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del tedesco Dennis Gansel<br />
manità intera<br />
vi aderisce e scontrandosi con gruppi<br />
di “anarchici”. La disciplina produce<br />
anche risultati mai raggiunti nella<br />
squadra di pallanuoto, un tempo fi accata<br />
dall’individualismo dei giocatori.<br />
Fatte le debite proporzioni, le adunate<br />
si fanno “oceaniche” e lo stesso<br />
professore, all’inizio “alternativo e<br />
fricchettone”, fi nisce contagiato dal<br />
morbo fi no a rendersi irriconoscibile<br />
agli occhi della stessa moglie/collega.<br />
Solo due ragazze della classe originaria<br />
capiscono fi n dall’inizio che<br />
il gioco è pericoloso e che può fi nire<br />
malamente. Infatti ci casca il morto,<br />
anzi due, e il professore viene arrestato.<br />
Con quale accusa? Forse di plagio,<br />
forse di concorso in omicidio colposo<br />
se non volontario? Diffi cile dare una<br />
risposta al tema proposto (anche per-<br />
ché un fatto simile è accaduto veramente<br />
in una scuola di Palo Alto, California,<br />
nel 1967). Sicuramente non<br />
basta un “gioco di ruolo” per ottenere<br />
comportamenti nazisti in senso stretto,<br />
ma certamente nella nostra società<br />
postindustriale complessa di oggi,<br />
come dimostrato da infi niti fatti di<br />
cronaca, è molto facile indurre i giovani<br />
ad azione violente, razziste, aggressive,<br />
sopraffatrici, ecc, l’anticamera<br />
del nazismo. Sicché il fi lm, al<br />
di là di certo didascalismo, fa rifl ettere<br />
non poco. E fa rifl ettere anche il<br />
Cinema e dintorni<br />
Rainer Wenger (Jürgen Vogel), anticonformista docente di un liceo tedesco<br />
primo fi lm, sia rapportandosi a più di<br />
sessant’anni fa (ma come è stato possibile<br />
l’Olocausto?), sia rapportandosi<br />
all’oggi: ma come vivono, come<br />
possono vivere i fi gli, i nipoti, i pronipoti,<br />
ecc., di coloro (milioni di tedeschi)<br />
che commisero quel misfatto<br />
(quanto consapevolmente?, Hanna<br />
che non tenta di difendersi, convinta<br />
che “gli ordini erano ordini”) e di<br />
coloro che sapevano e tacquero (ma<br />
avrebbero potuto parlare)?<br />
Ecco perché, probabilmente, dopo<br />
aver visto i due fi lm un giorno dopo<br />
l’altro, ho fatto quelle pensate “iniziali”.<br />
Perché credo che, più o meno<br />
inconsciamente, tedeschi e non tedeschi,<br />
giovani e meno giovani, dopo<br />
sessant’anni, in un modo o nell’altro,<br />
cerchino di rimuovere, dimenticare,<br />
cancellare dalla mente e dalla faccia<br />
della terra questo enorme “bubbone”,<br />
tumore nella storia dell’umanità perché<br />
troppo insopportabile, ma anche<br />
troppo complicato, misterioso nella<br />
sua disumanità.<br />
Se è stato necessario istituire la<br />
giornata della Memoria (27 gennaio)<br />
è perché, evidentemente, si cominciava<br />
a perderne memoria. Comprendo<br />
bene che non si deve dimenticare,<br />
che è compito dei paesi democratici,<br />
delle istituzioni (scuole innanzitutto,<br />
appunto) di far conoscere perché mai<br />
più abbiano a ripetersi fatti del genere<br />
ma dobbiamo considerare anche almeno<br />
due, tre cosette: che se c’è ancora<br />
un neonazismo, più o meno fanatico,<br />
in Europa e in America, una<br />
qualche ragione ci sarà; che se anche<br />
i preti diventano negazionisti (e c’è<br />
tutto un fi lone “storico” negazionista)<br />
una qualche ragione ci sarà; che<br />
se è ancora diffuso nel mondo l’antiebraismo<br />
una qualche ragione ci sarà!<br />
E quali sono queste ragioni? Tutte le<br />
ragioni storiche, oggettive, “effettuali”<br />
che volete ma poi c’è una ragione<br />
“naturale”, maledizione, che le sottende<br />
tutte: l’uomo cambia poco e,<br />
se cambia, cambia molto lentamente.<br />
Non sono forse nuovi olocausti,<br />
perpetrati con modalità diverse e responsabilità<br />
diversifi cate certo, la tragedia<br />
del Darfur, la moria di bambini<br />
nel mondo, il traffi co di organi a livello<br />
mondiale, i venti milioni di africani<br />
che stanno morendo di AIDS, la<br />
situazione di schiavitù in cui vivono<br />
milioni di donne nei regimi islamici<br />
fondamentalisti, il “turismo” sessuale<br />
avente come protagoniste bambine<br />
meno che adolescenti, i milioni di ragazzi<br />
morti per droga nel mondo in<br />
questi ultimi quarant’anni, il genocidio<br />
nel Biafra, la tragedia “balcanica”,<br />
ecc. ecc.?<br />
Morale: l’uomo non solo cambia<br />
molto lentamente ma c’è in lui, come<br />
sosteneva il buon Freud, il meglio e<br />
il peggio, e il peggio è un “principio<br />
di morte” che, in determinate situazioni,<br />
viene fuori e non guarda in<br />
faccia nessuno: colpisce e basta! Altri<br />
potranno dare spiegazioni diverse<br />
ma accadono troppe cose “brutte”<br />
nel mondo per poter credere che basti<br />
“chiudere gli occhi”... No, l’Olocausto<br />
non è solo fi glio della Germania<br />
nazista, è fi glio dell’umanità intera,<br />
per quello ne abbiamo una paura fottuta,<br />
per quello cerchiamo di rimuovere,<br />
far fi nta di nulla... E allora, se<br />
così stanno le cose, si può fare qualcosa?<br />
Non so se c’è una risposta... Se<br />
l’avessi... ●<br />
<strong>Panorama</strong> 23