

a Leonor Fini in questo Paese, ed illustra,<br />

attraverso oltre duecento dipinti,<br />

disegni, bozzetti, stampe, fotografi e,<br />

illustrazioni, provenienti da musei e<br />

collezioni private, l’universo creativo<br />

di un’artista poliedrica e originale,<br />

che dagli inizi triestini, ossia da una<br />

pittura tradizionale, pervenne ad un<br />

linguaggio di sottili elementi formali<br />

e cromatici, un linguaggio intriso di<br />

immagini fantastiche e simboliche,<br />

intelligente, sapiente distillato di un<br />

vasto e vario ventaglio di infl uenze:<br />

tedesche, nordiche, italiane, francesi,<br />

Picasso periodo rosa...●<br />

<strong>Panorama</strong> 23


24 <strong>Panorama</strong><br />

Italiani nel mondo<br />

La mozione di Pierluigi Bersani candidato a nuovo segretario del PD alle<br />

Scuola e cultura all’estero meritano mag<br />

a cura di Ardea Velikonja<br />

contesto globale<br />

l’Italia di oggi, arric-<br />

«Nel<br />

chita dalla presenza<br />

nelle istituzioni repubblicane dei 18<br />

rappresentanti eletti all’estero, può<br />

contare sul contributo di diversi milioni<br />

di cittadini italiani e loro discendenti<br />

che vivono e lavorano in<br />

ogni parte del mondo. Una larga fetta<br />

di popolazione che, sia nel Partito,<br />

come in Parlamento e nel Paese,<br />

deve trovare la giusta collocazione<br />

e le strutture adatte per partecipare<br />

realmente e attivamente alla<br />

vita politica, al processo di integrazione<br />

dei nuovi migranti in Italia e<br />

di internazionalizzazione del Paese<br />

all’estero”. Si apre così il documento<br />

“Italiani nel mondo: una risorsa<br />

per l’internazionalizzazione del<br />

Partito, del Parlamento e del Paese”<br />

contenuto all’interno della Mozione<br />

Bersani, presentata dal candidato<br />

alla segreteria del Pd alle primarie<br />

di ottobre..<br />

Secondo Pierluigi Bersani “occorre<br />

cambiare l’inadeguata e anacronistica<br />

percezione della presenza<br />

italiana nel mondo tra le istituzioni<br />

e nella politica nazionale”. E “bisogna<br />

farlo sul versante delle politiche<br />

di intervento verso le realtà di origine<br />

italiana nel mondo, che da tempo<br />

hanno subito una loro autonoma<br />

evoluzione sul piano dell’avanzata<br />

integrazione nei Paesi di residenza<br />

e con l’accresciuto numero di generazioni<br />

d’origine, che non hanno un<br />

legame diretto con l’Italia, ma con<br />

la quale vogliono comunque mantenere<br />

moderne forme di collegamento”.<br />

“Allo stesso modo”, prosegue<br />

il documento, “va affrontato concretamente<br />

e seriamente il fenomeno<br />

delle nuove mobilità. Il tutto in<br />

una visione progressista e complessa<br />

delle migrazioni come strumen-<br />

Chi è Pierluigi Bersani<br />

Pier Luigi Bersani nasce il 29 settembre del 1951 a Bettola, comune montano<br />

della valle del Nure in provincia di Piacenza. La sua è una famiglia<br />

di artigiani. Suo padre Giuseppe era meccanico e benzinaio. Dopo aver frequentato<br />

il liceo a Piacenza, si iscrive all’università di Bologna dove si laurea<br />

in fi losofi a, con una tesi su San Gregorio Magno. Sposato con Daniela<br />

dal 1980, ha due fi glie Elisa e Margherita. Dopo una breve esperienza da<br />

insegnante, si dedica completamente all’attività amministrativa e politica.<br />

Eletto consigliere regionale dell’Emilia-Romagna ne diventerà presidente<br />

il 6 luglio 1993. Riconfermato nell’aprile del 1995, si dimetterà nel maggio<br />

del 1996 quando sarà nominato Ministro dell’Industria dal Presidente del<br />

Consiglio, Romano Prodi. Dal dicembre 1999 al giugno 2001 ricopre la carica<br />

di Ministro dei Trasporti.<br />

Alle elezioni politiche del 2001 viene eletto deputato per la prima volta<br />

nel collegio 30 Fidenza-Salsomaggiore. Insieme a Vincenzo Visco fonda<br />

Nens (Nuova Economia Nuova Società). Dopo il congresso dei Ds al Bpa<br />

Palas di Pesaro nel novembre 2001, è membro della Segreteria nazionale<br />

e viene nominato responsabile economico del partito. Nel 2004 è eletto<br />

parlamentare europeo con 342.296 preferenze nella circoscrizione Nord-<br />

Ovest. Nel 2005, dopo il congresso di Roma, succede a Bruno Trentin alla<br />

guida della Commissione Progetto dei Democratici di sinistra con il compito<br />

di coordinare le linee-guida del programma elettorale in vista delle<br />

elezioni politiche. Dopo la vittoria dell’Unione nel maggio 2006, Bersani<br />

è il ministro dello Sviluppo economico. Tra i protagonisti della nascita del<br />

Partito Democratico, dal novembre 2007 è nel Coordinamento nazionale<br />

del Pd, ed attualmente è responsabile economico del PD. ●<br />

to dinamico delle relazioni globali<br />

e per una politica fondata sui valori<br />

della convivenza e della solidarietà<br />

verso gli immigrati in Italia, per il<br />

cui successo può essere determinante<br />

la preziosa esperienza partecipativa<br />

e democratica della collettività<br />

italiana in Europa e nel mondo”.<br />

”Vanno garantiti e rafforzati gli<br />

organismi istituzionali di rappresentanza<br />

delle comunità all’estero,<br />

ai quali va confermato il ruolo<br />

di interlocutori con le istituzioni locali”,<br />

sostiene il candidato leader<br />

del Pd, per il quale “le politiche dei<br />

soli tagli verso gli italiani all’estero<br />

adottate da questo Governo, prive<br />

di un progetto di riforma e valorizzazione<br />

delle nostre comunità, vanno<br />

nella direzione opposta a quella<br />

da noi auspicata. Esse”, spiega,<br />

“colpiscono soprattutto le generazioni<br />

più giovani nate in loco e che<br />

cercano un legame con l’Italia, gli<br />

strati sociali più deboli e gli anziani<br />

che più hanno dato all’Italia in<br />

termini di sacrifi ci, rimesse economiche,<br />

tragedie sul lavoro e dignità<br />

internazionale e che oggi, per questi<br />

motivi, meriterebbero un welfare<br />

certo rinnovato e sostenibile economicamente,<br />

ma sicuramente rafforzato<br />

sul piano della protezione<br />

sociale”.<br />

”Maggiore attenzione, poi, meritano<br />

scuola e cultura all’estero; settori<br />

avviati all’azzeramento dai tagli<br />

in Finanziaria sui già modesti contributi<br />

per il triennio 2009-2011”,<br />

ricorda Bersani, il quale non manca<br />

di sottolineare che “il mantenimento,<br />

la trasmissione, la promozione<br />

e diffusione di lingua e cultura nel<br />

mondo fanno perno in misura rilevantissima<br />

sulla presenza di italiani,<br />

di nascita e oriundi, nei confronti<br />

dei quali lo Stato ha praticamente<br />

rinunciato a una politica di recupero<br />

linguistico e culturale”.<br />

”In un periodo di grave crisi economica<br />

globale, nel quale vengono<br />

meno migliaia di posti di lavoro e<br />

le imprese stentano a trovare spazi<br />

e aprirsi a nuovi mercati, il ruolo<br />

attivo degli italiani all’estero va


primarie del 25 ottobre<br />

ior attenzione<br />

rivisto anche sul piano economico,<br />

nel quale possono fare da battistrada<br />

all’Italia”, continua il documento.<br />

“Le nostre imprese, infatti, oggi<br />

fanno ancora fatica, per dimensione<br />

e capitali, ad affacciarsi ai mercati<br />

internazionali. Perché manca un<br />

terziario d’appoggio: istituti di credito,<br />

società di servizi che li prendano<br />

per mano e li accompagnino nei<br />

nuovi luoghi, nei quali c’è da capire<br />

come si avvia un’attività produttiva,<br />

quali sono i regimi fi scali, come<br />

si chiedono le autorizzazioni, come<br />

si trovano partner che abbiano una<br />

rete commerciale per possibili sinergie”.<br />

”Avere in ogni luogo, nei Paesi<br />

stranieri ove si vuole aprire nuovi<br />

mercati, un italiano che da tempo fa<br />

l’imprenditore o che semplicemente<br />

conosce il funzionamento dei meccanismi<br />

commerciali o amministrativi,<br />

un Comites che rappresenta a<br />

livello istituzionale di base l’Italia<br />

e suoi cittadini, i rappresentanti di<br />

un rinnovato e riformato Cgie, sedi<br />

dell’Ice, delle Camere di commercio,<br />

di patronati e associazioni messi<br />

in rete tra loro e capaci di scambi<br />

di informazioni e database comu-<br />

Italiani nel mondo<br />

Per ora viene stampato e distribuito in Albania, Macedonia, Kosovo e Grecia<br />

Edizione Balcani de «L’Italiano»<br />

Nel mondo ci sono comunità italiane che discendono<br />

da un’antica emigrazione. Ma in questi ultimi<br />

anni c’è un’Italia che si sta spostando in aree mai meta<br />

prima di migrazioni di massa. È il caso dell’Est Europa<br />

dove ogni giorno spuntano imprese italiane. Il giornale<br />

“L’Italiano” è presente da anni in Europa con l’edizione<br />

di Roma e in Sud America con l’edizione di Buenos<br />

Aires.<br />

“Da oggi siamo anche nei Balcani con l’edizione di<br />

Tirana. Qui il giornale viene stampato e distribuito - per<br />

ora in Albania, Kosovo, Macedonia e Grecia - da ‘Gaze-<br />

ni”, spiega Bersani, “faciliterebbe<br />

l’inserimento delle imprese italiane<br />

e lo sviluppo del sistema Italia nel<br />

contesto internazionale in un’ottica<br />

di rinnovamento di tutto il Paese”.<br />

”Per tutto questo il Partito Democratico<br />

dovrà promuovere un serio<br />

e approfondito confronto, capace di<br />

coinvolgere forze che vanno anche<br />

oltre il Partito stesso. Dovrà prevedere<br />

luoghi e occasioni di studio,<br />

dialogo e confronto di idee. Sedi<br />

permanenti, interne, ma aperte, caratterizzate<br />

da pluralismo culturale<br />

e civile”. Ed infi ne, conclude il documento<br />

di Bersani, “dovrà riprendere<br />

e sostenere l’azione di rinnovamento<br />

e rilancio dell’associazionismo<br />

all’estero, che rappresenta da<br />

sempre una ricchezza plurale in ambito<br />

sociale, economico, politico e<br />

culturale”. (aise)<br />

ta Libertas’, un giovane quotidiano di opinione. Insieme<br />

cresceremo”. Ne è sicuro il direttore Gian Luigi Ferretti,<br />

che così annuncia questo nuovo passo del suo giornale:<br />

”Abbiamo attuato una stretta collaborazione con Osservatorio<br />

Italiano, Rinascita Balcanica e Agenzia Balcani,<br />

cioè con la rete ideata e coordinata da Michele Altamura,<br />

che da ora è vicedirettore de ‘L’Italiano’, responsabile<br />

dell’edizione Balcani. Partiamo per questa nuova avventura,<br />

con umiltà e spirito di servizio”, conclude, “per<br />

contribuire al successo dell’Italia e degli italiani anche<br />

in questa parte del mondo”. (aise)<br />

<strong>Panorama</strong> 25


28 <strong>Panorama</strong><br />

Reportage<br />

Arrivato alla 54.esima edizione il tradizionale «Ballo delle mucche»<br />

A Bohinj la festa dell’alpeggio<br />

testo e foto di Ardea Velikonja<br />

Ricca di pascoli, la Slovenia è<br />

da sempre terra di allevatori.<br />

Da secoli perciò, alla metà di<br />

settembre, quando le mandrie scendevano<br />

a valle dopo i tre mesi dell’alpeggio,<br />

i paesi si mettevano a festa e<br />

le mogli dei pastori attendevano trepidanti<br />

il ritorno dei mariti. L’alpeggio<br />

ben fatto apporta notevoli vantaggi<br />

agli animali da un punto di vista alimentare.<br />

Il diverso e maggiore potere<br />

nutritivo delle erbe si rifl ette sulla salute<br />

dei bovini che nel contempo aumentano<br />

l’attività fi sica con ripercussioni<br />

positive sullo sviluppo della muscolatura,<br />

l’aumento dell’attività circolatoria<br />

e respiratoria e della capacità<br />

polmonare per la rarefazione dell’aria<br />

e il maggior sforzo. Inoltre, la più alta<br />

qualità dell’aria respirata e l’aumento<br />

delle radiazioni ha benefi ci infl ussi<br />

sulla cute, il pelo, l’attività ghiandolare<br />

e il metabolismo, ed il tutto si rifl ette<br />

sulla qualità del latte dato.<br />

Jure Sodja, direttore dell’Uffi cio<br />

turistico di Bohinj<br />

Bohinj, situata ai piedi della catena<br />

del Tricorno (Triglav) si trova<br />

in una vallata ai piedi delle cime<br />

più alte e quindi è il luogo ideale per<br />

raccogliere le mandrie ma anche per<br />

far festa. Già nel 1925 era il centro di<br />

questa festa in cui s’inserirono anche<br />

i primi alberghi della cittadina. Subito<br />

dopo la seconda guerra mondiale<br />

Lo stand dell’Uffi cio turistico di Bohinj a Ukanc è stato preso<br />

letteralmente d’assalto<br />

nei prati di Ukanc, piccola frazione<br />

distante cinque chilometri, si faceva<br />

festa nell’unica osteria con la gente<br />

dei paesi limitrofi . Con il passare degli<br />

anni, nel 1954, nei festeggiamenti<br />

si incluse a tutti gli effetti la società<br />

turistica e nacque così “Il ballo delle<br />

mucche” arrivato ormai alla 54.esima<br />

edizione tanto da divenire la manifestazione<br />

turistica più longeva di<br />

tutta la Slovenia.<br />

Quest’anno si è avuta la presenza<br />

di oltre 5000 persone provenienti<br />

da tutta la Slovenia ma anche da Austria,<br />

Italia e Croazia (abbiamo incrociato<br />

addirittura due pullman di Fiume)<br />

per non parlare dei singoli fi umani<br />

e istriani intravisti. Come di regola<br />

avviene, anche questa manifestazione<br />

è cresciuta nel corso degli anni<br />

sia come offerta che come contenuto,<br />

sicché il prato di Ukanc quest’anno,<br />

grazie anche alla bella giornata,<br />

è tornato a trasformarsi in un esteso<br />

ritrovo in allegria con tanta musica e<br />

prelibatezze.<br />

A spiegarci tutto sull’insolito ballo<br />

è stato il responsabile della locale<br />

società turistica Jure Sodja: “Anche<br />

noi come del resto tutti i Paesi sorti<br />

dall’ex Jugoslavia abbiamo avuto<br />

i nostri bravi problemi. Negli anni<br />

dopo la seconda guerra mondiale,<br />

prima dell’avvento del turismo, qui<br />

si viveva di pastorizia, non c’era famiglia<br />

che non avesse bovini da latte<br />

e non si dedicasse alla lavorazione<br />

del latte, e dunque in primo luogo alla<br />

produzione di formaggi. A quell’epoca<br />

funzionava anche una cooperativa<br />

con un centro di raccolta e il caseifi<br />

cio che lavorava il latte fornito dai<br />

pastori.<br />

Dopo lo sconvolgimento politico<br />

del 1990 le cooperative si sono sfasciate<br />

e le famiglie di allevatori lasciate<br />

in balia degli eventi. Di conseguenza<br />

è diminuito il numero dei<br />

capi di bestiame perché, per logica,<br />

è inutile avere tanto latte se poi non<br />

si ha dove piazzarlo. Da alcuni anni<br />

a questa parte però gli allevatori cercano<br />

di mettersi in proprio: dedicandosi<br />

alla produzione di formaggio e<br />

ricotta, talune famiglie hanno chiesto<br />

al Ministero per l’agricoltura il marchio<br />

di origine controllata. Chi conosce<br />

la materia saprà che il latte delle<br />

mucche che pascolano all’aperto<br />

è ben differente da quello delle bestie<br />

chiuse in una stalla e di conseguenza<br />

i derivati sono di alta qualità.<br />

D’altronde per una famiglia è diffi cile,<br />

con la crisi che attanaglia un po’<br />

tutti, mettere su una produzione propria<br />

dato che i macchinari costano.


Il corteo si avvia, in testa<br />

le immancabili fi sarmoniche<br />

Le tradizioni si tramandano<br />

ai bambini<br />

già da piccoli<br />

Non molto tempo fa viaggiare così era ovvio<br />

Migliaia di persone provenienti da tutta<br />

la Slovenia ma anche dall’Austria e dalla<br />

Croazia hanno assistito alla grande festa<br />

<strong>Panorama</strong> 29


30 <strong>Panorama</strong><br />

Divertenti le due mucche<br />

che distribuivano<br />

palloncini ai bambini<br />

Il costume nazionale<br />

della valle di Ukanc<br />

I tradizionali campanacci che sono andati<br />

ai primi qualifi cati in fatto di bellezza, anzianità, ecc.<br />

Da piccoli si inizia a pascolare le mandrie<br />

Su su forza, ancora un po’<br />

e abbiamo fi nito, sembra dire il pastore<br />

alla sua mucca stanca<br />

La nonna pastore pastore più più anziana anziana della della valle<br />

valle<br />

Nella pastorizia le donne hanno da sempre un ruolo essenziale<br />

E non ne posso proprio più,<br />

sembra dire questo bell’esemplare <strong>Panorama</strong> di mucca 31


L’appettitoso<br />

formaggiofat- to in casa<br />

32 <strong>Panorama</strong><br />

Dopo anni di diffi coltà nella<br />

produzione, a Bohinj nasce<br />

il nuovo caseifi cio<br />

In Slovenia esiste anche una società<br />

per la tutela del bovino autoctono, la Cik<br />

Volete provare?<br />

È di origine controllata!<br />

Ricotta fresca alla piastra


Per questa ragione si sta cercando di<br />

mettere in piedi una cooperativa, cosa<br />

che va a rilento. Importante per ora è<br />

che si è riuscito a tutelare il bovino<br />

autoctono chiamato ‘Cik’, prova ne<br />

sia anche la società nata con questo<br />

scopo.<br />

Ma parliamo di cose più allegre,<br />

ha continuato Sodja, la nostra è una<br />

festa vera e propria conosciuta in tutta<br />

l’area dell’Alpe Adria. Vedete anche<br />

voi quanti ospiti dalla Croazia,<br />

dall’Austria e dall’Italia abbiamo.<br />

L’offerta è ricca sia per quanto riguarda<br />

quella gastronomica, con in primo<br />

piano il formaggio e la ricotta fatte<br />

in casa, sia nel campo dei souvenir e<br />

simili. La gente viene qui per diver-<br />

Aspettando la sfi lata, una carezza<br />

per calmarle<br />

Il bovino Cik<br />

La razza slovena Cik è un genotipo locale, bestia<br />

molto docile, ideale per il pascolo, longeva, che<br />

fornisce molto latte. Nata nel XIX secolo dall’incrocio<br />

di diverse razze, oggi è identifi cabile soprattutto<br />

dal colore rossastro. Quasi estinta, è stata salvata dagli<br />

allevatori di Bohinj e Tolmino che hanno deciso di<br />

tutelarla ed allevarla. Nel 2002 è nata la Società per la<br />

tutela del bue autoctono che ha cercato in tutta la Slovenia<br />

il Cik: presso 167 allevatori sono stati trovati in<br />

tutto 312 esemplari di pura razza, dato che in altri allevamenti<br />

le mucche si erano incrociate con altre. Si è<br />

deciso quindi di metterla sotto tutela. Dal successivo<br />

censimento, effettuato nel 2006, è risultato che nella<br />

Gorenjska ci sono in tutto 510 mucche di pura razza<br />

presso 269 allevatori, il che signifi ca che è in continuo<br />

aumento il numero di coloro che si si adoperano a<br />

mantenere in vita la specie. ●<br />

tirsi, per gustare prodotti di qualità,<br />

ma anche per trascorrere una giornata<br />

all’aria aperta magari approfi ttando<br />

dell’occasione per fare una puntata<br />

alla pittoresca cascata della Savica<br />

raggiungibile con molta facilità dato<br />

che si trova a meno di tre chilometri<br />

da qua.<br />

I nostri operatori turistici, i produttori<br />

e i venditori hanno capito presto<br />

che questa manifestazione attirava<br />

tantissima gente e quindi era ottima<br />

dal punto di vista della promozione<br />

commerciale. Con gli anni nel<br />

programma abbiamo incluso anche i<br />

gruppi folkloristici che hanno riscosso<br />

un grande successo. Quest’anno la<br />

54.esima edizione del Ballo ha regi-<br />

Reportage<br />

I tanti vitellini testimoniano gli sforzi per la tutela della razza<br />

strato un numero record di capi di bestiame:<br />

103 mucche in tutto, fra cui,<br />

come avete potuto vedere tantissimi<br />

vitellini, il che è garanzia della continuità<br />

della razza. Quindi abbiamo<br />

raggiunto lo scopo principale: far sì<br />

che il ‘Cik’ non sparisca.<br />

L’incontaminata natura del circondario,<br />

il fi ume Savica e la vicinanza<br />

del lago di Bohinj hanno contribuito<br />

a far sì che gli alberghi della<br />

zona siano pieni proprio in questo<br />

periodo. Non sarà solo per il ‘Ballo<br />

delle mucche’, ma la manifestazione<br />

certamente contribuisce a far venire<br />

la gente a Bohinj, magari per un fi ne<br />

settimana. Tutto fa turismo, ha concluso<br />

Sodja. ●<br />

<strong>Panorama</strong> 33


34 <strong>Panorama</strong><br />

Letture<br />

Lo scorso giugno sono stati attribuiti i Premi della XLI edizione del concorso<br />

Istria Nobilissima, che hanno dato una nuova conferma dei potenziali creativi<br />

del gruppo nazionale italiano nei campi dell’arte e della cultura. Ritenendo<br />

che di tali potenziali debba fruire il maggior numero di lettori nelle pagine riservate<br />

alle letture, “<strong>Panorama</strong>” propone le opere a cui siano stati attribuiti premi<br />

o menzioni. Nella sezione “prosa in lingua italiana” la giuria ha assegnato<br />

la menzione onorevole a ROBERTA DUBAC di Castelvenere. Il titolo del racconto,<br />

di cui pubblichiamo l’ultima parte, è “Terra B”.<br />

Saba e Mitz<br />

L’altipiano dell’Alto Buiese è incastonato nel verde smeraldo di<br />

pini, abeti, cipressi ed ulivi, e macchiato a tratti da una più tenue<br />

sfumatura del fogliame di castagno e acacia. L’aria qui è mordace,<br />

ma salutare. Contiene profumo di vecchio e di nuovo, e l’altitudine<br />

è ideale per mantenere le braccia forti, un bel colorito del viso, polmoni<br />

d’acciaio e l’animo irrequieto.<br />

Al sorgere di un sole primaverile della metà degli anni Sessanta<br />

del ventesimo secolo, giù per un sentiero del colle più alto, scendevano<br />

due esseri. Scendevano, uno di fi anco all’altro, scuri, emaciati,<br />

con un fare rassegnato e lievemente ciondolante, come senza<br />

meta o senza basi. Erano un uomo ed il suo asino.<br />

SABA: Sono Saba Ludovich e quello lì è Mitz, il mio asino.<br />

Siamo scappati di casa. In verità, l’abbiamo abbandonata la nostra<br />

casa. Abbiamo lasciato la famiglia, le altre bestie e tutti i beni che<br />

valgono qualcosa a questo duro mondo.<br />

Abbiamo compiuto un faticoso cammino che termina qui, credo,<br />

perché davanti a noi non c’è più niente da scoprire. Ci è stata rivelata<br />

ogni cosa e ne siamo grati, appesantiti ed addolorati. Le nostre<br />

gambe e i nostri zoccoli non ce la fanno più a proseguire. Le risorse<br />

si sono prosciugate, il nostro fi ato è secco. Fa molto caldo e non<br />

vedo alcun luogo ove poter riposare le membra ed i pensieri. Poter<br />

staccare almeno quelli, ci toglieremo un gran carico.<br />

Ma il pensiero è una sostanza che non ne vuole sapere di staccarsi<br />

dalla pelle. Ci ho provato. Mitz ne è testimone. Ma per quanto<br />

arduamente abbia cercato di sfogliarmi da loro, si sono riattaccati<br />

tutti i miei più oscuri e pesanti pensieri.<br />

MITZ: Saba, il mio padrone, m’aveva tirato fuori di stalla facendomi<br />

tutto un discorso che non ero riuscito a seguire. Un discorso<br />

spettinato. M’aveva tirato fuori e portato lontano da casa, mentre<br />

tutto ancora dormiva, e poi, con la sua solita e monotona solennità,<br />

m’aveva detto: “Partiamo”.<br />

Avevo fatto qualche passo indietro, sputato i fi ori che masticavo,<br />

e mi ero guardato intorno, in cerca di una scusa per non partire.<br />

Ma non avevo trovato nulla.<br />

”Andiamo su, devi fare buon viso a cattivo gioco” aveva detto<br />

Saba, il mio padrone. “Proprio come ho fatto io, con quella banda<br />

di anime pigre”.<br />

Ero contrariato, come sempre. Sono un animale lento a capire.<br />

Glielo spiegai con i miei passi all’indietro ed i miei sputi. E lui lo<br />

sapeva, il mio padrone, e capiva che non volevo, e lo capiva da<br />

come giravo la testa di lato evitando di guardarlo.<br />

”Forza, Mitz! Ti piacerà la libertà”.<br />

Era suonata come una promessa e allora mi ero mosso, insieme<br />

a lui. Avevamo raggiunto la cima della collina, poi eravamo scesi<br />

dal versante più ricco e verde che il mio padrone chiama l’”occidentale”.<br />

Camminava veloce, Saba. Lui è molto alto e quando<br />

cammina pare debba andare in battaglia, armato fi no ai denti,<br />

nell’animo, ma con niente nelle mani. Questo è il mio padrone.<br />

«Terra B»<br />

Non sapevo cosa gli frullasse in testa, ma mi pareva tremendo quel<br />

frullio.<br />

Ed ora sono qui, accanto a lui e guardo questa cosa grande che<br />

non capisco. Si muove, quest’immensità, e mi spaventa, e spero, me<br />

lo auguro con tutto il cuore, che Saba, il mio buon padrone, non voglia<br />

portarmici dentro.<br />

SABA: Per me era il primo giorno di vita dopo la rottura con la<br />

mia famiglia: i Ludovich e i Vernin, gli unici abitanti del borgo più<br />

alto del Carso, ovvero i miei fratelli, sorelle, zii e nipoti, per quello<br />

che vale il grado di parentela.<br />

Il giorno innanzi, distaccato e convinto, aveva reciso ogni legame<br />

con loro. Erano accorsi dinanzi al portone e si erano disposti in coro<br />

davanti a me, con gli occhi sgranati e pieni di meraviglia. Maledetti!<br />

Fan sempre così quando alzo la voce e fanno fi nta di non capire perché<br />

l’ho alzata. Insomma, il giorno prima gliele avevo cantate sonore,<br />

scovando fuori a ognuno la sua pecca, ed avevo trovato infi ne, un<br />

concetto con il quale bastonarli tutti.<br />

”Mi vergogno per voi!” gli avevo urlato. Che non è la stessa cosa<br />

di ‘Mi vergogno di voi’. Erano comunque la mia famiglia, il mio<br />

sangue, facevo parte anch’io di quella tribù. E non sarebbe stato<br />

esatto né onesto dire che mi vergognavo “di loro”. Però era stravero.<br />

Provavo vergogna “al posto loro” e glielo dissi. “Credete che il<br />

mondo giri intorno ai vostri battibecchi. I soldi dell’eredità potete<br />

fi ccarveli in tel cul, tanto neanche tutto l’oro del mondo riuscirebbe<br />

a levarvi la miseria che c’avete in testa!”<br />

Ed era vero. Loro non ci riuscivano, non ce la facevano a capire<br />

a quale vergogna mi riferivo, e a quali sentimenti invisibili<br />

mi stavo richiamando.<br />

Il giorno dopo ero partito, scendendo dal colle assieme al mio<br />

asino. Scendendo mi sentivo trionfante, accanto al quel testardo<br />

del mio Mitz. Andava tutto bene. Ogni cinque passi maledicevo<br />

il dolore al collo e dentro all’orecchio, ma per il resto,<br />

la vita ora era perfetta. Non dipendevo da niente e da nessuno.<br />

Non avrei più faticato come un mulo nei campi, né avrei<br />

curato il bestiame e amministrato il letame, cosa che nessun<br />

altro lassù (che Dio li aiuti) aveva mai voglia di fare. I lavori<br />

grossi e quelli più ingrati sono sempre toccati a me, fin da ragazzino.<br />

Ma è una tradizione su questa terra: è il prezzo che<br />

si paga da queste parti per essere l’ultimogenito e il più sveglio<br />

in famiglia.<br />

Mia madre, che Dio se ne guardi, mi diceva che ero nato burbero.<br />

E burbero sono rimasto, saggiamente, così come, con saggezza<br />

(stoltezza a sentir loro) avevo preso la decisione di rimanere celibe,<br />

perché non avevo voluto sfruttare l’occasione vigliacca che mi<br />

avevano posto davanti al naso: quella piccola morlacca gracile ed<br />

impaurita. Me l’avevano spinta davanti come si fa con un nespola<br />

acerba quando non è rimasto nient’altro e bisogna pur mangiare.<br />

Me l’avevano pure intrufolata, in una notte senza luna, di nascosto,<br />

in camera mia, una settimana dopo la morte di mamma Natalia<br />

Ludovich, nata Vernin.


Quella poveretta, Zlatka era il suo nome e teneva sempre le<br />

dita incrociate, non aveva avuto alcuna colpa. Sradicata da un<br />

mucchio di pietre da quel deserto che è l’entroterra dalmata,<br />

quel bagaglino di ossa e di paura, era stato portato, assieme alla<br />

sorella maggiore, su di un altro mucchio di pietre, qua, sul nostro<br />

Carso, un po’ più fertile, ma altrettanto disgraziato. La sorella<br />

maggiore era tutt’altra storia. C’aveva la parlata sporca e<br />

gli occhi più cattivi che avessi mai visto. Non è strano quindi<br />

che se l’abbia presa in moglie il maggiore di famiglia, mio fratello<br />

Stefanio Ludovich, “il matto” come lo chiamavano nelle<br />

osterie di Portole, per via del suo tic all’occhio destro e un carattere<br />

che era il trionfo dell’egoismo. “Il taccagno” lo chiamavo<br />

io, perché custodiva in uno scrigno tutto il denaro che avrebbe<br />

dovuto dividere con i fratelli, come ci divideva il lavoro.<br />

Tenevo ben salda la briglia di Mitz, il mio asino, perché quello<br />

sì che è matto suonato, e m’è scappato tante di quelle volte che mi<br />

son chiesto: ‘Dove vuole andare questo quadrupede senza cervello?’.<br />

Si vede che anche Mitz la pensava come me e voleva scappar<br />

via da quel nido di vespe. Non avrei più dovuto sorbire le critiche<br />

delle mie cognate e ziastre, buone soltanto a riempirsi la bocca di<br />

insulti e preparare sughi insulsi, che cucinano senza sesto, senza un<br />

solo grammo di sale e compassione.<br />

In quella casa regna l’ignoranza. Ecco, l’ho detto. E, accidenti,<br />

ora che l’ho detto sento una fi tta al petto.<br />

Mitz zampetta accanto a me. Guardalo, povera bestiola. Calpesta<br />

i sassi coi suoi piccoli zoccoli vivaci. Tiene lo sguardo in terra<br />

ma, a tratti, mi rivolge il suo lucido e grosso occhio nero. Mi valuta<br />

l’umore, lo so, lo conosco, e aspetta il mio commento successivo.<br />

È un nome stupido per un asino, mi aveva detto quella canaglia<br />

del fi glio di Stefanio. Talmente canaglia che non lo considero<br />

neanche mio nipote. E tutto sua madre e c’ha tutto il sangue suo.<br />

Avrei voluto rispondergli che stupido era chi non ragionava con la<br />

propria zucca bensì usava quella degli altri, come appunto faceva<br />

lui. I nomi non sono stupidi le persone invece sì, gli avevo ribattuto<br />

guardandolo come li guardavo sempre tutti, con rimprovero, e terminando<br />

lì la questione.<br />

Quel tonto, però, non ci aveva capito niente, e uscendo dalla<br />

stalla aveva ripetuto: “Proprio uno stupido nome per un asino!”<br />

MITZ: “Vadano tutti a farsi friggere!” gridò zio Saba, il mio<br />

padrone. Come alzava la voce lui non ho sentito mai nessuno. Gli<br />

ragliai contro, ma per conferma.<br />

La rugiada si stava asciugando e io gli davo sempre più spesso<br />

il mio occhio destro. Volevo fermarmi e approfi ttare dell’erba di<br />

primo mattino, ma niente, Saba non si fermava.<br />

Il sole, intanto, rincorreva le stelle, scacciando quelle lucciole<br />

notturne con la propria luce possente. E noi scendevamo il monte,<br />

ascoltando il cinguettio di passeri e merli.<br />

Il mio padrone mi spaventava ogni dieci passi, guardandosi intorno<br />

e lanciando quel suo vocione nell’aria. Erano tutti rimproveri<br />

per quella gente che stava oramai dietro a noi, gente arcigna<br />

lassù sul monte, gente che fi no al giorno prima aveva rappresentato<br />

l’intero nostro mondo.<br />

SABA: Scendevamo dal colle, io con tali e altri più intimi pensieri;<br />

il mio Mitz a rimpiangere l’erbetta fresca che ci lasciavamo dietro.<br />

Valutai se, una volta presentatosi il mezzodì, avrei trovato presso<br />

qualche contadino di buona volontà un pezzo di cibo da mettere<br />

in bocca.<br />

In quanto a Mitz, be’ l’erba sarebbe stata fresca anche più in basso.<br />

Mi auguravo soltanto di scovare, strada macinando, un po’ di<br />

biada per quella mia bestia testarda, ma pur fedele, che procedeva<br />

accanto a me verso l’ignoto.<br />

MITZ: Dalle parti di Cortinari ci fermammo. Il mio padrone<br />

aveva notato il vecchio Zane che pascolava le pecore. Conferiva<br />

Letture<br />

con lui e Zane, che era vecchio e rugoso, mi squadrava come se<br />

non avesse mai visto una bestia, prima di allora.<br />

”E gli hai lasciato tutto, proprio tutto?” chiese il vecchio Zane<br />

al mio padrone.<br />

”Non proprio tutto. Ho preso Mitz” disse il mio padrone, allargando<br />

le braccia verso di me in segno di affetto. Allora io pensai<br />

di essere tutto ciò che lui aveva e voleva nella vita.<br />

”Hum...” fece Zane “e cosa te ne fai di quest’asino?”<br />

”Me ne faccio una compagnia, innanzitutto, Zanetto mio! Una<br />

compagnia!”<br />

”Mah… Be’… Dobrò” rispose Zane “una compagnia dopotuto<br />

ghe vol”.<br />

Allora Saba gli chiese se non avesse da dargli un po’ di biada<br />

per il mio foraggio, e il vecchio Zane gli disse che non ne aveva e<br />

che l’erbetta fresca sarebbe stata più che suffi ciente per un asino il<br />

quale unico compito era tener compagnia al suo padrone. A quel<br />

punto, compresi due cose; Zane ne aveva di biada, ma non voleva<br />

darcela, e, seconda cosa, fi nché il mio padrone m’avesse avuto appresso,<br />

non avrebbe ottenuto la misericordia di alcun cristiano.<br />

SABA: Dopo che quella vecchia testa scarta di Zane s’era rifi utato<br />

il foraggio per il mio Mitz, avevo deciso di procedere verso<br />

nord. Vi erano, in quella direzione, boschi più fi tti e Mitz avrebbe<br />

trovato erba migliore e tutti quei fi ori carnosi che crescevano attorno<br />

alla pineta.<br />

Non lo conoscevo forse quel furbastro di Zanetto? Era un tirchio,<br />

vedovo tre volte. Dicevano che era nato al tempo in cui Franz<br />

Josef era ancora un giovincello, e che non avrebbe tirato i crachi<br />

prima del “mille non più mille”.<br />

Forse è per questo che è tanto tirchio. C’ha troppi anni da vivere,<br />

troppi giorni da passare in Terra. E bisogna cibarsi ogni santo<br />

giorno, se vuoi tenerti in forze per lavorare. E tutto ciò per cui il lavoro<br />

serve è per produrre altro cibo. Vivere è un circolo vizioso, un<br />

maledetto vizio di fatica!<br />

Chissà cosa si staranno dicendo i miei lassù sul monte… Avranno<br />

capito che me ne sono andato per sempre? Chissà le litigate che<br />

accenderanno a mezzogiorno, attorno al tavolo, con occhi famelici<br />

e bocche che fan presto a perder saliva ingurgitando polenta intinta<br />

nei sughi insipidi di quelle megere!<br />

MITZ: Saba è silenzioso. Sta pensando alla nostra gente, lassù.<br />

Credo che gli manchino. Ma io dirò la verità: a me quella gente,<br />

la sua famiglia, non manca per niente. Non mi hanno mai dato<br />

ascolto! Non mi hanno mai considerato! Perché io sono sempre<br />

stato l’asino di Saba. Sua esclusiva creatura. Sua proprietà. Nessun<br />

altro mi hai mai accarezzato o nutrito o rivolto lo sguardo. Si<br />

sono sempre comportati come se io non esistessi. Dicevano che il<br />

nome era stupido, come la mia esistenza. Dicevano che ero un asino<br />

senza senso.<br />

Per fortuna ho il mio padrone. Saba è un grande uomo. Anche<br />

lui si chiede spesso quale sia il mio senso, però se lo chiede con affetto.<br />

Mi accarezza. Mi tiene stretto a sé, volendomi bene.<br />

SABA: Nei pressi di Scoi avevo fatto pascolare Mitz. Aveva<br />

mangiato una buona quantità di petali di margherita. Il solito ingordo.<br />

Quanto al mio di stomaco, ne avevo spento i borbottii con<br />

un pezzo di scorza di pane e un altro di scorza di formaggio che<br />

avevo preso dalla credenza la sera prima. Quella fanfara di mia<br />

cognata se ne sarà accorta della mancanza di quei pezzetti di miseria<br />

che mancano dalla credenza. Avrà cantato il suo panico con<br />

le mani in aria, minacciosa, verso quel poveraccio di mio fratello<br />

che non sopporto, ve lo dico, ma per il quale provo una gran<br />

pena dal giorno del suo matrimonio. Non riesco a capire il tipo<br />

di rassegnazione che occorre ad un uomo per accettare di dividere<br />

i propri giorni, e specialmente il proprio letto, con una donna<br />

rozza, priva di qualsiasi tenerezza verso il prossimo, quando<br />

<strong>Panorama</strong> 35


36 <strong>Panorama</strong><br />

Letture<br />

so per certo che non tutte le donne di questo mondo sono fatte di<br />

tale materia.<br />

Non tutte.<br />

Iddio me lo aveva fatto comprendere. Non ero mai stato maritato,<br />

ma una donna che era miele e luce l’avevo conosciuta.<br />

MITZ: Ancora muto se ne sta. Non impreca. Non dice nulla. Mi<br />

ha fatto pascolare erbetta buona, fi ori profumati. Il sole si è alzato<br />

di molto. La terra è ormai secca. Fa molto caldo. Il mio padrone<br />

si è tolto di tasca una scorza di pane e qualcosa di verdognolo che<br />

non ha un buon odore. Ha masticato piano, facendo fi nta di saziarsi.<br />

A volte è così. Fa fi nta di fare delle cose, ma non le fa. Si racconta<br />

che la pancia sia piena, che le membra siano riposate, che<br />

gli occhi siano asciutti e il mento non sia rigato di lacrime. Si racconta<br />

queste cose per meglio sopportare la giornata, o una notte<br />

stupida come quelle fatte di sogni. A volte fa fi nta, ma io so sempre,<br />

in ogni momento, che cosa fa in realtà. Lui è il mio padrone e nessuno<br />

lo conosce meglio di me.<br />

Mi son messo a correre dopo un po’, attirandolo sotto l’ombra<br />

di altre piante, in modo da fargli trovare quell’albero da frutta di<br />

cui si era scordato. I frutti sono belli e maturi. Saba ha detto “Canaglia<br />

d’un asino!” e poi ha riso. Si è arrampicato sui rami più<br />

bassi ed ha preso a ingoiare i frutti rossi come fossero benedetti.<br />

Ha sempre amato i frutti rossi il mio padrone.<br />

Ora se ne sta lì, seduto su quel ramo scuro a penzolare le gambe<br />

nel vuoto. Non mangia più. I suoi occhi guardano un altro vuoto<br />

che io non posso vedere. Però so cosa c’è in quel vuoto. C’è il<br />

ricordo di una giovane. Negli uomini è facile vedere questo lato;<br />

nel mio padrone è ancor più facile vederlo, quando pensa a quella<br />

giovane, non una donna qualsiasi, ma una in particolare, graziosa,<br />

castana, fl orida. Una donna che vive nei pensieri di Zio Saba, ma<br />

non è più di questo mondo.<br />

SABA: Il mio Mitz. A volte mi scordo di lui. Mi chiudo nei graioni<br />

dei miei pensieri e Mitz svanisce. Poi strizzo gli occhi e quando<br />

li riapro lui è lì, a darmene il suo destro di occhio, lucido e nero.<br />

Ha gli occhi grandi Mitz, così grandi che puoi specchiarti dentro e<br />

ti vedi come non vorresti vederti mai.<br />

Salto giù dal ramo basso di un sarieser. Mi sono rimpinzato di<br />

ciliegie e di memorie. Ora basta.<br />

Mitz è accanto a me, alla mia sinistra, fedelissimo compagno.<br />

Gli accarezzo il manto e la testa. Gli tocco gli orecchi e lui si arrabbia.<br />

Mi fa sorridere, quando si arrabbia. Scrolla il suo testone grigio,<br />

ma non si allontana. Gli accarezzo il ciuffo bruno che ha fra<br />

gli orecchi. È buffo Mitz. Come avrei potuto abbandonarlo lassù<br />

sul monte e proseguire il mio cammino senza la sua presenza, senza<br />

la sua crudeltà?<br />

C’è un mulino nella valletta sotto a Scoi. Ci vivono due fratelli.<br />

Mikec e Jakec li chiamano e si chiamano fra loro. I loro nomi veri<br />

li hanno scordati, come le date di nascita o chi fossero stati i loro<br />

genitori. Eccoli là, nell’orto, ma che cosa stanno facendo? Ballano?<br />

Gridano?<br />

Ci avviciniamo, io e Mitz, e quei due pazzi continuano a saltare<br />

nell’orto. Ma non sono arrabbiati.<br />

”Viva ragazzi!” grido andando loro incontro.<br />

”Viva Saba!” mi salutano entrambi. Paiono funzionare con una<br />

sola mente.<br />

”Cosa state combinando?” gli chiedo. L’orto pare un campo di<br />

battaglia. Non si capisce neanche cosa vi cresce. Mi spiegano che ci<br />

avevano un bel orto di radicchio. Era pieno di bellissimo radicchio,<br />

mi dicono. Ma ogni mattina trovavano la desolazione. Ogni mattina<br />

c’era sempre meno radicchio e sempre più terra scomposta.<br />

”Qualche ladron?” chiedo.<br />

”Macché ladron! Una bestia schifosa!”<br />

”Ah! E che bestia era?”<br />

”Una talpa! Una talpa maladeta!” risponde Mikec, il maggiore<br />

credo perché ha più rughe intorno agli occhi chiarissimi, trasparenti.<br />

”Oh, ma l’abbiamo sistemata! L’abbiamo sistemata per tutte le<br />

feste” fa Jakec contento.<br />

”L’avete accoppata?” gli chiedo.<br />

”Meglio! Meglio, compare!” gridano. “L’abbiamo sepolta viva,<br />

quela canaia!”<br />

MITZ: Il mulino di Mikec e Jakec si trova nascosto dalle fronde<br />

di alberi chiari, con foglioline rotonde e fi ori bianchi di odore intenso.<br />

È pieno di api intorno. Il mio padrone e io arriviamo al loro<br />

orto, di fronte il mulino dove abitano, un bel mulino che non macina<br />

più. Sono due poveracci, quei fratelli, di tasca e di zucca. Lo<br />

vedi subito. Gli piace arrossire di vino e cantare. Sono matti da legare<br />

con corde robuste. Saba entra nel loro orto, dove hanno fatto<br />

un macello con la terra bruna. Mikec e Jakec ridono, si dimenano,<br />

con le zappe in spalla. Hanno seppellito una talpa che gli rovinava<br />

la terra e le verdure, ma Saba non ride di loro e se lo fa non lo<br />

dà a vedere. Li sta aiutando ora a sistemare la terra scoperchiata.<br />

“Benedeti fi oi” dice loro, anche se Saba ha più o meno la loro età<br />

“la prossima volta accoppatela e po bom!”<br />

”Kaj?” risponde Jakec e si gratta il cespuglio di capelli castani.<br />

”Nič”” dice Saba “ti la copi e xe fi nì”.<br />

Allora i fratelli fanno “Aaaaah” perché afferrano di non aver<br />

risolto niente - la bestia è ancora viva. Chiedono a Saba di rimanere<br />

fi nché la talpa non esce di nuovo e di fargli il favore di accopparla<br />

lui, perché loro non ne sarebbero capaci. Poveretti, ci mettono<br />

mezza giornata a tagliar la testa ad un pollo, gli spiegano,<br />

perché non hanno cuore di farlo e lo fanno infi ne, dopo molte fatiche<br />

e sudando come maiali, solo perché devono nutrirsi con quella<br />

gallina disgraziata. Gliene sono scappate tante, dopo averle decapitate,<br />

gli spiegano.<br />

”Difati la pineta xe piena de galine senza glava” urla Jakec ad<br />

un orecchio del povero Saba.<br />

Mikec entra in casa e riappare con acqua e vino. Fanno sedere<br />

Saba sotto a una pergola fi orita, del colore di certi tramonti<br />

dopo il mal tempo. Gli offrono da bere. Chissà perché parlano a<br />

voce così alta, quei due fratelli? Come se dovessero sentirli fi no<br />

a Buie?<br />

Saba discorre tranquillo, ed è contento di parlare con delle anime,<br />

anche se si tratta di quei due tonti. Sono pazzi, ma lo ascoltano.<br />

Ignorano il mondo, ma tengono in rispetto l’ospite inatteso<br />

che con un po’ di fortuna sistemerà per loro la questione della talpa<br />

maledetta.<br />

SABA: Accetto di rimanere fi nché la talpa non riappare. Come<br />

posso lasciarli nel loro oblio questi due scemi? Sono dei bravi ragazzi.<br />

Troppo vivaci, non riescono a contenere l’entusiasmo per la<br />

più piccola banalità, però sono cari, d’animo dolce.<br />

Prometto loro di ammazzare una gallina come Dio comanda,<br />

se poi posso rimanere a cena e loro concordano, contenti di<br />

pelare patate per una bocca in più e dare del foraggio a Mitz,<br />

che è sistemato al fresco della stalla, a far compagnia a tre capre<br />

dal pelo macchiato. Sarà contento di riposare, il mio caro<br />

Mitz.<br />

Mikec e Jakec lavorano in sintonia, girando uno attorno<br />

all’altro nell’angusta cucina dal soffi tto basso: una nicchia,<br />

con le pareti inerite dal fumo di un vecchio spacher murato al<br />

quale manca qualche mattonella ed ha la piastra più nera della<br />

gola di un diavolo. Vivono così, questi due fi gli sfortunati, la<br />

cui madre si diceva fosse nata a Trieste in famiglia altolocata<br />

per poi perdere la ragione a sedici anni e scappare qui in campagna<br />

con un contadino della Savrinia. I genitori erano morti<br />

in guerra; fucilati dai tedeschi perché rifi utatisi di cedere la<br />

loro unica scrofa.


Li guardo, Mikec e Jakec; due bambini di quasi mezzo secolo<br />

senza un solo segno del tempo a solcargli il viso. Perennemente<br />

sorridenti; beati nella loro bonaria ignoranza.<br />

Conoscevo tutto dei due fratelli. In questi luoghi non vi sono<br />

segreti. Il vento bisbiglia tra i vigneti le faccende di tutte le genti,<br />

da Tribano a Piemonte, in lungo e in largo, fi n sotto al castello<br />

di Momiano. Conoscevo la loro storia, la loro cocciutaggine e<br />

la loro pazzia. Una cosa ignoravo: Mikec e Jakec avevano paura<br />

del buio.<br />

Sono rimasto per la notte, vi dicevo, nell’attesa della talpa, sistemato<br />

su un pagliericcio accanto a loro, sul fi enile sopra la stalla. La<br />

notte è buia in questa vallata, dove non arriva neanche il verso del<br />

gufo. Nella silenziosa oscurità mi sono addormentato per la prima<br />

volta lontano da casa, attorniato da odori nuovi, puzzi vecchi e il<br />

fi ato corto dei due fratelli che pareva quello di due infanti lasciati<br />

soli in una grotta.<br />

”Ben kaj?” mi lamento “dormite, su!”<br />

”Muči, muči…” rispose Jakec sottovoce. “Čuj, čuj…”<br />

Cosa dovevo sentire? Non una sola pagliuzza si muoveva intorno.<br />

La notte era fresca, ideale per un lungo sonno ristoratore. Mi<br />

ero addormento tranquillo dopo un po’, con la vaga sensazione che<br />

i fratelli s’erano spostati, nel buio, verso di me, spauriti da chissà<br />

quale storia di spettri che si fanno raccontare dai ragazzini su a<br />

Sterna, la domenica, quando vanno all’osteria.<br />

La mattina dopo ho capito cosa li aveva spaventati tanto e quale<br />

era stato quel rumore che io non sono riuscito a sentire.<br />

MITZ: Hudiči senza rotelle quei due! Non mi hanno fatto dormire<br />

tutta notte. Mi spostavo io, si spostavano loro. E blateravano<br />

a voce bassa ma insistente che c’era qualcuno di sotto! Certo che<br />

c’era qualcuno! C’ero io! Non pretenderanno che un asino stia<br />

immobile di notte!<br />

Chissà se il mio padrone s’è riposato? S’è alzato presto per andar<br />

a pestar talpe nell’orto di questi due elementi indiavolati. Spero<br />

faccia presto. Mi ha promesso la libertà il mio padrone e dubito<br />

che la libertà si trova presso questo vecchio mulino. C’è troppa<br />

ombra qui, e poco sole, e non ci sono orizzonti lontani da osservare.<br />

Non voglio rimanere in questo posto una notte di più! Quei due<br />

mi spaventano, così spaventati. Hanno paura del buio perché nessuno<br />

gli ha insegnato il buio che cosa sia. Io lo so che cos’è il buio<br />

e non lo temo.<br />

SABA: Non l’ho trovata la talpa. Non s’è fatta vedere. Non<br />

posso rimanere qui tutto il giorno ad aspettare che sbuchi fuori<br />

di terra. Forse s’è n’è andata la bestiola. Quando ha capito che<br />

la stavano sotterrando viva, avrà pensato quanto sono matti e se<br />

n’è andata a remenar l’orto di qualcuno più savio.<br />

Dissi loro una bugia. Dissi che l’avevo accoppata quella maledetta<br />

e sotterrata molto profondamente.<br />

Ci siamo salutati a lungo. Li ho ringraziati. Non mi mollavano le<br />

mani, uno per parte, e continuavano a ripetere ‘resta, resta’. ‘Tornerò,<br />

tornerò a trovarvi’ gli dicevo.<br />

“Torna co’ xe de coleser patate” disse Jakec e allora dovetti<br />

prometterglielo, perché avevano pensato che rovistando<br />

il campo in agosto tutto un esercito di talpe sarebbe venuto<br />

per vendicarsi. ‘Dove scovavano una tale immaginazione?’ mi<br />

chiedevo.<br />

’Tornerò, va bene, tornerò’, ripetevo, mentre riprendevo il mio<br />

povero Mitz che aveva il muso duro e offeso di chi non ha passato<br />

una bella notte.<br />

Proseguimmo verso Cremegne, accostando la strada impolverata<br />

e per lungo tempo ancora sentivamo Mikec e Jakec che gridavano,<br />

pregandoci di tornare da lì a poche settimane per raccogliere i<br />

tuberi dalla terra calda di luglio.<br />

Letture<br />

Arrivammo in città verso le dieci. A Buie era giorno di mercato.<br />

Sull’altura sopra il cimitero sostavano camion, carretti e animali<br />

da tiro. Gridavano le loro offerte, chi in slavo, chi in italiano, tutti<br />

bestemmiando che i prezzi erano alti, che non si sarebbero fatti fregare.<br />

I commercianti di bestiame, vestiti a festa, c’avevano tutti lo<br />

spagnoleto in bocca. Stava diventando un’epidemia, tutti a fumare<br />

quella puzzolente robaccia per poi tossire, innervosirsi e bestemmiare<br />

ancor di più.<br />

MITZ: Il mercato di Buie con tutte quelle bestie dall’aria stanca,<br />

dagli occhi spenti. Le vacche a scodinzolare contro le mosche.<br />

I maiali a grugnire disturbando gli altri suoni, con quel odore che<br />

si portano addosso, così nudi e volgari.<br />

Benedico il mio padrone che tira dritto e non si ferma in questo<br />

postribolo di gente, grida e cattivo odore. Lui non ama la confusione,<br />

ma soprattutto non ama sentir bestemmiare. Orhi Boh lo dice<br />

qualche volta, ma lo pronuncia soprappensiero, non per il signifi -<br />

cato, solamente per il suono delle parole che ci sta bene, quando<br />

si vuole puntualizzare un fastidio, una fatica, un sacco di grano rovesciato,<br />

una botte che perde, il bue che non ascolta o la pietanza<br />

insipida cucinata dalle sue cognate insulse. Ma la bestemmia vera,<br />

quella proferita con passione, e rivolta all’Onnipotente, quella no.<br />

Quella mai. Saba ha troppo rispetto per il Creatore, la natura stessa,<br />

non sa nemmeno lui di che cosa ha rispetto, però se lo porta<br />

dentro, rannicchiato sul fondo scivoloso dell’animo.<br />

Saba è in costante preghiera perché tutti stiano bene, perché i<br />

fi gli guariscano dalla febbre, i vecchi sentano sollievo dopo gli acciacchi,<br />

la terra dia buon frutto e il Cielo mandi un po’ di sale nelle<br />

zucche degli uomini.<br />

Proseguiamo fi no a Piazza Libertà, e più in alto ancora, verso<br />

il Duomo, dove c’è Mafalda che lavora in una taverna assieme al<br />

marito oste. Mafalda è nata su, al paese nostro. Si conoscono con<br />

Saba. Son cresciuti insieme.<br />

SABA: L’orecchio mi fi schia di nuovo. La testa duole. Il latte<br />

di capra che mi hanno dato al vecchio mulino si è già spanto per le<br />

vene, consumato. Ho fame.<br />

Ho portato Mitz fi no a qua, in città vecchia. Spero di trovare<br />

Mafalda che non mi negherà una pastasciutta, una frittata condita,<br />

qualsiasi cosa. Mitz ha ruminato strada facendo. Ha capito<br />

che dev’essere furbo e fermarsi da solo quando ha fame. Ha capito<br />

che stavamo venendo in città dove non c’è erba, solo sassi e<br />

polvere e caldo, e automobili e camion che fanno baccano e rumorosi<br />

scoppiettii delle motorette Tomos, sulle quali i giovanotti<br />

fanno i bulli.<br />

”Saba?” è Mafalda che mi ha scorto dalla fi nestra. Esce e mi<br />

viene incontro, lei col suo petto abbondante, i capelli cotonati e un<br />

vestito a fi ori color delle pesche. Dà la sensazione di freschezza e<br />

forza vedere Mafalda, come venir investiti da un ruscello di montagna<br />

questo suo venirti incontro con un sorriso tutti denti grossi e<br />

sani. Ha un ché di puledra la sua bocca, ma in senso buono, per carità,<br />

porto un gran rispetto per la mia amica.<br />

Si è sposata a ’sto bosniaco che ha portato a Buie le sue ricette<br />

speciali di cevapcici. Ma a me non vanno tanto, perché stonano<br />

con l’aria che respiro dopo aver mangiato. Un uomo grosso, due<br />

baffoni, la battuta facile, il vocione che ride sempre, ma piuttosto<br />

prepotente nei suoi modi. Mafalda gli tiene testa, lei, cresciuta su<br />

suolo duro, facendo la fame; la più forte tra tutti i suoi fratelli e<br />

sorelle, ora sparsi, chi in Friuli e chi in Lombardia, troppo rachitici<br />

e troppo molli di carattere per restare qui al fi anco dei genitori<br />

sconvolti dai cambiamenti e dalla storia; genitori onesti, per<br />

niente legati al soldo e privi di avaria. Tutti squagliati per il mondo<br />

i fratelli di Mafalda. Non erano pronti a combattere un nuovo<br />

periodo di colpi duri e colpi bassi, come se fosse stato diverso in<br />

qualsiasi altro tempo primo di questo, jugoslavo.<br />

<strong>Panorama</strong> 37


38 <strong>Panorama</strong><br />

Letture<br />

”Saba, caro Saba! Cosa ci fai oggi a Buie? Sei venuto al mercato,<br />

al posto di Stefanio? Sta male tuo fratello? È sempre lui che…”<br />

”No. No, Mafalda, Stefanio sta bene. Stanno tutti bene. I fulmini<br />

non colpiscono le ortiche, lo sai”.<br />

”Ah ah ah!” ecco la sua risata, quel donnone tutta seno e denti<br />

grandi.<br />

”Be’, insomma, stanno bene, ecco, ma a me è venuta voglia di<br />

una tua fritada de ombolo e zivola e allora mi son detto, mi concedo<br />

una giornata tutta mia e me ne vado a Buie!”<br />

”Ma bravo, braaavo, hai fatto bene, Saba. Hai fatto benissimo.<br />

L’ombolo è fi nito, ma te ne preparo una con zivola e sparisi, se non<br />

hai niente in contrario!”<br />

”Zivola e sparisi più che ben” le rispondo. Non voglio raccontarle<br />

la verità. Dovrei dare spiegazioni che sono chiare e tonde nella<br />

mia mente, ma per le quali non conosco parole adatte ad esporle<br />

a quella cara ragazza matura, quella donna così imponente, l’essenza<br />

di questa penisola, che è stata la mia amica d’infanzia, nonché<br />

amica della… mia…<br />

”Ma quello è Mitz, legato al palo? Ti sei portato dietro il tuo<br />

Mitz? Come mai, eh Saba? Ma come mai?”<br />

”Mah… per compagnia, cossa te vol che te digo, Mafalda, per<br />

compagnia”.<br />

”Ah…” risponde Mafalda, poco convinta.<br />

”Ascolta, amica mia, le cose stanno così. Non ho soldi con me,<br />

ma ho tanta fame e… pensavo, se sei d’accordo, dammi anche<br />

mezza porzione, io ti ripulisco il terrazzo, ti spacco la legna, qualsiasi<br />

commissione”.<br />

”Non c’è bisogno di dire niente” risponde lei, calando la voce e<br />

lisciandomi una manica della giacca. “Ci conosciamo io e te, o no?<br />

Non c’è bisogno di dire niente. Una porzione intera e il terrazzo per<br />

conto mio lo hai già sistemato. Stevo è andato a Capodistria con un<br />

suo compare. Quindi il terrazzo è gia sistemato e po bon!”<br />

Come ringraziare quella creatura? Abbiamo la stessa età, ma lei<br />

è di animo gioioso, capelli biondi e membra rotonde. Io sono secco<br />

e scuro, come quel cipresso su al monte, arso da un fulmine. Ho<br />

lo spirito affaticato e offeso dalla malavoglia di quella mia ciurma<br />

selvatica. Dimostro molti più anni di lei, molta più vecchiaia.<br />

Mangio con gran appetito la gustosa frittata speciale di Mafalda,<br />

condita con asparagi, cipolla e affetto. Mafalda mentre cucina<br />

la senti cantare, e anche se tiene qualche angustia nel corpo non ne<br />

fa una croce da sbattere in muso agli altri.<br />

Perché le altre donne non possono essere così?<br />

Il padre di Mafalda, il vecchio Dante Amedeo Barone, c’ha il<br />

carattere nobile come il cognome, si nutre quasi solo di bacche<br />

di bosco, perché si è convinto che qualcuno avvelena l’olio e la<br />

farina. “Ma chi è che avvelena la farina, Dante?” gli chiedi. “Ah,<br />

i foresti” ti risponde. “E come faremo?” gli chiedi. “Ah, tanto mi<br />

qua son provisorio” dice ultimamente; lui che qui c’è nato, così<br />

come i suoi genitori, ed i nonni. Ma nell’ultimo lustro parla di<br />

voler tornare laddove sono nati i suoi trisavoli Barone, in qualche<br />

tenuta nel Mantovano. Nella sua costante minaccia a partire<br />

continua però il mestiere di fabbro, minuto, nella sua offi cina, a<br />

batter ferro fi schiando motivetti leggeri e insistendo a chiamare<br />

la sua offi cina “armeria”, perché dice “Mi go imparà de mio<br />

pare, mio pare de mio nono e mio nono de mio bisnono, che ghe<br />

fazeva le armi ai soldati in Pianura padana e quindi non son fabro,<br />

son armier!”<br />

MITZ: Chissà cosa avranno tanto da parlare quei due, da tenermi<br />

legato a questo palo per l’eternità. E il sole che mi sputa in<br />

testa! M’avesse messo all’ombra, quella disgrazia del mio buon<br />

padrone! Ostia sua! Certe volte si dimentica di me, completamente.<br />

Penetra nei suoi pensieri come i merli s’immergono nei rovi, e<br />

non esce più, per ore.<br />

In compagnia di Mafalda poi, non ne parliamo. Se ne stanno<br />

sotto a quella pergola, a bere malvasia e ridere. È Mafalda<br />

che ride. Saba ride di meno. Lei parla e lui la ascolta,<br />

vecchio buon Saba che non sa mai dire ‘basta’ agli altri, che<br />

non pensa mai a sé, e non pensa a me, che sto qui a sciogliermi<br />

nel bel mezzo del giorno, con il sole a picco sopra i miei<br />

orecchi!<br />

Raglio. Una, due volte. Attendo. Raglio di nuovo.<br />

”Tiho Mitz!” mi suggerisce il mio padrone.<br />

Ma con me le ciacole non prendono, con me ci vogliono i fatti<br />

per farmi stare calmo. Raglio con maggior vigore.<br />

”Mitz! Stai buono! Adesso vengo!”<br />

Ma io raglio ancora e ancora fi nché lo vedo che saluta Mafalda<br />

baciandola sulle guance e si avvicina a me, col berretto stretto<br />

in mano.<br />

Ahi! Mi ha dato una sventola sul muso. Ben mi stà!<br />

SABA: In camera mia, lassù sul monte, ho lasciato i Vangeli<br />

e altri due libri vecchi che ho letto un milione di volte. Mi hanno<br />

sempre sbeffeggiato i miei, per la mia mania di leggere. Sempre. E<br />

a uno che ti sbeffeggia perché leggi, a te che sei l’unico alfabeta di<br />

famiglia, che cosa gli vuoi rispondere?<br />

Mi spiace, però, di aver lasciato i Vangeli. Vorrei averli qui con<br />

me ora.<br />

Io e Mitz abbiamo camminato giù per i colli, riposandoci di<br />

quando in quando, pascolando, masticando steli di erba dolce e rifl<br />

ettendo sul come si riveli corto a volte un viaggio che s’era prospettato<br />

molto più lungo.<br />

Siamo in un posto che chiamano San Pellegrino e davanti a noi<br />

c’è il mare, luccicante in questo pomeriggio arroventato.<br />

Sono seduto su una roccia bianca. Mitz è dietro di me, sul prato,<br />

offeso di nuovo, per chissà quali motivi.<br />

Il tramonto non tarda ad arrivare ed io mi concentro sull’ultimo<br />

spicchio di sole, una piccola falce di luce arancione che lascia il<br />

mondo a vedersela con le proprie tenebre. L’ho colto tutto quell’ultimo<br />

spicchio, l’ho mangiato, inghiottito. Ora mi riscalda lo stomaco<br />

e i sensi.<br />

Il sole mi ha fatto tanta compagnia e domani non lo vedrò, o sarà<br />

lui a non vedere me?<br />

È un tramonto scuro, fatto di striature viola nel cielo e pensieri<br />

violacei dietro agli occhi.<br />

MITZ: Saba, il mio padrone, è seduto su quella roccia, davanti<br />

all’immensità.<br />

Si sta facendo buio e il suo animo si è nuovamente oscurato.<br />

Vorrebbe avere qualcosa da leggere, lo so, glielo vedo da come<br />

si sfrega le mani, senza pace.<br />

Non è colpa del mio padrone. Lui è buono e non ha commesso<br />

falli. Ha cercato di non mancare, come fi glio, fratello, uomo, spirito<br />

e padrone.<br />

Eppure io gliel’ho sempre suggerito che non era possibile. Non<br />

si può “non mancare” in un mondo maculato. Non puoi venir<br />

meno a tuoi più valorosi principi se tutti intorno a te, o molti comunque,<br />

li sporcano di continuo.<br />

Gliel’ho detto tante volte ‘Saba, puoi anche continuare a tener<br />

alta la tua lanterna, ma non puoi illuminare il buio intero’.<br />

Ma è ostinato il mio padrone.<br />

Dice di avere un modo suo.<br />

Non so.<br />

Non so esattamente cosa gli frulli nella testa, spero solo non<br />

voglia entrare in quell’immensità incontrollata, perché se lo farà,<br />

dovrò seguirlo.<br />

Sono Mitz, l’asino da compagnia, e quell’uomo seduto sulla<br />

roccia, stanco, che tenta di staccarsi di dosso l’ultimo pensiero, è<br />

Saba, il mio padrone.


Pubblicazioni<br />

Uscito dalle stampe il numero 172 de La battana<br />

Nel ricordo di Romolo Venucci<br />

intento ad un taglio<br />

essenzialmente fi losofi -<br />

L’esplicito<br />

co e letterario e il fascicolo<br />

tutto dedicato a Romolo Venucci costituiscono<br />

i due dati più evidenti del<br />

n. 172 de La battana. Posto che quarantacinque<br />

lunghi anni di pubblicazione<br />

ininterrotta rappresentano<br />

nel mondo dell’editoria un caso<br />

raro a tutti gli effetti, afferma<br />

nella prefazione il nuovo redattore<br />

capo Corinna Gerbaz Giuliano,<br />

si ritiene che in tal modo<br />

essa continuerà ad esprimere la<br />

volontà di salvaguardia del patrimonio<br />

culturale e linguistico<br />

della minoranza. Un patrimonio<br />

ben presente nella volontà<br />

di Eros Sequi, Lucifero Martini<br />

e Sergio Turconi, i “padri fondatori”<br />

che la diressero fi no al<br />

1989, come pure nei subentranti<br />

Ezio Giuricin, Elvio Baccarini e<br />

Maurizio Tremul, che, percepiti<br />

i segnali di cambiamento, mutarono<br />

l’impostazione della rivista<br />

accogliendo nelle sue pagine<br />

questioni politiche, sociali, sociologiche<br />

e fi losofi che.<br />

Con l’arrivo di Nelida Milani<br />

ridivenne centrale il discorso<br />

letterario e un’identica linea di<br />

condotta fu seguita dai successori:<br />

Aljoša Pužar, Elis Geromella<br />

Barbalich e Laura Marchig.<br />

Sul fi lo di tali precedenti, nei numeri<br />

a venire, entro la cornice fi losofi<br />

co-letteraria troveranno posto scritti<br />

anche di carattere scientifi co, artistico<br />

e altro, in un discorso non limitato<br />

al versante letterario bensì valido per<br />

tutto l’universo culturale, così come<br />

a suo tempo si era espressa Nelida<br />

Milani. Ora, aprendo le porte a contributi<br />

di tipo fi losofi co, fi lologico,<br />

artistico, storico e culturale in genere,<br />

si intende promuovere “La battana”<br />

a rivista scientifi ca a tutti gli effetti,<br />

l’unica in lingua italiana nei territori<br />

della Croazia e della Slovenia. Un<br />

processo questo che di necessità implica<br />

l’affi ancamento ai collaboratori<br />

consolidati di numerosi ricercatori<br />

giovani che hanno già all’attivo esiti<br />

di rilievo.<br />

Ottima occasione dunque per dedicare<br />

questo numero a Romolo Venucci,<br />

tradizionalmente defi nito il<br />

nome più incisivo che la CNI ha dato<br />

nel campo delle arti fi gurative. Una<br />

defi nizione che però si rivela sfuggente<br />

nell’attimo stesso in cui viene<br />

messa su carta, per almeno due motivi.<br />

Il primo è che il suo valore è tale<br />

da proiettarsi su un’area che di gran<br />

lunga supera quella del nostro insediamento<br />

storico. Se anziché a Fiume<br />

avesse operato in Italia, oggi sarebbe<br />

noto ed apprezzato a livello europeo.<br />

Anche restando a Fiume però è degno<br />

di tutta la nostra stima in quanto,<br />

dividendosi fra produzione artistica<br />

e attività didattica, oltre all’amore<br />

per l’arte, ha impresso in tanti nostri<br />

giovani il signifi cato di appartenenza<br />

alla città, alla propria lingua e cultura<br />

e soprattutto quell’apertura culturale<br />

che è sinonimo di tolleranza e<br />

rispetto.<br />

Seppur soprattutto “tecnico”, il secondo<br />

motivo è non meno indicativo<br />

della validità di Venucci: le due nipoti<br />

Patrizia Venucci Merdžo e Lilia-<br />

na Venucci Stefan si sono unite unite<br />

a rilevare la sua passione per la musica<br />

- che, si affi ancava alla “lingua<br />

uffi ciale” dell’espressività fi gurativa<br />

e plastica quale “idioma del diletto,<br />

non meno amato ed approfondito” - e<br />

ad evidenziare con - è il caso di dirlo<br />

- sapide pennellate il volto dello<br />

zio visto con gli occhi di bambine<br />

quali erano allora.<br />

L’idea di dedicargli un numero<br />

intero deriva dalla pubblicazione<br />

della monografi a a lui<br />

dedicata, avvenuta in maggio. I<br />

saggi sono di Erna Toncinich e<br />

Sergio Molesi, gli autori della<br />

monografi a, Daina Glavočić, autrice<br />

della prima monografi a in<br />

croato e Ingrid Burić, che ha sostenuto<br />

una tesi di laurea sull’artista<br />

fi umano.<br />

La seconda parte del numero<br />

monografi co analizza in senso<br />

lato la congerie culturale e<br />

artistica presente all’epoca, in<br />

particolare a Fiume. Così, Ilona<br />

Fried, docente universitaria e ricercatrice<br />

di Budapest, analizza<br />

‘Delta’ che, quale rivista letteraria<br />

più importante del periodo<br />

dopo la guerra a Fiume, rappresentò<br />

una signifi cativa esperienza<br />

interculturale, in quanto coinvolse<br />

la produzione in Ungheria<br />

e Jugoslavia, considerata allora - particolare<br />

non trascurabile considerato<br />

che siamo nel 1923 - “Paese amico”.<br />

Francesco Molinari, architetto veneziano<br />

trapiantato in città, tratta in maniera<br />

molto pregevole l’aspetto edile<br />

ed architettonico della città, soffermandosi<br />

anche sugli aspetti economici.<br />

Purtuttavia, in questo ambito<br />

ci sembra che certi dati siano troppo<br />

corrivi, portati a generalizzazioni negative<br />

che non esprimono in maniera<br />

adeguata quello che ci permettiamo<br />

di chiamare il “quadro oggettivo”. Il<br />

prof. Elvio Baccarini è autore del terzo<br />

saggio, sul rapporto fra la morale<br />

e l’opera d’arte, nella fattispecie<br />

all’essenziale interrogativo se l’arte<br />

possa esserci d’aiuto nel proceso di<br />

sviluppo delle nostre conoscenze, in<br />

primo luogo morali. ● M. S.<br />

<strong>Panorama</strong> 39


40 <strong>Panorama</strong><br />

Libri<br />

Secolo. Cento e una storia di un secolo del serbo Aleksandar Gatalica tradotto<br />

Tra realtà e invenzione confi ne i<br />

di Sandro Damiani<br />

Come la lettura di “Cent’anni di<br />

solitudine” di Gabriel Garcia<br />

Marquez non è affrontabile<br />

senza carta e penna per annotarsi soprattutto<br />

i personaggi del fantasmagorico<br />

romanzo, che come un fi ume<br />

carsico spuntano in quantitativi industriali<br />

quando meno te l’aspetti e nessuno<br />

ti dice se già l’avevi incontrato<br />

o meno, mentre tu sei rintronato dai<br />

fuochi d’artifi cio che ogni pagina ti riserva;<br />

così la lettura di “Secolo. Cento<br />

e una storia di un secolo” di Aleksandar<br />

Gatalica non sarebbe possibile<br />

in epoca pre-internet. Perché? Perché<br />

il miscuglio tra personaggi veri e<br />

inventati e simil-inventati, che invece<br />

risultano veri è talmente, come dire?,<br />

all’ordine del giorno, che diventa severamente<br />

obbligatorio sapere e capire<br />

cosa è vero e cosa non lo è; chi è<br />

realmente esistito e chi no.<br />

Procediamo con ordine.<br />

Gatalica autore serbo men che<br />

cinquantenne scrive questa raccolta<br />

di 101 racconti, uno per ogni anno<br />

dal 1900 al 2000, quando di anni ne<br />

aveva trentaquattro. Musicologo, ha<br />

all’attivo parecchi lavori letterari di<br />

stampo saggistico e narrativo, oltre a<br />

studi musicali; infi ne, dal greco classico<br />

ha tradotto Eschilo, Sofocle, Euripide<br />

e poeti tra cui Saffo e Alceo.<br />

(E a questo punto a Napoli direbbero:<br />

“A ritt’ niente!”)<br />

La sua scoperta, per l’editoria italiana,<br />

è avvenuta, com’è stato per numerosi<br />

scrittori jugoslavi, ancora una<br />

volta grazie alla curiosità e all’intelligenza<br />

di Silvio Ferrari, traduttore e<br />

scrittore egli stesso, di origini liguro-dalmate,<br />

che in questa occasione<br />

ha diviso l’onore e l’onere della cura<br />

con Aleksandra Džankić: probabilmente<br />

per quel che concerne lo slang<br />

belgradese che, come tutti i gerghi<br />

comporta un bagaglio di conoscenze<br />

che si possono acquisire solo sul<br />

“campo”.<br />

Sin da subito ho fatto il nome del<br />

Nobel sudamericano. Ma non solo<br />

per l’assoluto bisogno di seguirne<br />

l’azione (il racconto e i singoli rac-<br />

conti) coll’ausilio di un qualcosa coche<br />

ci eviti di perderci nei meandri<br />

dei personaggi e vicende vere, e non,<br />

ma anche perché la stessa cifra stilistica<br />

ne ricorda il narrare. Pure Gatalica,<br />

cioè, è perpetuo fuoco d’artifi -<br />

cio funambolico e bizzarro e non di<br />

rado ironico.<br />

È una raccolta di racconti con<br />

un’ambizione enciclopedica: tenere<br />

insieme un intero secolo, il Novecento,<br />

in un centinaio di brani, ambientati<br />

ognuno in un anno nelle più diverse<br />

città del mondo. Sono racconti, evocazioni,<br />

frammenti, saggi: diffi cile<br />

defi nirli in una parola. L’autore non<br />

ha l’obiettivo di restituire tutte le tensioni<br />

del secolo, ma le conosce, non<br />

domina lo scacchiere mondiale, ma<br />

lo controlla.<br />

Un libro bizzarro nei personaggi,<br />

situazioni, dialoghi, descrizioni.<br />

Per prima cosa a inizio di lettura<br />

non si riesce a capire chi è l’io narrante<br />

che cambia sempre: un uomo,<br />

una donna, un morto, in terza persona,<br />

ecc. È regolarmente un personaggio<br />

di fantasia, ma non sempre<br />

lo sono le situazioni in cui si cala né<br />

tantomeno chi gli sta intorno: artisti,<br />

musicisti, politici, statisti. Quanto<br />

alla collocazione temporale, quasi<br />

mai la motivazione storica per cui<br />

quel dato anno è ricordato dalla storia<br />

con la Esse maiuscola, ha a che fare<br />

con la vicenda. Per il 1939 ti aspetti<br />

l’invasione della Polonia? Macché.<br />

Neanche l’ombra! Ciò che però colpisce<br />

di più, al di là della strambezza<br />

delle situazioni, è la divertita e fulminante<br />

descrizione di scene e personaggi,<br />

“Aveva un viso gonfi o, le<br />

guance rosse e un doppio mento che<br />

in pratica gli mangiava il mento peraltro<br />

sempre mal rasato”. O: “Era<br />

uno di quegli edifi ci del dopoguerra,<br />

né bello né brutto, che sembravano<br />

stare stretti nello spazio e trovarsi lì<br />

per riempire il numero civico”. E ancora:<br />

“Ero un bambino appena uscito<br />

dal sonno impaurito dal fatto che il<br />

mondo degli adulti fosse così brutalmente<br />

piombato dentro il mio”... “Il<br />

cielo notturno arrossato sopra Londra<br />

rimbombava tremendamente del-<br />

le bombe tedesche”. Un edifi cio che<br />

riempie un numero civico? Il cielo<br />

che rimbomba?<br />

Personaggi: c’è il sosia del duce<br />

degli ustascia Ante Pavelić, tanto simile<br />

all’originale che neppure quanti<br />

gli stanno ogni giorno attorno si accorgono<br />

dello scambio. C’è il medico<br />

addetto all’igiene della mummia<br />

di Lenin che assiste al mutare di colore<br />

della pelle dell’insigne cadavere<br />

e della crescita di alcuni peli. Un tizio<br />

si innamora di un manichino e lo<br />

ruba. Un altro acquista all’asta il letto<br />

del suicidio di Marilyn Monroe, e nel<br />

sonno, dopo essersene innamorato, si<br />

uccide insieme a lei. C’è il pianista<br />

virtuosissimo che affascina e sconvolge<br />

mezza Europa, ma che una volta<br />

morto, risulterà non essere mai esistito.<br />

E poi, il marito anziano di una<br />

tenera donna che ogni notte se ne sta<br />

con la pistola puntata sulla sua tempia,<br />

per poi cambiare regolarmente<br />

idea fi no a concludere i propri giorni<br />

accanto a lei tanti anni dopo... C’è<br />

il vigliacchissimo Ramon che durante<br />

la rivoluzione cubana per sfuggire<br />

ai pericoli si trasforma, nell’appiattirsi<br />

lungo i muri, in muro egli stesso...<br />

Per non dire del giramondo che


in italiano da Silvio Ferrari<br />

rreperibile<br />

a inizio secolo acquista un baule da<br />

cui tira fuori scritti e lettere di importanza<br />

capitale nella storia dell’uomo.<br />

Quando muore, dal baule continuano<br />

a sbucare documenti relativi al presente.<br />

Insomma, siamo al cospetto di una<br />

sorta di cilindro di un mago pazzerello<br />

e talvolta un tantino cattivo, con<br />

i suoi quasi cinquecento personaggi<br />

distribuiti in 415 pagine, che si leggono<br />

senza accorgersene. E che hanno<br />

il pregio di farsi rileggere in un secondo<br />

e terzo tempo, visto che i racconti<br />

più lunghi non superano le cinque<br />

pagine e i più brevi le due.<br />

Un’altra cosa che affascina, dopo<br />

- debbo dire - un primo momento di<br />

delusione, è la totale estraneità, ripeto,<br />

di un approccio al singolo anno rispetto<br />

a ciò che il lettore ricorda in<br />

prima persona o dai libri, di quel dato<br />

anno. Qui siamo al regolare cospetto<br />

di avvenimenti, ancorché di fantasia,<br />

secondari, marginali e comunque<br />

sempre sul fi lo della fantasia in cui<br />

però spesso, torno a dire, affi orano<br />

personaggi realmente esistiti. In tal<br />

senso è stupenda la vicenda connessa<br />

al 1911, quando tornando in Germania<br />

da una vacanza veneziana, Heinrich<br />

Mann si ritrova a leggere il resoconto<br />

della sua permanenza in laguna,<br />

scritto dal fratello...<br />

In chiusura, dato che in apertura<br />

avevo citato Gabriel Garcia Marquez,<br />

non posso non ricordare anche<br />

altri scrittori di cui Gatalica, mi pare,<br />

sia a suo modo, debitore. Di certo del<br />

suo connazionale Milorad Pavić e<br />

del suo “Dizionario Cazaro”, ma poi<br />

ci sono Borges e Canetti, fors’anche<br />

Musil e Hašek, a tratti Kafka. E mi<br />

fermo qui, anche perché, quando un<br />

letterato dalla cultura più o meno enciclopedica,<br />

qual è Gatalica, decide<br />

di scrivere un’opera di fi nzione, va da<br />

sé che dentro ci troveremo di tutto.<br />

Un sentito grazie, e concludo, per<br />

questo straordinario gioiello alla giovane<br />

casa editrice reggiana Diabasis<br />

e al summenzionato Silvio Ferrari,<br />

mentre non poco merito spetta pure<br />

all’autore della prefazione, lo scrittore<br />

Predrag Matvejević. ●<br />

Novità in libreria<br />

Emilio Rigatti<br />

DALMAZIA DALMAZIA<br />

Viaggio sentimentale da Trieste<br />

alle Bocche di Cattaro<br />

Da Trieste al Montenegro, lasciandosi<br />

l’Adriatico a destra. Una<br />

pedalata sullo sfondo di un mare<br />

blu, tra rocce e boschi, respirando<br />

odori marini e montani, di malghe<br />

e di spiagge. Un viaggio emozionante<br />

tra ricordi di famiglia, isole<br />

galleggianti e città di pietra. In-<br />

contri inaspettati con pescatori,<br />

viaggiatori e gente del posto. Un<br />

lungo sogno sotto gli occhi di quei<br />

leoni della bandiera zaratina, che<br />

tanta simpatia ispiravano al Rigatti<br />

bambino, davanti alla quale la<br />

sua famiglia intonava l’inno “Dalmazia,<br />

Dalmazia!”. Questa la nuova<br />

irresistibile avventura a pedali<br />

di Emilio Rigatti, dopo il successo<br />

di “Italia fuorirotta”, “Minima Pedalia”<br />

e “La strada per Istanbul”.<br />

Un viaggio sentimentale attraverso<br />

la Croazia, passando per l’Istria<br />

e la Dalmazia, fi no al Montenegro,<br />

tra isole, villaggi e un mare di<br />

emozioni. Tanti spunti e idee per<br />

scoprire i luoghi più belli di alcune<br />

tra le destinazioni turistiche più<br />

apprezzate, soprattutto dagli italiani.<br />

<strong>Edit</strong>ore Ediciclo<br />

Pagine 208. Prezzo 16,00 euro<br />

Tommaso Labranca<br />

MICHAEL JACKSON.<br />

L’UOMO NELLO SPECCHIO<br />

La vita, la morte, il successo e i<br />

misteri del re del pop “Il modo in<br />

cui Elvis si è distrutto con le proprie<br />

mani mi affascina, perché non<br />

vorrò mai seguirlo su quella stra-<br />

da.” Così scrisse Michael Jackson<br />

nel 1988. Purtroppo si è avverato<br />

il contrario. Il Re del Pop ha<br />

seguito la stessa strada del Re del<br />

Rock’n’roll, autodistruggendosi<br />

con un numero spropositato di farmaci<br />

in cui credeva di trovare una<br />

soluzione ai drammi intimi che viveva<br />

da sempre. Drammi che pochi<br />

sospettavano quando, a dodici<br />

anni, era la star dei Jackson 5, il<br />

gruppo creato con i fratelli. Nato<br />

nel 1958 a Gary, una malinconica<br />

cittadina industriale non lontano da<br />

Chicago, Michael Jackson muore<br />

all’improvviso a cinquant’anni in<br />

un giovedì di giugno per un arresto<br />

cardiaco. La notizia arriva in tempo<br />

reale a un sito web di gossip che<br />

la pubblica creando smarrimento e<br />

dolore nei fan in tutto il mondo. La<br />

musica di questo artista visionario<br />

ha segnato un’epoca e infl uenzato<br />

il pop e l’R’n’B per tre decenni.<br />

Michael Jackson è morto alla<br />

vigilia di una tournée che doveva<br />

segnare il suo ritorno sulle scene<br />

dopo dieci anni. Nell’ultima fase<br />

della sua vita, le fragilità personali<br />

e le vicissitudini giudiziarie hanno<br />

offuscato la grandezza della sua<br />

arte, come se l”’Uomo nello specchio”,<br />

l’altro sé a cui aveva dedicato<br />

uno dei suoi brani più celebri,<br />

il suo doppio più discusso e ambiguo,<br />

avesse preso il sopravvento<br />

sulla sua anima di eterno bambino.<br />

Ora restano le canzoni, a perpetuare<br />

la sua leggenda con l’unica testimonianza<br />

che davvero conta per le<br />

stelle della musica.<br />

<strong>Edit</strong>ore Rizzoli<br />

Pagine 215. Prezzo 15,00 euro<br />

<strong>Panorama</strong> 41


46 <strong>Panorama</strong><br />

Sport<br />

<strong>Prima</strong> biografi a italiana di Ralph De Palma, uno dei più grandi corridori<br />

Fu l’icona vivente del «grande sogno<br />

Dopo i Vademecum<br />

della Provincia di<br />

Foggia e Capitanlibri,<br />

Maurizio De Tullio si cimenta<br />

in un arduo lavoro di<br />

ricerca per ricostruire l’avvincente<br />

storia di Ralph de<br />

Palma, un campione automobilistico<br />

del primo Novecento.<br />

De Tullio, nato in Brasile,<br />

vive a Foggia dal 1966, è diplomato<br />

all’Istituto Superiore<br />

d’Arte nel 1977 e lavora<br />

all’Ente Provincia, è un giornalista-pubblicistaappassionato:<br />

con “Ralph De Palma:<br />

L’Uomo più veloce del mondo<br />

che veniva da Foggia”, ha<br />

realizzato la prima biografi a<br />

italiana sul più grande pilota<br />

automobilistico di tutti i tempi.<br />

Forte della sua esperienza<br />

giornalistica, l’Autore si<br />

è avvalso della grande Rete<br />

telematica per consultare le<br />

fonti sull’emigrazione, ricercare<br />

testi presenti in varie biblioteche<br />

nazionali ed estere,<br />

riscontrare dati e documenti<br />

anagrafi ci in archivi pubblici<br />

e diocesani, dando una sua chiave di<br />

lettura all’interpretazione talvolta problematica<br />

degli stessi, delineando un<br />

quadro esaustivo della biografi a del<br />

grande campione italo-americano che<br />

batté tutti i record.<br />

Come ha scritto Teresa Maria Rauzino,<br />

con questo volume, De Tullio è<br />

riuscito soprattutto nell’ardua impresa<br />

di restituire alla Capitanata della Puglia<br />

l’immagine di un eroe, Ralph De<br />

Palma, quasi ignorato in Italia, e che<br />

fece grande lo sport dell’automobilismo,<br />

divenendo, ai suoi tempi, l’icona<br />

vivente del “grande sogno americano”.<br />

Quel bambino, vissuto a Biccari,<br />

provincia di Foggia, fi no all’età di dieci<br />

anni, non aveva mai visto il mare:<br />

solcherà per la prima volta l’Oceano<br />

Atlantico con la sua famiglia per raggiungere<br />

Lamerica, e precisamente la<br />

Grande Mela.<br />

Oltreoceano, quel bambino, che<br />

non aveva mai giocato con le macchinine,<br />

riuscirà - come scrive De Tullio<br />

Ralph De Palma, tra i più grandi piloti automobilistici<br />

di sempre, è nell’Automotive Hall of Fame dal ‘73 e<br />

alla International Motorsports Hall of Fame dal ‘91<br />

- a far sognare milioni di persone. Con<br />

auto vere. Le sue straordinarie gesta<br />

sportive (2557 vittorie su 2889 corse<br />

effettuate nel corso della sua lunghissima<br />

carriera) lo imposero all’atten-<br />

zione planetaria: per milioni<br />

di emigrati italiani sparsi per<br />

il mondo egli divenne l’eroe<br />

internazionale di cui andare<br />

fi eri. De Palma riuscì ad affermarsi<br />

in un’epoca in cui<br />

gli italiani erano considerati<br />

all’ultimo livello della scala<br />

sociale statunitense: erano<br />

i paria della società, un po’<br />

come sono ritenuti oggi gli<br />

extracomunitari. Ecco perché,<br />

nelle prime biografi e apparse<br />

sui giornali dell’epoca,<br />

alcuni dati, a partire dal<br />

nome americanizzato in Ralph,<br />

furono modifi cati per accreditare<br />

un’origine sociale<br />

più accettabile agli occhi dei<br />

fans. Sulla sua tomba, il campione<br />

farà apporre soltanto le<br />

date di nascita e di morte,<br />

senza accenno al luogo d’origine<br />

italiano.<br />

Raffaele De Palma era<br />

nato il 19 dicembre 1882 a<br />

Biccari, un paesino del Subappennino<br />

che di là a un decennio<br />

sarebbe stato decimato<br />

dall’emigrazione transoceanica.<br />

I genitori erano originari di Troia. I<br />

De Palma partirono per gli Stati Uniti<br />

verso la fi ne dell’Ottocento, imbarcandosi<br />

, a varie riprese, su dei piroscafi<br />

che, dopo un mese di viaggio, li


automobilistici di sempre<br />

americano»<br />

sbarcarono a Ellis Island, l’Isola delle<br />

lacrime, dove come tutti gli immigrati<br />

subiranno un’umiliante quarantena<br />

prima di essere accettati nel Paese<br />

della Libertà. La famiglia De Palma,<br />

alla ricerca di quel riscatto sociale così<br />

diffi cile da realizzare in patria, a differenza<br />

di tante famiglie di emigranti,<br />

realizzerà il suo sogno. L’emigrazione<br />

oltreoceano, tra il 1892 e il 1924, fu la<br />

scelta obbligata di circa 22 milioni di<br />

migranti, per la maggior parte italiani.<br />

Nel 1910 New York era considerata,<br />

per il suo alto numero di abitanti provenienti<br />

dal Belpaese, la quarta città<br />

italiana dopo Napoli, Roma e Milano.<br />

I De Palma vivevano a Brooklyn,<br />

uno dei più poveri quartieri newyorkesi.<br />

Ralph cominciò ad aiutare il padre<br />

nella barberia di famiglia, poi lavorò<br />

come pony express di un negozio di<br />

frutta e verdura. La bicicletta diventò<br />

la sua prima grande passione e nel<br />

1899 vinse la sua prima gara ciclistica.<br />

Nel 1902 esordì nel ciclismo professionistico;<br />

le gare si svolgevano allora<br />

al chiuso di un velodromo con piste in<br />

legno e curve molto inclinate.<br />

De Palma iniziò la carriera automobilistica<br />

nel 1908, e la concluse<br />

nel 1934. Il campione italo-americano<br />

guidò le auto delle migliori ditte<br />

dell’epoca: Fiat, Mercer, Simplex, ma<br />

legò il suo nome soprattutto alla Mercedes.<br />

Partecipò alle mitiche corse di<br />

Vanderbilt Cup, alle 500 miglia di Indianapolis,<br />

al Gran Premio di Francia.<br />

Indianapolis, a quasi un secolo di distanza,<br />

colpisce l’immaginario collettivo<br />

degli appassionati per alcune epiche<br />

gesta che l’hanno segnata fi no a<br />

consacrarla defi nitivamente come il<br />

Tempio della velocità. Ralph de Palma<br />

abbinò il suo nome a questa corsa,<br />

lunga e massacrante, sin dalla seconda<br />

edizione, quella del 1912, vincendo<br />

l’edizione del 1915. L’episodio a<br />

cui comunque si ritorna alla memoria<br />

quando si pensa a questo pilota è quello<br />

relativo alla 500 Miglia di Indianapolis<br />

del 1912 quando, dopo aver guidato<br />

la corsa per 196 giri, a due giri<br />

dal termine incorse in un’avaria meccanica<br />

alla sua vettura; a questo punto,<br />

con l’aiuto del suo meccanico, De Pal-<br />

Sport<br />

Lo storico arrivo “a piedi” alla 500 Miglia di Indianapolis del 1912<br />

ma spinse a mano l’auto fi no alla linea<br />

del traguardo nel tentativo di potere in<br />

ogni caso essere classifi cato.<br />

Le gare di Formula Uno di oggi, per<br />

quanto avvincenti, non sono paragonabili<br />

alle emozioni offerte agli spettatori<br />

che assiepavano le tribune e le<br />

piste dei circuiti e degli autodromi circa<br />

un secolo fa. Quel che era profondamente<br />

diverso era la corsa in sé che<br />

aveva la preminenza su ogni cosa e De<br />

Palma seppe comunicare agli spettatori<br />

proprio quello che essi si aspettavano<br />

da un pilota: emozioni, passione,<br />

grinta, coraggio. Una carriera longeva,<br />

la sua, nel segno dell’agonismo e della<br />

lealtà sportiva: Ralph dimostrò che le<br />

gare si potevano vincere usando l’intelligenza.<br />

Quando gli Stati Uniti entrarono nel<br />

primo confl itto mondiale, tutte le attività<br />

sportive agonistiche vennero so-<br />

spese. De Palma si arruolò nell’aviazione,<br />

dopo aver conseguito il brevetto<br />

di pilota a Daytona. Dopo la guerra,<br />

nel 1919, ritornò in questa città alla<br />

guida di una potentissima Packard 905<br />

bianca, la mitica vettura con motore<br />

V12 su auto prodotte in serie. Sulla<br />

sabbia di Daytona Beach, toccò la fantastica<br />

velocità media di 149,87 miglia<br />

orarie (oltre 241 km all’ora). Divenne<br />

l’uomo più veloce del mondo!<br />

Ralph De Palma riposa oggi<br />

all’Holy Cross Cementery di Culver<br />

City, nei pressi di Los Angeles, in California.<br />

Sulla lapide della sua tomba<br />

compaiono solo gli anni di nascita e di<br />

morte: 1882 e 1956. L’epigrafe ricorda<br />

“il campione automobilistico prediletto<br />

vincitore della corsa di Indianapolis<br />

del 1915 (Bloved automobile racing<br />

champion 1915 Indianapolis speedway<br />

winner)”.●<br />

<strong>Panorama</strong> 47


Nella piccola Croazia, solo<br />

nell’agosto scorso, solo da apparecchi<br />

mobili e solo tramite<br />

uno dei tre operatori di telefonia mobile,<br />

il sito del social network (rete sociale)<br />

“Facebook” è stato visitato più<br />

di 100.000 milioni di volte. Questo<br />

dato può bastare per capire che, per<br />

quel che riguarda le relazioni umane,<br />

non possiamo più limitarci a dire la<br />

comunicazione extrafi sica, quella che<br />

avviene via cavi telefonici e frequenze<br />

aeree con punto d’arrivo negli schermi<br />

di computer e telefonini, sta diventando<br />

una tendenza diffusa: qui siamo in<br />

presenza di un fenomeno vero e proprio,<br />

siamo davanti ad un “canale” che<br />

ha moltiplicato in termini esponenziali<br />

la quantità delle comunicazioni che<br />

quotidianamente ci scambiamo sul<br />

pianeta Terra. E qui non c’entrano le<br />

gerarchie d’importanza delle “novità”<br />

che ci scambiamo, non c’è un ordine<br />

d’esposizione, non c’è un fi ltro in<br />

grado di separare ciò che conta (e poi,<br />

qual è l’organo chiamato a stabilire ciò<br />

che conta davvero?) da quella che comunemente<br />

viene chiamata “spazzatura”<br />

in rete. Qui la qualità sta tutta nella<br />

quantità e poi ognuno si arrangia a fi ssare<br />

un minimo d’ordine nel caos.<br />

Al momento attuale, quando si lavora<br />

da buio a buio e si torna a casa la<br />

sera stanchissimi, privi della minima<br />

voglia di uscire con gli amici, quando<br />

la concorrenza ci impone di essere<br />

sempre preparati e freschi e dobbiamo<br />

ricorrere alle agende per fi ssare<br />

i termini delle fette di tempo in<br />

cui ci dedicheremo ai fi gli o ci lasceremo<br />

andare (raramente) all’adempimento<br />

dei doveri (pre, extra) coniugali,<br />

quando si vive a Taranto e ci si<br />

reca al lavoro a Toronto, le occasioni<br />

per scambiare due chiacchiere faccia<br />

a faccia (il “chit-chat” tra cliente<br />

e tassinaro) sono diventate rarissime<br />

e imbarazzanti. Imbarazzanti sì,<br />

perché piano piano ci stiamo scordando<br />

come ci si sente e comporta<br />

quando abbiamo l’occasione di vedere<br />

non lettere in pixel che scorrono,<br />

ma di guardarsi negli occhi. Eppure,<br />

in questo affollatissimo mondo<br />

dominato da una sostanziale solitudine<br />

(specie nelle aree più sviluppate<br />

del globo), si avverte a tutte le latitudini<br />

un disperato bisogno di comu-<br />

58 <strong>Panorama</strong><br />

<strong>Panorama</strong> finale<br />

☺ Il canto del disincanto<br />

Una rete di tentazioni<br />

nicare. Ecco spiegato lo stratosferico<br />

successo dei tanti siti internet pensati<br />

come luoghi in cui la gente, per quanto<br />

virtualmente, si può “incontrare”,<br />

luoghi in cui ci si può abbandonare<br />

a confi denze, sfoghi, corteggiamenti,<br />

scambi d’opinione e di informazioni,<br />

luoghi in cui possono nascere importanti<br />

complementi alla vita terrena se<br />

non addirittura vite parallele. Questi<br />

siti stanno proliferando a ritmi insostenibili:<br />

“Facebook” raccoglie oltre<br />

300 milioni di iscritti, “Myspace” ben<br />

270 milioni, “MSN” di Windows 120<br />

milioni, pochi in più rispetto a “Habbo”,<br />

“Frienddster” e “Classmatts” e<br />

“Skype”. Altrettanto impressionante<br />

e forse, specie per quelli che amano<br />

i fi ori, per lei al primo appuntamento,<br />

scandaloso e demoralizzante il<br />

successo dei siti in cui si va espressamente<br />

in cerca non soltanto dell’anima<br />

gemella, ma anche di avventure<br />

occasionali e di qualsiasi orientamento<br />

sessuale. Sono i siti gratuiti di “online<br />

dating” (appuntamento in rete),<br />

dedicati a single o a chi tale si sente,<br />

quali “speeddate”, “sly” , “mysingledating”,<br />

“connectingslingles”<br />

e, a livello locale, il “balkan-dating”,<br />

“iskrica” in Croazia, “onelovenet”<br />

e “loveawake” in Slovenia o anche<br />

“gejnet” (scritto proprio così - gej).<br />

Il fatto che questi siti consentano<br />

una frequenza gratuita, immediata,<br />

che riduce le distanze, che ci permette<br />

di mostrare all’altro soltanto quella<br />

che noi riteniamo sia “la parte migliore<br />

di me”, è di certo un cocktail<br />

(spesso adrenalinico) di tentazioni<br />

alle quali è diffi cile resistere. E non<br />

c’è niente di male quando si cede. Il<br />

problema nasce, come sempre, quando<br />

non si tiene conto della misura,<br />

quando il troppo diventa la normalità.<br />

Qui non si vuole riproporre un atteggiamento<br />

oscurantista nei confronti<br />

delle novità tecnlogiche. Lo diciamo<br />

chiaramente: la TV, il telefonino,<br />

internet, i siti sociali sono delle opportunità<br />

favolose di informazione,<br />

crescita, intrattenimento, educazione,<br />

conoscenza del mondo. Ma possono<br />

diventare facilmente anche delle<br />

scorciatoie per preoccupanti fenomeni<br />

di devianza sociale. E qui non<br />

ci riferiamo soltanto a chi percepisce<br />

in toto (e questa è di certo patologia)<br />

di Silvio Forza<br />

un’aderenza totale tra mondo virtuale<br />

e mondo reale, pensiamo invece a<br />

chi ha un approccio troppo disinvolto<br />

con un aspetto offerto dalle nuove<br />

tecnologie: l’aspetto iconografi co. Da<br />

quando è nata la TV commerciale, da<br />

quando la qualità del contenuto o personaggio<br />

ha smesso di essere il polo<br />

d’attrazione verso il teleschermo, da<br />

quando cioè le trasmissioni televisive<br />

vengono confezionate dalla pubblicità<br />

- e il mondo pubblicitario non<br />

conosce il signifi cato di parole quali<br />

“rispetto”, “decenza”, “pudore” - la<br />

parola d’ordine dell’immagine pubblica<br />

è diventata “apparire”. Possibilmente<br />

superando i limiti, scandalizzando.<br />

È chiaro che le nuove generazioni,<br />

cresciute con il mito grandefratelliano<br />

della “visibilità” (parola che<br />

erroneamente si fa combaciare con<br />

“successo”) vogliono apparire a tutti<br />

i costi, indipendentemente da ciò<br />

che sono davvero “dentro”. E questi<br />

giovani, scambiandosi messaggini e<br />

frequentando siti in cui ci si incontra,<br />

non vogliono capire o farsi capire ma<br />

vogliono vedere e farsi vedere. E siccome,<br />

negli ultimi decenni, l’immagine<br />

costruita dai pubblicitari (anche<br />

per vendere trapani) è un’immagine<br />

che si aggancia quasi sempre al corpo<br />

(specie femminile), alla nudità e agli<br />

ammiccamenti sessuali, nudità e sessualità<br />

sono diventati i connotati principali<br />

della visibilità e di viatico verso<br />

il successo. Da qui la proliferazione,<br />

specie tra gli adolescenti, di messaggi<br />

mms (che contengono immagini) in<br />

cui ragazzini e ragazzine si spogliano<br />

fi no in fondo e poi magari mettono<br />

queste foto in rete. E questo è soltanto<br />

il primo passo verso autentiche<br />

forme di prostituzione, con ragazzine<br />

che davanti a telecamere installate<br />

sul proprio computer si lasciano andare<br />

a performance verso ignoti che<br />

pagano direttamente in rete. E ci si<br />

prostituisce anche per i compagni di<br />

classe (“la mia foto in perizoma per<br />

una ricarica del telefonino”), come risulta<br />

da una scioccante inchiesta condotta<br />

in Italia dal settimanale milanese<br />

“<strong>Panorama</strong>”. Ma la colpa non è di<br />

questi bambini, bensì degli adulti che<br />

negli ultimi trent’anni hanno costruito<br />

nei media il mondo nel quale ci ritroviamo<br />

oggi. ●


Ma quant’è buona Abbazia!<br />

N ella Giornata mondiale del turismo,<br />

che ricorreva il 27 settembre, Abbazia,<br />

tra l’altro Campione del turismo 2009,<br />

ha voluto esibire ai propri ospiti il meglio<br />

dell’offerta culinaria. Per la prima volta tutti<br />

gli alberghi e alcuni ristoratori, 24 in tutto,<br />

hanno aderito all’invito dell’Ente turistico<br />

locale e quindi hanno esposto sulla terrazza<br />

dell’albergo Kvarner, simbolo del turismo<br />

nella Perla del Quarnero, i piatti tipici della<br />

nostra zona, il tutto condito da tanta eleganza<br />

nel preparare i piatti ma specie i dolci<br />

dove i pasticceri si sono sbizzarriti. I circa<br />

3600 ospiti stranieri che ancora soggiornano<br />

ad Abbazia sono rimasti piacevolmente sorpresi,<br />

non si aspettavano uno spettacolo culinario<br />

simile e ancora gratis. Inutile dire che<br />

i piatti sono andati a ruba. Non bisogna dimenticare<br />

i 15 produttori di vino provenienti<br />

da tutta la Croazia da Kutjevo a Lussinpiccolo,<br />

all’Istria a Veglia, e le due birrerie che<br />

hanno offerto i loro prodotti per “bagnare”<br />

l’offerta culinaria.<br />

Testo e foto di Ardea Velikonja<br />

<strong>Panorama</strong> 59

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!