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n.7 2007 - Alpesagia

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42 Alpes Luglio <strong>2007</strong><br />

Praglia, i 100 anni del ritorno<br />

Nella storia della quasi millenaria<br />

abbazia benedettina<br />

di Praglia (oggi guidata da<br />

padre Norberto Villa, milanese),<br />

l’ottocento è stato il secolo di<br />

gran lunga più travagliato. Per ben due<br />

volte, infatti, il monastero ai piedi dei<br />

Colli Euganei tanto cari a Foscolo e a<br />

Fogazzaro (per non parlare del Petrarca<br />

e del Ruzante) fu soppresso dall’autorità<br />

politica dominante: dapprima<br />

(1810) da Napoleone, in seguito, nel<br />

1867, dopo l’annessione del Veneto al<br />

Regno d’Italia. Lo evidenzia lo storico<br />

dell’Università di Padova Gianpaolo<br />

Romanato dando avvio alla serie dei<br />

contributi redatti per il centenario<br />

del ritorno dei monaci nella celebre<br />

abbazia e accolti in volume da padre<br />

di Giovanni Lugaresi<br />

Francesco G.B. Trolese. In oltre seicento<br />

pagine, “Spes una in reditu” (Cesena,<br />

Badia di Santa Maria del Monte<br />

Editore), diverse voci si soffermano a<br />

raccontare quel che è stata la storia<br />

della comunità pragliense, appunto,<br />

dopo il ritorno (1904) e lo sviluppo nel<br />

corso del ventesimo secolo.<br />

Sono voci di studiosi, sia della medesima<br />

comunità monastica, sia laici:<br />

tutti, comunque, “addetti ai lavori” di<br />

assoluto prestigio, a partire da Ghislain<br />

Lafont, che si sofferma sul Significato<br />

simbolico e teologico del ritorno (dall’esilio)<br />

e dall’abate presidente della<br />

Congregazione Sublacense, padre<br />

Bruno Marin, al già citato Romanato,<br />

a Paolo Marangon, a Italo De Sandre, a<br />

Rosetta Frison Segafredo, a Guglielmo<br />

Monti ad Anna Maria Spiazzi, docenti<br />

universitari o studiosi, a monsignor<br />

Luigi Sartori, e via elencando.<br />

La parte più cospicua, per così dire,

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