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Racconti con colonna sonora - Sardegna Cultura

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Intanto: cosa ha alle spalle Atzeni nella movimentata<br />

estate del 1982 che abbiamo provato a rac<strong>con</strong>tare? Essenzialmente:<br />

il rac<strong>con</strong>tino E Maria ascese al cielo (1977); l’esperienza<br />

teatrale divisa tra la composizione di Quel maggio<br />

1906 e l’interesse critico testimoniato dall’introduzione<br />

a Bellu schesc’e dottori di Emanuele Pili (1977 e 1978);<br />

la ri-scrittura, insieme alla moglie Rossana Copez, delle<br />

Fiabe sarde (1978). Nei circa quattro anni trascorsi da<br />

queste prime nonché varie prove all’esperienza dei <strong>Rac<strong>con</strong>ti</strong>,<br />

si colloca una produzione giornalistica anche copiosa,<br />

già intrapresa nel lontano 1966 e coltivata <strong>con</strong> crescente<br />

intensità lungo gli anni ’70 su varie testate. È una<br />

messe di articoli dove fra l’altro si possono isolare: l’approfondimento,<br />

attraverso la cronaca, della realtà sarda e<br />

in particolare di quella urbana di Cagliari; la passione per<br />

la musica; l’attenzione dedicata al fumetto. Tutti interessi<br />

che <strong>con</strong>giuntamente o partitamente informeranno i<br />

pezzi qui riuniti. Storicamente, i <strong>Rac<strong>con</strong>ti</strong> rappresentano<br />

dunque l’elemento di raccordo tra la primissima produzione<br />

ufficiale del biennio ’77-’78 e la decennale carriera<br />

dei romanzi, dall’Apologo del giudice bandito (1986) ai postumi<br />

Passavamo sulla terra leggeri e Bellas mariposas<br />

(1996). Da un punto di vista professionale, l’episodio ha<br />

tutte le carte in regola per qualificarsi come l’autentico rito<br />

d’iniziazione al mestiere di scrittore, danza sincopata<br />

<strong>con</strong> un primo tempo scandito da Gli amori, le avventure e<br />

la morte di un elefante bianco.<br />

Ma la circostanza non è motivabile solo sul piano storico.<br />

Diverse sono le linee che dagli esemplari di questa stagione<br />

di scrittura si dipartono in direzione della produzione<br />

a venire. Si dipartono e passano: la <strong>con</strong>giunzione di<br />

180<br />

estremi fra il rac<strong>con</strong>to E Maria ascese al cielo (1977) e Bellas<br />

mariposas (ultimato nel 1995) <strong>con</strong> le sue indimenticabili<br />

bìrghines suburbane, già indicata da Marci nel senso<br />

di un’«idea di purezza» che nasce in «un mondo di degrado»,<br />

è inanellata in mezzo dalla figura di «Paperina»,<br />

l’amore di Caino, che «<strong>con</strong> la stessa rigidità ha distribuito<br />

cazzotti agli antipatici e ha difeso la sua straordinaria<br />

castità di vent’anni» (Terzo rac<strong>con</strong>to). Ancora le soluzioni<br />

linguistiche di Bellas mariposas sono anticipate in Era<br />

Aprile, anche se <strong>con</strong> minore arditezza: l’apporto idiomatico<br />

non è ingente ma i dialoghi hanno una sintassi molto<br />

regionale, «costruiti se<strong>con</strong>do un mio modello di come i<br />

cagliaritani parlano l’italiano» (lettera a Macchiavelli del<br />

ferragosto 1982; dove si noti la rivendicazione autoriale<br />

del diritto d’invenzione, <strong>con</strong> un’implicita presa di distanza<br />

da una improbabile poetica del magnetofono). E si potrà<br />

anche vedere come l’uso del doppio piano narrativo<br />

passato-presente, <strong>con</strong> transizioni memoriali agganciate a<br />

oggetti e situazioni, costruttivo ne Il quinto passo è l’addio,<br />

è già sperimentato <strong>con</strong> efficacia ne Gli amori, le avventure<br />

e la morte di un elefante bianco (e forse, come detto, attraverso<br />

la serie dei <strong>Rac<strong>con</strong>ti</strong>) o in Ancora la città, i canali, dove<br />

lo scolorare di un piano sull’altro, del passato sul presente,<br />

si veste di un’effrazione sintattica: «È tornato io che<br />

avevo vent’anni».<br />

Lo stile, appunto. A queste esperienze, e in modo particolare<br />

ai <strong>Rac<strong>con</strong>ti</strong> e al laboratorio di correzioni qui restituito,<br />

si può far risalire il verace tirocinio di quella maniera<br />

franta e asciutta (notata all’unanimità da chi si è occupato<br />

del narratore maturo, <strong>con</strong> precisione in Cristina Lavinio)<br />

degustabile a partire dall’Apologo del giudice bandito<br />

181

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