Geologia & Salute - AGMItalia
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ne componenti presenti nel cibo (es. tannini<br />
e alcaloidi); b) lenimento di disturbi gastrici<br />
(es. diarrea, ulcera);<br />
- anti acido dell'apparato digerente; c) integrazione<br />
di nutrienti (es. Fe, Ca, Na); d)<br />
"spazzino" (meccanico + chimico) dell'apparato<br />
digerente. Ci possono essere anche effetti<br />
negativi dovuti all'adsorbimento di elementi<br />
chimici (es. Fe) e sostanze organiche<br />
utili all'organismo. Inoltre molti autori hanno<br />
riportato infezioni intestinali dovute a organismi<br />
presenti nel suolo (per cui viene consigliato<br />
di bollire il materiale che si vuole mangiare).<br />
A conclusione della breve discussione circa<br />
la geofagia, va ricordato che solo pochi lavori<br />
riportano la composizione mineralogica del<br />
materiale ingerito, e anche l'analisi chimica,<br />
quando è presente, non sempre distingue fra<br />
composizione del materiale tal quale e frazione<br />
biodisponibile.<br />
La fase storica<br />
Verranno illustrati tre esempi di applicazioni<br />
terapeutiche, solo il primo non è legato ad un<br />
impiego "ufficiale", mentre gli altri rientrano<br />
fra le attività riconosciute dal sistema sanitario<br />
nazionale.<br />
Una esperienza interessante, relativa ad una<br />
patologia grave, si riferisce all'opera di un<br />
patologo bavarese (Julius Stumpf, 1856-<br />
1932) il quale si occupo' delle epidemie di<br />
colera e defini' un dosaggio giornaliero adatto<br />
a eliminare gli effetti (non le cause) della<br />
malattia: 70-100 g adulti, 30 g bambini, 10-<br />
15 g neonati. Sebbene il trattamento fosse<br />
solo sintomatico, il risultato risultava comunque<br />
straordinario perchè abbassava moltissimo<br />
le probabilità che i pazienti morissero per<br />
disidratazione. L'opera di Stumpf è stata richiamata<br />
recentemente da Robertson che riporta<br />
un caso drammaticamente concreto.<br />
Robertson aveva collaborato con alcuni sanitari<br />
durante l'epidemia di colera in Ruanda<br />
e Burundi (1994/95) e aveva individuato un<br />
materiale argilloso che avrebbe potuto evitare<br />
gli effetti letali del colera, ripetendo le<br />
esperienze di Stumpf. Tuttavia le autorità sanitarie<br />
non ne autorizzarono l'impiego e mi-<br />
90<br />
gliaia di persone morirono durante l'epidemia<br />
(Robertson, 1996). Robertson sottolinea che<br />
materiale smectitico e caolinitico, a basso<br />
costo e disponibile in loco potrebbe essere di<br />
grande aiuto in molte affezioni intestinali e<br />
che la comunità mineralogica può supportare<br />
efficacemente le autorità sanitarie, soprattutto<br />
dove manchino infrastrutture ben organizzate<br />
e distribuite in modo capillare sul territorio.<br />
Un altro impiego terapeutico molto noto riguarda<br />
la fangoterapia. Sebbene esista una<br />
imponente letteratura medica recente, la<br />
preparazione del fango non è cambiata sostanzialmente<br />
dal tempo dei romani. Il fango<br />
viene miscelato con acque termali o termominerali<br />
per un tempo sufficiente a far acquisire<br />
al fango nuove proprietà (diversi mesi, fino<br />
a due anni). Durante questa fase ("maturazione")<br />
i fanghi acquisiscono ioni e sostanze<br />
organiche direttamente dall'acqua o attraverso<br />
il metabolismo di microrganismi che si<br />
sviluppano nelle vasche di maturazione. Un<br />
quadro completo a livello nazionale della<br />
modalità di preparazione dei fanghi non esiste,<br />
tuttavia molti progressi sono stati fatti attraverso<br />
due convegni (Veniale, 1996;<br />
1999a) organizzati dal Gruppo Italiano AI-<br />
PEA (oggi Associazione Italiana per lo Studio<br />
delle Argille - onlus). Negli stabilimenti termali<br />
si utilizzano spesso argille polimineraliche<br />
(Veniale, 1999b) raccolte nei pressi dello<br />
stabilimento oppure acquistate altrove. In<br />
molti centri viene utilizzato anche il fango già<br />
applicato e nuovamente sottoposto a maturazione.<br />
Normalmente il fango viene applicato<br />
sul paziente a caldo. Non è possibile stabilire<br />
quale sia la composizione mineralogica<br />
migliore per un fango perchè variano le patologie<br />
trattate e la composizione delle acque,<br />
tuttavia l'effetto della temperatura è riconosciuto<br />
come un fattore importante e<br />
quindi la velocità di raffreddamento può rappresentare<br />
un elemento qualificante. In questo<br />
senso le smectiti risultano più favorevoli<br />
di altri minerali per applicazioni fangoterapiche.<br />
Analogamente alla capacità termica, anche<br />
tutti gli altri parametri che si ritengono<br />
utili per la terapia potrebbero essere valutati