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Anno LVI - N. 18 - 30 30 settembre 2009 - Rivista quindicinale quindicinale - kn 14,00 - EUR 1,89 - Spedizione Spedizione in abbonamento postale postale a tariff tariff a intera - Tassa pagata ISSN-0475-6401<br />
ISSN-0475-6401<br />
<strong>Panorama</strong><br />
www.edit.hr/panorama<br />
Scalata occulta,<br />
ma qualcuno sapeva
Grisignana: l’Ex tempore<br />
dedicata a Tomizza<br />
G rande successo di pubblico, pittura, cultura e buonumore<br />
per la XVI edzione dell’Ex tempore di<br />
Grisignana, la tradizionale manifestazione organizzata<br />
dall’UI con la collaborazione dell’UPT, del Comune e<br />
della CI di Grisignana e con il contributo del ministero<br />
degli Esteri italiano e della Regione Autonoma Friuli<br />
Venezia Giulia. Il primo posto quest’anno è andato a<br />
Daria Vlahov Horvat, art director della nostra Casa editrice,<br />
secondo posto per Lucia Daniela Rumini di Trieste<br />
e terzo Peter Tuškan di Zagabria. L’Ex tempore di<br />
quest’anno è stata dedicata a Fulvio Tomizza in occasione<br />
nel decimo anniversario della sua morte. Tirando le<br />
somme la manifestazione di quest’anno verrà ricordata<br />
certamente per l’eccezionale partecipazione qualitativa<br />
e quantitavia degli artisti. (foto di Goran Žiković)<br />
2 <strong>Panorama</strong>
di Mario Simonovich<br />
Un nuovo spettro s’aggira da<br />
qualche tempo per l’Europa.<br />
Ha le parvenze di una maschera<br />
grottesca e ama in particolare<br />
far sentire i suoi effetti sul mondo<br />
della politica. Stati, presidenti, partiti<br />
che ne sono colpiti cominciano ad<br />
assumere atteggiamenti incoerenti,<br />
si contraddicono in pubblico, dicono<br />
oggi una cosa e domani il suo contrario,<br />
in privato optano per comportamenti<br />
meschini regolarmente messi<br />
in luce e bollati dalla stampa, arrivano<br />
a rivolgersi ai tribunali per difendere<br />
quella malintesa onorabilità che<br />
per primi hanno messo a repentaglio,<br />
ecc.<br />
Lo spettro, che si è accanito con<br />
particolare veemenza nei confronti<br />
del presidente, rispettivamente del<br />
primo ministro di due importanti stati<br />
latini del mediterraneo, che hanno in<br />
comune una statura bassa bilanciata<br />
però da un alto livello di suscettibiltà,<br />
ha esteso la sua nefasta azione anche<br />
in Croazia, dove sembra aver preferito<br />
singoli e partiti dell’opposizione,<br />
intesa ovviamente in senso molto<br />
lato. Per adesso ha indirizzato la sua<br />
azione ectoplasmatica in particolare<br />
in Istria, a Spalato e a Zagabria. In<br />
Istria i sintomi sono stati denunciati<br />
con particolare veemenza da un deputato,<br />
fi no ad ora noto per le posizioni<br />
forse rigide, ma ragionevoli.<br />
Fino ad ora, ma ora non più, perché,<br />
colpito dallo spettro di cui si diceva,<br />
si è lanciato in una furiosa diatriba<br />
contro la nuova premier per contestare<br />
il possibile accordo con gli sloveni<br />
sul confi ne, allineandosi di fatto con<br />
quell’ex ambasciatore che per anni è<br />
stato la personifi cazione dell’infl essibilità.<br />
In un messaggio di veemente<br />
prosopopea si è dichiarato pronto<br />
a sacrifi care la vita, ma non a cedere<br />
territorio (marittimo) croato. Passi<br />
che la frase è nient’altro che una<br />
minestra riscaldata perché pari pari a<br />
un’affermazione titoista, c’è da chiedersi<br />
se nel momento in cui la situazione<br />
fi nalmente mostra di sbloccarsi<br />
una persona sana di mente possa per-<br />
In primo piano<br />
Che cosa induce capi di stato, deputati, sindaci e altri, a fare certe dichiarazioni?<br />
Politica e senso del grottesco<br />
mettersi di dire qualcosa del genere.<br />
A Spalato lo spettro del grottesco ha<br />
preso di mira il nuovo riccioluto sindaco<br />
che si era presentato alla testa di<br />
una lista civica. Uno dei tanti che, in<br />
un decennio, da nullatenenti che erano<br />
sono divenuti milionari. Nel caso<br />
suo, il balzo lo ha portato da gerente<br />
di negozio a proprietario di una catena<br />
di supermercati. Che cosa ha detto?<br />
Che i giornalisti, categoria verso<br />
cui anche prima mostrava una certa<br />
irascibilità, sono tutti una razza venduta,<br />
“jugoslavi” e fi loserbi. Dai quali<br />
serbi, come dai montenegrini, non<br />
c’era da aspettarsi nulla di buono ha<br />
chiosato, concludendo che non vi era<br />
la minima possibilità che un serbo entrasse<br />
nella sua famiglia. Le reazioni<br />
sono state blande. Tranne i giornalisti,<br />
che gli hanno dato contro fi no a<br />
battezzarlo “Vlajamonti” a ricordare<br />
che, seppur insediato nella carica che<br />
un tempo fu di Baiamonti, ha modi<br />
che lo indicano inequivocabilmente<br />
come “morlacco” - termine con cui a<br />
Spalato s’intendono i campioni della<br />
rozzezza campagnola - nella città<br />
nessun altro si è scomposto. Insomma<br />
anche qui lo spettro ha lavorato<br />
su larga scala.<br />
A Zagabria invece ha preso di mira<br />
il leader del principale partito d’opposizione,<br />
una persona all’apparenza<br />
normale, che nell’ultima settimana<br />
ha purtroppo dato segni di squilibrio<br />
lamentando che se il partito non godeva<br />
di buona stampa era perché fra i<br />
giornalisti si era insediato un “udbaš”<br />
ovvero uno che a “quei tempi” aveva<br />
lavorato per l’UDBA, la famigerata<br />
polizia politica. Certo, egli ha un sacco<br />
di attenuanti, dal mal di testa che<br />
gli viene dai contrasti interni alle rogne<br />
che gli procura il sindaco di Zagabria,<br />
che sarà anche uomo di partito,<br />
ma di sicuro non del suo, di cui<br />
però ha la tessera.<br />
Sia ben chiaro, tutti i soggetti sopra<br />
citati vanno capiti e possibilmente<br />
compatiti. Le loro reazioni grottesche<br />
sono solo la conseguenza della<br />
nefasta azione dello spirito di cui si<br />
diceva, e che nei giorni a venire sicuramente<br />
farà altre vittime. ●<br />
Costume<br />
e scostume<br />
Ambiente:<br />
tutela in bottiglia<br />
In Croazia la tutela dell’ambiente<br />
sembra piuttosto ben<br />
avviata. Bottiglie in plastica<br />
e contenitori in alluminio<br />
sono quasi scomparsi dalle vie,<br />
spiagge, campetti da gioco,<br />
aree pubbliche cittadine in genere<br />
e fi nanco, se ci avete fatto<br />
caso, dalle aree verdi che si<br />
stendono a lato delle maggiori<br />
vie di comunicazione. Non c’è<br />
spettacolo di massa che non abbia<br />
l’epilogo nell’arrivo di persone<br />
munite di capaci borse in<br />
cui fi ccano i contenitori dei beveraggi<br />
consumati poco prima.<br />
Le stesse persone, se ci fate<br />
caso, le rivedrete mentre, sempre<br />
munite di borsoni (e bastoni),<br />
rovistano nei contenitori<br />
delle immondizie. Un processo<br />
che è andato tanto avanti, dicono<br />
con orgoglio i responsabili,<br />
e che da tre anni a questa parte<br />
ha portato all’ammasso di poco<br />
meno di 54 mila tonnellate di<br />
plastica e alluminio.<br />
Indovinata dunque la decisione<br />
governativa sulla raccolta,<br />
perché sul vostro conto al<br />
supermercato per ogni bottiglia<br />
“accettabile” vi viene fatturata<br />
subito la mezza kuna. Per cui, o<br />
perdete il denaro o il tempo necessario<br />
alla resa. Se non volete<br />
occuparvene, siete sempre voi,<br />
con i soldi di cui si diceva, che<br />
fi nanziate la fatica di colui che<br />
provvederà. Insomma un atto<br />
di lavoro forzato in sedicesimo<br />
a esecuzione di un “ordine” che<br />
non vi frutterà neppure un centesimo<br />
di utili, ma al massimo<br />
riporterà il vostro bilancio familiare<br />
in parità. Però, volete mettere<br />
il benefi cio ecologico?<br />
<strong>Panorama</strong> 3
<strong>Panorama</strong><br />
www.edit.hr/panorama<br />
Ente giornalistico-editoriale<br />
EDIT<br />
Rijeka - Fiume<br />
Direttore<br />
Silvio Forza<br />
PANORAMA<br />
Redattore capo responsabile<br />
Mario Simonovich<br />
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Progetto grafico - tecnico<br />
Daria Vlahov-Horvat<br />
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Collegio redazionale<br />
Bruno Bontempo, Nerea Bulva,<br />
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Simonovich, Ardea Velikonja<br />
4 <strong>Panorama</strong><br />
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PANORAMA esce con il concorso<br />
finanziario della Repubblica di Croazia<br />
e della Repubblica di Slovenia e viene<br />
parzialmente distribuita in convenzione<br />
con il sostegno del Governo italiano<br />
nell’ambito della collaborazione tra<br />
Unione Italiana (Fiume-Capodistria) e<br />
l’Università Popolare (Trieste)<br />
EDIT - Fiume, via Re Zvonimir 20a<br />
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Consiglio di amministrazione: Tatjana<br />
Petrazzi (presidente), Ezio Giuricin<br />
(vicepresidente), Luigi Barbalich, Carmen<br />
Benzan, Doris Ottaviani, Donald<br />
Schiozzi, Fabio Sfi ligoi<br />
<strong>Panorama</strong> testi<br />
N. 18 - 30 settembre 2009<br />
Sommario<br />
IN PRIMO PIANO<br />
Che cosa induce capi di stato, deputati,<br />
sindaci e altri a certe dichiarazioni?<br />
POLITICA E SENSO<br />
DEL GROTTESCO ......................... 3<br />
di Mario Simonovich<br />
ETNIA<br />
L’ambasciatore Salvatore Bova in visita<br />
a Fiume, Rovigno e Capodistria<br />
EDIT, UN RUOLO PREZIOSO<br />
PER LA CNI ..................................... 5<br />
ATTUALITÀ<br />
Podravka: un gruppo di manager tenta<br />
in gran segreto di acquisire il 75 p.c.<br />
delle azioni, ma viene fermato<br />
SCALATA OCCULTA, LA MAGISTRA-<br />
TURA AVRÀ GRAN DA FARE ............ 6<br />
di Diana Pirjavec Rameša<br />
È stato uno dei padri della TV italiana<br />
MIKE, TI SIAMO GRATI ............... 9<br />
L’ambito premio “Fiore azzurro” verrà<br />
consegnato a fi ne ottobre<br />
ABBAZIA E ARBE CAMPIONI<br />
DEL TURISMO 2009 .................... 10<br />
di Ardea Velikonja<br />
MASSMEDIA<br />
Il sistema dei partiti in Croazia è obsoleto,<br />
il cambiamento è un’imperativo<br />
CHI NON COMUNICA<br />
È FUORI GIOCO............................ 12<br />
di Diana Pirjavec Rameša<br />
MINORANZE<br />
Fredo Valla, regista e studioso della<br />
questione occitana, parla di gruppi etnici,<br />
tutela e rischio estinzione<br />
LE VOSTRE TERRE DA SEMPRE<br />
SONO STATE LASCIATE SOLE ... 14<br />
OCCITANIA, CULTURA<br />
E LINGUA D’OC .......................... 14<br />
di Bruno Bontempo<br />
SOCIETÀ<br />
Il discutibile modo di taluni politici di<br />
presentarsi in pubblico<br />
IL RISPETTO PER LA DEMOCRA-<br />
ZIA NON È MAI TROPPO ........... 18<br />
di Marino Vocci<br />
CINEMA E DINTORNI<br />
“Il grande sogno”: Michele Placido rivive<br />
in chiave autobiografi ca il ’68<br />
L’EX POLIZIOTTO DIETRO<br />
LA MACCHINA DA PRESA ....... 20<br />
di Gianfranco Sodomaco<br />
ARTE<br />
”Leonor Fini. L’italienne de Paris”, al<br />
Revoltella la mostra fi no ad ottobre<br />
PITTRICE ANTICONFORMISTA<br />
E RIBELLE .................................... 22<br />
di Erna Toncinich<br />
ITALIANI NEL MONDO<br />
Mozione di Pierluigi Bersani candidato<br />
a nuovo segretario del PD<br />
SCUOLA E CULTURA ALL’ESTE-<br />
RO: MAGGIOR ATTENZIONE ... 24<br />
a cura di Ardea Velikonja<br />
MADE IN ITALY<br />
Secondo il “Sunday Times Travel”<br />
ROMA, LA CITTÀ PIÙ BELLA ... 26<br />
a cura di Ardea Velikonja<br />
REPORTAGE<br />
Il tradizionale “Ballo delle mucche”<br />
BOHINJ, FESTA DELL’ALPEGGIO... 28<br />
di Ardea Velikonja<br />
LETTURE ISTRIA NOBILISSIMA<br />
”TERRA B” .................................... 34<br />
di Roberta Dubac<br />
PUBBLICAZIONI<br />
Uscito dalle stampe il n. 172 de “La battana”<br />
NEL RICORDO DI VENUCCI ..... 39<br />
LIBRI<br />
”Secolo” di Aleksandar Gatalica tradotto<br />
in italiano da Silvio Ferrari<br />
TRA REALTÀ E INVENZIONE<br />
CONFINE IRREPERIBILE .......... 40<br />
di Sandro Damiani<br />
MUSICA<br />
Per la prima volta in digitale<br />
BEATLES, L’OPERA OMNIA IN<br />
VERSIONE RIMASTERIZZATA ... 43<br />
a cura di Bruno Bontempo<br />
SPORT<br />
Si potrebbe utilizzare il linguaggio del<br />
corpo per evitare altri casi Eduardo<br />
SIMULATORI, GIORNI CONTATI? ... 44<br />
Uefa: severi limiti nei bilanci<br />
FINE DELLE SPESE PAZZE ......... 45<br />
Biografi a italiana di Ralph De Palma<br />
FU L’ICONA VIVENTE DEL “GRAN-<br />
DE SOGNO AMERICANO” ............. 46<br />
a cura di Bruno Bontempo<br />
ARBOREA<br />
IL TIGLIO: LA FARMACIA<br />
DEL CENTAURO CHIRONE ...... 48<br />
di Daniela Mosena<br />
RUBRICHE .................................. 52<br />
a cura di Nerea Bulva<br />
IL CANTO DEL DISINCANTO<br />
UNA RETE DI TENTAZIONI ......... 58<br />
di Silvio Forza
Etnia<br />
L’ambasciatore Salvatore Bova in visita a Fiume, Rovigno e Capodistria<br />
<strong>Edit</strong>, un ruolo prezioso per la CNI<br />
Una visita per conoscere la realtà<br />
della Comunità nazionale<br />
italiana in Croazia e Slovenia<br />
quella fatta recentemente dall’ambasciatore<br />
Salvatore Bova, direttore generale<br />
della D.G. Europa del ministero<br />
degli Affari esteri italiano.<br />
Nel giro, che ha toccato Fiume,<br />
Rovigno e Capodistria, lo hanno<br />
accompagnato l’ambasciatore Daniele<br />
Verga, responsabile per CNI<br />
ed esuli al MAE, l’ambasciatore in<br />
Croazia, Alessandro Pignatti Morano<br />
di Custoza, il console generale<br />
d’Italia a Fiume, Fulvio Rustico.<br />
Presenti pure il presidente e il direttore<br />
generale dell’UP di Trieste, Silvio<br />
Delbello e Alessandro Rossit. A<br />
Palazzo Modello di Fiume gli ospiti<br />
sono stati accolti e salutati dai presidenti<br />
dell’Assemblea e della Giunta<br />
UI, Furio Radin e Maurizio Tremul,<br />
e dalla direttrice amministrativa<br />
Orietta Marot. Fra i temi trattati<br />
in primo luogo l’attuazione dell’ex<br />
legge 19/91, ovvero le procedure da<br />
rispettare per poter accedere ai fondi<br />
destinati a fi nanziare la progettualità<br />
della CNI. Qui è stato ribadito che<br />
ci sono state semplifi cazioni ma ci<br />
sono ancori fondi residui accumulatisi<br />
negli anni.<br />
All’EDIT gli onori di casa sono<br />
stati fatti dal direttore Silvio Forza<br />
che ha illustrato brevemente la sua<br />
attività e le relative pubblicazioni.<br />
L’ospite ha detto d’essere stato im-<br />
pressionato dal livello e dalla qualità<br />
di copertura delle notizie riportate<br />
sul quotidiano ‘La Voce del Popolo’.<br />
“Ora, dopo questa visita sono ancora<br />
più convinto del ruolo prezioso<br />
dell’EDIT ed è questa l’impressione<br />
che porterò a Roma. Sarò testimone<br />
di quello che fate e dell’importanza<br />
che avete” ha detto al momento<br />
del commiato. Il direttore Forza ha<br />
inoltre illustrato all’ospite i progetti<br />
dell’EDIT di prossima realizzazione,<br />
tra i quali la nuova veste grafi ca<br />
di ‘<strong>Panorama</strong>’.<br />
La visita dell’alto esponente del<br />
Ministero degli Esteri italiano è proseguita<br />
a Rovigno dove ha fatto visita<br />
al Municipio ed al Centro di ricerche<br />
storiche. Anche qui all’am-<br />
Un momento della visita alla nostra redazione (Foto Tatalović)<br />
Il direttore Silvio Forza illustra agli ospiti le future novità per <strong>Panorama</strong><br />
basciatore sono state illustrate le peculiarità<br />
della presenza CNI nella<br />
città. L’ultima tappa degli alti ospiti<br />
è stata Capodistria, dove hanno fatto<br />
visita al Centro radiotelevisivo ed<br />
hanno ascoltato con interesse ed approvato<br />
in particolare il ruolo transfrontaliero<br />
che svolge la TV come<br />
pure la sua collocazione nello spazio<br />
mediatico sloveno, con un ruolo<br />
di ponte tra Italia e Slovenia. Ad<br />
illustrare all’ambasciatore Bova la<br />
realtà della Comunità nazionale italiana<br />
in Slovenia è stato Flavio Forlani,<br />
presidente della CAN costiera,<br />
che ha rilevato il preoccupante calo<br />
demografi co dell’etnia dopo l’ultimo<br />
censimento e la risposta tardiva<br />
e vana dello Stato sloveno al problema.<br />
Le leggi e la Costituzione prevedono<br />
una buona forma di tutela della<br />
minoranza ma le norme non sempre<br />
vengono applicate. Da qui le tesi per<br />
una legge di tutela globale presentate<br />
nei giorni scorsi a Lubiana.<br />
Al termine Bova ha defi nito molto<br />
positiva la due giorni trascorsa in<br />
questa parte di Croazia e Slovenia.<br />
“Ho potuto raccogliere informazioni<br />
non soltanto sulla vita e le attività<br />
della Comunità italiana ma anche<br />
sentire idee per migliorare i nostri<br />
interventi e le nostre strategie. È<br />
emersa anche l’importanza di stretti<br />
rapporti di collaborazione tra Italia,<br />
Slovenia e Croazia per sviluppare le<br />
potenzialità esistenti”. ● A. V.<br />
<strong>Panorama</strong> 5
di Diana Pirjavec Rameša<br />
La scalata della vergogna. Si potrebbe<br />
riassumere così quello<br />
che in termini tecnici viene<br />
defi nito un processo MBO (management<br />
buyout process) ovvero l’acquisizione<br />
di una società da parte delle<br />
proprie strutture dirigenziali. Stiamo<br />
parlando delle vicende legate ad uno<br />
dei maggiori colossi agro alimentari<br />
croati, la Podravka di Koprivnica e al<br />
tentativo di ottenere il controllo del<br />
75 p.c. del pacchetto azionario della<br />
società da parte di un gruppo di manager.<br />
Un’operazione segreta denominata<br />
“Spice” (spezie, ndr.) studiata<br />
nei minimi particolari e avviata già<br />
nel 2006.<br />
La scalata prevedeva quattro fasi<br />
e si avvaleva dell’appoggio di una<br />
società di consulenza fi nanziaria, la<br />
Fima di Varaždin, la quale avrebbe<br />
effettuato parecchie transazioni<br />
in borsa, e non solo, allo scopo di<br />
assicurare al gruppo di dirigenti il<br />
controllo totale dell’azienda. Tutta<br />
l’operazione, stando a prime stime,<br />
pesa alcuni miliardi di kune e vede<br />
coinvolti pure personaggi vicini al<br />
Governo e imprese croate, come la<br />
spalatina SMS, le quali hanno fatto<br />
da prestanome per transazioni fi -<br />
nanziarie su di cui la polizia, l’uffi -<br />
6 <strong>Panorama</strong><br />
Attualità<br />
Podravka: un gruppo di manager tenta in gran segreto di acquisire il 75 p.c. de<br />
Scalata occulta, la magistratura avrà u<br />
cio anticorruzione e l’avvocatura di<br />
Stato ora stanno indagando.<br />
Oh, c’è pure<br />
la Merril Lynch<br />
Nell’affare è coinvolta pure una<br />
banca statunitense la Merril Lynch.<br />
Forse sarebbe il caso di spendere<br />
La scalata della Podravka prevedeva quattro fasi<br />
Damir Polančec, prima di approdare in politica era uno dei manager<br />
della Podravka. Ora dovrà spiegare al premier Jadranka Kosor<br />
come sono andate in realtà le cose<br />
due parole per ricordare in sintesi le<br />
vicende di questo istituto fi nanziario<br />
che ha seguito e consigliato i soggetti<br />
coinvolti nella scalata alla Podravka.<br />
Merrill Lynch & Co. Inc. è<br />
una banca d’investimento con sede<br />
a New York. Attraverso le sue sussidiarie<br />
e fi liali, offre servizi nel mercato<br />
dei capitali, investimenti bancari,<br />
consulenze, gestioni di capitali,<br />
gestione di attivi, assicurazioni e<br />
servizi bancari. La banca opera in<br />
più di 40 paesi intorno al mondo e<br />
non tentenna di fronte ad operazioni<br />
fi nanziarie di alto rischio. Dopo che<br />
gli stessi comunicati della società<br />
annunciavano forti perdite sul mercato<br />
dei subprimes, Merrill Lynch è<br />
stata acquistata nel settembre 2008<br />
dalla Bank of America che ne ha “ripulito”<br />
in parte in conti e costretto<br />
ad un maggior rigore fi nanziario.<br />
Nel gruppo interessato a rilevare la<br />
Podravka, oltre al Consiglio d’amministrazione<br />
costituito da 6 manager,<br />
c’era anche una lunga lista di<br />
middle manager, complessivamente<br />
66 persone. Un po’ troppo, detto con<br />
gran sincerità, per tenere l’operazione<br />
segreta.
lle azioni, ma viene fermato<br />
n gran da fare<br />
Transazioni al di sopra<br />
di ogni sospetto?<br />
Il bubbone è scoppiato solo quando<br />
si è saputo che la Podravka aveva<br />
concesso all’industria alimentare<br />
di Spalato la SMS un considerevole<br />
credito di 65 milioni di kune realizzato<br />
nell’arco del 2007. Non si trattava<br />
di un credito vero e proprio ma<br />
di denaro che, uscito dalle casse della<br />
Podravka, doveva essere dirottato<br />
all’impresa di consulenza e mediazione<br />
Fima. In realtà pare che il denaro<br />
che è circolato dalla Podravka alla<br />
SMS e poi indirizzato alla Fima si aggiri<br />
intorno ai 136 milioni di kune e<br />
forse anche più. La risposta su come<br />
sia stato impiegato questo denaro lo<br />
dovranno fornire gli organi inquirenti<br />
dopo che avranno analizzato le centinaia<br />
di transazioni che sono state<br />
fatte nell’intento di mettere le mani<br />
sull’azienda.<br />
Sempre la Fima su consiglio della<br />
Merril Lynch ha aperto un conto<br />
a Malta dove ha depositato il 10 p.c.<br />
delle azioni quale garanzia per il mutuo<br />
ottenuto. La crisi dei mercati fi -<br />
nanziari ha infl uito notevolmente sul<br />
valore delle azioni depositate tanto<br />
che la Merril Lynch stava per disfarsene.<br />
A questo punto interviene<br />
un’altra banca l’ungherese OTP azionista<br />
dell’industria petrolifera MOL a<br />
sua volta comproprietaria della croata<br />
INA che grazie ad un prestito permette<br />
che la scalata prosegua così come<br />
previsto nel ruolino di marcia<br />
La domanda che il singolo cittadino<br />
si pone è piuttosto semplice come<br />
si siano potute realizzare transazioni<br />
di questa portata senza che l’Agenzia<br />
per il controllo del mercato fi nanziario<br />
(HANFA) non se ne sia resa conto?<br />
È possibile che lo Stato proprietario<br />
del 24 p.c. del pacchetto complessivo<br />
non abbia capito che qualcosa in<br />
borsa stava succedendo? E quale il<br />
ruolo in tutta questa faccenda di Damir<br />
Polančec, vice premier incaricato<br />
all’economia, approdato in politica<br />
dopo che aveva trascorso una lunga<br />
carriera manageriale proprio al colosso<br />
agro industriale di Koprivnica?<br />
Attualità<br />
Podravka, il colosso dell’industria alimentare croata, si vede coinvolto in<br />
uno scandalo che porta il nome di “Spice”(spezia, ndr)... Infatti, una scalata<br />
a dir poco “speziata” quella dei 66 manager i dei loro complici<br />
Anche ai più sprovveduti viene il<br />
dubbio che questi signori abbiano sopravvalutato<br />
le proprie capacità e la<br />
propria inventiva. Sono veramente<br />
degli abili operatori economici o dilettanti<br />
allo sbaraglio? Come credevano<br />
di mettere le mani sul pacchetto<br />
di controllo senza investire denaro<br />
proprio, bensì svuotando le casse<br />
dell’impresa? In questo momento il<br />
40 p.c. delle azioni è nelle mani dei<br />
manager, ma non è suffi ciente per<br />
realizzare il loro grande sogno... Un<br />
considerevole 18 p.c. è controllato<br />
dai Fondi pensionistici: PBZ (Privredna<br />
banka Zagreb/ Gruppo Intesa),<br />
Raiffaisen Fond, Erste Plavi e lo<br />
stato detiene ancora il 26,40 p.c. Ci<br />
sono poi degli azionisti di minoranza<br />
come il Fondo per l’assicurazione<br />
pensionistica e il Fondo per la privatizzazione.<br />
A qualche giorno dallo scoppio<br />
dello scandalo alla Podravka la premier<br />
Jadranka Kosor accompagnata<br />
dal suo vice Damir Polančec ha incontrato<br />
le autorità locali. Ha parlato<br />
pure con Zdravko Šestak, l’attuale<br />
presidente dell’azienda, ma nulla<br />
è trapelato in merito alle cose che si<br />
sarebbero detti. Intanto, i dipendenti<br />
di questo colosso agro-alimentare temono<br />
per i loro posti di lavoro e per<br />
il futuro della società. Nel caso della<br />
Podravka si è parlato pure di scalata<br />
ostile visto che alcune aziende<br />
straniere già tempo fa hanno cerca-<br />
to di entrare nell’impresa o attraverso<br />
accordi di collaborazione o semplicemente<br />
acquisendo azioni in borsa.<br />
Si tratta per esempio del colosso<br />
serbo Delta ma anche di una compagnia<br />
norvegese, la Rieber&Son, a cui<br />
è stato dato il benservito. Il termine<br />
“ostile” è servito solo come paravento<br />
per un minestrone cucinato tutto in<br />
casa...<br />
Il caso Podravka infl uirà sugli<br />
scarsi equilibri di Governo? Diffi cile<br />
dirlo in questo momento. Tutti infatti<br />
attendono il responso degli organi<br />
inquirenti che al momento stanno setacciando<br />
i conti di tutte le imprese<br />
coinvolte nel losco affare.<br />
Corruzione e nepotismo<br />
un male quotidiano<br />
Purtroppo, corruzione e nepotismo<br />
sono all’ordine del giorno in<br />
Croazia. Dopo una serie di scandali<br />
per malversazioni, sospetti di corruzione<br />
e nepotismo il Governo croato<br />
ha destituito a metà settembre l’intera<br />
dirigenza della Hep, l’azienda statale<br />
per la produzione e la distribuzione<br />
dell’energia elettrica, una delle maggiori<br />
compagnie in Croazia e la più<br />
grande di proprietà pubblica. Da anni<br />
l’azienda era oggetto di critiche, ma<br />
negli ultimi mesi sono emersi dei casi<br />
che hanno costretto il Governo ad ordinare<br />
un’inchiesta interna, divenuta<br />
poi scomoda anche per il maggior<br />
<strong>Panorama</strong> 7
8 <strong>Panorama</strong><br />
Attualità<br />
partito governativo, la Comunità democratica<br />
croata (Hdz) guidata dalla<br />
premier Jadranka Kosor. Il fatto che<br />
ha maggiormente danneggiato la credibilità<br />
della direzione destituita è stata<br />
la scoperta di un’assunzione fi ttizia<br />
di un membro del partito al potere<br />
che percepiva lo stipendio nella Hep<br />
mentre di fatto lavorava nella Hdz.<br />
Secondo il giornale ‘Jutarnji list’ di<br />
Zagabria, non si tratterebbe dell’unico<br />
caso simile e non sarebbero rari i<br />
casi di assenteismo, dei quali la dirigenza<br />
era a conoscenza. Inoltre nelle<br />
liste degli impiegati sono state scoperte<br />
cariche come “capo responsabile<br />
per il tempo libero e il divertimento<br />
del personale” che ovviamente hanno<br />
colpito non poco l’opinione pubblica.<br />
Contro il presidente del C.d.a. Ivan<br />
Mravak e gli altri cinque membri è<br />
stata aperta anche un’inchiesta giudiziaria<br />
per abuso d’uffi cio. Il nuovo<br />
capo della Hep è Leo Begovic, fi no a<br />
ieri sottosegretario all’economia.<br />
E di nuovo<br />
la disputa sul confi ne<br />
Gli occhi dei cittadini in questi<br />
giorni sono puntati sulla Conferenza<br />
interministeriale in programma ad<br />
Il premier sloveno Pahor pare abbia<br />
sviluppato un rapporto di empatia<br />
con l’omologa croata Kosor,<br />
meno empatia ha suscitato la sua<br />
spiegazione di fronte al Parlamento<br />
sloveno in merito all’accordo<br />
con la Croazia<br />
Le sede centrale della Podravka a Koprivnica, punto di riferimento<br />
importante per lo sviluppo di tutto il territorio. Ora i dipendenti<br />
temono per i posti di lavoro<br />
ottobre a Bruxelles. Dopo l’accordo<br />
sulla disputa di confi ne con la Slovenia,<br />
il negoziato sull’adesione della<br />
Croazia all’Unione europea riprende<br />
all’inizio di ottobre. La presidenza<br />
svedese della Ue ha convocato per<br />
il 2 ottobre la conferenza intergovernativa,<br />
anticipandola di due settimane<br />
rispetto ai termini iniziali, e volendo<br />
in tal modo accelerare il cammino<br />
di Zagabria verso Bruxelles, bloccato<br />
per dieci mesi dal veto sloveno. La<br />
decisione di convocare la conferenza<br />
è stata presa, si legge nel comunicato,<br />
“dopo consultazioni con la Slovenia<br />
e dopo che la presidenza svedese<br />
ha preso atto delle garanzie date dalla<br />
Croazia” sulla disputa frontaliera tra<br />
i due Paesi. Tale disputa aveva cau-<br />
sato il veto di Lubiana sul negoziato<br />
fra Zagabria e Bruxelles, caduto dopo<br />
l’intesa dei giorni scorsi fra i due paesi<br />
ex jugoslavi. Il Governo croato ha<br />
inoltre riferito che i colloqui diretti<br />
sulla delimitazione nel Golfo di Pirano,<br />
nel nord Adriatico, riprenderanno<br />
contemporaneamente alla ripresa<br />
dei negoziati per l’ingresso nella Ue.<br />
La Croazia spera di concludere i negoziati<br />
nella prima metà del 2010 per<br />
entrare nell’Unione nei primi mesi<br />
del 2011.<br />
Va rilevato però che la conferma<br />
del ministero degli Esteri di Zagabria<br />
che il punto di partenza dei negoziati<br />
sul confi ne, in base all’accordo fra i<br />
premier Jadranka Kosor e Borut Pahor,<br />
è rappresentato dalla seconda
proposta del commissario all’Allargamento,<br />
Olli Rehn, ossia quella di<br />
giugno, ha suscitato in Croazia aspre<br />
reazioni da parte dell’opposizione. Il<br />
leader del Partito socialdemocratico,<br />
Zoran Milanović, ha accusato la<br />
premier di aver violato la decisione<br />
del Sabor dell’8 maggio, con la quale<br />
è stata fatta propria dalla Croazia<br />
la prima proposta di Olli Rehn. Sulla<br />
stessa lunghezza d’onda dei socialdemocratici<br />
si è trovato anche il leader<br />
del Partito popolare, Radimir Čačić,<br />
il quale ha accusato il Governo di Zagabria<br />
di mentire già da cinque giorni<br />
all’opinione pubblica nazionale,<br />
ovvero di affermare che non sia stato<br />
concordato con Lubiana nulla che<br />
non possa impegnare ulteriormente la<br />
Croazia. Duro con la premier pure il<br />
parlamentare della Dieta democratica<br />
istriana, nonché candidato presidenziale,<br />
Damir Kajin. Secondo lui l’accordo<br />
con Borut Pahor rischia di far<br />
perdere alla Croazia 115 chilometri<br />
quadrati di mare territoriale. “Sono<br />
pronto a dare sangue, ma non territori”,<br />
ha esclamato il leader istriano<br />
in occasione del dibattito parlamentare<br />
dedicato all’accordo Kosor-Pahor.<br />
Dell’intesa con Lubiana non si<br />
tornerà a parlare più in Parlamento<br />
nonostante l’opposizione abbia raccolto<br />
un numero di fi rme suffi ciente<br />
per porre tale argomento all’ordine<br />
del giorno, ma la maggioranza ha fatto<br />
quadrato bocciando la mozione.<br />
La politica<br />
secondo Kerum<br />
E per concludere una chicca del<br />
quadro politico croato. Il controverso<br />
imprenditore spalatino Željko Kerum,<br />
al momento pure sindaco della<br />
città dalmata, ha fondato il proprio<br />
partito e avrebbe intenzione di<br />
correre alla presidenziali. Il suo partito<br />
si chiama “Partito civico croato”<br />
(HGS) e in molti si chiedono che<br />
cosa di civico e di “civile” abbia il<br />
partito di un personaggio che ha dichiarato<br />
pubblicamente di non voler<br />
avere “un parente” serbo, scatenando<br />
con ciò un mare di polemiche.<br />
Da rilevare che Kerum è stato l’unico<br />
candidato a presidente di partito<br />
eletto per alzata di mano. Un modello<br />
elettorale che speriamo si esaurisca<br />
con questo triste episodio di politica<br />
locale. ●<br />
Forse non ci abbiamo pensato,<br />
ma, in quanto minoranza,<br />
con la morte di Mike Bongiorno,<br />
l’8 settembre abbiamo perso una<br />
fi gura che è stata tramite insostituibile<br />
nel mantenimento dei legami<br />
con la nazione madre. Un tramite<br />
forse incoscio, da parte nostra<br />
almeno in quegli anni, sicuramente<br />
del tutto ignoto a Mike, ma<br />
non per questo, meno importante,<br />
meno valido sentimentalmente, e<br />
dunque “meno tramite”. Le generazioni<br />
più anziane ricorderanno<br />
qual era la nostra fame di leggere<br />
tutto quel che in Italia veniva<br />
pubblicato su carta (evviva i fotoromanzi)<br />
in anni, e non pochi, in<br />
cui per acquistare una copia del<br />
“Giorno” ci si prenotava e si faceva<br />
di tutto per ingraziarsi l’edicolante.<br />
In parallelo si affermava progressivamente<br />
la radio, seguita<br />
sia nei contenuti seri e celebrativi<br />
- a casa mia, ricordo, si ascoltarono<br />
in religioso silenzio le radiocronache<br />
dei funerali di Pio XII,<br />
Enrico De Nicola e Luigi Einaudi<br />
- sia musicali e leggeri in genere.<br />
In questi si fece strada, si può dire<br />
fi n dall’inizio, quel giovanottone<br />
che all’anagrafe faceva Michael<br />
Nicholas Salvatore Bongiorno, ma<br />
per gli italiani di qua e di là della<br />
Attualità<br />
Si è spento a 85 anni uno dei padri della TV italiana<br />
Mike, ti siamo grati<br />
cortina di ferro era semplicemente<br />
noto come Mike Bongiorno, spesso<br />
solo come Mike.<br />
In Istria e a Fiume le sue trasmissioni<br />
furono seguite con la stessa<br />
passione e partecipazione che si riscontravano<br />
in Italia. Ci si riuniva<br />
tra famiglie, ragazzi e adulti gareggiavano<br />
nel trovare le risposte, che<br />
poi quasi mai erano quelle giusta, e<br />
si tornava a casa con un senso d’appagamento,<br />
quasi sempre senza capire<br />
che, da lontano, quell’uomo<br />
aveva dato un piccolo contributo<br />
alla nostra socializzazione, al processo<br />
di identifi cazione e coesione<br />
nazionale di gruppi di italiani su<br />
cui pesava ancora con forza la separazione<br />
dalla madrepatria, verso<br />
cui continuavano a partire, ogni<br />
giorno che passava, tanti loro vicini<br />
di casa, compagni di scuola, colleghi<br />
di lavoro.<br />
Fu un processo consistente - di<br />
cui a volte, non ce ne accorgemmo<br />
- che, in forme per taluni aspetti<br />
diverse, tornò a ripetersi qualche<br />
anno dopo con l’avvento della<br />
TV. Senza saperlo, Mike ci rese un<br />
po’ più italiani, ci avvicinò ancora<br />
alla nazione madre, in un processo<br />
i cui aspetti positivi superano ampiamente<br />
quelli di senso contrario.<br />
A conti fatti, dunque, tanti i motivi<br />
oper dirgli grazie. ● M. S.<br />
Il tradizionale saluto di Mike “Allegria”<br />
<strong>Panorama</strong> 9
10 <strong>Panorama</strong><br />
Attualità<br />
L’ambito premio «Fiore azzurro» verrà consegnato a Bol (Brazza)<br />
Abbazia e Arbe Campioni del tur<br />
di Ardea Velikonja<br />
Estate 2009 meglio del previsto.<br />
Come erano cauti nelle previsioni<br />
così gli operatori turistici<br />
croati sono cauti nel presentare i risultati<br />
della stagione turistica anche<br />
perché i mesi autunnali sono sempre<br />
quelli dei congressi e dei seminari<br />
anche internazionali che contribuiscono<br />
ad aumentare il numero delle<br />
presenze. Come ha recentemente detto<br />
il ministro al Turismo, Damir Bajs,<br />
“per ora si è raggiunto quello che era<br />
previsto ma non bisogna dimenticare<br />
che la bassa stagione autunnale e invernale<br />
porta il 20 per cento del totale<br />
delle presenze. Quindi a settembre<br />
è partito il secondo blocco della promozione<br />
aggiuntiva, passo che avevamo<br />
fatto già a luglio e che ha dato<br />
i suoi risultati. La Croazia quest’anno<br />
è uno dei pochi Paesi nel Mediterraneo<br />
che ha registrato risultati<br />
positivi nell’estate 2009: siamo alla<br />
pari con la Turchia e solo la Tunisia<br />
ha registrato risultati migliori. Per<br />
noi il 2009 è stato l’anno delle sfi de<br />
dato che a differenza degli altri paesi<br />
non abbiamo potuto contare molto<br />
sull’ospite nostrano data la situazione<br />
economica del paese”.<br />
L’unico segmento che ha fatto da<br />
padrone quest’anno nel turismo croato<br />
è stato quello nautico. Si è cercato<br />
“l’ormeggio in più” su tutta la costa<br />
adriatica, in quanto a introiti saranno<br />
certamente maggiori che non l’anno<br />
scorso. Comunque a detta degli<br />
esperti la Croazia dovrà quanto prima<br />
armonizzare la legge sugli stranieri e<br />
quella marittima perché i grandi panfi<br />
li dalla Croazia vengono indirizzati<br />
in Slovenia, Italia o ultimamente in<br />
Montenegro. Infatti la legge croata<br />
sul soggiorno degli stranieri prevede<br />
un permesso turistico di 90 giorni,<br />
dopo di che bisogna richiedere il<br />
permesso di lavoro. Secondo la legge<br />
marittima i grandi yacht che svernano<br />
nei porti devono avere a bordo<br />
durante tutti i dodici mesi almeno tre<br />
persone. E allora come la mettiamo?<br />
E mentre da una parte si stanno<br />
ancora tirando le somme su presenze<br />
I quattro campanili simbolo della città di Arbe<br />
e introiti l’Ente nazionale per il turismo<br />
ha reso noti i risultati dell’azione<br />
“Fiore azzurro 2009”, un’azione<br />
portata avanti da otto anni ormai e<br />
che premia i migliori luoghi turistici<br />
dai più piccoli alle città sulla costa,<br />
il miglior distributore di benzina, il<br />
miglior personale d’albergo, insomma<br />
tutto ciò che è legato al turismo.<br />
L’azione promossa tanti anni fa aveva<br />
come scopo di “risvegliare” gli<br />
operatori turistici e non solo, affi nché<br />
preparassero quanto meglio la stagione<br />
turistica. Negli anni si è avuto un<br />
interesse incredibile tanto che i centri<br />
turistici, stiamo parlando di quelli<br />
sulla costa adriatica, stanno facendo<br />
a gara per avere il miglior parco, il<br />
miglior giardino, la miglior spiaggia.<br />
Tutto ciò signifi ca che l’azione ha<br />
avuto e continua ad avere un grosso<br />
successo. Per la parte continentale invece<br />
c’è il “Fiore verde” che premia<br />
i migliori nell’entroterra. Da qualche<br />
anno a questi premi sono state aggiunte<br />
alcune categorie tra le quali<br />
quella del miglior operatore turistico<br />
(dai camerieri, ai cuochi, al per-<br />
sonale d’albergo) cosa molto gradita<br />
da tutti coloro che lavorano nel turismo.<br />
L’Istria e il Quarnero ogni anno<br />
la fanno da padrone in fatto di premi<br />
e quest’anno l’ambito riconoscimento<br />
nella categoria delle cittadine<br />
che contano tra i 10 e i 20 mila abitanti<br />
e andato ad Abbazia. La Perla<br />
del Quarnero ha strappato il titolo a<br />
Rovigno, seconda classifi cata a pochi<br />
punti di differenza, terza si è classifi -<br />
cata Makarska. Ma la regione quarnerina<br />
quest’anno ha fatto man bassa<br />
di premi: Arbe infatti si è classifi cata<br />
al primo posto nella categoria cittadine<br />
con meno di 10 mila abitanti<br />
battendo Vodice e Orsera classifi -<br />
catesi seconda e terza. Nella categoria<br />
città con più di 20 mila abitanti il<br />
Quarnero e l’Istria non avevano concorrenti.<br />
Il primo posto in questa categoria<br />
è andato a Spalato seguita subito<br />
dopo da Ragusa (Dubrovnik) e<br />
Zara. Alla nostra regione sono andati<br />
ancora due riconoscimenti: nella categoria<br />
miglior distributore di benzina<br />
il primo posto è andato alla Crobenz<br />
di Novi Vinodolski, mentre il
a fi ne ottobre<br />
ismo 2009<br />
miglior giardino familiare è risultato<br />
essere quello della famiglia Guščić a<br />
Kampor sull’isola di Arbe.<br />
Arduo dunque il compito della<br />
giuria formata dagli esperti dell’Ente<br />
turistico nazionale, con a capo il direttore<br />
Niko Bulić, nonché di giornalisti<br />
di tutta la Croazia che per mesi<br />
hanno girato le sette regioni marinare<br />
ma anche continentali per scegliere i<br />
migliori.<br />
Il direttore Niko Bulić commentando<br />
il fi nale dell’azione ha tenuto<br />
a sottolineare che “nonostante siano<br />
passati otto anni dall’inizio di questa<br />
azione l’interesse degli operatori<br />
turistici e comunali non è diminuito,<br />
anzi, la gara per presentare la propria<br />
cittadina, il proprio uffi co postale, il<br />
proprio centro informativo si fa sempre<br />
più accanita, segno che l’intento<br />
di questa azione è stato realizzato: far<br />
sì che ognuno si dia da fare per presentarsi<br />
quanto meglio al turista straniero<br />
ma anche nostrano”.<br />
Il premio “Fiore azzurro 2009”<br />
verrà consegnato a fi ne ottobre<br />
nell’ambito delle Giornate del turismo<br />
che quest’anno invece che ad<br />
Abbazia si terranno a Bol sull’isola<br />
di Brazza (Brač).<br />
Jasna Doričić Sanković, direttrice<br />
dell’Ente turistico di Abbazia, si è<br />
detta felice per il riconoscimento che<br />
la perla del Quarnero ha ricevuto da<br />
parte della giuria di esperti. “Finora<br />
abbiamo avuto tanti premi, specie<br />
per quanto riguarda i parchi, ma questo<br />
premia tutta la città. Infatti Abbazia<br />
quest’anno non si è presentata con<br />
nuovi alberghi, la cittadina ha semplicemente<br />
migliorato il suo aspetto con<br />
quelle piccole cose che la rendono direi<br />
graziosa. Fiori ovunque, parchi e<br />
passeggiate illuminate e pulite, bar<br />
e ristoranti ‘nei punti giusti’ e che si<br />
sono inclusi benissimo nell’ambiente<br />
naturale. Tutto ciò ha fatto da cornice<br />
all’offerta nei divertimenti, nella<br />
gastronomia, tanto che ci sono state<br />
manifestazioni per tutti i gusti e tutte<br />
le età. E tutto ciò lo hanno apprezzato<br />
i turisti che quest’anno hanno fatto<br />
registrare un aumento del 7 per cento<br />
nonostante la crisi. Noi ad Abba-<br />
zia, ha concluso la direttrice, possiamo<br />
veramente dire di avere il turista<br />
durante tutti i dodici mesi dell’anno<br />
e questo sarà anche il nostro compito<br />
futuro. I congressi e i centri benessere<br />
quest’anno hanno riempito i nostri alberghi<br />
e così continuerà anche da ottobre<br />
in poi. Il prossimo anno è ancora<br />
un’incognita ma noi siamo ottimisti:<br />
anche quest’anno sembrava tutto<br />
nero e invece...”<br />
”Anche da noi le previsioni erano<br />
nere ma per fortuna non si sono avverate”,<br />
ha detto Nedjeljko Mikelić,<br />
direttore dell’Ente turistico di Arbe,<br />
prima classifi cata nella categoria “cittadine<br />
con meno di 10.000 abitanti”.<br />
“Quest’anno noi abbiamo festeggia-<br />
Un’ “immagine sintesi” di Abbazia<br />
Attualità<br />
to il 120.esimo del turismo sull’isola<br />
con tutta una serie di manifestazioni.<br />
Il fi ore all’occhiello della nostra cittadina<br />
è certamente la Fiera di Arbe e i<br />
suoi balestrieri. Devo però aggiungere<br />
che fi nalmente siamo riusciti a lavorare<br />
in tandem: turismo e affari comunali.<br />
E il risultato è una città pulita,<br />
piena di fi ori, rimessa completamente<br />
a posto. Tutto ciò ha contribuito a farci<br />
avere il ‘Fiore azzurro’ assegnatoci<br />
dall’Ente turistico nazionale. La stagione<br />
turistica sta scemando e i risultati<br />
sono buoni, siamo soddisfatti delle<br />
presenze ma, come ha detto il ministro<br />
al Turismo, Damir Bajs, dovremo<br />
attendere il 31 dicembre per tirare<br />
le somme di questo 2009”. ●<br />
<strong>Panorama</strong> 11
12 <strong>Panorama</strong><br />
Mass media<br />
Il sistema dei partiti in Croazia è obsoleto, il cambiamento è un’imperativo<br />
Chi non comunica è fuori gioco<br />
di Diana Pirjavec Rameša<br />
Chi non comunica è fuori gioco.<br />
Su questo si sono trovati d’accordo<br />
praticamente tutti i partecipanti<br />
alla seconda edizione del Weekend<br />
media festival ospitato a Rovigno<br />
tra il 17 e il 19 settembre. È stata<br />
questa un’occasione d’incontro e di<br />
confronto tra gli operatori nel settore<br />
dell’informazione, del marketing, delle<br />
pubbliche relazioni. Un appuntamento<br />
che è servito a focalizzare alcuni<br />
dei nodi gordiani nel segmento della<br />
comunicazione politica, sociale e della<br />
gestione di questo grande comparto<br />
economico su di cui si incrociano e riversano<br />
nuove piattaforme, tecnologie<br />
avanzate, abbinate a vecchie e nuove<br />
professionalità. Un calderone il cui fatturato<br />
va misurato in milioni di kune.<br />
Parola d’ordine: crisi<br />
Ed anche qui, come succede oramai<br />
in tutti i Forum, non è mancata<br />
la parola crisi. Crisi del mercato, crisi<br />
identitaria, incidenza della recessione<br />
su attività quali il marketing, l’informazione,<br />
la produzione di nuovi<br />
format, crisi delle pubbliche relazioni.<br />
Niente di nuovo se rileviamo che<br />
questo settore dell’economia nazionale,<br />
fi no a qualche tempo contrassegna-<br />
Nadan Vidošević, candidato<br />
presidenziale, ha criticato l’attuale<br />
funzionamento dei partiti:<br />
“O si cambia o non andremo<br />
da nessuna parte”<br />
Duemila persone hanno seguito i lavori della seconda edizione di “Weekend<br />
media festival” ospitato nell’impianto dismesso dell’ex Fabbrica<br />
tabacchi di Rovigno dal 17 al 19 settembre (foto di Goran Žiković)<br />
to da continua crescita ed espansione,<br />
ora sta cercando di individuare la via<br />
della sopravvivenza. I tagli applicati<br />
dalle aziende nei loro budget annuali<br />
hanno colpito sin dalla prima ondata<br />
questo tipo di servizi. Infatti, prima di<br />
licenziare i propri dipendenti le imprese<br />
cercano di ottimizzare i costi preferendo<br />
dare “forfait” al proprio consulente<br />
marketing o all’agenzia che cura<br />
le pubbliche relazioni piuttosto che ridimensionare<br />
l’organico. Nonostante<br />
ciò il settore dell’advertising in Croazia<br />
pur dichiarando un modesto 7 p.c.<br />
in meno dell’attività complessiva in<br />
questo anno, nel 2008 ha fatturato 3,3<br />
miliardi di kune.<br />
Ma non tutti in questo settore si<br />
dichiarano perdenti. Ci sono agenzie<br />
che continuano a fatturare e servizi<br />
che in tempo di crisi vengono richiesti<br />
con una certa costanza, come le<br />
consulenze relative a strategie comunicative<br />
sia nel settore dell’impresa<br />
privata che nel pubblico, campagne<br />
di comunicazione integrata a<br />
supporto del lancio di nuovi servizio<br />
e/o prodotti. Alcuni esempi: la “Digitel<br />
komunikacije”, che fa parte del<br />
gruppo Digitel Pristop Group, pur rilevando<br />
che il 2007 è stato migliore<br />
del 2008, dichiara un fatturato pari a<br />
466 milioni di kune. I suoi clienti? Il<br />
gruppo “Adris”, la T-Mobile, Kraš,<br />
Jamnica, Zagrebačka banka, Vichy,<br />
Ina, Mol... La Millenium promocije<br />
invece nel 2008 ha dichiarato un<br />
utile di 12 milioni di kune, l’agenzie<br />
Premisa 27,5 milioni di kune.<br />
Insomma cifre importanti e attività<br />
che reggono la crisi.<br />
Mega fi era<br />
della comunicazione<br />
Al “Weekend media festival”<br />
quest’anno c’erano praticamente tutti:<br />
dai capiredattori dei maggiori quotidiani<br />
nazionali, ai dirigenti radio televisivi<br />
di Croazia, Slovenia, Bosnia ed<br />
Erzegovina, Austria, Serbia... direttori<br />
marketing delle maggiori agenzie che<br />
operano in regione, giornalisti, addetti<br />
alle pubbliche relazioni, creativi, produttori<br />
di noti format televisivi, candidati<br />
presidenziali, amministratori<br />
delegati, consulenti. E tutti hanno voluto<br />
dire la propria. Tra gli ospiti internazionali<br />
Christian Hernandez Gallardo,<br />
direttore del settore nuovi mercati<br />
presso la Google, e Chris Matyszczyk,<br />
che ha tenuto un’interessante<br />
conferenza dedicata all’espansione<br />
di Twitter e alle possibilità di mercato<br />
offerte.<br />
Il PR un aggancio<br />
importante<br />
I lavori si sono snodati attorno ad<br />
alcuni nuclei tematici: l’evoluzione<br />
del digitale, il rapporto massmedia vs<br />
addetti stampa (PR), regolamentazione<br />
dell’attività dei mass media elettronici<br />
in Croazia, crisi economica, morale<br />
e politica raccontate e commentate<br />
da economisti, giornalisti, esperti<br />
in comunicazione. Tra i quesiti posti
“Weekend media festival”: un’occasione di incontro e confronto tra chi<br />
opera nel settore della comunicazione e della pubblicità<br />
in sede di dibattito e sviluppato poi<br />
con maestria dagli interlocutori invitati<br />
per l’occasione vi è pure il rapporto<br />
che intercorre tra i servizi di pubbliche<br />
relazioni delle singole imprese e i<br />
mass media, in primo luogo i redattori<br />
delle testate. Fino a che punto il PR<br />
può infl uire sulla diffusione di una notizia?<br />
Quale tipo di rapporto intercorre<br />
tra il redattore e l’addetto stampa?<br />
Si trovano in una posizione di rapporto<br />
complementare o esiste una qual prevaricazione<br />
dell’uno rispetto all’altro?<br />
Stranamente, gli interlocutori, persone<br />
qualifi cate come Maja Weber responsabile<br />
del settore comunicazioni della<br />
T-HT, Aleksandra Kolarić già portavoce<br />
del governo Račan ed ora impiegata<br />
presso la “Deloitte”, Boris Lešić<br />
dell’agenzia “Premisa”, Davor Gavran<br />
della Federcalcio croata ed altri ancora,<br />
hanno insistito sulla completa autonomia<br />
delle due professionalità. “In<br />
realtà i giornalisti hanno bisogno eccome<br />
dell’aggancio con rilevanti fronti<br />
d’informazione, soprattutto quando<br />
di politica si tratta. I contatti con i ministri<br />
li abbiamo soprattutto grazie alla<br />
mediazione degli addetti stampa che<br />
per noi sono fondamentali” - ha rilevato<br />
la giornalista e commentatore politico<br />
Ivana Petrović (Nova TV). Aleksandra<br />
Kolarić nel dimensionare inoltre<br />
l’esistenza di “presunti” strapoteri<br />
dei PR ha lanciato una sfi da: “Se tra<br />
il pubblico c’è qualche giornalista che<br />
può testimoniare di eventuali pressioni<br />
che io in passato in qualità di portavoce<br />
del Governo abbia effettuato sui redattori<br />
si faccia avanti...”. L’assordante<br />
applauso che ne è seguito, forse, andrebbe<br />
letto in diverse maniere.<br />
Stimolante il dibattito dedicato<br />
ai mass media e al modo in cui questi<br />
hanno trattato la crisi. Interlocutori<br />
qualifi cati hanno risposto alla domanda:<br />
si poteva fare altrimenti? In realtà<br />
va detto che a parlare per primi del<br />
tracollo fi nanziario, ma anche politico<br />
e morale che al momento la Croazia<br />
affronta sono stati proprio i giornalisti<br />
che con le loro analisi, commenti,<br />
interviste hanno raccontato una realtà<br />
molto meno rosea di quella che l’allora<br />
Governo Sanader andava promuovendo.<br />
Su questo argomento si sono<br />
misurati manager di imprese leader<br />
dell’economia croata: Ivica Mudrinić<br />
(T-HT), Hrvoje Vojković (Croatia osiguranje),<br />
Nadan Vidošević (Camera<br />
d’economia croata), Marjan Jurleka<br />
(Večernji List).<br />
Manca una strategia<br />
di sviluppo<br />
In questa sede è stato fatto l’identikit<br />
della crisi politica che attanaglia<br />
il paese. Giudizi pesanti, se espressi<br />
da personalità di spicco dell’economia<br />
nazionale, dirigenti di imprese leader,<br />
assumono un peso considerevole.<br />
“Il nostro sistema politico è superato<br />
e sono i mass media coloro che in<br />
questo momento hanno il compito di<br />
sensibilizzare l’opinione pubblica insistendo<br />
sulla necessità di cambiamenti<br />
sia nella società che nell’attuale modus<br />
operandi e nelle strategie adottate<br />
dai partiti” - ha spiegato Mudrinić.<br />
Gli ha fatto eco Nadan Vidošević<br />
rilevando: “Il maggior problema della<br />
società in questo momento è il totale<br />
crollo dei valori morali e la comple-<br />
Mass media<br />
ta assenza di strategie di sviluppo. Le<br />
nostre istituzioni, i vari governi che si<br />
sono succeduti a partire dai primi anni<br />
Novanta hanno approvato migliaia di<br />
documenti, risoluzioni, direttrici, ma<br />
non hanno stilato un documento relativo<br />
allo sviluppo nazionale, un decalogo<br />
delle priorità e delle fi nalità. Molte<br />
delle forze politiche non sono in grado<br />
di confrontarsi con quello che la crisi<br />
ci sta portando, anzi molte di queste<br />
formazioni rischiano di estinguersi<br />
se non riusciranno a trasformarsi in<br />
tempo utile” - ha ribadito il manager<br />
che ha deciso di candidarsi alle presidenziali.<br />
Chi sente di meno la crisi è il web. I<br />
portali internet come quello di T-Com<br />
o Net.hr quest’anno hanno registrato<br />
un aumento di fatturato. A confermarlo<br />
è l’amministratore delegato della<br />
T-HT, Ivica Mudrinić: “Il WEB può<br />
essere un ottimo strumento per sviluppare<br />
e ampliare iniziative di pubbliche<br />
relazioni. Può aiutare le aziende ad accrescere<br />
la loro visibilità e a migliorare<br />
la loro immagine. Come non considerare<br />
l’enorme popolarità di internet e il<br />
grande numero di utenti raggiungibili<br />
attraverso di esso? Milioni di utenti<br />
in tutto il mondo che navigano alla<br />
ricerca di informazioni e servizi sono<br />
un’occasione straordinaria per la comunicazione<br />
in genere ma soprattutto<br />
per le pubbliche relazioni aziendali”.<br />
Internet può essere utilizzato come<br />
una vera e propria cassa di risonanza<br />
per la diffusione di comunicazioni societarie,<br />
comunicati stampa, sponsorizzazioni<br />
e altre iniziative, indirizzati<br />
alla promozione dell’attività e dell’immagine<br />
societaria. Inoltre, non va sottuvalutato<br />
il vantaggio economico offerto<br />
dal mezzo che può offrire altissimi<br />
standard di successo a costi notevolmente<br />
inferiori rispetto ad altre<br />
attività di PR, come l’organizzazione<br />
di eventi, la creazione di materiali cartacei<br />
e l’intervento di opinion leader”<br />
- hanno rilevato alcuni dei partecipanti<br />
al dibattito. Ed alcune cifre conclusive<br />
a conferma che questo appuntamento,<br />
giunto alla seconda edizione, sta riscontrando<br />
parecchio interesse: 2.000<br />
i partecipanti, quasi 300 i giornalisti<br />
accreditati, presenti le maggiori testate<br />
della regione, agenzie, case di produzione,<br />
tutti interessati a individuare<br />
le direttrici di sviluppo del settore della<br />
comunicazione, dell’advertising e<br />
dell’informazione. ●<br />
<strong>Panorama</strong> 13
Occitania non è uno stato né una<br />
L’ regione, ma un’area compresa<br />
geografi camente tra le Alpi, i Pirenei,<br />
il Mediterraneo e l’Atlantico Francese<br />
contraddistinta da una lingua comune.<br />
Una linea ideale unisce Bordeaux a<br />
Briançon, passa sopra Limoges, Clermont-Ferrand<br />
e Valence, attraversa le<br />
Alpi e abbraccia una dozzina di valli<br />
sul versante italiano, si allunga sulla<br />
costa Mediterranea da Mentone sino<br />
alla Catalogna ed entra appena nello<br />
stato spagnolo con la Val d’Aran,<br />
correndo sui Pirenei, tocca i Paesi Baschi<br />
e si tuffa nell’Oceano Atlantico.<br />
Su una superfi cie di 190.000 kmq e<br />
con 13 milioni di abitanti, il suo territorio<br />
si trova in gran parte sotto amministrazione<br />
francese, con 32 dipartimenti,<br />
mentre in Italia comprende<br />
14 valli alpine tra Piemonte e Liguria<br />
e la comunità di Guardia Piemontese<br />
in Calabria per un totale di 120<br />
comuni. L’occitano, come portoghese,<br />
spagnolo, catalano, francese, italiano,<br />
franco-provenzale, sardo, ladino,<br />
rumeno, dalmatico, è una lingua<br />
neo-latina o romanza. Quando Dante<br />
Alighieri nel XIV secolo tentò una<br />
14 <strong>Panorama</strong><br />
Minoranze<br />
prima classifi cazione delle parlate romanze,<br />
prese come riferimento la particella<br />
che indicava l’affermazione.<br />
Determinò così tre idiomi, la lingua<br />
del sì, l’italiano, la lingua dell’oil, oiltano<br />
o francese, e la lingua d’oc, l’occitano.<br />
Oc deriva infatti dal latino hoc<br />
est, è questo, è così; il termine Occitania<br />
passò così ad indicare l’insieme<br />
delle regioni in cui si parlava la lingua<br />
d’oc. Parlato da circa tre milioni<br />
di persone, l’occitano ha delle varianti<br />
locali: quella in Vau d’Aran appartiene<br />
al gruppo guascone; quella delle<br />
Valadas Occitanas al delfi nese. I primi<br />
documenti in lingua d’oc risalgano<br />
al X secolo, nell’XI si ha la poesia<br />
dei trovatori, grazie ai quali la lingua<br />
e la letteratura d’oc acquistano grande<br />
prestigio nell’Europa del tempo. Poeti<br />
italiani, catalani, francesi scrivono<br />
in occitano e alle forme della poesia<br />
trobadorica si ispirano i poeti galegoportoghesi,<br />
tedeschi e inglesi.<br />
Il declino dell’occitano avviene<br />
all’inizio del XIII secolo con la<br />
Crociata contro gli Albigesi, o Catari<br />
(1208-1242), di cui il poema epico<br />
“La Cançon de la Crosada” traman-<br />
Occitania, cultu<br />
da il ricordo. Nel 1539 il re di Francia<br />
Francesco I bandisce l’occitano dagli<br />
atti amministrativi; ciò nonostante la<br />
lingua d’oc conserva fi no al XVII secolo<br />
uno status uffi ciale nel Regno di<br />
Navarra.<br />
I primi testi letterari in lingua d’oc<br />
delle Valadas Occitanas sono del XV<br />
secolo e provengono dalla minoranza<br />
religiosa valdese delle valli Pellice,<br />
Germanasca e Chisone. Sono traduzioni<br />
bibliche e poemetti morali da<br />
cui emerge una straordinaria somiglianza<br />
con l’occitano parlato oggi<br />
nelle valli. Tra i secoli XVI - XVII,<br />
con i poeti Peire Godolin e Bellaud<br />
de la Bellaudière, la letteratura ritrova<br />
nuovo slancio nell’Occitania granda.<br />
Nell’Ottocento Frederic Mistral con<br />
altri poeti, tra cui Roumanille e Aubanel,<br />
fonda un movimento, il Felibrige,<br />
destinato a riportare in auge la lingua<br />
d’oc. Capolavoro di Mistral è il poema<br />
“Mirèio” che nel 1904 gli vale il<br />
Premio Nobel per la letteratura.<br />
Fredo Valla, regista e studioso della questione occitana, parla di gruppi etnici,<br />
Le vostre terre da sempre sono state<br />
di Bruno Bontempo - foto Zlatko Majnarić e archivio<br />
La tutela delle minoranze nazionali,<br />
ma anche etniche, religiose,<br />
culturali, sessuali, è<br />
divenuta, nel corso degli ultimi decenni,<br />
una questione di cruciale interesse<br />
per il diritto internazionale,<br />
soprattutto in virtù della progressiva<br />
crescita della coscienza e dell’urgenza<br />
di protezione dei diritti umani<br />
e dei valori del pluralismo, in<br />
un universo sempre più sfaccettato<br />
e profondamente diviso. Quello<br />
dell’estinzione delle lingue e delle<br />
etnie è un problema dei nostri giorni<br />
che richiede soluzioni tanto concrete<br />
e urgenti, quanto diffi cili da realizzare.<br />
Resta il fatto che nessuna<br />
lingua che scompare può essere rimpiazzata<br />
con altre, perché ogni idioma<br />
costituisce e custodisce un patrimonio<br />
di conoscenze, di storia e di<br />
cultura destinato a sparire insieme a<br />
loro. Se una lingua fi nisce fuori uso,<br />
e pian piano diventa un’estranea in<br />
casa, la “sua” comunità si sgretola,<br />
viene assorbita e ogni individuo rimane<br />
“solo”. Questo è un po’ quello<br />
che succede nei moderni agglomerati<br />
urbani, dove affl uiscono migliaia<br />
di immigrati di varia provenienza,<br />
ma è anche il processo che sta investendo,<br />
per altre ragioni storiche e<br />
sociali, la nostra etnia su quello che<br />
oggi siamo soliti defi nire il suo territorio<br />
di insediamento storico.<br />
Su questo argomento parliamo a<br />
Rovigno, in occasione del VII Italian<br />
Film Festival, con Fredo Valla,<br />
il regista, sceneggiatore, documentarista<br />
e scrittore piemontese che abbiamo<br />
ospitato su queste pagine nello<br />
scorso numero di ‘<strong>Panorama</strong>’. Val-<br />
la ha dedicato molto del suo tempo e<br />
delle sue energie alla lotta per la tutela<br />
della cultura e della causa occitana,<br />
di cui è un profondo conoscitore.<br />
Nativo di Sampeyre (Valle Varaita),<br />
vive a Ostana, nel Cuneese, e fa parte<br />
della minoranza di lingua d’oc. “La<br />
questione occitana, per me, ha sempre<br />
avuto un ruolo importante. Ho<br />
fatto militanza negli anni in cui succedevano<br />
tante cose, quando la storia<br />
sembrava andare un po’ più in fretta,<br />
tra il ‘68, ‘69, ‘70 - spiega Valla,<br />
appassionato studioso della questione<br />
occitana, lisciandosi la sua barba<br />
a pizzo, il suo inconfondibile segno<br />
distintivo -. All’epoca in Europa<br />
c’erano l’Ira, l’Eta, il Popolo sardo, il<br />
movimento in Corsica. Noi occitani<br />
eravamo molto pacifi ci, forse anche<br />
troppo, però eravamo in quel fi lone<br />
lì. Poi nel tempo le cose sono cambiate”.
a e lingua d’oc<br />
La bandiera occitana con la croce<br />
comunemente detta di Tolosa<br />
tutela e rischio estinzione<br />
lasciate sole<br />
Il suo studio sulla “questione occitana”<br />
ci riporta al discorso sulla<br />
ricerca di identità, sulle minoranze,<br />
sul loro futuro. Per noi che siamo<br />
un gruppo etnico seriamente<br />
minacciato di estinzione, questo è<br />
un argomento che ci fa drizzare le<br />
orecchie...<br />
”I problemi delle minoranze nazionali<br />
sono una cosa molto seria.<br />
I gruppi etnici, soprattutto quando<br />
le minoranze non sono forti, spesso<br />
vengono ridotti a rango di folclore.<br />
Quindi si pensa di tutelare un gruppo<br />
minoritario semplicemente dandogli<br />
due soldi per fare una festa o per ricostruire<br />
un costume. Io non dico che<br />
queste cose non abbiano valore, ma<br />
quando ci si limita a quello il fi ne ultimo<br />
è sempre l’estinzione. Una minoranza<br />
linguistica vuol dire una lingua,<br />
e le lingue sono l’elemento distintivo<br />
dei popoli. Conosco un unico popolo<br />
Malgrado la rinascita letteraria<br />
dovuta al Felibrige, l’identità occitana<br />
continua a decadere, fi no a metà<br />
del Novecento, quando il teorico etnista<br />
di origini guasconi François<br />
Fontan (1929-1979), afferma che<br />
l’Occitania è una nazione “che, come<br />
tutte le etnie colonizzate del mondo,<br />
ha diritto ad erigersi in uno stato<br />
indipendente”. A partire dagli anni<br />
‘70 la rinascita coinvolge migliaia<br />
di giovani. Si fondano movimenti e<br />
partiti politici; all’ala indipendentista<br />
di François Fontan che guida il<br />
Partit Nacionalista Occitan si contrappone<br />
l’ala riformista-autonomista,<br />
guidata dallo scrittore Robert<br />
Lafont. All’origine di questa fi oritura<br />
c’è l’Institut d’Estudis Occitans<br />
(I.E.O.) che promuove la creazione<br />
occitana nei vari settori della cultura.<br />
Nascono il Movimento Autonomista<br />
Occitano (M.A.O.) e numerose<br />
associazioni culturali che si propongono<br />
di sensibilizzare la gente.<br />
La moderna poesia delle Valadas ha<br />
il suo massimo interprete nel poeta<br />
Antonio Bodrero, noto come Barba<br />
Tòni Baudrier (1921-1999). La po-<br />
Minoranze<br />
tenza visionaria, il senso religioso, la<br />
percezione panica della natura elevano<br />
l’occitano alpino di Tòni Baudrier<br />
da dialetto minoritario a lingua sublime.<br />
Nel 1999 la minoranza linguistica<br />
occitana d’Italia viene riconosciuta<br />
con una legge dello Stato. E mentre<br />
la Catalogna accoglie nei propri<br />
statuti il diritto al bilinguismo, la Vau<br />
d’Aran, dove l’occitano diventa lingua<br />
diffusa nella vita pubblica, l’Occitania<br />
granda (il vasto territorio occitano<br />
nello stato francese) attende<br />
ancora il riconoscimento della propria<br />
identità nazionale e linguistica.<br />
Comune origine etnica, comune<br />
lingua e tradizioni, antichi legami<br />
confederativi, unitarietà regionale romana<br />
con i vicini transalpini, comuni<br />
interessi commerciali e pastorali,<br />
spiegano la propensione rimasta,<br />
negli abitanti delle valli cispadane, a<br />
conservare rapporti di scambio con il<br />
resto del mondo occitano. Attraverso<br />
tutte le valli esiste oramai una coscienza<br />
consolidata di appartenere al<br />
popolo occitano e dappertutto si assiste<br />
ad un grande risveglio culturale e<br />
artistico. ●<br />
Fredo Valla questa volta parla dei problemi delle minoranze nazionali<br />
in Europa presso il quale la lingua è<br />
venuta meno, ma si è conservato uno<br />
spirito, un’identità: quello irlandese.<br />
L’elemento identitario è passato dalla<br />
lingua alla religione, purtroppo... Ma<br />
anche le identità, grazie Dio, cambiano,<br />
si trasformano. La mia non è<br />
più quella di mio nonno e immagino<br />
che oggi la vostra identità di italiani a<br />
Fiume e in Istria, non sia più quella di<br />
cinquant’anni fa. Poi ci sono identità<br />
che dal contatto con le maggioranze<br />
si arricchiscono, ed è quello che si auspica,<br />
perché pur conservando il proprio<br />
essere, la propria essenza, si gode<br />
di quello che altre vicinanze possono<br />
proporre e non ci si pone in contrapposizione.<br />
A me, in quanto occitano,<br />
<strong>Panorama</strong> 15
16 <strong>Panorama</strong><br />
Minoranze<br />
mi dispiacerebbe perdere<br />
Dante, Petrarca, Pirandello<br />
in nome di una carnazione<br />
occitano-onirica. Eppure<br />
io mi considero un nazionalista<br />
occitano, ma non<br />
nel senso che si dà abitualmente<br />
oggi a questo termine.<br />
Perché si fa confusione<br />
tra nazionalismo e imperialismo,<br />
al punto che questo<br />
termine viene messo in relazione<br />
al concetto di colonialismo<br />
e ne assume il signifi<br />
cato. François Fontan,<br />
il grande teorico che ci ha<br />
formato negli anni ‘70, ci<br />
ha insegnato che nazionalismo<br />
è dare ad ogni lingua<br />
una nazione, perché ogni<br />
nazione ha diritto ad essere<br />
se stessa fi no all’autodeterminazione<br />
e nella fraternità<br />
con tutti gli altri popoli.<br />
Questa ovviamente può essere<br />
anche utopia, ma resta<br />
un obiettivo...”<br />
In un’intervista lei ha<br />
dichiarato che “la questione<br />
occitana deve andare avanti,<br />
oggi, con altri mezzi, diversi<br />
dall’estremismo localistico e<br />
dall’associazionismo duro e puro”.<br />
Crede che questa potrebbe essere<br />
una ricetta “universale”, applicabile<br />
cioé anche alle altre minoranze, a<br />
quella italiana in Istria e a Fiume,<br />
nel nostro caso?<br />
”Se andiamo a vedere il mondo<br />
francofano, scopriremo che la sua<br />
creatività attinge molto anche al di<br />
fuori della Francia. Ci sono grandi artisti,<br />
cantanti, scrittori nel Quebec, ad<br />
esempio. Pensando alla vostra realtà,<br />
Valla lamenta il fatto che a parte Fulvio Tomizza,<br />
l’Italia conosce poco della cultura di queste terre<br />
è un aspetto che mi ha sempre stupito.<br />
In Italia, a parte Tomizza e non so<br />
chi altri, di questa parte di cultura italiana<br />
non si sa nulla, non vi si attinge...<br />
Ma se vi chiudete in voi stessi,<br />
se la cultura italiana non tiene conto<br />
di voi, se gli sloveni di Trieste si<br />
chiudono in loro stessi e pensano di<br />
fare tutto da soli, per forza di cose il<br />
vostro potenziale creativo resterà circoscritto<br />
e non ne usciranno grandi<br />
produzioni. Una cultura ha bisogno<br />
di teste, di cervelli, di premi Nobel,<br />
per usare una defi nizione un po’ scontata.<br />
Ma che premio Nobel può usci-<br />
re da una comunità ristretta?<br />
Una critica che io faccio, ad<br />
esempio, alle scuole slovene<br />
a Trieste è quella di attingere<br />
gli insegnanti eclusivamente<br />
tra la minoranza slovena<br />
del capoluogo giuliano<br />
e dintorni, invece di rintracciarli<br />
da tutto il mondo sloveno.<br />
A mio modo di vedere<br />
in quelle scuole ci dovrebbero<br />
essere docenti che arrivano<br />
da tutta la Slovenia,<br />
perché soltanto così si esce<br />
dal provincialismo. Nel vostro<br />
caso credo sia lo stesso,<br />
gli insegnanti sono presi dalle<br />
Comunità di Rovigno, di<br />
Parenzo, di Pirano e basta.<br />
Il localismo è qualcosa che<br />
dà anche delle soddisfazioni,<br />
ma alla lunga è la morte.<br />
L’anno scorso, quando<br />
sono venuto qui a Rovigno<br />
a un’altra edizione dell’Italian<br />
Film Festival, c’era una<br />
bellissima mostra sul corredo<br />
antico. Va benissimo farla,<br />
però se ci si limita a questo<br />
è di poco conto...”<br />
Nelle scuole della nostra Comunità<br />
nazionale, comunque, ci<br />
sono anche insegnanti che arrivano<br />
dall’Italia. Perché la CNI coglie<br />
ogni occasione per mantenere contatti<br />
quanto più stretti con l’Italia...<br />
Ma siamo estremamente piccoli e<br />
con le nostre modeste forze non è<br />
facile sfondare sul vasto fronte culturale<br />
e mediatico italiano. Altro<br />
discorso e altro rapporto numerico<br />
per gli sloveni, la cui Nazione madre<br />
conta meno di due milioni di<br />
abitanti...<br />
Dal paese di Ostana, nel Cuneese, si gode una magnifi ca vista sul Monviso, vetta delle Alpi Cozie (3841 metri)
L’Occitania: il sud della Francia, parte della Spagna e del Piemonte<br />
”Ammetto, c’è un‘Italia che comunque<br />
pensa poco a questi problemi,<br />
a queste comunità...”<br />
Per noi, per la nostra sopravvivenza,<br />
un problema è anche quello<br />
di farci accettare dalla maggioranza,<br />
non soltanto quella delle<br />
istituzioni ma a livello di opinione<br />
pubblica, generalmente poco informata<br />
e disinteressata, indifferente,<br />
insensibile nei confronti dei nostri<br />
elementi distintivi, lingua, cultura,<br />
costume, storia... Come combattere<br />
questi aspetti?<br />
”Francamente non ho una risposta.<br />
Resta da sperare che anche le<br />
maggioranze crescano...”<br />
Realizzando il documentario sul<br />
sommergibile italiano “Medusa”,<br />
affondato al largo di Pola nel 1942<br />
e di cui abbiamo parlato nello scorso<br />
numero, ha toccato anche un argomento<br />
che l’ha portato, credo, a<br />
conoscere meglio queste regioni e la<br />
loro storia. Un passato che, come in<br />
molte terre di confi ne, è tanto ricco<br />
e complesso quanto poco o mal conosciuto,<br />
anche perché è stato narrato<br />
e usato quasi sempre in maniera<br />
strumentale, e si continua a farlo<br />
soprattutto sui temi dell’esodo e<br />
delle foibe.<br />
“C’è troppa storia in così poco spazio.<br />
Sono temi che in qualche modo<br />
ho sempre seguito, sia pure soltanto<br />
da lettore, non da conoscitore o da<br />
studioso. Fin dalle prime visite a Trieste,<br />
negli anni ‘80 ero andato ad intervistare<br />
Margherita Hack, ad esempio,<br />
avevo l’abitudine di prendere i<br />
giornali del luogo per capire che cosa<br />
stava succedendo. Ebbene, sul ‘Piccolo’<br />
di Trieste mi stupiva l’attualità<br />
di questioni che erano capitate un bel<br />
po’ di anni prima, con lettere, controlettere,<br />
esodo, foibe, sloveni, italiani,<br />
croati... Ero colpito soprattutto dalla<br />
tensione che c’era sotto, e si capiva<br />
che non era un ricordo assopito, anzi,<br />
era ancora molto vivo, inciso nella<br />
carne. Più tardi ho conosciuto quella<br />
che poi è diventata mia moglie, che<br />
è una slovena di Trieste, e ciò ha favorito<br />
ulteriormente le mie indagini...<br />
Ho l’impressione che queste terre, da<br />
sempre, siano state lasciate sole e che<br />
di certi argomenti in Italia non si sia<br />
mai parlato perché non conveniva, a<br />
qualcuno conveniva troppo, ad altri<br />
non conveniva abbastanza. Sono state<br />
commesse delle grandi ingiustizie,<br />
a tutti, non è un problema di essere<br />
italiani, o slavi, o di destra o di sinistra.<br />
Le vicende sono le vicende, dopodiché<br />
le possiamo leggere da punti<br />
di vista diversi. Per le mie convinzioni<br />
politiche è drammatico che la sinistra<br />
italiana non abbia mai affrontato<br />
questi problemi su un piano più<br />
generale. Il fascismo ha sollevato dei<br />
rancori che poi si sono distribuiti su<br />
persone che ne sapevano poco o nulla...<br />
Ho sempre trovato inconcepibile<br />
che le questioni di queste terre siano<br />
state appannaggio del Movimento<br />
Sociale Italiano, da una parte prerogativa<br />
di una politica, dall’altra la volontà<br />
di stenderci una coperta sopra,<br />
come dire meglio ne parliamo meglio<br />
è...“ ●<br />
Minoranze<br />
Gullotta recita<br />
l’Istria della Mori<br />
L’ attore Leo Gullotta ha prestato<br />
voce e presenza scenica<br />
a “L’Istria” della scrittrice<br />
Anna Maria Mori, con uno spettacolo<br />
teatrale allestito a Roma.<br />
Un protagonista del teatro italiano<br />
contemporaneo e fi gura popolarissima<br />
della tv, si cimenta dunque<br />
con le aspre e intense pagine dedicate<br />
dall’autrice, nativa di Pola<br />
ed esule, fi rma di punta del giornalismo<br />
contemporaneo, alla sua<br />
Istria natale e raccolte nei volumi<br />
“Bora” (scritto a quattro mani con<br />
la polese Nelida Milani) e “Nata<br />
in Istria”.<br />
Nei due volumi, Anna Maria<br />
Mori si confronta con la storia e<br />
con i destini degli italiani di queste<br />
terre costretti all’esodo del dopoguerra.<br />
Pagine scomode, almeno<br />
sino a pochi anni addietro, oggi<br />
meglio apprezzate in forza di una<br />
ritrovata coscienza storica sui tragici<br />
anni che videro forse più di<br />
200 mila fi umani, istriani e dalmati<br />
abbandonare in circostanze<br />
drammatiche beni ed affetti.<br />
Ai brani tratti dai libri di Anna<br />
Maria Mori si alternano citazioni<br />
dai maggiori quotidiani italiani,<br />
americani ed inglesi del tempo,<br />
in un continuo rimando dalla<br />
pagina letteraria all’urgenza della<br />
cronaca, che registrò con lento e<br />
crescente stupore le violenze sui<br />
civili e l’ansia della popolazione<br />
per un destino lungamente incerto<br />
e temuto.<br />
Leo Gullotta è stato insignito<br />
lo scorso febbraio del Premio Internazionale<br />
“Giorno del Ricordo”<br />
istituito dall’Associazione Nazionale<br />
Venezia Giulia e Dalmazia<br />
e conferitogli per la sua interpretazione<br />
nella fi ction “Il cuore nel<br />
pozzo”, un serial che però non<br />
ebbe certo apprezzamenti concordi<br />
tra gli storici ed i rimasti. Anna<br />
Maria Mori ha ricevuto il medesimo<br />
premio per la sezione Letteratura<br />
e per l’impegno profuso nella<br />
qualifi cata divulgazione di un capitolo<br />
della storia italiana sottaciuto<br />
per molti decenni. ●<br />
<strong>Panorama</strong> 17
18 <strong>Panorama</strong><br />
Società<br />
Rifl essioni indotte dal discutibile modo di taluni politici di presenta<br />
Il rispetto per la democrazia non è<br />
di Marino Vocci<br />
Avevo molti dubbi se scrivere o<br />
no questo articolo. Poi, dopo<br />
aver letto l’editoriale di Fabiana<br />
Martini, la brava direttrice del<br />
settimanale cattolico di Trieste “Vita<br />
Nuova”, dal titolo “Siamo alla barbarie”<br />
del 4 settembre u.s., ho deciso<br />
che era doveroso intervenire.<br />
I dubbi derivavano dal mio essere<br />
molto critico nei confronti di coloro<br />
che, con malcelato pregiudizio,<br />
criticano il paese in cui vivono, ritenendo<br />
che sia un diritto/dovere, quasi<br />
un atto d’amore, riconoscere prima<br />
i nostri errori e i nostri limiti e<br />
poi guardare a quelli degli altri, e poi<br />
perché amo rifl ettere sulle cose lontano<br />
dagli urlati echi mediatici.<br />
Ritorniamo all’editoriale. Così<br />
scriveva Fabiana Martini a proposito<br />
della libertà di stampa e dell’Italia<br />
di questo inizio autunno 2009,<br />
dove purtroppo sembra imporsi “…<br />
la cultura mafi osa dello scambio,<br />
quella che pretende il silenzio al posto<br />
di favori… Ma anche la cultura<br />
dell’intolleranza, quella che non<br />
sopporta i diversi, siano essi immigrati<br />
in cerca di speranza o vicini<br />
di casa rumorosi o persone con idee<br />
differenti dalle mie…Assistiamo da<br />
ogni parte, ma soprattutto nella vita<br />
politica a uno spaventoso imbarba-<br />
rimento dei rapporti umani, siamo<br />
alla giungla” …per questo abbiamo<br />
tutti bisogno di “…un supplemento<br />
di umanità e di accoglienza...” e io<br />
aggiungerei, anche di giustizia e di<br />
vera democrazia.<br />
Questo mio scritto vuole essere<br />
un contributo alla discussione su<br />
questi temi, perché credo fortemente<br />
nel lavoro di tutti per la difesa della<br />
qualità della nostra democrazia, perché<br />
la democrazia è un valore assoluto,<br />
non di parte. E quindi difesa del-<br />
la qualità della democrazia nei confronti<br />
di chi approda nelle nostre città,<br />
e rispetto, quasi maniacale, della<br />
qualità della democrazia da parte di<br />
chi governa le nostre città e il nostro<br />
Paese, che deve manifestarsi prima<br />
di tutto attraverso la libertà e l’indipendenza<br />
della stampa e il perseguimento<br />
degli interessi generali e<br />
non quelli particolari o, peggio ancora,<br />
personali. Perché, qualità della<br />
democrazia signifi ca non demonizzare<br />
l’avversario e anche rifi utarsi<br />
di vivere sotto la cappa del pensiero<br />
unico, dove il diverso fi nisce nel<br />
gulag, per lo meno quello mediatico.<br />
La democrazia richiede rispetto e legittimazione<br />
reciproca, ripeto reciproca.<br />
Qualità della democrazia non<br />
signifi ca dire “che il fi ne giustifi ca i<br />
mezzi”, per sopravvivere non si può<br />
pensare di distruggere l’altro e tanto<br />
meno giustifi care i propri cattivi<br />
comportamenti con quelli, altrettanto<br />
disdicevoli, degli altri. Vuol dire<br />
invece vivere in un paese dove la<br />
legge è veramente uguale per tutti,<br />
dove vengono puniti severamente i<br />
reati fi nanziari (altro che depenalizzazione<br />
del reato di falso in bilancio!!!).<br />
Un Mondo e un Paese dove<br />
c’è un’equa distribuzione delle risorse<br />
e dove non vengono consuma-
si in pubblico<br />
mai troppo<br />
te colpevolmente anche quelle delle<br />
future generazioni.<br />
Per raggiungere insieme questo<br />
obiettivo ritengo, ad esempio, che sia<br />
sbagliato che un presidente della Repubblica<br />
partecipi in Istria all’inaugurazione<br />
di un chiaccheratissimo complesso<br />
turistico privato con annesso<br />
campo da golf (un vera idrovora), situato<br />
in una terra che è tradizionalmente<br />
povera d’acqua. E bene ha fatto<br />
a ricordare recentemente a Buie la<br />
Vicepresidente della Regione Istriana,<br />
Viviana Benussi, che in Croazia<br />
oggi non c’è soltanto una crisi economica,<br />
ma anche una crisi morale!<br />
Ritengo inoltre che sia altrettanto<br />
sbagliato che un presidente del Consiglio<br />
di una delle grandi potenze<br />
mondiali non dica tutta la verità sulle<br />
sue presunte pubbliche virtù e su certi<br />
suoi vizi privati! Ad un politico non<br />
dovrebbe proprio essere concesso di<br />
mentire!<br />
Altro fatto molto grave è l’approvazione<br />
al Parlamento italiano della<br />
legge “Disposizioni in materia di sicurezza<br />
pubblica”. A questo proposito<br />
va ricordato che in Italia sono<br />
già partiti migliaia di esposti indirizzati<br />
alle autorità competenti, in cui si<br />
chiede un sollecito intervento proprio<br />
in relazione alla legge 15 luglio 2009,<br />
n. 94, volgarmente nota come “pacchetto<br />
sicurezza”. Dove sono contenute<br />
misure, in particolare all’articolo<br />
1, che confi gurano varie fattispecie<br />
di reato con specifi co riferimento a:<br />
a) violazioni dei diritti umani e<br />
delle garanzie di essi sancite dalla<br />
Costituzione della Repubblica Italiana;<br />
b) violazione dei diritti dei bambini;<br />
c) persecuzione di persone non per<br />
condotte illecite, ma per mera condizione<br />
esistenziale;<br />
d) violazione dell’obbligo di soccorso<br />
ed accoglienza delle persone di<br />
cui all’art. 10 della Costituzione;<br />
e) violazione del principio<br />
dell’eguaglianza dinanzi alla legge.<br />
Negli esposti viene anche denunciata<br />
una presunta notitia criminis<br />
concernente il favoreggiamento dello<br />
squadrismo presente nell’articolo 3,<br />
commi 40-44, che prevede l’istituzione<br />
delle cosiddette “ronde”, nel quale<br />
si confi gura il reato di favoreggiamento<br />
dello squadrismo. Questo perché<br />
così si scrive nell’esposto: ”…<br />
(attività che integra varie fattispecie<br />
di reato), anche alla luce di pregresse<br />
inquietanti esternazioni ed iniziative<br />
di dirigenti rappresentativi del partito<br />
politico cui appartiene il Ministro<br />
dell’Interno e di altri soggetti che<br />
non hanno fatto mistero ed anzi hanno<br />
dato prova di voler far uso di tale<br />
istituto a fi ni di violenza privata, intimidazione<br />
e persecuzione, con palese<br />
violazione della legalità e fi nanche<br />
intento di sovvertimento di caratteri e<br />
guarentigie fondamentali dell’ordinamento<br />
giuridico vigente”.<br />
Ma prima di arrivare alla conclusione<br />
vorrei confessarvi ancora un<br />
mio atroce dubbio. Non sarà che la<br />
storia dei vizi privati ha come obiettivo<br />
principale uno ben più grave per<br />
un rappresentante del Governo di un<br />
paese malandato come l’Italia, e cioè<br />
quello di nascondere l’incapacità di<br />
governare bene? Non sarà che così<br />
dimentichiamo la drammatica situazione<br />
economica che stiamo vivendo<br />
? Non sarà che così i temi del diritto<br />
al lavoro, del diritto a una educazione<br />
moderna, del diritto a una qualità<br />
dell’ambiente della vita e del diritto<br />
al futuro per i nostri giovani diventano<br />
problemi secondari? Le veline,<br />
i nani e le ballerine passano, i danni<br />
e i dubbi mi rimangono! Speria-<br />
Società<br />
mo invece non sia vero quanto detto<br />
recentemente dal fi losofo Umberto<br />
Galimberti, che: “…quando una società<br />
non riesce più a proporre nuovi<br />
valori con i quali orientarsi, vuol<br />
dire che è vicina alla sua scomparsa”.<br />
Una visione forse troppo apocalittica,<br />
soprattutto perché non crede nei giovani<br />
in quanto, dice sempre Galimberti:<br />
“...non sono suffi cientemente<br />
innamorati di loro stessi per farcela”.<br />
Condivido quanto detto dal fi losofo,<br />
credo anche però che noi dobbiamo<br />
ascoltare e dare voce a chi oggi non<br />
ha voce e favorire un netto ricambio<br />
generazionale, non solo per quanto riguarda<br />
l’età, ma soprattutto per quanto<br />
riguarda la cultura. ●<br />
<strong>Panorama</strong> 19
20 <strong>Panorama</strong><br />
Cinema e dintorni<br />
Con Il grande sogno, Michele Placido rivive in parte in chiave autobiog<br />
L’ex poliziotto dietro la macchin<br />
di Gianfranco Sodomaco<br />
Ed eccoci arrivati, come promesso,<br />
presentato alla Mostra<br />
di Venezia, a Il grande sogno,<br />
di Michele Placido, cioè, sostanzialmente,<br />
al ‘68, al modo con cui l’attore/regista<br />
ha vissuto, dal di dentro,<br />
autobiografi camente, quella stagione<br />
storico/politica/sentimentale, ecc. Sì<br />
perché, allora, Placido era per davvero,<br />
dal ‘67, un ventunenne poliziotto<br />
presso la caserma Castro Pretorio di<br />
Roma che “sognava” di essere ammesso<br />
all’Accademia d’Arte Drammatica.<br />
Sentiamolo subito: “Senza i<br />
fermenti di quegli anni io, che non<br />
avevo una vera formazione politica,<br />
non avrei avuto il coraggio di affrontare<br />
l’esame all’Accademia, il coraggio<br />
di credere che il fi glio di un geometra<br />
di paese potesse confrontarsi<br />
con i giovani borghesi che allora<br />
erano i soli a frequentarla. Nel fi lm<br />
racconto la mia ‘conversione’ da poliziotto<br />
che manganella gli universitari<br />
a persona che capisce la protesta<br />
e passa dall’altra parte della barricata.<br />
Senza quei fatti oggi io sarei un<br />
maresciallo in pensione... Questo è il<br />
mio fi lm più personale, ci pensavo da<br />
almeno sette anni. Stavamo scrivendo<br />
la sceneggiatura con Angelo Pasquini<br />
quando uscì la notizia di Bertolucci<br />
e di The dreamers (‘I sognatori’,<br />
il fi lm del grande regista italiano<br />
sul ‘maggio francese’ - n.d.r.) e ci<br />
siamo fermati... Io, ragazzo del sud, a<br />
Roma conobbi una ragazza borghese<br />
e mi innamorai (nel fi lm è interpretata<br />
da Jasmine Trinca). E appartiene<br />
alla mia storia il personaggio dell’insegnante<br />
di recitazione alla quale<br />
devo moltissimo (nel fi lm è Laura<br />
Morante)...”.<br />
L’attore Michele Placido è diventato,<br />
negli anni, una presenza costante<br />
e signifi cativa della scena teatrale<br />
e cinematografi ca italiana. Personalità<br />
complessa, piena di interessi e di<br />
esperienze, ad un certo punto (accade<br />
sempre più spesso) ha voluto mettersi<br />
dietro la macchina da presa e allora<br />
dal punto di vista della regia fi lmica<br />
ricorderemo: “Pummarò” (1990),<br />
Pugno alzato e polemiche per Michele Placido, regista de “Il grande sogno”<br />
“Le amiche del cuore” (1992), “Un<br />
eroe borghese” (1995), “Del perduto<br />
amore” (1998), “Un viaggio<br />
chiamato amore” (2002), “Ovunque<br />
sei” (2004), “Romanzo criminale”<br />
(2005).<br />
Un cinema, il suo, sempre discutibile<br />
per l’inevitabile utilizzo che fa<br />
degli elementi “spettacolari”, di un<br />
mestiere fi n troppo assimilato, con<br />
inevitabili “cadute” (“Ovunque sei”,<br />
fi schiato clamorosamente a Venezia<br />
2004) ma contrassegnato anche da<br />
opere più che dignitose, soprattutto<br />
quelle di impegno e denuncia sociale<br />
come “Un eroe borghese”, sulla<br />
fi gura di Giorgio Ambrosoli, curatore<br />
del fallimento Sindona e fatto<br />
uccidere dal banchiere mafi oso nel<br />
1979, e “Romanzo criminale”, tratto<br />
dal romanzo omonimo di Giancarlo<br />
De Cataldo, sulla famosa banda<br />
della Magliana che imperversò nella<br />
Roma tra i Sessanta e gli Ottanta, con<br />
infi ltrazioni anche politiche mai del<br />
tutto chiarite.<br />
Un cinema discutibile, dicevo,<br />
ma sempre attento ai cambiamenti<br />
della società italiana: si potrebbe<br />
dire senza timori di smentita, sempre<br />
in peggio. Ecco perché già il 31<br />
agosto abbiamo parlato di un altro<br />
fi lm presentato a Venezia fuori concorso,<br />
un documentario prodotto<br />
(non a caso) con capitale straniero<br />
e fi rmato da Erik Gandini, giovane<br />
neoregista emigrato in Svezia (non<br />
a caso?) e che si intitola Videocracy,<br />
insoma il potere del video, della televisione,<br />
peggio, di quella italiana,<br />
peggio, di quella ormai controllata<br />
al 90% dal signor Berlusconi. Miodio,<br />
se penso a come si è ridotta questa<br />
nazione, questo Stato, nel giro di<br />
quarant’anni, a come “il grande sogno”<br />
sia svanito, ma anche “tradito”,<br />
male interpretato, ecc. ecc..., viene<br />
da piangere! (E, non a caso, Natalia<br />
Aspesi su “la Repubblica” del 5<br />
settembre, si è domandata: “perché,<br />
a Venezia, ai bei fi lm si preferiscono<br />
quelli, magari sgangherati, che mostrano<br />
la nostra banalità, la banalità<br />
di un paese che sta perdendo la coscienza<br />
di quanto di pericoloso gli<br />
stia accadendo?”)<br />
Ma torniamo al fi lm di Placido.<br />
Sicuramente un’operazione complessa,<br />
sofferta, tale il desiderio del regista<br />
di non cadere nell’autobiografi -<br />
smo intimista e un po’ decadente e di<br />
costruire una cornice storica soprattutto<br />
non banale, non semplicemente<br />
agiografi ca, delle rivolte studentesche<br />
di quegli anni. Sentiamo ancora<br />
lo stesso Placido, e prima ancora<br />
il suo produttore Marco Valsecchi:<br />
”Nel primo montaggio Michele entrava<br />
troppo in una parte ideologica,<br />
soprattutto relativa all’America, che<br />
strideva, si addentrava in un percorso<br />
che non è il suo. Il fi lm è la storia di<br />
tre personaggi che grazie alla contestazione<br />
hanno cambiato il loro desti-
afi ca i fatti del ‘68<br />
a da presa<br />
no”. E Placido: ”Mi dispiace solo di<br />
aver rinunciato alla presenza di tanti<br />
attori che erano nel cast e alla cornice<br />
della storia: era un signore - interpretato<br />
da me - che raccontava la vicenda<br />
vissuta, era una mia voglia di ricordare<br />
i tempi in cui nelle famiglie si<br />
raccontavano le storie. Ma così il fi lm<br />
è più compatto, più concentrato sullo<br />
sviluppo dei tre personaggi, ciascuno<br />
con il suo sogno: Nicola (Riccardo<br />
Scamarcio), il poliziotto che sogna di<br />
fare l’attore, Laura (Jasmine Trinca),<br />
la studentessa di famiglia borghese<br />
cattolica che vuole un mondo senza<br />
ingiustizie, e Libero<br />
(Luca Argentero), lo<br />
studente operaio che<br />
viene da Torino e sogna<br />
la rivoluzione”.<br />
Il fi lm è stato accolto<br />
alla Mostra con<br />
una standing ovation<br />
da parte di un pubblico<br />
soprattutto giovanile<br />
(fi nalmente una<br />
buona notizia!) ma<br />
è stato preceduto da<br />
contestazioni e polemiche<br />
fi no all’ultimo<br />
(ma questa è l’Italia di<br />
oggi): a Roma, gruppi<br />
di ultradestra hanno<br />
cercato di “oscurare”<br />
i manifesti del<br />
fi lm con la scritta “No 68”, con proteste<br />
da parte di Placido, interventi del<br />
sindaco Alemanno, ecc.; poi, alla presentazione<br />
del fi lm, critiche, non gratuite,<br />
a Placido che si è fatto produrre<br />
il fi lm da “Medusa”, la società di<br />
Berlusconi. E Placido a rispondere,<br />
“ferita sempre aperta del cinema italiano,<br />
che il cinema in Italia o lo fai<br />
con Medusa o con la RAI oppure... il<br />
vuoto!” Non è proprio così (ma conosciamo<br />
Placido, la sua non disponibilità<br />
a correre rischi fi nanziari) però ci<br />
va vicino.<br />
Ma insomma, com’è ‘sto fi lm?<br />
Mario Capanna, uno dei leader “mitici”<br />
del Sessantotto milanese, l’ha defi<br />
nito “fi lm di pura trasparenza”, cioè<br />
non politico/ideologico ma tutto giocato<br />
sulla umanità dei personaggi che<br />
Cinema e dintorni<br />
Jasmine Trinca con il premio Mastroianni come miglior attrice<br />
emergente per il fi lm “Il grande sogno”<br />
Leone d’Oro all’israeliano Samuel Maoz per “Lebanon”<br />
vivono quella irripetibile stagione<br />
storica. Sono d’accordo, e attori tutti<br />
molto bravi. I temi canonici del ‘68<br />
ci sono tutti (il femminismo, la protesta<br />
contro la guerra in Vietnam, gli<br />
scontri di Valle Giulia, le occupazioni<br />
delle università, ecc.) ma Placido<br />
è bravo nel non cadere nel già visto,<br />
nel “documentaristico” (l’utilizzo di<br />
spezzoni e nel cercare di carpire, dal<br />
profondo, i desideri, le motivazioni di<br />
tre persone “reali” che si incontrano,<br />
si amano, si lasciano, stringono amicizie,<br />
ecc., ma il “perno” della storia,<br />
attorno al quale tutto gira (ed è qui<br />
che, secondo me, Placido ha colto nel<br />
segno) è la famiglia di Laura, tradizionalmente<br />
cattolica come, all’epoca,<br />
gran parte delle famiglie italiane,<br />
ma non bacchettona, sinceramente<br />
preoccupata, i genitori, dei<br />
cambiamenti improvvisi ed<br />
incomprensibili dei fi gli (<br />
il buon Capanna, allora era<br />
cattolico e frequentava, poi<br />
espulso, l’Università Cattolica,<br />
un mio carissimo amico<br />
di quel tempo anche, il<br />
sottoscritto idem...!); è questo<br />
che dà al fi lm un’aria da<br />
“romanzo popolare”, che<br />
permette, da subito, una facile<br />
identifi cazione da parte<br />
di un pubblico giovane e<br />
meno giovane con il fi lm. Il<br />
fi lm non ha vinto nulla a Venezia,<br />
se non il premio “Mastroianni”<br />
per il miglior attore<br />
esordiente a Jasmine<br />
Trinca, che esordiente non è...<br />
Non posso dire niente perché non<br />
ho visto i fi lm premiati, Leone d’Oro<br />
al fi lm israeliano “Lebanon”, di Samuel<br />
Maoz e Leone d’Argento per la<br />
migliore regia a “Donne senza uomini”,<br />
della iraniana Shirin Neshat. Sicuramente,<br />
stando alle “cronache critiche”,<br />
due eccellenti fi lm ma sicuramente<br />
anche la volontà della Giuria<br />
di attirare, giustamente, l’attenzione<br />
sul Medio Oriente e sulla sua storia<br />
infi nita di guerre, tensioni, kamikaze<br />
(fi no agli ultimi sei morti italiani di<br />
Kabul), ecc., che è diventato un “eterno<br />
presente”, nel senso che non se ne<br />
esce più e dà la misura, dopo quarant’anni<br />
giusti, che il “tradimento”<br />
di certi ideali, in Italia e nel mondo,<br />
ha fatto pagare molto caro.●<br />
<strong>Panorama</strong> 21
22 <strong>Panorama</strong><br />
Arte<br />
Leonor Fini. L’italienne de Paris, al Revoltella la mostra fi no ad ottobre<br />
Pittrice anticonformista e ribelle<br />
di Erna Toncinich<br />
Che anche da donna matura sarebbe<br />
stata particolare, anticonformista,<br />
lo aveva dimostrato<br />
sin dalla più tenera età. Sino<br />
ai sei anni vestiva da maschietto, da<br />
bambina dodicenne amava rifugiarsi<br />
nell’obitorio cittadino per contemplare<br />
i cadaveri, affascinata com’era<br />
dal loro biancore e dagli scheletri.<br />
Non si sposerà mai, vivrà in compagnia<br />
di sette gatti che adorerà e vizierà<br />
sino all’inverosimile. A Trieste,<br />
in cui era nata sua madre (lei venne<br />
alla luce a Buenos Aires nel 1907),<br />
città della sua infanzia e adolescenza,<br />
si era dedicata, sin da bambina,<br />
al disegno. Scuole in merito non ne<br />
aveva frequentate. Arrivata a diciassette<br />
anni, i genitori, consci del suo<br />
talento, la misero in mano a un insegnante<br />
di disegno, un bell’uomo<br />
che la corteggiò destando le furibonde<br />
ire della moglie. A Leonor - Leonor<br />
Fini è la pittrice di cui si parla,<br />
presente ora al Museo Revoltella di<br />
Trieste - la cosa non dispiacque, imparò<br />
da sola a disegnare e dipingere<br />
copiando le opere dei grandi maestri<br />
e riproducendo ciò che vedeva intorno<br />
a sé. Giovanissima, estroversa e<br />
“Vesper Express” (1966)<br />
munita di una spiccata curiosità intellettuale,<br />
instaurò contatti con diversi<br />
personaggi dell’allora vita culturale<br />
triestina, che a quei tempi era<br />
piuttosto vivace; nel 1928, superati<br />
da poco i vent’anni, con il Ritratto<br />
di Italo Svevo dimostrò di essere<br />
padrona della tecnica pittorica e<br />
Anna Magnani in un bozzetto per<br />
una rivista dell’epoca<br />
di conoscere la pittura dei triestini<br />
Nathan e Sbisà, nondimeno di quella<br />
nordica. Nelle opere di quel periodo<br />
si adoperò a presentare “nella<br />
maniera più precisa, più lucida, più<br />
scientifi camente esatta, la realtà che<br />
vede”.<br />
“Voyage” (1965)<br />
“Ritratto di Italo Svevo” (1928)<br />
Da Trieste si trasferì a Milano, qui<br />
fu allieva del ferrarese Achille Funi<br />
e pure nel capoluogo lombardo non<br />
ebbe diffi coltà ad entrare nei circoli<br />
intellettuali ed artistici e conoscere<br />
da vicino gli artisti che a quel tempo<br />
andavano per la maggiore, Tosi, Carrà,<br />
ed altri pittori della Scuola lombarda.<br />
La tappa successiva fu Parigi,<br />
dove arrivò nel 1933, e, allo stesso<br />
modo, si fece subito notare. Era una<br />
donna bellissima, affascinante, sensuale,<br />
passionale, grande esibizionista,<br />
le piaceva la vita mondana. Qualcuno<br />
la defi nì “splendida diavoles-
Arte<br />
“Autoritratto col cappello rosso” (1968) “La Gardienne des sources” (1967)<br />
sa”, il pittore Max Ernst la battezzò<br />
“la furia italiana di Parigi”. La classe<br />
intellettuale della capitale degli anni<br />
Trenta ammirò l’anticonformismo di<br />
vita della nuova arrivata, e man mano<br />
cheessa si fece conoscere come artista<br />
la critica francese ebbe parole di<br />
lode per la sua arte (a differenza del-<br />
“La stanza dell’eco” (1970)<br />
la critica italiana, in genere piuttosto<br />
avara nell’elargirle elogi). Tra i suoi<br />
ammiratori c’era il poeta e profeta del<br />
movimento surrealista André Breton,<br />
che elogiava i disegni “automatici”<br />
della “italienne a Paris”, tuttavia mai<br />
la considerò membro del movimento<br />
cui fu a capo.<br />
Nella capitale francese la Fini fu<br />
richiestissima come ritrattista, per<br />
farsi ritrarre da lei l’attesa era lunghissima.<br />
Ritraeva personaggi famosi,<br />
anche a Roma, dove visse durante<br />
la Seconda guerra mondiale e ritrasse<br />
due famose attrici: Anna Magnani e<br />
Alida Valli.<br />
Curata dalla direttrice del Revoltella,<br />
Maria Masau Dan, coadiuvata<br />
da collaboratori francesi, la mostra<br />
retrospettiva intitolata Leonor Fini.<br />
L’italienne de Paris, prima in Italia<br />
dopo la morte dell’artista avvenuta<br />
nel 1996, alle soglie dei novant’anni,<br />
è una delle rare esposizioni dedicate<br />
a Leonor Fini in questo Paese, ed illustra,<br />
attraverso oltre duecento dipinti,<br />
disegni, bozzetti, stampe, fotografi e,<br />
illustrazioni, provenienti da musei e<br />
collezioni private, l’universo creativo<br />
di un’artista poliedrica e originale,<br />
che dagli inizi triestini, ossia da una<br />
pittura tradizionale, pervenne ad un<br />
linguaggio di sottili elementi formali<br />
e cromatici, un linguaggio intriso di<br />
immagini fantastiche e simboliche,<br />
intelligente, sapiente distillato di un<br />
vasto e vario ventaglio di infl uenze:<br />
tedesche, nordiche, italiane, francesi,<br />
Picasso periodo rosa...●<br />
<strong>Panorama</strong> 23
24 <strong>Panorama</strong><br />
Italiani nel mondo<br />
La mozione di Pierluigi Bersani candidato a nuovo segretario del PD alle<br />
Scuola e cultura all’estero meritano mag<br />
a cura di Ardea Velikonja<br />
contesto globale<br />
l’Italia di oggi, arric-<br />
«Nel<br />
chita dalla presenza<br />
nelle istituzioni repubblicane dei 18<br />
rappresentanti eletti all’estero, può<br />
contare sul contributo di diversi milioni<br />
di cittadini italiani e loro discendenti<br />
che vivono e lavorano in<br />
ogni parte del mondo. Una larga fetta<br />
di popolazione che, sia nel Partito,<br />
come in Parlamento e nel Paese,<br />
deve trovare la giusta collocazione<br />
e le strutture adatte per partecipare<br />
realmente e attivamente alla<br />
vita politica, al processo di integrazione<br />
dei nuovi migranti in Italia e<br />
di internazionalizzazione del Paese<br />
all’estero”. Si apre così il documento<br />
“Italiani nel mondo: una risorsa<br />
per l’internazionalizzazione del<br />
Partito, del Parlamento e del Paese”<br />
contenuto all’interno della Mozione<br />
Bersani, presentata dal candidato<br />
alla segreteria del Pd alle primarie<br />
di ottobre..<br />
Secondo Pierluigi Bersani “occorre<br />
cambiare l’inadeguata e anacronistica<br />
percezione della presenza<br />
italiana nel mondo tra le istituzioni<br />
e nella politica nazionale”. E “bisogna<br />
farlo sul versante delle politiche<br />
di intervento verso le realtà di origine<br />
italiana nel mondo, che da tempo<br />
hanno subito una loro autonoma<br />
evoluzione sul piano dell’avanzata<br />
integrazione nei Paesi di residenza<br />
e con l’accresciuto numero di generazioni<br />
d’origine, che non hanno un<br />
legame diretto con l’Italia, ma con<br />
la quale vogliono comunque mantenere<br />
moderne forme di collegamento”.<br />
“Allo stesso modo”, prosegue<br />
il documento, “va affrontato concretamente<br />
e seriamente il fenomeno<br />
delle nuove mobilità. Il tutto in<br />
una visione progressista e complessa<br />
delle migrazioni come strumen-<br />
Chi è Pierluigi Bersani<br />
Pier Luigi Bersani nasce il 29 settembre del 1951 a Bettola, comune montano<br />
della valle del Nure in provincia di Piacenza. La sua è una famiglia<br />
di artigiani. Suo padre Giuseppe era meccanico e benzinaio. Dopo aver frequentato<br />
il liceo a Piacenza, si iscrive all’università di Bologna dove si laurea<br />
in fi losofi a, con una tesi su San Gregorio Magno. Sposato con Daniela<br />
dal 1980, ha due fi glie Elisa e Margherita. Dopo una breve esperienza da<br />
insegnante, si dedica completamente all’attività amministrativa e politica.<br />
Eletto consigliere regionale dell’Emilia-Romagna ne diventerà presidente<br />
il 6 luglio 1993. Riconfermato nell’aprile del 1995, si dimetterà nel maggio<br />
del 1996 quando sarà nominato Ministro dell’Industria dal Presidente del<br />
Consiglio, Romano Prodi. Dal dicembre 1999 al giugno 2001 ricopre la carica<br />
di Ministro dei Trasporti.<br />
Alle elezioni politiche del 2001 viene eletto deputato per la prima volta<br />
nel collegio 30 Fidenza-Salsomaggiore. Insieme a Vincenzo Visco fonda<br />
Nens (Nuova Economia Nuova Società). Dopo il congresso dei Ds al Bpa<br />
Palas di Pesaro nel novembre 2001, è membro della Segreteria nazionale<br />
e viene nominato responsabile economico del partito. Nel 2004 è eletto<br />
parlamentare europeo con 342.296 preferenze nella circoscrizione Nord-<br />
Ovest. Nel 2005, dopo il congresso di Roma, succede a Bruno Trentin alla<br />
guida della Commissione Progetto dei Democratici di sinistra con il compito<br />
di coordinare le linee-guida del programma elettorale in vista delle<br />
elezioni politiche. Dopo la vittoria dell’Unione nel maggio 2006, Bersani<br />
è il ministro dello Sviluppo economico. Tra i protagonisti della nascita del<br />
Partito Democratico, dal novembre 2007 è nel Coordinamento nazionale<br />
del Pd, ed attualmente è responsabile economico del PD. ●<br />
to dinamico delle relazioni globali<br />
e per una politica fondata sui valori<br />
della convivenza e della solidarietà<br />
verso gli immigrati in Italia, per il<br />
cui successo può essere determinante<br />
la preziosa esperienza partecipativa<br />
e democratica della collettività<br />
italiana in Europa e nel mondo”.<br />
”Vanno garantiti e rafforzati gli<br />
organismi istituzionali di rappresentanza<br />
delle comunità all’estero,<br />
ai quali va confermato il ruolo<br />
di interlocutori con le istituzioni locali”,<br />
sostiene il candidato leader<br />
del Pd, per il quale “le politiche dei<br />
soli tagli verso gli italiani all’estero<br />
adottate da questo Governo, prive<br />
di un progetto di riforma e valorizzazione<br />
delle nostre comunità, vanno<br />
nella direzione opposta a quella<br />
da noi auspicata. Esse”, spiega,<br />
“colpiscono soprattutto le generazioni<br />
più giovani nate in loco e che<br />
cercano un legame con l’Italia, gli<br />
strati sociali più deboli e gli anziani<br />
che più hanno dato all’Italia in<br />
termini di sacrifi ci, rimesse economiche,<br />
tragedie sul lavoro e dignità<br />
internazionale e che oggi, per questi<br />
motivi, meriterebbero un welfare<br />
certo rinnovato e sostenibile economicamente,<br />
ma sicuramente rafforzato<br />
sul piano della protezione<br />
sociale”.<br />
”Maggiore attenzione, poi, meritano<br />
scuola e cultura all’estero; settori<br />
avviati all’azzeramento dai tagli<br />
in Finanziaria sui già modesti contributi<br />
per il triennio 2009-2011”,<br />
ricorda Bersani, il quale non manca<br />
di sottolineare che “il mantenimento,<br />
la trasmissione, la promozione<br />
e diffusione di lingua e cultura nel<br />
mondo fanno perno in misura rilevantissima<br />
sulla presenza di italiani,<br />
di nascita e oriundi, nei confronti<br />
dei quali lo Stato ha praticamente<br />
rinunciato a una politica di recupero<br />
linguistico e culturale”.<br />
”In un periodo di grave crisi economica<br />
globale, nel quale vengono<br />
meno migliaia di posti di lavoro e<br />
le imprese stentano a trovare spazi<br />
e aprirsi a nuovi mercati, il ruolo<br />
attivo degli italiani all’estero va
primarie del 25 ottobre<br />
ior attenzione<br />
rivisto anche sul piano economico,<br />
nel quale possono fare da battistrada<br />
all’Italia”, continua il documento.<br />
“Le nostre imprese, infatti, oggi<br />
fanno ancora fatica, per dimensione<br />
e capitali, ad affacciarsi ai mercati<br />
internazionali. Perché manca un<br />
terziario d’appoggio: istituti di credito,<br />
società di servizi che li prendano<br />
per mano e li accompagnino nei<br />
nuovi luoghi, nei quali c’è da capire<br />
come si avvia un’attività produttiva,<br />
quali sono i regimi fi scali, come<br />
si chiedono le autorizzazioni, come<br />
si trovano partner che abbiano una<br />
rete commerciale per possibili sinergie”.<br />
”Avere in ogni luogo, nei Paesi<br />
stranieri ove si vuole aprire nuovi<br />
mercati, un italiano che da tempo fa<br />
l’imprenditore o che semplicemente<br />
conosce il funzionamento dei meccanismi<br />
commerciali o amministrativi,<br />
un Comites che rappresenta a<br />
livello istituzionale di base l’Italia<br />
e suoi cittadini, i rappresentanti di<br />
un rinnovato e riformato Cgie, sedi<br />
dell’Ice, delle Camere di commercio,<br />
di patronati e associazioni messi<br />
in rete tra loro e capaci di scambi<br />
di informazioni e database comu-<br />
Italiani nel mondo<br />
Per ora viene stampato e distribuito in Albania, Macedonia, Kosovo e Grecia<br />
Edizione Balcani de «L’Italiano»<br />
Nel mondo ci sono comunità italiane che discendono<br />
da un’antica emigrazione. Ma in questi ultimi<br />
anni c’è un’Italia che si sta spostando in aree mai meta<br />
prima di migrazioni di massa. È il caso dell’Est Europa<br />
dove ogni giorno spuntano imprese italiane. Il giornale<br />
“L’Italiano” è presente da anni in Europa con l’edizione<br />
di Roma e in Sud America con l’edizione di Buenos<br />
Aires.<br />
“Da oggi siamo anche nei Balcani con l’edizione di<br />
Tirana. Qui il giornale viene stampato e distribuito - per<br />
ora in Albania, Kosovo, Macedonia e Grecia - da ‘Gaze-<br />
ni”, spiega Bersani, “faciliterebbe<br />
l’inserimento delle imprese italiane<br />
e lo sviluppo del sistema Italia nel<br />
contesto internazionale in un’ottica<br />
di rinnovamento di tutto il Paese”.<br />
”Per tutto questo il Partito Democratico<br />
dovrà promuovere un serio<br />
e approfondito confronto, capace di<br />
coinvolgere forze che vanno anche<br />
oltre il Partito stesso. Dovrà prevedere<br />
luoghi e occasioni di studio,<br />
dialogo e confronto di idee. Sedi<br />
permanenti, interne, ma aperte, caratterizzate<br />
da pluralismo culturale<br />
e civile”. Ed infi ne, conclude il documento<br />
di Bersani, “dovrà riprendere<br />
e sostenere l’azione di rinnovamento<br />
e rilancio dell’associazionismo<br />
all’estero, che rappresenta da<br />
sempre una ricchezza plurale in ambito<br />
sociale, economico, politico e<br />
culturale”. (aise)<br />
ta Libertas’, un giovane quotidiano di opinione. Insieme<br />
cresceremo”. Ne è sicuro il direttore Gian Luigi Ferretti,<br />
che così annuncia questo nuovo passo del suo giornale:<br />
”Abbiamo attuato una stretta collaborazione con Osservatorio<br />
Italiano, Rinascita Balcanica e Agenzia Balcani,<br />
cioè con la rete ideata e coordinata da Michele Altamura,<br />
che da ora è vicedirettore de ‘L’Italiano’, responsabile<br />
dell’edizione Balcani. Partiamo per questa nuova avventura,<br />
con umiltà e spirito di servizio”, conclude, “per<br />
contribuire al successo dell’Italia e degli italiani anche<br />
in questa parte del mondo”. (aise)<br />
<strong>Panorama</strong> 25
28 <strong>Panorama</strong><br />
Reportage<br />
Arrivato alla 54.esima edizione il tradizionale «Ballo delle mucche»<br />
A Bohinj la festa dell’alpeggio<br />
testo e foto di Ardea Velikonja<br />
Ricca di pascoli, la Slovenia è<br />
da sempre terra di allevatori.<br />
Da secoli perciò, alla metà di<br />
settembre, quando le mandrie scendevano<br />
a valle dopo i tre mesi dell’alpeggio,<br />
i paesi si mettevano a festa e<br />
le mogli dei pastori attendevano trepidanti<br />
il ritorno dei mariti. L’alpeggio<br />
ben fatto apporta notevoli vantaggi<br />
agli animali da un punto di vista alimentare.<br />
Il diverso e maggiore potere<br />
nutritivo delle erbe si rifl ette sulla salute<br />
dei bovini che nel contempo aumentano<br />
l’attività fi sica con ripercussioni<br />
positive sullo sviluppo della muscolatura,<br />
l’aumento dell’attività circolatoria<br />
e respiratoria e della capacità<br />
polmonare per la rarefazione dell’aria<br />
e il maggior sforzo. Inoltre, la più alta<br />
qualità dell’aria respirata e l’aumento<br />
delle radiazioni ha benefi ci infl ussi<br />
sulla cute, il pelo, l’attività ghiandolare<br />
e il metabolismo, ed il tutto si rifl ette<br />
sulla qualità del latte dato.<br />
Jure Sodja, direttore dell’Uffi cio<br />
turistico di Bohinj<br />
Bohinj, situata ai piedi della catena<br />
del Tricorno (Triglav) si trova<br />
in una vallata ai piedi delle cime<br />
più alte e quindi è il luogo ideale per<br />
raccogliere le mandrie ma anche per<br />
far festa. Già nel 1925 era il centro di<br />
questa festa in cui s’inserirono anche<br />
i primi alberghi della cittadina. Subito<br />
dopo la seconda guerra mondiale<br />
Lo stand dell’Uffi cio turistico di Bohinj a Ukanc è stato preso<br />
letteralmente d’assalto<br />
nei prati di Ukanc, piccola frazione<br />
distante cinque chilometri, si faceva<br />
festa nell’unica osteria con la gente<br />
dei paesi limitrofi . Con il passare degli<br />
anni, nel 1954, nei festeggiamenti<br />
si incluse a tutti gli effetti la società<br />
turistica e nacque così “Il ballo delle<br />
mucche” arrivato ormai alla 54.esima<br />
edizione tanto da divenire la manifestazione<br />
turistica più longeva di<br />
tutta la Slovenia.<br />
Quest’anno si è avuta la presenza<br />
di oltre 5000 persone provenienti<br />
da tutta la Slovenia ma anche da Austria,<br />
Italia e Croazia (abbiamo incrociato<br />
addirittura due pullman di Fiume)<br />
per non parlare dei singoli fi umani<br />
e istriani intravisti. Come di regola<br />
avviene, anche questa manifestazione<br />
è cresciuta nel corso degli anni<br />
sia come offerta che come contenuto,<br />
sicché il prato di Ukanc quest’anno,<br />
grazie anche alla bella giornata,<br />
è tornato a trasformarsi in un esteso<br />
ritrovo in allegria con tanta musica e<br />
prelibatezze.<br />
A spiegarci tutto sull’insolito ballo<br />
è stato il responsabile della locale<br />
società turistica Jure Sodja: “Anche<br />
noi come del resto tutti i Paesi sorti<br />
dall’ex Jugoslavia abbiamo avuto<br />
i nostri bravi problemi. Negli anni<br />
dopo la seconda guerra mondiale,<br />
prima dell’avvento del turismo, qui<br />
si viveva di pastorizia, non c’era famiglia<br />
che non avesse bovini da latte<br />
e non si dedicasse alla lavorazione<br />
del latte, e dunque in primo luogo alla<br />
produzione di formaggi. A quell’epoca<br />
funzionava anche una cooperativa<br />
con un centro di raccolta e il caseifi<br />
cio che lavorava il latte fornito dai<br />
pastori.<br />
Dopo lo sconvolgimento politico<br />
del 1990 le cooperative si sono sfasciate<br />
e le famiglie di allevatori lasciate<br />
in balia degli eventi. Di conseguenza<br />
è diminuito il numero dei<br />
capi di bestiame perché, per logica,<br />
è inutile avere tanto latte se poi non<br />
si ha dove piazzarlo. Da alcuni anni<br />
a questa parte però gli allevatori cercano<br />
di mettersi in proprio: dedicandosi<br />
alla produzione di formaggio e<br />
ricotta, talune famiglie hanno chiesto<br />
al Ministero per l’agricoltura il marchio<br />
di origine controllata. Chi conosce<br />
la materia saprà che il latte delle<br />
mucche che pascolano all’aperto<br />
è ben differente da quello delle bestie<br />
chiuse in una stalla e di conseguenza<br />
i derivati sono di alta qualità.<br />
D’altronde per una famiglia è diffi cile,<br />
con la crisi che attanaglia un po’<br />
tutti, mettere su una produzione propria<br />
dato che i macchinari costano.
Il corteo si avvia, in testa<br />
le immancabili fi sarmoniche<br />
Le tradizioni si tramandano<br />
ai bambini<br />
già da piccoli<br />
Non molto tempo fa viaggiare così era ovvio<br />
Migliaia di persone provenienti da tutta<br />
la Slovenia ma anche dall’Austria e dalla<br />
Croazia hanno assistito alla grande festa<br />
<strong>Panorama</strong> 29
30 <strong>Panorama</strong><br />
Divertenti le due mucche<br />
che distribuivano<br />
palloncini ai bambini<br />
Il costume nazionale<br />
della valle di Ukanc<br />
I tradizionali campanacci che sono andati<br />
ai primi qualifi cati in fatto di bellezza, anzianità, ecc.<br />
Da piccoli si inizia a pascolare le mandrie<br />
Su su forza, ancora un po’<br />
e abbiamo fi nito, sembra dire il pastore<br />
alla sua mucca stanca<br />
La nonna pastore pastore più più anziana anziana della della valle<br />
valle<br />
Nella pastorizia le donne hanno da sempre un ruolo essenziale<br />
E non ne posso proprio più,<br />
sembra dire questo bell’esemplare <strong>Panorama</strong> di mucca 31
L’appettitoso<br />
formaggiofat- to in casa<br />
32 <strong>Panorama</strong><br />
Dopo anni di diffi coltà nella<br />
produzione, a Bohinj nasce<br />
il nuovo caseifi cio<br />
In Slovenia esiste anche una società<br />
per la tutela del bovino autoctono, la Cik<br />
Volete provare?<br />
È di origine controllata!<br />
Ricotta fresca alla piastra
Per questa ragione si sta cercando di<br />
mettere in piedi una cooperativa, cosa<br />
che va a rilento. Importante per ora è<br />
che si è riuscito a tutelare il bovino<br />
autoctono chiamato ‘Cik’, prova ne<br />
sia anche la società nata con questo<br />
scopo.<br />
Ma parliamo di cose più allegre,<br />
ha continuato Sodja, la nostra è una<br />
festa vera e propria conosciuta in tutta<br />
l’area dell’Alpe Adria. Vedete anche<br />
voi quanti ospiti dalla Croazia,<br />
dall’Austria e dall’Italia abbiamo.<br />
L’offerta è ricca sia per quanto riguarda<br />
quella gastronomica, con in primo<br />
piano il formaggio e la ricotta fatte<br />
in casa, sia nel campo dei souvenir e<br />
simili. La gente viene qui per diver-<br />
Aspettando la sfi lata, una carezza<br />
per calmarle<br />
Il bovino Cik<br />
La razza slovena Cik è un genotipo locale, bestia<br />
molto docile, ideale per il pascolo, longeva, che<br />
fornisce molto latte. Nata nel XIX secolo dall’incrocio<br />
di diverse razze, oggi è identifi cabile soprattutto<br />
dal colore rossastro. Quasi estinta, è stata salvata dagli<br />
allevatori di Bohinj e Tolmino che hanno deciso di<br />
tutelarla ed allevarla. Nel 2002 è nata la Società per la<br />
tutela del bue autoctono che ha cercato in tutta la Slovenia<br />
il Cik: presso 167 allevatori sono stati trovati in<br />
tutto 312 esemplari di pura razza, dato che in altri allevamenti<br />
le mucche si erano incrociate con altre. Si è<br />
deciso quindi di metterla sotto tutela. Dal successivo<br />
censimento, effettuato nel 2006, è risultato che nella<br />
Gorenjska ci sono in tutto 510 mucche di pura razza<br />
presso 269 allevatori, il che signifi ca che è in continuo<br />
aumento il numero di coloro che si si adoperano a<br />
mantenere in vita la specie. ●<br />
tirsi, per gustare prodotti di qualità,<br />
ma anche per trascorrere una giornata<br />
all’aria aperta magari approfi ttando<br />
dell’occasione per fare una puntata<br />
alla pittoresca cascata della Savica<br />
raggiungibile con molta facilità dato<br />
che si trova a meno di tre chilometri<br />
da qua.<br />
I nostri operatori turistici, i produttori<br />
e i venditori hanno capito presto<br />
che questa manifestazione attirava<br />
tantissima gente e quindi era ottima<br />
dal punto di vista della promozione<br />
commerciale. Con gli anni nel<br />
programma abbiamo incluso anche i<br />
gruppi folkloristici che hanno riscosso<br />
un grande successo. Quest’anno la<br />
54.esima edizione del Ballo ha regi-<br />
Reportage<br />
I tanti vitellini testimoniano gli sforzi per la tutela della razza<br />
strato un numero record di capi di bestiame:<br />
103 mucche in tutto, fra cui,<br />
come avete potuto vedere tantissimi<br />
vitellini, il che è garanzia della continuità<br />
della razza. Quindi abbiamo<br />
raggiunto lo scopo principale: far sì<br />
che il ‘Cik’ non sparisca.<br />
L’incontaminata natura del circondario,<br />
il fi ume Savica e la vicinanza<br />
del lago di Bohinj hanno contribuito<br />
a far sì che gli alberghi della<br />
zona siano pieni proprio in questo<br />
periodo. Non sarà solo per il ‘Ballo<br />
delle mucche’, ma la manifestazione<br />
certamente contribuisce a far venire<br />
la gente a Bohinj, magari per un fi ne<br />
settimana. Tutto fa turismo, ha concluso<br />
Sodja. ●<br />
<strong>Panorama</strong> 33
34 <strong>Panorama</strong><br />
Letture<br />
Lo scorso giugno sono stati attribuiti i Premi della XLI edizione del concorso<br />
Istria Nobilissima, che hanno dato una nuova conferma dei potenziali creativi<br />
del gruppo nazionale italiano nei campi dell’arte e della cultura. Ritenendo<br />
che di tali potenziali debba fruire il maggior numero di lettori nelle pagine riservate<br />
alle letture, “<strong>Panorama</strong>” propone le opere a cui siano stati attribuiti premi<br />
o menzioni. Nella sezione “prosa in lingua italiana” la giuria ha assegnato<br />
la menzione onorevole a ROBERTA DUBAC di Castelvenere. Il titolo del racconto,<br />
di cui pubblichiamo l’ultima parte, è “Terra B”.<br />
Saba e Mitz<br />
L’altipiano dell’Alto Buiese è incastonato nel verde smeraldo di<br />
pini, abeti, cipressi ed ulivi, e macchiato a tratti da una più tenue<br />
sfumatura del fogliame di castagno e acacia. L’aria qui è mordace,<br />
ma salutare. Contiene profumo di vecchio e di nuovo, e l’altitudine<br />
è ideale per mantenere le braccia forti, un bel colorito del viso, polmoni<br />
d’acciaio e l’animo irrequieto.<br />
Al sorgere di un sole primaverile della metà degli anni Sessanta<br />
del ventesimo secolo, giù per un sentiero del colle più alto, scendevano<br />
due esseri. Scendevano, uno di fi anco all’altro, scuri, emaciati,<br />
con un fare rassegnato e lievemente ciondolante, come senza<br />
meta o senza basi. Erano un uomo ed il suo asino.<br />
SABA: Sono Saba Ludovich e quello lì è Mitz, il mio asino.<br />
Siamo scappati di casa. In verità, l’abbiamo abbandonata la nostra<br />
casa. Abbiamo lasciato la famiglia, le altre bestie e tutti i beni che<br />
valgono qualcosa a questo duro mondo.<br />
Abbiamo compiuto un faticoso cammino che termina qui, credo,<br />
perché davanti a noi non c’è più niente da scoprire. Ci è stata rivelata<br />
ogni cosa e ne siamo grati, appesantiti ed addolorati. Le nostre<br />
gambe e i nostri zoccoli non ce la fanno più a proseguire. Le risorse<br />
si sono prosciugate, il nostro fi ato è secco. Fa molto caldo e non<br />
vedo alcun luogo ove poter riposare le membra ed i pensieri. Poter<br />
staccare almeno quelli, ci toglieremo un gran carico.<br />
Ma il pensiero è una sostanza che non ne vuole sapere di staccarsi<br />
dalla pelle. Ci ho provato. Mitz ne è testimone. Ma per quanto<br />
arduamente abbia cercato di sfogliarmi da loro, si sono riattaccati<br />
tutti i miei più oscuri e pesanti pensieri.<br />
MITZ: Saba, il mio padrone, m’aveva tirato fuori di stalla facendomi<br />
tutto un discorso che non ero riuscito a seguire. Un discorso<br />
spettinato. M’aveva tirato fuori e portato lontano da casa, mentre<br />
tutto ancora dormiva, e poi, con la sua solita e monotona solennità,<br />
m’aveva detto: “Partiamo”.<br />
Avevo fatto qualche passo indietro, sputato i fi ori che masticavo,<br />
e mi ero guardato intorno, in cerca di una scusa per non partire.<br />
Ma non avevo trovato nulla.<br />
”Andiamo su, devi fare buon viso a cattivo gioco” aveva detto<br />
Saba, il mio padrone. “Proprio come ho fatto io, con quella banda<br />
di anime pigre”.<br />
Ero contrariato, come sempre. Sono un animale lento a capire.<br />
Glielo spiegai con i miei passi all’indietro ed i miei sputi. E lui lo<br />
sapeva, il mio padrone, e capiva che non volevo, e lo capiva da<br />
come giravo la testa di lato evitando di guardarlo.<br />
”Forza, Mitz! Ti piacerà la libertà”.<br />
Era suonata come una promessa e allora mi ero mosso, insieme<br />
a lui. Avevamo raggiunto la cima della collina, poi eravamo scesi<br />
dal versante più ricco e verde che il mio padrone chiama l’”occidentale”.<br />
Camminava veloce, Saba. Lui è molto alto e quando<br />
cammina pare debba andare in battaglia, armato fi no ai denti,<br />
nell’animo, ma con niente nelle mani. Questo è il mio padrone.<br />
«Terra B»<br />
Non sapevo cosa gli frullasse in testa, ma mi pareva tremendo quel<br />
frullio.<br />
Ed ora sono qui, accanto a lui e guardo questa cosa grande che<br />
non capisco. Si muove, quest’immensità, e mi spaventa, e spero, me<br />
lo auguro con tutto il cuore, che Saba, il mio buon padrone, non voglia<br />
portarmici dentro.<br />
SABA: Per me era il primo giorno di vita dopo la rottura con la<br />
mia famiglia: i Ludovich e i Vernin, gli unici abitanti del borgo più<br />
alto del Carso, ovvero i miei fratelli, sorelle, zii e nipoti, per quello<br />
che vale il grado di parentela.<br />
Il giorno innanzi, distaccato e convinto, aveva reciso ogni legame<br />
con loro. Erano accorsi dinanzi al portone e si erano disposti in coro<br />
davanti a me, con gli occhi sgranati e pieni di meraviglia. Maledetti!<br />
Fan sempre così quando alzo la voce e fanno fi nta di non capire perché<br />
l’ho alzata. Insomma, il giorno prima gliele avevo cantate sonore,<br />
scovando fuori a ognuno la sua pecca, ed avevo trovato infi ne, un<br />
concetto con il quale bastonarli tutti.<br />
”Mi vergogno per voi!” gli avevo urlato. Che non è la stessa cosa<br />
di ‘Mi vergogno di voi’. Erano comunque la mia famiglia, il mio<br />
sangue, facevo parte anch’io di quella tribù. E non sarebbe stato<br />
esatto né onesto dire che mi vergognavo “di loro”. Però era stravero.<br />
Provavo vergogna “al posto loro” e glielo dissi. “Credete che il<br />
mondo giri intorno ai vostri battibecchi. I soldi dell’eredità potete<br />
fi ccarveli in tel cul, tanto neanche tutto l’oro del mondo riuscirebbe<br />
a levarvi la miseria che c’avete in testa!”<br />
Ed era vero. Loro non ci riuscivano, non ce la facevano a capire<br />
a quale vergogna mi riferivo, e a quali sentimenti invisibili<br />
mi stavo richiamando.<br />
Il giorno dopo ero partito, scendendo dal colle assieme al mio<br />
asino. Scendendo mi sentivo trionfante, accanto al quel testardo<br />
del mio Mitz. Andava tutto bene. Ogni cinque passi maledicevo<br />
il dolore al collo e dentro all’orecchio, ma per il resto,<br />
la vita ora era perfetta. Non dipendevo da niente e da nessuno.<br />
Non avrei più faticato come un mulo nei campi, né avrei<br />
curato il bestiame e amministrato il letame, cosa che nessun<br />
altro lassù (che Dio li aiuti) aveva mai voglia di fare. I lavori<br />
grossi e quelli più ingrati sono sempre toccati a me, fin da ragazzino.<br />
Ma è una tradizione su questa terra: è il prezzo che<br />
si paga da queste parti per essere l’ultimogenito e il più sveglio<br />
in famiglia.<br />
Mia madre, che Dio se ne guardi, mi diceva che ero nato burbero.<br />
E burbero sono rimasto, saggiamente, così come, con saggezza<br />
(stoltezza a sentir loro) avevo preso la decisione di rimanere celibe,<br />
perché non avevo voluto sfruttare l’occasione vigliacca che mi<br />
avevano posto davanti al naso: quella piccola morlacca gracile ed<br />
impaurita. Me l’avevano spinta davanti come si fa con un nespola<br />
acerba quando non è rimasto nient’altro e bisogna pur mangiare.<br />
Me l’avevano pure intrufolata, in una notte senza luna, di nascosto,<br />
in camera mia, una settimana dopo la morte di mamma Natalia<br />
Ludovich, nata Vernin.
Quella poveretta, Zlatka era il suo nome e teneva sempre le<br />
dita incrociate, non aveva avuto alcuna colpa. Sradicata da un<br />
mucchio di pietre da quel deserto che è l’entroterra dalmata,<br />
quel bagaglino di ossa e di paura, era stato portato, assieme alla<br />
sorella maggiore, su di un altro mucchio di pietre, qua, sul nostro<br />
Carso, un po’ più fertile, ma altrettanto disgraziato. La sorella<br />
maggiore era tutt’altra storia. C’aveva la parlata sporca e<br />
gli occhi più cattivi che avessi mai visto. Non è strano quindi<br />
che se l’abbia presa in moglie il maggiore di famiglia, mio fratello<br />
Stefanio Ludovich, “il matto” come lo chiamavano nelle<br />
osterie di Portole, per via del suo tic all’occhio destro e un carattere<br />
che era il trionfo dell’egoismo. “Il taccagno” lo chiamavo<br />
io, perché custodiva in uno scrigno tutto il denaro che avrebbe<br />
dovuto dividere con i fratelli, come ci divideva il lavoro.<br />
Tenevo ben salda la briglia di Mitz, il mio asino, perché quello<br />
sì che è matto suonato, e m’è scappato tante di quelle volte che mi<br />
son chiesto: ‘Dove vuole andare questo quadrupede senza cervello?’.<br />
Si vede che anche Mitz la pensava come me e voleva scappar<br />
via da quel nido di vespe. Non avrei più dovuto sorbire le critiche<br />
delle mie cognate e ziastre, buone soltanto a riempirsi la bocca di<br />
insulti e preparare sughi insulsi, che cucinano senza sesto, senza un<br />
solo grammo di sale e compassione.<br />
In quella casa regna l’ignoranza. Ecco, l’ho detto. E, accidenti,<br />
ora che l’ho detto sento una fi tta al petto.<br />
Mitz zampetta accanto a me. Guardalo, povera bestiola. Calpesta<br />
i sassi coi suoi piccoli zoccoli vivaci. Tiene lo sguardo in terra<br />
ma, a tratti, mi rivolge il suo lucido e grosso occhio nero. Mi valuta<br />
l’umore, lo so, lo conosco, e aspetta il mio commento successivo.<br />
È un nome stupido per un asino, mi aveva detto quella canaglia<br />
del fi glio di Stefanio. Talmente canaglia che non lo considero<br />
neanche mio nipote. E tutto sua madre e c’ha tutto il sangue suo.<br />
Avrei voluto rispondergli che stupido era chi non ragionava con la<br />
propria zucca bensì usava quella degli altri, come appunto faceva<br />
lui. I nomi non sono stupidi le persone invece sì, gli avevo ribattuto<br />
guardandolo come li guardavo sempre tutti, con rimprovero, e terminando<br />
lì la questione.<br />
Quel tonto, però, non ci aveva capito niente, e uscendo dalla<br />
stalla aveva ripetuto: “Proprio uno stupido nome per un asino!”<br />
MITZ: “Vadano tutti a farsi friggere!” gridò zio Saba, il mio<br />
padrone. Come alzava la voce lui non ho sentito mai nessuno. Gli<br />
ragliai contro, ma per conferma.<br />
La rugiada si stava asciugando e io gli davo sempre più spesso<br />
il mio occhio destro. Volevo fermarmi e approfi ttare dell’erba di<br />
primo mattino, ma niente, Saba non si fermava.<br />
Il sole, intanto, rincorreva le stelle, scacciando quelle lucciole<br />
notturne con la propria luce possente. E noi scendevamo il monte,<br />
ascoltando il cinguettio di passeri e merli.<br />
Il mio padrone mi spaventava ogni dieci passi, guardandosi intorno<br />
e lanciando quel suo vocione nell’aria. Erano tutti rimproveri<br />
per quella gente che stava oramai dietro a noi, gente arcigna<br />
lassù sul monte, gente che fi no al giorno prima aveva rappresentato<br />
l’intero nostro mondo.<br />
SABA: Scendevamo dal colle, io con tali e altri più intimi pensieri;<br />
il mio Mitz a rimpiangere l’erbetta fresca che ci lasciavamo dietro.<br />
Valutai se, una volta presentatosi il mezzodì, avrei trovato presso<br />
qualche contadino di buona volontà un pezzo di cibo da mettere<br />
in bocca.<br />
In quanto a Mitz, be’ l’erba sarebbe stata fresca anche più in basso.<br />
Mi auguravo soltanto di scovare, strada macinando, un po’ di<br />
biada per quella mia bestia testarda, ma pur fedele, che procedeva<br />
accanto a me verso l’ignoto.<br />
MITZ: Dalle parti di Cortinari ci fermammo. Il mio padrone<br />
aveva notato il vecchio Zane che pascolava le pecore. Conferiva<br />
Letture<br />
con lui e Zane, che era vecchio e rugoso, mi squadrava come se<br />
non avesse mai visto una bestia, prima di allora.<br />
”E gli hai lasciato tutto, proprio tutto?” chiese il vecchio Zane<br />
al mio padrone.<br />
”Non proprio tutto. Ho preso Mitz” disse il mio padrone, allargando<br />
le braccia verso di me in segno di affetto. Allora io pensai<br />
di essere tutto ciò che lui aveva e voleva nella vita.<br />
”Hum...” fece Zane “e cosa te ne fai di quest’asino?”<br />
”Me ne faccio una compagnia, innanzitutto, Zanetto mio! Una<br />
compagnia!”<br />
”Mah… Be’… Dobrò” rispose Zane “una compagnia dopotuto<br />
ghe vol”.<br />
Allora Saba gli chiese se non avesse da dargli un po’ di biada<br />
per il mio foraggio, e il vecchio Zane gli disse che non ne aveva e<br />
che l’erbetta fresca sarebbe stata più che suffi ciente per un asino il<br />
quale unico compito era tener compagnia al suo padrone. A quel<br />
punto, compresi due cose; Zane ne aveva di biada, ma non voleva<br />
darcela, e, seconda cosa, fi nché il mio padrone m’avesse avuto appresso,<br />
non avrebbe ottenuto la misericordia di alcun cristiano.<br />
SABA: Dopo che quella vecchia testa scarta di Zane s’era rifi utato<br />
il foraggio per il mio Mitz, avevo deciso di procedere verso<br />
nord. Vi erano, in quella direzione, boschi più fi tti e Mitz avrebbe<br />
trovato erba migliore e tutti quei fi ori carnosi che crescevano attorno<br />
alla pineta.<br />
Non lo conoscevo forse quel furbastro di Zanetto? Era un tirchio,<br />
vedovo tre volte. Dicevano che era nato al tempo in cui Franz<br />
Josef era ancora un giovincello, e che non avrebbe tirato i crachi<br />
prima del “mille non più mille”.<br />
Forse è per questo che è tanto tirchio. C’ha troppi anni da vivere,<br />
troppi giorni da passare in Terra. E bisogna cibarsi ogni santo<br />
giorno, se vuoi tenerti in forze per lavorare. E tutto ciò per cui il lavoro<br />
serve è per produrre altro cibo. Vivere è un circolo vizioso, un<br />
maledetto vizio di fatica!<br />
Chissà cosa si staranno dicendo i miei lassù sul monte… Avranno<br />
capito che me ne sono andato per sempre? Chissà le litigate che<br />
accenderanno a mezzogiorno, attorno al tavolo, con occhi famelici<br />
e bocche che fan presto a perder saliva ingurgitando polenta intinta<br />
nei sughi insipidi di quelle megere!<br />
MITZ: Saba è silenzioso. Sta pensando alla nostra gente, lassù.<br />
Credo che gli manchino. Ma io dirò la verità: a me quella gente,<br />
la sua famiglia, non manca per niente. Non mi hanno mai dato<br />
ascolto! Non mi hanno mai considerato! Perché io sono sempre<br />
stato l’asino di Saba. Sua esclusiva creatura. Sua proprietà. Nessun<br />
altro mi hai mai accarezzato o nutrito o rivolto lo sguardo. Si<br />
sono sempre comportati come se io non esistessi. Dicevano che il<br />
nome era stupido, come la mia esistenza. Dicevano che ero un asino<br />
senza senso.<br />
Per fortuna ho il mio padrone. Saba è un grande uomo. Anche<br />
lui si chiede spesso quale sia il mio senso, però se lo chiede con affetto.<br />
Mi accarezza. Mi tiene stretto a sé, volendomi bene.<br />
SABA: Nei pressi di Scoi avevo fatto pascolare Mitz. Aveva<br />
mangiato una buona quantità di petali di margherita. Il solito ingordo.<br />
Quanto al mio di stomaco, ne avevo spento i borbottii con<br />
un pezzo di scorza di pane e un altro di scorza di formaggio che<br />
avevo preso dalla credenza la sera prima. Quella fanfara di mia<br />
cognata se ne sarà accorta della mancanza di quei pezzetti di miseria<br />
che mancano dalla credenza. Avrà cantato il suo panico con<br />
le mani in aria, minacciosa, verso quel poveraccio di mio fratello<br />
che non sopporto, ve lo dico, ma per il quale provo una gran<br />
pena dal giorno del suo matrimonio. Non riesco a capire il tipo<br />
di rassegnazione che occorre ad un uomo per accettare di dividere<br />
i propri giorni, e specialmente il proprio letto, con una donna<br />
rozza, priva di qualsiasi tenerezza verso il prossimo, quando<br />
<strong>Panorama</strong> 35
36 <strong>Panorama</strong><br />
Letture<br />
so per certo che non tutte le donne di questo mondo sono fatte di<br />
tale materia.<br />
Non tutte.<br />
Iddio me lo aveva fatto comprendere. Non ero mai stato maritato,<br />
ma una donna che era miele e luce l’avevo conosciuta.<br />
MITZ: Ancora muto se ne sta. Non impreca. Non dice nulla. Mi<br />
ha fatto pascolare erbetta buona, fi ori profumati. Il sole si è alzato<br />
di molto. La terra è ormai secca. Fa molto caldo. Il mio padrone<br />
si è tolto di tasca una scorza di pane e qualcosa di verdognolo che<br />
non ha un buon odore. Ha masticato piano, facendo fi nta di saziarsi.<br />
A volte è così. Fa fi nta di fare delle cose, ma non le fa. Si racconta<br />
che la pancia sia piena, che le membra siano riposate, che<br />
gli occhi siano asciutti e il mento non sia rigato di lacrime. Si racconta<br />
queste cose per meglio sopportare la giornata, o una notte<br />
stupida come quelle fatte di sogni. A volte fa fi nta, ma io so sempre,<br />
in ogni momento, che cosa fa in realtà. Lui è il mio padrone e nessuno<br />
lo conosce meglio di me.<br />
Mi son messo a correre dopo un po’, attirandolo sotto l’ombra<br />
di altre piante, in modo da fargli trovare quell’albero da frutta di<br />
cui si era scordato. I frutti sono belli e maturi. Saba ha detto “Canaglia<br />
d’un asino!” e poi ha riso. Si è arrampicato sui rami più<br />
bassi ed ha preso a ingoiare i frutti rossi come fossero benedetti.<br />
Ha sempre amato i frutti rossi il mio padrone.<br />
Ora se ne sta lì, seduto su quel ramo scuro a penzolare le gambe<br />
nel vuoto. Non mangia più. I suoi occhi guardano un altro vuoto<br />
che io non posso vedere. Però so cosa c’è in quel vuoto. C’è il<br />
ricordo di una giovane. Negli uomini è facile vedere questo lato;<br />
nel mio padrone è ancor più facile vederlo, quando pensa a quella<br />
giovane, non una donna qualsiasi, ma una in particolare, graziosa,<br />
castana, fl orida. Una donna che vive nei pensieri di Zio Saba, ma<br />
non è più di questo mondo.<br />
SABA: Il mio Mitz. A volte mi scordo di lui. Mi chiudo nei graioni<br />
dei miei pensieri e Mitz svanisce. Poi strizzo gli occhi e quando<br />
li riapro lui è lì, a darmene il suo destro di occhio, lucido e nero.<br />
Ha gli occhi grandi Mitz, così grandi che puoi specchiarti dentro e<br />
ti vedi come non vorresti vederti mai.<br />
Salto giù dal ramo basso di un sarieser. Mi sono rimpinzato di<br />
ciliegie e di memorie. Ora basta.<br />
Mitz è accanto a me, alla mia sinistra, fedelissimo compagno.<br />
Gli accarezzo il manto e la testa. Gli tocco gli orecchi e lui si arrabbia.<br />
Mi fa sorridere, quando si arrabbia. Scrolla il suo testone grigio,<br />
ma non si allontana. Gli accarezzo il ciuffo bruno che ha fra<br />
gli orecchi. È buffo Mitz. Come avrei potuto abbandonarlo lassù<br />
sul monte e proseguire il mio cammino senza la sua presenza, senza<br />
la sua crudeltà?<br />
C’è un mulino nella valletta sotto a Scoi. Ci vivono due fratelli.<br />
Mikec e Jakec li chiamano e si chiamano fra loro. I loro nomi veri<br />
li hanno scordati, come le date di nascita o chi fossero stati i loro<br />
genitori. Eccoli là, nell’orto, ma che cosa stanno facendo? Ballano?<br />
Gridano?<br />
Ci avviciniamo, io e Mitz, e quei due pazzi continuano a saltare<br />
nell’orto. Ma non sono arrabbiati.<br />
”Viva ragazzi!” grido andando loro incontro.<br />
”Viva Saba!” mi salutano entrambi. Paiono funzionare con una<br />
sola mente.<br />
”Cosa state combinando?” gli chiedo. L’orto pare un campo di<br />
battaglia. Non si capisce neanche cosa vi cresce. Mi spiegano che ci<br />
avevano un bel orto di radicchio. Era pieno di bellissimo radicchio,<br />
mi dicono. Ma ogni mattina trovavano la desolazione. Ogni mattina<br />
c’era sempre meno radicchio e sempre più terra scomposta.<br />
”Qualche ladron?” chiedo.<br />
”Macché ladron! Una bestia schifosa!”<br />
”Ah! E che bestia era?”<br />
”Una talpa! Una talpa maladeta!” risponde Mikec, il maggiore<br />
credo perché ha più rughe intorno agli occhi chiarissimi, trasparenti.<br />
”Oh, ma l’abbiamo sistemata! L’abbiamo sistemata per tutte le<br />
feste” fa Jakec contento.<br />
”L’avete accoppata?” gli chiedo.<br />
”Meglio! Meglio, compare!” gridano. “L’abbiamo sepolta viva,<br />
quela canaia!”<br />
MITZ: Il mulino di Mikec e Jakec si trova nascosto dalle fronde<br />
di alberi chiari, con foglioline rotonde e fi ori bianchi di odore intenso.<br />
È pieno di api intorno. Il mio padrone e io arriviamo al loro<br />
orto, di fronte il mulino dove abitano, un bel mulino che non macina<br />
più. Sono due poveracci, quei fratelli, di tasca e di zucca. Lo<br />
vedi subito. Gli piace arrossire di vino e cantare. Sono matti da legare<br />
con corde robuste. Saba entra nel loro orto, dove hanno fatto<br />
un macello con la terra bruna. Mikec e Jakec ridono, si dimenano,<br />
con le zappe in spalla. Hanno seppellito una talpa che gli rovinava<br />
la terra e le verdure, ma Saba non ride di loro e se lo fa non lo<br />
dà a vedere. Li sta aiutando ora a sistemare la terra scoperchiata.<br />
“Benedeti fi oi” dice loro, anche se Saba ha più o meno la loro età<br />
“la prossima volta accoppatela e po bom!”<br />
”Kaj?” risponde Jakec e si gratta il cespuglio di capelli castani.<br />
”Nič”” dice Saba “ti la copi e xe fi nì”.<br />
Allora i fratelli fanno “Aaaaah” perché afferrano di non aver<br />
risolto niente - la bestia è ancora viva. Chiedono a Saba di rimanere<br />
fi nché la talpa non esce di nuovo e di fargli il favore di accopparla<br />
lui, perché loro non ne sarebbero capaci. Poveretti, ci mettono<br />
mezza giornata a tagliar la testa ad un pollo, gli spiegano,<br />
perché non hanno cuore di farlo e lo fanno infi ne, dopo molte fatiche<br />
e sudando come maiali, solo perché devono nutrirsi con quella<br />
gallina disgraziata. Gliene sono scappate tante, dopo averle decapitate,<br />
gli spiegano.<br />
”Difati la pineta xe piena de galine senza glava” urla Jakec ad<br />
un orecchio del povero Saba.<br />
Mikec entra in casa e riappare con acqua e vino. Fanno sedere<br />
Saba sotto a una pergola fi orita, del colore di certi tramonti<br />
dopo il mal tempo. Gli offrono da bere. Chissà perché parlano a<br />
voce così alta, quei due fratelli? Come se dovessero sentirli fi no<br />
a Buie?<br />
Saba discorre tranquillo, ed è contento di parlare con delle anime,<br />
anche se si tratta di quei due tonti. Sono pazzi, ma lo ascoltano.<br />
Ignorano il mondo, ma tengono in rispetto l’ospite inatteso<br />
che con un po’ di fortuna sistemerà per loro la questione della talpa<br />
maledetta.<br />
SABA: Accetto di rimanere fi nché la talpa non riappare. Come<br />
posso lasciarli nel loro oblio questi due scemi? Sono dei bravi ragazzi.<br />
Troppo vivaci, non riescono a contenere l’entusiasmo per la<br />
più piccola banalità, però sono cari, d’animo dolce.<br />
Prometto loro di ammazzare una gallina come Dio comanda,<br />
se poi posso rimanere a cena e loro concordano, contenti di<br />
pelare patate per una bocca in più e dare del foraggio a Mitz,<br />
che è sistemato al fresco della stalla, a far compagnia a tre capre<br />
dal pelo macchiato. Sarà contento di riposare, il mio caro<br />
Mitz.<br />
Mikec e Jakec lavorano in sintonia, girando uno attorno<br />
all’altro nell’angusta cucina dal soffi tto basso: una nicchia,<br />
con le pareti inerite dal fumo di un vecchio spacher murato al<br />
quale manca qualche mattonella ed ha la piastra più nera della<br />
gola di un diavolo. Vivono così, questi due fi gli sfortunati, la<br />
cui madre si diceva fosse nata a Trieste in famiglia altolocata<br />
per poi perdere la ragione a sedici anni e scappare qui in campagna<br />
con un contadino della Savrinia. I genitori erano morti<br />
in guerra; fucilati dai tedeschi perché rifi utatisi di cedere la<br />
loro unica scrofa.
Li guardo, Mikec e Jakec; due bambini di quasi mezzo secolo<br />
senza un solo segno del tempo a solcargli il viso. Perennemente<br />
sorridenti; beati nella loro bonaria ignoranza.<br />
Conoscevo tutto dei due fratelli. In questi luoghi non vi sono<br />
segreti. Il vento bisbiglia tra i vigneti le faccende di tutte le genti,<br />
da Tribano a Piemonte, in lungo e in largo, fi n sotto al castello<br />
di Momiano. Conoscevo la loro storia, la loro cocciutaggine e<br />
la loro pazzia. Una cosa ignoravo: Mikec e Jakec avevano paura<br />
del buio.<br />
Sono rimasto per la notte, vi dicevo, nell’attesa della talpa, sistemato<br />
su un pagliericcio accanto a loro, sul fi enile sopra la stalla. La<br />
notte è buia in questa vallata, dove non arriva neanche il verso del<br />
gufo. Nella silenziosa oscurità mi sono addormentato per la prima<br />
volta lontano da casa, attorniato da odori nuovi, puzzi vecchi e il<br />
fi ato corto dei due fratelli che pareva quello di due infanti lasciati<br />
soli in una grotta.<br />
”Ben kaj?” mi lamento “dormite, su!”<br />
”Muči, muči…” rispose Jakec sottovoce. “Čuj, čuj…”<br />
Cosa dovevo sentire? Non una sola pagliuzza si muoveva intorno.<br />
La notte era fresca, ideale per un lungo sonno ristoratore. Mi<br />
ero addormento tranquillo dopo un po’, con la vaga sensazione che<br />
i fratelli s’erano spostati, nel buio, verso di me, spauriti da chissà<br />
quale storia di spettri che si fanno raccontare dai ragazzini su a<br />
Sterna, la domenica, quando vanno all’osteria.<br />
La mattina dopo ho capito cosa li aveva spaventati tanto e quale<br />
era stato quel rumore che io non sono riuscito a sentire.<br />
MITZ: Hudiči senza rotelle quei due! Non mi hanno fatto dormire<br />
tutta notte. Mi spostavo io, si spostavano loro. E blateravano<br />
a voce bassa ma insistente che c’era qualcuno di sotto! Certo che<br />
c’era qualcuno! C’ero io! Non pretenderanno che un asino stia<br />
immobile di notte!<br />
Chissà se il mio padrone s’è riposato? S’è alzato presto per andar<br />
a pestar talpe nell’orto di questi due elementi indiavolati. Spero<br />
faccia presto. Mi ha promesso la libertà il mio padrone e dubito<br />
che la libertà si trova presso questo vecchio mulino. C’è troppa<br />
ombra qui, e poco sole, e non ci sono orizzonti lontani da osservare.<br />
Non voglio rimanere in questo posto una notte di più! Quei due<br />
mi spaventano, così spaventati. Hanno paura del buio perché nessuno<br />
gli ha insegnato il buio che cosa sia. Io lo so che cos’è il buio<br />
e non lo temo.<br />
SABA: Non l’ho trovata la talpa. Non s’è fatta vedere. Non<br />
posso rimanere qui tutto il giorno ad aspettare che sbuchi fuori<br />
di terra. Forse s’è n’è andata la bestiola. Quando ha capito che<br />
la stavano sotterrando viva, avrà pensato quanto sono matti e se<br />
n’è andata a remenar l’orto di qualcuno più savio.<br />
Dissi loro una bugia. Dissi che l’avevo accoppata quella maledetta<br />
e sotterrata molto profondamente.<br />
Ci siamo salutati a lungo. Li ho ringraziati. Non mi mollavano le<br />
mani, uno per parte, e continuavano a ripetere ‘resta, resta’. ‘Tornerò,<br />
tornerò a trovarvi’ gli dicevo.<br />
“Torna co’ xe de coleser patate” disse Jakec e allora dovetti<br />
prometterglielo, perché avevano pensato che rovistando<br />
il campo in agosto tutto un esercito di talpe sarebbe venuto<br />
per vendicarsi. ‘Dove scovavano una tale immaginazione?’ mi<br />
chiedevo.<br />
’Tornerò, va bene, tornerò’, ripetevo, mentre riprendevo il mio<br />
povero Mitz che aveva il muso duro e offeso di chi non ha passato<br />
una bella notte.<br />
Proseguimmo verso Cremegne, accostando la strada impolverata<br />
e per lungo tempo ancora sentivamo Mikec e Jakec che gridavano,<br />
pregandoci di tornare da lì a poche settimane per raccogliere i<br />
tuberi dalla terra calda di luglio.<br />
Letture<br />
Arrivammo in città verso le dieci. A Buie era giorno di mercato.<br />
Sull’altura sopra il cimitero sostavano camion, carretti e animali<br />
da tiro. Gridavano le loro offerte, chi in slavo, chi in italiano, tutti<br />
bestemmiando che i prezzi erano alti, che non si sarebbero fatti fregare.<br />
I commercianti di bestiame, vestiti a festa, c’avevano tutti lo<br />
spagnoleto in bocca. Stava diventando un’epidemia, tutti a fumare<br />
quella puzzolente robaccia per poi tossire, innervosirsi e bestemmiare<br />
ancor di più.<br />
MITZ: Il mercato di Buie con tutte quelle bestie dall’aria stanca,<br />
dagli occhi spenti. Le vacche a scodinzolare contro le mosche.<br />
I maiali a grugnire disturbando gli altri suoni, con quel odore che<br />
si portano addosso, così nudi e volgari.<br />
Benedico il mio padrone che tira dritto e non si ferma in questo<br />
postribolo di gente, grida e cattivo odore. Lui non ama la confusione,<br />
ma soprattutto non ama sentir bestemmiare. Orhi Boh lo dice<br />
qualche volta, ma lo pronuncia soprappensiero, non per il signifi -<br />
cato, solamente per il suono delle parole che ci sta bene, quando<br />
si vuole puntualizzare un fastidio, una fatica, un sacco di grano rovesciato,<br />
una botte che perde, il bue che non ascolta o la pietanza<br />
insipida cucinata dalle sue cognate insulse. Ma la bestemmia vera,<br />
quella proferita con passione, e rivolta all’Onnipotente, quella no.<br />
Quella mai. Saba ha troppo rispetto per il Creatore, la natura stessa,<br />
non sa nemmeno lui di che cosa ha rispetto, però se lo porta<br />
dentro, rannicchiato sul fondo scivoloso dell’animo.<br />
Saba è in costante preghiera perché tutti stiano bene, perché i<br />
fi gli guariscano dalla febbre, i vecchi sentano sollievo dopo gli acciacchi,<br />
la terra dia buon frutto e il Cielo mandi un po’ di sale nelle<br />
zucche degli uomini.<br />
Proseguiamo fi no a Piazza Libertà, e più in alto ancora, verso<br />
il Duomo, dove c’è Mafalda che lavora in una taverna assieme al<br />
marito oste. Mafalda è nata su, al paese nostro. Si conoscono con<br />
Saba. Son cresciuti insieme.<br />
SABA: L’orecchio mi fi schia di nuovo. La testa duole. Il latte<br />
di capra che mi hanno dato al vecchio mulino si è già spanto per le<br />
vene, consumato. Ho fame.<br />
Ho portato Mitz fi no a qua, in città vecchia. Spero di trovare<br />
Mafalda che non mi negherà una pastasciutta, una frittata condita,<br />
qualsiasi cosa. Mitz ha ruminato strada facendo. Ha capito<br />
che dev’essere furbo e fermarsi da solo quando ha fame. Ha capito<br />
che stavamo venendo in città dove non c’è erba, solo sassi e<br />
polvere e caldo, e automobili e camion che fanno baccano e rumorosi<br />
scoppiettii delle motorette Tomos, sulle quali i giovanotti<br />
fanno i bulli.<br />
”Saba?” è Mafalda che mi ha scorto dalla fi nestra. Esce e mi<br />
viene incontro, lei col suo petto abbondante, i capelli cotonati e un<br />
vestito a fi ori color delle pesche. Dà la sensazione di freschezza e<br />
forza vedere Mafalda, come venir investiti da un ruscello di montagna<br />
questo suo venirti incontro con un sorriso tutti denti grossi e<br />
sani. Ha un ché di puledra la sua bocca, ma in senso buono, per carità,<br />
porto un gran rispetto per la mia amica.<br />
Si è sposata a ’sto bosniaco che ha portato a Buie le sue ricette<br />
speciali di cevapcici. Ma a me non vanno tanto, perché stonano<br />
con l’aria che respiro dopo aver mangiato. Un uomo grosso, due<br />
baffoni, la battuta facile, il vocione che ride sempre, ma piuttosto<br />
prepotente nei suoi modi. Mafalda gli tiene testa, lei, cresciuta su<br />
suolo duro, facendo la fame; la più forte tra tutti i suoi fratelli e<br />
sorelle, ora sparsi, chi in Friuli e chi in Lombardia, troppo rachitici<br />
e troppo molli di carattere per restare qui al fi anco dei genitori<br />
sconvolti dai cambiamenti e dalla storia; genitori onesti, per<br />
niente legati al soldo e privi di avaria. Tutti squagliati per il mondo<br />
i fratelli di Mafalda. Non erano pronti a combattere un nuovo<br />
periodo di colpi duri e colpi bassi, come se fosse stato diverso in<br />
qualsiasi altro tempo primo di questo, jugoslavo.<br />
<strong>Panorama</strong> 37
38 <strong>Panorama</strong><br />
Letture<br />
”Saba, caro Saba! Cosa ci fai oggi a Buie? Sei venuto al mercato,<br />
al posto di Stefanio? Sta male tuo fratello? È sempre lui che…”<br />
”No. No, Mafalda, Stefanio sta bene. Stanno tutti bene. I fulmini<br />
non colpiscono le ortiche, lo sai”.<br />
”Ah ah ah!” ecco la sua risata, quel donnone tutta seno e denti<br />
grandi.<br />
”Be’, insomma, stanno bene, ecco, ma a me è venuta voglia di<br />
una tua fritada de ombolo e zivola e allora mi son detto, mi concedo<br />
una giornata tutta mia e me ne vado a Buie!”<br />
”Ma bravo, braaavo, hai fatto bene, Saba. Hai fatto benissimo.<br />
L’ombolo è fi nito, ma te ne preparo una con zivola e sparisi, se non<br />
hai niente in contrario!”<br />
”Zivola e sparisi più che ben” le rispondo. Non voglio raccontarle<br />
la verità. Dovrei dare spiegazioni che sono chiare e tonde nella<br />
mia mente, ma per le quali non conosco parole adatte ad esporle<br />
a quella cara ragazza matura, quella donna così imponente, l’essenza<br />
di questa penisola, che è stata la mia amica d’infanzia, nonché<br />
amica della… mia…<br />
”Ma quello è Mitz, legato al palo? Ti sei portato dietro il tuo<br />
Mitz? Come mai, eh Saba? Ma come mai?”<br />
”Mah… per compagnia, cossa te vol che te digo, Mafalda, per<br />
compagnia”.<br />
”Ah…” risponde Mafalda, poco convinta.<br />
”Ascolta, amica mia, le cose stanno così. Non ho soldi con me,<br />
ma ho tanta fame e… pensavo, se sei d’accordo, dammi anche<br />
mezza porzione, io ti ripulisco il terrazzo, ti spacco la legna, qualsiasi<br />
commissione”.<br />
”Non c’è bisogno di dire niente” risponde lei, calando la voce e<br />
lisciandomi una manica della giacca. “Ci conosciamo io e te, o no?<br />
Non c’è bisogno di dire niente. Una porzione intera e il terrazzo per<br />
conto mio lo hai già sistemato. Stevo è andato a Capodistria con un<br />
suo compare. Quindi il terrazzo è gia sistemato e po bon!”<br />
Come ringraziare quella creatura? Abbiamo la stessa età, ma lei<br />
è di animo gioioso, capelli biondi e membra rotonde. Io sono secco<br />
e scuro, come quel cipresso su al monte, arso da un fulmine. Ho<br />
lo spirito affaticato e offeso dalla malavoglia di quella mia ciurma<br />
selvatica. Dimostro molti più anni di lei, molta più vecchiaia.<br />
Mangio con gran appetito la gustosa frittata speciale di Mafalda,<br />
condita con asparagi, cipolla e affetto. Mafalda mentre cucina<br />
la senti cantare, e anche se tiene qualche angustia nel corpo non ne<br />
fa una croce da sbattere in muso agli altri.<br />
Perché le altre donne non possono essere così?<br />
Il padre di Mafalda, il vecchio Dante Amedeo Barone, c’ha il<br />
carattere nobile come il cognome, si nutre quasi solo di bacche<br />
di bosco, perché si è convinto che qualcuno avvelena l’olio e la<br />
farina. “Ma chi è che avvelena la farina, Dante?” gli chiedi. “Ah,<br />
i foresti” ti risponde. “E come faremo?” gli chiedi. “Ah, tanto mi<br />
qua son provisorio” dice ultimamente; lui che qui c’è nato, così<br />
come i suoi genitori, ed i nonni. Ma nell’ultimo lustro parla di<br />
voler tornare laddove sono nati i suoi trisavoli Barone, in qualche<br />
tenuta nel Mantovano. Nella sua costante minaccia a partire<br />
continua però il mestiere di fabbro, minuto, nella sua offi cina, a<br />
batter ferro fi schiando motivetti leggeri e insistendo a chiamare<br />
la sua offi cina “armeria”, perché dice “Mi go imparà de mio<br />
pare, mio pare de mio nono e mio nono de mio bisnono, che ghe<br />
fazeva le armi ai soldati in Pianura padana e quindi non son fabro,<br />
son armier!”<br />
MITZ: Chissà cosa avranno tanto da parlare quei due, da tenermi<br />
legato a questo palo per l’eternità. E il sole che mi sputa in<br />
testa! M’avesse messo all’ombra, quella disgrazia del mio buon<br />
padrone! Ostia sua! Certe volte si dimentica di me, completamente.<br />
Penetra nei suoi pensieri come i merli s’immergono nei rovi, e<br />
non esce più, per ore.<br />
In compagnia di Mafalda poi, non ne parliamo. Se ne stanno<br />
sotto a quella pergola, a bere malvasia e ridere. È Mafalda<br />
che ride. Saba ride di meno. Lei parla e lui la ascolta,<br />
vecchio buon Saba che non sa mai dire ‘basta’ agli altri, che<br />
non pensa mai a sé, e non pensa a me, che sto qui a sciogliermi<br />
nel bel mezzo del giorno, con il sole a picco sopra i miei<br />
orecchi!<br />
Raglio. Una, due volte. Attendo. Raglio di nuovo.<br />
”Tiho Mitz!” mi suggerisce il mio padrone.<br />
Ma con me le ciacole non prendono, con me ci vogliono i fatti<br />
per farmi stare calmo. Raglio con maggior vigore.<br />
”Mitz! Stai buono! Adesso vengo!”<br />
Ma io raglio ancora e ancora fi nché lo vedo che saluta Mafalda<br />
baciandola sulle guance e si avvicina a me, col berretto stretto<br />
in mano.<br />
Ahi! Mi ha dato una sventola sul muso. Ben mi stà!<br />
SABA: In camera mia, lassù sul monte, ho lasciato i Vangeli<br />
e altri due libri vecchi che ho letto un milione di volte. Mi hanno<br />
sempre sbeffeggiato i miei, per la mia mania di leggere. Sempre. E<br />
a uno che ti sbeffeggia perché leggi, a te che sei l’unico alfabeta di<br />
famiglia, che cosa gli vuoi rispondere?<br />
Mi spiace, però, di aver lasciato i Vangeli. Vorrei averli qui con<br />
me ora.<br />
Io e Mitz abbiamo camminato giù per i colli, riposandoci di<br />
quando in quando, pascolando, masticando steli di erba dolce e rifl<br />
ettendo sul come si riveli corto a volte un viaggio che s’era prospettato<br />
molto più lungo.<br />
Siamo in un posto che chiamano San Pellegrino e davanti a noi<br />
c’è il mare, luccicante in questo pomeriggio arroventato.<br />
Sono seduto su una roccia bianca. Mitz è dietro di me, sul prato,<br />
offeso di nuovo, per chissà quali motivi.<br />
Il tramonto non tarda ad arrivare ed io mi concentro sull’ultimo<br />
spicchio di sole, una piccola falce di luce arancione che lascia il<br />
mondo a vedersela con le proprie tenebre. L’ho colto tutto quell’ultimo<br />
spicchio, l’ho mangiato, inghiottito. Ora mi riscalda lo stomaco<br />
e i sensi.<br />
Il sole mi ha fatto tanta compagnia e domani non lo vedrò, o sarà<br />
lui a non vedere me?<br />
È un tramonto scuro, fatto di striature viola nel cielo e pensieri<br />
violacei dietro agli occhi.<br />
MITZ: Saba, il mio padrone, è seduto su quella roccia, davanti<br />
all’immensità.<br />
Si sta facendo buio e il suo animo si è nuovamente oscurato.<br />
Vorrebbe avere qualcosa da leggere, lo so, glielo vedo da come<br />
si sfrega le mani, senza pace.<br />
Non è colpa del mio padrone. Lui è buono e non ha commesso<br />
falli. Ha cercato di non mancare, come fi glio, fratello, uomo, spirito<br />
e padrone.<br />
Eppure io gliel’ho sempre suggerito che non era possibile. Non<br />
si può “non mancare” in un mondo maculato. Non puoi venir<br />
meno a tuoi più valorosi principi se tutti intorno a te, o molti comunque,<br />
li sporcano di continuo.<br />
Gliel’ho detto tante volte ‘Saba, puoi anche continuare a tener<br />
alta la tua lanterna, ma non puoi illuminare il buio intero’.<br />
Ma è ostinato il mio padrone.<br />
Dice di avere un modo suo.<br />
Non so.<br />
Non so esattamente cosa gli frulli nella testa, spero solo non<br />
voglia entrare in quell’immensità incontrollata, perché se lo farà,<br />
dovrò seguirlo.<br />
Sono Mitz, l’asino da compagnia, e quell’uomo seduto sulla<br />
roccia, stanco, che tenta di staccarsi di dosso l’ultimo pensiero, è<br />
Saba, il mio padrone.
Pubblicazioni<br />
Uscito dalle stampe il numero 172 de La battana<br />
Nel ricordo di Romolo Venucci<br />
intento ad un taglio<br />
essenzialmente fi losofi -<br />
L’esplicito<br />
co e letterario e il fascicolo<br />
tutto dedicato a Romolo Venucci costituiscono<br />
i due dati più evidenti del<br />
n. 172 de La battana. Posto che quarantacinque<br />
lunghi anni di pubblicazione<br />
ininterrotta rappresentano<br />
nel mondo dell’editoria un caso<br />
raro a tutti gli effetti, afferma<br />
nella prefazione il nuovo redattore<br />
capo Corinna Gerbaz Giuliano,<br />
si ritiene che in tal modo<br />
essa continuerà ad esprimere la<br />
volontà di salvaguardia del patrimonio<br />
culturale e linguistico<br />
della minoranza. Un patrimonio<br />
ben presente nella volontà<br />
di Eros Sequi, Lucifero Martini<br />
e Sergio Turconi, i “padri fondatori”<br />
che la diressero fi no al<br />
1989, come pure nei subentranti<br />
Ezio Giuricin, Elvio Baccarini e<br />
Maurizio Tremul, che, percepiti<br />
i segnali di cambiamento, mutarono<br />
l’impostazione della rivista<br />
accogliendo nelle sue pagine<br />
questioni politiche, sociali, sociologiche<br />
e fi losofi che.<br />
Con l’arrivo di Nelida Milani<br />
ridivenne centrale il discorso<br />
letterario e un’identica linea di<br />
condotta fu seguita dai successori:<br />
Aljoša Pužar, Elis Geromella<br />
Barbalich e Laura Marchig.<br />
Sul fi lo di tali precedenti, nei numeri<br />
a venire, entro la cornice fi losofi<br />
co-letteraria troveranno posto scritti<br />
anche di carattere scientifi co, artistico<br />
e altro, in un discorso non limitato<br />
al versante letterario bensì valido per<br />
tutto l’universo culturale, così come<br />
a suo tempo si era espressa Nelida<br />
Milani. Ora, aprendo le porte a contributi<br />
di tipo fi losofi co, fi lologico,<br />
artistico, storico e culturale in genere,<br />
si intende promuovere “La battana”<br />
a rivista scientifi ca a tutti gli effetti,<br />
l’unica in lingua italiana nei territori<br />
della Croazia e della Slovenia. Un<br />
processo questo che di necessità implica<br />
l’affi ancamento ai collaboratori<br />
consolidati di numerosi ricercatori<br />
giovani che hanno già all’attivo esiti<br />
di rilievo.<br />
Ottima occasione dunque per dedicare<br />
questo numero a Romolo Venucci,<br />
tradizionalmente defi nito il<br />
nome più incisivo che la CNI ha dato<br />
nel campo delle arti fi gurative. Una<br />
defi nizione che però si rivela sfuggente<br />
nell’attimo stesso in cui viene<br />
messa su carta, per almeno due motivi.<br />
Il primo è che il suo valore è tale<br />
da proiettarsi su un’area che di gran<br />
lunga supera quella del nostro insediamento<br />
storico. Se anziché a Fiume<br />
avesse operato in Italia, oggi sarebbe<br />
noto ed apprezzato a livello europeo.<br />
Anche restando a Fiume però è degno<br />
di tutta la nostra stima in quanto,<br />
dividendosi fra produzione artistica<br />
e attività didattica, oltre all’amore<br />
per l’arte, ha impresso in tanti nostri<br />
giovani il signifi cato di appartenenza<br />
alla città, alla propria lingua e cultura<br />
e soprattutto quell’apertura culturale<br />
che è sinonimo di tolleranza e<br />
rispetto.<br />
Seppur soprattutto “tecnico”, il secondo<br />
motivo è non meno indicativo<br />
della validità di Venucci: le due nipoti<br />
Patrizia Venucci Merdžo e Lilia-<br />
na Venucci Stefan si sono unite unite<br />
a rilevare la sua passione per la musica<br />
- che, si affi ancava alla “lingua<br />
uffi ciale” dell’espressività fi gurativa<br />
e plastica quale “idioma del diletto,<br />
non meno amato ed approfondito” - e<br />
ad evidenziare con - è il caso di dirlo<br />
- sapide pennellate il volto dello<br />
zio visto con gli occhi di bambine<br />
quali erano allora.<br />
L’idea di dedicargli un numero<br />
intero deriva dalla pubblicazione<br />
della monografi a a lui<br />
dedicata, avvenuta in maggio. I<br />
saggi sono di Erna Toncinich e<br />
Sergio Molesi, gli autori della<br />
monografi a, Daina Glavočić, autrice<br />
della prima monografi a in<br />
croato e Ingrid Burić, che ha sostenuto<br />
una tesi di laurea sull’artista<br />
fi umano.<br />
La seconda parte del numero<br />
monografi co analizza in senso<br />
lato la congerie culturale e<br />
artistica presente all’epoca, in<br />
particolare a Fiume. Così, Ilona<br />
Fried, docente universitaria e ricercatrice<br />
di Budapest, analizza<br />
‘Delta’ che, quale rivista letteraria<br />
più importante del periodo<br />
dopo la guerra a Fiume, rappresentò<br />
una signifi cativa esperienza<br />
interculturale, in quanto coinvolse<br />
la produzione in Ungheria<br />
e Jugoslavia, considerata allora - particolare<br />
non trascurabile considerato<br />
che siamo nel 1923 - “Paese amico”.<br />
Francesco Molinari, architetto veneziano<br />
trapiantato in città, tratta in maniera<br />
molto pregevole l’aspetto edile<br />
ed architettonico della città, soffermandosi<br />
anche sugli aspetti economici.<br />
Purtuttavia, in questo ambito<br />
ci sembra che certi dati siano troppo<br />
corrivi, portati a generalizzazioni negative<br />
che non esprimono in maniera<br />
adeguata quello che ci permettiamo<br />
di chiamare il “quadro oggettivo”. Il<br />
prof. Elvio Baccarini è autore del terzo<br />
saggio, sul rapporto fra la morale<br />
e l’opera d’arte, nella fattispecie<br />
all’essenziale interrogativo se l’arte<br />
possa esserci d’aiuto nel proceso di<br />
sviluppo delle nostre conoscenze, in<br />
primo luogo morali. ● M. S.<br />
<strong>Panorama</strong> 39
40 <strong>Panorama</strong><br />
Libri<br />
Secolo. Cento e una storia di un secolo del serbo Aleksandar Gatalica tradotto<br />
Tra realtà e invenzione confi ne i<br />
di Sandro Damiani<br />
Come la lettura di “Cent’anni di<br />
solitudine” di Gabriel Garcia<br />
Marquez non è affrontabile<br />
senza carta e penna per annotarsi soprattutto<br />
i personaggi del fantasmagorico<br />
romanzo, che come un fi ume<br />
carsico spuntano in quantitativi industriali<br />
quando meno te l’aspetti e nessuno<br />
ti dice se già l’avevi incontrato<br />
o meno, mentre tu sei rintronato dai<br />
fuochi d’artifi cio che ogni pagina ti riserva;<br />
così la lettura di “Secolo. Cento<br />
e una storia di un secolo” di Aleksandar<br />
Gatalica non sarebbe possibile<br />
in epoca pre-internet. Perché? Perché<br />
il miscuglio tra personaggi veri e<br />
inventati e simil-inventati, che invece<br />
risultano veri è talmente, come dire?,<br />
all’ordine del giorno, che diventa severamente<br />
obbligatorio sapere e capire<br />
cosa è vero e cosa non lo è; chi è<br />
realmente esistito e chi no.<br />
Procediamo con ordine.<br />
Gatalica autore serbo men che<br />
cinquantenne scrive questa raccolta<br />
di 101 racconti, uno per ogni anno<br />
dal 1900 al 2000, quando di anni ne<br />
aveva trentaquattro. Musicologo, ha<br />
all’attivo parecchi lavori letterari di<br />
stampo saggistico e narrativo, oltre a<br />
studi musicali; infi ne, dal greco classico<br />
ha tradotto Eschilo, Sofocle, Euripide<br />
e poeti tra cui Saffo e Alceo.<br />
(E a questo punto a Napoli direbbero:<br />
“A ritt’ niente!”)<br />
La sua scoperta, per l’editoria italiana,<br />
è avvenuta, com’è stato per numerosi<br />
scrittori jugoslavi, ancora una<br />
volta grazie alla curiosità e all’intelligenza<br />
di Silvio Ferrari, traduttore e<br />
scrittore egli stesso, di origini liguro-dalmate,<br />
che in questa occasione<br />
ha diviso l’onore e l’onere della cura<br />
con Aleksandra Džankić: probabilmente<br />
per quel che concerne lo slang<br />
belgradese che, come tutti i gerghi<br />
comporta un bagaglio di conoscenze<br />
che si possono acquisire solo sul<br />
“campo”.<br />
Sin da subito ho fatto il nome del<br />
Nobel sudamericano. Ma non solo<br />
per l’assoluto bisogno di seguirne<br />
l’azione (il racconto e i singoli rac-<br />
conti) coll’ausilio di un qualcosa coche<br />
ci eviti di perderci nei meandri<br />
dei personaggi e vicende vere, e non,<br />
ma anche perché la stessa cifra stilistica<br />
ne ricorda il narrare. Pure Gatalica,<br />
cioè, è perpetuo fuoco d’artifi -<br />
cio funambolico e bizzarro e non di<br />
rado ironico.<br />
È una raccolta di racconti con<br />
un’ambizione enciclopedica: tenere<br />
insieme un intero secolo, il Novecento,<br />
in un centinaio di brani, ambientati<br />
ognuno in un anno nelle più diverse<br />
città del mondo. Sono racconti, evocazioni,<br />
frammenti, saggi: diffi cile<br />
defi nirli in una parola. L’autore non<br />
ha l’obiettivo di restituire tutte le tensioni<br />
del secolo, ma le conosce, non<br />
domina lo scacchiere mondiale, ma<br />
lo controlla.<br />
Un libro bizzarro nei personaggi,<br />
situazioni, dialoghi, descrizioni.<br />
Per prima cosa a inizio di lettura<br />
non si riesce a capire chi è l’io narrante<br />
che cambia sempre: un uomo,<br />
una donna, un morto, in terza persona,<br />
ecc. È regolarmente un personaggio<br />
di fantasia, ma non sempre<br />
lo sono le situazioni in cui si cala né<br />
tantomeno chi gli sta intorno: artisti,<br />
musicisti, politici, statisti. Quanto<br />
alla collocazione temporale, quasi<br />
mai la motivazione storica per cui<br />
quel dato anno è ricordato dalla storia<br />
con la Esse maiuscola, ha a che fare<br />
con la vicenda. Per il 1939 ti aspetti<br />
l’invasione della Polonia? Macché.<br />
Neanche l’ombra! Ciò che però colpisce<br />
di più, al di là della strambezza<br />
delle situazioni, è la divertita e fulminante<br />
descrizione di scene e personaggi,<br />
“Aveva un viso gonfi o, le<br />
guance rosse e un doppio mento che<br />
in pratica gli mangiava il mento peraltro<br />
sempre mal rasato”. O: “Era<br />
uno di quegli edifi ci del dopoguerra,<br />
né bello né brutto, che sembravano<br />
stare stretti nello spazio e trovarsi lì<br />
per riempire il numero civico”. E ancora:<br />
“Ero un bambino appena uscito<br />
dal sonno impaurito dal fatto che il<br />
mondo degli adulti fosse così brutalmente<br />
piombato dentro il mio”... “Il<br />
cielo notturno arrossato sopra Londra<br />
rimbombava tremendamente del-<br />
le bombe tedesche”. Un edifi cio che<br />
riempie un numero civico? Il cielo<br />
che rimbomba?<br />
Personaggi: c’è il sosia del duce<br />
degli ustascia Ante Pavelić, tanto simile<br />
all’originale che neppure quanti<br />
gli stanno ogni giorno attorno si accorgono<br />
dello scambio. C’è il medico<br />
addetto all’igiene della mummia<br />
di Lenin che assiste al mutare di colore<br />
della pelle dell’insigne cadavere<br />
e della crescita di alcuni peli. Un tizio<br />
si innamora di un manichino e lo<br />
ruba. Un altro acquista all’asta il letto<br />
del suicidio di Marilyn Monroe, e nel<br />
sonno, dopo essersene innamorato, si<br />
uccide insieme a lei. C’è il pianista<br />
virtuosissimo che affascina e sconvolge<br />
mezza Europa, ma che una volta<br />
morto, risulterà non essere mai esistito.<br />
E poi, il marito anziano di una<br />
tenera donna che ogni notte se ne sta<br />
con la pistola puntata sulla sua tempia,<br />
per poi cambiare regolarmente<br />
idea fi no a concludere i propri giorni<br />
accanto a lei tanti anni dopo... C’è<br />
il vigliacchissimo Ramon che durante<br />
la rivoluzione cubana per sfuggire<br />
ai pericoli si trasforma, nell’appiattirsi<br />
lungo i muri, in muro egli stesso...<br />
Per non dire del giramondo che
in italiano da Silvio Ferrari<br />
rreperibile<br />
a inizio secolo acquista un baule da<br />
cui tira fuori scritti e lettere di importanza<br />
capitale nella storia dell’uomo.<br />
Quando muore, dal baule continuano<br />
a sbucare documenti relativi al presente.<br />
Insomma, siamo al cospetto di una<br />
sorta di cilindro di un mago pazzerello<br />
e talvolta un tantino cattivo, con<br />
i suoi quasi cinquecento personaggi<br />
distribuiti in 415 pagine, che si leggono<br />
senza accorgersene. E che hanno<br />
il pregio di farsi rileggere in un secondo<br />
e terzo tempo, visto che i racconti<br />
più lunghi non superano le cinque<br />
pagine e i più brevi le due.<br />
Un’altra cosa che affascina, dopo<br />
- debbo dire - un primo momento di<br />
delusione, è la totale estraneità, ripeto,<br />
di un approccio al singolo anno rispetto<br />
a ciò che il lettore ricorda in<br />
prima persona o dai libri, di quel dato<br />
anno. Qui siamo al regolare cospetto<br />
di avvenimenti, ancorché di fantasia,<br />
secondari, marginali e comunque<br />
sempre sul fi lo della fantasia in cui<br />
però spesso, torno a dire, affi orano<br />
personaggi realmente esistiti. In tal<br />
senso è stupenda la vicenda connessa<br />
al 1911, quando tornando in Germania<br />
da una vacanza veneziana, Heinrich<br />
Mann si ritrova a leggere il resoconto<br />
della sua permanenza in laguna,<br />
scritto dal fratello...<br />
In chiusura, dato che in apertura<br />
avevo citato Gabriel Garcia Marquez,<br />
non posso non ricordare anche<br />
altri scrittori di cui Gatalica, mi pare,<br />
sia a suo modo, debitore. Di certo del<br />
suo connazionale Milorad Pavić e<br />
del suo “Dizionario Cazaro”, ma poi<br />
ci sono Borges e Canetti, fors’anche<br />
Musil e Hašek, a tratti Kafka. E mi<br />
fermo qui, anche perché, quando un<br />
letterato dalla cultura più o meno enciclopedica,<br />
qual è Gatalica, decide<br />
di scrivere un’opera di fi nzione, va da<br />
sé che dentro ci troveremo di tutto.<br />
Un sentito grazie, e concludo, per<br />
questo straordinario gioiello alla giovane<br />
casa editrice reggiana Diabasis<br />
e al summenzionato Silvio Ferrari,<br />
mentre non poco merito spetta pure<br />
all’autore della prefazione, lo scrittore<br />
Predrag Matvejević. ●<br />
Novità in libreria<br />
Emilio Rigatti<br />
DALMAZIA DALMAZIA<br />
Viaggio sentimentale da Trieste<br />
alle Bocche di Cattaro<br />
Da Trieste al Montenegro, lasciandosi<br />
l’Adriatico a destra. Una<br />
pedalata sullo sfondo di un mare<br />
blu, tra rocce e boschi, respirando<br />
odori marini e montani, di malghe<br />
e di spiagge. Un viaggio emozionante<br />
tra ricordi di famiglia, isole<br />
galleggianti e città di pietra. In-<br />
contri inaspettati con pescatori,<br />
viaggiatori e gente del posto. Un<br />
lungo sogno sotto gli occhi di quei<br />
leoni della bandiera zaratina, che<br />
tanta simpatia ispiravano al Rigatti<br />
bambino, davanti alla quale la<br />
sua famiglia intonava l’inno “Dalmazia,<br />
Dalmazia!”. Questa la nuova<br />
irresistibile avventura a pedali<br />
di Emilio Rigatti, dopo il successo<br />
di “Italia fuorirotta”, “Minima Pedalia”<br />
e “La strada per Istanbul”.<br />
Un viaggio sentimentale attraverso<br />
la Croazia, passando per l’Istria<br />
e la Dalmazia, fi no al Montenegro,<br />
tra isole, villaggi e un mare di<br />
emozioni. Tanti spunti e idee per<br />
scoprire i luoghi più belli di alcune<br />
tra le destinazioni turistiche più<br />
apprezzate, soprattutto dagli italiani.<br />
<strong>Edit</strong>ore Ediciclo<br />
Pagine 208. Prezzo 16,00 euro<br />
Tommaso Labranca<br />
MICHAEL JACKSON.<br />
L’UOMO NELLO SPECCHIO<br />
La vita, la morte, il successo e i<br />
misteri del re del pop “Il modo in<br />
cui Elvis si è distrutto con le proprie<br />
mani mi affascina, perché non<br />
vorrò mai seguirlo su quella stra-<br />
da.” Così scrisse Michael Jackson<br />
nel 1988. Purtroppo si è avverato<br />
il contrario. Il Re del Pop ha<br />
seguito la stessa strada del Re del<br />
Rock’n’roll, autodistruggendosi<br />
con un numero spropositato di farmaci<br />
in cui credeva di trovare una<br />
soluzione ai drammi intimi che viveva<br />
da sempre. Drammi che pochi<br />
sospettavano quando, a dodici<br />
anni, era la star dei Jackson 5, il<br />
gruppo creato con i fratelli. Nato<br />
nel 1958 a Gary, una malinconica<br />
cittadina industriale non lontano da<br />
Chicago, Michael Jackson muore<br />
all’improvviso a cinquant’anni in<br />
un giovedì di giugno per un arresto<br />
cardiaco. La notizia arriva in tempo<br />
reale a un sito web di gossip che<br />
la pubblica creando smarrimento e<br />
dolore nei fan in tutto il mondo. La<br />
musica di questo artista visionario<br />
ha segnato un’epoca e infl uenzato<br />
il pop e l’R’n’B per tre decenni.<br />
Michael Jackson è morto alla<br />
vigilia di una tournée che doveva<br />
segnare il suo ritorno sulle scene<br />
dopo dieci anni. Nell’ultima fase<br />
della sua vita, le fragilità personali<br />
e le vicissitudini giudiziarie hanno<br />
offuscato la grandezza della sua<br />
arte, come se l”’Uomo nello specchio”,<br />
l’altro sé a cui aveva dedicato<br />
uno dei suoi brani più celebri,<br />
il suo doppio più discusso e ambiguo,<br />
avesse preso il sopravvento<br />
sulla sua anima di eterno bambino.<br />
Ora restano le canzoni, a perpetuare<br />
la sua leggenda con l’unica testimonianza<br />
che davvero conta per le<br />
stelle della musica.<br />
<strong>Edit</strong>ore Rizzoli<br />
Pagine 215. Prezzo 15,00 euro<br />
<strong>Panorama</strong> 41
46 <strong>Panorama</strong><br />
Sport<br />
<strong>Prima</strong> biografi a italiana di Ralph De Palma, uno dei più grandi corridori<br />
Fu l’icona vivente del «grande sogno<br />
Dopo i Vademecum<br />
della Provincia di<br />
Foggia e Capitanlibri,<br />
Maurizio De Tullio si cimenta<br />
in un arduo lavoro di<br />
ricerca per ricostruire l’avvincente<br />
storia di Ralph de<br />
Palma, un campione automobilistico<br />
del primo Novecento.<br />
De Tullio, nato in Brasile,<br />
vive a Foggia dal 1966, è diplomato<br />
all’Istituto Superiore<br />
d’Arte nel 1977 e lavora<br />
all’Ente Provincia, è un giornalista-pubblicistaappassionato:<br />
con “Ralph De Palma:<br />
L’Uomo più veloce del mondo<br />
che veniva da Foggia”, ha<br />
realizzato la prima biografi a<br />
italiana sul più grande pilota<br />
automobilistico di tutti i tempi.<br />
Forte della sua esperienza<br />
giornalistica, l’Autore si<br />
è avvalso della grande Rete<br />
telematica per consultare le<br />
fonti sull’emigrazione, ricercare<br />
testi presenti in varie biblioteche<br />
nazionali ed estere,<br />
riscontrare dati e documenti<br />
anagrafi ci in archivi pubblici<br />
e diocesani, dando una sua chiave di<br />
lettura all’interpretazione talvolta problematica<br />
degli stessi, delineando un<br />
quadro esaustivo della biografi a del<br />
grande campione italo-americano che<br />
batté tutti i record.<br />
Come ha scritto Teresa Maria Rauzino,<br />
con questo volume, De Tullio è<br />
riuscito soprattutto nell’ardua impresa<br />
di restituire alla Capitanata della Puglia<br />
l’immagine di un eroe, Ralph De<br />
Palma, quasi ignorato in Italia, e che<br />
fece grande lo sport dell’automobilismo,<br />
divenendo, ai suoi tempi, l’icona<br />
vivente del “grande sogno americano”.<br />
Quel bambino, vissuto a Biccari,<br />
provincia di Foggia, fi no all’età di dieci<br />
anni, non aveva mai visto il mare:<br />
solcherà per la prima volta l’Oceano<br />
Atlantico con la sua famiglia per raggiungere<br />
Lamerica, e precisamente la<br />
Grande Mela.<br />
Oltreoceano, quel bambino, che<br />
non aveva mai giocato con le macchinine,<br />
riuscirà - come scrive De Tullio<br />
Ralph De Palma, tra i più grandi piloti automobilistici<br />
di sempre, è nell’Automotive Hall of Fame dal ‘73 e<br />
alla International Motorsports Hall of Fame dal ‘91<br />
- a far sognare milioni di persone. Con<br />
auto vere. Le sue straordinarie gesta<br />
sportive (2557 vittorie su 2889 corse<br />
effettuate nel corso della sua lunghissima<br />
carriera) lo imposero all’atten-<br />
zione planetaria: per milioni<br />
di emigrati italiani sparsi per<br />
il mondo egli divenne l’eroe<br />
internazionale di cui andare<br />
fi eri. De Palma riuscì ad affermarsi<br />
in un’epoca in cui<br />
gli italiani erano considerati<br />
all’ultimo livello della scala<br />
sociale statunitense: erano<br />
i paria della società, un po’<br />
come sono ritenuti oggi gli<br />
extracomunitari. Ecco perché,<br />
nelle prime biografi e apparse<br />
sui giornali dell’epoca,<br />
alcuni dati, a partire dal<br />
nome americanizzato in Ralph,<br />
furono modifi cati per accreditare<br />
un’origine sociale<br />
più accettabile agli occhi dei<br />
fans. Sulla sua tomba, il campione<br />
farà apporre soltanto le<br />
date di nascita e di morte,<br />
senza accenno al luogo d’origine<br />
italiano.<br />
Raffaele De Palma era<br />
nato il 19 dicembre 1882 a<br />
Biccari, un paesino del Subappennino<br />
che di là a un decennio<br />
sarebbe stato decimato<br />
dall’emigrazione transoceanica.<br />
I genitori erano originari di Troia. I<br />
De Palma partirono per gli Stati Uniti<br />
verso la fi ne dell’Ottocento, imbarcandosi<br />
, a varie riprese, su dei piroscafi<br />
che, dopo un mese di viaggio, li
automobilistici di sempre<br />
americano»<br />
sbarcarono a Ellis Island, l’Isola delle<br />
lacrime, dove come tutti gli immigrati<br />
subiranno un’umiliante quarantena<br />
prima di essere accettati nel Paese<br />
della Libertà. La famiglia De Palma,<br />
alla ricerca di quel riscatto sociale così<br />
diffi cile da realizzare in patria, a differenza<br />
di tante famiglie di emigranti,<br />
realizzerà il suo sogno. L’emigrazione<br />
oltreoceano, tra il 1892 e il 1924, fu la<br />
scelta obbligata di circa 22 milioni di<br />
migranti, per la maggior parte italiani.<br />
Nel 1910 New York era considerata,<br />
per il suo alto numero di abitanti provenienti<br />
dal Belpaese, la quarta città<br />
italiana dopo Napoli, Roma e Milano.<br />
I De Palma vivevano a Brooklyn,<br />
uno dei più poveri quartieri newyorkesi.<br />
Ralph cominciò ad aiutare il padre<br />
nella barberia di famiglia, poi lavorò<br />
come pony express di un negozio di<br />
frutta e verdura. La bicicletta diventò<br />
la sua prima grande passione e nel<br />
1899 vinse la sua prima gara ciclistica.<br />
Nel 1902 esordì nel ciclismo professionistico;<br />
le gare si svolgevano allora<br />
al chiuso di un velodromo con piste in<br />
legno e curve molto inclinate.<br />
De Palma iniziò la carriera automobilistica<br />
nel 1908, e la concluse<br />
nel 1934. Il campione italo-americano<br />
guidò le auto delle migliori ditte<br />
dell’epoca: Fiat, Mercer, Simplex, ma<br />
legò il suo nome soprattutto alla Mercedes.<br />
Partecipò alle mitiche corse di<br />
Vanderbilt Cup, alle 500 miglia di Indianapolis,<br />
al Gran Premio di Francia.<br />
Indianapolis, a quasi un secolo di distanza,<br />
colpisce l’immaginario collettivo<br />
degli appassionati per alcune epiche<br />
gesta che l’hanno segnata fi no a<br />
consacrarla defi nitivamente come il<br />
Tempio della velocità. Ralph de Palma<br />
abbinò il suo nome a questa corsa,<br />
lunga e massacrante, sin dalla seconda<br />
edizione, quella del 1912, vincendo<br />
l’edizione del 1915. L’episodio a<br />
cui comunque si ritorna alla memoria<br />
quando si pensa a questo pilota è quello<br />
relativo alla 500 Miglia di Indianapolis<br />
del 1912 quando, dopo aver guidato<br />
la corsa per 196 giri, a due giri<br />
dal termine incorse in un’avaria meccanica<br />
alla sua vettura; a questo punto,<br />
con l’aiuto del suo meccanico, De Pal-<br />
Sport<br />
Lo storico arrivo “a piedi” alla 500 Miglia di Indianapolis del 1912<br />
ma spinse a mano l’auto fi no alla linea<br />
del traguardo nel tentativo di potere in<br />
ogni caso essere classifi cato.<br />
Le gare di Formula Uno di oggi, per<br />
quanto avvincenti, non sono paragonabili<br />
alle emozioni offerte agli spettatori<br />
che assiepavano le tribune e le<br />
piste dei circuiti e degli autodromi circa<br />
un secolo fa. Quel che era profondamente<br />
diverso era la corsa in sé che<br />
aveva la preminenza su ogni cosa e De<br />
Palma seppe comunicare agli spettatori<br />
proprio quello che essi si aspettavano<br />
da un pilota: emozioni, passione,<br />
grinta, coraggio. Una carriera longeva,<br />
la sua, nel segno dell’agonismo e della<br />
lealtà sportiva: Ralph dimostrò che le<br />
gare si potevano vincere usando l’intelligenza.<br />
Quando gli Stati Uniti entrarono nel<br />
primo confl itto mondiale, tutte le attività<br />
sportive agonistiche vennero so-<br />
spese. De Palma si arruolò nell’aviazione,<br />
dopo aver conseguito il brevetto<br />
di pilota a Daytona. Dopo la guerra,<br />
nel 1919, ritornò in questa città alla<br />
guida di una potentissima Packard 905<br />
bianca, la mitica vettura con motore<br />
V12 su auto prodotte in serie. Sulla<br />
sabbia di Daytona Beach, toccò la fantastica<br />
velocità media di 149,87 miglia<br />
orarie (oltre 241 km all’ora). Divenne<br />
l’uomo più veloce del mondo!<br />
Ralph De Palma riposa oggi<br />
all’Holy Cross Cementery di Culver<br />
City, nei pressi di Los Angeles, in California.<br />
Sulla lapide della sua tomba<br />
compaiono solo gli anni di nascita e di<br />
morte: 1882 e 1956. L’epigrafe ricorda<br />
“il campione automobilistico prediletto<br />
vincitore della corsa di Indianapolis<br />
del 1915 (Bloved automobile racing<br />
champion 1915 Indianapolis speedway<br />
winner)”.●<br />
<strong>Panorama</strong> 47
Nella piccola Croazia, solo<br />
nell’agosto scorso, solo da apparecchi<br />
mobili e solo tramite<br />
uno dei tre operatori di telefonia mobile,<br />
il sito del social network (rete sociale)<br />
“Facebook” è stato visitato più<br />
di 100.000 milioni di volte. Questo<br />
dato può bastare per capire che, per<br />
quel che riguarda le relazioni umane,<br />
non possiamo più limitarci a dire la<br />
comunicazione extrafi sica, quella che<br />
avviene via cavi telefonici e frequenze<br />
aeree con punto d’arrivo negli schermi<br />
di computer e telefonini, sta diventando<br />
una tendenza diffusa: qui siamo in<br />
presenza di un fenomeno vero e proprio,<br />
siamo davanti ad un “canale” che<br />
ha moltiplicato in termini esponenziali<br />
la quantità delle comunicazioni che<br />
quotidianamente ci scambiamo sul<br />
pianeta Terra. E qui non c’entrano le<br />
gerarchie d’importanza delle “novità”<br />
che ci scambiamo, non c’è un ordine<br />
d’esposizione, non c’è un fi ltro in<br />
grado di separare ciò che conta (e poi,<br />
qual è l’organo chiamato a stabilire ciò<br />
che conta davvero?) da quella che comunemente<br />
viene chiamata “spazzatura”<br />
in rete. Qui la qualità sta tutta nella<br />
quantità e poi ognuno si arrangia a fi ssare<br />
un minimo d’ordine nel caos.<br />
Al momento attuale, quando si lavora<br />
da buio a buio e si torna a casa la<br />
sera stanchissimi, privi della minima<br />
voglia di uscire con gli amici, quando<br />
la concorrenza ci impone di essere<br />
sempre preparati e freschi e dobbiamo<br />
ricorrere alle agende per fi ssare<br />
i termini delle fette di tempo in<br />
cui ci dedicheremo ai fi gli o ci lasceremo<br />
andare (raramente) all’adempimento<br />
dei doveri (pre, extra) coniugali,<br />
quando si vive a Taranto e ci si<br />
reca al lavoro a Toronto, le occasioni<br />
per scambiare due chiacchiere faccia<br />
a faccia (il “chit-chat” tra cliente<br />
e tassinaro) sono diventate rarissime<br />
e imbarazzanti. Imbarazzanti sì,<br />
perché piano piano ci stiamo scordando<br />
come ci si sente e comporta<br />
quando abbiamo l’occasione di vedere<br />
non lettere in pixel che scorrono,<br />
ma di guardarsi negli occhi. Eppure,<br />
in questo affollatissimo mondo<br />
dominato da una sostanziale solitudine<br />
(specie nelle aree più sviluppate<br />
del globo), si avverte a tutte le latitudini<br />
un disperato bisogno di comu-<br />
58 <strong>Panorama</strong><br />
<strong>Panorama</strong> finale<br />
☺ Il canto del disincanto<br />
Una rete di tentazioni<br />
nicare. Ecco spiegato lo stratosferico<br />
successo dei tanti siti internet pensati<br />
come luoghi in cui la gente, per quanto<br />
virtualmente, si può “incontrare”,<br />
luoghi in cui ci si può abbandonare<br />
a confi denze, sfoghi, corteggiamenti,<br />
scambi d’opinione e di informazioni,<br />
luoghi in cui possono nascere importanti<br />
complementi alla vita terrena se<br />
non addirittura vite parallele. Questi<br />
siti stanno proliferando a ritmi insostenibili:<br />
“Facebook” raccoglie oltre<br />
300 milioni di iscritti, “Myspace” ben<br />
270 milioni, “MSN” di Windows 120<br />
milioni, pochi in più rispetto a “Habbo”,<br />
“Frienddster” e “Classmatts” e<br />
“Skype”. Altrettanto impressionante<br />
e forse, specie per quelli che amano<br />
i fi ori, per lei al primo appuntamento,<br />
scandaloso e demoralizzante il<br />
successo dei siti in cui si va espressamente<br />
in cerca non soltanto dell’anima<br />
gemella, ma anche di avventure<br />
occasionali e di qualsiasi orientamento<br />
sessuale. Sono i siti gratuiti di “online<br />
dating” (appuntamento in rete),<br />
dedicati a single o a chi tale si sente,<br />
quali “speeddate”, “sly” , “mysingledating”,<br />
“connectingslingles”<br />
e, a livello locale, il “balkan-dating”,<br />
“iskrica” in Croazia, “onelovenet”<br />
e “loveawake” in Slovenia o anche<br />
“gejnet” (scritto proprio così - gej).<br />
Il fatto che questi siti consentano<br />
una frequenza gratuita, immediata,<br />
che riduce le distanze, che ci permette<br />
di mostrare all’altro soltanto quella<br />
che noi riteniamo sia “la parte migliore<br />
di me”, è di certo un cocktail<br />
(spesso adrenalinico) di tentazioni<br />
alle quali è diffi cile resistere. E non<br />
c’è niente di male quando si cede. Il<br />
problema nasce, come sempre, quando<br />
non si tiene conto della misura,<br />
quando il troppo diventa la normalità.<br />
Qui non si vuole riproporre un atteggiamento<br />
oscurantista nei confronti<br />
delle novità tecnlogiche. Lo diciamo<br />
chiaramente: la TV, il telefonino,<br />
internet, i siti sociali sono delle opportunità<br />
favolose di informazione,<br />
crescita, intrattenimento, educazione,<br />
conoscenza del mondo. Ma possono<br />
diventare facilmente anche delle<br />
scorciatoie per preoccupanti fenomeni<br />
di devianza sociale. E qui non<br />
ci riferiamo soltanto a chi percepisce<br />
in toto (e questa è di certo patologia)<br />
di Silvio Forza<br />
un’aderenza totale tra mondo virtuale<br />
e mondo reale, pensiamo invece a<br />
chi ha un approccio troppo disinvolto<br />
con un aspetto offerto dalle nuove<br />
tecnologie: l’aspetto iconografi co. Da<br />
quando è nata la TV commerciale, da<br />
quando la qualità del contenuto o personaggio<br />
ha smesso di essere il polo<br />
d’attrazione verso il teleschermo, da<br />
quando cioè le trasmissioni televisive<br />
vengono confezionate dalla pubblicità<br />
- e il mondo pubblicitario non<br />
conosce il signifi cato di parole quali<br />
“rispetto”, “decenza”, “pudore” - la<br />
parola d’ordine dell’immagine pubblica<br />
è diventata “apparire”. Possibilmente<br />
superando i limiti, scandalizzando.<br />
È chiaro che le nuove generazioni,<br />
cresciute con il mito grandefratelliano<br />
della “visibilità” (parola che<br />
erroneamente si fa combaciare con<br />
“successo”) vogliono apparire a tutti<br />
i costi, indipendentemente da ciò<br />
che sono davvero “dentro”. E questi<br />
giovani, scambiandosi messaggini e<br />
frequentando siti in cui ci si incontra,<br />
non vogliono capire o farsi capire ma<br />
vogliono vedere e farsi vedere. E siccome,<br />
negli ultimi decenni, l’immagine<br />
costruita dai pubblicitari (anche<br />
per vendere trapani) è un’immagine<br />
che si aggancia quasi sempre al corpo<br />
(specie femminile), alla nudità e agli<br />
ammiccamenti sessuali, nudità e sessualità<br />
sono diventati i connotati principali<br />
della visibilità e di viatico verso<br />
il successo. Da qui la proliferazione,<br />
specie tra gli adolescenti, di messaggi<br />
mms (che contengono immagini) in<br />
cui ragazzini e ragazzine si spogliano<br />
fi no in fondo e poi magari mettono<br />
queste foto in rete. E questo è soltanto<br />
il primo passo verso autentiche<br />
forme di prostituzione, con ragazzine<br />
che davanti a telecamere installate<br />
sul proprio computer si lasciano andare<br />
a performance verso ignoti che<br />
pagano direttamente in rete. E ci si<br />
prostituisce anche per i compagni di<br />
classe (“la mia foto in perizoma per<br />
una ricarica del telefonino”), come risulta<br />
da una scioccante inchiesta condotta<br />
in Italia dal settimanale milanese<br />
“<strong>Panorama</strong>”. Ma la colpa non è di<br />
questi bambini, bensì degli adulti che<br />
negli ultimi trent’anni hanno costruito<br />
nei media il mondo nel quale ci ritroviamo<br />
oggi. ●
Ma quant’è buona Abbazia!<br />
N ella Giornata mondiale del turismo,<br />
che ricorreva il 27 settembre, Abbazia,<br />
tra l’altro Campione del turismo 2009,<br />
ha voluto esibire ai propri ospiti il meglio<br />
dell’offerta culinaria. Per la prima volta tutti<br />
gli alberghi e alcuni ristoratori, 24 in tutto,<br />
hanno aderito all’invito dell’Ente turistico<br />
locale e quindi hanno esposto sulla terrazza<br />
dell’albergo Kvarner, simbolo del turismo<br />
nella Perla del Quarnero, i piatti tipici della<br />
nostra zona, il tutto condito da tanta eleganza<br />
nel preparare i piatti ma specie i dolci<br />
dove i pasticceri si sono sbizzarriti. I circa<br />
3600 ospiti stranieri che ancora soggiornano<br />
ad Abbazia sono rimasti piacevolmente sorpresi,<br />
non si aspettavano uno spettacolo culinario<br />
simile e ancora gratis. Inutile dire che<br />
i piatti sono andati a ruba. Non bisogna dimenticare<br />
i 15 produttori di vino provenienti<br />
da tutta la Croazia da Kutjevo a Lussinpiccolo,<br />
all’Istria a Veglia, e le due birrerie che<br />
hanno offerto i loro prodotti per “bagnare”<br />
l’offerta culinaria.<br />
Testo e foto di Ardea Velikonja<br />
<strong>Panorama</strong> 59