Racconti con colonna sonora - Sardegna Cultura
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una banca sicura: due privati in nero <strong>con</strong> mostrine<br />
verdi stazionano all’ingresso. Un altro, fuori in strada.<br />
L’uomo và subito a destra della porta d’ingresso, a<br />
una scala. Sale velocemente i gradini, col passo di<br />
quello che ha poco tempo da perdere, e molto da lavorare.<br />
Sembra un uomo d’affari.<br />
Gli occhi, semichiusi, come abbagliati da una luce<br />
improvvisa. L’uomo, mentre sale, ripete mentalmente<br />
un gioco che ha imparato da bambino: “quanti<br />
passi devo fare, regina reginella, per giungere al castello?”<br />
“Nove passi da lumaca”. “Tre passi da oca.”<br />
Quattro passi da gambero.<br />
Dieci passi dell’uomo, dentro uno stanzone interrotto<br />
da un piccolo banco di legno, per niente maestoso.<br />
Dietro il banco, una scrivania. Dietro la scrivania,<br />
uno cogli occhiali, e una camicia celeste. Ha gli<br />
occhi sulla calcolatrice. Li solleva per osservare l’intruso:<br />
e vede una maschera nera, e brutta, da selvaggio,<br />
che digrigna. Una pistola puntata, sul banco.<br />
Una voce ringhiosa che sussurra “ora tu ti alzi, e apri<br />
la cassa che hai alle spalle, e metti i soldi in un sacchetto<br />
qualsiasi. E non pesti nessun bottone, perché<br />
non vuoi che io ti buchi la testa. Se mi dai i soldi da<br />
bravo, puoi ricominciare a <strong>con</strong>tare.”<br />
Quello cogli occhiali e la camicia celeste si solleva,<br />
e cammina veloce alla cassa, si ferma, afferra un sacchetto<br />
della spesa che stava su una sedia, lo vuota:<br />
es<strong>con</strong>o scatole di pelati, e pacchi di pasta.<br />
Apre la cassa, e trasferisce nel sacchetto le mazzette<br />
di quattrini.<br />
Uno in abito marrone e coi capelli bianchi entra<br />
nello stanzone, arriva al banco… la mano destra dell’uomo<br />
gli spezza il respiro. Si accascia.<br />
Camicia celeste ha finito, colle mazzette. Il sacchetto,<br />
all’uomo: “se urli prima di essere fuori tiro, ti<br />
spacco la testa <strong>con</strong> un colpo, come un melone <strong>con</strong> una<br />
pietra. Pensaci.”<br />
L’uomo si allontana, veloce com’è venuto. Arriva alla<br />
fine della scala, e la voce, in alto, urla “Al ladro!” e<br />
una specie di fulmine in cappotto nero piomba nel salone,<br />
e spara, <strong>con</strong> due pistole, una per mano. In aria.<br />
Salta fuori dalla banca.<br />
Corre fra centinaia di persone, alle undici di mattina,<br />
di lunedì, nel Largo: un groviglio umano.<br />
I privati es<strong>con</strong>o in strada colle pistole puntate (quello<br />
che deve ‘guardare’ la strada si è perso in una specie<br />
di inseguimento finito su un mucchio di accendini).<br />
Una signora in rosa, urla. E sviene. Due ambulanti<br />
si tuffano a terra, colle mani sulla testa, come nei film,<br />
una pantera si ferma sgommando e provoca un tamponamento,<br />
un bambino sul marciapiede è immobile<br />
e guarda le pistole dei privati e quegli altri che scendono<br />
col mitra e gli elmetti – fuggi fuggi generale,<br />
grida e urla fra centinaia di onesti cittadini che vanno<br />
su e giù nel Largo.<br />
L’uomo si arrampica veloce per i vicoli del porto.<br />
Verso la Ciudad, in alto. Ha le mani nelle tasche, e,<br />
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