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n.7 2007 - Alpesagia

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Valtellina2OO7<br />

Venti anni di sviluppo e protezione del territorio<br />

IREALP, Istituto di Ricerca per l'Ecologia e l'Economia<br />

Applicate alle Aree Alpine, organizza, per conto di<br />

Regione Lombardia, la manifestazione "Valtellina<br />

<strong>2007</strong>: venti anni di sviluppo e protezione del territorio".<br />

Un insieme di eventi che intende ricordare e raccontare<br />

lo sviluppo, la ricostruzione e la difesa del<br />

territorio nelle zone colpite dall'alluvione del 1987.<br />

Il Polo Fieristico Provinciale di Morbegno, dall’11 al 13<br />

giugno, ha ospitato l’omonimo convegno internazionale,<br />

prima tappa delle celebrazioni del ventennale.<br />

Una tre giorni che ha registrato l’intervento di esperti<br />

e autorità, tra cui il Governatore della Regione<br />

Lombardia Roberto Formigoni e il Capo del<br />

Dipartimento Nazionale di Protezione Civile Guido<br />

Bertolaso. Nel corso dei lavori, seguiti da un pubblico<br />

attento e numeroso, si è parlato dell’alluvione del<br />

1987 e della successiva fase di ricostruzione, di dissesto<br />

idrogeologico, di gestione dei rischi e di altri temi<br />

connessi alla difesa e allo sviluppo territoriale. La prospettiva<br />

si è allargata all’intera area mondo, con uno<br />

sguardo rivolto alla gestione delle calamità nei paesi<br />

emergenti.<br />

Ma proviamo a fare un salto nel passato, tornando, per<br />

un istante, alla cronaca di quel fatidico luglio di vent’anni<br />

fa, in cui si scrisse un drammatico capitolo<br />

della storia regionale e dell’Italia intera.<br />

Nel 1987 la Valtellina fu colpita da un fenomeno alluvionale<br />

di dimensioni catastrofiche. L’impatto sulle<br />

comunità e sull’ambiente naturale fu devastante. Il<br />

primo tragico evento si verificò nel paese di Tartano<br />

ove una massa di acqua e fango, travolgendo una serie<br />

di edifici, provocò la morte di 11 persone. Lo straripamento<br />

del fiume Adda, nei giorni successivi, trasformava<br />

parte della Valtellina in un immenso lago: con<br />

forza prorompente le acque invasero case, stalle, attività<br />

produttive e vie di comunicazione. Il territorio<br />

sprofondò in uno stato di isolamento e anche i collegamenti<br />

con la vicina Svizzera vennero interrotti dall’inagibilità<br />

della dogana di Piattamala. I fiumi Mallero<br />

e Bitto, nel frattempo, venivano ingrossati dalle<br />

intense precipitazioni e rischiavano di straripare,<br />

divenendo una concreta minaccia rispettivamente per<br />

i centri abitati di Sondrio e Morbegno.<br />

Un quadro simile, fatto di distruzione, lutto e sofferenza,<br />

venne aggravato dall’evento più tristemente<br />

famoso del periodo alluvionale. Il 28 luglio 1987 una<br />

frana si staccò dai 3066 metri del Pizzo Coppetto e<br />

travolse il centro abitato di Sant’Antonio Morignone,<br />

distruggendolo completamente. La frazione di<br />

Valdisotto era stata fortunatamente evacuata, ma il<br />

cataclisma costò ugualmente la vita a un gruppo di<br />

operai e ad alcuni abitanti residenti in frazione<br />

Aquilone, colpita da un devastante fronte di detriti e<br />

da un esplosivo spostamento d’aria.<br />

L’enorme frana, depositatasi nel fondovalle, cominciò<br />

a interrompere il deflusso del fiume Adda e in breve,<br />

a monte dello sbarramento, si creò un esteso lago<br />

naturale. I pensieri andarono immediatamente alla<br />

diga del Vajont, perché un nuovo distacco di materiale<br />

dai versanti circostanti avrebbe potuto causare una<br />

tragedia simile a quella del 9 ottobre 1963. Nel corso<br />

dell’agosto 1987 gli esperti della protezione civile<br />

lavorarono alacremente per riportare l’intera valle ad<br />

una situazione di normalità: anche tra i più giovani è<br />

intatto il ricordo delle immagini televisive, trasmesse

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