n.7 2007 - Alpesagia
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18 Alpes Luglio <strong>2007</strong><br />
La nostra Madre Valtellina<br />
S<br />
e dovesse parlare, dal profondo<br />
dei suoi boschi e della<br />
sua terra, la Madre Valtellina<br />
Pulcherrima Mater,<br />
così carica di millenni e di ricordi<br />
spariti dalla memoria degli uomini,<br />
ma registrati nel suo paziente DNA,<br />
cosa potrebbe dire, se non separare i<br />
capri dagli agnelli e chiamare i suoi<br />
veri figli a raccolta creando un vallo<br />
rispetto a quegli altri, nati sì magari<br />
dentro il suo grembo, ma non<br />
certo riconoscibili più quali suoi veri<br />
rampolli? Anche lei riconoscerebbe<br />
che non solo i luoghi fanno le persone,<br />
ma le fanno anche la mentalità<br />
corrente nei suoi vari periodi e gli<br />
esempi che plasmano anche le idee<br />
di tanti uomini. Siamo in un’epoca di<br />
“furbi”, di disonesti e di incoscienti,<br />
la mediocrità regna ovunque, e così<br />
come l’Europa ha smarrito il proprio<br />
prestigio ed il proprio giusto orgoglio<br />
culturale e corre il rischio di<br />
scomparire sommersa da aberranti<br />
forme culturali e tradimenti d’ogni<br />
tipo, allo stesso modo la Valtellina<br />
subisce lo scotto del suo essere ormai<br />
solo un luogo per vacanze mordi e<br />
fuggi priva di strade che la pongano<br />
secondo i tempi attuali, di nuovo in<br />
contatto con le regioni che una volta<br />
avevano tanti scambi d’ogni tipo con<br />
lei. L’addensarsi dei contatti succedutisi<br />
nei millenni, era corrispondente<br />
alle possibilità di vie praticabili<br />
secondo lo standard di quei tempi.<br />
Impiegare varie ore a piedi o a cavallo<br />
per raggiungere un certo luogo era<br />
un parametro di calcolo per tutta la<br />
gente di quei tempi. Ragion per cui<br />
di Raimondo Polinelli<br />
in base al tipo di strade e di accessi<br />
normali per quei tempi, la Valtellina<br />
era frequentata proporzionalmente<br />
assai più di adesso dal punto di vista<br />
della vera identità di rapporti umani.<br />
Vale a dire che essere attraversata<br />
dagli italiani solo per andare nei luoghi<br />
di villeggiatura, non significa<br />
affatto che la Valtellina sia al centro<br />
dei pensieri e dell’attenzione dei lombardi<br />
come lo era invece nei millenni<br />
passati. Quella era una attenzione<br />
diversa e le fiere antiche attiravano<br />
non solo mercanzie, ma anche idee,<br />
pensieri, riflessi, vite e tradizioni che<br />
davano vita e sviluppo. L’interesse<br />
per queste terre da parte di tante<br />
antiche famiglie lombarde e svizzere<br />
bene o male arrecava un movimento<br />
che, pur fatte le dovute proporzioni,<br />
oggi non esiste. Coira e Berna erano<br />
più vicine, Milano anche, Venezia<br />
pure, e così la Francia e la Germania<br />
e l’Austria. Quei passi che oggi<br />
sono usati solo per il carnevale del<br />
giro d’Italia, allora erano vitali come<br />
non mai. Ma l’incuria e l’ignavia di<br />
troppi rappresentanti locali nel corso<br />
dei secoli ha lasciato la Valtellina<br />
sottosviluppata e vivace solo nelle<br />
poche località di vero turismo. Ecco<br />
perché, se la Madre Valtellina potesse<br />
parlare, direbbe (e magari lo dice lo<br />
stesso e lo scoprirebbero ancora gli<br />
aruspici etruschi indovinando i suoi<br />
moti invisibili che una volta venivano<br />
interpretati come una scienza) che<br />
ne ha piene le scatole di tanti nati fra<br />
i suoi monti ma del tutto indegni di<br />
chiamarsi suoi figli. Ma chi sono in<br />
definitiva i veri figli della Valtellina?<br />
Quelli che la sanno amare e rispettare,<br />
che non depauperano risorse<br />
e altro, ma hanno e sentono la responsabilità<br />
di renderla prospera in<br />
uno con la sua gente. Ragion per cui,<br />
può essere Valtellinese doc, diciamo<br />
così, colui, che magari venuto anche<br />
da fuori, la ama e la rispetta e con<br />
essa rispetta la gente che ci vive e sa<br />
ben distinguere fra i mascalzoni e gli<br />
onesti, evitando di fare comunella<br />
coi primi, se questo rapporto può<br />
danneggiare il bene generale della<br />
Valle. Ecco anche perché la Valle ha<br />
sempre bisogno di nuovi uomini politici<br />
e di nuovi amministratori, che<br />
siano però davvero suoi figli e non<br />
diversamente. La Svizzera poteva<br />
essere la nostra patria, e la Valtellina<br />
avrebbe potuto divenire un libero<br />
cantone come il canton Ticino, dopo<br />
la buriana di Napoleone e delle sue<br />
maledette coscrizioni obbligatorie<br />
che toglievano giovani alla Madre<br />
Valtellina, e delle ruberie napoleoniche<br />
dei tesori delle nostre chiese.<br />
Purtroppo, il male eterno di questa<br />
terra, cioè la predominanza di pochi,<br />
magari malvagi, la danneggiò anche<br />
allora. Le mene del Guicciardi impedirono<br />
che la Valtellina divenisse<br />
svizzera e così coi suoi sodali costui<br />
potette godersi i beni confiscati ai<br />
Grigioni, dei quali era stato sino alla<br />
rivoluzione francese un fedele lacché.<br />
Il male dei pochi che spregiudicatamente<br />
causano il danno a tanti<br />
fu sempre una costante di questa<br />
terra. Immaginatevi se invece di essere<br />
asserviti ad una politica come<br />
quella attuale, i Valtellinesi potessero