n.7 2007 - Alpesagia

48 Alpes Luglio 2007
sta volta i contendenti sono uomo e
natura, e la natura si incazza molto
più di Speciale. Si badi bene che non è
mai stata menzionata la Chiesa e i suoi
derivati ideologici, oltre alla loro nutrita
bibliografia. È bene puntualizzarlo, dal
momento che ogni critica rivolta verso
la galassia omosex viene prestamente
tacciata per “omofobia” tipica della dottrina
vaticana.
Un punto spinoso riguarda la presunzione
di diritto, cioè la tendenza diffusa,
ormai non solo tra gli omosessuali, di
rivendicare fantomatici privilegi derivanti
dalla propria natura.
Si assiste ad una sorta di rovesciamento
delle consuetudini per cui chi si definisce
gay è allo stesso tempo migliore e va
tutelato.
Questo è razzismo bello e buono. Solo
… al contrario.
Ma si pensi che in questo modo i gruppi
che possono rivendicare diritti di ogni
genere, oltre a quello di esistere naturalmente,
sono potenzialmente infiniti.
Domani potrebbe insorgere l’orgoglio
nano o che so, l’orgoglio albino. (E Dio
ci scampi da coloro che hanno sia l’orgoglio
nano che quello albino).
Quelli che hanno sfilato per Roma sono
il braccio e non la mente della protesta
gay, dal forte accento polemico e dalla
mancanza di senso civile e civico. Purtroppo
questi scalmanati sono espressione
di una corrente di pensiero che
non rappresenta tutti gli omosessuali,
ma che tutti li disonora.
Già, perchè a parlare di etica e di moralità
si finisce subito accusati di essere
parenti del Papa o di Bagnasco, mentre
pare sia politicamente corretto essere
parenti di Luxuria.
Almeno a lei-lui i proiettili calibro38
non vengono recapitati a casa.
Gli arcigay-lesbiche sostengono il diritto
di autodeterminazione anche in
quanto a comportamento civile: solo
in questa maniera, a loro dire, ci si libera
veramente dalla morsa dei diktat
religiosi.
Solo dimostrando di poter sfilare con le
tette al vento in piazza si convincono le
persone che questo è uno stato laico e
non religioso-integralista (o comunista,
dal momento che Fidel sta ai gay
come Rosy Bindi sta a miss Italia).
Ma se si abbandonassero tutte le buone
norme comportamentali e l’etica, lasciando
per un attimo la retorica che
quotidianamente farcisce le polemiche
riguardo l’educazione e la scuola, ci si
accorgerebbe di un’ulteriore contraddizione,
ovvero che verrebbero liberati
anche i pedofili dalla loro etichetta
di mostri. Se ci si convincesse che le
spinte erotiche verso i bambini non
sono espressione di animi deviati, ma
di povere vittime di un fattore genetico
preciso, perchè allora non soddisfare
anche le loro pulsioni?
In Olanda il passo qualcuno lo aveva già
tentato, per fortuna senza successo.
“No”, viene detto. La pedofilia è ben
altra cosa ed è condannata in tutto il
mondo.
Mica vero. Basta guardare cosa succede
in tantissimi paesi del mondo dove la
pedofilia non è vista come pratica barbara
e oscena, ma come tradizione.
Citasi ad esempio i paesi dell’area
estremo oriente, già meta del turismo
sessuale internazionale, ma anche il
vicino Iran, dove il testo sacro non
vieta di sposare bambine anche di 9
anni di età.
È solo questione di regole, che volenti o
nolenti, sono l’unico mezzo che impedisce
al mondo di collassare in un’unica
Palestina.
Perciò la soluzione dell’enigma è una
sola: non fare assolutamente nulla e
lasciare che i gay vivano la loro vita,
senza però permettere che la volgarità
e la mancanza di rispetto per le norme
etico religiose prevalgano.
E qui c’è poco da frignare al razzismo: la
Chiesa ha ragione punto e basta.
Se è vero che i gay sono sempre esistiti
e che anche loro sono espressione meravigliosa
dell’universo (lasciamo stare
Dio) non serve che nessuno scenda in
piazza nudo per ricordarlo.
Solo che oggi è un po’come l’asino che
pensa di essere cavallo … fintanto che
non si guarda allo specchio. ■