Racconti con colonna sonora - Sardegna Cultura
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Sabato mattina, visita parenti. Sulla cima del monte<br />
più alto c’è il carcere della città. Ha le bocche di lupo,<br />
le garitte di guardia, le mura di cinta, i fucili mitragliatori<br />
puntati. Se<strong>con</strong>do la voce popolare, l’architetto<br />
che l’ha pensato, e l’ingegnere che l’ha costruito,<br />
sono morti suicidi, dopo averlo visto finito. Una galera<br />
schifosa: neanche Mesina è riuscito a fuggire.<br />
Piccolo entra nel portone alto fatto per mettere paura.<br />
Piccolo ci ha le palle, ma le porte che si chiudono<br />
lo fanno tremare.<br />
È lungo, il parlatorio vuoto. Dieci minuti, cogli occhi<br />
del mitra a un passo e mezzo. Finché arriva Mammai,<br />
che sorride come sempre. Mammai sa vivere <strong>con</strong><br />
gioia.<br />
“Come stai, Piccolo?”<br />
“Ti ho portato le acciughe salate.”<br />
“Già nell’olio?”<br />
“Sì.”<br />
“In casa come stanno?”<br />
“Mà! La cicatrice è gonfia, e viola.”<br />
“Sempre è viola, quando piove.” La cicatrice nasce<br />
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