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Geologia & Salute - AGMItalia

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in funzione della composizione mineralogica<br />

del fango, fra questi ci sono anche parametri<br />

reologici e di adesività alla cute (Bettero et<br />

al., 1999) che rappresentano un fattore di<br />

qualità comune a tutti i preparati fangoterapici.<br />

E' evidente che il contributo del geologo è<br />

fondamentale per identificare sul territorio i<br />

materiali più adatti, per caratterizzarli dal<br />

punto di vista composizionale ed eventualmente<br />

emendarli o migliorarli, ma non si può<br />

nascondere che questi contributi non sempre<br />

sono apprezzati dai responsabili dei centri<br />

termali.<br />

Nella farmacologia moderna vengono comunemente<br />

impiegati minerali argillosi come dimostra<br />

la presenza dei termini "attapulgite<br />

attivata", "bentonite", "caolino pesante" e<br />

"talco" nella Farmacopea Ufficiale della Repubblica<br />

Italiana (X edizione). A parte qualche<br />

perplessità sull'uso e sul significato attribuito<br />

ad alcuni termini mineralogici, la presenza<br />

di minerali argillosi nella farmacopea è<br />

dovuta al loro impiego sia come eccipienti<br />

che come principi attivi. Nel primo caso i minerali<br />

sono usati soprattutto come stabilizzatori<br />

di sospensioni o come leganti per compresse,<br />

mentre la funzione di principio attivo<br />

è svolta come antidiarroico, antiacido intestinale<br />

e per la protezione della mucose (grazie<br />

alla forma lamellare). In Italia sono commercializzati<br />

almeno due farmaci basati su minerali<br />

argillosi, entrambi hanno funzioni antidiarroiche,<br />

antinfiammatorie e antimicrobiche<br />

intestinali (banca dati giofil), uno contiene<br />

smectite diottaedrica, l'altro caolinite e illite.<br />

Sebbene i due farmaci contengano minerali<br />

con caratteristiche molto diverse, si pensi<br />

ad esempio alla capacità di scambio cationico,<br />

in entrambi i casi le analisi diffrattometriche<br />

indicano che sono state usate argille<br />

quasi monomineraliche, contrariamente a<br />

quanto accade per altri tipi di applicazioni terapeutiche.<br />

Gli sviluppi futuri<br />

Gli spunti di ricerca sono tantissimi, si farà<br />

cenno solo ad alcune sperimentazioni che<br />

puntano a sfruttare la capacità dei minerali<br />

argillosi di trattenere con legami deboli alcune<br />

molecole organiche di accertata validità<br />

terapeutica. Lo scopo di queste preparazioni<br />

è di ottenere un rilascio lento del principio attivo.<br />

A questo scopo sono state usate 2 molecole:<br />

acido salicilico e diclofenac. Entrambe<br />

hanno proprietà anti infiammatorie e in<br />

soluzione si trovano, in un ampio intervallo di<br />

pH, come anioni e/o molecole neutre. Le loro<br />

forme molecolari rendono difficili eventuali<br />

processi di scambio ionico con i minerali<br />

argillosi; sono state, quindi, adottate due<br />

strategie diverse per facilitare l'interazione:<br />

l'acido salicilico è stato combinato con Fe trivalente,<br />

in modo da formare un complesso<br />

Fe-salicilato con carica positiva e per il diclofenac<br />

è stato usato un minerale tipo idrotalcite,<br />

i cosi' detti "clay anionici", molto utilizzati<br />

come catalizzatori.<br />

Dopo alcune prove sono state individuate<br />

condizioni soddisfacenti per l'adsorbimento<br />

di Fe-salicilato su caolinite (circa 5% di acido<br />

salicilico) e su montmorillonite (circa 8% di<br />

acido salicilico). Alle prove di adsorbimento<br />

hanno fatto seguito esperimenti di rilascio<br />

che nel caso della caolinite hanno dato esiti<br />

molto soddisfacenti (Medici et al., 2002; Casellato<br />

et al., 2003) mostrando che il rilascio<br />

continua in modo significativo per oltre 20<br />

ore. Anche le prove con diclofenac (Medici et<br />

al., 2003) hanno mostrato tempi di rilascio<br />

superiori a 20 ore e sono state eseguite anche<br />

prove in vivo (in collaborazione con il Dipartimento<br />

di Scienze Farmaceutiche- Università<br />

di Catania). Un gruppo di volontari ai<br />

quali è stato indotto un eritema è stato trattato<br />

con diclofenac (nella formulazione convenzionale)<br />

e con il complesso idrotalcite-diclofenac,<br />

mostrando risulati migliori nel secondo<br />

caso.<br />

Conclusioni<br />

I minerali delle argille possono avere un ruolo<br />

nella terapia di alcune affezioni, anche<br />

gravi (es. colera), perché interagiscono con<br />

l'ambiente in cui si trovano, legandosi a sostanze<br />

organiche e inorganiche. Possono<br />

esserci delle controindicazioni che bisogne<br />

verificare con cura, ma l'azione dei minerali è<br />

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