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Fig.4. Iscrizione di Caius Longinius Priscus. II sec. d.C. (CIL X 8131).<br />

Fig.6. Iscrizione di Dianeses.Apografo (da<br />

MASIELLO 2003).<br />

Fig.6a. Iscrizione di Dianeses. 397 d.C.<br />

Capua, Museo Campano, sala XXX, inv. 324<br />

(CIL X 4493).<br />

Fig.5. Iscrizione di<br />

Marcellus, che visse 1<br />

anno e 46 giorni. IV sec.<br />

d.C. Particolare <strong>del</strong><br />

simbolo iconografico.<br />

Capua, Museo Campano,<br />

Sala I ‘Mommsen’, inv.<br />

195 (CIL X 4715).<br />

di peso dire: se i Mani hanno una qualche pietà<br />

dopo i funerali, le ossa di Antonio e di Proculo<br />

possano riposare dolcemente. Il Padre, Caio<br />

Longinio Prisco, trierarca <strong>del</strong>la prima flotta<br />

misenate e la madre Licinia Procella (posero)<br />

per il dolcissimo figlio» 15 (fig. 4).<br />

SALTERNUM<br />

- 6 -<br />

La progressiva diffusione ed il successivo radicamento<br />

<strong>del</strong> Cristianesimo, che poté esplicitarsi a<br />

partire dai provvedimenti di legalizzazione voluti<br />

da Costantino (a. 313 d.C.), si manifestarono a<br />

livello epigrafico con un graduale adattamento<br />

<strong>del</strong> formulario, che inizialmente abolì le espressioni<br />

proprie <strong>del</strong>la religiosità pagana, conferendo<br />

un carattere ‘neutro’ alle iscrizioni, quindi, in rapido<br />

progresso di tempo, le sostituì o le ‘risemantizzò’<br />

in chiave cristiana, attribuendo significati<br />

nuovi ad antichi vocaboli o simboli iconografici<br />

(fig. 5). Anche per i tituli 16 di bambini le formule<br />

di apertura furono quelle maturate a partire dal<br />

secondo quarto <strong>del</strong> IV sec. d.C. e codificatesi nel<br />

corso <strong>del</strong> V sec. d.C., che presentano rare varianti<br />

all’espressione locativo-obituaria hic requiescit<br />

in pace, hic requiescit in somno pacis (‘qui riposa<br />

in pace’; ‘qui riposa nel sonno <strong>del</strong>la pace’) 17 , finalizzata<br />

ad indicare il luogo <strong>del</strong>la tomba, a garantirne<br />

il rispetto e, al contempo, a dichiarare la<br />

fede <strong>del</strong>la famiglia dei piccoli inumati. Alla loro<br />

tenera età viene dato tuttavia un risalto particolare,<br />

ricorrendo ad una semplice aggettivazione,<br />

già presente nelle iscrizioni di età classica, ma<br />

che muta in modo emblematico con il generalizzarsi<br />

<strong>del</strong> nuovo credo religioso: si assiste infatti al<br />

passaggio dall’uso <strong>del</strong> qualificativo infans (raramente<br />

infas) –antis 18 , che significa: ‘non ancora in<br />

grado di parlare’ (quindi, bambino o bambina in<br />

tenerissima età), all’omologo innocens,-tis, che<br />

contiene in sé la radice <strong>del</strong> verbo nocére: ‘nuocere’’.<br />

Il bimbo cristiano viene dunque connotato<br />

non più solo dalla sua incapacità di esprimersi<br />

con un linguaggio compiuto, bensì, secondo una<br />

categoria morale, dal suo essere ‘esente dal male<br />

o da colpe’ 19 . Un’evoluzione ben attestata in<br />

Campania, a titolo di esempio, dalle iscrizioni<br />

<strong>del</strong>la piccola innocens Infansia di Benevento (IV<br />

– V sec. d.C.) 20 , <strong>del</strong> bimbo capuano Dianeses di<br />

due anni (a.397) 21 , (figg.6-6a), o <strong>del</strong>l’innocens<br />

Theodenanda, bimba di 3 anni, 6 mesi e 9 giorni,<br />

che nell’anno 566 fu sepolta nel cimitero antistante<br />

la chiesa tardoantica dei SS. Pietro e Paolo<br />

in Salerno, oggi meglio nota come complesso di<br />

S. Pietro a Corte 22 (figg. 7-7a). In taluni contesti<br />

particolari, quali le catacombe di S. Gennaro in<br />

Napoli, vennero realizzati manufatti esclusivi,<br />

quali gli affreschi a complemento degli arcosolî di

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