n.7 2007 - Alpesagia
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Luglio <strong>2007</strong> Alpes 43<br />
del volume, è opera degli stessi religiosi<br />
dell’abbazia. Padre Paolo Fassera<br />
tratta il tema relativo a “La comunità<br />
di Praglia che è in Daila”: capitolo<br />
significativo, dal momento che dopo<br />
la soppressione ad opera del Regno<br />
d’Italia, la comunità risedette nel monastero<br />
istriano che faceva già parte<br />
del “contesto pragliense”. Da questo<br />
terreno di esilio - è la sottolineatura<br />
di padre Fassera - spuntò il pollone<br />
della nuova Praglia, sotto il governo<br />
dei primi quattro abati (1905-1923):<br />
Beda Cardinale, Gregorio Grasso, Placido<br />
Nicolini, Isidoro Sain. Si deve a<br />
loro la profusione di molte energie per<br />
edificare la comunità monastica e per<br />
restaurare il monastero, deturpato<br />
nella sua bellezza dallo scempio della<br />
seconda soppressione del Governo Italiano.<br />
Padre Giuseppe Tamburrino è l’autore<br />
di due interessantissimi capitoli:<br />
il primo riguardante la vera e propria<br />
“anagrafe” della abbazia, dal 1904 al<br />
2004; l’altro, la vita della parrocchia<br />
in un periodo particolarmente critico e<br />
travagliato: 1940-1950. Responsabile<br />
della parrocchia era padre Adalberto<br />
Salvatori, le cui virtù, spiritualità e<br />
operosità emergono nella loro interezza<br />
attraverso la documentazione<br />
sulla quale poggiano le pagine di padre<br />
Tamburrino. In particolare, viene<br />
sottolineata quella che sarà poi una<br />
costante dell’attività del monaco responsabile<br />
della parrocchia: la particolare<br />
cura dedicata ai malati.<br />
Sul ruolo benedettino pragliense nella<br />
vita della Chiesa e della società intervengono<br />
anche Giovanni Vian dell’Università<br />
di Venezia e Liliana Billanovich<br />
dello ateneo patavino.<br />
Le pagine riguardanti la guerra e la resistenza,<br />
di Pierantonio Gios, si basano<br />
sul materiale curato dal defunto padre<br />
Callisto Carpanese, figura di notevole<br />
importanza per la storia dell’abbazia,<br />
unitamente a quella dei confratelli -<br />
pure scomparsi - Pelagio Visentin, personaggio<br />
legato al Concilio Vaticano<br />
II, soprattutto per quel che riguarda il<br />
rinnovamento liturgico (di cui scrive<br />
padre Stefano Visintin) e Isidoro Tell.<br />
Della Biblioteca scrive l’attuale responsabile<br />
don Guglielmo Scannerini, mentre<br />
nella Postfazione, padre Mauro<br />
Maccarinelli riflette sugli ultimi avvenimenti<br />
del secolo scorso - compresi<br />
due momenti di crisi - e si interroga<br />
sul futuro della comunità, la quale<br />
peraltro è saldamente inserita in quel<br />
cammino già indicato da Paolo VI,<br />
quando, parlando, appunto, dei monaci,<br />
esortò: “ Siate, dunque, quel che<br />
siete!”.<br />
Per concludere, va aggiunta una duplice<br />
osservazione: la prima riguarda<br />
il rapporto Praglia-Antonio Fogazzaro,<br />
rivelatosi forte, convinto, come emerge<br />
dalle pagine di Paolo Marangon. Da<br />
quel lontano 1890 in cui per la prima<br />
volta lo scrittore vicentino visitò l’abbazia<br />
abbandonata, sino ai suoi ultimi<br />
giorni. Da evidenziare, poi, l’opera di<br />
accoglienza data dai monaci, dopo l’8<br />
settembre 1943, ad ebrei, rifugiati,<br />
popolazione civile sfollata. Si arrivò<br />
ad ospitare 103 persone, fra le quali<br />
il cattedratico dell’ateneo patavino<br />
Armando Levi Cases, che ad un certo<br />
punto lasciò la foresteria ed entrò addirittura<br />
in clausura, restandovi sino<br />
alla fine della guerra. ■<br />
Quando si parla di monasteri e<br />
abbazie, soprattutto se antichi,<br />
si pensa a volte a “segreti”,<br />
luoghi ed eventi misteriosi. A Praglia<br />
non ce ne sono. Esistono però degli<br />
episodi, delle realtà, sconosciuti (o<br />
malnoti) al grande pubblico.<br />
Incominciamo con Antonio Fogazzaro,<br />
che ambientò nell’antica abbazia pagine<br />
delle sua opera narrativa “Piccolo<br />
mondo moderno”, che come Senatore<br />
del Regno si adoperò per il ritorno<br />
dei monaci a Praglia, e che sino alla<br />
fine dei suoi giorni intrattenne con<br />
la comunità benedettina rapporti di<br />
amicizia. Ebbene, nel 1948, il nipote<br />
di Fogazzaro, marchese Antonio Roi<br />
donò a Praglia un cospicuo fondo<br />
librario che già aveva arricchito la<br />
biblioteca privata del romanziere. Nel<br />
1985, il figlio di Antonio, Giuseppe,<br />
aggiungeva altri tomi, per cui il Fondo<br />
Fogazzaro, oggi, è costituito da un<br />
migliaio di libri.<br />
Sempre restando in argomento di libri,<br />
quando i monaci tornarono a Praglia,<br />
la biblioteca non esisteva più; si dovette<br />
quindi ricominciare daccapo:<br />
con acquisti e donazioni si arrivò,<br />
nel 1938, ad avere dieci incunaboli,<br />
ventimila volumi, seimila opuscoli,<br />
35 periodici (dieci stranieri). Oggi, i<br />
volumi assommano a 120mila.<br />
Per quel che riguarda il rapporto Praglia-militari,<br />
se oggi il parroco padre<br />
Tiziano vanta il servizio prestato<br />
nelle truppe alpine (prima di prendere<br />
i voti), durante la seconda guerra<br />
mondiale, padre Benigno Martin, fu<br />
cappellano nella divisione alpina Val<br />
Pusteria sul fronte greco-albanese, in<br />
Francia, e poi in prigionia.<br />
Sempre riferendoci al conflitto mondiale<br />
1940-1945, a Praglia furono<br />
organizzati corsi scolastici anche per<br />
i bambini e i ragazzi rifugiatisi con<br />
le famiglie nel monastero. Fra gli<br />
“esterni”, il noto professore universitario<br />
e scrittore Sabino Acquaviva<br />
e l’attuale abate di Noci (Puglia),<br />
Guido Bianchi.<br />
Ultima notazione: il neopatriarca Angelo<br />
Giuseppe Roncalli, prima di fare<br />
ingresso solenne in Laguna, fece un<br />
ritiro spirituale a Praglia (10-14 marzo<br />
1953).